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Published by info, 2018-05-16 03:55:56

Rovigno d'Istria

Rovigno d'Istria

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PIAZZETTA BAROCCA DI S. ANTONIO DA PADOVA trovato piena espressione la decorazione plastica
con l’omonima chiesetta (demolita nel 1933) barocca in pietra, gli effetti del chiaroscuro e la spinta
ed il selciato originario agli inizi del sec. XX verso l’alto grazie alla plasticità dei portali, dei balco-
(archivio Cherinfoto) ni, dei parapetti delle finestre e delle strutture portanti
il tetto che ne accentuano la disposizione orizzontale
varietà di camini con canne fumarie spesso poste all’e- lungo vie e calli molto strette.
sterno. Completano e abbelliscono questa struttura urbano-
Nei suoi tratti artistico-architettonici più rilevanti l’abi- edilizia i numerosi angiporti, sottoportici, cortili inter-
tato ci riporta, senza dubbio, al ceto cittadino, la cui ni, androne, vicoli, cisterne, altane, mansarde e gli
forte crescita economica nel corso di un secolo e splendidi lastricati delle vie, devastati, soprattutto nella
mezzo favorì l’utilizzo di notevoli capitali anche nel loro composizione, dai continui scavi.
settore edilizio e se l’esempio più ragguardevole è
costituito dall’imponente costruzione barocca del
Duomo e del suo campanile, non vanno trascurate le
strutture di carattere profano. Negli edifici pubblici e
d’abitazione eretti o restaurati nel secolo XVIII hanno

200 Dalla metà del secolo, soprattutto nelle nuove contra- L’abitato nei decenni di crescita manifatturiero-
industriale.
de, si è fatto sentire anche l’influsso del neoclassici-
smo barocco di provenienza mitteleuropea, affermatosi La crescita manifatturiero-industriale della seconda
in particolare attraverso i modelli “teresiani” e “giu- metà del secolo XIX diede un nuovo impulso allo svi-
seppini” triestini. luppo urbanistico, riscontrabile non tanto nell’espan-
Fin dagli inizi del Settecento tre sono stati i contenuti sione dell’abitato quanto negli interventi architettoni-
urbanistici che hanno contraddistinto lo sviluppo del- co-edilizi di singole aree e strutture. Ciò appare molto
l’abitato sulla terraferma; quello abitativo su quasi evidente dal confronto delle nuove piante della città,
tutta l’area; quello economico che interessò le zone disegnate nel 1911, con le mappe e piani ottocenteschi.
periferiche a sud (con gli squeri) e a nord (con i tor- I maggiori interventi e ampliamenti interessarono il
chi); quello religioso, infine, con il centro sul colle di porto di S. Caterina (completamento delle rive di Sot-
S. Pietro. tomuro e Sottolatina fino alla punta di S. Nicolò, 1868;
Con la fine del Settecento vennero a cadere i presup- erezione del Molo grande di Calsanta e del nuovo uffi-
posti che avevano assicurato all’abitato un dinamismo cio di Sanità-Capitaneria di porto, 1859), l’insenatura
tutto particolare quale risultante della sua evoluzione di Valdibora (costruzione delle cosiddette rive nuove
morfologica e del completamento della sua funzione. del prospettato porto commerciale, della Stazione fer-
roviaria: 1873-76; dell’Acquario: 1891; delle fabbriche
I SECOLI XIX E XX di vetrami: 1882; di cementi: 1890; dell’Officina del
gas: 1904; di una grande distilleria: 1905-06 e dell’O-
Dalla caduta di Venezia alla metà dell’Ottocento spizio Marino in località S. Pelagio: 1888) ed il tratto
tra gli squeri e S. Lorenzo (interrimento del Laco:
Gli ultimi anni della Repubblica di S. Marco e gli 1862-82; costruzione della Manifattura Tabacchi:
avvenimenti successivi alla sua caduta non furono 1872; del nuovo macello: 1882 e della riva con la stra-
favorevoli ad un ulteriore intenso sviluppo edilizio da prolungata fino in Lone).
cosicché la prima metà dell’Ottocento fu una fase di Tra le altre opere e strutture di particolare interesse
ristagno anche se alle strutture già esistenti si aggiun- pubblico portate a termine dalla metà dell’Ottocento
sero alcuni importanti contenuti: la Strada regia, pro- alla prima guerra mondiale segnaleremo la costruzione
lungata fino a Rovigno nel 1816; la nuova riva tra il dell’edificio comunale “Rubineo” (1854) adattato nel
Molo piccolo ed il Volto di Beroaldo (1820); l’edificio 1865 a teatro, l’erezione del Faro di S. Giovanni
delle carceri (1821); le “Scuole vecchie E. De Amicis” (1853), del nuovo Cimitero in località Laste (1898), dei
(1819-1840); la selciatura della piazza della Riva contraforti-barbacane sotto la strada della Puntolina,
(1828); i torchi privati presso la Val del Laco ed il della nuova Casa di ricovero (1899), dell’elegante edifi-
Mulino con fabbrica di paste (1847) attiguo al Conven- cio scolastico delle “Scuole nuove-G. Carducci”
to francescano. Rispetto alla fine del Settecento l’abi- (1913), delle chiesette della Madonna del Carmelo
tato non era cresciuto molto; contenuti e strutture non (1878) e di S. Giovanni Bosco (1913), l’illuminazione
abitative erano concentrate in tre zone ben distinte ai a gas (1905), l’acquedotto di Campolongo con fonta-
limiti dell’abitato su una verticale nord-sud. nella in Valdibora (1908), la rilastricatura di gran parte
Gli inizi della misurazione catastale durante gli anni delle vie rovignesi, nonché l’opera di rimboschimento e
Venti interessarono anche il territorio rovignese e por-
tarono alla compilazione delle prime mappe e piani IL PONTO E LA PIAZZA S. ANTONIO DA PADOVA
della città che venendo usate e copiate per lungo (foto V. Giuricin)
tempo registrano tutti gli interventi edilizi effettuati nel
corso dell’Ottocento. Nel 1838 anche a Rovigno venne
introdotta l’assicurazione delle case.

201

202 di ristrutturazione delle isole di S. Caterina (acquistata conferì alle contrade rovignesi un aspetto quanto mai
pittoresco e vivace.
nel 1904 dal conte Ignazio Korvin Milewski), di S. Negli anni Venti venne ripreso il progetto del piano
Andrea e del promontorio di Montauro e Punta Corren- urbanistico e nel 1928 Giacomo Calioni disegnò una
te (acquistati nel 1890 dal cavalier Giorgio Hütterott). nuova pianta della città con tutte le particelle tavolari
Negli anni 1861-62 con la piantagione di acacie in (quelle abitative numerate) e con la denominazione
piazza delle Erbe, sul piazzale del Laco e davanti le nuova delle vie consona a quell’epoca.
chiesette di S. Nicolò e di S. Antonio Abate sorsero le Le bellissime collezioni di cartoline e foto dei decenni
prime mini-aree verdi della città. a cavallo dei secoli XIX e XX e del ventennio tra le
Per quanto riguarda il fondo abitativo (nel 1880 1.110 due guerre costituiscono una documentazione preziosa
case con 4.393 locali per abitazione e 320 cisterne; nel e insostituibile per la ricostruzione di molti tasselli del
1885 1.217 case e 2.678 proprietari di stabili) segnale- ricco mosaico urbano di quelle epoche.
remo la costruzione di numerose villette nelle aree L’esodo della popolazione rovignese nel secondo
periferiche a testimonianza del benessere economico dopoguerra ha provocato un lento ma graduale degra-
di alcuni ceti sociali. do del nucleo storico anche perché le successive ini-
Agli inizi del secolo XX gli stabilimenti industriali ziative di ristrutturazione e di restauro hanno interessa-
erano concentrati in tre zone a ridosso dell’abitato, to solamente singole aree e strutture, mentre finora
mentre l’area ad est di S. Francesco era ancora disabi- non ha dato alcun esito l’ampio progetto di tutela glo-
tata. Negli anni 1900-1907 ben 6 ciminiere e 2 torrette bale. Ciononostante con gli anni Sessanta sono suben-
si elevavano sopra la zona che dalla Manifattura tabac- trati tre importanti fattori nello sviluppo urbano: la rea-
chi, a sud, andava a semicerchio fino alla Stazione fer- lizzazione di alcune notevoli opere di infrastruttura
roviaria, a nord. (posta, pronto soccorso, stazione autocorriere, scuole,
Non trovarono piena realizzazione due interessanti ini- asili, palestre, rete telefonica, canalizzazione, ecc.), lo
ziative avviate nel primo anteguerra: la costituzione slancio edilizio turistico-alberghiero (lungo la costa) e
della Società di abbellimento della città nel 1911 ed il l’urbanizzazione prevalentemente abitativa della zona
progetto di stesura di un primo piano regolatore della ad est di S. Francesco e dell’ampia periferia che ha
città nel 1912. portato alla nascita di nuovi agglomerati che pur sem-
pre gravitano attorno al nucleo medievale, gotico-rina-
L’epoca contemporanea. scimentale e barocco, entrato in crisi con la disgrega-
zione del suo tessuto sociale e con la perdita della sua
Dalla prima guerra mondiale, che portò allo sfollamen- funzione originaria. Pur figurando oggi solamente
to della popolazione con conseguenti gravi danni al quale parte di un contesto urbano più ampio, esso
fondo abitativo, agli anni Sessanta la struttura urbana risalta le sue prerogative di “centro storico”, dal fasci-
non subì grossi mutamenti se si esclude la costruzione no e di una bellezza impareggiabili, che attende la
di singole villette e di alcune importanti opere pubbli- piena rivalorizzazione del suo patrimonio storico-urba-
che (strada della circonvallazione, 1922; elettrificazio- nistico e architettonico-artistico.
ne; cinema Roma, 1929; nuove rive tra S. Nicolò e la
Manifattura tabacchi, 1928; l’edificio del Dopolavoro, PROSPETTIVA DELL’EX CANALE
1933; quello della Cooperativa pescatori, 1938; gli punto di raccordo tra il nucleo insulare medieval-rinascimentale
impianti del nuovo conservificio “Ampelea”; rete idri-
ca dal 1959, asfaltatura di vie e strade, ecc.), tanto che e quello d’epoca barocca di terraferma
l’estensione dell’abitato rimase pressoché nei limiti (foto V. Giuricin)
delle epoche precedenti. Ovviamente l’intenso svilup-
po delle botteghe artigianali e della rete commerciale

203

Marino Budicin

ITINERARI STORICO-ARTISTICI

204 1. L’ABITATO EX INSULARE Piazza della Riva grande - Piazza Valdibora
(P.zza Garibaldi)
L’antemurale sul canale e la torre del ponte
Dal portone si entrava originariamente nel cosiddetto
Lungo le odierne vie Pignaton e P. Ive scorreva in anti-
co il canale tra l’abitato insulare e la terraferma. borgo (tra l’antemurale e le mura cittadine) che dalla
Dirimpetto al ponte, che congiungeva l’isola e le cui
prime memorie della sua costruzione in pietra (soste- metà del secolo XVII venne trasformato in due piazze.
nuto da tre archi) risalgono agli inizi del secolo XVII,
s’ergeva la Torre del ponte a difesa del portone che, Verso nord quella di Valdibora (piazza Garibaldi),
attraverso un sottoportico ed una semplice porta ad
arco interna, dava accesso all’abitato insulare e che nel lungo la cui spiaggia era situato l’antico squero cittadi-
1563 venne trasformato in uno splendido arco barocco
bugnato. Sulla sua architrave (dalla parte esterna), sor- no, tra la porta omonima e la torretta settentrionale
montata dal leone veneto, erano scolpiti l’anno 1563 e
la scritta Lo Reposso dei Deserti. Sulla facciata interna dell’antemurale, della quale si è conservata parte della
della torre erano immurati, invece, una lapide con la
scritta cancellata e con due stemmi Contarini, nonché struttura muraria del caseggiato al n. 13 attuale.
l’arma del podestà Scipione Benzono, sotto la cui reg-
genza (1563), come ricordava un’iscrizione oggi irre- Bello è anche il portale barocco con mascherone in
peribile (SCIPIONI BENZONO//PRAET. INTEGER-
RIMO//SUB DOM. EREXIT//MDLXIII) era stato chiave di volta del n. 8 della via.
portato a termine il restauro (o rialzamento) di questa
importante opera difensiva adibita anche a quartier dei Nella corte interna del n. 12, si trova in situ un breve
soldati e, al tempo dei francesi, a carcere.
Il ponte fu abbattuto nel 1763 in seguito all’interra- tratto delle mura cittadine, mentre nell’edificio dell’o-
mento del canale, mentre la torre venne demolita nel
1843. dierna pescheria, la famiglia Coana di Venezia aprì nel
Il portone-arco del ponte si apriva nell’antemurale
(sec. XII) che costeggiava il canale ed era difeso a 1859 la Prima Tipografia Istriana (cessò nel 1947).
nord e a sud da due torrette che assieme alle mura
furono inglobate nei caseggiati eretti a cavallo dei La piazza della Riva grande, verso il porto di S. Cateri-
secoli XVII-XVIII. Al pianterreno dell’edificio sulla
destra della piazzetta si è conservata intatta una delle na, presentava pure importanti strutture abitative e
feritoie dell’antemurale.
Sull’area dell’ex canale sorsero poi la piazza delle pubbliche. Già nel 1547 a fianco della Torre del ponte
Erbe (verso sud) con la pescheria (dal 1816), e quella
delle Legne (verso nord). venne eretta la chiesetta dedicata al S. Salvatore con
Dopo il 1854 le beccarie e la pescheria vennero siste-
mate nel nuovo edificio comunale di Valdibora (“Rubi- campaniletto a vela, atterrata nel 1810. In essa si trova-
neo”), mentre la vendita della legna fu trasferita alla
marina di Dietrocastello, dove nel 1882 venne colloca- va la tomba con epigrafe
ta una grande pesa pubblica.
N I C O L AV S C A L LV T I V S COPIAR.

DUX//SACELLVM HOC SERVATORI DOMI-

NO//DICATVM AD SVVM SORVMQ.

CORPVS//HVMANDVM PRAECLARE

DOTATVM//VIVENS R.C.AN. DNI MDCXXII

e stemma di Nicolò Calucci, Cavaliere di S. Marco.

Di fronte alla Torre del ponte, a cavallo dei secoli

XVII-XVIII, la famiglia Califfi (oriunda da Zara), vi

eresse un bel palazzo barocco con splendido portale e

stemma gentilizio sormontato dalla scultura di un

Fauno. Dal 1954 l’edificio è sede del Museo civico

dove si possono visitare interessanti collezioni archeo-

logiche, numismatiche, etnografiche, artistiche, in par-

ticolare opere pittoriche e sculture policromatiche dei

secoli XVI-XIX nonché la Biblioteca “Stancovichia-

na”. Come ricordano tre lapidi all’interno, nel 1832 e

1844 vi dimorò l’Imperatore austriaco Ferdinando I

con la consorte Carolina di Baviera, mentre nel 1847

esso ospitò la famiglia dell’arciduca d’Austria Rodolfo

in visita alla città con i regnanti spagnoli.

Sul lato verso sud-est della piazza della Riva grande

(selciata nel 1828) un tempo v’erano un forno comu- 205
nale (secolo XVIII), la casa dei piloti (con l’epigrafe
AD COMODUM//PEDOTORUM) che guidavano i LA TORRE DEL PONTE
bastimenti verso Venezia e la Loggia delle carceri con Leone marciano in un disegno di G.G. Natorre, 1851 (op. cit.)
(situate, in epoca veneta e in quella francese, nella tor-
retta meridionale dell’antemurale), chiusa poi ad uso (TRIESTE, Biblioteca Civica)
di beccarie pubbliche (agli inizi del secolo XIX fu
anche Corpo di guardia). La struttura attuale risale,
invece, al 1859 quando la loggia venne chiusa a vetrate
dal Casino Commerciale (sorto nel 1841), mentre nei
suoi pressi fu eretta la Torre dell’orologio (ivi trasferi-
to dall’edificio del Fondaco di Piasa Granda nella
prima metà del secolo XIX) sulla cui facciata nel 1907
vennero immurati uno stemma cittadino (in origine
sulla facciata del granaio-Monte di Pietà) ed il leone
marciano della Torre del ponte, racchiuso in cornice
saltellata, alato, nimbato e con la zampa anteriore
destra poggiante sul fianco sinistro del libro aperto con
l’impresa, ormai illeggibile, ALIGER ECCE LEO
TERRAS MARE SIDERA CARPO.
Verso il porto di S. Caterina, ai piedi del Molo piccolo
(di antica data, allungato nel 1912-13), era ubicato il
casello di sanità con loggia che dava sul mare, riadat-
tato più volte nel secolo XVIII e demolito nel 1857,
coinvolgendo nella “rovina” anche il leone veneto che
si trovava sopra la loggia. Non distante dalla Sanità,
nei pressi dell’odierna fontana (posta nel 1959 in occa-
sione dell’allacciamento all’acquedotto istriano di Pin-
guente) su un ristretto selciato cinquecentesco, s’alza-
vano gli stendardi pubblici: un pilo centrale (con stem-
ma Baffo) con antenna, abbattuto nel 1900; due colon-
ne laterali sormontate l’una dalla statua di S. Eufemia
(sostituita in epoca francese o austriaca da un S. Gior-
gio), l’altra dal leone veneto a tutto tondo. Nell’Otto-
cento le due sculture furono sostituite da fanali a
petrolio, mentre nel 1904 al posto delle colonne ven-
nero messi due candelabri con fanali a gas. Nel 1922 il
comune eresse nel mezzo il “monumento alla Reden-

TRATTO DELLA PIAZZA DELLA RIVA
con gli stendardi pubblici

da sinistra: colonna di S. Marco, pilo-antenna per il gonfalone,
colonna di S. Eufemia, in un disegno del 1756

(VENEZIA, Archivio di Stato, Rason Vecchie, busta 141, dis. 90)

