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Published by info, 2021-02-07 13:27:46

eta fiorita web_Neat

Una missione da compiere 49
















































Don Sergio riceve un riconoscimento dall’Agesci nazionale.








A 80 anni Don Sergio era umilissimo e non si sentiva un san-
con l’entusiasmo di sempre to. Anche lui frequentemente si inginocchiava davanti
al confessore per raccontare le sue miserie ed acco-
In seguito egli ricoprì vari incarichi, ministeri e gliere il perdono del Signore.
servizi pastorali. Parroco di due parrocchie della città, Probabilmente non lo facevano i suoi calunniatori,
cappellano per sette anni all’ospedale Ramazzini, re- povere creature che altro non possedevano se non la
sponsabile della Pastorale del lavoro e infine, a 80 loro malignità e il vuoto della loro vita.
anni d’età, collaboratore nella comunità di S.Francesco.
Dopo mesi di sofferenza vissuti in umile solitudine Negli ultimi anni della sua vita don Sergio ritornò
e disponibilità alla volontà di Dio, morì venerdì 28 in un Oratorio e non esitò quando il Vescovo gli chiese
marzo 2003. di andare a dare una mano nella parrocchia di
S.Francesco.
Anche per lui, prete generoso e dinamico, animato Riscoprì l’entusiasmo pastorale di un tempo. Una
da una fede adamantina, che non sapeva dire di no ad nuova giovinezza a 80 anni d’età. Fra gli scout, i lupetti
ogni proposta di servizio, non sono mancate le calun- e le lupette, ai loro campi, con la disponibilità di sem-
nie, le illazioni, le critiche, ora morbide e talvolta “fe- pre, senza badare alle fatiche e ai disagi dell’età.
roci”. Ma chi si meraviglia? Anche i santi hanno sof- E’ ritornato alla Casa del Padre lasciando una lunga
ferto per questo. “traccia”. Luminosissima.

50 Una missione da compiere




Anche se all’interno delle associazioni giovanili pos-
Il catechismo sono essere offerti itinerari alternativi inseriti nelle
metodologie educative, molte volte ricchi di fantasia e
e l’educazione di particolare incisività, la catechesi programmata e

organizzata dell’oratorio è indispensabile. E’ appunto
alla fede il progetto educativo che all’oratorio deve essere al
primo posto, per definire ciò che si vuole ottenere,
anche se risulta difficile - come l’esperienza insegna -
elaborare progetti in un mondo così complesso e va-
riabile come è quello giovanile.


Ma veniamo alla prima esperienza oratoriana negli
Incominciai il mio servizio come direttore dell’Ora- anni ’50.
torio nell’ottobre del 1953. Il primo impegno, che
coinvolse tutti coloro che all’inizio offrirono la loro La presenza degli studenti di teologia del nostro
disponibilità, fu la progettazione e la programmazione Seminario, che il Rettore, allora mons. Gualdi, molto
della catechesi. sensibile alle problematiche educative, mise a disposi-
L’oratorio, infatti, nelle intenzioni di chi lo ha ide- zione per la catechesi all’oratorio, favorì l’elaborazio-
ato, pensato, progettato e realizzato, ha come finalità ne di programmi e della loro pratica realizzazione. A
primaria l’evangelizzazione, l’educazione alla fede. questi studenti in teologia si unirono alcuni laici, per
Si pensò ai contenuti, agli obiettivi, ai programmi, lo più insegnanti di professione e provenienti dalle
preparati con molta cura e, insieme, all’organizzazio- diverse parrocchie della città, anche per il carattere
ne che per i locali e i mezzi disponibili, risultò soddi- cittadino del progetto catechistico.
sfacente.




Incontro di festa e lavoro per la preparazione delle attività oratoriane

Una missione da compiere 51


















































Catechismo anno 1956. Premiazione: medaglie d’oro alle classi elementari e medie.
In alto da sinistra i catechisti: don Nino, Ilario Balestrazzi, G.Paolo Ropa, G. Carlo Lugli, G. Pio Caleffi, Azzo Cucconi


Gli incontri di catechismo in Seminario furono un’in- in cerca di qualche medicinale. Il gioco “birichino”
teressante positiva esperienza da raccontare. Mi intrat- era fatto, e le interrogazioni rimandate al giorno dopo!
tenevo ogni settimana con i seminaristi, liceali o stu- Questo non succedeva negli incontri di catechetica.
denti di teologia in servizio come catechisti all’Orato- Il docente (chiamiamolo così!) era troppo giovane e
rio. Potevo sedermi così, un po’ divertito, sulla catte- scaltro. C’era molto interesse per le cose da trattare:
dra che fu dei miei docenti dieci anni prima. L’aula più di carattere pratico che teorico. Soprattutto interes-
era la stessa, con vecchi banchi a gradinata piuttosto sava la metodologia, interessavano i problemi pastora-
malandati. Lì avevano tenuto lezioni di storia della li in genere, con particolare riferimento ai movimenti
Chiesa anche i Vescovi Mons. Carlo De Ferrari e Mons. e alle associazioni giovanili.
Vigilio Dalla Zuanna; Mons. Sabbadini, vicario gene- Memorabili gli interventi del chierico Carlo
rale noto per le barzellette “mai sentite” che gli stu- Bulgarelli, già maestro delle scuole elementari, aspi-
denti gli facevano raccontare a giorni alterni, con la rante al sacerdozio, schierato decisamente per l’Azio-
risata d’obbligo finale. E il Canonico Prandini, inse- ne Cattolica dalla quale proveniva e critico per il
gnante di diritto ecclesiale: un’altra figura singolare, movimento scout che considerava di serie B e di
coltissimo, era “morbosamente” preoccupato per la sua matrice protestante.
salute un po’ precaria. Bastava poco per metterlo in Logicamente il tempo disponibile – un’ora, poco
allarme, soprattutto quando si apprestava ad interroga- più – era preferibilmente destinato, come si è detto, a
re… Interveniva qualcuno: “Come sta professore? Ma problemi pratici: come interessare i ragazzi e catturare
come è pallido! Si sente male?”. Lui si passava una la loro attenzione, come frenarne l’irrequietezza, quali
mano sulla fronte e spaventatissimo correva in camera provvedimenti da prendere nei casi “disperati”.

52 Una missione da compiere


Era d’obbligo dunque parlare anche di metodologia ragazzi, ai problemi dell’età evolutiva, alla proposta di
didattica. Confesso che di pratica pastorale e di lezioni tipo, secondo le indicazioni di Fratel Remo di
catechesi ai ragazzi in Seminario non se n’era parlato Gesù, delle scuole cristiane.
mai. Si mirò gradualmente ma sempre più al
Negli anni dell’immediato dopoguerra, la catechesi coinvolgimento dei ragazzi, con il procedimento attivo
ai ragazzi si risolveva in un mese di “dottrina quoti- e con sorprendente successo.
diana” in preparazione alla Cresima e alla Prima co-
munione. Catechisti erano perlopiù i sacerdoti, vicari Qualche anziano ricorda ancora un giovane chieri-
cooperatori, e qualche donna d’Azione Cattolica. co del Seminario che veniva ad “insegnare” al catechi-
smo ogni settimana con una valigia piena di sorprese
All’oratorio cittadino maschile di Carpi, fin dai primi per spiegare ad esempio la scala degli esseri nella
anni d’esperienza, il catechismo fu impostato invece creazione. Nell’ora del catechismo i suoi ragazzi gli
come vera scuola e con catechisti resi idonei al servi- correvano incontro per via S.Chiara, curiosi di cono-
zio da appositi corsi di psicologia didattica e da lezio- scere le novità nascoste nella valigia delle sorprese.
ni sui contenuti effettuati dal direttore stesso dell’Ora- Un giorno arrivò con una bellissima gabbietta con
torio. tanto di canarino (vivo) spaesato per il trambusto…
Alla fine d’ogni trimestre, valutazioni per ogni al- ma che nell’aula scolastica, passata la paura, si era
lievo e a fine anno esami tenuti da apposite commis- messo allegramente a cinguettare, meritandosi un di-
sioni e solenni premiazioni alla presenza dei genitori. vertito applauso da parte dell’intera classe.
Il catechista era Claudio Caleffi, pieno di fantasia e
Per tutta questa iniziale attività ci si rifaceva alle di creatività, che divenne sacerdote e in seguito cap-
esperienze dei “fratelli” delle scuole cristiane, ai pellano militare.
Salesiani, che in campo catechistico furono sempre
all’avanguardia, con una sorprendente produzione di Seguirono gli anni del Rinnovamento della catechesi.
sussidi. Nuovi catechisti, nuovi testi, nuove guide catechisti-
L’apprendimento intanto si arricchiva di terminolo- che, nuovo metodo.
gie nuove. Si cominciò a parlare di procedimenti I tradizionalisti, i maestri considerati “storici” ab-
induttivi e deduttivi, e poi sempre più attenzione ai bandonarono.


Lezione di catechismo tenuta da Azio Spaggiari

Una missione da compiere 53


Ai catechisti si chiedeva più cultura biblica e litur-
Marino Mazzoli, catechista
gica, più esperienza di chiesa , più capacità e compe-
tenza nell’interpretare le immagini dei nuovi testi, i
colori, le espressioni dei personaggi, e così via.
Una lettura non facile per chi aveva poca familia-
rità con i mezzi figurativi.
Nei primi tempi il fallimento fu evidente. I testi
restarono inutilizzati, le guide didattiche, di non facile
lettura e piuttosto articolate, non servirono. Ma la
catechesi non fu disattesa: continuò con impegno an-
che sulle già rinnovate ma tradizionali impostazioni.
Saggiamente nel rinnovamento della catechesi i
nuovi testi venivano proposti in modo sperimentale.
Certo, più evidente diventava lo scopo della catechesi:
educare non solo con l’apprendimento delle verità della
Fra questi l’indimenticabile maestra Lidia Orlandi, fede, ma educare alla vita cristiana vissuta. Era un
la maestra Silvia Melegari ed altri. Furono letteral- progetto da perseguire e gradualmente fu recepito.
mente sconvolti dall’abbandono delle formule e della Il rinnovamento della catechesi reclamava la forza
memorizzazione e dal mutare di quant’altro riguarda- e l’efficacia della testimonianza. Il catechista doveva
va la metodologia tradizionale. essere più di un maestro, un testimone. Il problema si
Abbandonarono con sofferenza, senza celare il loro fece sempre più arduo. Investe ora le famiglie, investe
pessimismo per la nuova impostazione. tutta la comunità cristiana. E’ tutta la comunità cristia-
Fedeltà a Dio e all’uomo, era lo slogan, l’idea na che educa.
ispiratrice della nuova proposta. Fedeltà alla “Parola” Anche prima del rinnovamento della catechesi era
e maggiore attenzione ai destinatari della catechesi. stato recepito che la scuola di religione non poteva


Sabato dopo sabato, al catechismo...

