E d i t o r i ALFIERI e LACROIX R o m a
di L U IG I A L F IE R I E C.
ÌNDICE
L u c i o M a r i a n i - Zeus a i g ì o c o s ..................................................................... ...... pag. 7
PIETRO ROMANELLI - T om ba romana con affreschi del IV Secolo dopo Cristo nella regione di 21
35
Gargàresh (Tripoli) .. 41
PIETRO ROMANELLI - A ntichità della regione di. Gu. rgi .(T ri.p o li)....................................................................... 73
79
U G O ANTONIELLI - Tanit-C aelestis nell’arte figurata .. 91
95
RENATO BARTOCCINI - Gruppo di Dioniso con (auno e pantera nel Museo di Tripoli 103
115
REN ATO BARTOCCINI - Il Museo Leptitano (Hom s)
I
SILVIO FERRI - Torso di Boreas nel Museo di Bengasi
SILVIO FERRI - Il Santuario di B u d r a sc ...........................................................................................................................
PIETRO ROMANELLI - Scavi e scoperte nella città di Tripoli
GUID O CIMINO - L a Zecca di Tripoli d ’occidente sotto il dominio degli Ottomani ..
» w Catalogo delle monete (a p p e n d ic e )........................ ....................................
PROPRIETÀ a r t i s t i c a e l e t t e r a r i a r i s e r v a t e
OFFICINE GRAFICHE SA ITA E BERTOLA - MILANO
ZEUS AIGIOCHOS
ZEUS AIGIOCHOS.
Fra le numerose statue che il suolo di Cire La statua era caduta sul pavimento decorato
ne ci ha restituito in questi ultimi tempi, quasi di mosaico, dinanzi alla sede, che era un lar
spontaneamente, e per effetto di lavori d’oc go podio (m. 3.60 per 1.50 in pianta, a. m.
casione più che per ricerche apposite, si se 1,63) addossato alla parete di fondo. La lar
gnala, al pari della Afrodite e dell’Alessandro, ghezza di questo basamento ed i resti di altre
la statua di Giove, rinvenuta nell’agosto del due statue, probabilmente di Giunone l’una e
1915, per la mole ed importanza del soggetto, l'altra di Minerva (!), fanno pensare che le im
per la bellezza e completezza della figura, di magini del culto formanti la triade fossero rag
cui si sono potuti recuperare anche i più mi gruppate in questo posto d’onore.
nuti frammenti rimasti sul luogo ov’era collo
cata, caduta per uno di quei terribili terremoti Gli scavi dello Smith e del Porcher furono
che sconquassarono il suolo della Libia nella fatti in questa località negli ultimi giorni della
seconda metà del IV secolo d. C. loro presenza a Cirene. Essi non distinsero il
monumento, nel quale si trovavano, dall’adia-
L’insigne monumento di scultura venne già cente C o lo n n a to (12). Il tempio invece, ora com
pubblicato dal Dott. Ghislanzoni, Soprainten- pletamente scavato, manifesta tuttala sua W ù-
dente alle Antichità in Cirenaica, nel 2° volu vidualità. E’ un prostilo tetrastilo corinzio
me del N o tiz ia r io A r c h e o lo g ic o del Ministero di m. 12,50 di fronte e 20 di lato.
delle Colonie (!). Egli non soltanto descrive con
minuta accuratezza la statua, ma dà ragguaglio La statua era rotta in più pezzi : il maggio
delle condizioni in cui essa fu rinvenuta e del re era il torso fino alle ginocchia, mancante
l'ambiente ove trovavasi, riconosciuto poi me
glio in uno scavo successivo. Era questo un dell’avambraccio sinistro e del braccio destro.
tempio dedicato, probabilmente, alle tre divi Ma gli altri frammenti raccolti man mano nel
nità capitoline, costruito a Sud dell’acropoli, procedere della diligente indagine, hanno per
presso al ciglio del terrazzo, rafforzato da un messo la ricomposizione quasi completa del
muro di sostegno, a Nord della località ov’è la figura, compiuta con grande cura e perizia
costruita la ridotta Spoleto. Circa 60 m. a N-O dallo scultore Sig. Giuseppe Longo, addetto
di questa fu rinvenuto il Giove, insieme a co quale restauratore al Museo di Bengasi (fig. 1).
lonne, frammenti di trabeazione, ecc.
Non mancano che il naso, il polso della destra
Dinanzi al tempio, si stendeva l’ampio Fo con il membro, parte del fulmine e qualche di
ro, sicché tutto il complesso costituisce la par to, la punta dell*indice e una scheggia del me
te più importante della città romana. dio della mano sinistra; qualche pezzo dello
scettro, di cui peraltro esistevano gli attacchi
sulla superficie dell’egida. Le principali giuntu-
(1) U n m io sc o laro , il D r. G ilb . B ag n arli, h a , c o n l ’a iu to
(1) A n n o 1916, p a g . 195-216 e ta v . Ill e IV . U n c e n n o d e g li a p p u n ti d e llo S m ith , rin tra c c ia to re c e n te m e n te a
alla scoperta a p p arv e a n ch e sui giornali q u o tid ia n i, v. L o n d ra le d u e sta tu e ch e a cc o m p a g n a v an o il G iove, e
specialm ente I d e a N a z io n a le . — C fr. B o lle ttin o d*A r te n e farà oggetto di u n a prossim a p u b b licazio n e.
del M in istero d ella P u b b l. Istru zio n e. (2) V . p i a n t a in S m i t h - P o r c h e r , o . c.
re dei pezzi sono al collo, all*attaccatura del L’equilibrio statico è rafforzato da un tronco
braccio destro, ai due gomiti, ai polsi, sopra al di sostegno aderente alla gamba destra, tronco
di quercia, a quanto sembra; e ai piedi di que
ginocchio destro e sotto il sinistro, a metà del sto sta appollaiata un’aquila rivolta col corpo
polpaccio destro e tra la coscia e il tronco di un poco a destra, ma avanzante il passo di
sostegno, al collo del piede sinistro, la testa conserva col suo dio, a testa alta, quasi pronta
dell’aquila, metà del fulmine, due serpentelli. a spiccare il volo ad un cenno di comando.
Un puntello congiunge il gomito destro al
fianco. Il motivo della statua è comune fra le imma
gini di Giove dei tempi ellenistici e risale ad
La statua è di marmo pario di qualità scel un prototipo del IV secolo (*). Vi si conoscono
tissima, a grossi cristalli, alabastrino e quasi gli elementi di quello stile eclettico, fortemente
trasparente; e misura dalla sommità del capo influenzato dalla modellatura policletea, che è
alla pianta de’ piedi m. 2.18, ai quali si deb proprio dell’indirizzo artistico dèi contempora
nei di Pressitele. Senonchè gran parte di que
bono aggiungere cm. 12 e mezzo di plinto irre sto carattere policleteo deve ascriversi all’artista
golare, il cui contorno grezzo dimostra che do che materialmente eseguì la statua e non al
veva esser inserito nel basamento. prototipo. Giacché non v’ha dubbio che il Gio
ve di Cirene sia opera dei tempi imperiali ro
Il dio è rappresentato nudo, meno l’egida mani, siccome ha dimostrato il Ghislanzoni. A
gettata a cavallo del braccio sinistro alzato, da parte i motivi estrinseci, la modellatura e il
cui pende come una clamide sciolta. trattamento della superficie, il largo impiego
del trapano nella esecuzione dei capelli, dimo
La figura robusta, ma slanciata, è piantata strano ciò in modo evidentissimo.
sulla gamba destra, mentre il piede sinistro, al
quanto rivolto di fianco, indietreggiato, poggia Mentre lo schema di tutta la statua, col suo
leggermente la punta a terra. La figura è per movimento di piani si dimostra completamen
ciò in atto di camminare, agile, un po’ inclina te sviluppato, v’è nella separazione delle masse,
ta in avanti, ed il torso segue con l’asse, non nel contorno esagerato de’ muscoli alcunché
irrigidito, il movimento della persona elegante, di arcaico voluto, di accademico, diremmo noi,
ma imponente. Il braccio destro è abbassato, che disegna per esempio con forte risalto i mu
un po’ discosto dal corpo ed era piegato in mo scoli obliqui addominali ed il contorno conven
do che l’antibraccio sosteneva, un po’ solleva zionale e duro del bacino. I muscoli retti ad
to, sulla palma della mano, il fulmine. Ma Ze dominali sono ripartiti in masse squadrate,
us non brandisce questo come un’arma minac mentre sul fianco si sollevano le sporgenze del
ciosa, sembra solo mostrarlo quale attributo, dentato. Molto profondo è l’incavo che separa
presentandolo come generalmente le statue di il gluteo dalla cresta dell’ileo nella gamba fer
divinità fanno colla p h ia le per ricevere le liba ma. Sarebbe lungo il soffermarsi su questa a-
zioni. L’altro braccio, alzato e discosto dal natomia scolastica tradizionale, che è comune
corpo, colla mano sollevata stringeva lo scettro a tutte le statue romane anche della migliore
che si appoggiava a terra a lato del piede, epoca e di più pregevole esecuzione. Basterà
dove è rimasto l’attacco sul plinto. Dello scet mettere a confronto delle statue studiate uno
tro sono rimasti anche punti d’attacco sull’egi fra i molti esempi che si potrebbero citare, la
da e sul plinto. statua di Adriano del teatro di Vaison (Vau-I
La nobile e bonaria testa barbata è legger (1) V . G h i s l a n z o n i , 1. c ., p a g . 209, c fr. b ro n z i. N o ta
mente inclinata in avanti e guarda un po’ a
destra ; tutto il motivo della persona è accentua sp e c ia lm e n te l ’a n a lo g ia c o n la s ta tu a In c e B lu n d e ll, a ttr i
to in modo chiastico: mentre il fianco destro b u ita a d E u f r a n o r e : FURTWAENGLER: S t a t u e n c o p i e n , ta v .
robustamente sostiene il peso, la mano sinistra
sostiene, collo scettro puntato a terra, in riposo, I e III. M olto som igliante alla nostra è la statua del
il fianco alleggerito, sicché la gamba sinistra L o u v re , C l a r a c , 311, 6 8 1 ; R e in a c h , R e p . I, 138, 1 ;
può abbandonarsi completamente, molto pie
gata al ginocchio e col piede volto in fuori ; e FroEHNER, 33. Il m an to posato sulla sp alla sinistra e ca
fa contrasto alla mossa sostenuta del lato g e
stro, il braccio calato e la testa dolcemente ri d e n te d ietro la p e rso n a tien e p e rfe tta m e n te il luogo d e l
volta in basso e da questa parte.
l ’e g id a n e lla s ta tu a c ire n a ic a .
eluse) (!) che mostra ima singolare analogia di sto nome ci è sconosciuto fra gli artisti ricor
fattura collo Zeus di Cirene. dati nella tradizione: è uno di quei nomi c. d.
gioviali, che pare fossero frequenti in Afrodi
Il tipo della testa sta fra lo Zeus di Otricoli sia, patria di una scuola di scultori celebri di
e l’Asklepios di Melos, cioè tra Bryaxis e gli questo tempo (]). Fra di essi era noto Zenone,
Alessandrini. Si noti la capigliatura leonina che figlio di Attinas, e ricordato da una statua del
somiglia a quella dell’Alessandro di Cirene (12) Museo Ludovisi (2), un Zenas, figlio di Ales
e la bocca tumida incorniciata dai baffi arric sandro e Zenas da due busti del Museo Ca
ciati all’ingiù, che ritroviamo in una testa di pitolino (3), ritratti dei tempi di Adriano, ed un
Zeus di Alessandria (3). Anche il Poseidon di altro Zenone di Alessandro firmava una statua
Cherchell (4) offre analogie, specialmente per cretese (4).
la testa.
Ora ci appare per la prima volta lo stesso
Conforta questa cronologia il tipo dell’aquila nome al diminutivo.
ed il modo come è scolpita.
E le sculture del tempo adrianeo, prodotti
L’uccello di Giove, tutto arruffato, colle pen della scuola di Afrodisia, mostrano una grande
ne a ciocche, è in atto di muoversi ad un cen
no del dio, verso il quale aguzza lo sguardo, analogia stilistica col nostro Giove (5). Erano
sollevando un poco le ali e avanzando la zampa artisti questi delle ultime scuole greche, che,
sinistra, pronto a spiccare il volo. Aquile simi impoverite d’ispirazione, esaurita la facoltà
li ritroviamo spesso ai piedi di statue impe
riali (5). inventiva, non si segnalavano che per i pregi
della esecuzione, la grande abilità del lavoro
Come ha dimostrato il Ghislanzoni, negli sca in marmo, la raffinatezza del trattamento del
vi fatti nel tempio di Giove a Cirene, sono sta le superfici. Veri eclettici, rammodemavano
te rinvenute due epigrafi che assai probabil
mente si riferiscono alla statua del Dio. L’una vecchi tipi scelti sopratutto nell’arte del V e
ci dice la gratitudine dei Cirenei per gli impe IV secolo.
ratori Adriano ed Antonino Pio, che hanno
abbellito il luogo anche a con le statue ». L’i Il Rizzo ha già fatto notare l’influenza delle
scrizione è del 138 d. C., e le statue donate stele attiche sul rilievo di Antinoo di Anto-
dagli imperatori sono certamente quelle che niano (6) ; il Giove si connette con un prototipo
formavano la triade capitolina (6), e forse ap
parteneva alla triade la Hera del British Mu del IV secolo, attribuito ad Eufranore, l’arti
seum, proveniente dalla stessa località. L’al
tra iscrizione era incisa sul basamento che por sta dai Romani prediletto; poiché essi forse
tava la statua stessa sul fianco destro e contiene trovavano nel suo stile, intermedio fra la scuo
la firma dello scultore : Zenion Zenionos. Que-
la peloponnesiaca e l ’attica, qualcosa che sa
(1) B u lle tin d . C o m . d e s tr a v a u x h ist, e t s e ., a. 1914,
1, tav . V II. ziava adeguatamente le preferenze neoclassi
(2) GHISLANZONI, N o t i z i a r i o A r c h e o l . d e l M i n . C o l . , II, che dei tempi imperiali.
p a g . 105 se g g . — M a r i a n i , R e n d . L i n c e i , 1915, p a g . 94 E’ interessante notare il contrasto coloristi
segg.
co delle varie superfici, che doveva essere na
(3) B r e c c i a , A l e x a n d r e a a d A e g y p t u m , p a g . 202, n . 36,
fig. 73. turalmente accentuato da una sobria policro
(4) D o u b l e t , M u s é e d ’A l g é r ., tav. V ili. mia: il lucido delle carni, specialmente nel
(5) C fr. p. e s .t REINACH, R é p . II, 769, 3 ; C lau d io d i viso, vicino ai folti capelli e alla barba, così
P h ila th e n io n d i E g in a , O ly m p ia , III, 60, 1. S t. d i L .
V e ro d e ll’arco d i M . A u re lio in T rip o li (in ed .). (1) LoEWY : I n s c h r . G r ìe c h . B h . , 365.
(6) N ella stessa località eseg u iro n o scavi n el 1866 lo
S m ith e il P o rc h e r ( D i s c o v e r i e s a t C y r e n e , p a g . 75), m a (2) H e l b ig , F iih rer, 3, n. 1315;
si arrestarono proprio a pochi passi dal luogo, dove era ( 3 ) HELBIG, F iih r e r 3 , 4 5 3 ; C a t . o f t h e C a p . M u s ., n u
nascosto il Giove.
m ero 66.