206 zione” (bronzeo, con una figura femminile sopra il due volute, venne posto nel campo mediano del fregio,
sormontato da un timpano troncato portante un vaso,
rostro di una trireme romana rivolto verso il mare) che mentre sopra l’architrave furono collocati due stemmi
a sua volta venne atterrato dopo il secondo conflitto del Podestà Francesco Almorò Balbi (1774-76) e, tra
mondiale. Sulla gradinata in pietra del basamento la essi, la lapide epigrafica che fino allora si trovava sulla
scritta ITALIA-ITALIA-ITALIA-MAESTRA DI facciata del Granaio e ne ricordava la sua erezione al
CIVILTÀ ALLE GENTI. tempo del Capitanio e Podestà di Capodistria Geroni-
Dall’altra parte della piazza si affacciavano: il Palazzo mo Pisani e del Podestà di Rovigno Daniele Balbi:
pretorio, con una delle torri di difesa delle mura HYERONIMVS PISANI//OPT. PROVINCIAE
medievali, demolita nel 1913, assieme al retrostante PRAESES//DANIEL BALBI//INTEGERRIMVS
edificio, per far posto all’albergo “Adriatico”; la Log- RECTOR//FAVSTA PARELIA//NOVVM HOR-
gia grande (riadattata nel 1891 a caffè “Al Munici- REVM//PORTVM INCONCVSSV//BONA
pio”), sopra la quale nel 1678-79 venne ampliato il OMNIA//PORTEDVNT//MDCLXXX. Abbellendo
Palazzo comunale; il Portone della pescheria vecchia; l’arco Francesco Almorò volle dare benemerito a
ed il Granaio pubblico, eretto nel 1680 nel sito fino Daniele (podestà nel 1680) ed agli altri podestà della
allora destinato a berlina per gli animali trovati in nobile famiglia dei Balbi per le opere patrocinate a
danno (come testimonia il pilastro appoggiato all’edi- Rovigno, tanto che l’Arco (Portone) della pescheria
ficio adiacente la Torre dell’orologio con la scritta: divenne l’Arco dei Balbi.
D’ANIMALIA’). Nel 1772 quest’ultima costruzione
(rialzata di un solaio nel 1760) venne assegnata al neo- Porta S. Damiano - Palazzo pretorio
costituito Monte di pietà. Nel 1816 in essa si installò il
Tribunale rovignese che vi ebbe sede fino al secondo Il Porton della pescheria vecchia (Arco dei Balbi) in
dopoguerra; nel 1869 subì un radicale restauro d’im- epoca veneta rappresentava l’entrata principale della
pronta neoclassica. Nell’atrio del Palazzo comunale si cinta muraria ed assieme alla piazzetta omonima ed
conserva uno stemma Zorzi che in origine si trovava alla vicina Porta di S. Damiano, formava una struttura
sopra il passaggio a fianco dell’Arco dei Balbi. urbana e difensiva quanto mai interessante sotto il pro-
filo storico-architettonico, sebbene sia da supporre che
Porton della pescheria vecchia - Arco dei Balbi in origine la linea muraria e, di conseguenza, l’even-
tuale porta in quel tratto, rientrasse notevolmente
Nel 1678-79, al tempo del Podestà Bernardo Barbaro, rispetto a quella d’epoca veneziana e che l’area in que-
il Portone della pescheria vecchia, in muratura, venne stione ed il suddetto complesso adiacente si trovassero,
trasformato in un elegante arco barocco bugnato con in effetti, fuori le mura.
scolpite a tutto tondo in chiave di volta una figura “tur- La porta ad arco di S. Damiano era fiancheggiata da
chesca” (dalla parte esterna) ed una “veneziana” (dalla due torrioni che nel corso dei secoli subirono numero-
parte interna) che ci riconducono, verosimilmente, alle se ristrutturazioni. Dalla porta, attraverso un sottopor-
vicende della famiglia Barbaro che tanta importanza tico si entrava nella piazza S. Damiano (piazza Mat-
ebbe nella storia veneziana dei secoli XVI-XVII. teotti). Il sottoportico e la sovrastante struttura (sulla
Sopra l’architrave due vasi affiancavano il leone mar- sua facciata verso l’Arco dei Balbi si trovava uno
ciano, nimbato, andante a sinistra, con il libro aperto stemma Gradenigo) sulla quale si estendeva parte
sul quale si legge il motto augurale VICTORIA TIBI della Sala del Consiglio cittadino (con sul tetto un
MARCE EVANGELISTA MEVS, particolarità questa campaniletto a vela), si appoggiava all’edificio adia-
piuttosto insolita e rara, forse unica. cente al Palazzo pretorio ove si trovava la dimora dei
Un secolo più tardi venne rialzata ed abbellita la tra- podestà veneti restaurata nel 1752 dal rettore Daniele
beazione dell’arco: il leone veneto, affiancato ora da

Balbi come__si leggeva nell’iscrizione DANIEL H__A.C 207
BALBI REXIT CVM PRAE_T_OR IN VRB//QVAE
DOMVS APTA NIHIL CREVIT IN APTA SATIS ARCO DEI BALBI
1752. Il pianterreno, nella sua parte interna, era adibito (Archivio Cherinfoto)
a prigione oscura, mentre sul davanti, verso piazza S.
Damiano, s’apriva la Loggia piccola (murata nel 1723; posti la lapide con i due stemmi Contarini (l’epigrafe
adibita ad uffici ed archivio nel 1738), dove i podestà era stata cancellata già in precedenza), le armi Barba-
tenevano udienza. Le facciate erano adornate da uno rigo (dalla dimora dei podestà), Trevisan, Baffo, Ben-
stemma cittadino saltellato quattrocentesco e da un’ar- zono (dalla Torre del ponte), una di attribuzione incerta
ma Barbarigo, mentre sullo stipite angolare dell’edifi- (Diedo o Donà) ed il leone veneto “parlante” (con il
cio erano incisi il passo e la pertica veneti. La casa fu solito motto PAX TIBI MARCE EVANGELISTA
demolita nel 1856 ed un anno dopo ricostruita quale
parte del contiguo Tribunale (nell’occasione venne
usata quale spolia anche la suddetta lapide mutila del
Balbi) che dal 1816 accolse anche l’archivio comuna-
le.
La costruzione principale di quest’area era il Palazzo
pretorio le cui prime strutture datano al 1308. Succes-
sivamente conobbe numerosi ampliamenti e restauri,
in particolare nel 1460 e 1678-79. Al primo piano
c’era la grande Sala del Consiglio (con tribunale per i
rettori, tribuna per gli avvocati e piccolo altare),
ampliata nel 1739 dal Podestà Ferigo Contarini che vi
aggiunse l’atrio. Il cortile interno, nel quale si trovava
parte dell’armamento di cui era dotato il comune,
mediante una porta con stemma accartocciato e iscri-
zione di Antonio Zorzi (ANTONIUS ZORZI
MDCLXXX; oggi irreperibile come l’altro stemma
Zorzi del 1579 che si trovava sopra l’ultimo gradino
della scaletta che portava al cortile interno) dava
accesso alla parte del Palazzo pretorio verso Sottomu-
ro dove si apriva la cosiddetta Loggia della riva (seco-
lo XV; chiusa nel 1704).
L’ala del palazzo verso S. Damiano, che aveva al pian-
terreno le carceri (restaurate nel 1859), un’offelleria
(dal 1784) ed, al primo piano, il granaio (dal 1772),
nel 1803-04 venne adattata a caserma con l’innalza-
mento di altri due piani.
Nel 1822 vennero demoliti il sottoportico con l’antica
Porta di S. Damiano e la sovrastante sala, nonché
ristrutturata la facciata del Palazzo pretorio, tranne il
bellissimo portale bugnato ed il suo stemma comunale.
Tra il 1850 e il 1860 il palazzo subì un ulteriore restau-
ro, mentre successivamente sulla sua facciata vennero

208 MEVS), in moleca, prelevato nel 1935 dall’edificio molto posteriori.
Piazza S. Damiano (P.zza Matteotti)
dell’ex Fondaco di Piasa Granda. Nello stesso anno
vennero apposti nell’atrio al pianterreno gli stemmi La Porta di S. Damiano dava accesso all’omonima piaz-
Tamburin, Bevilacqua, Cigariol, Zorzi, Balbi (due), za, ovvero al nucleo antico entro le mura. La parte cen-
Girardo, Sponza, Benussi (due), le insegne del Gastal- trale della piazzetta era occupata dalla cappella ettagona
dione Fioravanti, l’architrave di portale (con stemma dei SS. Cosma e Damiano, con cupola coperta da lastre
ed epigrafe BERNARDUS BARBARO PRAE 1678) di pietra, eretta nel 1456 al tempo del Podestà Lodovico
sormontata da altra architrave epigrafica di provenien- Morisini co_m_e attestava l’_e_pigrafe su_l_l’archi_tr_ave del
za sconosciuta (MDLXXII FR PAVLVS BRIX.IS portale (..NO CCCC LVI INDICOE IIII D_I_E XXV_II_II
ORD.IS S.TI HIER.MI F. FIERI, forse dall’isola di S. APRILIS T_P_RE _S_PECTABILS//AC ONOBI VRI DNI
Giovanni) e la vera di cisterna con arma gentilizia dei L....CCII MAVROCENO PRO ILL. EXGIS DO
Basilisco (provenienti da Lodi) ed epigrafe IO.S B.TA VENETIARV//DIGNIS POTESTATIS TERE RVBINI
BASILISC.O AROMATARI(US)//CIVIS LAVDE FABRICATA FVIT HEC ECCLESIA), usata dopo la
HAB. RUBINI//MDLXXV. Al primo piano sono anco- sua demolizione nel 1810 quale soglia della porta
ra in situ le iscrizioni su architravi che ricordano l’am- secondaria del Palazzo pretorio, oggi irreperibile. Con il
pliamento del 1678-79 (BERNARDUS BARBARO suo momentaneo ritrovamento nel 1854 venne a cadere
PRAE//1679) e del 1739 (1739//ATRIUM HOC praticamente la presunta visita a questa chiesa di Papa
MENTE ET CONSILIO//FEDERICI CONTARENO Alessandro III nel 1177. Essa era, in effetti, la cappella
PRAETORIS AMPLIATVM; con stemma gentilizio). domestica dei podestà rovignesi. La sua pala d’altare
Sulla parete del corridoio campeggia l’affresco del (su tavola alla “bizantina”) raffigurava l’immagine della
1584 commissionato dal Podestà Scipione Benzono nel B. V. con i Santi Cosma e Damiano e lo stemma gentili-
quale risaltano le raffigurazioni della B. V. col Bambi- zio dei Morosini.
no, di S. Eufemia, con la palma del martirio, leone Sulla piazza S. Damiano, che presenta resti di edifici
rampante e castello di Rovigno, di S. Giorgio con lo romanici, si affacciava anche l’antico Fondaco con
scudo crociato, nonché lo stemma cittadino e quelli lunga scalinata esterna, istituito nel secolo XV. Nell’edi-
gentilizi del suddetto podestà, dei Dogi Nicola Da ficio, ristrutturato nel 1841 (ad uso di Casino civico, poi
Ponte (1578-1585) e Michele Steno (1400-1413) che di altre istituzioni politiche e culturali; nel 1872 ospitò
nel 1407, come racconta la scritta sotto la sua arma le prime strutture della neoerigenda Manifattura Tabac-
(GEORGIVS BENZONO CREME PANDI- chi) quando andò distrutto il leone veneto posto sopra la
NI//MISANI ET AGNADELLI COMES ET sua porta. Vi ha oggi sede il Centro di ricerche storiche
DNS//CREATVS FVIT NOB. VEN. A SERE- dell’Unione italiana, sorto nel 1968, che dispone di un
NIS.//MICHAELE STENO MCCCC VII// SCIP. fondo bibliotecario ricco di ben oltre 80 mila volumi.
BENZ. RVB. PRAET. GRATITVDINIS//GRATIA Da notare anche le tre architravi al pianterreno della
EREXIT//MDLXXXIV), aveva gratificato del titolo casa n. 12 con le scritte: A. V. 1725; A. V. 1762; A. V.
comitale Giorgio Benzono, avo del suddetto Podestà 1776. Nella contigua corte dei Venier, sopra la finestra
Scipione. del primo piano del n. 11, è immurato un pilastrino
Il primo utilizzo dello stemma della città di Rovigno con capitello sormontato da una testa felina, di prove-
con la figura araldica della croce comune rossa in nienza sconosciuta, mentre su un edificio medievale è
campo bianco, del quale esistono nove esemplari in appena percettibile una trifora sotto l’intonaco.
pietra ed alcuni dipinti o su affresco o in codici seicen-
teschi e settecenteschi con interessanti varianti sia “Piassa Granda”
dello scudo che dei bracci della croce, risale ai secoli
XIV-XV, mentre prima esso consisteva in un melogra- Attraverso quello che un tempo veniva chiamato Ramo
no semiaperto, raffigurato solamente su documenti

della Scaletteria o del Sal (via Matteotti) si accede alla mente in parte le sue strutture primitive, in quanto ha 209
Piassa Granda, lo spiazzo principale della Rovigno
medievale dal quale partono le arterie longitudinali che subito notevoli interventi in epoche recenti. Esso fu
portano al Duomo. La piazza è dominata dai due bel- sede della polveriera comunale (fino al 1719) del Fon-
lissimi palazzi rinascimentali di chiara ispirazione daco (dal 1737), della Sala dell’armamento (secoli
veneta che fanno da angoli all’inizio della via Montal- XVII-XVIII), dell’Archivio comunale (dal 1767) e del
bano. Quello a destra venne eretto nel 1580 da Gio- Monte di Pietà (1816-1936). Mirabile è la ringhiera in
vanni Battista Basilisco (originario da Lodi), come si ferro battuto della sua scalinata. Sulla facciata si trova-
legge nell’iscrizione posta sull’architrave del portone: va immurato il leone veneto che poi, nel 1935, venne
IOANNES BAPT. A BASILI. SQ. ANTONII apposto sul Palazzo pretorio (rimpiazzato da uno stem-
MARIE//CIVIS LEODII ET HABITATOR RUBI- ma comunale in chiave di volta di un archetto), mentre
NI//MDLXXX DIE P. IUNII. La facciata costruita con sopra il tetto si ergeva la torretta dell’orologio (risalen-
pietre ben squadrate è imbellita dal “piano nobile” con te all’epoca dell’erezio_n_e del Fondaco), restaurato nel
balcone e balaustrata. 1779 (OROLOGIO A VETUSTATE CONFECTO
L’edificio sul lato orientale della piazza conserva sola- NOVVUM EST COMTIS AERE REPOSITUM
ANNO DOM. MDCCLXXIX; nell’Ottocento venne

MADONNA CON SANTI
circolo di Giovanni Bellini, fine sec. XV

(ROVIGNO, Museo Civico)

210 BAPTAE CORNELLI PRAETORIS VIGI-

LIAN.MI//COMUNITAS ARUPINA, CIVIUMQ.
CONCORDIA//POSUIT//ANNO DNI MDCCLXVII.
V. KAL. JUN.
Sull’edificio prospicente si trova scolpito uno stemma
della famiglia Califfi, datato 1686.
Sul lato meridionale della piazza si apre la corte dei
Masato (famiglia rovignese), nel quale sopra il portale
del n. 4, si può ammirare una piccola lapide litica con
un rilievo gotico che per il suo logorio è di difficile
attribuzione (S. Giorgio o S. Michele Arcangelo). In
una nicchia delle scale interne si trova una scultura
lignea della B. V. col Bambino attribuibile al secolo
XVIII (arte popolare). L’ampia gradinata sulla sinistra
scende nella calle Dietro la Caserma dove si suppone
avesse sede il Gastaldo patriarchino. Sulla facciata del
n. 14, con finestre gotiche e rinascimentali erano un
tempo immurate le due insegne-stemmi esistenti oggi
nell’atrio del palazzo comunale attribuibili a questo
ufficio preveneto.