54 Una missione da compiere


limitarsi al semplice nozionismo, anche se raggiunto
con formule didattiche moderne, ma divenire educa-
zione alla vita cristiana.
Gesualdo Nosengo, illustre pedagogista, affermava
che il fanciullo non deve considerarsi un sacco da riem-
pire suo malgrado, ma un fuoco da suscitare, un germe
da sviluppare liberamente verso la vita, perché il fan-
ciullo trova felicità nell’agire. Per cui l’azione è biso-
gno e felicità, mentre l’inazione passiva è sofferenza.
Fin dai primi anni, come si evince da quello che fin
qui è stato detto, ci fu la volontà di svolgere una
catechesi ordinata, sistematica e vitale.
Vitale: perché fosse risposta ai problemi della vita;
perché si celebrava nella liturgia;
perché praticamente veniva suggerito di viverla al-
l’oratorio, ma anche fuori: in famiglia, fra gli amici,
nel gioco, nella scuola.


Allo scopo veniva ogni settimana preparata la cele-
brazione dell’Eucaristia in Cattedrale con frequenti
riferimenti alla vita oratoriana.
Si organizzavano straordinarie manifestazioni di pre- Mons. A.Bellini, arciprete della Cattedrale,
ghiera e d’azione come la Missione dei Ragazzi. consegna il primo premio a Brunetto Salvarani.

Una missione da compiere 55






























Da sinistra: don Silvano Rettighieri, due seminaristi, don William Ballerini, mons. Antonio Bellini, don Lino Galavotti, Angelo
Giocolano, Claudio Annovi, don Marino Mazzoli.



Si realizzavano grandi liturgie e paraliturgie in oc- ca degli anni che hanno preceduto il Rinnovamento
casione del Natale e della Pasqua, come la sfilata dei della catechesi in Italia. L’impegno non è mai stato
Re Magi e la rappresentazione della Passione del Si- disatteso. Ora il testimone è passato alle singole co-
gnore. munità parrocchiali nate in città.
Era indispensabile per una catechesi più capillare e
Dall’esperienza dei primi anni (1954-64) di strada per una crescita più capillare dell’educazione alla fede,
se n’è fatta tanta. Il passato non va dimenticato. A suo più adeguata alle esigenze del tempo attuale, sotto molti
tempo tutto fu utile. Gratificanti le conclusioni del- aspetti così profondamente mutato.
l’anno catechistico con le premiazioni solenni, allora Bisognava farlo: “a cuore aperto”, a “braccia aper-
non contestate. Il cinema Eden si riempiva sempre te”, per richiamare i tanti, i troppi che oggi così facil-
all’inverosimile di ragazzi e di familiari. Non sono mente si perdono, nelle strutture oratoriane e nei cir-
pochi i ragazzi di allora (molti già uomini) che conser- coli giovanili parrocchiali a riscoprire e ad accogliere
vano diplomi e medaglie corrispondenti al loro impe- esperienze di fede.
gno e ai risultati ottenuti alla scuola di catechismo
dell’Oratorio. Il nostro tempo, quello che stiamo vivendo, sembra
Si deve gratitudine – e questa pubblicazione può meno favorevole ad una vita oratoriana che per molte
esserne tramite – a tutti coloro che nel corso degli anni generazioni fu unico punto di riferimento di sana ri-
offrirono la loro collaborazione, preoccupati probabil- creazione ed educazione cristiana. La stessa vita asso-
mente più della inadeguatezza a svolgere una così ciativa soffre per la molteplicità delle proposte fatte ai
impegnativa missione che della preziosità del servizio giovani e ai ragazzi dai mezzi di comunicazione, per
prestato. l’uso e la valorizzazione del tempo libero.
I catechisti del Seminario, molti dei quali arrivati al Si prospetta forse una nuova crisi per le strutture e
sacerdozio, e tanti laici, ancora disponibili al servizio l’azione educativa della comunità ecclesiale?
nella loro comunità, non hanno ricevuto altra ricom-
pensa se non quella di un gioioso costruttivo incontro Si spera di no.
con tanti ragazzi ed adolescenti ai quali hanno tentato Nelle nostre comunità e nella Chiesa italiana si av-
di donare qualcosa di cui solo il Signore conosce il vertono segni di rinnovato impegno. Il lavoro pastora-
mistero della fecondità, per la realizzazione del Re- le ferve ad ogni livello e si ha la netta sensazione che
gno. si siano individuate le rotte di un’autentica ripresa.
Volutamente è stata sottolineata l’attività catechisti- Anche per la proposta oratoriana.

56








































































«... Mai come oggi, a fronte del disagio giovanile, le comunità cristiane
sono d’accordo nel chiamare a raccolta famiglie e agenzie educative
investendo ogni risorsa possibile.
Mentre istituzioni e tradizioni reggono male ai rapidi cambimenti di
vita, l’antica e sempre nuovga parrocchia diventa il luogo della speranza.
Gli oratori e i circoli parrocchiali, veri laboratori, scuole di vita per il tempo
libero permetteno che la parrocchia diventi veramente “famiglia di fami-
glie”, che imparano a camminare insieme verso ideali di vita, capaci di
testimoniare la propria fede e speranza in tutti gli ambienti di lavoro e
della società».
mons. Antenore Vezzosi, presidente nazionale Anspi

Una missione da compiere 57


senza indugi e con fede.


L’Oratorio aderisce motori dell’iniziativa, prendendo contatto con i vesco-
Mons. Belloli e don Carlo si fecero instancabili pro-
all’ANSPI vi diocesani, con i responsabili della pastorale giova-

nile, partecipando ai convegni sacerdotali per illustra-
re l’urgenza di affrontare un problema di così rilevante
importanza.



“Subito un oratorio
Negli anni detti “della contestazione”, tra il ’70 e in ogni parrocchia”
l’80 dello scorso secolo, una crisi profonda investì
anche i movimenti associativi, religiosi e non. A Carpi l’accoglienza fu senza riserve. Era vescovo
Anche gli oratori in qualche regione si svuotarono, allora mons. Prati che indicò decisamente un program-
anche per il disimpegno degli animatori che si rifiuta- ma per dar vita agli oratori, cosa problematica per la
vano di continuare a fare i baby sitter. nostra diocesi senza tradizioni oratoriale. E lanciò lo
L’Azione Cattolica mise in discussione la sua “ob- slogan: “Subito un oratorio in ogni parrocchia, subito
bedienza”, alla ricerca di un’autonomia che la rendes- un circolo giovanile per ogni parrocchia”.
se più responsabile nell’attività apostolica. Un programma ambizioso che solo in parte fu rea-
Il movimento scout fu soltanto sfiorato dalla conte- lizzato e con la gradualità necessaria.
stazione; portò avanti, invece, importanti innovazioni L’oratorio cittadino, che era in condizione privile-
al suo interno, come la scelta della coeducazione, raf- giata, per l’attività che svolgeva da anni, aderì
forzò i suoi quadri e crebbe il numero dei suoi asso- all’ANSPI con un numero di iscritti che superò le 300
ciati, anche se l’aria che si respirava in quegli anni unità.
ebbe il suo influsso anche sull’Agesci.
In questa situazione considerata problematica an- Fu poi costituito in Diocesi il primo Comitato Zonale
che dalla Chiesa italiana, qualcuno ebbe importanti con il compito di raccogliere le adesioni dei nuovi
intuizioni. Non bisognava farsi travolgere dalla tempe- oratori e dei nuovi circoli giovanili e di coordinarne le
sta che imperversava anche sugli oratori, strutture ed iniziative.
organizzazioni che avevano dato prova di essere anco- La presidenza fu affidata al Direttore dell’oratorio
ra utili, anzi necessarie, per l’educazione cristiana della cittadino che divenne anche sede del Comitato stesso.
gioventù.


Nacque l’ANSPI (Associazione Nazionale San Pa-
olo Italia) voluta e benedetta da Paolo VI che ne ap-
provò programmi e statuti. L’associazione si propone-
va di rilanciare in Italia gli oratori per i ragazzi e i
circoli giovanili per gli adulti.
L’ispiratore fu un sacerdote bresciano, già promo-
tore di altre esperienze, soprattutto in campo catechi-
stico: don G.Battista Belloli con l’intelligente ed ap-
passionata collaborazione di don Carlo Pedretti diven-
tò il “segretario” fino al raggiungimento dell’età
pensionabile.