(4 ) S a VIGNONI, R o e m . M i t t h , 1 890. A u so n ia ,
et B. L.
( 5 ) FURTWAENGLER, S t a t u e n c o p i e n , p . 547.
(6) P e r la S c u o la d i A fro d isia , v e d i Rizzo,
1908, p a g . 9. — GaUCKLER, M é m . A c a d . I n s c r .
1908, p . 338 segg. — V . a d es., i fra m m e n ti d i v ia L ab i-
cana, nel M useo Jacobsen: E in ze la u fn a h m e n , 166-170;
REINACH : R e p e r t . d e S c u l p t . , II, 2 9 , 6 ; C a t a l o g d e r G l y p -
t o t h e k in Ny CARLSBERG.
come ci appaiono anche nel mirabile busto di tico ceffo gorgonico per influenza del p a th o s
Commodo Erculeo capitolino (,). dell’arte ellenistica.
Nel volto stesso dello Zeus di Cirene (fig. 2) Peraltro l’ampiezza della faccia e i riccioli
c’è suffusa una bonarietà più umana che divi serpentiformi della chioma ricordano anco
na, una espressione di dolce protezione quale ra il g o rg o n e io n , sebbene le ciglia aggrottate
noi vediamo emanare dalla faccia veramente e le labbra tumide sentano lo spirito dell’ar
gioviale dell’imperatore Adriano. Che tale rav te nuova.
vicinamento sia proprio voluto non si può as
serire con sicurezza; ma non mi sembra inve Lo stesso tipo di Medusa è rimasto quasi
rosimile il supporre un’intenzionale somi canonico in una derivazione dell’egida che
glianza del Dio rappresentato coll’imperatore. noi vediamo assai frequentemente nei busti
imperiali del tempo degli Antonini. La coraz
L’identificazione del monarca col Dio è u- za cioè in questi busti è squamata ed ornata
no dei vezzi dell’arte cortigiana che i Romani sul petto del Gorgoneion; l’attributo divino è
hanno ereditato dai Diadochi. E questo ci ap passato così da Giove a D iv u s I m p e r a to r , è
parirà ancor più evidente dopo aver studiato gli scultori del tempo acquistano una singo
il singolare attributo che vediamo assegnato lare perizia nel rendere queste testine dalla
allo Zeus di Cirene, l’egida. espressione patetica e spaventata.
Se l’egida è nella letteratura un attributo L’immagine dell’imperatore egioco, deri
proprio di Zeus, Aiòq atyi? (21), fin dalla più vata dal tipo di Zeus, ci fa pensare al tramite
antica poesia epica, non è così frequente nel per cui è passato il simbolo della divinizzazio
le rappresentazioni figurate, e si ritiene gene ne, l’uso cioè che si è fatto in epoca ellenisti
ralmente una invenzione de’ tempi elleni ca di un tale attributo, assegnato ai diadochi
stici (3). e specialmente ai Tolomei d’Egitto (!).
L’egida ha sostituito qui il mantello getta Vediamo infatti l’egida sulle spalle di Ales
to sulla spalla, quale si vede in altre repliche sandro nel cammeo Gonzaga e sul medaglione
del Giove dello stesso motivo' (4). Essa è im di Abukir, come in altre immagini di monar
maginata di forma ovale o circolare ed è ri chi ellenistici o romani; ed abbiamo la testi
piegata in tre con due lembi riboccati sopra. monianza degli autori che Ptolomeo Soter e
Demetrio Poliorcete furono ritratti coH’attribu-
L’artista si è compiaciuto nel rendere in to di Zeus (2).
un modo evidente e naturalistico questa gros^-
sa pelle, dura e un po’ accartocciata, che si La statua di Cirene è il più completo e for
piega a malincuore: i bordi, guerniti di ser se il più genuino esemplare di un soggetto,
pentelli si rovesciano e sembrano conservare di cui esistono altre repliche, le quali finora
la vita nel guizzare minaccioso de’ piccoli a- non si erano potute giustamente apprezzare,
nimali. Uno di essi perfino si attorciglia allo appunto per la loro incompletezza.
scettro. Nel mezzo, proprio sul deltoide, è col
locata la testa di Gorgone che si presenta co La più cospicua è quella che si trova nel
sì di faccia al riguardante. la Sede del Banco di Roma, nel Palazzo Si-
monetti al Corso Umberto I (fig. 3). In fondo al
La Medusa dal tipo umano, doloroso, ha i l’ingresso secondario, di via Lata, in una nic
capelli arruffati, con due aiucce sulla testa chia appositamente costruita con luce che piove
e due serpentelli annodati sotto il mento. dall’alto, fu esposta la bella statua trasportatavi
dalla primitiva sede del Banco in via del Trito
E’ il tipo comune della Medusa dei tempi ne. Essa peraltro proviene dal Banco Marti-
romani, derivato dalla umanizzazione dell’an- nori e Cavallini, in Piazza S. Silvestro, ed a
(1) HELBIG, F tih r e r 3 , 9 3 0 . (1) Furtwaengler p r . Roscher, M y t h . L e x . I, 2 , 1721
(2) GRUPPE: G r ie c h . M y t h . 1309, 15. e segg.
(3) FURTWAENGLER, p r . R o s c h e r M y t h . L e x . - GRUPPE,
G r . M y t h . 8 2 3 ,3 . - DarEMBERG-Saglio: D i e t , d e s A n t . I. ; (2) Furtwaengler: G e m m e n , I I. p a g . 157.
p . 103. - Pauly-Wissowa: R . £ . , I , p . 9 7 2 .
(4) R e in a c h : R e p e r t . I l, 6 , 9 ; 7 , 1 ; I II, 4 , 1 ; v . s o p r a
n o t a 1, p a g . 2 .
- 10 -
questo era stata trasferita, non so come nè avuto cura di uguagliare la superficie vecchia
quando. (!) Certo è che la statua esisteva nel alla nuova, con un generale ritocco che deve
XVIII see. già in un altro palazzo di Roma, aver alterato anche un poco la modellatura
poiché la troviamo pubblicata in una raccol del torso. Il principale danno è avvenuto per
ta di incisioni di statue antiche colla indica non essere stato compreso il soggetto rappre
zione : R o m a e , in a e d ib u s d u c is L a u ti (21). sentato, e per aver voluto fare del torso anti
co, una statua di Perseo (O-
Questa casa non può esser altro che il Pa
lazzo Lante in piazza dei Caprettari, dove era Da ciò ha avuto origine l’applicazione di
una testa, forse antica, ma giovanile e non
adunata una raccolta d’opere d’arte fatta in appartenente alla statua, la testa di Medusa
parte già dal Duca Ludovico che lo acqui decapitata, nella mano sinistra che ne strin
stò nel 1558. Al principio del XVIII see. il ge i capelli e la mostra come nel Perseo Celli-
cortile fu edificato da Onorio Longhi e il card. niano (2) e in quello del Canova, e della spada,
Marcello Lante lo fece restaurare dall’arch. o meglio della h a rp e , nella mano destra (3). Ma,
Carlo Morena nel 1760. tolte queste parti, quali restano veramente an
tiche e proprie della statua ? (4) Un esame ac
Le descrizioni contemporanee di Roma, par curato e più volte con minuzia ripetuto, te
lando del palazzo, accennano ad una colle nendo conto anche della grana del marmo, mi
zione di statue e busti quivi esistenti e ne no ha persuaso che oltre il torso fino a metà de
minano alcune; però non ho trovato alcuna gli arti, sono antichi anche i polpacci ed i
menzione del Perseo (3). piedi con la base, (5) nonostante le moltepli
ci raggiuntature ed i tasselli che hanno riem
La statua era anche sfuggita alla simpatia pito le lacune (6).
degli archeologi e per la sua collocazione e
per i ripetuti restauri che la trasformavano (4).
Già da parecchi anni avevo fermato la mia
attenzione su di essa ed ottenuto dalla Dire
zione del Banco il permesso di pubblicarla;
ma avevo sempre differito il mio proposito,
mancandomi l’elemento principale per il con (1) L ’in sp ira z io n e p u ò a v e r a v u to o rig in e d a a lc u n e
fronto e l’interpretazione che oggi ci è forni gem m e antiche che riproducono lo stesso m otivo: HoE-
ta dal Giove di Cirene. E* infatti una repli FER p r . R o s c h e r , M y t h . L e x . I ll, 205 e se g .
ca dello stesso soggetto, cui un raffazzonamen-
to cinquecentesco ha tolto i connotati. Essen (2) P iù lo g ic a m e n te , n e è in v ertito il m o tiv o .
(3) L a s p a d a è d i re sta u ro m o d e rn o e p a n n i c h e a n c h e
la m an o d estra n o n sia d e ll’istessa fa ttu ra d e lla sinistra.
(4) L a s ta tu a è d i m a rm o p e n te lic o ; l’in te ra a lte z z a a t
do i restauri fatti da molto tempo, è difficile tu ale è d i m . 1,92, sen za il p lin to ch e è an tico p e r poco
riconoscere con precisione fino a qual punto più della m età, a. m . 0,12.
giungano le parti antiche ; gli scultori che
hanno messo le mani sulla statua hanno poi A ltre m isure n ella p arte antica sono m . 0,60 dalla fon
ta n e lla al p u b e ; 1.43 fino a ll’o m b elico .
(5) S o n o d i re s ta u ro : il collo, la m a n o d . co n la sp a d a ,
la m a n o sin. con la testa d i M edusa, il m e m b ro v irile e
testic o lo sin . : la p a rte in fe rio re d e ll’e g id a d a l g o rg o n e io n
(1) L e ric e rc h e fa tte fa re n e ll’A rc h iv io d e l B an co d i in g iù . Il re sta u ro si rico n o sce a n c h e d a lla fa lsa in te r
R om a sono state infruttuose. pretazione dei serpentelli che vagano liberi sulla pelle.
(2) RjEINACH: R e p e r t Il, 508; 4 ; BRACCI: M e m o r i e d . A lla te s ta è rifa tto il n a so .
in c i s o r i II, ta v . 3 ; BRACCI DoMIN. A u g . : C o m m e n t a r i a (6) U n tasse llo è so p ra a l g in o cc h io d e stro a sin istra ,
d e a n tiq u is scu lp to rib u s q u i su a n om in a in cid eru n t in com presa la parte corrispondente del tronco di sostegno,
g e m m i s e t c a m m a e is c u m p lu r ib u s m o n u m e n tis in e d itis , e a d e stra d e l sinistro, in te rn a m e n te . U n altroi tassello è
s ta tu is , a n a g l y p h i s , g e m m i s e c c . F lo re n tia e, 1784-86. L ’in in te rn a m e n te alla g a m b a in ferio re d e stra . A l p ie d e d e stro
c isio n e d e lla n o stra sta tu a è d ise g n a ta d a G io v . C a sa n o v a è u n ra p p e z z o a lla b a se d e ll’a llu c e e su l d o rso d e l se c o n
ed incisa d a Ferd. G regorj, dedicata a Sir H aughton Ja do dito. A sinistra del plinto una larga fetta è di restauro
m e s E sq . : C o m p t e s - r e n d u s , 1863, p a g . 2 7 6 ; OVERBECK, e la p a rte a n tic a , c o stitu ita d a d u e p e z z i so tto i d u e p ie d i,
Z e u s , pag. 248-c. è incastrata in u n nuovo plinto più alto, arrotondato) sul
(3) R o m a a n t i c a e m o d e r n a : R o m a , R o ise cc o , 1765, d a v a n ti.
voi. 1, p a g . 5 6 5 ; id m . e d iz . R o m a , C asalettó, 1775, p a g . G iu n tu re so n o a ll’a tta c c o d e ll’a v a m b ra c c io d e stro e d e l
30 ; T iT I: D e s c r iz . d i R o m a , R o m a, P a g lia rin i, 1763, p a g . sin istro ; sotto al gin o cch io sin. ; alla caviglia, so p ra al
184; N ib b y : I tìn e r . d i R o m a , II, p a g . 389; V a s i, (1794) ginocchio d estro e caviglia.
I, pag. 435. U n buco d i 2 cm q., otturato, è sul fianco sinistro, dove
(4) V e d i ReiNACHe d OVERBECK, 11. cc. si a tta c c a v a l ’e g id a .
— 11 -
Interessante è la questione dell’autenticità tue è il trattamento dell’egida, cui or ora ac
della testa, la quale è congiunta al corpo per cennavo. Diversa è la forma di questo attri
mezzo di un collo tutto moderno (figg. 5, 6, 7). buto che nella statua romana è più stretto,
Già questo fatto era un argomento per ritenere con pieghe più sottili e simmetriche a piom
che la testa è veramente antica, quantunque bo, prive di vita. Il gorgoneion, di tipo ar
non appartenga alla statua. Il marmo è molto caico, dalla faccia larga e tonda, è colloca
somigliante a quello del torso, che è pentelico : to più in basso, sul davanti e non sulla spal
manca tuttavia in essa la continuazione di la come nel Giove. L’artista che scolpiva la
quelle macchie a strati che corrono lungo il statua di Cirene ha sentito la vita ancora pal
corpo. pitante in questa pelle di mostro, che conser
va anche dopo distaccata una energia male
La grandezza anche del capo è forse mi fica; è dessa il cielo che minaccia l’uragano
nore di quel che si aspetterebbe nella statua, e perciò come le code di rettili mozzati conti
nonostante le sue proporzioni slanciate.
Il lavoro peraltro è robusto e franco e tra nuano a contorcersi, così i serpentelli dell’e
spare anche sotto i ritocchi che hanno alte gida guizzano attorno e i bordi quasi ondeg
rato sopratutto la parte inferiore del viso. Nei giano e il gorgoneion sale su la spalla del
capelli è rimcisto quà e là qualche tratto di Dio, si solleva e guarda dolente e minaccio
superficie non ritoccata colla sua patina an so; perciò lo scultore ha preferito rappresen
tica, che conferma il nostro giudizio. tarlo col tipo patetico, più espressivo, men
tre il copista della statua romana ha a mala
Il tipo della testa, giovanile, imberbe, con pena riprodotto il gorgoneion arcaico, che
capelli ricciuti, è ideale e mostra i caratteri non comprendeva, riducendolo quasi una fac
dell’arte del IV see. e dei primi tempi elleni cia di bambino !
stici, cosicché non si adatta male sul corpo
che presenta una modellatura analoga, in cui Questa notevole differenza npi due esem
si fondono le eleganze attiche alla muscola plari ci fa supporre anche un’altra cosa, che
tura accademica. Non è facile il distinguere cioè il rifacimento più originale fatto dallo
quanto di queste finezze di piani secondari scultore di Afrodisia, partisse da un model
spetti all’artista originale, poiché il torso è lo di carattere severo, ma più freddo ed ac
certamente capitato nelle mani d’un buon scul cademico, il quale è stato più servilmente ri
tore del Cinquecento che ha sapientemente ri prodotto dall’altro scultore, l’autore dell’e
lavorato la superficie e può aver aggiunto, an semplare romano.
ziché tolto pregio alla esecuzione della statua. Ma prima di inoltrarci in una disamina che
Tolti i restauri malintesi, abbiamo una re incomincia a classificare due redazioni dello
stesso tipo, è bene esaurire i confronti e pas
plica acefala (*) del Giove di Cirene; ed un sare ad un altro esemplare statuario che è a
confronto con questa statua ci dice che l’esem noi noto.
plare romano non doveva essere inferiore a
quello cirenaico. La statua di Roma è for E* questo il torso di FaHerone rinvenuto
se più severa nella modellatura e nei partico negli scavi praticati nell’antico teatro del tem
lari. Notisi specialmente la diversa trattazio po di Claudio nel 1836 (fig. 8). (*) Esso trova-
ne del pube, più schematico, e l’egida diver vasi nel 1897 presso l’antiquario Innocenti in
sa, su cui torneremo fra breve. via del Babuino n. 77, dove io lo vidi e dove
Anche la massa del torso è più piena, me fu fotografato per le E in z e la u fn a h m e n (21). Poi
no elegante che nel Giove, mentre in questo è stato acquistato per il Museo del Louvre.
sono più schematiche le forme muscolari.