La “Grisia” (toponimo)

SCALINATA TIPICA IN VIA MONTALBANO La via principale e più suggestiva della città è la Grisia
(foto V. Giuricin) che con una magnifica gradinata si inerpica fino ai
piedi del Duomo di S. Eufemia. Deve il nome, proba-
trasferito sulla torretta in piazza della Riva). All’inter- bilmente, al suo bellissimo selciato in pietra, il più
no vi si custodisce la lapide epigrafica che ricorda antico dell’abitato, con dei tratti a spina di pesce nella
l’ampio restauro intrapreso nel 1767 sotto gli auspici parte superiore.
del Podestà Giovanni Battista Corner: La via presenta edifici, strutture ed elementi artistico-
NICOLAO BEREGAN//PRAETORI PRAEFECTOQ: architettonici di elevato valore ambientale che datano
JUSTINOP.//ATQ. HUIUS PROVINCIAE PRAESI- dal Medioevo al Barocco: il n. 2 con sullo stipite del
DI//VIRO QUIDEM SINGULARI//QUI LOCUM portale l’insegna-stemma di Astolfo Mismas del 1585;
ISTUM, VETERI FORMA RENOV.TA//IN MELIO-
REM__REDIGI, ET IN PRAESENTEM//USUM CON- PALA DELL’ALTARE NELLA CHIESA DI S. GIUSEPPE
VERTI OPTIME JVSSIT SUB AUSPICIIS//IO. datata 1673, con raffigurati la Beata Vergine col Bambino,

S. Giuseppe, S. Eufemia e S. Fosca.
Durante l’opera di restauro (1988-1994),
sotto la guida di Zlatko Bielen, è stato tolto lo strato,
dipinto nel sec. XIX, che copriva la parte inferiore
con le figure del donatore Giuseppe Caenazzo e figli

e parte di quello superiore
(foto Miro Dvoræflak)



212 il n. 3 con l’interessante motivo della gradinata ester- campanile.
Duomo di S. Eufemia
na, con un simbolo artigianale sull’architrave del por-
tale e una foglia stilizzata sulla facciata; il bel edificio La chiesa primitiva, dedicata a S. Giorgio ed eretta già
seicentesco del n. 13 con ringhiera di balcone datata in epoca tardoantica, venne sostituita verso la metà del
1722; il portale semicircolare del n. 17 che immette in secolo X da una nuova costruzione a tre navate con
una suggestiva corte interna con due puteali di cisterna cupole sovrapposte ai tre altari maggiori. Con la diffu-
di cui uno adornato da uno stemma della famiglia rovi- sione del culto di S. Eufemia i rovignesi cominciarono
gnese Calucci e con altri edifici quattrocenteschi; l’ar- a venerare la Santa quale loro compatrona accanto a S.
chitrave modanata del portale del n. 38 abbellita da Giorgio.
un’iscrizione del 1544 (EXIGUI DVRATE LARES Fino agli inizi del secolo XVIII attorno alla chiesa ed al
VIRTVTE PARATI//ET MEVS ET SERE POSTERI- suo campanile si estendeva il primitivo cimitero di
TATIS HONOS//C. K.) e gli edifici ai n.ri 46 e 48 con Rovigno, cui dava accesso, dalla parte della Grisia, una
portali e balconi barocchi. torretta demolita in seguito all’allargamento della chie-
Da oltre un ventennio lungo l’intera scalinata viene sa. Difficile però affermare se la Parrocchiale fungesse
allestita per una giornata soltanto (seconda o terza anche da chiesa cimiteriale o se tale prerogativa spet-
domenica di agosto) la tradizionale mostra pittorica tasse alle cappelle medievali di S. Michele Arcangelo,
all’aperto “Grisia”. di S. Rocco e di S. Orsola che da ostro a tramontana
La chiesetta che chiude la linea di destra dei caseggiati circondavano la Colleggiata. Nei pressi del Duomo
della Grisia è dedicata a S. Giuseppe e fu eretta nel verso nord, era situata la Canonica restaurata dal vesco-
1673 dal Capitano Iseppo Caenazzo come si rileva vo parentino De Nores nel 1584 (HAS AEDES CAE-
dalle iscrizioni poste sul grande, pregevole e coevo SAR DE NORES EPISCOPUS PARENTYS//IN
altare barocco di legno dorato ad intagli: COMODUM SUI ET SUCCESSORUM POPULI-
D.O.M.//JOSEPH CAENACIUS DO://MCI FILIUS SQUE RUBINI//GRATIAM INSTAURAVIT ANNO
SACELLUM HOC AE//DIFICAVIT, ET POST EJUS DNI MDLXXXIV), demolita nel 1850.
MORTEM//FILIIS, HEREDIBUSQ://SUIS CUSTO- Dal secolo XVI la chiesa medievale subì numerosi
DIENDUM CURAVIT//ANO DNI MDCLXXIII (alla restauri e riparazioni tanto che agli inizi del Settecen-
sinistra dell’altare); JO MATIO, BRAVI, DORATOR, to, all’epoca della buona congiuntura economica e del
FECI//VENEZIA, O. FATO. QUESTA OPERA (fra la notevole incremento demografico, si prospettò di
pala e l’altare); JO. CAPITAN ISEPPO, CAENAZZO, ampliarla e renderla più accogliente in quanto minac-
FECI//FAR. PER. MIA. DIVOZIONE. ANO 1673 (in ciava rovina da più parti. Ottenuta la delibera del Con-
cornu epistolae; tra le ultime due scritte uno stemma siglio cittadino (8 dicembre 1720), dopo alcuni anni di
gentilizio simile ad altro sulla pala). Grazie al recente preparativi e dopo aver demolito le contigue chiesette
restauro sulla sua pala (opera verosimilmente di Anto- di S. Orsola (1724) e di S. Rocco (1725) venne posta
nio Triva, 1629-1699) accanto alle immagini della B. la prima pietra del nuovo Duomo (verso la Grisia, l’8
V. Immacolata, di S. Giuseppe, di S. Eufemia e di S. maggio 1725). Scartato il progetto iniziale di Giovanni
Fosca risaltano pure i ritratti del suddetto titolare e dei Scalferotto, epigone del Longhena, venne assunto l’ar-
suoi figli. chitetto Giovanni Dozzi, pure egli di Venezia, che nel
Nell’area tra la Grisia ed il Duomo di S. Eufemia, 1736 portò a compimento l’opera grazie anche al con-
ancor oggi rimasta in parte disabitata, correva in anti- tributo di altri artisti veneziani, altaristi friulani e
co la cinta del castrum tardoantico e altomedievale di mastri locali.
cui non è rimasta alcuna traccia, né tantomeno degli I primi ad essere completati furono i cori, già nel 1728,
accessi certamente esistenti proprio in questo tratto. mentre nel 1733 venne demolito il tetto della cappella
L’ampia spianata in cima all’ex colle insulare è domi- di S. Michele onde poter livellare il terreno a meridio-
nata dal Duomo di S. Eufemia e dal suo slanciato

ne della chiesa. Questo accorgimento permise alla 213
Scuola di S. Michele di mantenere intatti sotto la pavi-
mentazione del nuovo sagrato i muri perimetrali della IL DUOMO DI S. EUFEMIA
chiesetta, il cui vaso venne sfruttato per la costruzione (archivio Cherinfoto)
di tombe a cielo aperto.
La nuova Colleggiata, dichiarata insigne nel 1747 e L’INTERNO DEL DUOMO
consacrata nel 1756, costituisce uno dei monumenti Sullo sfondo l’altare maggiore, dedicato a S. Giorgio
più imponenti, importanti e sontuosi della seconda fase ed in primo piano a destra una delle acquasantiere poste vicino
dell’architettura sacra barocca dell’Istria che andò all’entrata principale, con sopra una statuetta di S. Eufemia
delineandosi a partire dal terzo decennio del Settecen-
to e che attinse costantemente alla corrente classicisti- (archivio Cherinfoto)
ca veneziana della quale il Dozzi, molto vicino al Mas-
sari, ne era uno degli interpreti più fedeli.
La sua imponente ma plastica mole (lungh. 51 m;
largh. 30 m; nave mediana alt. 17 m; navi laterali alt.
10 m) si è inserita magnificamente nella struttura urba-
na, dominandola con la sua morbidezza barocca e con
l’accento verticale che l’elegante campanile riesce a
conferire al corpo della chiesa leggermente schiacciato.
Se la facciata meridionale, in muratura, venne abbellita
già nel 1780 dall’architetto rovignese Simone Battistel-
la che traendo spunto dalla plastica architettonica del
campanile la rivestì in pietra con una serie di archi e
lesene sopra i quali corre un cornicione modanato, ben
più difficile si presentò la soluzione della facciata prin-
cipale (con due porte laterali, del S. Sacramento e di S.
Eufemia, ed una centrale, fiancheggiata da due colon-
ne corinzie, rifatte nel 1837) che non aveva soddisfatto
le aspettative. Nel 1861 l’architetto Giacomo Pozzo
progettò un nuovo fronte, ultimato appena nel 1865,
che ripropose il materiale e gli elementi architettonici
della facciata meridionale. Allora venne tolta dal fron-
te la lapide tombale, scoperta n_e_l 1774, che ricorda il
Sp(MoYdALes/.t/CàEI_XA_lEVvTi.seGEC.oSnPItaRDrOi.niPImA. ToAr.tLoOBaYN_R.M_oCvEiOgnN_oTT_An. NeAlD1.E5D5M2.
CVM//PRET. HANC IVSTE AGE AD DIE//LUCIS
QVIESCVT//V. ALIGN.E CANC. PIET.//AN. GRE
MDLII//LUC. XXII OCT; oggi si conserva nell’atrio
del Palazzo municipale).
Agli acrostici posti dal Capitolo sulle architravi delle
porte del S. Sacramento (XV IVL ostIa saLVtarIa oVe
In CeLIs eXpanDVnt ostIVM) e di S. Eufemia (II FEB
VIDerVnt oCVLI nostri saLVtare tVVM), il comune

214 nel 1733, in segno di compatronato, ne aggiunse uno
su quella dell’entrata laterale (sVper MVros tVos
DUOMO, STATUA DI S. EUFEMIA rVbIne ConstItVI CVstoDes) con sotto uno stemma
(sec. XVI) in pietra dorata e dipinta cittadino.
(archivio Cherinfoto) Sull’architrave invece della porta centrale è scolpita la
leggenda DEUS QUI OPERATUR IN SUIS//HAEC
OMNIA IPSE INCEPIT IPSE PERFECIT; sopra si
trova la lunga epigrafe che ricorda il restauro del fron-
te iniziato nel 1861.
Ampia e comoda è la gradinata esterna sotto la quale
dovrebbero trovarsi, da quanto è annotato dalle crona-
che locali, vari reperti architettonici nonché una vec-
chia statua di S. Nicolò.
Nella facciata meridionale si trovano immurati quali
spolia un frammento di pilastrino (con vitigno, di diffi-
cile datazione, sec. VI-VIII?) ed un pezzo di scultura
ad intreccio romanica.
Lo spessore artistico degli architetti, degli scultori e
degli altaristi, nonché l’esigenza di riedificare la col-
leggiata e di trasformarla in un importante luogo di
pellegrinaggio, dettò praticamente i contenuti e le
strutture della monumentale, sfarzosa e rettorica deco-
razione barocca dell’interno. Lo spazio è dominato dai
dieci pilastri che aprendo due serie di sei arcate, sopra
le quali corre un massiccio cornicione modanato, lo
scompongono in tre navate delle quali la mediana è più
elevata. Sulle pareti perimetrali laterali questo ritmo e
struttura architettonici si ripetono con pilastri a muro
sostenenti le arcate dei nicchioni a pianta rettangolare,
entro i quali sono disposti gli altari minori. Sia le arca-
te laterali che quelle centrali si riallacciano alle volte
absidali dei tre cori e includono in un tutt’uno organi-
co anche i tre presbiteri. Tale disposizione simmetrica
di pilastri ed arcate, la propensione longitudinale verso
gli altari ed il colore grigio della pietra usata per tali
strutture conferiscono all’interno un singolare ritmo e
dinamismo barocchi.
Gran parte dei soffitti furono eseguiti dal veneziano
Giovanni Berengo detto Napolachi, mentre quelli del
coro maggiore e del presbiterio centrale vennero deco-
rati a stucchi dal suo concittadino Giovanni Lattuga
(1750). Datano, invece, al 1883 le decorazioni con
affreschi dei cori e dei presbiteri del S. Sacramento
(sulle pareti la Manna nel deserto ed il Sacrificio di

BASSORILIEVO GOTICO DI S. EUFEMIA 215
un tempo murato sulla facciata meridionale del Duomo, oggi

all’interno sul muro della navata di S. Eufemia
(foto V. Giuricin)

Melchisedecco; sul soffitto del coro l’Incoronazione
della B. V. Maria; su quello del presbiterio i primi
quattro Dottori della Chiesa latina) e di S. Eufemia
(sulle pareti il Martirio e l’Approdo dell’Arca; sul sof-
fitto del coro la sua gloria, su quello del presbiterio i
quattro Dottori della Chiesa greca) dipinte da Leonar-
do Rigo di Udine, con ornamenti ed arabeschi a finto
oro eseguiti da Giovanni Bino di Trieste.
L’illuminazione è stata risolta molto bene con le 17
mezzelune disposte sia sui muri laterali che su quelli
frontale e dei tre cori.
L’altare maggiore, concepito “alla romana”, e quelli
monumentali laterali del S. Sacramento e di S. Eufe-
mia sono opera ragguardevole dell’architetto e scultore
veneziano Girolamo Laureato e furono eretti nel 1741
con marmi di Carrara da Alvise e Ambrogio Tagliapie-
tra, pure essi veneziani. Anche le statue di S. Marco,
S. Giorgio e S. Rocco, poste sopra l’altar maggiore,
dai visi somiglianti e idealizzati, sono sculture prege-
voli dei suddetti artisti.
Ai piedi del presbiterio si trova l’arca sepolcrale con
iscrizione (1789) del podestà Zan Battista Corner. Nel
coro, invece, dietro l’altare maggiore si possono
ammirare i banchi corali di legno con riquadri a rimes-
si di noce eseguiti dal Napolachi attorno alla metà del
Settecento, le due arche sepolcrali (con acrostici) per i
canonici e per i preti, e sui muri la lapide epigrafica
che ricorda l’ottenimento della “zanfarda” (l’almuzia,
che nell’abbigliamento evidenzia un’onorificenza
ecclesiastica) nel 1757 e quella del 1763 concernente
l’assegnazione del titolo di “insigne” da parte del

FRONTESPIZIO DEL
CATASTICO DEI BENI STABELI DELLA SACRESTIA

DELLA COLLEGGIATA CHIESA DI S. EUFEMIA
DI ROVIGNO, 1611

(ROVIGNO, Archivio Parrocchiale)
(foto V. Giuricin)

216 vescovo parentino Negri nel 1747. Un tempo vi si canonico Antonio Angelini (+1734).
- la cappella del Battistero con davanti l’arca sepolcra-
custodivano pure tre grandi quadri (ora in museo; furo- le di Angelo Bevilacqua con stemma della famiglia
no ritoccati una prima volta nel 1846 dal bellunese Nattori che ne commissionò la costruzione nel 1737.
Tonegutti) che la tradizione locale attribuisce all’artista - l’altare di S. Sebastiano, la cui pala dipinta da ignoto
fiorentino Pietro Pergolis giunto a Rovigno nel 1596: nel 1635 con caratteristiche “palmesche” e “tintore-
“Gesù nell’orto”, i “Discepoli dormienti” e “la Cena” sche”, restaurata recentemente, raffigura la B. V. col
(datato 1574, segnato Giovanni Contarini). Nel 1802 Bambino, S. Giuseppe, S. Luca, S. Sebastiano, S.
la Cena era stata offerta in omaggio al plenipotenziario Andrea Apostolo, S. Biaggio e S. Agata.
imperiale austriaco in Istria Dalmazia e Albania Steffa- - l’altare di S. Rocco con pala copiata nel 1832 dal
neo che ne aveva lodato il suo valore artistico. Fu gra- dignanese Trevisan da quella originaria settecente-
zie alla protesta del popolo rovignese che tempo dopo sca attribuibile al veneziano Jacopo Marieschi
il quadro venne giustamente riconsegnato alla Colleg- (1710-1743).
giata. Procedendo dall’altare di S. Eufemia lungo la sua
Dietro l’altare di S. Eufemia, con una statua della navata si possono ammirare:
Santa in pietra, dorata e dipinta (secolo XVI), è riposta - l’altare della B. V. del Rosario con pala ottocentesca
l’arca che racchiude il corpo della Santa ricoperto da del veneziano A. Valerio, surrogata nel 1864 alla statua
ricchi abiti con ricami dorati. Una maschera di cera, in pietra della B. V.;
eseguita nel 1953 da Mila Vod zagabrese, ne ricopre il - l’altare di S. Francesco d’Assisi, in marmo di Carra-
viso. Il sarcofago, proveniente da officine aquileiesi ra, rinnovato nel 1779 ad opera di Giovanni Mattiussi
(III e. n.), è in marmo del Proconneso. Lo spiovente altarista e scultore udinese, con pala considerevole
anteriore del coperchio è decorato con un motivo a (restaurata recentemente) che raffigura l’impressione
foglie lanceolate, mentre sul fronte della cassa sono delle Sacre Stimmate dipinta dal padovano Giovanni
scolpite due nicchie archivoltate ed una tabula ottago- Battista Mengardi (sec. XVIII, discepolo del Tiepolo),
nale che doveva accogliere l’epigrafe. Il 16 settembre, che in questa tela preannunciò la sua futura attitudine
giorno di S. Eufemia, viene aperta la finestrella del neoclassica;
sarcofago per i fedeli che accorrono numerosi a vene- - la porta laterale con ai lati della bussola, sul muro,
rare la Santa, il suo sepolcro e le sue reliquie. due iscrizioni (improntate dai rispettivi stemmi) in
In questo coro si conserva l’epigrafe (con stemma) memoria del medico Iseppo Sponza (+1680) e del
posta nel 1680 dal Podestà Daniele Balbi per ricordare sacerdote Giovanni Segalla (+1728), nonché sopra l’e-
l’approdo dell’Arca. pigrafe della consacrazione della chiesa nel 1756; le
Nel coro del S. Sacramento i confratelli di quella antistanti arche sepolcrali vennero erette dalla Scuola
Scuola eressero nel 1756 un’arca sepolcrale al Gastal- di S. Francesco (4), dal canonico Giovanni Cavalieri
do Giovanni Cibibin; nel 1790, invece, Carlo Suffici (nel 1716) e dalla famiglia Angelini;
scavò altre due tombe con epigrafi. - l’altare di S. Pietro Apostolo, pure rinnovato nel
Di notevole rilievo e valore artistico sono gli otto altari 1779 (come ricorda una piccola lapide in marmo
laterali. rosso) dal suddetto Mattiussi, mentre l’antependio con
Lungo la navata settentrionale a partire dalla Sacrestia l’immagine del Santo va attribuito, invece, ad Alvise
si trovano: Tagliapietra; la pala dipinta dal romano Francesco
- l’altare della B. V. del Carmelo, con una sua splendi-
da statua marmorea scolpita da Alvise Tagliapietra tra SAN GIOVANNI BATTISTA
il 1739 ed il 1746; alla sinistra, sul pavimento, vi è olio su tavola, opera di Emanuele Zanfurnari (sec. XVII)
l’arca sepolcrale di Francesco Benussi del 1792.
- l’altare di S. Nicolò di Bari con sua statua marmorea; (ROVIGNO, Sacrestia del Duomo)
ai suoi piedi vi è l’arca sepolcrale con stemma del (foto V. Giuricin)