Bisognava coordinare tutti gli oratori con il bene-
stare dei vescovi e in collaborazione con chi già ope-
rava nel settore (FOM, oratori milanesi e salesiani)

58 Una missione da compiere


ANSPI: mo un vero e proprio laboratorio che per anni ebbe,
UNA REALTA’ ASSOCIATIVA tra l’altro, un’eco a livello nazionale. Imparai a cono-
IN CRESCITA scere di più l’Anspi, fui inviato ai convegni nazionali
a raccontare l’esperienza carpigiana e il nostro tenta-
tivo di far nascere un centro giovanile che uscisse
di Edoardo Patriarca dagli stereotipi della vecchia immagine di oratorio.
Erano buone intuizioni, alcune delle quali hanno an-
L’Anspi a Carpi era nata con don Nino, o per lo ticipato l’evoluzione di quel mondo oggi chiamato
meno così mi sembrava. Non ricordo quando sia ini- “terzo settore” o “non profit”.
ziata la sua avventura associativa, vero è che in que- Tentammo una serie di percorsi che ebbero, pur
gli anni avevo intuito che fosse vicino al gruppo di nelle inevitabili difficoltà, un buon riscontro anche in
preti fondatori che ruotavano attorno alla grande espe- Diocesi. Anzitutto la costruzione di un minimo di re-
rienza del cattolicesimo bresciano e che avevano dato lazioni tra i circoli presenti in zona, per dare un po’
vita all’Anspi. Una sigla per me sconosciuta, un acro- più di robustezza all’associazione e ai suoi organismi.
nimo che mi pareva fuori dal mondo: Associazione Al presidente che per statuto era il parroco affiancam-
Nazionale S.Paolo Italia, ma chi l’aveva immaginata mo il vicepresidente laico che di fatto aveva la respon-
una tale denominazione? Va da sé che crescendo e sabilità del circolo. Tentammo anche di coordinare
solo con la maturità si comprendono anche le felici alcune iniziative a livello di Zona nei periodi più ade-
intuizioni, e l’Anspi è una felice intuizione: dotare la guati per l’animazione dei ragazzi: il carnevale, le
comunità parrocchiale di uno strumento associativo feste di primavera, i campi gioco estivi. Ricordo le
che permettesse di dare all’esperienza soprattutto difficoltà di sempre: timore dei singoli circoli di per-
oratoriana una valenza civica. Una rete che avesse dere l’autonomia, perplessità delle associazioni gio-
una rilevanza propria nella formazione dei giovani e vanili a giocarsi e ad impegnarsi in un progetto
fosse riconosciuta non solo come luogo di educazione interassociativo. L’Anspi comunque cresceva nei suoi
alla fede ma pure alla cittadinanza attiva. Erano gli iscritti, era una delle realtà associative con il più alto
anni in cui - anche a livello nazionale - si parlava di numero di aderenti. Rafforzammo anche i servizi di
volontariato, di educazione alla politica, di leggi che consulenza, si nominarono i responsabili di settore,
valorizzassero le organizzazioni sociali. A Carpi aprim- tentammo il turismo giovanile con l’avventura di qual-




Convegni e corsi di formazione per educatori
1991 - Relatore Carlo Pedretti 1992 - Relatore Mario Pollo

Una missione da compiere 59


che gita invernale. Sono stati anni di pionierismo allo In comunione con gli operatori
stato puro: rileggendo i materiali che don Nino mi ha della pastorale giovanile
riproposto, ritrovo percorsi che oggi appaiono già con-
quistati almeno culturalmente, anche se l’impegno per L’ANSPI in Diocesi è viva e raggiunge ogni anno
i giovani a Carpi non si è mai concretizzato e svilup- 5000 adesioni fra ragazzi e soci adulti, ma si limita ad
pato su tempi lunghi e consolidati. Vi è ancora tanta offrire importanti servizi logistici e di “assistenza” come
improvvisazione e la sussidiarietà stenta a sviluppar- informazioni sulle leggi, spesso ignorate, che regolano
si. Non da ultimo avviammo una serie d’iniziative i rapporti associativi con gli Enti pubblici ad ogni li-
seminariali mirate ai formatori e agli animatori ma vello, le pratiche assicurative e quant’altro riguarda la
aperte anche al pubblico. Quelle formative ambivano vita organizzata degli oratori.
a costruire un primo nucleo di giovani animatori che
avendo abbandonato per motivi di tempo e familiari Il lavoro è tanto, ma nello stesso tempo “poco”, se
l’attività associativa in Agesci o in AC potessero de- si considera che l’ANSPI è nata per essere risposta
dicare ancora un po’ del proprio tempo nell’animazio- concreta e globale alle nuove istanze della gioventù.
ne oratoriana. E così organizzammo seminari che si
muovevano dalla formazione degli educatori allo stu- L’ANSPI non può affrontare da sola la preoccupan-
dio degli scenari della condizione giovanile, dai nuovi te situazione giovanile. Può offrire umilmente il pro-
modelli di oratorio ai temi monotematici come l’edu- prio contributo inserita nei progetti pastorali diocesani
cazione alla politica. Temi ancora attuali, perché il e parrocchiali, operando attivamente e in comunione
tempo della gioventù, pur con i tratti tipici di ogni con quanti operano nel settore della pastorale giovani-
periodo storico, rimane il tempo della scoperta e del- le.
l’avventura, dell’impegno e della scoperta del territo-
rio, assieme alle fatiche e ai disagi di sempre. E il
percorso d’avventura diventa vita solo se i ragazzi
hanno la fortuna di incontrare adulti appassionati e
testimoni della speranza nella vita, che per noi cre-
denti è il Cristo Risorto, come ci ha ricordato il 4°
convegno ecclesiale di Verona.






Mons. Alessandro Maggiolini Gabriele Bibbiani, Mons. Bassano Staffieri, don Vittorio Chiari

60 Una missione da compiere


“S.Massimo” (così fu denominato) fu tra i primi in
diocesi a proporre attività formative, ricreative e cul-
Pauroso scontro turali, sotto la guida del parroco, contento di offrire
fiducia incondizionata ai suoi collaboratori!
a mezzanotte Fu nel viaggio di ritorno da quel primo incontro


che la macchina sulla quale viaggiavo fu investita, per
disattenzione del conducente, da un’altra vettura pro-
veniente da una strada periferica di Concordia. L’im-
patto fu violentissimo e rimasi gravemente ferito. Tra-
sportato d’urgenza all’ospedale, mi fu riscontrato lo
C’è chi afferma scherzando: “Un’occasione perduta “sfondamento acetabolare” e dopo attente diagnosi ed
per l’ANSPI, che avrebbe potuto avere il suo martire”. ingessature restai immobilizzato per quaranta giorni.
L’incidente nel quale fui coinvolto avvenne il 7
maggio 1993, proprio in occasione di un incontro, sol- Ricordo con gratitudine quanti mi furono amore-
lecitato dalla parrocchia di Fossa di Concordia, dove volmente vicini nella lunga degenza trascorsa in buo-
era in progetto l’apertura di un circolo ANSPI. na parte, dopo quella ospedaliera, presso l’Istituto
Spettava al Presidente del Comitato di Zona illu- Nazareno, per la cortese e fraterna accoglienza ed
strare le finalità dell’associazione e dare le indicazioni ospitalità di don Ivo Silingardi.
necessarie per l’adesione di nuovi circoli. Fabio De Caroli, che presso lo stesso istituto stava
L’incontro, svoltosi a Fossa, suscitò molto interesse facendo il servizio militare come obiettore di coscien-
e diede in seguito i frutti sperati. Il Circolo za, fu un premuroso assistente, giorno e notte, per le
difficoltà che riscontravo nel muover-
mi in modo autonomo.


Elencare le persone che hanno of-
ferto nel lungo periodo della malattia
la loro attenzione non sarebbe facile,
ma l’affettuosa, quotidiana presenza di
Sebastiano Pangallo resta nel mio ri-
cordo come segno di straordinaria
sensibilità difficile da dimenticare.


Quando il vescovo Mons. Staffieri,
il mattino dopo l’incidente, si recò
all’ospedale per farmi visita, un po’
imbarazzato, anche perché i referti
evidenziavano gravi perplessità, disse
scherzosamente: “Ma che cosa hai
fatto? Non si va in giro di notte!”
Ero ancora stordito, ma cosciente e
in grado di accogliere la battuta… e
risposi: “Non in cerca d’avventure,
Eccellenza. Sono andato a fare ciò che
dovevo. Non ci sono orari… e c’è
sempre tempo per ciò che si ama”.
Don Nino fa i primi passi dopo l’incidente, in compagnia del confratello e amico
don Ivo Silingardi che lo ha premurosamente accolto e fatto assistere con costante
attenzione per oltre un mese nell’Istituto Nazareno da lui fondato e diretto.

Una missione da compiere 61


sero funzionali ad una proposta educativa.
L’oratorio è essenzialmente uno spazio aperto, e il
Uno spazio cuore del nostro oratorio sono non a caso il campo da
calcio e il cortile in asfalto.
aperto definiscono lo spirito sintetizzabile nell’idea dell’ac-
Queste caratteristiche spaziali sono quelle che ne

coglienza per tutti. Con il linguaggio di oggi si direb-
di Mario Lugli be che non c’è mai stata nessuna barriera all’ingresso.
Anzi, gli spazi sono prevalentemente rivolti a dare
sfogo alle esigenze primarie di ogni ragazzo: incon-
trarsi e fare sport. In piena libertà, senza porre vincoli
di appartenenza, di tesseramenti ma non mancando poi
“I decenni passano in un attimo, sono certi pome- di proporre esperienze più articolate e fondate come
riggi che non passano mai!” quelle delle associazioni; che nelle sua lunga storia
Se devo farmi guidare da una suggestione nei molti sono state quella scautistica del Carpi 1 e quella spor-
ricordi che ho dell’Oratorio la più efficace è quella tiva della Carpine.
racchiusa in questa frase che non so bene a chi attri- Nella Carpi di questi ultimi cinquant’anni ha avuto
buire. un ruolo centrale in virtù di queste peculiarità, quelle
I pomeriggi di tantissimi giovani carpigiani hanno di un luogo disponibile a tutti, non esclusivo. Anche se
avuto come teatro quel luogo unico e particolarissimo la connotazione cattolica è chiara ed esplicita, mai si
che è stato l’oratorio di via Santa Chiara, uno spazio è posto un vincolo di appartenenza a quanti volessero
di straordinaria libertà e pregnanza in una delle fasi frequentarlo.
decisive della loro vita, quella dell’adolescenza. Nella sua natura c’è quella di essere aperto all’ap-
L’oratorio è stato innanzitutto uno spazio fisico. Per proccio occasionale, estemporaneo; il luogo appunto
cogliere l’essenza del valore formativo si deve partire dei pomeriggi passati a dar calci a un pallone o al bar
proprio da come le caratteristiche fisiche, spaziali fos- a giocare a biliardo, ma anche delle scelte più impe-