E’ di marmo greco, alt. m. 1,12, conservato
Ma ciò che sopratutto distingue le due sta- con tutta la coscia e il ginocchio destro, e col
la parte del braccio sinistro che è coperta dal
l’egida. Il braccio destro doveva esser rag
(1) L ’alte zz a d e lla fra ttu ra al collo e la m a n c a n z a d i giuntato in antico. Il sostegno dietro la co-
qualsiasi traccia delle ultim e p u n te d e ’ riccioli che po
tevano scendere sulle spalle, farebbero am m ettere la pos
sibilità che la statua non avesse una testa di Giove adulto. (1) M o n u m . d . 1 st. Ili, 2, 3 -a ; A n n a l i , XI, 1839, p a g g .
P otrebbe anche trattarsi di una statua iconica con gli at 21-28 (De Minicis); Reinac h: R e p . , II, p a g . 108, 5.
tributi di Zeus. (2) Ame l ung : E i n z e l a u j n . S e . Ili, 1897, n . 816.
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scia destra era un tronco di palma con la pan tua risalga a tempi anteriori all’ellenismo mi
nocchia dell’inflorescenza. par confermato da questi caratteri più arcai
ci della modellatura, che esistono più evidenti
La statua, interpretata prima per Ercole, nel torso di Fallerone.
Perseo, e dal De Minicis per Apollo Libico,
(*) fu riconosciuta dall’Overbeck (12) per Zeus Prescindendo dall’egida, questo può met
aigiochos o, come pensa l’Amelung, per un tersi accanto ad una statua policletea, p. e. il
imperatore divinizzato qual Giove. doriforo, ed aver l’impressione d’una stessa
concezione nel ritmo e nelle forme anatomi
Esso riproduceva, in modo esatto, lo stesso che. Ne vien quindi la conseguenza che l’au
prototipo che noi conosciamo già dalla re tore della statua che ornava il teatro di Fal
dazione più completa e dall’altro torso romano. lerone, uno scultore forse « pasitelico » del
I see. dell’Impero, ha avuto dinanzi un mo
Soltanto il lavoro è più schematico: le dello classico, cui ha aggiunto l’attributo del
masse muscolari, spianate e sommarie, con l’egida imitando immagini di Giove ellenisti
tornate vigorosamente, e il torace quadrato che; oppure, rifacendo 1*immagine sopra uno
hanno un carattere spiccato di stile policle- schema ellenistico, ha ridotto le forme della
teo, quasi bronzeo. Tuttavia il lavoro dei par statua secondo il gusto neoclassico. La pri
ticolari, p. es. : i peli del pube, in parte a ric ma ipotesi mi sembra più attendibile, perchè
cioli, in parte ondulati, tradiscono una ese non mancano, specialmente in piccoli bronzi,
cuzione tarda, cioè una copia romana. Ed figure di Zeus, nel motivo della nostra sta
anche in questo esemplare, dove si notano le tua, risalenti certamente ad originali del V se
maggiori differenze, è nell’egida, conservata colo. Esse ci rappresentano, per lo più, il dio,
per circa due terzi della sua originaria lun nudo, col fulmine; talvolta hanno un mantello,
ghezza. Lo scultore ha reso con molta cura una specie di clamide sciolta, che poteva fa
la grossa pelle serpentina, in cui, oltre alle cilmente trasformarsi in egida. (!)
squame, sono segnate le zone degli anelli ;
e la testa di Gorgone, collocata un po’ più Fra queste statuette una si avvicina più del
in giù della spalla, sembra voltarsi verso l’in le altre al nostro Giove, ed è il piccolo bronzo
terno, forse perchè la mossa del braccio si della collezione Trau a Vienna (2) che rap
nistro era più avanzata e non laterale come presenta Zeus coll’egida. Il dio ha l’atteggia
negli altri due esemplari. Ma nella disposi mento uguale alla nostra statua; l’egida av
zione delle pieghe si accosta più alla statua volge le spalle e parte del braccio sin. alzato.
romana che alla cirenaica. La figura mostra energia nella mossa impe
riosa e rivela la sua dipendenza da un origi
La testa di Medusa, dal tipo dolente ed nale statuario.
umano, con folta chioma spartita, sente l’in
fluenza delle maschere tragiche e non ha l’o L’uso di trasformare una statua di Giove
vale magro ed il mento affilato di alcuni esem in quella di un monarca, ci è attestato anche
plari de* tempi adrianei. Sul capo sono col da un singolare monumento statuario, di cui
locate le alette e sotto al mento annodati due conviene qui far parola, perchè proviene dal
serpenti. Le occhiaie profonde e l’arco sopra lo stesso ambiente alessandrino, nel quale si
ciliare contorto dànno una forte espressione deve comprendere anche Cirene.
alla maschera.
La statua del Museo del Cairo (fig. 9) (3)
Queste notevoli differenze neH’aggiustamen- proveniente da Atfih in Egitto, l’antica Per neb
to dell’egida e nel tipo del gorgoneion fanno
pensare che un tale attributo non esistesse (1) A g l i e s e m p i c ita ti a n o ta 1, p a g . 8 , a g g iu n g e r e
nel prototipo di Zeus, comune a tutte tre le a n c h e D e RlDDER : B r o n z e s d u L o u v r e , p a g . 75, n . 505,
statue; e che il tipo fondamentale della sta- ta v . 38 ; REINACH, R e p e r t . II, p a g . 2 e s e g g .
• (2) FRIEDERICHS-WoLTERS : B a u s t e i n e , 1747; REINACH :
R e p . f II, 8, 4 ; GURLITT : A r c h . e p i g r . M i t t h . a u s O e s t e r r . ,
(1) STEPHANI: A p o l l o B o e d r o m io s , tav . 4, n . 4, 5 te pag . 146, tav. 7.
sto, pag. 39. L a ragione d e ll’in terp retazio n e p e r A p o llo (3) E d g a r : / . H . S t . (XXXIII), 1913, p a g . 50 e s e g g .,
è il tronco d i p a lm a ; m a l ’O v e rb e c k g iu sta m e n te o sserv a tav. II. Le fotografie che pubblichiam o ci furono corte-
sem ente inviate dal D irettore del M useo del Cairo.
che esso si adatta a statua d ’im p erato re. E forse la p a l
m a n o n è e stran ea a ll’o rig in e a fric a n a d e l tip o .
(2) O v e r b e c k , K u n s tm y th o l, I, p a g . 247.
13 -
tep aht, la città di Hathor Boionis, è in cal zioni, non oso insistere sui confronti col Gio
care tenero, è alta m. 2,05 senza il plinto, e ve di Cirene. Mi basta notare che queste im
di lavoro grossolano e corrosa fortemente al magini del dio egioco non sono poi tanto rare,
la superficie. Secondo l’Edgar rappresenta un e che si trovano specialmente nell’Africa set
re ellenistico, forse Ptolemacos II Philadel- tentrionale, cioè o in Egitto o in ambiente di
phos, e deriva da una statua di Alessandro Ma influenza egiziana.
gno, nel motivo colla lancia, attribuito a Li-
sippo, (cfr. bronzetto del Louvre). L’impianto Non posso anche dare un giudizio sulla sta
della statua è inverso di quello del Giove. tua di Madrid (]) per la quale mi debbo limi
tare al rinvio all’Overbeck. La mossa è di
La statua è caratteristica per l’acconciatura versa, perchè lo Zeus pianta sulla gamba si
dei capelli che incorniciano insieme a due ba nistra, presso cui è un tronco con l’aquila vi
sette la fronte e le guancie come un casco. cino. Il braccio sinistro è appena sollevato per
Gli occhi sono grandi e profondo l’arco sopra tender l ’egida che porta affibbiata sulla spal
ciliare modellato secondo la tradizione scopa- la destra come una clamide.
dea. Il tipo va raffrontato specialmente con
le monete. La statua Miollis (21), Giove giovanile, è dub
bia e sembra un pasticcio.
L’egida è disposta come nello Zeus di Ci
rene e la testa di Medusa dolente, sebbene Una ulteriore trasformazione dell’immagine
meno espressiva, proviene dallo stesso proto in senso romano, ci presenta la statua di Ge
tipo. Varia la disposizione dei serpentelli al nio, rinvenuta aH’Esquilino, ed esistente nel
l’orlo, qui annodati e là sciolti ; le squame più Museo del Palazzo dei Conservatori (3).
lunghe quasi uniformi ricoprono la parte del
l’egida che fa da fondo al Gorgoneion, men Il motivo della statua è molto semplice : col
tre nel Giove questo è liscio ed era forse com la sinistra regge il cornucopia e sulla spalla
pletato dalla pittura, e nella statua del Banco sinistra è gettata un’ampia egida che ricopre
di Roma e nel torso di Fallerone è, invece, anche il gomito. Le forme sono giovanili. Ac
squamato. canto alla gamba destra posata, sta il sostegno
a tronco di palma.
Questa figura, molto simile al nostro Gio
ve, serve a provare vieppiù che l’invenzione La mancanza della testa non permette una
del tipo è proprio dei tempi ellenistici, nei sicura interpretazione del soggetto : non è chia
quali si è riassunto un prototipo di Zeus di ro se trattasi di Genio di Giove, deH’Impera-
venuto quasi canonico, attribuendogli l’egida tor^ o di G e n iu s C a s tr o r u m , g e n iu s e x e r c itu s ,
come un manto; e da questo tipo di divinità come vorrebbe l’Helbig.
si è poi passato facilmente alla rappresenta
zione analoga del monarca divinizzato, cogli Secondo l’interpretazione del Furtwaengler
attributi del Dio. sarebbe un Giove giovanile anche la statuet
ta di bronzo della Gliptoteca di Monaco (4) pro
Dagli esemplari che più strettamente si col veniente da Vulci. Il Tinia etrusco, se si tratta
legano, perchè dipendenti da un unico pro veramente di Giove, deriva qui da un imma
totipo, si può allargare la rassegna ad altre gine ellenistica e la composizione della sta
statue analoghe. Sorvolo soltanto sulla sta tua, pel motivo e lo stile, si collega col tipo
tuetta di Leida, la cui provenienza da Utica che noi abbiamo studiato.
è per noi di somma importanza, rappresen
tante Zeus coll’egida. (’) Il motivo della sta Secondo lo Schreiber è Helios e secondo
tua è alquanto diverso; non conoscendo l’o 1’Arndt (5) la statuetta rappresenta probabil-
riginale, neanche attraverso buone riprodu-
(1) C l a r a c , 410 G ., 684 D ; R e i n a c h -. R e p . I, 1 9 6 , 1 ;
(1) MiiLLER-WlESELER : (W ern ick e-G raef), tav. II, 7 ; H u e b n e r : A n t. B u). in M a d r id , n . 5 e 123, p a g . 36 e
FURTWAENGLERG J a h r b . d . / , I V , piag. 68 e se g g . ; OVER- s e g g ., 1. c . n . s .
BECK : Z e u s , p a g . 2 4 7 , n . 2 ; JANNSEN : G r ìe ì& c h e e n R o t t i.
b u i l d e n , ta v . I ; STARK : B e r . s a e c h a . G e s e l l s c h . t 18 6 4 , p a g . (2) O v e r b e c k , n . 3 ; C l a r a c , 4 1 0 C , 6 6 4 M ; R e i n a c h :
198; R ein acH : R e p . II, 5, 6. R e p . I. 194, 1.
(3) H e l b i g : F i i h r e r , 3 , 927 ; B u l l . C o m . 1873, p a g . 289,
cfr.) X (1882) t a w . X V III, XIX, p ag g . 173-179.
(4) F u r t w a e n g l e r , G ly p to th e k , n . 463, p ag. 375,
tav. 98.
(5) G r ie c h . u . r o e m . P o r tr a its , s. 88, s. 89.
- 14 —
mente Alessandro Magno deificato a guisa di poesia omerica (]) ma la tradizione artistica
Giove. (’) Questa interpretazione mi par mol di questi attributi si forma proprio ai tempi
to probabile ed illustra il processo per cui ab di Alessandro.
biamo veduto tramutarsi in imperatore il ti
po del Giove di Cirene. Nella gliptica contemporanea esistono mo
numenti assai significativi pel nostro assunto.
Notevole è pure un frammento di statuet
ta neirAntiquarium di Berlino (21) proveniente Innanzi tutto ricordiamo la gemma del Mu
dairEgitto, rappresentante Alessandro con seo di S. Marco a Venezia, detta Carneo Zu-
l’egida. Il movimento è uguale a quello del lian, proveniente da Efeso (2), rappresentan
nostro Giove invertito; l’egida è messa come te un busto di Zeus di faccia, coperto di egi
una clamide, affibbiata sulla spalla destra e da ed incoronato di quercia. Il tipo di Giove,
riboccata sul braccio sin. proteso che sostene ellenistico, ha una certa somiglianza collo
va forse il fulmine o una Nike; il braccio de Zeus di Cirene; specialmente nei capelli, nel
stro alzato si appoggiava allo scettro. la barba e nella bocca si notano analogie di
stile. Sono anche ellenistici i due carnei che
In tal modo Alessandro rassomigliava pro si fanno riscontro, con la testa di Zeus con
prio al sommo degli dei, e vien fatto di pen l’egida e la testa di Medusa di profilo, esi
sare che qualcuna di queste immagini ci ri stenti a Pietrogrado. (3)
produca la statua vista da Pausania in Olim
pia (3) All ebcaopivog, dedicata da un corinzio Questi esempi aggiungono prove alla no
in epoca romana. stra supposizione che l’invenzione del tipo di
Zeus Aigiochos in un’opera statuaria debba
Ed è qui il luogo di ricordare alcune statuet ricercarsi nell’Egitto ellenistico.
te di bronzo provenienti dall’Egitto: (4) Ales
sandro è ricoperto d’una egida a guisa di pe Ma ci sono anche altri monumenti della
sante mantello militare (tglpcov) e somiglia pel gliptica che ci dimostrano il passaggio della
tipo di statua all’Alessandro di Cirene. Il Per- rappresentazione di Giove egioco a quella dei
drizet nota che è un tipo speciale dell’Egitto, monarchi equiparati a Zeus.
nel quale Alessandro è raffigurato come figlio
di Zeus. Le statuette sono forse ex voto di L’egida intanto, come attributo, vediamo
soldati macedoni ad Alessandro deificato. sulle spalle di Alessandro nel grande carneo
con Olympias, cioè il Carneo Gonzaga a Pie-
Della rappresentazione di Zeus Aigiochos, trogrado. (4)
e di monarchi sotto questa forma divina, esi
stono altre immagini oltre che in scultura. Alle statue descritte offre un bel riscontro
la gemma del Museo deU’Ermitage a Pietro
Lo Zeus dell’altare di Pergamo, .combat grado, firmata da N e is o s , (5) se questo nome
tente contro i Giganti, si serve dell’egida co è veramente autentico (6). Essa rappresenta
me spauracchio, ma questo mezzo rappresen la figura intera, ritratto di un monarca elle
tativo della potenza divina materiata in un nistico, con l ’egida avvolta al braccio sinistro.
simbolo o attributo, è un concetto dell’arte
ellenistica, e nel fregio pergameno è il lin (1) II. X V II, 593 e s e g g .; IV , 167.
guaggio comune degli artisti che hanno in
cotal modo armato o accompagnato tutte le (2) L e n o r m a n t, N o u v . g a l . m y t h o l V I , 1 ; — V i s c o n t i ,
divinità combattenti.