217

218 da Padova, S. Edoardo Re e Santa Maria Mad-
dalena, attribuibili agli inizi del secolo XIX,
MEDAGLIA CON S. GIORGIO E S. EUFEMIA tranne l’ultima, indubbiamente, anteriore.
coniata in occasione della consacrazione del Duomo da parte del Nel 1754 Antonio Barbini da Murano fabbricò
vescovo parentino Gaspare Negri, 1756 l’organo (con cantoriadel succitato Berengo ed
(ROVIGNO, Archivio Parrocchiale) epigrafe commemorativa) della Colleggiata,
(foto V. Giuricin) uno dei più importanti dell’Istria sebbene oggi
si presenti alquanto rovinato dai restauri ese-
Grandi (“alla Tiepolo”) e surrogata a quella distrutta guiti da mani inesperte.
dall’incendio del 1876 raffigura la B. V. della Consola- Abbelliscono l’interno alcuni processionali e
zione col Bambino, S. Pietro, S. Paolo, S. Carlo e S. gonfaloni di confraternite, il bassorilievo goti-
Luigi Gonzaga; co in marmo con striature rosse raffigurante
- l’altare di S. Michele Arcangelo, eretto nel 1741 da S. Eufemia con il castello ed il duomo di
Alvise e Ambrogio Tagliapietra che alla semplicità Rovigno (prima era immurato a fianco della
classicistica vitruviana dell’insieme e dell’attico vi porta laterale dove recentemente è stata posta
abbinò la bellezza dell’antependio (1739) la cui splen- una riproduzione in calco), il bel pergamo
dida figura dell’Arcangelo ci riporta al rococò venezia- della navata centrale e le due grandi vasche di marmo
no; preziosa è la sua pala (ritoccata nel secolo XIX dal per l’acquasanta (poste nel 1782) sulle quali si trova-
suddetto Trevisan), attribuibile a Jacopo Marieschi che vano, fino qualche tempo fa, le statuette di S. Giorgio
raffigura la B. V. di Loreto, S. Michele Arcangelo e i e S. Eufemia.
quattro Santi Coronati (il Caenazzo la ritiene rinnovata Gli argenti sacri della parrocchiale (reliquari, calici,
nel 1747). ostensori, croci, candelieri, candelabri, vasi, paci, spor-
Nella sacrestia (rifatta nel 1803), sopra la cui porta tello di tabernacolo, paliotto d’altare, ecc.) costituisco-
venne apposta nel 1858 un’epigrafe a ricordo della no ancor oggi una raccolta di particolare interesse e
concessione papale di portar “rocchetto”, “mozzetta” e ricchezza per l’oreficeria religiosa della regione, grazie
“croce” (1854), si custodiscono bellissimi paramenti soprattutto alla loro chiara impronta veneta e al contri-
sacri, un antifonario secentesco e numerose opere pit- buto dei gastaldi della Scuola del S. Sacramento Zuane
toriche tra le quali meritano particolare citazione il Cibibin (prima metà del secolo XVIII) e Michiel Suffi-
grande dipinto ad olio su tavola con le immagini di S. ci (seconda metà del secolo XVIII), che con il loro
Giovanni Battista e dei principali momenti della sua mecenatismo incrementarono notevolmente il tesoro di
vita in altrettanti quadretti (16) opera di Emanuele S. Eufemia.
Zanfurnari (secolo XVII), che in origine adornava la
chiesa di S. Giovanni all’inizio della via De Amicis Il campanile e la statua di S. Eufemia
(demolita nel 1840), l’icone bizantina ad olio su tavola
(secolo XVI) che rappresenta la B. V. col Bambino e le Il campanile di S. Eufemia, certamente tra i più belli e
quattro tele che raffigurano S. Giovannino, S. Antonio rappresentativi dell’Istria venne innalzato negli anni
1654-1687 in sostituzione di quello primitivo più
basso e allora cadente. L’opera iniziata sotto la direzio-
ne di Antonio Fassolla, venne proseguita da Antonio
Man e completata da Cristoforo Ballàn. Pur venendo
progettato da architetti milanesi, esso si rifà a prototipi
veneziani, risalenti, vorosimilmente, ad epoche prece-
denti. Ciononostante il motivo predominante è il suo

slancio verticale barocco (alto 57 m; ogni lato dell’ele- 219
vato sopra la base scarpata misura 6 m e 92 cm),
accentuato dal ritmo dei pilastri-lesene delle sue pareti PALA DELL’ALTARE DI S. PIETRO APOSTOLO
e dal biancore della pietra usata (“biancone” estratto dipinta da Francesco Grandi alla maniera del Tiepolo, che sosti-
dalle cave locali di S. Pietro), che accentra l’attenzione
verso le strutture decorative del suo apice, la loggia tuisce quella distrutta dall’incendio del 1876,
campanaria, il sovrastante pergolato e, in cima alla raffigurante la Beata Vergine della Consolazione col Bambino,
piramide, la singolare e splendida statua in rame (a
pezze unite da ribattini) di S. Eufemia, forgiata nell’of- S. Pietro, S. Carlo e S. Luigi Gonzaga
ficina dei fratelli Vincenzo e Giovanbattista Vallani da (foto V. Giuricin)
Maniago, posta sul campanile nel 1758 in sostituzione
della precedente di legno foderata in rame andata
distutta nel 1756. La statua (alta 4,70 m), che gira su
un perno in direzione del vento (progettato da Simone
Battistella) venne, al pari del campanile, più volte
riparata; l’ultimo grande restauro è stato effettuato nel
1993 quando la statua venne calata a terra per la
seconda volta e restaurata a Varaœdin nell’officina di
Vladimir Gaæparifl. Questi non rispettò la forma origi-
nale della mano destra, che dall’aspetto protettivo
divenne così di forma indicante.
Delle tre campane poste nel 1794 (dopo che le prece-
denti, datate rispettivamente 1478, 1705 e 1735 erano
state rifuse) ne è rimasta una sola, la grande (oggi si
custodisce in chiesa), ornata con ghirlande, motivi flo-
reali e le immagini di S. Eufemia, di S. Giorgio, del
Crocefisso e della B. V. col Bambino. Un’ampia epi-
grafe incisa attorno alla parte inferiore ne riassume la
sua storia. La mezzana e la piccola vennero asportate
(e fuse) dagli Austriaci nel 1914 e sostituite nel 1922
da altre due campane, tolte a loro volta nel 1940
durante la II guerra mondiale ma non fuse.

Il Cimitero vecchio di Monte

Con la riedificazione della chiesa mutò anche l’aspetto ma nell’orto della Canonica, poco distante dalla Col-
dell’area circostante, in particolare verso meridione, leggiata e successivamente sull’ampio pendio a sud-
dove fu eretto un alto muro per sostenere il selciato dal ovest del Duomo (sotto il suddetto selciato). Nel 1782
quale, per due gradinate, si scendeva in Grisia e in la parte più settentrionale di questo cimitero provviso-
contrada Montalbano. Su questo piazzale vennero sca- rio venne attorniata da solide mura e prese corpo la
vate 34 arche sepolcrali, delle quali ben 11 assegnate prima vera struttura edilizia cimiteriale con una lunga
alla confraternita di S. Pietro. Nel contempo si trovò scala per scendervi dal selciato davanti alla chiesa,
nuova soluzione per l’ubicazione del cimitero, dappri- precedentemente livellato con la costruzione di una

220 cinquantina di tombe a cielo aperto, tra le quali anche giato. Nella zona circostante, fino ai limiti dell’ex

le sedici donate dal canonico Oliviero Costantini nel cimitero, era dislocato uno dei due nuclei di stalle del-
1764 alla Confraternita dei poveri infermi. Dal 1836 al
1851, infine, il cimitero venne allargato con l’aggiunta l’abitato insulare, giacché i contadini rientravano gior-
di un piano sottostante, pure murato, mentre le modifi-
che apportate all’ingresso (spostato verso nord) elimi- nalmente in città. Più sotto negli edifici ai n.ri 67-71
narono la sua lunga scalinata. Nel “Cimitero di
Monte” si seppellì fino al 1898 quando in località venne nel 1852 sistemato l’Ospedale delle donne.
Laste ebbero inizio i lavori per la costruzione dell’at-
tuale camposanto. Il tratto finale della via, che termina in Piassa Granda,
Il 21 ottobre 1936 il comune riaprì al pubblico l’ex
Cimitero di Monte adibendolo a giardino pubblico gra- era un tempo denominato Crociera dei frati, dalla
zie ad una lodevole opera di rifacimento delle sue
strutture. Oggi vi si possono ammirare pure colonne, chiara etimologia. Nell’edificio di fronte l’imboccatura
capitelli, casse e coperchi di sarcofagi di epoca antica
e tardoantica. della via S. Benedetto (R. Devescovi) esisteva, infatti,
Visitato il Duomo e ammirato lo splendido panorama
che dal suo sagrato spazia, a nord, fino al Canale di sino all’Ottocento una casa-ospizio che le cronache
Leme ed Orsera e, a sud, fino oltre il promontorio di
Montauro-Punta Corrente e l’arcipelago di S. Andrea, locali attribuiscono sia ai Francescani Osservanti che
per ritornare in piazza si possono scegliere due itinera-
ri diversi, ambedue interessanti in quanto attraverso le alla Comenda dei Cavalieri di Malta. Sulla sua facciata
vie Montalbano e S. Tommaso conducono nel cuore
del nucleo urbano più antico, con strutture murarie di era immurato, inoltre, uno stemma di S. Francesco raf-
edifici e dettagli architettonici che datano dal XII al
XVIII secolo. figurante le braccia incrociate del Santo e di Gesù

Via Montalbano (l’arma si conserva nel chiostro piccolo del convento

La gradinata posta a sud del Duomo scende nella con- francescano). Il tosone d’oro che pende dalla suddetta
trada Montalbano, una delle più belle ed importanti
dell’intero abitato sia per i contenuti urbanistici di un figura araldica lascia supporre che esso appartenesse a
tempo che per gli edifici di elevato valore ambientale
(i n.ri 1; 2; 6; 8; 10; 13; 28 con l’iscrizione sui davan- qualche illustre e, per ora, sconosciuta (francescano?
zali delle finestre al primo piano MDLV AT.O DLO;
37; 38; 42; 45; 69 ed in particolare la casa dominicale rovignese?) personalità insignita di tale importante ed
a fianco della gradinata Costantini, n. 8, con un picco-
lo stemma di questa famiglia sul ballatoio esterno). antico ordine cavalleresco.
Ai piedi della suddetta gradinata nell’edificio donato
nel 1764 dal canonico Oliviero Costantini la Commis- Un piccolo stemma della famiglia Tamburin è scolpito
sione di carità trasferì nel 1767 l’Ospedale degli uomi-
ni. Alla fine dell’Ottocento con il trasferimento dell’o- sul quinto gradino delle scale interne del n. 13 che al
spedale in altra sede andò in rovina anche quel caseg-
primo e secondo piano presenta finestre rinascimentali.

La scultura con epigrafe dedicatoria a Marco Calpur-

nio Bibulo (I sec. p.e.n.) scritta in greco, originaria da

Creta e fino a qualche anno fa immurata sulla facciata

del n. 5, si custodisce nel Museo civico. Dopo la metà

del secolo XVII, in circostanze ancor oggi sconosciu-

te, venne trasportata a Venezia e in un secondo tempo

a Rovigno.

Sull’architrave del bel portale del n. 18 è scolpita l’i-

scrizione di PATRON DOMENEGO//PAVA_N_Q. BOR-
TOLO DlaAC/•/ARONVAIG(sNicO!) 1620, mentre quella del n. 20
ricorda DE SANTO ANT.//I TEMPO

DE SER MT TENAIA ET COMPAGNI//MDLXXIII.

Vie Sanvincenti - Garzotto - Calle Parenzo

Scendendo la via Montalbano si imbocca a sinistra la
contrada Sanvincenti, detta anche “Cal dei fulmini”
(delle saette), con il corte dei Zaratini che in epoca
antica immetteva attraverso un sottoportico nel
castrum tardoantico. Nei pressi del suo sbocco in Gri-

sia nel 1854 venne aperto il forno priva- 221
to di Francesco Zaratin. Sull’architrave
del portone del n. 12 è scolpita un’inse- SOTTO I VOLTI
gna d’arte e l’iscrizione IO DOMENE- scorcio visto da via Trevisol
GO Q. NICOLÒ//MALVSA DETO
VIENER//1622. (archivio Cherinfoto)
Dalla calle Sanvincenti si scende nella
contrada Garzotto (dal nome della fami-
glia rovignese che diede valorosi capita-
ni) con strutture edilizie di elevato valo-
re ambientale: l’antico sottoportico
medievale delle “zuiéle”; il n. 7 con un
bel portale barocco; gli elementi rinasci-
mentali dei n.ri 5 e 6; la singolare iscri-
zione sul camino del n. 3, LI 22
MARZO 1770//FU COMPITA LA
CASA DE//PARON POLO ROSIA
R(...); e il n. 2 con sul portale la breve
scritta MDCCI//FF.
Da quest’ultima contrada si entra nella
calle Parenzo dove in prossimità dello
sbocco in Grisia esisteva un tempo il
cosiddetto “volto dei barbuti” (demolito
alla fine del secolo XVIII) che dava
ingresso a quello che i rovignesi chia-
mavano “ghetto ebreo”, ovvero i caseg-
gati con strutture medievali all’incrocio
tra le suddette due vie dove fino al seco-
lo XVII vivevano alcune famiglie ebree.

Via Trevisol - Pian del Tibio (Pian
del forno)

La scalinata della Villa e quella dei
Costantini, sulla destra di Montalbano,
scendono nella contrada Trevisol che
nella sua parte superiore presenta intatte
alcune strutture alquanto rustiche, men-
tre il suo tratto inferiore (dove risalta il
n. 21 con il portale barocco ornato in chiave di volta da
una bellissima figura umana (Petrarca?), e il n. 7 vero-
similmente sede di un ufficio pubblico medievale, con
elementi rinascimentali, una trifora al secondo piano

222 sormontata da uno stemma saltellato di difficile attri- medievale con campaniletto a vela (secolo XIV o forse
anche XIII), una volta a ridosso delle mura cittadine.
buzione) sbocca nel Pian del Tibio (Pian del Forno), Nel Settecento da questa chiesa i Francescani Rifor-
un trivio, dove si trovavano il primitivo palazzo comu- mati, dopo avervi prelevato un grande crocefisso, par-
nale con sottostante loggia (prima del secolo XIV), un tivano in processione per la predicazione in piazza
antico forno comunale e quello artigianale di Domeni- della Riva.
co Sponza, fabbricato nel 1852. Sotto i Volti presso la Porta di S. Benedetto, si è con-
servato intatto un tratto delle mura medievali (secolo
I Volti - S. Benedetto XII), mentre l’insegna dei Caenazzo (due catenacci
cimati dalle iniziali P D C Q 1694 B) e lo stemma di
Tra gli ambienti più suggestivi vanno annoverati i Volti ZVANE A. FRAN.O DI VESCOVI abbelliscono gli
che mettono in comunicazione il Pian del Tibio e la architravi dei portali dei n.ri 4 e 6.
piazzetta di S. Benedetto con l’omonima chiesetta Dalla piazzuola di S. Benedetto, attraverso la calle
omonima (via R. Devescovi), dove spiccano i tratti
FACCIATA DELLA CHIESETTA DI S. TOMMASO rinascimentali del n. 1 (XVI-XVII secolo), l’edificio
(foto V. Giuricin) medievale (trecentesco?) del n. 3 con trifora romanico-
gotica (mutila dei due montanti mediani), abbellita da
due delfini in rilievo e la splendida facciata barocca
del n. 6 (nel cui interno fino al 1935 si trovava uno
stemma Balbi), si ritorna in Montalbano.
Altrettanto suggestive si rivelano le contrade a nord
dell’abitato, fra la Grisia e Dietrocastello, che conser-
vano strutture dai tratti più rustici rispetto a quelle che
gravitano attorno a Montalbano, ma dall’altrettanto
elevato valore architettonico e urbano-ambientale.

Via S. Tommaso (Salita al Monte)

Dallo spalto delle mura cittadine che si è conservato ad
una cinquantina di metri a nord del Duomo si può
scorgere per un lungo tratto la loro linea, la loro strut-
tura muraria e parte della sottostante contrada di Die-
trocastello.
Da questo sito e dalla strada dietro al Duomo, dove
fino alla metà dell’Ottocento erano visibili gli ultimi
resti del castrum tardoantico, si scende verso la contra-
da S. Tommaso, l’arteria principale dell’area tra la Gri-
sia ed il tratto a nord delle mura cittadine. Va ricordato
a proposito che agli inizi della gradinata, che da S.
Tommaso porta alla sottostante contrada di Dietroca-
stello si trovava una delle porte cittadine, come lo
dimostrano gli stipiti e gli incavi per i cardini che si
sono conservati in sito. Scendendo per la suddetta gra-
dinata si scorgono un’altro tratto delle mura e due tra

le più belle altane della città. 223
Sul portale del n. 36 è scolpita l’insegna della famiglia
Marangon con le lettere F. M. Q. I. e la data 1619. Al PALAZZO BAROCCO IN PIAN DI POZZO
pianterreno del n. 39 si trova, invece, uno stemma sal- con stemma attribuibile ai Calucci, scolpito nella pietra
tellato Lombardo datato 1476 che in origine era immu-
rato sulle mura cittadine oppure su una torre delle d’angolo, in basso
medesime. (archivio Cherinfoto)
La parte centrale della contrada S. Tommaso è domi-
nata dalla chiesa omonima, dal suo sottoportico e dal-
l’adiacente Corte (Campiello) al monte di S. Tommaso
che rappresentano uno dei complessi architettonici più
considerevoli e visitati della città. La chiesa di S. Tom-
maso esisteva già nel 1388 quando vi venne istituita la
Confraternita omonima. Ampliata nel 1722-23 con
sottoportico sostenuto da pilastri di pietra (uno datato
1723), venne assegnata nel 1777 alla Confraternita di
S. Francesco delle stimmate (che sulla facciata pose
allora l’emblema delle braccia incrociate del Santo e di
Gesù) e restaurata una seconda volta nel 1856. Succes-
sivamente andarono rovinati sia il soffitto a stucchi
(opera del Battistella), che l’iscrizione perimetrale
murale del 1792 e perduto gran parte del suo inventa-
rio e dei suoi arredi, tranne una vecchia statua di S.
Antonio Abate e alcune tele che si conservano al
Museo civico. Sopra la porta della cantina si trova una
scultura romanica (?) di difficile attribuzione.
Di notevole valore ambientale sono anche la parte infe-
riore del n. 6 con antistante scalinata e le singolari con-
vessità scalpellate sulla parte mediana degli stipiti del
portale per farvi entrare botti più grosse e soprattutto il
baladur (ballatoio) da Sa Pavana (n. 2), tanto decantato
nel folklore rovignese. Sulla sua facciata fino agli anni
Cinquanta si intravvedevano tracce di affreschi d’epoca
barocca. La sua originale balaustra in legno è stata
recentemente sostituita da un corrimano in ferro.
La calletta delle Cronache (dove nel 1844 Rocco Vene-
randi aprì uno dei primi forni artigianali rovignesi di
sola cottura per conto del pubblico) porta nelle Casale.