62 Una missione da compiere


Questi elementi per dir così di sfondo, di cornice,
sono necessari per capire il mondo in cui l’oratorio si
è sviluppato.
Gli oratori, è noto, nascono nella realtà lombarda e
in quell’ambito divengono un luogo di riferimento
centrale, specie nelle realtà periferiche, di un ambito
urbano con cui hanno forti affinità ideologiche.
A Carpi questo dato non è presente: l’oratorio di
via S.Chiara nasce in un contesto che non si può de-
finire ostile ma certamente non affine all’orientamento
dominante in città. Non è un caso che sia potuto sor-
gere in centro storico, in quella realtà in cui era meno
marcato l’orientamento a sinistra della popolazione
residente.
Per molte famiglie, cattoliche e non, era il posto
ideale per accogliere i propri figli nella fase dell’ado-
lescenza, quella cioè della prima emancipazione dal-
l’ambiente domestico.
Non v’è dubbio che, negli anni ‘50 e ‘60 in cui gli
spazi parrocchiali erano molto esigui perché limitate
erano il numero di parrocchie, abbia dato una risposta
ai bisogni di una gioventù che si affacciava negli spazi
pubblici che non fossero quelli scolastici per quei lun-
gnative e strutturate nelle diverse realtà associative. ghissimi “pomeriggi che non passavano mai”, svol-
Coabitando felicemente. gendo nel contempo un ruolo di rassicurazione per
Io credo che la sua forza sia tutta racchiusa qui, in molti genitori che sentivano il bisogno per loro di luoghi
questa formula semplice ma figlia di intuizioni forti sicuri e culturalmente affini.
che è stata quella di offrire a tutti un luogo di svago Erano anni quelli in cui era impossibile sfuggire
ma anche, con delicatezza e garbo, una proposta di anche nei momenti più ludici e di evasione a un
fede e di impegno, senza mai prevaricazioni o forzature, condizionamento che veniva dall’appartenenza ideolo-
senza mai che si fosse costretti a scegliere, nel rispetto gica. La gamma dei frequentatori in quei primi decen-
delle esigenze e dei diversissimi processi di ni andava da ragazzi cattolicamente “tiepidi” ai figli
maturazione. delle famiglie religiosamente più orientate.
E il risultato è quello che hanno sperimentato tutti Da subito però per le caratteristiche di cui si è detto
quelli che lo hanno frequentato, quello di una felice sopra, avendo l’accoglienza e l’apertura a chiunque
convivenza fra esperienze umane e adolescenziali molto come elemento connotante, è divenuto anche uno dei
diverse che nel confronto si sono reciprocamente ar- luoghi principali del confronto fra culture e, per quegli
ricchite. anni, anche fra ceti sociali.
Non si apprezza mai abbastanza, noi crediamo,
Una struttura come quella oratoriana nella Carpi questo aspetto! Per quelle caratteristiche di spazio
dei primi anni Cinquanta si inseriva in un contesto aperto che si è detto, era il luogo ideale per i momenti
fortemente connotato in senso ideologico. di incontro e confronto fra mondi che allora erano
Se la realtà nazionale in quegli anni vedeva il con- culturalmente e socialmente molto distanti. Anche la
fronto fra una concezione, quella cattolica, dominante sola condivisione dei momenti di gioco, dei quattro
nel paese e una ideologia, quella comunista strutturata calci al pallone, fra ragazzi di estrazione sociale diver-
ma minoritaria, a Carpi quel rapporto era esattamente sa ha avuto un rilievo e un importanza enorme nella
ribaltato. costruzione della comunità di Carpi! All’oratorio riu-
Anzi la dimensione del consenso che il partito co- scivano a incontrarsi i figli di quei genitori che nor-
munista aveva in città era da primato nazionale. malmente si ignoravano o vivevano in mondi separati

Una missione da compiere 63


e chiusi.
Anche volendo fare un’analisi dal punto di vista
cattolico, una realtà come quella oratoriana era la punta
più avanzata verso i mondi più distanti, verso quei
ragazzi che, per ragioni familiari, poco o nulla cono-
scevano della realtà ecclesiale: se c’era un luogo in cui
sensibilità e culture estranee al mondo cattolico pote-
vano entrare in contatto per la prima volta con questo,
quello era l’oratorio. Con lo sviluppo della città, negli
anni 70 e successivi, questo ruolo cominceranno a
svolgerlo le parrocchie di nuova costituzione che non
a caso in questa loro azione di apertura e incontro con
gli abitanti dei quartieri valorizzeranno in analogia con
l’oratorio gli spazi ludici e di svago.
Com’è giusto e naturale che sia l’oratorio è mutato
nel corso degli anni. Più nelle caratteristiche dei fre-
quentatori che in quelle strutturali. O meglio le secon-
de si sono adattate al cambiamento delle prime
I gruppi, sia quello scautistico che quello sportivo,
sono cresciuti in numero e rilevanza dell’attività. Sono
quelli della fine ‘60 e inizi ‘70, gli anni delle esperien-
ze collettive; anche a livello sociale più ampio le iden-
tità dei singoli trovano un luogo naturale di espressio-
ne e crescita nelle realtà associative del più diverso più intima sembra aver senso solo nell’esperienza di
tipo. Sono gli anni in cui anche la sfera individuale e gruppo. Nel mondo cattolico quelle esperienze riman-
gono tendenzialmente più strutturate nella logica pro-
pria di un’associazione ma non senza riflettere in sé le
prassi e le intonazioni più movimentistiche che vengo-
no dal mondo di “fuori”.
In quegli anni l’oratorio si apre, sempre attraverso
le associazioni, alle ragazze. Non poteva essere altri-
menti: se come sosteniamo, in virtù della sua natura di
spazio aperto, l’oratorio ha sempre avuto un ruolo di
avanguardia nelle dinamiche della pastorale per adole-
scenti, non poteva non aprirsi ai fenomeni dell’attua-
lità sociale e di costume. Non dimentichiamo che fino
ai primi anni 70 nella scuola dell’obbligo anche statale
le classi erano divise per sesso.
Nello scorrere degli anni, ancora una volta in co-
erenza con le svolte e le accelerazioni del costume e
delle pratiche sociali e culturali, si sviluppano di più
le attività di tipo culturale. Io credo che fra i molti
esempi che si possono fare nelle ricchissime vicende
della sua storia, a testimonianza di questa attenzione
alla cultura, sia obbligatorio citare la vivacissima e
partecipatissima stagione che è stata quella dei
cineforum. Io ho personalmente memoria di proie-
zioni stipatissime al cinema Eden per il ciclo, ad esem-
pio, su Hitchcock, che propose fra i primi dopo che

64 Una missione da compiere


a distanza di più di ventenni erano scaduti i diritti,
quello straordinario capolavoro che è “La finestra sul
cortile”. In quegli anni fioriscono in tutta Italia i
cineforum, anche qui del cinema vissuto come espe-
rienza collettiva!, e, anche in questo ambito l’orato-
rio era in grado di fare una proposta originale, alta
che venne apprezzata, ancora lo spazio aperto!, da
tutta la città.
Da queste rapide note si coglie spero un altro degli
elementi di forza di quell’esperienza, quella di essere
stata multifunzionale. Si diceva spesso, con tono
scioccamente riduttivo: un campo da calcio, un tea-
tro, un cinema = un oratorio! Si diceva una verità
senza afferrarne la forza dell’intuizione formativa!
L’idea di partenza era quella che nell’età dell’adole-
scenza la naturale curiosità del ragazzo, una curiosità
vivacissima, onestamente disorientata, a 360 gradi,
andasse non inibita ma alimentata, stimolata e guida-
ta. Con una forte attenzione alle sensibilità e ai ritmi
diversissimi con cui ogni ragazzo vive quella straor- a rispondere alle curiosità e agli stimoli intellettuali,
dinaria e delicatissima stagione della sua vita. Pronti alle esigenze aggregative, al desiderio di espressione
fisica attraverso lo sport; ma anche aperto ad acco-
glierti nella tua voglia di uscire di casa per non far
nulla se non due chiacchiere al bar nei lunghissimi
pomeriggi che non finiscono mai!


Le storie, tutte le storie, anche quelle di un luogo
come l’Oratorio di via S.Chiara, camminano sulle
gambe degli uomini e la fortuna del nostro oratorio
è stata quella di avere percorso il suo lungo e fortu-
nato viaggio su quelle robustissime di don Nino
Levratti. Non solo le gambe, ma l’intelligenza e il
cuore. La fortuna che l’oratorio, ma sarebbe meglio
dire, tutta la città ha avuto, è stata quella che a pen-
sare, guidare e governare quella realtà complessa c’era
un uomo dalla curiosità vasta e articolata, dalla sen-
sibilità umana e pastorale straordinaria che è ed è
stato don Nino. Per dirne solo una e non fra le più
appariscenti, chi immagina che ci sarebbe stata quel-
l’esperienza ad un tempo singolare e attualissima del
cineforum al cinema Eden se fra i suoi molteplici
interessi e competenze don Nino non avesse avuto
anche quella per pellicole e film?!! Ogni pezzo della
storia dell’oratorio, ogni suo angolo ha una relazione
con un’intuizione, un progetto di quel sacerdote sen-
za la cui creatività ed energia lì nulla sarebbe stato.



Rebecca Forti alle Vacanze di Branco/Cerchio 1994

Una missione da compiere 65


stessa gioia, con lo stesso entusiasmo provati nell’”età
fiorita”.
Immagini miti, ma rivelano una chiara partecipazione ideale agli
I documentari hanno carattere amatoriale e tanti li-
per la storia eventi che le immagini trasmettono.