O . v a r i e I t. X V I ; — MuLLER-WlESELER, ta v . II, 5 ; —-
L’inspirazione viene, senza dubbio, dalla OVERBECK, Z e u s , tav. Ili, n . 3, p a g . 243, s e g g .; —FURT-
(1) C fr. B e r n o u l l i , A l e x a n d e r , p a g . 103, fig. 3 2 ; — WAENGLER, G e m m e n , tav . LIX , 8, II, p a g . 266.
UjFALVY, p a g . 51. (3) FURTWAENGLER, G e m m e n III, p a g . 158; fig. I l i
(2) B e r n o u l l i , A l e x a n d e r , p a g . 112, fig. 38. — S c h r e i - e 112.
BER, S t u d i e n z u d . B i l d m A l e x a n d e r s , p a g . 142, ta v . X II. (4) BERNOULLI, A l e x a n d e r , ta v . IX, 1, p a g . 126 s e g . —
(3) V , 25, 1. FURTWAENGLER, G e m m e n , tav . 53, 2 - S e c o n d o a ltri r a p
(4) U n a d a l C a iro (F o u q u e t), v . PERDRIZET in M o n . P i o t presenterebbe Ptolom eo III. Filadelfo e d A rsinoe.
(5) FURTWAENGLER, G e m m e n , t. XXII, 11; c f r . J a h r b .
XXI, 1913, p a g . 59-72.
d . J . 1888, tav. II, n . 26, p ag. 69 e se g g . e 1889, p ag. 67 ;
K l e i n e s c h r i f t e n II, p a g . 270, tav. 26-28 ; — BERNOULLI,
A l e x a n d e r , tav. V i l i, 2, p a g . 193.
(6) FURTWAENGLER d a p p r im a r it e n e v a f a l s a l' i s c r i z i o n e
o a lm en o n o n sig n ifica n te il n o m e d e ll’artista; poi si è
r ic r e d u to in p a r te , a m m e tte n d o c h e in d ic h i il n o m e d e l
possessore.
- 15 —
Il tipo della figura è lisippico, e secondo King, E poiché le gemme ci hanno illustrato il
(!) seguito dal Furtwaengler, potrebbe ripro passaggio della figurazione da Zeus ad impe
ratore, giova ricordare come anche in alcuni
durre il celebre ritratto di Alessandro col ful busti ci sia il testimonio del soggetto rappre
mine, fatto da Apelle per Efeso (21), mentre il sentato. E come abbiamo rammentato una
statua di Alessandro-Zeus, così richiamistmo
Wolters (3) vorrebbe piuttosto riconoscervi Se- alla memoria un Giulio Cesare, descritto da
leuco Nicatore, tratto dalla statua di Lisip- Cristodoro come Zevq véoq à llo q , tra le statue
del bagno di Zeuxippo a Costantinopoli. (*)
po (4) ed il Bernoulli si mostra incerto fra que
Il busto di Claudio divinizzato, con corona
sto re e Demetrio Poliorcete (5). • radiata, sopra aquila e trofeo, già Colonna,
Simile è il cammeo di Vienna (6), nel quale poi a Madrid (2) ci offre pure l’attributo del
si vuol riconoscere Tiberio, cui si applica la l’egida.
moda ellenistica della rappresentazione in ti
Il busto di Traiano nella Gliptoteca di Mo
po gioviale. naco con corona di quercia, porta pure l’egi
E così possono citarsi altre simili gemme (7) da (3) sulla spalla sinistra.
fra cui specialmente una della collezione Questi busti ci ricordano che tanto Traiano
che Adriano furono divinizzati coll’epiteto di
Stosch (8). Il carneo di Windsor Castle (9) ci Z e u s S o te r e Zeus ci appare sopra una mo
offre il ritratto di Claudio ed è forse opera pu neta di Alessandria (4) coniata sotto Nerone,
re di Dioscuride; ed anche qui appare l’egida coll’egida sulla spalla e l’epiteto Zeus Ne-
meios.
sul petto.
Da ciò nasce in noi il desiderio di scrutare
Come pure monete che ci presentano l’egi se la peculiare rappresentazione di Giove egio
da sulle spalle del monarca (10) non sono che co abbia avuto un epiteto ad essa proprio (5).
espressioni dello stesso concetto, od imitazio Non so se per puro caso o intenzionalmente,
sotto la statua di Zeus di Cirene sia andata
ni romane che servono a mostrare l’impera a finire una moneta di Costanzo Cloro con la
tore quale successore dei Tolomei. iscrizione IOVI-CONSERVATORI; (6) questo di 2oti
Il carneo Strozzi ci rende forse un ritratto è forse l’epiteto che meglio si addice alla sta
di Augusto coll’egida, ed è attribuito dal Furt tua. Infatti abbiamo già veduto che con molta
waengler a Dioscuride (n), artista che lavora probabilità in Alessandria esisteva l’originale
di essa ed era dedicato da un Tolomeo. Ptole-
va nei primi tempi dell’Impero e che rivela rneus S o le r è stato supposto dallo Stark (7)
uno stile caratteristico alessandrino, il che va
d’accordo coll’origine alessandrina del tipo. (1) CHISTODOROS , ’E WpQ 94 s e g g . , A n t h . P a i . I I ; —
Replica del carneo Strozzi è forse quello WlESELER, A p o l l o S tr o g a n o f f , p a g . 10, s e g g . ; — STARK,
Arundel, ora Evans, in cui è effigiato Augu pag. 200, seg.
sto coll’egida.
(2) OVERBECK, P i a s t i k fig. 235 c ; c fr. in cis. in r a m e d i
(1) A n c . g e m s I, p a g . X II. G B . Q alestruzzi, 1657; — B e r n o u lli, R o e m . Ik o n o g r ...
(2) O verb eck , S. Q ., 1875, s e g g ., P lin ., 3 5 , 9 2 . — B er
n o u l l i , D i e B ild n . A l e x . — ScHREIBER, S t u d i e n , p a g . (3) F u r t w a e n g l e r , G l y p t o t h e k , n . 3 3 5 ; — B e r n o u l l i ,
R o e m . I k o n ., II, 2, p a g . 81, n . 58.
206.
(4) M i o n n e t , V I , 71, 235 e 2 2 1 ; — P o o l e , C a t a i . o f
(3) A t h . M i t t h . 1895, p a g . 511. c o i n s o f A l e x . , tav . I, 130. L ’O v e rb e c k (o. c ., p a g . 250),
(4) OVERBECK, S . Q . , 1449, n o t a ; B r u n n , K i i n s t ì e r g e s c h . pensa che la im agine del Dio N em eio ad A rgo, opera
I, p ag . 359. d i L is ip p o ( P a u s . II, 20, 3) p o tesse a v e re l ’è g id a . M a
Pausania non nota questo particolare e talvolta lo Z eus
(5 ) B e r n o u l l i , A l e x a n d e r , 1. c . N em eio s d e lle m o n e te n o n h a l ’e g id a .
(6 ) A r n e t h , M o n . d . W ie n . C a b in ., ta v . 18, 2 . (5) L ’O v e rb e c k , o. c., p a g . 251, c o n c lu d e c h e fin o ra
n o n si p u ò d ire co n c e rte z z a q u a le sia l ’e p ite to p iù c o n
(7 ) LENORMANT, N o u v . g a l. m y t h o l . V I, 1 ; —VISCONTI, veniente.
O p e r e v a r ie I, tav . X V I ; — MuLLER-WlESELER, II, 5. —
OVERBECK, K u n s t m y t h o l ., I, Z e u s , p a g . 246, se g g . (6) G h i SLANZONI, N o t i z i a r i o , II, p a g . 204.
( 7 ) 0 . c., pag. 203, seg.
(8 ) WlNCKELMANN, D e s c r m d e s p i e r r e s g r a v é e s d u B .
S to sc h III, 4 5 - 4 7 ; — G e r h a r d , A n t. B ild w ., t a v . 3 0 8 ,
n. 3 2 ; A n n . 1 st., 1839, p a g . 3 2 .
(9) F u r t w a e n g l e r , G e m m e n ., I, p a g . 322, fig. 166.
C fr. fram m en to d i a ltro c a m e o : SMITH, D a c ty lio th e c a
S m i t h i a n a , ta v . I — OVERBECK, p a g . 248, 5 ; c fr. 243.
( 1 0 ) Im h o o F -B l ì ì M ER, H e lle n . P o rtra e ts au f M iin zen .
f l l ) F u r t w a e n g l e r , G e m m e n , tav. L X V , 49; III, p ag .
316.
16 -
colui che si fece rappresentare in questa foggia In rilievi pure appare Giove simile al no
e la coincidenza degli epiteti può non essere stro; p. e. nel rilievo del Celio, nel Palazzo
casuale. dei Conservatori (‘J. Le tre figure di divinità
derivano da prototipi statuarii e il J u p ite r C a -
Ho voluto fare ricerche se il tipo di Zeus p ito lin u s ricorda molto il prototipo dello Zeus.
di Cirene figurasse nelle monete imperiali ro
mane (*); ed infatti, sebben tardi, nelle monete Lo stesso tipo è ripetuto sulla base della
e medaglioni del III see. si trova con gli epi colonna di Magonza (2), del tempo di Nerone,
teti di C o n s e r v a to r , L ib e r a to r , C u s to s , ecc., la quale portava in alto la statua dorata del
che ben si possono dire riflessi del SottiQ greco. dio nel medesimo aspetto.
I vari epiteti di Giove corrispondono molto L’Oxé, pubblicando il monumento, ritie
probabilmente ad immagini determinate che ne che le statue riproducevano originali esi
si veneravano sotto quel titolo; ed è interes stenti nell’area Capitolina (3).
sante notare che a Roma sul Capitolium era
no dedicate diverse immagini di Giove, tra Infine, mostro qui un elegante frammento
cui una col titolo di J u p ite r A fr ic u s , forse per di rilievo deH’Antiquarium (4), in cui la figura
chè proveniente dall*Africa (12). di Giove ci appare molto somigliante al Giove
Borghese del Louvre.
Ed il tipo di alcune di queste statue ci ha
lasciato un ricordo in opere d’arte derivate for Ma ormai questo esame e questi confronti
se da questi noti originali. Già abbiamo no che si potrebbero forse prolungare di molto,
tato sopra che alcune statue romane, pur non mi sembrano sufficienti per concludere le no
presentando 1*attributo eccezionale dell’egi stre impressioni sulla statua di Cirene e le
da, ripetono il motivo ed il tipo dello Zeus di sue consimili.
Cirene. Posso aggiungere qui qualche esem
pio caratteristico. Allorché Adriano fece dono ai Cirenei del
le statue che ornavano il Capitolium scelse
Già abbiamo accennato al Giove del Lou per il Giove un tipo che doveva esser diffuso
vre, proveniente da Villa Borghese (3), nel qua nell’Africa settentrionale e che aveva ragio
le V h im a ìio n sciolto sta al posto dell’egida. ne in un culto locale. Come nelle arti minori,
La statua è dei tempi di Adriano, ed il con così si deve supporre nella statuaria il tipo di
fronto stilistico con quello di Cirene è strin Zeus aigiochos, abbia percorso le stesse fasi
gente. Il tipo è quello che ritorna sulle monete di sviluppo; possiamo perciò, dopo esamina
coll’epiteto C o n s e r v a to r (4). te tutte le rappresentazione figurate che ci ri
mangono, ritenere che le statue da noi stu
Tra i molti altri esempi che si potrebbero diate fanno capo a qualche celebre immagine
citare (5) presento qui un esempio di recente di Zeus, che era venerata in uno dei princi
scoperta, trovato ai Monti di S. Paolo, nel pali centri dell’ellenismo; è assai probabile
Museo Nazionale Romano (6). che questo fosse Alessandria.
(1) S o n o sta to a iu ta to v a lid a m e n te d a lla P ro f .a L o ren - Lo Zeus aigiochos alessandrino derivava
zina Cesano. peraltro da un prototipo che invece dell’egi
da aveva il manto, e questo tipo era noto an
(2) G i l b e r t , T o p . u . G e s c h . d . S t . R o m . , I l i, p a g . 183, che a Roma ed era forse venerato in C a m p ii
nota 2.
(1) B u ll. C o m . , 1887, ta v . 19, p a g . 314 e se g g .
(3) C l a r a c , t. 311, n . 6 8 0 ; — OVERBECK, Z e u s , p a g .
143, fig. 16. T e s ta m o d e rn a . (2) Cfr. Z e u s d i M ad rid , CLARAC-REINACH, 196, 3 e le
m o n e te d i A n to n in o P io , RosCHER, M y t h . L e x . , II, pag.
(4) OVERBECK, o. c. T a v . d e lle m o n e te , 34 e se g g . C fr.
specialm ente il n . 37 col G iove di C ire n e ; n n . 36 d i A n 761 e seg g .
tonino P io ; 37 di M acrino. Il n . 36 h a rh im a tio n cad en te (3) A . O x e ’, D i e g r o s s e J u p i t e r s a u l e i m A l t e r t u m s m u -
a terra, come la statua del Louvre. D avanti è un altare co
m e n ella sim ile p ittu ra p o m p e ia n a : T a v . I, 41. — HELBIvi, s e u m d e r S t a d t M a in s , in M a i n z e r , Z s c h r . a. V II, 1912,
60; M . /. Ili, 6 c ; testo II, 189, A . pag. 28-35, ta w . Ill, IV .
(5 ) R e i n a c h , R e p . A ltri p re se n ta n o il m otivo invertito. (4) N el rilievo, n a tu ra lm e n te , n o n p o ten d o si ra p p re s e n
(6) N o t i z i e d e g l i S c a v i , 1920. tare la sp o rg e n za del b raccio sin ., il m o v im en to è lieve
m ente alterato in senso laterale.
- 17 -
doglio col nome di J u p ite r C o n s e r v a to r , ana vile, che Cirene ebbe sempre rispetto alla me
logo allo Zeus S o te r di Alessandria. tropoli dell’Egitto, conviene aggiungere alcu
ne considerazioni proprie dello stile che rive
L’artista incaricato della copia era uno scul la la statua di Cirene.
tore di Afrodisia, di quella scuola che ai tem
pi adrianei godeva favore in Roma. Egli, fe Il Ghislanzoni ha messo bene in rilievo al
dele aH'eclettismo di moda, tentò ringiovani cune proprietà dell’arte alessandrina che per
re un modello che risaliva forse ad Eufranore. sistono in epoca romana. (]) Ora che noi co
nosciamo un considerevole numero di scultu
Accanto allo Zeus esistevano altre statue re provenienti da Cirene, possiamo farci una
di re d’Egitto e di imperatori, derivate dalla idea complessiva di certe forme di stile e di
tecnica che sembrano generalizzate nell’am
statua di Alessandria, mentre il soggetto che biente artistico nord-africano dai tempi elle
aveva speciale significato nei tempi ellenisti nistici ai romani. E tutto quanto ci viene ri
ci fu rappresentato adattandovi anche altri ti velando il fecondissimo suolo cirenaico sem
pi di Zeus, diversi dal nostro. bra sempre puntare ad Alessandria come a fa
ro che illumina colla sua splendida tradizio
Così si diffuse anche in statuette ed opere ne l’arte dei secoli successivi.
di glittica e monete.