Via Casale e l’Oratorio

Parallele alla via S. Tommaso corrono la contrada
Casale, che attraverso le callette Andronella e Nattori
(dal nome di una famiglia rovignese) porta in Grisia, e

224 la calle S. Chiurco che dal Campiello al monte scende IN PRIMIS BENEMERENTE//HANC SACRAM
A E D E M / / R E S TAU R AV I T O R NAT U
al piazzale dell’Oratorio (ex calle dell’Oratorio; il n. 7 AUXIT//EXC.MO PRAESULE RAPHAEL RADOS-
SI//ENCAEMIA CELEBRANTE//ANNO D.NI
adiacente all’ex edificio dell’Ospedale, era la CASA MCMXLII A R. F. XX), dopo che l’Ospedale era stato
traslocato altrove (1852), venne abbattuta la chiesetta e
LASCIATA//DALLI QQ LORENZO//ET ANTONIA ristrutturato completamente l’Oratorio che ancor oggi
occupa gran parte dell’edificio e conserva interessanti
RAZINET//TO IVGALLI ALLI POVERI//IN PERPE- arredi (è stata, purtroppo, levata l’acquasantiera con
sul fusto uno stemma Dolfin), l’altare principale in
TUO ET MES//SE LA METTA, come si rileva da marmo innalzato nel 1681 con in nicchia un gruppo
scultoreo (del 1707) in legno dipinto con dorature raf-
un’iscrizione rimossa di recente) e porta in Pian di figurante la B. V. Addolorata con le sette spade dei
dolori e col Gesù sulle ginocchia, nonché l’altare della
Pozzo (ex calle della Madonna di Pietà; sul portale del Madonna della Pietà eretto nel 1788 dall’udinese Mat-
tiussi su commissione di Antonio Angelini (ANT.
n. 5 è scolpita l’insegna-stemma della famiglia Mara- ANGELINIO ANG. F. TERT. GAST. 1788), con ante-
pendio del 1733.
spin).
Pian di Pozzo
L’aspetto architettonico delle Casale, che hanno ispira-
All’inizio della via S. Chiurco era attivo un tempo il
to una delle più conosciute canzoni d’autore rovignesi forno comunale di Pian di Pozzo, che conserva intatto
il suo interno e deve il nome all’omonima antistante
(Li tabacheîne - Li va soûn par li Casàle) è stato in piazzuola, dove nel passato c’era un pozzo d’acqua
mista circondato da un muretto, visibile fino al 1823.
parte deturpato dalla demolizione del volto che s’apri- Al primo piano dell’edificio barocco all’angolo tra le
vie Pian di Pozzo e Andronella (sulla vera di cisterna
va nella sua parte centrale, sostituito da una costruzio- del n. 11 è scolpito uno stemma Califfi) si trova uno
splendido caminetto in pietra, unico del suo genere in
ne moderna che mal si addice al contesto circostante. tutta la città. Lo stemma accartocciato sulla sua archi-
trave modanata è attribuibile ai Calucci, al pari di
Dal piazzale delle Casale si ammira una delle finestre quello identico che è scolpito sulla pietra angolare del-
l’edificio.
gotiche (n. 20) più belle della città, un’antica meridia- Meritano attenzione nella contrada Pian di Pozzo (una
volta denominata Calle dei Mori, da uno dei tanti
na sul fronte del n. 17 e, in cima alla gradinata che sale soprannomi della famiglia Benussi) la corte delle
Monache (dirimpetto la calle dell’Arsenale che sbocca
verso la Grisia, la facciata barocca (con portale e bal- in Piassa Grande attraverso un sottoportico con taber-
nacolo dedicato alla Madonna del Carmelo-dei “fulmi-
cone) del n. 31. ni”) dove nel Settecento le Terziarie Agostiniane ave-
vano proprio colleggio (1736-1739), la lapide posta
Tre lapidi epigrafiche apposte sulla facciata dell’Ora- sulla casa natia (n. 15) del vescovo Antonio Santin

torio, dedicato alla Madonna dei sette dolori, testimo-

niano l’esistenza nel passato del primo Ospedale di

Rovigno (istituito nel 1475 dal Gastaldo della Confra-

ternit_a _della Madonna d_e_l campo M_a_ttio Dotario_: _+
MCCCC//75 ADI 20 MA//SO FO RELEBADO

DI//CTO SPEDAL TEPO DE //M MATIO Q S

ANDREA//GASTALDO) al pianterreno; di una picco-

la cappella ampliata nel 1603, 1681 e 1858, al piano

superiore; e della chiesetta della Madonna del_la_Pietà
e_re_tta dal suddetto Gastaldo nel 1482__sullo spiazzo
antistante (HOC OP. FACTVM EX//TIT IN TPRE SP.

TDINSI/R/H//VEBRIONNI:IMM_I.O_BAMR_AB_TA_EROOA_//_NH.O//NDORREEPOD_TO__E_TSA_TRAII-
CASTALD//IONE SSTE MRIE DA CAM//AD

HONOR DEI OPOTIS ET//BEATE MRE VIGNS

M I S E R E / / E T B E AT I L AV R E N C I I

MAR//MCCCCLXXXII DIE VI//ME X .... T.). Con il

restauro del 1940 (a ricordo nel 1942 venne apposta la

seguente iscrizione: ANTONIUS

CIBIN//PRAEPOSITUS - PAROCHUS RUBINEN-

SIS//CAPITULO ET CLERO ALACREM ET OPE-

RAM NAVANTE CAN. STEPHANO FORTUNATO

CHIESA DELLA MADONNA DELLA SALUTE, 1779 225
(archivio Cherinfoto)

(nato a Rovigno nel 1895, morto a Trieste nel 1981) il
n. 12 con reminiscenze romaniche e l’edificio al n. 11,
un tempo una delle poche case dominicali rovignesi
sopra il cui tetto, dalla parte interna, s’erge una magni-
fica altana le cui originarie strutture in legno del tetto
(1757) sono sostenute da pilastrini di pietra.

Via Dietrocastello

Più breve, ma altrettanto interessante è l’itinerario che
ci porta al duomo salendo per la via Dietrocastello,
uno dei primi borghi sviluppatisi fuori le mura a parti-
re dalla metà del secolo XVII. Essa, assieme alla corri-
spondente contrada di S. Croce a sud, circoscrive
un’importante arteria attorno alla città ex insulare mar-
candone l’aspetto di abitato concentrico.
Se gran parte delle mura che correvano sulla sinistra
della via Dietrocastello è stata letteralmente sepolta
dalle case ad esse adossatesi, lunghi loro tratti si pos-
sono osservare negli orti e nelle cisterne di questa linea
di caseggiati. Nella parte finale della contrada le mura
non seguirono la linea della costa ma si conformarono
alla natura del terreno sfruttando le numerose scarpate
in quel tratto, lontane dal mare ma adatte per erigervi
strutture difensive.
Tipici per questa contrada sono gli sbocchi al mare,
aperti e chiusi, che assieme ai magazzini aventi un’u-
scita sulla scogliera o direttamente sull’acqua, offriva-
no, soprattutto di notte, condizioni ideali per i contrab-
bandi di sale, pesce ed altri prodotti, che furono parti-
colarmente fiorenti nei secoli XVII e XVIII.
Ben presto vi sorsero anche i primi contenuti economi-
ci: un forno comunale al suo inizio (eretto grazie alla
CVRA ET SOLLECITVDINE//ILL. ET EXC.MI

CHIESA DI SANTA CROCE (1592)
con loggia e colonna dedicata a S. Eufemia (1720)

(archivio Cherinfoto)

226 FRANCI PASQUAL//PRAET. MAX. 1690), alcuni Di particolare pregio architettonico sono il portale del
n. 20 (con una figura femminile scolpita sulla chiave di
torchi nel tratto centrale (a partire dal 1741) e, verso la volta ed una Pietà in edicola sopra il portale), il balco-
fine del Settecento, un pastificio (1790-1812) ed un ne con pilastri angolari adorni da due teste leonine del
opificio per la produzione di pece, aperti dalla famiglia n. 21, la facciata del n. 33 (con portale e balcone
Brunelli nella parte finale della via. Nella casa n. 39 barocchi, ed uno stemma della famiglia Calucci), le
abitava in epoca veneziana il console francese. finestre di tipo francese dei n.ri 36, 40 (con decorazio-
Sotto il profilo architettonico la contrada Dietrocastel- ne a stucchi sotto le finestre) e 46, 50, nonché la chiesa
lo con i suoi palazzi barocchi abbelliti qua e là da della Madonna della Salute eretta nel 1779 su progetto
interpolazioni di fine Settecento è certamente tra le più dell’architetto rovignese Simone Battistella. Il suo sof-
belle della città. Con la sua nascita venne a scemare fitto è lavorato a stucchi con nel mezzo un affresco. La
l’importanza difensiva dell’antica Porta di Valdibora pala dell’elegante altare in marmo di Carrara (sull’an-
(all’inizio dell’omonima via odierna) che in antico era tependio domina l’immagine della B. V.; il tutto opera
fiancheggiata da due torri trasformate in strutture abi- dell’altarista udinese Mattiussi) raffigura la B. V. col
tative già nel secolo XVII come testimonia lo stemma Bambino, S. Giuseppe, S. Francesco di Sales e la figu-
e l’iscrizione di ra genuflessa della Repubblica veneta con manto reale
PATRON ANZOLO BEVI//LAQA FECE FAR Q. broccato d’oro con pelle d’ermellino e col corno duca-
CASA//PER SE E SVOI EREDI//LANO 1663 le al fianco. Notevoli sono pure le quattro tele sette-
scolpita sull’architrave del n. 4 di Porta Valdibora. centesche con le immagini degli Evangelisti, recente-
Alcune fonti ottocentesche suppongono che anche il mente restaurate.
passaggio chiuso allora esistente nei pressi dell’ex L’edificio con sovrastante ampia terrazza che verso il
Ospedale tra il Pian della mare chiude la via Arnolongo (inizia in prossimità
Madonna e Dietrocastello della chiesa della Salute) rappresenta l’unico esempio
(oggi completamente di architettura industriale conservatasi nel nucleo ex
inserito nelle strutture insulare. Erano questi gli impianti della fabbrica di
dell’Oratorio) fosse in cera e di candele della famiglia Artusi (1878) e, più
origine una porta cittadi- tardi, della distilleria Petrali (dalla fine del secolo).
na. Nel 1844, in occasione della visita a Rovigno dell’im-
Stessa sorte toccò alla peratore d’Austria Ferdinando I, venne costruita la
vicina Torre medievale strada Ferdinandea (con gradinata iniziale) per agevo-
quadrangolare sporgente lare la salita da Dietrocastello al Duomo ed al sotto-
dalle mura che, comun- stante cimitero.
que, ha mantenuto intatta
la sua possente struttura Via S. Croce
muraria, soprattutto nella
parte inferiore medievale, Passando sotto le mura del cimitero, dove nel 1981 è
mentre su quella superio- stato collocato un vecchio cannone con scritta a ricor-
re risaltano due stemmi do dei rovignesi che dagli anni quaranta dell’Ottocento
Corner (uno datato 1444
con le lettere FF C, l’altro FINESTRA GOTICA E STEMMA CORNER (1444)
1440 con le iniziali AT sulla torre medievale quadrata all’inizio di via Dietrocastello
C), una finestra gotica, un (foto V. Giuricin)
balcone tardorinascimen-
tale e alcuni tratti dell’o-
riginaria merlatura guelfa.

emigrarono a Pola per impiegarsi in quell’Arsenale, si scantinati sono visibili pure le fondamenta delle mura 227
arriva in località Puntolina con la spiaggetta della
Cuguliera tanto nota ai ragazzi rovignesi, sovrastata cittadine) attestano che queste strutture abitative sono
dai contrafforti eretti nel 1874 per sostenere la strada sicuramente più recenti di quelle dei tratti iniziale e
battuta (assestata nel 1823) ai piedi del cimitero sette- centrale della via S. Croce, anche perché quell’area si
centesco, dove le mura cittadine giravano verso l’apice trovava a ridosso dell’antico cimitero settecentesco.
del colle. Ne è una testimonianza lo stemma Condul- La contrada che circonda l’abitato da sud-ovest, tanto
mier di forma rotonda con lapide datata 1537 immurati cara ai rovignesi, deve il suo nome alla chiesetta di S.
sulla facciata verso S. Croce della casa n. 76 di Trevi- Croce eretta nel 1592 fuori le mura dal Podestà Fran-
sol (non visibile dalla strada), sorta verosimilmente cesco Baffo che sull’architrave della porta fece scolpi-
sulle mura cittadine o su quelle della torre che un re il suo stemma gentilizio e l’anno di erezione della
tempo dava accesso al cimitero, ricordata da alcune medesima (sull’architrave della finestra alla destra del-
fonti settecentesche e ottocentesche. l’ingresso un’iscrizione oramai illeggibile porta la data
Le due epigrafi di Gregorio Rocco che ancor oggi si 1644). La pala d’altare (oggi depositata nel Museo
leggono nelle cantine delle case n. 51 (PATRON GRE- civico), rappresenta la deposizione della croce con la
GORIO ROCCO Q. NICOLÒ ADÌ 24 FREBARO B. V. che sostiene sulle ginocchia il corpo di Gesù. La
1740, su puteale di cisterna) e 53 (1739 PATTRON bella loggia ove sono deposti alcune lapidi, un capitel-
GREGORIO ROCCO CONDA NICCOLÒ, su pilastro lo e stemmi litici (fra quelli provenienti da vari edifici
sostenente il soffitto; nella parte interna di questi due rovignesi segnaleremo due blasoni di appartenenza
sconosciuta; uno stemma Bello, proveniente da Doca-

LA PUNTULEINA E LA CUGULIERA
con contrafforti eretti nel 1874
(archivio Cherinfoto)

228 stelli, parte di architrave con stemma dei Servi di costruzione di una casa lungo la marina di S. Croce
nel rispetto della lapide con la scritta NON PLUS
Maria datata 1708, proveniente dall’ospizio sull’isola ULTRA, posta dal Comune per interdire qualsiasi
opera edilizia, e rimossa allora arbitrariamente dal
di S. Caterina; altro architrave di portale; ed una lapide Rocco. L’intervento del Capitanio e Podestà di Capo-
distria fu favorevole al Rismondo e malgrado la lapi-
oramai illeggibile) è certamente l’elemento più consi- de in seguito fosse andata perduta quel sito (ai piedi
della gradinata di S. Croce) è rimasto vacuo fino ai
derevole di questa cappella che s’innalza sopra il pic- nostri giorni.
Sul piazzaletto tra le due suddette porte esisteva fino al
colo Arno di S. Eufemia dove secondo la leggenda e la 1938 la chiesetta di S. Barnaba che il Caenazzo fa risa-
lire al 1492, mentre l’Angelini la ritiene fabbricata nel
tradizione approdò l’Arca Santa. Per ricordare tale 1592, in quanto sulla sua pala (raffigurante S. Barnaba
con mitra e pastorale, S. Giorgio e S. Eufemia) era
“miracoloso” evento, a seguito della delibera dell’8 dipinto anche uno stemma Baffo simile a quelli della
chiesa di S. Croce. In essa nel 1845 era stato sepolto
dicembre del 1720 circa la ricostruzione del Duomo, il Matteo Cherin detto Custièra, uno dei capi della som-
mossa antifrancese del 1809, che l’aveva acquistata
Podestà Giovanni Premarin fece erigere in quel sito, in agli inizi del secolo.
Nei pressi di questa cappella esisteva nel passato una
sostituzione di quello eretto nel 1509 rovinato dai casa-ospizio che i cronisti ottocenteschi attribuiscono
sia ai Serviti di S. Caterina che ai Francescani Osser-
marosi, un cippo con tabula epigrafica (D. O. vanti di S. Andrea.

M.//DIVAE EVPHEMIAE RV B I N E N - Calsanta - Sottomuro (Riva P. Budicin)

SIVM//NVMINI TUTELARI AC TITOLA- È andato in disuso anche il toponimo Calsanta che
indicava l’area davanti l’omonimo Molo grande per-
RI//CIVITATIS OBSEQVENTISSIME VOTV ANNO corsa - secondo la leggenda - dall’Arca Santa prima di
arenarsi nell’Arno di S. Eufemia.
1720), stemma gentilizio e immagine di S. Eufemia Il molo di Calsanta, rovinato già agli inizi del Cinque-
cento, dopo tre secoli e mezzo di vane aspettative e
con ai lati due leoni rampanti. progetti venne ricostruito nel 1859 e allungato nel
1931.
Va attribuito alla famiglia nobile rovignese dei Zuanel- Calsanta chiudeva, verso ponente, la riva di Sottomuro
(completata nel 1868) una delle contrade storiche fuori
li lo stemma oggi “illeggibile” sulla facciata del n. 26. le mura.
Delle strutture architettoniche e difensive di questo
Costituisce una singolarità architettonica l’interstizio tratto si sono conservati solamente la Portizza (o Porta
Sottomuro), il tratto di mura ad essa sovrastante ed
esistente lungo un ampio tratto della parte interna della uno stemma Trevisan sull’edificio seicentesco (al suo
pianterreno nel 1912 venne aperto il cinema “Parigi”,
linea di destra dei caseggiati di S. Croce (tra l’arno di la prima sala cinematografica di Rovigno) adiacente

S. Eufemia e la fine della via, non visibile dall’esterno;

uno più breve si apre anche dietro le case di Sottomu-

ro). Esso venne creato nell’Ottocento quando i pro-

prietari di questi stabili, eressero nuove pareti interne

in mattoni onde distanziarli dalle mura cittadine sulle

quali fino allora poggiavano e risolvere così il grosso

problema dell’umidità.