C’è anche qualche aneddoto curioso sull’origine di
questi straordinari documenti filmati. Si dice, fra l’al-
tro, del sottoscritto, appassionato operatore, accusato
spesso di scrupoloso estetismo, che chiedessi talvolta
ai ragazzi impegnati in contese avventurose di ripetere
le scene che evidenti difficoltà non avevo catturato…
Fin dall’inizio dell’attività oratoriana è stata tenuta come se si trattasse di riprese sul set, sotto la guida del
un’attenta e precisa documentazione di ogni evento. In regista.
archivio sono conservati progetti, programmi, comuni- Può essere accaduto, non lo nego… ma l’intento
cazioni, relazioni dattiloscritte e fotocopie di tutto in non era quello di falsare i fatti, ma di donare immagini
bell’ordine. complete e convincenti ai protagonisti di tante belle
I documenti sono accompagnati da immagini foto- storie da rivedere e da rivivere assieme ai figli, nipoti
grafiche che nel corso degli anni si sono dimostrate e pronipoti.
preziose. Nelle ricorrenze più importanti della vita Le immagini conservano ancora la loro primitiva
oratoriana sono state allestite mostre che hanno susci- freschezza e non ci si stanca di rivederle.
tato sempre un rilevante interesse e talvolta un sor- Ti può anche capitare durante la visione di un do-
prendente successo come la mostra fotografica effet- cumentario di metterti istintivamente e nostalgicamen-
tuata nel Castello dei Pio in occasione del Cinquante- te in sintonia con la colonna sonora che sta accompa-
simo anniversario della fondazione del Gruppo scout. gnando le immagini con il canto: “Ah, io vorrei torna-
Molte delle foto disponibili hanno arricchito diverse re, anche solo per un dì, lassù nella valle alpina. Lassù
pubblicazioni, fra le quali, ultima, “Una traccia nella fra gli alti abeti ed i rododendri in fior, distendermi a
storia”, un volume apprezzato per i contenuti, ma anche terra e sognar!”
per la grafica e la copiosità delle immagini fotografi-
che, considerate, in buona parte, formalmente prege-
voli.
I documenti più interessanti sono quelli filmici.
Anche quando i mezzi tecnici (la macchina da presa)
erano semplici, essenziali, autenticamente amatoriali,
agli scatti fotografici si accompagnavano le riprese con
immagini in movimento, documentari a passo ridotto
(8 mm e Super 8 mm) e VHS con l’arrivo delle tele-
camere.
Il materiale, fortunatamente ancora in buono stato
di conservazione, è stato trasferito dal supporto in
celluloide al nastro magnetico e ultimamente, per una
maggiore garanzia di conservazione, in DVD (sistema
digitale).
I documentari disponibili sorpassano la cinquanti-
na. Al di là degli aspetti tecnici, pure importanti, biso-
gna rilevare che nel rivedere immagini vive, in movi-
mento, si ha la netta impressione di ritornare indietro
con il tempo, di entrare dentro l’azione, di rivivere i Don Nino sulle nevi della Presanella sta riprendendo
giochi, le avventure, le escursioni in montagna e sui immagini delle Vacanze di Branco/Cerchio 1976 (Ver-
ghiacciai, con le stesse fortissime emozioni, con la miglio, TN)

66

Immagini
fatti ed eventi

67






























3










I fatti


e gli


eventi

68

I fatti e gli eventi 69






L’Azione Cattolica


Un fortunato periodo
della sua storia









Al suo sorgere l’oratorio ebbe un posto privilegiato
per l’Azione Cattolica. Il direttore era contemporane-
amente vicario cooperatore nella parrocchia della Cat-
tedrale ed assistente dell’A.C.
La parrocchia non aveva molti locali per le associa-
zioni e fu questa la prima ragione per cui si ritenne di
ospitare i ragazzi (gli aspiranti) e i giovani di A.C.
(juniores e seniores, come allora venivano chiamati).

Nato l’oratorio – ad un centinaio di metri dalla Cat-
tedrale – fu del tutto naturale e necessario che l’asso-
ciazione, con tutti i suoi iscritti, lì si collocasse come
primo luogo in cui vivere la sua vocazione laicale e il
suo slancio missionario. I primi collaboratori come
catechisti, come animatori, furono in buona parte loro:
i giovani di A.C. che si misero entusiasticamente al-
l’opera.

La loro presenza, il loro stile di vita che tanto si
differenziava dalla vita degli altri giovani, i loro in-
contri di formazione, di vita spirituale e sacramentale, La sezione Aspiranti di A.C. della Cattedrale.
la loro disponibilità a farsi carico della vita dell’orato- Riconoscibili da sinistra: Gildo Manicardi, Brunetto Salvarani,
rio nascente, furono un dono prezioso - anche se non Quinto Silvestri
sempre riconosciuto ed avvertito – che diede qualità a
tutto l’ambiente.


L’A.C. viveva, a tutti i livelli, un periodo fortunato
della propria storia. E’ difficile descrivere e capire lo di sentirsi utili a sé e agli altri. Un clima di disponi-
spirito che animava la vita associativa. Gli interessi bilità alla ricerca della propria vocazione, anche quella
dei giovani convergevano sul gruppo, dove i rapporti religiosa.
di amicizia erano forti, la condivisione degli ideali Fece parte del gruppo Aspiranti di A.C. Gildo
facile, e la passione apostolica era supportata da lega- Manicardi, che entrò in seminario, divenne sacerdote,
mi molto vivi con la comunità ecclesiale. iniziando una eccezionale “carriera” ecclesiastica… non
ancora compiuta!
Dalle lettere che i giovani dell’associazione scrive- Anche Vico Allegretti, ora cappellano militare, fu
vano dalla vita militare a don Nino, e che egli ha chiamato dalla vita oratoriana al sacerdozio. Così pure
gelosamente conservato, emerge questa passione apo- Alberto Bigarelli ed il fratello Luca, anch’essi soci di
stolica, questa gioia di amare, di vivere e di far vivere, A.C. e tra i più impegnati alla scuola di catechismo.

70 I fatti e gli eventi


di momenti straordinari di festa in occasione del Car-
nevale, del Capodanno ed altre tradizionali ricorrenze.


E’ passato tanto tempo e bisogna riconoscere che
sono mutate norme e scelte educative che adesso fan-
no sorridere, come la coeducazione che sembrava
improponibile.
C’erano negli anni ’50 due oratori distinti: uno
maschile e uno femminile. Uno all’Eden, l’altro pres-
so la scuola delle Suore di Carità, in via Ciro Menotti.
Ragazzi e ragazze si potevano incontrare ufficial-
mente solo in chiesa, durante le celebrazioni liturgi-
che, e sempre in posti distinti.
La collaborazione si sperimentò dopo molti anni e
non senza apprensioni da parte dei tradizionalisti.
Era pertanto naturale che anche i momenti di festa
Giovani di A.C. della Cattedrale, si facessero salvaguardando la distinzione dei sessi.
con l’assistente don Giordano Rossetti
Fece scalpore una prima ed ingenua (!) trasgressio-
ne che fu pagata cara. L’occasione la offrì la festa di
Un servizio Capodanno 1956-57. Gli organizzatori ritennero op-
portuno, per animare la lunga serata, invitare una gio-
generosamente prestato vane cantante accompagnata da alcuni strumentisti, per
l’esecuzione di un programma di canzoni allora in voga.
Resta una significativa documentazione delle atti- Si gridò allo scandalo e il giorno dopo arrivò tem-
vità svolte dai giovani di A.C. del Duomo che oltre il pestivo il richiamo “forte” da parte della suprema
servizio generosamente prestato in tutti i settori della autorità ecclesiastica. Il diktat: “Non si ripeta più!”
vita oratoriana, da quello catechistico a quello Fortunatamente e per clemenza non venne, per il
organizzativo e programmatico, sono stati promotori direttore dell’Oratorio, la “sospensione a divinis”.


Non restano solo ricordi ameni,
spassosi aneddoti ed immagini elo-
quentissime. Sono in tanti ancora, per
lo più nonni, i giovani di cui si par-
la, insieme ma a camminare per stra-
de diverse, a seguire la loro vocazio-
ne laicale o religiosa, a svolgere il
proprio lavoro, la propria professio-
ne, tra successi ed apprensioni, mol-
ti ancora in servizio ecclesiale e ci-
vile.
Resta la speranza che nessuno ab-
bia smarrito la strada, che nessuno
abbia perduto il punto di riferimento
a salvaguardia della propria identità
cristiana.




Claudio Spaggiari in servizio
alla festa di Capodanno

I fatti e gli eventi 71














































Festa di Carnevale. Riconoscibili da sinistra: Mauro Cova, Pippo Marchi, Romano Rebecchi, Glauco Guandalini



conferma la partecipazione di oltre trecento ragazzi
che partecipavano puntuali ogni mattina e per la dura-
La Missione ta di una settimana all’incontro di preghiera del mat-
tino che si svolgeva in Cattedrale, prima di recarsi a
dei Ragazzi scuola.



Un programma semplice che si svolgeva in due tem-
pi della giornata per gli impegni comunitari, ma che
coinvolgeva ogni singolo ragazzo con impegni indivi-
duali da assolvere liberamente. Il tutto integrato con
quaderni attivi, proiezioni, giochi, raccolta di adesivi
Un momento forte per la vita oratoriana e per di- sul tema della missione.
versi anni fu la Missione dei Ragazzi.
Si svolgeva prevalentemente nel tempo quaresima- La manifestazione si concludeva, ogni anno in modo
le, come momento particolare di riflessione e di pre- differenziato, con una solenne celebrazione penitenziale
ghiera come preparazione alla Pasqua. preparata da paraliturgie o sacre rappresentazioni sui
I partecipanti venivano quotidianamente impegnati temi biblici proposti nel corso della settimana.
in esercitazioni attive sui temi proposti: ricerche, gio-
chi guidati per dare un tono penitenziale ed insieme E’ qui documentata con straordinarie immagini la
gioioso alla Missione. missione svoltasi nel 1958 durante la quale fu rappre-
sentata la passione del Signore con una singolare pre-
Quanto fosse accolta benevolmente dai ragazzi lo senza dei ragazzi che portarono croci costruite con le

72 I fatti e gli eventi


loro mani, come segno di partecipazione alla sofferen-
za del Signore, come espressione di fedeltà e di gra-
titudine, come risposta d’amore all’amore di Gesù.


Un avvenimento del genere sta ad indicare che anche
“il religioso”, molte volte seguito per obbedienza, con
disinteresse e con noia, può essere favorevolmente
accolto se ci si fa attenti alle esigenze dei ragazzi, ai
fattori psicologici che accompagnano la loro età e
soprattutto se non ci si stanca mai di sperimentare
cammini di ricerca e di studio per l’arte di animare
che sembra oggi la chiave di volta per risolvere negli
oratori molti problemi educativi.







Missione dei Ragazzi 1958.
Manifestazioni in Cattedrale: la Passione del Signore presentata dai giovani dell’Oratorio

I fatti e gli eventi 73


della loro giovinezza.


I Re Magi anche per alcuni anni successivi con l’apporto di va-
Il gradimento della manifestazione si manifestò

Il pittoresco corteo rianti e di proposte nuove, al fine di finalizzare, al di
in piazza Martiri là degli aspetti espressivi e di folclore, l’iniziativa ad
integrazione della catechesi, con la scoperta dei con-
tenuti del racconto evangelico e per tradurre il tutto in
gesti concreti di lode al Signore, di carità e di servizio.