(1) N o t i z i a r i o , II, 1916. p a g . 121.
Alle ragioni storiche che ci dimostrano la
predilezione avuta dai Tolomei per l’attribu
to dell’egida, alla vicinanza di sito e alla di
pendenza, se non politica certo d’influsso ci
Lucio M ariani.
— 18 -
M a ria n i - Zeus aigiochos
Fig. I - Il G iove egioco di C irene. Volume III
NOTIZIARIO ARCHEOLOGICO DEL MINISTERO DELLE COLONIE
M a r i a n i - Z e u s aigioch os
Fig. 2 - Busto del Giove di Cirene. Volume 111
NOTIZIARIO ARCHEOLOGICO DEL MINISTERO DELLE COLONIE
M a ria n i - Zeus aigiochos
Fig. 3 - Statua del Banco di Roma. Volume III
NOTIZIARIO ARCHEOLOGICO DEL MINISTERO DELLE COLONIE
M a ria n i - Zeus aigiochos
NOTIZIARIO ARCHEOLOGICO DEL MINISTERO DELLE COLONIE Volume III
M a ria n i - Zeus aìgiochos
Fig. 5 - T esta della statua del Banco di Roma.
NOTIZIARIO ARCHEOLOGICO DELMINISTERO DELLE COLONIE Volume III
M a r i a n i - Z e u s aigioch os
Fig. 6 - Testa della statua del Banco di Roma. Volume III
NOTIZIARIO ARCHEOLOGICO DEL MINISTERO DELLE COLONIE
M a r i a n i - Z e u s aigioch os
Fig. 7 - T esta della statua del Banco di Roma. V o lu m e III
NOTIZIARIO ARCHEO LOG ICO DEL MINISTERO DELLE COLONIE
M a ria n i - Zeus aigiochos
Fig. 8 - Torso di Fallerone. Volume IH
NOTIZIARIO ARCHEOLOGICO DEL MINISTERO DELLE COLONIE
M a ria n i - Zeus aigiochos
Fig. 9 - Statua di Atfih nel M useo del Cairo. Volume III
NOTIZIARIO ARCHEOLOGICO DEL MINISTERO DELLE COLONIE
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M a r ia n i Z e u s aigiochos
NOTIZIARIO ARCHEOLOGICO DEL MINISTERO DELLE COLONIE Volume 111
TOM BA RO M ANA CON AFFRESCHI DEL IV SECOLO DOPO CRISTO
N E L L A REG IO NE DI G A R G A R E S H (Tripoli)
TOMBA ROMANA CON AFFRESCHI DEL
IV SECOLO DOPO CRISTO NELLA REGIONE
DI GARGÀRESH (Tripoli).
Nell*inverno 1919-1920 la Soprintendenza tato, fosse poi di nuovo interrato, così da per
dei Monumenti in Tripolitania ha proceduto dersi quasi la conoscenza della sua preci
al lavoro di sterro, restauro e sistemazione del sa ubicazione, noi non sappiamo. Certo è
la tomba con affreschi del IV sec. d. C., esi che, avvenuta la nostra occupazione, esso fu
stente nella regione di Gargàresh, e conosciuta a stento una prima volta rintracciato, nel 1914;
sótto il nome di «Tomba dei fedeli di Mitra ». poi nel 1918 e nel 1919, successivamente, due
mine, fatte esplodere per ignoranza o per abu
La tomba, è noto, fu visitata una prima so nelle cave di pietra attigue, aprendo in es
volta ancora al tempo della dominazione tur so delle fenditure ne resero possibile, attra
ca. Nel 1903 il Clermont-Ganneau, in base al verso queste, I’accesso; ambedue le volte
la comunicazione e agli schizzi inviatigli dal però non si potè riconoscere che una parte sola
signor Weber, ingegnere dei ponti e strade del- della tomba, essendo essa quasi per intero
1*Impero Ottomano a Tripoli, ne dava prima
una sommaria notizia, poi una breve relazio colma di terra. La necessità di salvaguardare
ne all*Accademia delle Iscrizioni di Parigi, il da eventuali ulteriori danni l’ipogeo, e l’oppor
lustrando quelli che apparvero sul primo mo tunità di restituirlo alla conoscenza degli stu
mento i particolari più interessanti del monu diosi e dei visitatori, consigliarono di addive
mento (*). Altra notizia ne davano da noi, qua nire, non appena possibile, alla sua completa
si contemporaneamente, il Marucchi nel N u o rimessa in luce e alla sua decorosa sistema
v o B u IIe ttin o d i A r c h e o lo g ia c r is tia n a (*2), ed il zione. Il lavoro si iniziò con lo sterro della
Munoz ne L 'A r te (3), asserendo però essi er camera sepolcrale; poi, sorti dei dubbi sulla
roneamente, forse per non esatte informazioni primitiva natura ed origine della camera stes
avute, che la tomba era cristiana. sa, si praticarono nel piano di essa dei saggi
in profondità, fino a raggiungere il piano di
Per quali cause il monumento, che molti a roccia viva; da ultimo, a protezione della tom
Tripoli ricordano ancora di avere allora visi ba, che era sprovvista di ogni copertura, si
costruì un tetto in legname e battuto di calce
ti) « C o m p t e s - R e n d u s A c a d . I n s c r . e t B e lle s - L e ttr e s », alla tripolina, con ampio lucernario nel centro.
1903, p p . 7 9 ; 116; 337 se g g . — L e o sserv azio n i d e l C ler-
m oint-Ganneau furono riportate dal De M athuisieulx nei La breve relazione data dal Clermont-Gan
suoi volum i sulla T ripolitania (« A ttr a v e r s o la L ib ia ? , neau del monumento non riguarda che al
trad, di Cufino, p . 114; a L a T r ip a lita in e d ’h ie r e t d e cuni particolari di esso, onde ritengo ora ne
d e m a i n », p . 31 se g .). cessario farne un’illustrazione più completa e
più dettagliata, tenendo conto insieme dei ri
(2) 1903, p . 286, seg . sultati delle nostre ricerche e delle osservazio
ni dei primi visitatori, sopratutto in quanto es-
(3) V I, 1903, p . 93 se g g . — E ’ e rra ta a n c h e 1*in d ic a
zione che la tom ba fosse a S abrata, anziché a G argàresh.
Le iscrizioni sono riportate in C. I. L ., V ili, 22687 e
22688.
— 21 -
se si riferiscano a particolari della tomba an quando invece Tipogeo fu visitato ia prima
dati purtroppo perduti. volta, i gradini sarebbero stati, secondo l’indi
cazione tramandataci, sette: noi dovremmo
*** pertanto ritenere che la scala di accesso si
sviluppasse dentro ima specie di pozzetto sca
La tomba è situata circa 200 m. a sud del- vato nel terreno, come si è riscontrato in im’al
l’estremità occidentale della piccola oasi di tra tomba rimessa in luce nella stessa regione
Gargàresh, sul fianco destro della linea fer di Gargàresh, e secondo un sistema assai si
roviaria Tripoli-Zuara, e precisamente poco mile a quello più comune delle tombe pùniche
oltre il km. 9 (da Tripoli) di essa. La regione e libo-fenicie, le quali hanno pure di solito il
è chiamata dagli indigeni « mahàll el-antika », pozzetto di accesso, sebbene privo di scala.
cioè « la regione delle antichità », certamente
per il ricordo che essi hanno conservato e di Come invece il monumento appare oggi,
questa e delle molte altre tombe antiche quivi sembrerebbe che il dorso collinoso digradas
esistenti, alcune delle quali furono rimesse in se dalla parte di mezzogiorno verso il piano,
luce in questi ultimi anni. Il terreno è qui co e presentasse perciò quivi una parete quasi
stituito da un’arenaria piuttosto tenera, facile verticale, nella quale fosse aperto l’ingresso
al taglio, e quindi assai atta per costruzioni, alla tomba: un tipo questo che pur si ritrova,
sia pure di non eccessiva resistenza: (!) come ma più raramente, nelle necropoli della vicina
oggi, anche in antico tale pietra fu copiosa Africa francese; (]) certo è che il cavar di
mente usata, onde la regione dovette essere pietra che si è fatto in questi ultimi anni ha
tutta forata e tagliata da cave, le quali a loro di molto mutato l’aspetto del luogo, nè si può
volta poterono in un secondo tempo essere tra dire con sicurezza quale fosse il suo stato ori
sformate ed adattate a camere sepolcrali. (21) ginario.
Anche la tomba dei fedeli di Mitra fu con
molta probabilità in origine una cava di pie L’apertura del corridoio verso l’esterno ha
tra, secondo fanno supporre l ’irregolarità della forma quadrangolare, e tutta la superficie roc
sua struttura e i risultati ottenuti nei saggi da ciosa all’intorno si mostra scalpellata e som
noi praticati sotto il suo piano. mariamente dirozzata. Al contrario l’apertu
ra interna di esso, larga m. 0.80 e alta 2.10,
La tomba è costituita da un vano quadran si piega superiormente ad arco, presentando
golare, aperto nel terreno roccioso in un pun sul fianco sinistro di questo un taglio, come
to ove questo forma ima specie di dorso col se da principio si fossero volute dare all’arco
linoso, parallelo alla linea della costa, e alto due orecchiette, poi lasciate interrotte; la pa
sul livello del mare circa una ventina di metri. rete attigua presenta inoltre delle incisioni oriz
zontali e verticali, come l’inizio, intorno alla
Vi si accede da un corridoio, cavato pure porta, di una incorniciatura. Dal corridoio ?i
esso irregolarmente nella roccia, aperto verso scende al piano della camera sepolcrale per
sud, lungo m. 4.35, largo e alto all’imbocco un gradino di m. 0,30.
esterno rispettivamente m. 0.74 e m. 1.40. Al
l’ingresso del corridoio si scende oggi dal pia La camera, unica, e non dùplice come in
no di campagna circostante per tre gradini: dicarono i primi scopritori, ha i lati tagliati
fuori squadra, sì che la sua figura ne riesce irre
(1) S u lla n a tu ra , la fo rm a z io n e e l’u so d i q u e s ta p ie tra golare e sghemba: i lati lunghi misurano l’u
arenaria vedi la relazione della « Com m issione per lo stu no m. 8.15, l’altro m. 8.10; i lati corti m. 5,25
dio agrologico della T ripolitania » : L a T r ip o lita n ia s e tte n e m. 5,20. Le pareti presentano anch’esse no
t r i o n a l e , 1, p . 21 se g . ; II, p . 77 seg. tevoli irregolarità di taglio: sono ora concave
ora convesse; e la lóro superficie è tutta co
(2) Il D e M àT H U IS IE U L X (N o u v . A r c h i v . M i s s . S c i e n t ., sparsa di fori, di tagli, di vuoti, che si adden
XIII, 1905, p . 75 seg.) p a rla a n c h e d i « c a ta c o m b e » , trano e si ramificano nella roccia : impronta la
di cui si sarebbe al tem po dei T u rch i scoperto, e poi su sciata in essa dai vegetali al momento della sua
b ito ric h iu so e n asco sto , l’acc esso ; m a c ’è d a d u b ita re formazione ; soltanto in un punto, oltre natural-
n o n sia q u e sta u n ’in v e n z io n e , o p e r lo m e n o u n ’a m p lifi
cazione delle tom be già dette, dovuta agli inform atori, (1) G SE L L : M o n u m e n t s d e V A l g é r i e , I, p . 58 e se g g .
non sem pre bene scelti, del viaggiatore francese.
U na vera e propria cava antica, assai am pia, fu m essa
in lu ce re c e n te m e n te (g iu g n o 1922), u n k m . c irc a a d oc
c idente d e lla to m b a, p resso il forte di G arg àre sh .
- 22 -
mente alte nicchie sepolcrali che sono intona che mi consigliò di spingere dei saggi in pro
cate e dipinte, la parete rocciosa sembra rico fondità sotto allo strato di pietrisco, fino a rin
perta da un rozzo intonaco di calce, e cioè sul tracciare il piano di roccia viva e chiarire così
l’angolo nord-ovest della stanza; così egual la vera ed originaria struttura del vano sepol
mente, circa questa stessa parte, sulla parete crale.
occidentale, si nota entro una frattura della
pietra una inzeppatura di cocci, sassi e calte, Tali saggi portarono allo strano risultato di
messa forse a sostegno della frattura stessa. rivelare nella parte bassa della camera quasi
La camera, il cui piano è a circa m. 5 di la ripetizione, il riflesso della disposizione su
profondità dal piano superiore della collina, periore. E cioè, mentre in corrispondenza della
è nella sua parte più ampia assolutamente pri parte scoperta di essa, profonda come si è
va di ogni copertura, che esiste invece sul detto dal piano della collina circa m. 5, il pia
fianco orientale di essa, ed è formata da un no di roccia si ritrovò a circa m. 5.05 dal piano
semplice banco di roccia sporgente, alto circa in pietrisco della stanza, in corrispondenza in
m. 1,90 e largo da un minimo di m. 2,55, al vece della parte coperta dal banco di roccia,
l’estremità meridionale, ad un massimo di me alta m. 2.30, si segnalò un secondo banco di
tri 2,85, aH’estremità settentrionale; l’altezza roccia alto sul piano più profondo m. 2,30, e
del vano della stanza in questa parte coperta, al dì sotto quindi di soli m. 2,75 dal piano di
sotto il banco di roccia, risulta di m. 2.30. Il pietrisco. Questo banco di roccia, tagliato con
banco di roccia poggiava in origine su tre lati sufficiente regolarità, aveva una larghezza va
ed era libero sul quarto, verso occidente; al riabile da un massimo di metri 3.00 ad un mi
momento dello scavo invece esso ci si mostrò nimo di m. 2.50 (sul centro m. 2,85), con un
mancante di appoggio, in causa di rottura, sul aggetto pertanto rispetto al banco superiore di
lato meridionale, e fortemente incrinato in più + 0.15 all’estremità settentrionale, e di —0.05
punti della sua superficie: onde fu necessario all’estremità meridionale. Al di sopra di esso,
riprenderne la parte mancante, e sostenerlo a filo con la sua fronte, era poggiato, contro la
mediante due pilastrini in muratura di pietra parete nord della tomba, un concio della stes
me e mattoni. sa pietra arenaria: presso a questo era uno
strato di pietrisco, alto una trentina di cm.s;
Che il vano principale della camera, corri egualmente sul piano più profondo di roccia,
spondente proprio alla maggiore, e alla prima ai piedi della stessa parete nord, era abbando
in ordine di tempo, delle nicchie sepolcrali, nato un altro concio di m. 0.65x0.40x0.35,
fosse anche in antico scoperto, non pare pro con altro strato di pietrisco.