Brevi tratti delle mura, restaurate nel secolo XVI, si

sono conservati nel “casale” tra i n.ri 49 e 51 (dove è

collocata una vera di cisterna con lo stemma della

famiglia Bevilacqua, ivi trasportato dalla Corte delle

Monache) e attorno alle antiche Porte di S. Croce

(sormontata da uno stemma cittadino a “testa di

cavallo” con le iniziali A S) e S. Benedetto (con parte

della torre adiacente) che con ampie gradinate scen-

dono in S. Croce. Ai piedi di quest’ultima nella

seconda metà del secolo XVII venne eretto il primo

torchio fuori le mura ed un forno comunale (attivo

fino al 1925).

Interessante annotare il contenzioso scoppiato nel

1774 tra Pietro Rocco, detto Gangula, e Alvise

Rismondo, detto Palùs, che contestava al primo la

l’albergo “Adriatico”, un tempo addossato alle mura. barbara uccisione di Anton Buækovifl da parte dei nazi- 229
La porta venne restaurata, come si legge nell’epigrafe
incisa sul suo architrave (SVB FAELICIBVS AVSPI- sti il 10 ottobre 1943.
CIIS GABRIELIS MAVROCENO//PRAETORIS 2. - IL NUOVO NUCLEO URBANO OLTRE L’EX CANALE
INTEGERIMI REPARATA//ANNO DNI MDXC), nel
1590 dal Podestà Gabriele Morosini per difendere Vie Driovier - Spirito Santo ( oggi via A. Ferri) -
meglio quella parte dell’abitato dagli attacchi uscocchi. Valdibora
Nell’Ottocento la contrada Sottomuro, al pari della
piazza della Riva, ha subito numerosi interventi e Le vie Driovier (i cui caseggiati s’innalzavano un
interpolazioni. Ne sono una testimonianza l’edificio tempo sulla scogliera) e Spirito Santo (dal nome del-
della Capitaneria di porto (eretto nel 1859 quale nuova l’omonima chiesetta medievale, soffittata ad arco
sede della Sanità), quello prospicente ristrutturato acuto, coperta di lastre di pietra, demolita nel 1948),
negli anni Novanta (fino al 1855 era un grande torchio con il prolungamento della “contrada del Nono” (oggi
comunale) e l’albergo “Adriatico” (1913), nei quali ultimo tratto della via A. Ferri), tagliano il pendio set-
prevalgono elementi decorativi e plastici tipici dell’ar- tentrionale del colle di S. Francesco e terminano nel-
chitettura neoclassica triestina.
Ai piedi del Molo piccolo un cippo in pietra ricorda la S. ZUANE E PIAZZALE DI S. ANTONIO ABATE
con l’omonima chiesetta, affollata di giovani agli inizi di
questo secolo. Dietro di intravvede la ciminiera del comples-
so industriale dei de Calò
(archivio Cherinfoto)

230 l’ampia baia di Valdibora. Lungo le sue rive, costruite luglio 1723 che ne proibiva lo sfruttamento edilizio in
quanto vi si trovavano i rastelli di Sanità, si trovò note-
nella seconda metà dell’Ottocento, sono situati il Tea- volmente ampliata nel 1933 con la demolizione della
tro “Gandusio” (nel 1865 la parte superiore del Rubi- chiesetta di S. Antonio da Padova (o del Ponte) la cui
neo, eretto nel 1854, venne adibita a teatro), la villetta erezione nel 1654 (fabbricata da Domenico Lorenzetto
“Vianelli” (inizi Novecento), l’edificio dell’Istituto di fu Lorenzo da Brioni, sepolto all’interno in un’arca con
ricerche marine ora “Ruggero Boækovifl”, inaugurato stemma gentilizio e iniziali D. L. Q. I.) aveva dato
nel lontano 1891 quale “Zoologische Station” dell’Ac- avvio all’urbanizzazione oltre il canale. Dietro la chie-
quario Berlinese (la sua biblioteca è sistemata nella setta di S. Antonio, Giuseppe Volpi aveva aperto nel
chiesetta sconsacrata di S. Gottardo Vescovo eretta nel 1846 un forno artigianale per “pan fresco e biscotto”.
1749; su una vasca di pietra del cortile è scolpito uno La chiesetta medievale di S. Martino Vescovo con cor-
stemma di appartenenza sconosciuta) e le strutture tile un tempo adibito a museo-lapidario è situata nella
industriali ottocentesche dello stabilimento per la lavo- contrada intitolata al suo nome tra S. Zuane e Carera.
razione del pesce “Mirna” (ex fabbrica di vetro “S. L’altare in legno, FU FATO IN TEMPO DI MR.//
Eufemia” e distilleria “Vianelli”, dal 1905 “Ampelea”). GIO. BATA BASILISCO, QN//ZUANE. L’AN
Il terreno retrostante l’Aquario (dove in epoca veneta MDCCXI//CON LE LIMOSINE DEI//BENEFATORI,
si estraeva la pietra dalle cosiddette cave di S. Vincen- come si legge sull’iscrizione ai piedi della sua pala, in
zo Ferrerio), era stato acquistato nel 1817 dalla Col- stato di avanzato degrado, raffigurante il Santo in catte-
leggiata per seppellire i morti di tifo. Nel 1847, in dra (oggi si conserva presso il Museo civico). Un tempo
occasione della visita alla città dei principi d’Austria e l’11 novembre vi si svolgeva la “Fiera di S. Martino”.
dei reali di Napoli, su quell’area venne organizzata una La via De Amicis (o di S. Zuane) è l’arteria centrale di
gara di tiro al bersaglio. quest’area. Fra i caseggiati del suo primo tratto erano
Ad est della Stazione ferroviaria (1876-1966) si trova- collocati nel passato la chiesetta medievale di S. Gio-
no le chiesette della B. V. del Carmelo (1877) e della vanni Battista (atterrata nel 1840; la sua pala opera di
B. V. della Concezione (1507) con loggia (sopra i cui Emanuele Zanfurnari, restaurata nel 1846 dal bellune-
muri si leggono ancor oggi i grafiti iscritti da Rovigne- se Giovanni Tonegutti, si conserva al Duomo) e l’e-
si all’epoca dell’esodo) nonché il monumentale Cimi- dificio nel quale il capitolo rovignese raccoglieva le
tero cittadino alle Laste (costruito a partire dal 1898) decime dei grani e delle uve.
con il suo bel colonnato dorico e la chiesetta del L’epigrafe sull’architrave del portale del n. 16 (EX.MI
Redentore (1906), progettato dagli architetti triestini DENA.S AVCTORITATE ANG.O IOS.O FVSTINIO-
Nordio e Perissini. NI AD VSVM F. F. SERVORVM BEATAE M.
Sul versante nord della baia, dietro la punta della V.//HOC HOSPITVM EDIFICAVIT//ANNO DNI
Mucia sono collocati la chiesa medievale di S. Pelagio MDCIC) venne fatta scolpire nel 1699 dal padre priore
Martire e gli ampi padiglioni (i primi dei quali furono Fustignoni che in quell’anno vi eresse colà un piccolo
progettati da Guglielmo Stiassny) dell’ospedale inau- ospizio in segno di riconoscenza verso il convento Ser-
gurato nel 1888 quale “Ospizio marino Arciduchessa vita dell’Isola di S. Caterina dove aveva dimorato per
Maria Teresa” per le malattie scrofolose. lunghi anni. Salendo, la via si allarga con il piazzale di
S. Antonio Abate la cui parte superiore fino al 1951
Vie S. Zuane (De Amicis) - S. Martino (oggi era occupata dall’omonima chiesa medievale (con nic-
Vl. Gortan) chia), governata dalla Scuola degli Aratori (nel presbi-
terio un affresco raffigurava il Santo e S. Isidoro che
Lo spiazzo ai piedi delle vie Spirito Santo (oggi A. ara), restaurata nel 1660. I Francescani si servirono di
Ferri), De Amicis e San Martino (oggi Vl. Gortan), questa chiesetta dal 1701 al 1710. Fino all’inizio del-
protetto da una delibera del Consiglio cittadino del 26 l’Ottocento durante la festa del Santo, il 17 gennaio, si

231

LA CONTRADA MULÉIN
occupata un tempo dal mulino e pastificio “Blessich”
e poi dai “de Calò”. Sopra, in secondo piano,
il convento e la chiesa dei francescani
(archivio Cherinfoto)

usava condurre i buoi sul piazzale antistante per la francescano e le “Scuole vecchie” erette negli anni
benedizione; in seguito venivano benedetti in assenza. 1819-1840.
Rilevanti sono gli edifici dei n.ri 20 e 22 (con epigrafe Chiesa e Convento dei Padri Minori Riformati
su formella: P. N. A. AE F. 1738) con due portali di S. Francesco
barocchi differenti, tipici per l’architettura pubblica
rovignese, che datano tra il 1720 e il 1740 lo spiazzo Semplice è la facciata della chiesa dedicata a S. Fran-
suddetto, dal quale si sale a destra verso il Convento cesco d’Assisi (1702-1710), con due finestroni, mez-

232 zaluna e nicchia con la statua del Santo. L’interno, la le immagini della B. V. della Concezione, di S. Pietro
d’Alcantara e di S. Antonio da Padova), dove si venera
cui formazione architettonica originaria riconducibile anche il corpo di S. Candida Vergine. Sulla facciata
a schemi di tradizione rinascimentale conobbe trasfor- interna di destra una lapide epigrafica ricorda la consa-
mazioni “neopalladiane” già prima della sua consacra- crazione della chiesa il 13 aprile 1750: D. O. M.//IN
zione (1750), ha una sola navata che termina in una HONOREM S. P. N.//FRANCISCI//TEMPLVM HOC
grande arcata absidale dove è collocato l’altare mag- CONSECRATVM FVIT//AB ILL.MO ET REVD.
giore rifatto nel 1931, mentre l’elegante originaria MO//D. D. GASPARE NEGRI//EPISCOPO PAREN-
balaustra marmorea del presbiterio, sopra la gradinata, TINO//DIE 13 APRILIS//MDCCL.
venne levata dopo il Concilio Vaticano Secondo e Nella chiesa, in una delle 14 arche sepolcrali, nel 1784
posta nelle sue due parti fra l’altar maggiore stesso ed i venne sepolto Vincenzo Beroaldo, Cavaliere di S.
suoi due laterali. Appunto ai lati si trovano gli altari Marco.
(anch’essi rinnovati nel 1931) del SS. Crocefisso (con Nel 1882 un piccolo organo costruito dal lubianese
pala d’autore ignoto vicino alla cerchia di Palma il Eduard Kunad venne montato nel coro sul cui soffitto
Giovane, raffigurante S. Francesco, S. Diego e S. Ber- campeggia l’immagine di S. Francesco con iscritto il
nardino raccolti sotto la croce) e di S. Pietro d’Alcan- Cantico delle creature. Sui muri del presbiterio sono
tara (con pala del sec. XVIII di Giuseppe Ventura con
BACHECA CON ANTICHI MANOSCRITTI
conservati nel convento francescano di Rovigno.

(foto V. Giuricin)

STATUETTA MARMOREA DELLA BEATA VERGINE COL La grande croce in 233
BAMBINO
pietra davanti al suo
di fattura gotico-rinascimentale ingresso venne qui
(ROVIGNO, Museo francescano) trasferita nel 1855
dal piazzale del
(foto V. Giuricin) Laco dove era stata
posta nel 1804 a
affrescati o dipinti i quattro Evangelisti con i loro sim- ricordo delle missio-
boli: su quello di destra Giovanni = aquila e Luca = bue ni sacre del canoni-
alato; su quello di sinistra Marco = leone alato e Matteo co di Arbe Giam-
= Angelo, il tutto opera del rovignese Antonio Macchi. battista Bon.
Attigua al coro ed al presbiterio si trova la cappella della Sul pavimento del-
B. V. della Concezione (ampliata nel 1861) dove fino a l’entrata i Frati
qualche anno fa per il S. Natale veniva allestito uno dei posero a mosaico il
più grandi e forse il più bello dei presepi dell’Istria. saluto augurale fran-
Nella tipologia dei monasteri francescani barocchi, il cescano PAX ET
convento rovignese, contemporaneo alla chiesa ed alla BONUM.
sua torre campanaria con orologio collocato nel 1846, Il Convento custodi-
(fatto “tacere” nel 1860, e da alcuni decenni non fun- sce una copiosa
zionante); ospizio fino al 1746 con due chiostri sette- biblioteca con pre-
centeschi (in quello grande sono oggi visibili solo due ziosi volumi, per lo
delle quattro meridiane che si trovavano sui suoi muri) più di carattere teo-
ed un’ala aggiunta nel 1878 (il cosidetto “Professo- logico e canonico. Parte della sacrestia e degli ambien-
rio”), rientra nel novero di quelli eretti ai margini del- ti del chiostro piccolo sono oggi adibiti a Museo. Vi
l’abitato in posizione predominante. sono esposte opere di vario genere: un incunabulo del
1524 (Digesti Veteris Copiosum Argomentum), due
ANTIFONARIO MINIATO DEL SEC. XVII antifonari miniati su pergamena del secolo XVII, il
(ROVIGNO, Museo francescano) volume Il Cantore ecclesiastico di Felice Rotondo da
(foto V. G iuricin) Monte Leone, Padova 1698, una trascrizione del libro
di matematica della scuola nautica di Perasto, l’Erba-
rio al naturale ovvero la Raccolta di molte ramifica-
zioni di Piante de Vegetabili. Diligenza et Aplicazione
di F. Francesco da Campolongo in Padova 1756, la
collezione Flora Marina Rubinensis. Raccolta e pre-
parata da Antonio Zaratin da Rovigno dirigente scola-
stico in Parenzo (anni Settanta dell’Ottocento), un’oro-
logio in stile Biedermaier (secolo XIX) ed altro.
Di gran pregio sono anche le opere scultoree in legno
e, in particolare, quelle marmoree: una statuetta della
B. V. col Bambino che è stata attribuita al periodo
gotico-rinascimentale e la scultura barocca di S. Giro-
lamo, dai tratti naturalistici marcati (per A. Santangelo
quasi una “divinità marina”) con teschio e libro aperto,
di recente attribuita alla bottega artistica del veneziano

234 Giovanni Bonazza (seconda metà del secolo XVII).

Numerose sono poi le opere pittoriche tra le quali
ricorderemo: due Madonne-icone bizantine (una
ascritta ad un “madonnaro” del sec. XVI e che si ritie-
ne provenga dall’isola di S. Giovanni, l’altra datata
1686), una Sacra Famiglia della fine del secolo XVI
(attribuita al manierismo dell’epoca del Tintoretto e,
perfino, al Carpaccio), un’Annunciazione barocca del
secolo XVIII, un S. Girolamo di scuola barocca lom-
barda ed un ritratto ad olio del prelato rovignese
Fabretti datato 1763.
Non mancano, inoltre, ostensori, reliquiari, calici e
croci (alcuni in argento e dorati) che come le altre col-
lezioni del Museo di S.Francesco attendono una detta-
gliata opera di inventariazione, gli indispensabili inter-
venti di restauro ed una sistemazione più adeguata
onde valorizzarne appieno il loro pregio artistico di
assoluta rilevanza.
Ad est del Convento francescano si trovava la chiesetta
preromanica di S. Pietro Apostolo (secoli IX-X; alcuni
frammenti litei si custodiscono presso il Museo
archeologico dell’Istria a Pola) che fino al Settecento
dava il nome a quel colle e che andò in rovina agli
inizi del secolo XIX.

Vie Carera - Sottolatina

PALA DELL’ALTARE DEL SS. CROCEFISSO La Carera, sorta tra il 1670 e il 1776, quando venne
nella chiesa di S. Francesco tutta lastricata, è certamente, dopo la Grisia, la contra-
da più rappresentativa della città. Da “strada per carri”
raffigurante S. Francesco, S. Diego e S. Bernardino divenne il passeggio preferito dai rovignesi ed uno dei
raccolti sotto la Croce centri commerciali della città. Nella corte interna del
(foto V. Giuricin) n. 94 Domenico Battistella nel 1836 aprì il secondo
forno per il pubblico di Rovigno.
Di particolare interesse sono le facciate dei n.ri 6 (con
stemma gentilizio datato 1724 attribuibile alla famiglia
Costantini?), 20, 31, 47, 56, 59 (con una venere dipin-
ta sul soffitto del portone), 69 (con ampia corte interna
con due cisterne), l’antico Volto dei Beroaldo ed il
palazzo Milossa eretto a cavallo dei secoli XVIII-XIX
(in effetti, allora la casa ex Fabris venne ristrutturata
da Giorgio Milossa da Portole che nel 1833 venne

ucciso dal suo boaro nella sua casa di Villa di Rovi- 235
gno), oggi sede della Comunità degli Italiani di Rovi-
gno. Negli anni Trenta (dal 1935) vi aveva sede il CHIESA DI S. CARLO BORROMEO (1668)
Monte di Pietà e poi l’Opera Maternità ed Infanzia. (archivio Cherinfoto)
Sulla piazzetta antistante era ubicata la cappella
medievale ettagona della B. V. della Neve, atterrata nel dato vita ad una delle “contrade” rovignesi più belle e
1810. Il suo tetto era coperto da lastre di pietra, mentre pittoresche.
la sua pala rappresentava la B. V. col Bambino, S. Piazzale del Laco - S. Trinità - Via Carducci -
Caterina e S. Eufemia. Madonna delle Grazie - Squeri di S. Nicolò.
La chiesetta barocca di S. Carlo Borromeo venne eret- La Carera sbocca sul piazzale del Laco il cui nome
ta nel 1668 nella parte centrale della via. Sul suo pavi- ricorda il laghetto un tempo colà esistente, chiuso defi-
mento ci sono sei arche sepolcrali, due delle quali nitivamente nel 1882 (nel 1862 era stato interrato per
costruite da Francesco Piccoli nel 1697 (le altre quat- metà; nei suoi pressi venne allora posta la prima pesa
tro erano del Suffragio dei morti). Una con lo stemma pubblica). Ai suoi bordi, verso il mare (la costa in ori-
gentilizio, l’altra con l’epigrafe: E. V. E. // INEVITA- gine in quella zona rientrava notevolmente rispetto alla
BILIS // MEMOR. MORTIS // SIBI PSTERISQ. SUIS riva attuale) erano stati eretti il torchio privato dei Bor-
// HOS GEMINOS TUMULOS // FRANCISCUS
PICCOLI // PARAVIT // ANNO AB ORBE REPARA-
TO // MDCXCVII // OBIIT VIR OPTIMUS // PAU-
PERUM PATRIAEQ. PATER // EGREGIUS MEMO-
RABILIS EXIMIUS // XVI KAL. AUG. MDCCIII. La
pala d’altare rappresentava la B. V. col Bambino, S.
Carlo in mozzetta rossa cardinalizia, S. Giorgio e S.
Eufemia. Una volta in questa cappella si custodiva
anche l’altare con pala della chiesa della B. V. della
Neve e la pala della chiesetta di S. Lorenzo, andata in
rovina agli inizi del secolo XIX. Queste opere sono ora
depositate nel Museo civico.
Nel 1933 venne abbattuta la chiesetta di S. Giacomo
Apostolo (secolo XV), ubicata all’intersecazione delle
vie Carera e S. Giacomo (R. Daveggia). Sulla sua pala
erano raffigurati il Santo, S. Giorgio, S. Eufemia, S.
Cristoforo e la B. V..
Dalla Carera si andava a S. Francesco e a S. Pietro
attraverso le calli del Forneto (da un forno aperto nella
seconda metà dell’Ottocento), Betlemme (via Digna-
no), Milossa e Macaria (via Mazzini). Sulla destra si
diramavano verso gli ex squeri e la punta di S. Nicolò
le vie S. Giacomo (R. Daveggia) e Sottolatina (J.
Rakovac). Quest’ultima assieme alle sue “marine”
grande e piccola (dove a cavallo dei sec. XVII-XVIII
vennero poste le prime “tese” sulla terraferma e nel
1848 il grande torchio della famiglia Quarantotto) ha