L’arrivo dei Re Magi, come manifestazione natali-

La prima grande manifestazione che portò per le zia, ha trovato continuità in alcune parrocchie della
vie della città per gremire poi piazza Martiri di ragazzi diocesi, dove, in modo differenziato, si continua lode-
e di un’inattesa moltitudine di curiosi fu la sfilata dei volmente a coinvolgere ragazzi e adulti nella preghie-
Re Magi. ra e nella rievocazione dell’Epifania del Signore.


Era il 6 gennaio 1958. Dall’oratorio partì il lungo Nell’interminabile corteo che ha accompagnato i Re
“cammino”: il corteo aperto dai ragazzi in costume al Magi per le vie della città verso la Cattedrale, una
suono delle cornamuse. Vi erano rappresentati tutti i folla divertita con bimbi e bimbe in costume a rappre-
tradizionali personaggi del presepe. sentare i tradizionali personaggi del Presepe.
Seguiva un gregge di pecore (vere) accompagnate Nella foto: due pastorelli, uno col flauto e l’altro con
dai pastori calati in pianura per svernare. E poi gruppi agnellino (vero).
di bambini e bambini con le bandiere delle diverse
classi accompagnati dai catechisti che faticavano non
poco a tenerli “in fila”.
Nella documentazione fotografica dell’avvenimen-
to risultano pittoreschi i catechisti-teologi del semina-
rio, in veste talare o con ampi mantelli-tre quarti in
uso allora e i cappelloni neri a larga tesa ormai scom-
parsi.
Altoparlanti portatili a batteria, piuttosto gracchian-
ti, diffondevano lungo il percorso musiche pastorali,
per quei tempi di qualità accettabile.
E finalmente gli illustri personaggi della tradizione
natalizia. In costumi sfarzosi, splendidi, confezionati
con materiale di recupero ma con mani abili e tanta
fantasia, procedevano i Re Magi su bardati cavalli,
solenni, tranquilli… quasi “contenti” di interpretare la
parte dei cammelli.

Una grande folla stupita, quasi estatica, nella piaz-
za gremita come nelle grandi occasioni, seguì il pitto-
resco corteo fino all’ingresso in Cattedrale.
Per l’accoglienza dei Re Magi era stata allestita sul
presbiterio la capanna coi personaggi viventi della
natività: Maria, Giuseppe, il bambino, i pastori.
I protagonisti di quel presepio vivente sono ancora
tra noi e ricordano con commozione quell’Epifania
come un evento straordinario, un sogno incancellabile

74 I fatti e gli eventi










































Momenti della sfilata
lungo le vie della città































Da sinistra:

Claudio Annovi
(maggiordomo al seguito)

Paolo Benatti
(paggio)

Valentino Forti
(Re Melchiorre)

I fatti e gli eventi 75































































Il Corteo fra due ali di folla in
piazza Martiri sta per raggiun-
gere la Cattedrale




















...mentre una fitta nebbia
sta scendendo sulla città.

76






































In piedi da sinistra: Lauro Beltrami, Giuliano Cini, Pezzetti, Marco Bertoli, Luigi Lamma, Andrea Creola, Giorgio Lugli, Marco Sforzi, Davide
Verri. Accosciati: Alberto Marverti, Glauco Ferrari, G.Paolo Covezzi, Glauco Soresina, Giorgio Fiocchi, Andrea Ugolini, Marco Medici.





sportiva si può ricavarne il senso della vita, dove si
alternano le vittorie e le sconfitte. Bisogna educare
Lo sport alla competizione sincera, leale, motivata, aperta a


e l’U.S. “Carpine” qualsiasi risultato, mettendo al primo posto sempre la
persona umana. Solo in questo caso lo sport diventa
mezzo o momento di educazione.


Don Alessandro Albertini, fratello di Demetrio, a
suo tempo grande giocatore del Milan e della Nazio-
nale, afferma candidamente di non riuscire ad imma-
ginare un oratorio senza sport, ma aggiunge anche senza
La “carta dello sport” in campo educativo resta mezzi termini: “Bisogna esigere allenatori che siano
ancora vincente. E’ una carta che l’Unione Sportiva prima di tutto educatori. Io sono disposto ad allonta-
Carpine, la società sportiva dell’oratorio, ha giocato nare un tecnico che non lo sia, anche se professional-
dal 1955 e continua a giocarla con impegno sapendole mente molto valido”.
dare la valenza che le è propria.
Nella pratica sportiva i dirigenti della Carpine non Disporre di un campo sportivo, come l’Eden, al
hanno mai pensato a fare dei campioni o alla compra- centro della città, non è una fortuna di poco conto.
vendita dei giocatori, non hanno messo al primo posto Ad usufruirne per primi furono “i ragazzi del cam-
il successo, secondo il motto “O si è primi o si è po” di don Vincenzo Benatti. Molti di loro, ora un po’
nessuno” fino ad avere qualche dissenso interno nel acciaccati, ricordano gli anni felici delle corse, delle
caso di sconfitte troppo clamorose (memorabile la partitelle “informali” sul terreno, ove le nuove genera-
partita giocata dalla Carpine con una squadra modene- zioni stanno vivendo la loro età fiorita.
se e perduta 22 a 0). Da come si vive l’esperienza Fin dai primi anni, alcuni giovani collaboratori si

77


Anche il basket ha avuto all’Oratorio
il suo momento di gloria

78 I fatti e gli eventi


dedicarono alla formazione di squadre per ad offrire la pratica dello sport al maggior numero di
preadolescenti con l’organizzazione di tornei che, per ragazzi senza discriminazione alcuna.
l’interesse suscitato, fecero pensare a progetti sportivi Anche l’incontro annuale della società con
aperti ad altre categorie di ragazzi. mons.Vescovo in occasione della Pasqua, da loro vo-
E’ memorabile l’impegno che Fulvio Ferrarini e luto e scrupolosamente preparato, conferma lo spirito
Gianni Allesina misero in queste prime esperienze ecclesiale che informava il loro servizio.
sportive, e come il gioco fosse condotto allora con L’oratorio ospitò sul suo campo negli anni ’80-’90
molta attenzione educativa. Si giocava nella “squadra tornei amatoriali estivi con grande partecipazione di
di Gesù” e prima del calcio di avvio si faceva il segno pubblico, i cosiddetti “Tornei dei bar”. Non lasciarono
della croce. un buon ricordo per le intemperanze degli atleti e la
Oggi si “sorride” al ricordo di questi atteggiamenti “tolleranza” dei direttori di gara.
che riescono comunque a suscitare nostalgia, quando Degni di plauso furono, invece, i tornei di calcio
sui nostri campi di gioco dilagano impunemente la per ragazzi organizzati in collaborazione con l’ANSPI.
volgarità e la violenza.
Nacque l’U.S.Carpine, con l’appassionato contribu- La scelta del calcio non fu esclusiva. Anche la
to di Gianni Battini, che allo sport dedicherà molti pallavolo e la pallacanestro furono discipline sportive
anni della sua vita nel Centro Sportivo Italiano. praticate con impegno con squadre in competizioni a
Come non ricordare Glauco Soresina o Davide Verri, livello locale e provinciale. Ma non ebbero un gran
gli animatori “storici” della Carpine, che furono sem- seguito per lo sforzo organizzativo e finanziario che
pre attenti non solo al successo nelle competizioni, ma richiedevano.

Il gioco-sport - si evince da quello che abbiamo
ricordato – che tende alla promozione di tutti, che
valorizza il senso di squadra, la collaborazione, l’ami-
cizia, il saper vincere e il saper perdere è un fatto
positivo all’interno dell’oratorio. E’ importante che non
sia un programma alternativo o parallelo all’oratorio
(il rischio c’è stato anche all’Eden) ma si inserisca in
esso come un momento specifico della vita oratoriana
e del suo progetto educativo.

























U.S. Carpine

Due Mister d’eccezione
e capi storici:
Ernesto Giocolano
e Marco Medici

I fatti e gli eventi 79




Un muro
di Gian Paolo
Pradella



























Una squadra di pallavolo passata alla storia.

In piedi: Marco Casarini, Carlo Alberto Medici, Roberto Soragna,
Claudio Fornasari, Luigi Borsari.

Chinati: Gian Paolo Pradella, Claudio Forti, Massimo Casarini

80 I fatti e gli eventi






























Matera, 1991 - In attesa del fischio dell’arbitro



1991 - Torneo tennis da tavolo “Racchetta d’oro”, organizzato del Circolo ANSPI

I fatti e gli eventi 81


Una decina di ragazzi. “Nino cammina che sembra
un uomo, con le scarpette di gomma dura, undici anni

La “Coppa a il cuore pieno di paura” recita Francesco De Gregori
in una famosa canzone intitolata: “Leva calcistica”.
Scarabocchio” Ogni volta che li ho visti comparire dallo spogliatoio
e allargarsi sul campo, nella mente si materializzava
puntuale l’immagine di queste parole.
Un campo e una storia
da raccontare Il campo dell’Eden è, per chi vi abbia giocato an-

che solo una volta nella propria vita, un luogo unico.
di Stefano Discosti È stato, ed è ancora, un simbolo del calcio della città
e non solo. Cinto da mura seicentesche. Barriere d’ar-
gilla cotta pietrificata. Circondato da alberi ad alto fusto.
Nel cuore del centro storico. In pratica ad un tiro di
voce dalla piazza principale di Carpi. Il colpo d’oc-
chio è magnifico. I fori delle antiche opere di
Per poter raccontare questa storia occorre partire carpenteria nei muri perimetrali dell’antico convento,
dal campo dell’Eden. Dall’atmosfera particolare che si le stesse scanalature dei mattoni, danno ancora oggi































Stefano Discosti,
allenatore della squadra
dell’Under 11









respira ancora oggi calcando questo terreno. Da qui è alla mia mente un’infantile visione di spalti assiepati
iniziata una delle imprese sportive più incredibili e di spettatori. Uno stadio gremito d’immaginarie pre-
significative che l’oratorio cittadino e tutti coloro che senze. Forse di tutti quei ragazzi, ora adulti, che in
hanno preso parte a diverso titolo all’evento, ricordi- tanti anni di attività sono transitati sul manto irregola-
no. re del campo. Anche la gara più semplice, quella dei
rigori, o il giocare convulso e senza apparenti regole,

82 I fatti e gli eventi


dei “due tocchi” prima del catechismo, qui sembrava- adoperassero, in certi periodi dell’anno il campo si
no essere elevate alla dignità di competizioni vere. presentava con le aree di porta e il cerchio di
centrocampo completamente privi d’erba. “sole che
Nel tempo e, nello specifico, negli anni che ci in- batte sui campi di pallone e freddo e polvere che tira
teressano: gli ottanta e subito all’inizio dei novanta, vento e poi magari piove”
aveva subito diversi rifacimenti. Don Nino e gli allora
dirigenti dell’Aceg e della Carpine, la società sportiva La Coppa Scarabocchio
dell’oratorio, tra i quali Gianni Battini e Marco Medi-
ci, tentavano regolarmente, con alterne fortune, di in- In questo periodo accanto alle attività sportive uf-
traprendere una manutenzione che ridesse decoro alla ficiali, appannaggio della Carpine, si decise di aderire
struttura e fiato all’erba, perennemente sotto stress a ad una iniziativa di sport di base, organizzata su scala
causa delle concatenanti attività. Gli allenamenti di nazionale proprio dall’Anspi. L’idea, inizialmente
calcio. Gli Scout. Le feste di partito, l’utilizzo inten- sponsorizzata da un testimonial di rinomanza televisi-
sivo per le amichevoli e i tornei. Per quanto però si va, Cino Tortorella (presentatore storico dello














Foto n.82






















Foto di gruppo delle dieci squadre parteciparono alla Coppa “Zecchino d’Oro”), prese corpo con la “Coppa Sca-
Scarabocchio 1991. rabocchio”.