babile: certo del tetto non si è rinvenuta nel
lo sterro alcuna pur minima traccia, nè dei Ora, tali ineguaglianze nei piani di taglio
materiali con cui era costruito, nè delle basi e della roccia, il loro forte dislivello rispetto al
degli appoggi di esso sul piano roccioso della piano esterno di campagna, gli strati di pie
collina. E’ da pensare pertanto che esso fosse trisco e i conci abbandonati, insieme, d’altra
in legname o in terra, comunque di materiate parte, alla certezza che nel vano non vi fu che
facilmente deperibile, e tale da comprendere un solo ordine di sepolcri, corrispondente ad
che se ne sia perduto ogni avanzo; non è del una sola epoca di sepoltura, fanno a mio pa
resto raro nell’Africa l’esempio di tombe, so- rere ritenere fuori di ogni dubbio che il vano
pratutto di età romana e cristiana, cavate nella stesso fu aperto in origine come cava di pie
loro parte inferiore nella roccia, e fornite poi tra; che come tale esso fu diversamente sfrut
di copertura in costruzione. (!) tato nelle diverse sue parti, sì da venire ad
essere ove più ove meno profondo ; e che solo
Il piano della camera sepolcrale sembra fos in un secondo tempo esso fu adattato a stan
se costituito in antico da un semplice strato di za sepolcrale. A questo scopo esso fu, nella
pietrisco e terra; fu appunto il constatare qui, parte più bassa, colmato di terra, fino a rag
al momento dello sterro, la mancanza di un giungere col suo piano un livello facilmen
piano di roccia, come era naturale attendersi,1
te accessibile dalla campagna circostante; eb
(1) G sE L L : o p . c it., II, p . 50, n o ta 2 ; p a g . 409. be aperto un adito, per il corridoio già de
scritto; fu infine protetto per tutta la sua am-
- 23 -
piezza, o per la sola parte scoperta* mediante liita pietra, poggiati su due riseghe laterali
un tetto in legname o in costruzione. della roccia, poi, al di sopra dei lastroni, da
un forte riempimento di terra e pietrame. Nel
I sepolcri nella camera sono tre: due, sem loculo, che noi rinvenimmo manomesso, era
plici, sulla parete settentrionale, uno, doppio, no soltanto poche ossa, raccolte in mucchio
sulla parete meridionale, di fianco allo sbocco verso il mezzo, e, misti con esse, fram
del corridoio. menti di chiodi di ferro, resti forse della cassa
in legno in cui il corpo della defunta fu in
II sepolcro principale, e il primo anche cer antico rinchiuso. La manomissione sembra pe
tamente in ordine di tempo, è quello posto di rò debba datare da poco tempo, dato che le
fronte al corridoio di ingresso, non proprio prime vedute della nicchia, presentate dal d er
sull’asse di esso, ma alquanto spostato ver niont-Ganneau all’Accademia di Parigi, mo
so oriente. Esso ha la forma del sepolcro a strano il piano di essa, intonacato e dipinto,
« mensa », e cioè si presenta come una sem assolutamente intatto. (^J.
plice grande nicchia quadrangolare, aperta nel
la parete, che nasconda sotto il suo piano il lo Di questo piano invece oggi non rimane che
culo sepolcrale ; senonchè la sua struttura è in l’angolo occidentale esterno, il quale peraltro ci
vece alquanto più complessa, e a dimostrarla ha conservato un particolare interessante. E
serviranno forse più i disegni illustrativi che qui, in risalto sul piano stesso, e addossata
una descrizione dettagliata. Noterò intanto che contro la parete laterale della nicchia, ima
la parete, in cui il sepolcro è praticato, non è vaschetta semicircolare, fatta anch’essa, co
regolare ed uniforme, ma mostra una breve ri me tutto il riempimento sopra al loculo, di
sega verticale sul fianco sinistro della nicchia, terra e pietrame, ed intonacata : il suo diametro
ed un piccolo gradino al di sotto di essa, di lar maggiore è lungo m. 0,33, la sua profondità
ghezza ineguale, interrotto a due terzi circa del è di 0.07 ; nel suo fondo è un foro di circa
la parete stessa: anche questo gradino non fu 0.09 di diametro, nel quale a loro volta si
forse intenzionalmente voluto, ma derivò da aprono altri due forellini più piccoli. La posi
una irregolarità di taglio della roccia. (]) Que zione della vaschetta in corrispondenza della
sta d’altro canto non chiude tutta intera la testa della defunta non lascia perplessi sullo
fronte della nicchia, in avanti del loculo se- scopo e l’uso di essa, che doveva servire a
pocrale, ma è accresciuta in altezza e comple raccogliere, e a far cadere fino sulla cassa
tata mediante tre grossi conci della stessa pie racchiudente il cadavere, in corrispondenza
tra, affilati nella superficie esterna con essa, e del capo, i profumi e gli aromi che l’affet
con essa eguagliati sotto un unico intonaco. La tuosa pietà dei superstiti veniva a portare pe
nicchia viene così ad avere una lungh. di me riodicamente al sepolcro. L’uso è assai diffu
tri 2,55, una larghezza al centro di m. 0.95 ed so nel mondo romano, come quello che si ri
un’altezza dì m. 1.05; e il loculo a sua volta collega strettamente con i riti funerari pagani :
scende sotto al piano di essa ad una profon esso si pratica nelle tombe a cremazione, e se
dità di m. 0.93, più la profondità sua stessa ne hanno numerosi esempi a Pompei (2*) e nel
che è di m. 0.37. Esso è lungo m. 2,10, e lar l’Africa stessa; (3) esso prosegue poi in età
go diversamente dalla testa, che era posta ad cristiana nei sepolcri a inumazione delle ca
ovest, ai piedi : tale larghezza però non è sta tacombe di Siracusa e di Roma; un esempio
to possibile misurare che verso il centro, ed se ne è recentemente ritrovato nella Basilica
è quivi di m. 0.55. Il loculo, che, come ho di S. Sebastiano, in alcune delle «formae »
detto, è assai profondo dal piano della nic soprastanti alla triclia apostolica (4). Di soli
chia, è chiuso superiormente prima da quat
tro grossi lastroni bene squadrati, della so ti) C o m p t e s - R e n d u s , l o c . c i t . , p . 3 6 1 , f i g . 3 .
li) E sso è in to n acato , com e tu tto il resto d e lla nicch ia, (2) M aU : P o m p e ji 2 , p. 44$.
e su ll’intonaco si osservano le im pronte, di d u e piedi, ( 3 ) G S E L L : o p . c i t . II, p . 48 s e g . ; BoiSSIER : A f r i q u e
rim a ste im p re sse q u a n d o l ’in to n a c o e ra a n c o ra fre rom ain e 4 , p . 172 s e g .
(4) PROFUMO : « L a m em o ria m o n u m e n ta le « in C ata-
sco; quello dei due piedi che è m eglio riconoscibile ha
cu m b a s » d e g li A p o sto li P ie tro e P a o lo » in a S tu d i ro
u n a lu n g h e z z a , fra la p u n ta d e l d ito g rosso e l ’e stre m ità
m a n i ». A . II. p . 4 3 7 , s e g g . ; v i s o n o r ic o r d a t i a n c h e g li
del calcagno, di m . 0.24.
a ltri e s e m p i d i S ir a c u sa e d i R o m a .
- 24 - *
to erano messi nella terra dei piccoli canaletti i due loculi, profondi 0.45, hanno ambedue
di argilla o di piombo, per i quali i profumi la stessa lungh. di m. 1.86, e sono larghi al
l’estremità corrispondente alla testa dei de
scendevano dal piano del suolo o della tomba funti 0.52 e 0.60, all’estremità opposta rispet
fino sulle ceneri o sulla salma del defunto: se tivamente 0.38 e 0.35 ; i cadaveri vi doveva
anche qui fossero di questi canaletti, o se fos no essere posti con il capo ad ovest, così co
se stata adottata allo scopo qualche altra di me quelli dei due sepolcri principali. E’ però
sposizione non ci è possibile dire: che 1*op dubbio che i due loculi siano mai stati in uso :
portunità di conservare la vaschetta, e quindi che in essi manca ogni traccia non solo di os
di non rimuovere il riempimento di terra su sa o di resti di sepultura, ma anche di qual
cui essa poggiava, ci consigliò di tralasciare siasi sistema di chiusura; essi sono inoltre
questa indagine. completamente privi di decorazione.
Il secondo sepolcro, attiguo al primo verso ***
oriente, sulla stessa parete settentrionale della
camera, viene a cadere nella parte di questa La decorazione pittorica ricopre invece in
che è coperta dal banco di roccia sporgente. teramente i due sepolcri principali della pare
Esso è senza dubbio posteriore al primo, come te settentrionale della tomba e i tratti, ad essi
mostrano la più semplice sua struttura, la peg adiacenti, della parete stessa. La tecnica è
giore qualità dell’intonaco con cui è ricoperto, quella dell’affresco, ma è alquanto scaden
e che in un punto va a sovrapporsi all’intonaco te: che i colori mostrano di avere assai sof
del primo sepolcro, infine la pittura che lo de ferto dal tempo, sopratutto forse perchè fu
cora, assai più rozza e scadente. rono dati sull’intonaco quando esso non era
più tanto fresco. L’intonaco stesso è di quali
Anch’esso ha la medesima forma del sepol tà tutt’altro che fine; esso fu applicato di
cro a «mensa », ma è di dimensioni minori del rettamente sulla roccia, così che le inegua
l’altro: la sua lunghezza è di m. 2.26, la lar glianze di questa lo hanno fatto ove più ove
ghezza di 0.76, l’altezza, sulla fronte, di 0.87: meno aderire alla sua superficie, così da pro
il suo taglio è però quanto mai irregolare, on vocarne la facile caduta in taluni punti, e da
de anche le misure variano di molto da un renderne invece in altri punti assolutamente im
punto all’altro. Il piano è notevolmente più possibile o per lo meno estremamente difficile
alto di quello del primo sepolcro dal piano e pericoloso il distacco. La decorazione dei duie
della stanza (m. 1.52 invece di m. 0.95), e la sepolcri non è senza dubbio contemporanea:
fronte del loculo è per intero chiusa dalla roc come ho già notato, rintonaco del loculo mi
cia, senza la sovrapposizione dei grossi bloc nore viene in parte a sovrapporsi, nella linea
chi, che sono nell’altra nicchia. Il loculo è di contatto, con quello del loculo maggiore,
lungo m. 1.89, largo, verso il mezzo, 0.55, e più antico; la qualità stessa dell’intonaco e lo
profondo da 0.37 a 0.44; il defunto vi era po stile delle pitture sono notevolmente diversi..
sto, come nell’altro, con la testa ad occidente
ed i piedi a levante ; la chiusura è formata da In ambedue i sepolcri è andato perduto, co
una semplice gettata di pietrame e terra, spes me ho già detto, il piano di copertura dei lo
sa circa 0.17, intonacata e dipinta; essa è og culi, cosicché per le figure e le iscrizioni che in
gi quasi per intero spezzata e mancante, tran esso erano dipinte dobbiamo di necessità ri
ne alle due estremità, ad una delle quali è correre ed affidarci alla descrizione e alle il
conservata la metà circa della vaschetta per lustrazioni dateci dal Clermont-Ganneau (').
i profumi. Sul loculo principale era una leonessa rap
presentata in atto di saltare, verso sinistra, e
Il terzo sepolcro, duplice, sulla parete me l’iscrizione dipinta in rosso sul corpo dell’ani-
ridionale della camera, è di proporzioni assai male : QVAE LEA IACET : a q u a e lea i^ cet»
più ridotte e di aspetto diverso. Ha la forma di sul loculo minore un leone nello stesso atteg-1
un arcosolio bisomo, interamente cavato nel
la roccia, e con la fronte bipartita; il suo pia (1) L o c. cit.
no è di appena m. 0.75 al dì sopra del piano
della stanza; è lungo m. 1.95, largo alla base
m. 1.40, alto inegualmente m. 1.30 e m. 1.25;
— 25 -
giamento, distrutto nella parte anteriore, e l’i Quale sia precisamente il vestito che la don
scrizione, al disopra di esso: ... LEO IACET no indossa l’artista non ha reso con eccessiva
chiarezza. La veste, di color verde-azzurro con
« [ q u ] i leo iacet ».
Da queste figurazioni il Clermont-Ganneau bordi rossi, « davi », che scende dalle spalle e
dedusse che i defunti erano stati in vita se copre le braccia fino ai polsi, si dovrebbe ri
guaci del culto di Mitra, raggiungendo in esso tenere, nonostante le apparenze contrarie, una
il quarto grado di iniziazione: quello del leo (( dalmatica », e un fazzoletto da collo, od ((ora
ne; affermò inoltre potersi per esse risolvere rium », quella specie di mantellina bianca
affermativamente una questione già altra vol che, a guisa di soggolo monacale, serra le spal
ta dibattuta : se cioè le donne potessero o me le e il petto al di sopra della dalmatica, lascian
no partecipare ai misteri del dio persiano. Ri do poi dal di sotto cadere un lembo, in for
mane ora peraltro a vedere quale nesso cor ma di fascia, avanti il corpo. Almeno la so
ra tra queste figure e il resto della decorazio miglianza di stoffa e di colore tra la mantelli
ne, e se da tutto il complesso di questa le con na e la mitra, e le dimensioni di quella, consi
clusioni dell’archeologo francese possano inte glierebbero di vedere in essa un «orarium »
ramente venir confermate : ciò che faremo più più che un mantello, una «palla » : ma certo
oltre, dopo avere esaminato dettagliatamente la maniera con cui questo « orarium » è porta
le singole parti della decorazione stessa. to si discosta un po’ dalla consueta, quale ve
Nella nicchia principale sulla parete di fon diamo sopratutto, per ricordare dei monumen
do spicca nel mezzo il ritratto della defunta. ti che con 1*ipogeo di Gargàresh hanno stretta
Esso è chiuso entro una larga corona di fo affinità di tempo e di ispirazione, nei mosaici
gliame giallognolo trattenuto da fermagli a- tombali di Thabraca in Tunisia; (*) inusitata
dorni di pietre preziose; la corona è sorretta, ed ambigua è particolarmente quella disposi
con movimento eguale e simmetrico delle brac zione a fascia avanti il corpo, la quale parreb
cia, da due piccole e goffe figure muliebri, ve be invece risentire appunto della moda della
stite di lunga tunica, ((dalmatica», e con un (( contabulatio » del mantello (2).
velo svolazzante dietro le spalle : nella figura di
destra la tunica è verde e il velo rosso, in Da tutto il vestimento traspare un’aria di
quella di sinistra al contrario la tunica è ros dignità e di eleganza, che accentuano ancor
sa ed il velo è verde ; ambedue hanno una folta più un monile intorno al collo, un braccialet
capigliatura, ricadente sugli omeri, e tengono to al polso destro e un anello alla mano si
ai piedi dei calzari rossi con fila di perline nistra, la quale, recata insieme con l’altra
bianche. Ai lati delle figure, e tra esse e la avanti al petto, stringe un rotolo, un « volu-
corona, sorgono dal suolo delle rose su lungo men ».
stelo; quattro corone, parimenti di rose, sono
appese in alto a guisa di festoni, due di qua Ho ricordato testé l’affinità che presentano
con la tomba tripolitana i mosaici thabracen-
due di là dalla corona. si ; avrò occasione di riparlarne più oltre : no
In contrasto con le forme sproporzionate e terò frattanto che anche in essi, all*intorno dei
ritratti dei defunti, sono assai spesso sparsi fiori
inespressive delle due figurine e con la roz e rami di rose (3), un particolare del resto che
za trascuratezza dei fiori, il ritratto della de si riscontra frequentemente anche nelle figura
funta, disegnato non solo con cura, ma con
arte, acquista una particolare vivezza ed ef
ficacia. E* a mezzo busto, con il corpo visto t i) L a BLANCHERE-GauCKLER : « C a t a l o g . M u s é e A l a o u i »
quasi di prospetto e il capo leggermente vol (M u s é e s d ’A l g e r i e e t T u n is ie ), p . 14; su p p lé m . p . 2 8; v.
tato verso sinistra: il volto è giovanile, di un p artico larm en te: supplém . p. 29, n. 308, tav. XIII, 1
[m eglio riprodotto in « In v e n t. M o sd iq u e s d e la G a u le e t
ovale affilato, graziosamente incorniciato dalla d e VA jr iq u e », t. II, n. 1022].