236

TRANSENNA DI UNA FINESTRA CAPPELLA ROMANICA ETTAGONALE
della chiesa della Santissima Trinità della Santissima Trinità
decorata con l’allegoria del Golgota
(foto V. Giuricin) con il campaniletto a vela, non più esistente
(archivio Cherinfoto)
ghi nel 1828 (demolito definitivamente nel 1932), sul-
l’area dell’ex Cavana dei frati (dove i Francescani transenna di finestra con la raffigurazione del Golgota.
tenevano una propria imbarcazione), e quello dei Bon- È andato distrutto, invece, il campaniletto a vela che si
tempo nel 1856 (dopo il primo conflitto mondiale nel- trovava sopra il tondo del portale.
l’edificio, demolito nel 1963, funzionavano il mulino Quando nel 1816 l’odierna via Carducci (sulla facciata
ed il torchio del Consorzio agrario). In riva al mare, in del n. 12 è immurata una meridiana datata 1808)
prossimità della suddetta Cavana, alla fine del Sette- venne collegata alla Strada regia postale (per Pisino-
cento su terreno di riporto era stato eretto il primo Trieste) il comune tolse il suo bel lastricato ch’era
macello comunale. stato posto nel 1779-81 per abbellire il tratto fino alla
Il monumento architettonico sacro più antico della chiesetta della Madonna delle Grazie (con sacrestia ed
città è la splendida cappella romanica della S. Trinità, elegante loggia con epigrafe e stemma del Podestà
situata tra il piazzale del Laco e la via Carducci. Assai Scipione Benzono: SCIP BENZ P. M. D. 84) benedetta
interessante è la sua pianta ettagonale con cupola cieca nel 1487, ampliata nel 1584 e “riedificata” nel 1750.
(racchiusa da un tamburo rotondo con copertura a Al suo interno si possono ammirare i bellissimi banchi
cono), mentre lo spazio interno è scandito da sette nic- tardobarocchi con rocailles, la preziosa pala d’altare
chie semicircolari. Di notevole pregio artistico è la sua (sec. XVI, vicino alla cerchia dei madonnari veneti) su
legno raffigurante la B. V. col Bambino e la collezione

di ex voto che datano dal XVI al co Pergolis, il prospicente edificio 237
XX secolo e si riallacciano alla
ricca tradizione marinaresca dove nel 1854 venne aperto il
locale. Nel mezzo della chiesa, primo Asilo infantile cittadino
presso la balaustrata, il 13 dicem- (quando nel 1882 le Suore riapri-
bre 1762 venne seppellita la con- rono l’asilo vi eressero pure la
tessa Elisabetta Angelini-Califfi cappelletta di S. Giuseppe) e più
conosciuta quale “madre dei sopra lungo la salita, le “Scuole
poveri”. Sulla lapide dell’arca è nuove” progettate dall’architetto
incisa l’iscrizione: CINERES // triestino Lodovico Braidotti, inau-
ELISABETH. ANGELINI // gurate il 28 settembre 1913. Tra il
COMITISSAE CALIFI // ID. materiale esposto nel suo interno
DECEMB. 1762 // DEPOS. risalta una collezione di anfore
Vicino alla chiesetta si ergono la antiche, tre lapidi epigrafiche
Casa di ricovero donata alla città romane, uno stemma saltellato
nel 1899 dal benemerito Domeni- ridotto quasi a metà di incerta
attribuzione tra Querini e Paruta.
DISEGNI DI G. G. NATORRE (1851) Di particolare interesse è poi nel
- Lapide a memoria della benedizione parco il puteale di cisterna con lo
stemma del Podestà Foscarini e
della chiesetta di S. Nicolò (1364) l’iscrizione A. D. MDXLVI // V. F. Tra i pezzi che
- Iscrizione sulla lastra tombale di Nicolò Quarantotto (1744) compongono il suo basamento segnaliamo anche l’ar-
chitrave con l’epigrafe W BERNARDVS BARBARO
posta nella chiesa stessa PRAET. // 1678, che in origine adornava uno dei por-
- Pianta della cappella della Santissima Trinità tali interni del palazzo pretorio. Sui pilastri angolari
dei due terrazzi sono apposti due stemmi comunali
(TRIESTE, Biblioteca Civica) “moderni”.
Qualche centinaio di metri ad est della B. V. delle Gra-
PIAZZA CAMPITELLI
dominata dall’elegante palazzo Fabris-Milossa CHIESA DELLA BEATA VERGINE DELLE GRAZIE
un tempo sede del Monte di Pietà, poi dell’Opera Maternità e (archivio Cherinfoto)
Infanzia ed ora della Comunità degli Italiani di Rovigno

(archivio Cherinfoto)

238 zie si trova la chiesetta di S. Giovanni Bosco eretta nel grazie ad una delibera del Consiglio dei cittadini del

1913 assieme al contiguo Oratorio dei Salesiani (con- 1749 che vi aveva proibito sia la costruzione di squeri

sacrato a Maria Ausiliatrice) con annessi campetto che l’erezione di caseggiati. Con gli inizi del secolo XX

sportivo, sala-teatro (oggi palestra) ed edificio multi- l’area degli squeri subì notevoli mutamenti. Nel 1900

funzionale (con meridiana sulla facciata). L’Oratorio, nella sua parte centrale venne costruito un grande muli-

soppresso nel 1947, si estendeva su parte dell’area no distrutto da un incendio nel 1907. Negli anni 1911-

occupata oggi dalla Scuola elementare italiana. Ai 12 le rive di Sottolatina vennero prolungate dal cosid-

margini, poi, del nuovo campetto di questa scuola era detto “lavatoio” fino alla punta di S. Nicolò. Poi, con lo

ubicata un tempo la chiesetta medievale dei SS. Vito e smantellamento degli ultimi squeri (1927) sulla loro

Modesto, demolita nel 1853. area sorsero il cinema “Roma” (1929) e più avanti l’edi-

Su alcune pietre ben squadrate, che fanno da orlo alla ficio della Cooperativa pescatori (1938), la villetta della

strada asfaltata in quel tratto, si trovano scolpiti incavi famiglia Inchiostri (1926) ed altre strutture abitative.

e croci a testimonianza della loro appartenenza origi- La chiesetta di S. Nicolò da Bari venne benedetta dal

naria a strutture edilizie. preposito rovignese Fra Marco il 17 marzo 1364 come

Ridiscendendo la via Carducci ed il piazzale del Laco stava scritto su un’epigrafe resa in parte illeggibile

si scorgono in riva al mare gli imponenti edifici della dalle mitragliate inglesi del 27 novembre 1812, oggi

Manifattura Tabacchi (costruiti a partire dal 1872) uno irreperibile. Nel 1860 venne ricostruita dalle fonda-

degli esempi più considerevoli dell’impiego dell’impe- menta e a ricordo fu posta sopra la porta la seguente

rial-regio stile costiero nell’architettura industriale. La iscrizione: D. O. M. // S. NICOLAO EPISCOPO //

fabbrica venne in parte eretta su terreno riportato tra il PIIS LARGITIONIBUS // E FUNDAMENTIS // REA-

Laco e la località S. Lorenzo, dal nome dell’omonima DIFICATA // ANNO R. S. // MDCCCLX OCT. Il

chiesetta cinquecentesca andata in rovina nel corso del cimitero contiguo, eretto in epoca veneta per la tumu-

secolo XIX. Sulla sua pala d’altare erano dipinti il lazione di coloro che morivano sui navigli soggetti a

Santo, S. Bernardino, S. Eufemia e S. Caterina. In essa contumacia, venne distrutto dai Francesi nel 1810.

aveva sede la confraternita degli “squeraroli”. Non a

caso, sull’area antistante erano sorti nel Settecento

alcuni piccoli squeri. Nei suoi pressi la Société généra- 3. LA COSTA E IL SUO ARCIPELAGO

le française des conserves alimentaires aprì nel 1882 il

primo stabilimento per l’inscatolamento del pesce. Più Il porticciolo di S. Caterina con le pittoresche rive di

avanti sorsero nei decenni successivi un altro stabili- Sottomuro (1856-59; completate nel 1868) e Sottolati-

mento: quello di Giuseppe Rismondo nel 1905 (“Safi- na (erette nel 1868 fino al “lavatoio” e nel 1911-12

ca” dagli inizi degli anni trenta). Nel frattempo, in fino alla punta di S. Nicolò), dove da secoli approda la

quella zona, ma sulla riva del mare, venne costruito il “batana” rovignese, decantata dalla musica popolare e

nuovo macello (1882; ristrutturato ed adibito a club muta testimone del lento naufragare di batài, batileîne,

velico “Maestral” nel 1993), mentre nel 1927 vennero brasière, braguòsi, trabàculi e tartàne, vanto un tempo

colà trasferiti gli ultimi due squeri di S. Nicolò (quelli della marineria locale, ispira chiunque visiti la città ad

dei Benussi e dei Deterni). ammirarne anche le bellezze della sua costa e del suo

Le ultime vestigia della chiesetta di S. Lorenzo furono mare.

rimosse nel 1932-33 per far posto al nuovo edificio del

Dopolavoro, con sala-teatro.

Squeri e “tese” che tanto lustro diedero alla cantieristi- Isola di S. Caterina

ca rovignese erano situati sino al 1927 lungo la riva

opposta fino alla chiesetta di S. Nicolò. La piccola L’isola di S. Caterina che chiude il porto, ospitava in

punta davanti ad essa era rimasta di pubblica ragione antico un ospizio di Eremiti con annessa cappella, ces-

sato nel 1473. Nel 1486 il comune concesse questo intraprese un’ampia opera di rimboschimento e di 239
complesso all’ordine dei Serviti di Maria della Provin-
cia di Treviso (divennero in seguito possessori di metà ristrutturazione dell’isola erigendo due nuovi palazzi,
isola), che al posto dell’ospizio eressero un piccolo uno al centro (che sarebbe dovuto diventare una casa
convento con refettorio e riedificarono la chiesa con da gioco), l’altro vicino alla chiesa già allora cadente.
campanile. Sulla pala d’altare erano dipinti la B. V. col Dopo la sua morte l’isola passò al comune e, successi-
Bambino, S. Caterina ed altri santi. Nel 1779 con la vamente, alla famiglia Sella, mentre la chiesa, il cam-
morte del loro ultimo priore, il convento venne abban- panile ed il convento nel giro di qualche decennio
donato ed i suoi beni incamerati. Dopo vari passaggi di andarono completamente in rovina. Oggi l’isola con la
proprietà tutta l’isola divenne possesso di Alvise sua folta e lussureggiante pineta è uno dei vanti del-
Rismondo che nel 1898 la vendette all’arciduca d’Au- l’offerta turistica rovignese.
stria Carlo Stefano e questi a sua volta la cedette nel Ad occidente dell’isola di S. Caterina si trova l’isolotto
1904 al conte Korvin Milewski, di origine lituana. Egli Bagnole detto anche “Scoglio dei piloti”, in quanto
rappresentava un importante punto di riferimento per i

PIANTA DELL’ISOLA DI S. CATERINA (1797)
disegnata dal pubblico perito Rocco Sbisà

(VENEZIA, Archivio di Stato, Aggiunto Monasteri, busta 199/4)

240 “pedotti” rovignesi che in epoca veneziana pilotavano
i bastimenti verso Venezia.
CAMPANILE E CUPOLA DELLA CHIESA DI S. ANDREA Canale di Leme
sull’isola omonima
(archivio Cherinfoto) Costeggiando l’ampia insenatura di Valdibora, il pro-
montorio della Mucia, Monsena, Punta Croce, Valfa-
borso, Punta S. Eufemia, Valsaline, Valalta, Punta S.
Giovanni e Punta S. Felice, dove fino a qualche anno
fa tra gli impianti turistico-alberghieri erano visibili
resti di edifici antichi e medievali, si arriva all’imboc-
catura del Canale di Leme, una suggestiva insenatura
profonda circa 9 km, larga in media 600 m che conti-
nua poi nel Vallone (Draga) verso le rovine di Dueca-
stelli. Sono questi i resti di un ex letto fluviale unico. I
versanti si elevano fino all’altezza di 70-80 m; la

ISOLA DI S. CATERINA
Convento, chiesa e campanile in rovina
il palazzo Milewski in costruzione (inizio sec. XX)
(archivio Cherinfoto)

profondità dell’acqua al centro del canale raggiunge i 241
32 m. Frequenti sono le sorgenti subacquee pregne di
sali nutritivi il che rende le acque ricche di pesce e di
organismi marini.
L’ostricoltura e la mitilicoltura vantano qui una tradi-
zione ormai centenaria.
In fondo al Canale sul pendio settentrionale del colle di
S. Martino nella grotta di S. Romualdo sono venuti alla
luce resti umani che risalgono al paleolitico superiore.

Il bosco-parco di Montauro - Punta Corrente

La costa a sud dell’abitato con il promontorio di Mon- CHIESETTA E CAMPANILE DI S. GIOVANNI
tauro - Punta Corrente e le baie di Lone, Scaraba, già in rovina agli inizi degli anni Cinquanta
Cuvi, Polari, Vestre, la zona paludosa di Palù e l’arci- sull’isola omonima
pelago di S. Andrea è tra le zone più incantevoli dell’I- (foto Francesco Benussi, 1969)
stria.
Il parco-bosco di Montauro - Punta Corrente è sorto boschetto di bosso e di lecci. Nel Seicento fu per alcu-
nel periodo 1890-1910 secondo un piano elaborato dal ni anni guardiano anche il rovignese Fra Paolo Pelliz-
cav. Giorgio Hütterott (che a partire dal 1890 acquistò zer, predicatore e Visitatore della Bosnia Argentina,
quei terreni e gran parte dell’arcipelago di S. Andrea) che ristrutturò il chiostro e la foresteria.
in vista di un’edilizia alberghiera destinata a coprire Con la soppressione del convento nel 1809 e la cessio-
parte dei suoi 70 ettari. Nel profilo vegetale del parco ne dell’isola a privati (1820) l’intero complesso (con-
prevalgono il pinus brutia e quello alpino con gruppi o vento e chiesa) andò lentamente in rovina. A partire
esemplari isolati di conifere esotiche. Di particolare dal 1852 nel convento e nella chiesa venne sistemata
pregio botanico e paesaggistico sono il gruppo di cedri gran parte degli impianti di un mulino a vapore e di un
dell’Himalaya (alti c.ca 22 m e vecchi quasi 90 anni) cementificio.
piantati a forma di una grande stella a sei punte ed il
viale di pini che attraversa il centro del parco.

Isola di S. Andrea

Su quest’isola i monaci Benedettini dell’Abbazia del
Monastero della Rotonda di Ravenna eressero nel
secolo VI un ospizio con annessa chiesa dedicata a S.
Andrea, abbandonati poi nel Duecento. Verso la metà
del secolo XV il monastero ravennate concesse la
chiesa vacante ai Frati Minori Osservanti di S. France-
sco della Provincia di Dalmazia. Grazie all’interessa-
mento di San Giovanni da Capistrano - secondo la tra-
dizione primo guardiano del convento - la chiesa e l’o-
spizio vennero completamente riedificati e ampliato il

242 ta sono andati distrutti gli ultimi resti degli affreschi

carolingi (secoli IX-X; raffigurazione del Crocefisso)

che ornavano la parte meridionale sotto la cupola. Le

altre strutture della chiesa che si sono conservate risal-

gono all’epoca gotica (secolo XV). Nel complesso

adiacente, ristrutturato dal Hütterott, sono visibili i

resti del convento francescano e gran parte del suo

chiostro (sulla sua facciata interna si trova una lapide

con lo stemma di S. Francesco e l’iscrizione: O. D. A.

// I. A. R. P. P. M. O. // ANNO DNI MDCLIII), mentre

non distante da esso si trova un’antica torre-belvedere

dove un tempo v’era un piccolo oratorio. Su un vaso di

pietra del parco è scolpito uno stemma sconosciuto

datato 1577.

Oggi, grazie soprattutto all’opera della famiglia Hütte-

rott, l’isola di S. Andrea assieme agli isolotti circostan-

CHIESETTA CAMPESTRE DI S. FELICE ti è annoverata tra le località turistiche più rinomate
in rovina alla fine degli anni Cinquanta dell’Istria.