Zona Carpi-Novi:
Carpine A - Carpine B - Novese A - Novese B - S.Francesco - Si trattava di un torneo di calcio a sette elementi,
S.Bernardino Realino riservato ai ragazzi under 11. La dirigenza nazionale
dell’Anspi, rilevando le oggettive difficoltà delle ini-
Zona Mirandolese ziative sportive negli oratori, si prefiggeva infatti di
Quarantoli - Fossa - Mortizzuolo - raggiungere principalmente due obbiettivi: 1) la
S.Giacomo Roncole
riappropriazione degli spazi da parte di snelle strutture
organizzative votate a quelle fasce d’età tipiche delle
prime esperienze ludico-sportive, 2) l’opportunità di
offrire una semplice struttura ad hoc capace di mettere
a disposizione quegli strumenti di base per fare svol-
gere piccoli campionati; con la felice intuizione di far

I fatti e gli eventi 83


vestire a tutti i partecipanti le medesime maglie, in accedere alla kermesse nazionale; ove tutte le vincen-
uno spirito di uguaglianza e sobrietà ma anche di ti, regione per regione, potevano contendersi l’ambito
azzeccata immagine . trofeo “Scarabocchio” in un’unica sede. La manifesta-
zione si svolgeva nell’arco di una settimana. In realtà
Il risultato fu che l’iniziativa trovò subito un largo il vero scopo era senza dubbio quello di utilizzare la
consenso. Coadiuvata per la parte arbitrale dal CSI leva immaginifica di un traguardo selettivo delle finali
(Centro Sportivo Italiano) ed affidata in pratica ad un nazionali, come un sogno al quale tendere. Col risul-
volontariato semplice e privo di grosse incombenze tato pratico però di poter rimettere in moto l’attività
organizzative, che non fossero quelle di reclutare un sportiva negli oratori. Fino alla fine degli anni ottanta
numero sufficiente di ragazzini, prese subito piede con la squadra dell’oratorio cittadino (ne furono iscritte a
inopinato successo e fin dai primi tempi i tornei coin- volte anche due) riusciva a superare quasi sempre la
volsero diverse realtà parrocchiali della città e dei fase locale, sempre però arenandosi nelle impegnative
dintorni. eliminatorie provinciali o interprovinciali. Nei primi
anni novanta con l’arrivo dell’entusiasmo coinvolgen-
te di Lino Colliva e del gruppo di ragazzi, composto
da diversi lupetti del branco del Carpi Primo, tra i
quali il figlio Marcello, avvenne qualcosa di inimma-
ginabile fino a poco tempo prima. La squadra acqui-
stò coesione, sicurezza nei propri mezzi, convinzione
e personalità. Attraverso una serie di partite memora-
bili, vinse dapprima la fase locale organizzata a otto
squadre nel campo dell’Eden durante un’avvincente
sfida finale con la squadra di Quarantoli. Quindi potè
disputare la fase provinciale col Campogalliano, e in
seguito a quest’ultima affermazione, ebbe accesso alle
eliminatorie interprovinciali a Piacenza, che si aggiu-
dicò grazie ai calci di rigore. A questo punto, con
l’entusiasmo a mille, si spalancò la possibilità di con-
quistarsi l’accesso alle finali nazionali a Matera, pro-
prio nella fase regionale che ebbe luogo a Faenza.
Obiettivo che fu brillantemente centrato.


Finali Nazionali a Matera


La fase preparatoria delle finali nazionali dovette
All’oratorio cittadino fu ben presto dato incarico di per forza coabitare con l’esame di quinta elementare.
organizzare gli incontri eliminatori zonali. Si trattava Si cercò così di organizzare un paio di amichevoli con
quasi sempre di allestire dei mini tornei con partite in avversari di un certo livello ma non si poterono fare
contemporanea sulle due metà campo. Curarono gli più di tanto allenamenti specifici. Tuttavia il morale
aspetti organizzativi: Glauco Soresina (allora presidente era alle stelle. C’era la consapevolezza che comunque
dell’Unione Sportiva Carpine), Giovanni Marino, Ste- fosse stata l’esperienza, si sarebbe trattato di un even-
fano Discosti e successivamente, agli inizi degli anni to personale irripetibile. A Matera ci accolse un’orga-
Novanta, si unirono Lino Colliva e Alessandro nizzazione ben registrata ed una atmosfera di festa,
Gibertoni. com’era giusto che fosse. I ragazzi alloggiavano in
una struttura vicina allo stadio comunale, sede delle
La formula del torneo, pensata a livello nazionale, partite, in modo che da qualsiasi parte d’Italia prove-
prevedeva che attraverso successive fasi eliminatorie, nissero, fosse reso possibile il socializzare tra loro. I
locali, zonali, provinciali, si progredisse fino alla vera dirigenti, gli allenatori e don Nino assieme alla tifoseria
e propria possibilità, affermandosi alle regionali, di “parentale”, un nutritissimo nucleo di genitori che per

84 I fatti e gli eventi


nessuna ragione al mondo si sarebbero privati di un in mille modi. Adesso lo stringe solo forte a sé. Senza
momento così bello ed esaltante per i propri figli; erano parole.
tutti sistemati in un decoroso Hotel in centro. Di quei
momenti vissuti tutti assieme ricordo le pacate discus- Non cambia l’atmosfera nel ritiro. Si ride ancora a
sione tattico tecniche. Una specie di democrazia “sud di Pago Pago” come è solito intercalare nei di-
gestionale dell’evento. In cui tutti esprimevano il pro- scorsi più vari un nonno speciale: l’inossidabile Benetti.
prio parere garbatamente. Sotto lo sguardo indulgente Il clima dimostra che tutti sanno che la vera vittoria è
di don Nino e quello sornione tra il serio e il canzo- essere qui. Nella seconda partita incontriamo la Sarde-
natorio di Lino, vero “Deus ex machina” dell’impresa; gna. In pratica il vivaio del Cagliari. Sono bravissimi.
e poi i bei momenti e le risate a tavola e le chiacchie- Il copione della prima sembra ripetersi. Alla fine sia-
rate fino a tarda sera. Ma soprattutto l’occasione mo bravi a conquistare un pareggio. Vale moltissimo
imperdibile di visitare i “sassi” di Matera. Gli stessi per noi. Perché lasciamo quota zero. Non siamo ulti-
più volte visti al cinema negli ultimi anni, come nel mi. E nell’ultima partita del girone, col Piemonte, fi-
film di Gibson, “The Passion”. Edifici dall’impatto nalmente troviamo un avversario alla nostra portata.
visivo stupefacente e dal fascino intatto. Arrampicati Giochiamo senza assilli ormai. Questo ci giova perché
a strati arditi su un anfiteatro di rocce carsiche. Un vinciamo bene. I ragazzi sono raggianti. I genitori
paesaggio tutto intarsiato di scale ed anfratti resi anche. Chiudiamo questa esperienza portando con noi
abitabili. Le case sovrapposte e compenetranti, satura- la certezza di avere dato quello che potevamo dare,
no ogni spazio che la mente possa concepire, senza rimpianti.
riconvertendolo in manufatto. Uno spettacolo che, a
causa dell’allora stato di semiabbandono in cui versa- Poi tutti assieme alla finale, ma prima assistiamo
vano, finiva per risultare a volte spettrale, ma sostan- alla amichevole della “nazionale” dello Scarabocchio.
zialmente un impareggiabile esempio di architettura Una squadra che raccoglie il meglio degli elementi
rupestre. Ci addentrammo meravigliati di tanta bellez- delle diverse squadre presenti. La seleziona un ex col-
za, interrogandoci spesso sui motivi per i quali ancora laboratore di Valcareggi. Chiama proprio il nostro
fossero così poco battuti dai grandi circuiti turistici. Baraldini che infatti giocherà e si farà onore a
centrocampo. Il torneo chiude i battenti con una festa
Si gioca senza megalomanie ma che rimane nella mente, così
come resta il senso di avere fatto parte di un evento
Poi venne il giorno della prima partita. Parlare di difficilmente ripetibile.
emozione è dire poco. Ho guardato i ragazzi ad uno ad
uno, cercavamo, Lino ed io, di trasmettere più tran-
quillità possibile. Opera per niente facile almeno a
giudicare da quello che provavo io stesso. L’ingresso
in campo. I numerosi spettatori sugli spalti. L’ufficialità
dell’evento. Le stesse divise impeccabili degli arbitri.
La dirigenza nazionale in tribuna. “Qui si fa sul serio”.
C’è di fronte la squadra della Campania. In pratica
gioca in casa. È fortissima. Noi perdiamo. Ma non è
una disfatta. Giocano meglio. Onore a loro. Vinceran-
no addirittura il torneo, infatti. Ricordo le facce dei
nostri ragazzi. Brusco risveglio. Senso di impotenza.
Qualche lacrima. Ma poi sappiamo toccare le corde
giuste. Don Nino fa capire più col sorriso che con le
parole, che non è proprio la prima delle sue preoccu-
pazioni questa sconfitta. “E poi diamine, abbiamo
ancora due partite. Possiamo farcela”. Ricordo i
guantoni giù del portiere Calzolari. Il suo viso di vetro
per l’emozione. Suo padre che prima lo aveva caricato