«mitra», ampia cuffia bianca, che, racchiu
(2) P e r il v e stia rio p a g a n o e c ristia n o d e l p e rio d o d i
dendo tutta intera la capigliatura, copre le orec tem p o , cui a p p a rtie n e la to m b a d i G a rg àre sh , v. W lL-
chie e gira bassa sulla fronte, quasi fin sopra PERT : P i t t u r e d e l l e c a t a c o m b e , c a p . I li, p . 60 e se g g .
gli occhi, fatti a mandorla, dallo sguardo in
(3) L a B l a n c h e r e - G a u c k le r : S u p p l é m . p . 19, n . 62, 64
ecc. ; tav. IV ; v. m igliore riproduzione in In v e n t. M o sd i
sistentemente fisso in avanti. q u e s d e l a G a u l e e t d e VA j r i q u e , t . I l, n . 965, 967, e c c .
- 26 -
zioni funerarie pagane della stessa età (*)» e esso sono tralci di vite, con grappoli pendenti,
che forse, come già notò il Clermont-Ganneau, ed uccellini che vi svolazzano fra mezzo, bec
deve porsi in relazione con la festa, di caratte candoli; verso l’orlo esterno corone di rose
re funerario, delle « rosalia ». messe a festone. Troppo comune è il partito
decorativo del pavone, e troppo noto il suo
Senonchè, mentre le figure di questi mosaici simbolismo nell’arte cristiana, perchè io mi
sono in generale di un’estrema goffaggine e indugi a segnalarne qui i riscontri (]); frequen
prive di ogni carattere, e rivelano un’arte or te è altresì nella pittura del IV see. la rappre
mai già decaduta, il ritratto della tomba di sentazione di tralci e pampini, in mezzo a cui
Gargàresh ha invece una sua propria impron volano uccelli, rappresentazione che per i Cri
ta, che lo ricongiunge con una serie di ri stiani conteneva un’allusione al giardino felice
tratti ben nota, di origine anch’essa africana del Paradiso. (2)
e di natura funeraria, e i cui ultimi prodotti
giungono all’incirca pure essi al IV e V secolo La decorazione pittorica continua, come ho
d. C. : intendo dire dei ritratti del Fayoum (12). già detto, sui tratti della parete adiacenti alla
La stessa linea ovale del volto, lo stesso pro nicchia. Al di sopra di questa, due geni alati,
filo nel naso allungato, nelle labbra semiaper con le grandi ali aperte dipinte a toni bleu,
te, nel mento sporgente, che è in molti di sorreggono con una mano una corona, simile
quei ritratti: ma sopratutto gli stessi occhi a quella entro cui è chiusa l’immagine della
grandi ed aperti, la stessa intensità ed espres defunta, e protendono (nell’altra un ramo
sione di sguardo che son comuni a tutti quelli. dii canna. I due geni sono ignudi, con solo il
E come gli artisti egiziani sembra rifuggissero mantello svolazzante dietro le spalle; intor
dalla rappresentazione della vecchiaia, ed no al collo tengono un monile; la loro figura
amassero invece quasi costantemente ringio è, come quella dei geni dipinti sulle pareti
vanire le imagini dei defunti che dipingeva laterali del loculo ai quali si accostano altresì
no, così egualmente l’artista tripolitano ha per il drappeggio della veste, senza grazia e
dato ad una donna di sessanta anni (tanti ne senza proporzione.
sono dichiarati nell’iscrizione) l’aspetto di una
giovane di trenta o poco più. Entro la corona è l’iscrizione dipinta in bian
co su fondo rosso (3).
Sulle pareti laterali del loculo sono rap
presentati, in atteggiamento eguale e simme Del carattere semitico, fenicio, del nome del
trico, due geni giacenti; quello della parete la defunta: Arisuth, e della sua etimologia ha
di sinistra è in gran parte scomparso. Ambe già detto il Clermont-Ganneau. (4)
due sono ignudi, ma con il mantello rosso a
rovesci chiari gettato dietro il dorso; alzano Sui lati della nicchia, rivolti verso di que
uno dei bracci sul capo, che appoggiano in sta, sono due giovani in atto di sorreggere
sieme con l’altro braccio su una face rovescia dei candelieri con cero acceso; la figura di
ta; nel fondo sono piante e fiori, disegnati destra, ottimamente conservata, ci permette
assai sommariamente. Ambedue queste figure di riconoscerne con sufficiente chiarezza il ve
del resto, a giudicare almeno da quella di de stito e Patteggiamento.
stra conservata, sono di arte assai scadente: le
forme sono grosse e flosce, senza rilievo e sen Il giovane, diritto sulla gamba destra e con
za vita; il volto è inespressivo. la sinistra leggermente alzata, è in atto di pro
cedere a passo lento verso sinistra ; con la mano
L’intonaco del soffitto del loculo è per una destra alzata regge un candeliere in forma di
buona metà caduto; verso destra rimane parte
di un pavone che, dritto sulle zampe, apre (1) R ico rd o so ltan to , p e r la g ra n d e so m ig lia n z a d e lla
in larga ruota la coda gemmata; intorno ad figura, u n m osaico di villa rom ana rinvenuto a Bir C h an a
(T u n isia): I n v e n t. M o s d iq ., II, n. 449.
(1) V ., a d es., u n m o saico d i H e n c h ir T in a (an t. T h e -
(2) WiLPERT, o p . c it., tav . 148, 1 ; 162, 1 ; e tc.
n a e ) in I n v e n t . M o s . I l, m. 2 7 e in MASSIGLI: M u s é e d e (3) A lt. lett. d a cm . 5.5 a cm . 7. L a le ttu ra d a ta n e d al
CLERMONT-GANNEAU è e rra ta n e lla p rim a (« A e lta » in v ece
S f a x , tav. V , n . 3. d i « A e lia ») e n e lla se c o n d a lin e a (« a n n u s » in v ec e d i
(2) G i r a r d : La p ein tu re a n tiq u e, p. 249 segp . « anno» »).
(4) L oc. cit. p . 363; v. a n c h e C o r p u s in s c r . s e m i t .,
p. I, n . 228.
- 27 -
doppio cono rovescio, sul quale si leva un lun Sulia dalmatica il giovane reca, gettato dal
go cero acceso; dalla mano sinistra, abbas la parte sinistra del corpo, in modo dia rico
sata, lascia pendere una corona, forse di rose, prire la spalla e il braccio, un mantello di stof
simile a quelle che abbiamo visto messe a fa greve, bianco pure esso, con la semplice de
festone in altre parti della decorazione. Esso corazione di un bordo di foglioline, in rosso,
indossa una « dalmatica » che gli scende fin all’orlo inferiore; ai piedi, nudi, esso ha dei
poco sotto i ginocchi ; la veste è bianca, ma sandali.
con larghe fascio rosse lungo i bordi, e di-
Il volto della figura, leggermente voltato
schi egualmente rossi negli angoli di questi : verso sinistra, ha i lineamenti duri : il collo è
fascie e dischi sono ornati di una delicata de grosso, le labbra gonfie, il naso largo e corto;
corazione in bianco, a greche, a spirali, a per gli occhi, con l’arco sopraccigliare fortemente
line. Dalmatiche simili portano le figure dei già incurvato, sono segnati rozzamente con un pun
citati mosaici thabracensi, (]) e una figura di to entro un cerchiello: sono privi di vita e di
scriba delle catacombe romane; (21) simili sono espressione ; i capelli sono folti e crespi, di co
altresì le dalmatiche originali copte, quali è lor bruno. (]).
possibile ricostruire dai resti conservati nelle
tombe egiziane. (3) Assai superiore per vivacità di sguardo e de
licatezza di tratti è invece la testa dell’altra
(1) L a B l a n c h e r e - G a u c k l e r : L o c. cit. ; p a rtic o la rm e n te figura giovanile dipinta sulla parete a sinistra
p . 19, n n . 62 e 64, tav . IV (m eg lio rip ro d o tti in (.(.In ven t. della nicchia sepolcrale. La testa è l’unica
M o s d iq . », loc. cit.).
(1) In rig u a rd o a lle p a rtic o la rità so m a tic h e d e lla fig u ra,
(2) W lLPER T, o p . c it., tav . 183; 1; 185, 2. L a p ittu ra è come rappresentazione di individuo di razza libica, v.
del IV see. B a r t o c c in i : « Q uali erano i caratteri som atici degli an
tic h i L ib i? » , in « A e g y p t u s », 1922, p . 156 se g g .
(3) CABROL : « D i c t f o n n . A r c h . C h r é t i e n n e », a lla v.
« D alm atiq u e », IV , col. I l l segg., fig. 3537.
- 28 -
parte di essa discretamente conservata: il re dall’ingombro della quadriga ((naufragata».
sto è appena riconoscibile, o per la caduta del- La quarta quadriga, la cui figura è in
Fintonaco o per lo scolorirsi della pittura. Si gran parte evanida, procede anch’ essa di
corsa sotto lo stimolo dell’auriga, ma appare
comprende soltanto che il giovane era vestito ormai arretrata e fuori gara. I cavalli sono ge
in modo identico al primo, e reggeva, come neralmente adorni di un ramoscello verde sul
quello, un candeliere con alto cero acceso ; esso capo, ed hanno la parte inferiore delle gambe
però era sensibilmente più voltato verso Fin- stretta da cinghie. Gli aurighi hanno il costu
terno della nicchia, sì da apparire quasi di me proprio della loro arte: una tunica o ca
profilo. sacca breve, stretta alla vita da cinghie di
cuoio, delle maniche uscenti di sotto di essa,
AI di sotto della nicchia, per tutta la sua bianche con fascie a colore, e in capo una
lunghezza, è infine raffigurata una corsa di specie di elmetto emisferico a corta) falda e
quadrighe. Il circo, entro cui essa si svolge, è con la calotta di calore vario. I colori del
indicato da due « metae » poste alle due estre la tunica rispondono naturalmente pei sin
mità della scena, e rappresentate nella loro goli aurighi alle quattro fazioni del circo :
forma consueta: un alto basamento cilindrico F auriga vincitore è della fazione azzurra (ve-'
o semicilindrico, sul quale si inalzano tre co n eta ), il secondo, quello caduto, è della bian
ni. Sulla fronte del basamento è sommaria ca « a lb a ta », il terzo della verde (p ra sin a ), il
mente disegnata una figurina di auriga, con quarto della rossa (ru ssata). Tra la terza e la
ramo di palma e frusta nelle mani: un parti quarta quadriga è rappresentata in un se
colare che si riscontra simile nel mosaico con condo piano, dietro i carri, un’altra figura
scene circensi, rinvenuto a Barcellona (1). Ai che reca lo stesso costume degli aurighi, e
lati delle ((metae», e qua e là per tutta la precisamente la casacca azzurra, e che avanza
scena, steli e rami di palma o di canna al piedi verso destra, sollevando nella mano
sorgono dal terreno, a indicare l’arena, qual destra un vaso, sembra un cratere ansato. E’
che foglia di edera pende invece dall’alto. Le questo il premio del vincitore, e l’uomo che
quattro quadrighe corrono a tutta forza da si lo porta è un « iubilator », come quelli che nel
nistra verso destra, sollevando nuvoli di pol mosaico, già citato, di Barcellona, precedono
vere giallastra. La prima, la vincitrice, avan a piedi i carri, agitando dei drappi, e gridan
za regolarmente, nobilmente, nell’aspetto e do il nome di uno dei cavalli della quadri
nell’atteggiamento delle quadrighe trionfali: i glia vincitrice.
cavalli, alternatamente uno scuro ed uno chia
ro, hanno la testa rivolta i due di mezzo ver Notevole la particolarità della concidenza di
so il centro, i due laterali verso l’esterno: l’au colore della casacca tra l’uomo che reca il
riga, fermo e sicuro sul carro, si rivolge a guar cratere e l’auriga vincitore (j).
dare indietro alla seconda quadriga che se
gue. La quale, forse con l’intenzione di far La decorazione del loculo minore ripete, con
fare « naufragio » alla sua rivtale, ha invece non profonde varianti, i motivi di quella del
(( naufragato » miseramente essa stessa (2) : il primo sepolcro. Sulla parete di fondo della
cavallo laterale di destra è caduto e rovescia nicchia è anche qui la figura del defunto: se-
to a terra, i due cavalli di centro stanno pur monchè, invece di essere rappresentata a mez
essi per precipitare, trascinandosi dietro l’au zo busto, entro ima corona, come in un meda
glione, essa è riprodotta tutta intera, adagiata
riga ; solo il cavallo di sinistra è ancora sul fianco sinistro, in mezzo a piante e fiori.
in piedi, ma impennato ormai e senza fre La testa è completamente evanida, e molti par-
no. Il terzo auriga invano si sforza di fru
stare vigorosamente i suoi cavalli : essi so
no nell’ impossibilità di avanzare, impediti
(1) V . D a REMBERG-Sa GLIO : D i c i i o n n a i r e , I, 2, fig. 1520. fi) Il M unoz cita, a proposito di q u e sta figura che
(2) Q u e sti te n ta tiv i sc a m b ie v o li fra a u rig a e d a u rig a d i reg g e il cratere, u n a p ittu ra del C im itero di T raso n e
m ettersi fuori gara erano frequenti, e com une è la mossa (WlLPERT, o p . cit. tav . 145, seg .), n e lla q u a le è raffig u
d e ll’au rig a c h e si v o lg e in d ie tro p e r e v ita re l ’a tta c c o d e l rato un « C u rso r» , portante egualm ente, sem bra, un va
su o c o m p e tito re ; v e d i DAREMBERG-SAGLIO : D i c t i o n n a i r e , I. so : esso h a il m an te llo v e rd e, c o rrisp o n d en te al colore
2, alla voce « C ircus », p . 1196. d e lla fazio n e cui a p p a rte n n e in v ita il d e fu n to , sepolto
nel loculo che decora la pittura.