(foto Francesco Benussi “Scurléin”, 1969)

Isola di S. Giovanni in Pelago

Nel 1890 il cavaliere Giorgio Hütterott (di famiglia L’ospizio di Eremiti di S. Girolamo della Congregazio-
patrizia tedesca, morto a Trieste nel 1910) acquistò l’i- ne di Fiesole, esistente su quest’isola fin da epoche
sola e nel giro di qualche anno la convertì in uno medievali, venne soppresso nel 1668 e andò ben presto
splendido parco e ristrutturò il vecchio convento con in rovina, mentre la chiesa (con loggia aggiunta nel
nuovi fabbricati. Parte degli arredi, dell’inventario e 1884), che vi era annessa, fu per lungo tempo mante-
delle opere pittoriche di cui era dotata la sua dimora si nuta dai pescatori e dai marinai rovignesi. Un tempo il
custodiscono in situ e nel Museo civico (sono andate suo altare era adornato da una pittura alla “bizantina”
perdute, purtroppo, due Madonne ed una lapide con in su tavola (raffigurante S. Giovanni Battista), surrogata
rilievo l’immagine della Madonna risalenti al periodo successivamente da altra pittura “greca” con l’immagi-
gotico), mentre parte è stata depredata nelle drammati- ne della B. V. col Bambino molto venerata dai pescato-
che vicende dell’estate del 1945 che portarono alla tra- ri rovignesi, rubata nel 1785 da un bastimento greco.
gica fine della moglie Maria Enrichetta e della figlia Un decennio più tardi (1796) grazie all’interessamento
Barbara, assassinate assieme alla loro cameriera. del “paron” Lodovico Brunetti il quadro fu ritrovato
Del complesso benedettino si è conservata solamente nelle Bocche di Cattaro e riportato, con grande parteci-
la parte centrale della chiesa a croce greca, ovvero la pazione di fedeli, sull’isola. Nel 1863 venne restaurata
cupola emisferica che, sostenuta da trombe d’angolo, a Venezia da Giovanni Bellini; fonti ottocentesche
poggia su pianta quadrangolare. Con gli anni Cinquan- ritengono sia stata poi portata nel convento francesca-
no in città.
Tra le chiome dei pini oggi si intravede solamente la
cima del campanile in quanto la chiesa è oramai ridot-
ta ad un cumulo di macerie.
Poco distante da S. Giovanni si trova l’isolotto con il

243

RESTI DELLA CHIESETTA CAMPESTRE DI S. PROTO ROVINE DELLA CHIESETTA CAMPESTRE DELLA
(foto Francesco Benussi, 1969) MADONNA DELLA TORRE

CHIESETTA CAMPESTRE DI S. CIPRIANO (foto Francesco Benussi, 1969)
(foto Francesco Benussi, 1969)
faro per la navigazione, alto 22 m sul livello del mare,
costruito nel 1853.

4. L’ARCHITETTURA SACRA CAMPESTRE

Alla bellezza del paesaggio del territorio extra-urbano
concorrono i boschi e la macchia sempreverde dei
pendii e delle colline, molte delle quali sedi di castel-
lieri preistorici, la vegetazione lussureggiante della
costa, dove fino a qualche decennio fa si potevano
ancora ammirare numerose vestigia romane e medie-
vali, nonché la terra rossa delle fertili vallate un tempo
coltivate prevalentemente a uliveti e vigneti con disse-
minati qua e là “taguri”, “casite” e chiesette. A que-
st’ultime si perveniva nel giorno di celebrazione del
santo tutelare, durante le scampagnate domenicali e
festive, nel giorno di S. Marco e con le tradizionali
processioni delle Rogazioni. Molte di queste chiesette
campestri sono, purtroppo, ridotte ad un cumulo di
macerie, se non addirittura inesistenti, i loro arredi e
pale d’altare sono andati dispersi o distrutti (alcuni
esemplari si conservano al Museo civico). Purtuttavia
per le loro caratteristiche, varianti e strutture costrutti-
vo-edilizie, esse rientrano nel novero degli esempi più
considerevoli di quell’architettura rustica popolare

244 rovignese e istriana che è andata sviluppandosi dalla Di questa antica chiesetta oggi restano solamente
pochi ruderi dei muri laterali e dell’abside.
fase di transizione paleocristiano-preromanica a quelle S. Tommaso Apostolo (San Tumàn)
romanica e gotica. Si tratta di un patrimonio artistico-
architettonico e storico-culturale da salvaguardare e da La cappella di S. Tommaso Apostolo, ubicata in loca-
rivalorizzare sotto ogni profilo. lità omonima non distante dai binari ferroviari del trat-
Nel territorio posto a settentrione dell’abitato incon- to Rovigno-Villa, è sicuramente una delle chiesette
triamo le chiesette di S. Eufemia di Saline, S. Giovan- (non solo tra quelle campestri) più antiche e più inte-
ni di Vallalta, S. Felice, S. Bartolomeo, S. Cristoforo, ressanti del Rovignese. I resti di selciato conservatisi
S. Tommaso e S. Proto. nelle vicinanze attestano la sua ubicazione ai margini
di un importante viabile. Si è conservata fino all’altez-
S. Eufemia (S. Ufièmia de Saleîne) za del tetto ed è stata recentemente restaurata (è stato
ritrovato un frammento liteo ornato con un rilievo ad
Il canonico Caenazzo e Antonio Angelini fanno risalire intreccio); negli anni Trenta era ancora coperta dal
la sua erezione agli inizi del XV secolo, ovvero negli tetto. Nelle strutture murarie rimaste si possono diffe-
anni immediatamente successivi al ritorno a Rovigno renziare tre fasi principali: la parte inferiore con tre
del corpo di S. Eufemia, mentre Andrija Mohoroviåifl absidi e due strette ed alte nicchie ai lati di quella prin-
(1962) la data alla fase di transizione paleocristiano- cipale risalente all’epoca di transizione paleocristiano-
preromanico-altoromanica, confermando così la sup- altoromanica; la parte superiore dell’abside principale
posizione di Bernardo Benussi che, trovando spunto (con perimetro esterno semicircolare) con piccola
dalle osservazioni del Kandler (il quale aveva ipotizza- imposta che si colloca nel romanico; la facciata attua-
to l’esistenza dell’antico Rovigno in Valsaline, località le, l’isolamento della navata centrale (con la chiusura
che è di considerevole interesse storico-archeologico), delle aperture arcuate tra le navate) con conseguente
riteneva fosse stata “ricostruita” nel 1401, per ricorda- abbandono di quelle laterali (più corte) ed i supporti in
re l’approdo in Val Saline “per burrasca della nave che pietra per i sedili installati nel tramezzo venutosi a
trasportava da Venezia la cassetta con entro il Sacro creare con la suddetta modifica, attribuibili alla fase di
Corpo di S. Eufemia rapita a Rovigno dai Genovesi transizione rinascimentale-barocca.
nel 1380, ricuperata e restituita dai Veneziani”. Oltre alla singolarità del transetto con tre absidi (con
La chiesetta, ubicata sull’omonima punta tra Valsaleî- pianta simile al tipo a crociera), che va ricondotta
ne e Valfabùrso, innalzata sulla roccia viva, aveva una all’architettura e a costruttori istriani ispiratisi a
sola navata che a livello del presbiterio si allargava in modelli altobizantini, la chiesa presenta anche un tipo
quanto vi comprendeva ben tre absidi le cui calotte di campanile aperto eccezionalmente raro, situato nel
poggiavano su trombe d’angolo. Essa venne restaurata muro settentrionale, poggiante sui resti del muro della
nel 1595 assieme al suo campaniletto a vela come navata laterale verso nord e con una bifora nella sua
ricorda l’anno allora su di esso scolpito e, nuovamente, parte terminale.
nel 1642. La sua pala su tavola raffigurava le immagini Questa chiesetta per lungo tempo è appartenuta alla
di S. Eufemia, S. Sebastiano e S. Rocco. famiglia Basilisco che sul cimiero dell’altare in legno in
Fino al 1728 veniva visitata processionalmente il 18 stile corinzio vi aveva dipinto lo stemma gentilizio. Sulla
maggio (commemorazione del ritorno del corpo di S. sua pala era dipinto il Redentore che comanda a S. Tom-
Eufemia) ed il 13 luglio (a ricordo del prodigioso maso inginocchiato di mettere il dito nel suo costato.
approdo dell’arca). Essa, inoltre, rappresentava la
quinta stazione nel secondo giorno delle Rogazioni. S. Bartolomeo (S. Bartolumeîo) e S. Cristoforo (S.
Cristùfo[lo])

245

CHIESA DELLA MADONNA DEL CAMPO ROVINE DELLA CHIESA DI S. ZAN DI POLARI
(foto Francesco Benussi, 1969) (foto Francesco Benussi, 1969)

CHIESETTA DI S. BRIGIDA
in rovina

(foto Francesco Benussi, 1969)

Queste due chiese, tra le più grandi fra quelle campe-
stri, di pianta rettangolare con abside esterna, datano
al periodo romanico. Della prima, che fino al 1847
aveva al suo interno un rastello orizzontale per la divi-
sione degli uomini dalle donne, oggi restano le mura
laterali. La sua pala mostrava il Santo, S. Giorgio e S.
Eufemia.
La seconda, invece, un tempo stazione delle Rogazio-
ni, è vivacizzata plasticamente dal motivo delle lesene
terminanti, poco più in basso del cornicione del tetto,
in archi che compare sui muri perimetrali (con quattro
finestre).
La pala era adorna dalle immagini di S. Cristoforo col
Bambino, S. Francesco d’Assisi e S. Elia Profeta. Con
la prima metà dell’Ottocento incominciò ad essere
visitata per invocarvi la pioggia nei periodi di siccità.
Fino al 1869 sopra il suo portale si trovava un’archi-
trave con scolpiti due leoni e quattro teste animale-

246 sche, custodita poi nel cortile della chiesa di S. Marti- Nel secondo giorno delle Rogazioni attorno a questa
chiesetta si compivano le esequie solite per i defunti a
no. Oggi essa ci è nota da un disegno ottocentesco. ricordo di un membro ivi seppellito della famiglia
S. Giovanni Evangelista (San Zuane de Valàlta) e Sponza detta Madè, che ne era proprietaria.
S. Felice Papa e Martire (S. Fìli) Nella zona campestre a levante di Rovigno si trovano
le chiesette di S. Cipriano, della Madonna della Torre,
Delle chiesette di S. Giovanni Evangelista e di S. Feli- di S. Cecilia, di S. Brigida, della Madonna di campo e
ce Papa e Martire, ubicate rispettivamente sulla punta di S. Francesco da Paola.
e nella valle omonime in località Valalta, oggi non
resta praticamente traccia. Nei loro pressi in occasione S. Cipriano Martire (S. Sipriàn)
dei lavori di costruzione di impianti turistici furono
rinvenuti numerosi resti di edifici antichi (ville rusti- L’erezione di questa cappella, bassa e in cattivo stato
che, tombe). di conservazione (oggi funge da magazzino), risale
La pergamena ritrovata nel 1728 nel sepolcro della all’epoca romanica. Venne restaurata nel 1614. La sua
chiesa urbana di S. Giovanni Battista, che ricorda la pala su tavola raffigurante il Santo, la B. V. col Bambi-
consacrazione nel 1439 di una chiesetta dedicata all’E-
vangelista, viene ascritta, non senza qualche dubbio,
alla cappella di S. Giovanni di Valalta. In occasione
del suo restauro nel 1639 era stata scolpita sull’archi-
trave del portale l’iscrizione: SANCTE JOANES
EVANGELISTA // ORA PRO NOBIS // MDCXXIX.
Anche l’erezione della chiesetta di S. Felice viene
attribuita al secolo XV. Restaurata nel 1860, durante le
due guerre mondiali era stata adibita a casermetta mili-
tare.

S. Proto Martire (S. Prùti)

Di questa chiesetta medievale (il Caenazzo la data al
secolo XV; di recente è stata attribuita al sec. XIII),
dislocata sotto Muntèro, si conserva solo parte delle
mura con elementi gotici. La pala del suo altare raffi-
gurava S. Proto assieme ad una decina di Santi.

DISEGNO DI G. G. NATORRE, 1851 (op. cit.)
FA - pianta di S.Eufemia in Saline

FB - architrave con epigrafe di S. Giovanni Evangelista in Valalta
FC - pianta della chiesetta di S. Bartolomeo
FD - prospettiva della chiesa di S. Cristoforo
Fd - architrave di S. Cristoforo

con scolpiti due leoni ed altre quattro teste di animali
(TRIESTE, Biblioteca Civica)

CHIESETTA 247
DI S. NICOLÓ DI SARISOL
prima del restauro
del marzo 1967
riconsacrata il 20 aprile 1973
(foto Francesco Benussi, 1969)

no, S. Eufemia e S. Giustino è andata distrutta nel
secondo dopoguerra.
La Madonna della Torre (Maduòna de la Tùro)
e S. Cecilia (S. Siseîlia)

Le rovine di queste due chiesette si trovano ai piedi del CHIESETTA DI S. NICOLÓ DI SARISOL
Mònto de la Tùro, rispettivamente verso meridione e architrave ad arco probabile materiale di recupero
verso levante.
La prima, eretta nel secolo XIV (restaurata nel 1772 e (foto Francesco Benussi, 1969)
1863), era dedicata alla Visitazione di Maria Vergine a
S. Elisabetta (raffigurata sulla pala d’altare, surrogata Cristoforo. La sua pala raffigurava la Santa Cecilia, S.
nel sec. XVIII ad altra più antica) e assieme alla sua Eufemia e S. Giustina.
bella loggia è andata in rovina dopo il 1945. La Scuola S. Brigida Vedova (S. Preîta)
legata a questa chiesa nel 1782 donò alla Colleggiata
(Duomo) le due grandi acquasantiere con le statuette La chiesetta medievale di S. Brigida, ubicata ai margi-
di S. Eufemia e di S. Giorgio. ni del Pra Maiùr, venne ricostruita nel 1621 (restaurata
La seconda con i suoi muri perimetrali ornati all’ester- poi nel 1852) quando vennero rinnovati l’altare e la
no da lesene ed archi assomigliava molto a quella di S. pala con S. Brigida a mani giunte sotto il crocefisso, S.
Eufemia e S. Caterina. Dopo esser stata per lunghi

248 anni adibita a magazzino-deposito, oggi si trova com- gnese: SS. Giovanni e Paolo, S. Nicolò da Bari, la SS.
Trinità e S. Damiano.
pletamente in rovina. SS. Giovanni e Paolo (S. Zàn da Pulàri)
La Madonna del Campo (Maduòna del Cànpo)

Tra le chiesette campestri meglio conservate e più Lungo la spiaggia di Pulàri, importante località
grandi va annoverata quella intitolata alla Madonna di archeologica, sono situati i ruderi della chiesetta dei
Campo eretta nel 1785 al posto della cappella medie- SS. Giovanni e Paolo, eretta nel secolo XV. Caduta in
vale esistente ancor prima del 1363, alla quale era rovina una prima volta agli inizi del secolo XIX venne
annessa la Confraternita della B. V. di Campognana, acquistata e riparata da Pietro Benussi detto Moro nel
una delle più importanti e ricche di Rovigno. 1830. La sua pala raffigurava la B. V. col Bambino, i
Quando nel 1779 nel Duomo venne eretto il nuovo alta- SS. Giovanni e Paolo martiri vestiti da guerrieri, S.
re laterale di S. Francesco, quello vecchio in legno con Costanzo e S. Fosca.
quattro colonne di ordine corinzio venne donato a que-
sta chiesetta. Ancor oggi sul suo altare si venera l’anti- S. Nicolò da Bari (S. Niculuò da Sarisol)
ca miracolosa immagine dell’Assunta circondata da
Cherubini e Serafini. Presso i rovignesi essa è cono- La cappella medievale dedicata a S. Nicolò da Bari si
sciuta come la Madonna Piovana in quanto nel passato, trova in cima alla collinetta di Sarisol. La sua pala più
fino agli inizi del XIX secolo (quando vi è stata preferi- volte ritoccata rappresentava la B. V. col Bambino in
ta la chiesa di S. Cristoforo), nei periodi di grande sic- gloria, S. Nicolò vestito da vescovo, S. Eufemia e S.
cità la suddetta opera veniva portata alla chiesa della B. Giacomo Apostolo. Era la terza stazione del primo
V. delle Grazie e da li in processione al Duomo. giorno delle Rogazioni. Restaurata una prima volta nel
Tra le memorie locali più interessanti a proposito rile- 1827 dalla famiglia Radossi venne rinnovata tra il
veremo quella dell’8 agosto 1784, allorquando la 1967 ed il 1973 usando in parte il materiale della
devozione del popolo verso l’Assunta ricevette “la gra- diroccata chiesetta della Madonna della Torre. Davanti
zia bramata della pioggia” caduta abbondante non la sua entrata si conserva una architrave arcuata; pro-
appena la processione giunse al Duomo. babile materiale di recupero dalla chiesa della Madon-
Andate in disuso la processione annuale del primo na della Torre, con scolpito l’anno 1614.
maggio e quella delle Rogazioni (seconda stazione nel
secondo giorno), oggi vi si celebra messa la prima La S.ma Trinità
domenica di maggio.
Questa piccola cappella “domestica” a pianta rettango-
S. Francesco da Paola (S. Fransìsco da Pàula) lare senza abside è ubicata accanto all’ex “stanzia”
della famiglia Garzotto, a settentrione di Paloù. Se la
Venne eretta nel 1778 in località Valtìda da Giacomo sua erezione viene fatta risalire al 1689 (Caenazzo) la
Angelini che sulla sua facciata vi fece apporre la sua soffittatura ad arco acuto, ben visibile dopo la rovi-
seguente iscrizione: D. FRAN. DE PAULA // SUO AC na della faciata, la collocherebbe tra l’architettura
FAMILIAE PROTECTORI EXIMIO // IACOBI rustica popolare gotica. Singolare era la sua pala con la
ANGELINI PIETAS // EREXIT ANNO 1778 // SS. Trinità, una donna genuflessa con corazza (verosi-
JOSEPH VERO FILIUS // IN OPTIMI PARENTIS milmente la famiglia Garzotto) e la riproduzione della
MEMORIAM ET OBSEQUIM // MONUMENTUM “stanzia”.
POSUIT. Oggi è usata come magazzino e fienile.
Altrettanto interessanti e considerevoli sono pure le S. Damiano (S. Damian da Paloù)
chiesette poste a sud-est del territorio catastale rovi-


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