— 29 —
ticolari anche del vestito sono scomparsi. Que Il marito era dunque ancora più giovane
sto sembra consti principalmente di una dalma d’anni quando seguì la moglie nel sepolcro.
tica, simile a quella che indossano i giovani
candeloforì: bianca, con fasce rosse e celesti, e Del nome « Iurathanus », probabilmente li
cerchi, pure rossi ; se al disopra di essa, intorno bico-numida e non fenicio questo, ha già det
al collo e sulla spalla sinistra, sia gettato un to il Clermont-Ganneau, segnalandone anche
mantello non si comprende chiaramente. Le il riscontro nell’iscrizione del mausoleo di el-
gambe, incrociate, sono nude, tranne nei pie Amrouni, sulla frontiera tuniso-tripolitana (!).
di, coperti di alti calzari, a guisa di stivali, di
versi dai bassi sandali che portano i due gio Le pitture di questa seconda nicchia sono
vani. di fattura notevolmente inferiore rispetto a
quelle del primo sepolcro. Nella figura del
A sinistra del defunto (la parte destra della defunto c’è ancora una linea, una traccia di
pittura è scomparsa) è un albero frondoso, e disegno; e così pure, sebbene anche più in
intorno ad esso delle rose su lungo stelo; in certa, nelle figure dei geni con la face rove
alto, una delle solite corone a modo di festone. sciata; ma nei fiori, nelle piante, negli uc
celli, di disegno non ce n’è più: i colori so
Sulle pareti laterali della nicchia si ripetono no buttati già a macchie, a pennellate : do
anche qui i due geni, ignudi, adagiati su un vrebbero essi dare i contorni degli oggetti rap
fianco, con la testa appoggiata su una face ro presentati, ma sono invece trattati con tale
vesciata: solo quello di sinistra è abbastanza trasandata imperizia che pare in certi punti
ben conservato; in quello di destra si ricono di trovarsi avanti, anziché all’opera di un arti
sce appena una posa leggermente diversa dalla sta, sia pure modesto, all’imbrattatura di un
consueta. Sul soffitto, per tutta la sua lunghez imbianchino da osteria: gli eredi del defunto
za, si svolge a girali un tralcio di vite con pam non furono, ahimè, così pietosi verso di lui, co
pini e ricchi grappoli pendenti : tra questi so me egli lo era stato verso la sua compagna,
no gettate delle rose e svolazzano, beccando, e lasciarono senza riguardo che il suo sepol
degli uccelli ; verso sinistra, sta appeso ad ima cro venisse nelle mani dì tale barbaro lavo
corona un grosso cesto colmo di fiori e frutta. ratore di pennello.
Del piano del loculo avanzano soltanto brevi ***
tratti alle due estremità; verso sinistra, intorno
la base della vaschetta per i profumi, gira una Esaminata così parte a parte la decorazione
larga fascia rossa; verso destra si scorgono dei due sepolcri, vien fatto di domandarsi se
tracce di rose sparse, e sembra anche la parte ad essa presiedette oppur no nella mente del
posteriore della figura del leone. l’artista (intendo dire di quello cui si debbono
le figure della prima nicchia, chè l’altro, come
La decorazione della fronte della nicchia ha si è visto, non fece che ripetere i motivi trat
pure essa assai sofferto: della parte inferiore tati dal primo) un concetto organico : se cioè
non rimane assolutamente più nulla, nemme i singoli elementi della decorazione furono in
no quel poco che videro li primi scopritori della tenzionalmente scelti ad uno ad imo perchè
tomba. In alto, tra due pavoni affrontati, è esprimessero ciascuno una particolare idea, e
una targa ansata, nella quale, dipinta in bian furono poi così combinati insieme perchè si
co su fondo rosso, è riscrizione: (!) gnificassero nel loro complesso, sotto il vela
me del simbolo, la dottrina seguita in vita dai
.. S defunti ; ovvero se tutte le figure, nel loro in
A E L I O S M A ..... I V R A T H A N I sieme e ciascuna per sè, non ebbero altro ca
BIX “AN . O A G I N . . Q U I A . . . rattere ed altro significato, che quello pura-1
PLVSM.N (1 ) L oc. c it. S u l m a u s o le o d i e l-A m ro u n i v. BERGER :
« L e m a u s o ì é e d ’e l - A m r o u n i » in R e v . A r c h é o L , 1895,
[ D (is) M (anibus) ] s (acrum) . A e lio s M a [gnus o t. I, p . 71-83. N ella lettu ra del C lerm o n t-G an n eau è stata
-ximusI Iurathani (filius) bix [ it] an [ n ] o [s quinqu- erro n e a m e n te om essa Y h d opo il f, che invece è sicura,
o q u a d r] agin [ t a ] quin [ q u z ] , p lu s m [ i ] n [ us] . e che esiste infatti anche nell’iscrizione di el-A m rouni
(1) A l t . le t t. c m . 3 ,2 . L a le t tu r a d a t a n e d a l CLERMONT-
GaNNEAU ( lo c . c it .) è e r r a ta in q u a l c h e p a r t e e m e n o
com pleta.
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mente decorativo, derivante dalla loro forma sè, e una tradizione artistica sua propria,
esteriore. senza dovervi cercare alcun vago nesso con
la figura della quadriga del Sole, che entra
Intanto, innanzi tutto, una osservazione si in quasi tutte le rappresentazioni mitriache, e
presenta subito spontanea : se i primi fortunati sulla quale (secondo la leggenda) Mitra stes
scopritori della tomba non avessero visto e non so, al termine della sua vita mortale, sale al
ci avessero lasciato ricordo delle figure del leo le sfere celesti (]).
ne e della leonessa dipinte, con le relative iscri
zioni, sul piano dei loculi, noi non avremmo Nulla di mitriaco dunque nella decorazio
mai neppure sospettato che i defunti fos ne; al contrario, se non molto, qualcosa di cri
sero stati seguaci del culto di Mitra (*), che stiano sì, tanto da comprendere come la tom
nessuno dei motivi così consueti e così fred ba potesse essere riguardata, ad un incom
damente stereotipati delle rappresentazioni pleto esame delle pitture, come cristiana.
mitriache ritorna nella decorazione dell’ipo
geo. Non si possono riguardare come una so Più volte ho dovuto notare gli stretti ri
stituzione dei (( dadofori » i due giovani col scontri che queste pitture offrono con i mo
candelabro, di vestito e di atteggiamento com saici tombali cristiani di Thabraca e di altre
pletamente diversi, e nemmeno i geni con la necropoli tunisine, e anche con le pitture ci
face rovesciata, adagiati sulle pareti laterali miteriali romane: riscontri nel vestito dei de
dei due loculi ; par certo che le figure dei « da funti e in quello dei giovani candelofori, nel
dofori )) derivino artisticamente dalle figure le rose sparse qua e là a lato delle figufre
dei geni funerari dell’arte greca e romana: (21) e fra i tralci di vite. Questo stesso motivo del
ma appunto perchè questi geni funerari sono tralcio di vite, unito per di più con quello del
un motivo comune del paganesimo, non si può pavone, se non è proprio esclusivamente cri
dare ad essi alcun significato specifico; al più stiano, certo al Cristianesimo ci riporta di pre
potrebbero essere gli uni e gli altri un lontano ferenza, come a quello che di esso usò con
ricordo, una allusione ai due giovani com speciale predilezione.
pagni del dio persiano, ma ciò solo quando
qualsiasi altra spiegazione fosse esclusa per Lo stesso dicasi, sebbene con più accorta
essi : il che invece non è, come vedremo. riserva, della corsa delle quadrighe: essa è sì,
una scena particolarmente cara all’arte pa
Lo stesso deve dirsi per la scena della corsa gana, ed usata sopratutto nella decorazione dei
delle quadrighe, che ha un significato di per sarcofagi; ma essa potrebbe altresì non essere
priva di senso in un monumento d’arte cri
(1) R ig u a rd o a lla p a rte c ip a z io n e d e lle d o n n e a i m iste ri stiana, dati il largo uso simbolico che que
sta fece del cavallo circense, e la frequenza
di M itra è noto che essa era quasi unanim em ente esclusa con cui i testi di S. Paolo traggono metafore
prim a del rinvenim ento di questa tom ba tripolitana (Cu- ed allegorie dai giuochi del circo.
MONT : T e x t e s e t m o n u m e n t s r é l a t i f s a u x m y s t è r e s d e M i -
t h r a : Introd., p. 329 e seg .); in base a qu esta essa fu Infine, i due giovani col candelabro, più che
i dadofori mitriaci, ricordano da vicino un
rite n u ta p e r certa dal C lerm o n t-G an n eau (loc. cit.) ; il C u- uso, che, fosse pure di origine pagana, certo è
m o n t (aH’art. « M ith ra » in DarEMBERG-SaglIO : D ic tio n n a i- che fu praticato con particolare frequenza dai
Cristiani, e pare precisamente dai Cristiani di
r e . III, 2, p . 1948) c re d e in v ec e c h e n o n si d e b b a a m m e t queste regioni africane: l’uso cioè di porre ai
lati delle immagini dei defunti, a maggior se
tere una vera e propria partecipazione effettiva, m a quasi gno di loro distinzione, due candelabri con
ceri accesi : di tali candelabri si trovano sui mo
soltanto una partecipazione onoraria, sim ile a quella per la saici di Thabraca, di Sfax e di altre tombe cri
stiane dell’Africa, come pure in alcune pitture
q u ale n ei paesi orientali le d onne ricevevano i titoJi delle
m agistrature m unicipali (pritane, arconte, ecc.), p u r non (1) CUMONT: O p . c it., p a g . 176 s e g g . ; q u iv i è a n c h e
esercitando effettivam ente le m agistrature stesse; p er di esam in ata la relazion e ch e c*è fra q u esta scen a e d altra
più anche tale partecipazione dovrebbe lim itarsi a soli i sim ile deir&rte e d el sim b o lism o cristiano.
p a e si o rie n ta li, o n e ll’o rb ita d e l m o n d o o rie n ta le , c o m e in
certo qual m odo si può considerare anche O ea. L a que
stione com unque rim ane insoluta fino a che nuove sco
perte non diano su di essa m aggiore luce ; tanto più
poi in quanto la testim onianza della tom ba di G argàresh
può essere soggetta ad altra interpretazione, com e os
serverò più oltre.
(2) CUMONT: O p . cit. - I n t r o d u c t i o n , p . 206.
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delle catacombe napoletane (*): veramente in monie. Siffatto acuto contrasto, mentre si ri
queste rappresentazioni il candelabro è di solito fletteva allora necessariamente in tutte le ma
poggiato a terra : ma che l’uso comportasse an nifestazioni della vita, e quindi anche nell’arte,
che che esso fosse invece sorretto da persone ce doveva d’altro canto generare tale confusione
10 prova un disegno del calendario di Furio Dio e tale contaminazione di credenze, per cui
nisio Filocalo, pure esso del IV secolo, nel tra i due poli opposti, rappresentati dai segua
quale vediamo l’immagine della città di Ales ci sicuri e convinti dell’una o dell’altra reli
sandria di Egitto fiancheggiata da due amo gione, doveva digradare una serie infinita di
rini alati in atto di portare dei candelabri con anime timorose o di menti dubitanti, che il
11 cero acceso. vecchio e il nuovo cercavano conciliare con
maggiori o minori condiscendenze da una par
Pur tuttavia, nonostante tali strette affi te e,dall’altra o con reciproci adattamenti; i
nità con la decorazione delle tombe cristiane, quali, se riuscivano a concretarsi in un sistema
l’ipogeo tripolitano non è certamente cristiano. organico, potevano pure sboccare in qualche
Non occorre nemmeno ricordare le due figure setta eretica o in qualche particolare scuola
scomparse e le iscrizioni relative, proprie del filosofica, come quelle che abbondano appun
culto mitriaco; c’è l’invocazione iniziale di am to in questi secoli tra il declinare del Pagane
bedue le epigrafi sepolcrali, ci sono i due geni simo e l’affermarsi trionfante della religione
funerari con la face rovesciata, dipinti ai lati dii Cristo. Le fortunate scoperte, avvenute in
dei loculi, che male si accorderebbero con le quest’ultimo scorcio di anni a Roma, e nelle
credenze cristiane : nè occorre dimenticare che, sue adiacenze, ci hanno offerto al riguardo
se pure i motivi pittorici ci riportano nel cer un prezioso ed interessante materiale di stu
chio dell’arte cristiana, un segno palese e sicu dio : l’ipogeo tripolitano, venendo ad unirsi
ro di Cristianesimo invano si cercherebbe in ai monumenti coevi, ma forse sotto tal punto
tutta la decorazione. Onde concludendo si può di vista non sufficentemente considerati della
affermare che in questa decorazione noi trovia Tunisia e dell’Algeria, può darci nuova luce
mo congiunti, se non fusi, elementi pagani per un consimile studio nei riguardi dell’Afri
ed elementi cristiani, più una chiara, ma unica ca romana (12). Certo noi non siamo in grado
allusione alla religione di Mitra. di stabilire se quell’unione di elementi diversi
e contrastanti, che ci appare nella tomba di
A spiegare tale strana congiunzione, che è Gargàresh, sia puramente esteriore, decorativa,
forse la ragione di maggiore interesse del mo e dovuta soltanto all’artista che l’ideò e la
numento che stiamo studiando, conviene da compose, o se essa risponda veramente, e fino
un lato ricordare i molteplici punti di contatto, a qual punto, ad una contaminazione e confu
le molteplici affinità di credenze e di riti che sione di credenze compiute in vita da coloro
la religione di Mitra ebbe col Cristianesimo, e che nella tomba furono sepolti ; comunque,
d’altro lato riportarci a quel momento tutto par nell’un caso o nell’altro, noi possiamo dire
ticolare nella storia del mondo mediterraneo, egualmente di essere di fronte ad un monu
che è il periodo tra il IV e il V secolo d. C., mento, non tra i meno interessanti, nel quale
periodo al cui mezzo all’incirca, per i caratteri si riflette quel profondo, mortale contrasto di
che siamo via via venuti notando, dobbiamo far idee e di civiltà, che tra il III e il V secolo d.
risalire la tomba di Gargàresh : è il momento C., nella acutezza della crisi finale, turbò ed
in cui la lotta fra il Paganesimo e il Cristiane agitò potentemente tutto il mondo mediter
simo si fa più viva e più aspra, in cui la fede raneo.
antica cerca rinvigorirsi, rifacendosi un con
tenuto spirituale preso in prestito dalla fede Pietro Romanelli.
nuova, in cui questa a sua volta non trala
scia, per penetrare vieppiù nell’animo delle (1) V . l ’a rt. d i PARIBENI : « C u l t i e r e l i g i o n i i n R o m a
genti, di trarre dai vecchi riti tutto quanto non
lede il suo contenuto dottrinale e dogmatico, im p e ria le se c o n d o re c e n ti sc o p e rte a rc h e o lo g ic h e » in
ma è semplice esteriorità di forme e di ceri
A t e n e e R o m a , 1920, p . 169-183, n e l q u a le i risu lta ti
ti) CABROL, o p . c it ., a lla voce « C a n d e la b ro », II, 2 , c o l.
di queste scoperte sono felicem ente riassunti e coordinati.
1834 segg.
(2) Io sa rei in clin e a rite n e re c h e a n c h e il tito lo d i
« Leonessa » dato alla defunta non indichi una vera par
tecipazione ai m isteri di M itra, m a sia in relazione con
questa contam inazione di culti e credenze diverse.
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R o m a n e l l i - ‘U o m b a d i Q a r g à r e s h
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ROMANELLI - omba di Qargàresh
Fig. 4 - V eduta d ’insieme dei due sepolcri dipinti. Volume III
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ROMANELLI - om ba d i G argàresh
- Sepolcro principale.
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NOTIZIARIO ARCHEOLOGICO DEL MINISTERO DELLE COLONIE Volume HI
Ro ma nel l i omba di Gargàresh
Parete di fondo del sepolcro principale.
NOTIZIARIO ARCHEOLÒGICO DEL MINISTERO DELLE COLONIE Volume III
R O M A N E L L I - ^ o m b a di Gargàresh
«•
Fig. 7 - G enio giacente sul fianco destro del sepolcro principale.
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R O M A N E LLI - ^ o m b a d i G argàresh
Figg 8 e 9 - Figure di Candelofori ai lati del sepolcro principale.
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RO M ANELLI - ^Uomba di G argàresh
Fig. 10 - Sepolcro minore.
Fig. 11 - L ’esterno della tomba (visto da nord) dopo i lavori di sistem azione.
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