I fatti e gli eventi 85










































La squadra esulta
dopo la vittoria
(semifinali Cesena).
Da sinistra: G. Giovanetti,
Cristian Caselli, Simone Lugli,
Francesco Bertesi, Roberto Calzolari,
Francesco Baraldini, Paolo Pettenati





























Intervallo al campo Eden
(1990)

86 I fatti e gli eventi


In attesa del proprio turno




















































Il Vescovo Mons. Bassano Staffieri
riceve i componenti
della squadra “Carpine”
in partenza per Matera

























La squadra in uscita
ai sassi di Matera

I fatti e gli eventi 87


Conclusioni


Restano frammenti anche dopo tanti anni di questa Le “Olimpiadi Vitt”
esperienza. Almeno per me. Certamente nella forma-
zione dei ragazzi che avranno tratto più di un insegna- e il mitico Craveri
mento. Piccole cose. Riaffiorano magari quando uno
meno se l’aspetta. Capita di incontrare in centro ca-
sualmente qualcuno di loro, ora diventato uomo. Se
riconosco in lui il figlio di quel bambino, lo saluto col
sorriso di chi è consapevole di aver potuto condividere
con lui qualcosa di grande. Poi proseguo chiedendomi Negli anni ’50, quando l’oratorio cittadino aprì le
tante cose: circa tutte le attese. Le speranze a volte porte ai ragazzi della città di Carpi, era ancora in
realizzate. A volte misteriosamente assopite. Eppure edicola “Il Vittorioso”, un settimanale per ragazzi nato
noi che l’abbiamo vissuta questa esperienza, sappiamo per iniziativa dell’Azione Cattolica al fine di offrire
che molto di ciò che riteniamo impossibile è una pura un prodotto divertente ma insieme pregnante di valo-
ri educativi. Uno dei collaboratori del settimanale fu
il “mitico” Craveri, notissimo nel mondo fumettistico,
creatore di una serie innumerevole di personaggi e di
storie tra le più prestigiose nell’editoria per i ragazzi.

Nacquero in quegli anni le Olimpiadi Vitt. Fu il
primo approccio in molti oratori con l’attività sporti-
va. Tutte le discipline sportive – in miniatura – erano
programmate a scopo ricreativo con gare, arbitri,
medaglie come se si trattasse di un’olimpiade vera.
Ed era “Il Vittorioso” a farne pubblicità, con il
magico pennello di Craveri.











opinione. Avessimo la possibilità di ritrovare anche
solo quell’infinitesimo granellino di fiducia nei nostri
mezzi e di convinzione in più, proprio quel quid in più
che ci ha fatto arrivare alle finali rispetto agli avver-
sari; sono convinto che anche oggi sarebbe un bene di
un valore inestimabile. Utile per quello che rimane
della nostra vita. Per il nostro bisogno incessante, con-
sapevole o meno, di cercare di realizzare senza sosta,
lo scopo stesso per il quale siamo stati chiamati ad
esistere.


“Nino non aver paura di tirare un calcio di rigore;
non è mica da questi particolari che si giudica un gio-
catore. Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altrui-
smo, dalla fantasia.”

88 I fatti e gli eventi






Il gioco


Il primo grande educatore





“Il gioco rappresenta per i ragazzi la massima aspi-
razione per la loro vita. Direi addirittura l’unica cosa
seria che possono fare, in quanto è in grado di soddi-
sfare le loro più intime esigenze, i loro più urgenti
bisogni: dal desiderio di muoversi e di agire a quello
di mettersi alla prova con i loro coetanei, dall’istinto
combattivo all’incontenibile bisogno di rumore e di
schiamazzo.” (P.Bertolini)

Ma la funzione del gioco all’oratorio non si riduce
solo alla sua capacità di attuare e soddisfare i ragazzi,
ma la sua importanza è data soprattutto dalla sua atti-
tudine ad educare; il gioco infatti lo possiamo consi-
derare “il primo grande educatore”.
Non bisogna comunque lasciarsi sfuggire mai il
valore pedagogico, non bisogna considerare il gioco
educativo di per sé, se non è guidato e finalizzato; se
si riduce esclusivamente al divertimento e al passa-
tempo può perdere molto del suo valore educativo.

Può capitare andando in giro per le comunità par-
rocchiali di incontrare qualche educatore che consideri
il gioco come momento di sollievo o di distensione e
dove la preoccupazione prima per la formazione dei
ragazzi e delle ragazze è una catechesi seria e quali-
ficata. La scelta è rispettabile ma discutibile. Il cardinal
Martini, parlando degli oratori, ricordava che don Bosco
non voleva che i ragazzi si avvicinassero a Dio come
tanti soldatini o come tanti chierichetti, ma come ra-
gazzi che corrono, che cantano, che giocano, che si
divertono e si è in mezzo a loro unendo il cortile del
gioco alla chiesa della preghiera. Don Bosco, da gran-
de educatore qual era, ha dato al gioco una importanza
essenziale: lo ha in qualche modo “consacrato”.

Queste premesse sono sembrate indispensabili per
presentare giochi per lo più di squadra proposti e re-
alizzati per i ragazzi secondo i programmi e i progetti
educativi. Anche i cosiddetti “campi gioco estivi” che
continuano ad essere organizzati ogni estate all’orato-
rio sono occasioni privilegiate per proporre giochi ed
I due “Galli” come arbitri!
attività finalizzati alla ricerca di valori.

I fatti e gli eventi 89





Il bimbo che non gioca non è un bambino

ma l’adulto che non gioca
ha perso per sempre

il bambino che è dentro di sé.



(Pablo Neruda)




Un’appassionante gara allo scalpo!

90 I fatti e gli eventi



















































































“Kossa liba niba van sambe,


kossa liba niba van combe!”

I fatti e gli eventi 91






Una giornata

nel Far West


Oratorio cittadino 1971


di Fulvio Ferrarini









Un evento straordinario che lasciò il segno. Diffici-
le da dimenticare. Una festa a tema, della durata di
un’intera giornata, dove tutti i ragazzi partecipanti
furono coinvolti in gare e giochi entusiasmanti,
sfoderando tutta la loro spontaneità espressiva, la loro
fantasia ed originalità.
Una giornata nel Far West, ricostruendo insieme
l’ambiente e l’atmosfera degli uomini delle praterie, di
cavalli e cavalieri, di cowboy e giubbe rosse.
Fu una delle feste programmate nel corso dell’anno
1971, che merita di essere raccontata.



“Kossa liba niba van sambe, kossa liba niba van
combe”


“Kossa liba niba van sambe, kossa liba niba van
combe ... Siamo Carovana di Dio, in cammino...”
Risuona nelle orecchie questo canto cadenzato, che
ritma i passi, lungo il cammino di avventurosi esplo-
ratori verso mete lontane e misteriose ... e riappaiono
le immagini accelerate di un 8mm che ha ripreso Ia
fantastica corsa di una masnada di ragazzini in braghe
corte.
Riconosco quasi tutti i loro volti anche se per qual-
cuno fatico ad abbinarli ai nomi.
A complicare il tentativo d’identificazione concor-
rono gli improvvisati costumi da pellirossa e cow boy,
oltre ai colori di guerra, barbe e baffi posticci.
Siamo agli albori degli anni ‘70 e ad uno sguardo
distratto potrebbe apparire uno “spaghetti western” di
Sergio Leone. Ma non scherziamo! Questo è un capo-
lavoro di “neorealismo oratoriano” frutto dell’azione
combinata di due inarrivabili artisti: Nino e Fulvio,
rispettivamente Regista e Sceneggiatore dell’epopea

92 I fatti e gli eventi


“Go to Far Eden”. Si tratta della ricostruzione di una lerossa ne rallentarono la corsa afferrandole coi loro
mitica corsa di Carovane verso il lato ovest del “cam- “lazos”. Con un deciso strattone ne provocarono lo
po dell’Eden” (così era a tutti noto il campo sportivo scontro e la rovinosa caduta. Da quel momento gli
dell’Oratorio maschile di via S.Chiara a Carpi) . inseguitori divennero fuggiaschi, braccati da una doz-
zina di ragazzi inferociti, che risalivano la corrente
I preparativi erano durati diversi giorni ed avevano della corsa.
impegnato tutti gli animatori a disposizione ... per al- Inevitabili e disastrosi si susseguirono gli scontri:
lestire scenografie, costumi ed “effetti speciali” ... oggi alcuni “destrieri” disarcionarono i fantini che, nella
meritevoli di “nomination” all’Oscar. Materiali quasi caduta trascinarono con sé teste e manubri, code e
introvabili erano stati utilizzati per la ricostruzione degli sellini, catene e pedali. Nel fragore di legni e metalli,
accampamenti indiani e delle carovane dei pionieri ... si squarciarono teli delle carovane che, avvolgendo il
vecchie coperte e lenzuola ingiallite (qualche nonna le viso dei portatori, provocarono esilaranti capriole, pla-
sta appunto ancora cercando ... ma sono introvabili) nate sul terreno riarso e conseguenti sbucciature di
hanno ricoperto rispettivamente i lunghi bastoni dei gomiti e ginocchia.
Wigwam (le tende indiane) e le intelaiature dei carri Ormai la polvere rendeva indistinguibili i superstiti
della Carovana da portare a spalle. e il frastuono copriva gli appelli alla calma che usci-
vano dal megafono... All’improvviso una piccola ca-
Ma il vero tocco dell’artista si è manifestato nelle
cavalcature. Teste e code di cartone, fedelmente ripro-
dotte, fissate sul manubrio e dietro il sellino hanno
trasformato i più sgangherati cavalli d’acciaio in
focosissimi destrieri scalpitanti, pronti a lanciarsi al
galoppo, nella spelacchiata prateria dell’oratorio. Lun-
go il percorso, già accidentato di suo per zolle rimosse
e improvvisi avvallamenti del terreno, erano stati dis-
seminati da improbabili pellerossa ostacoli e trappole.
“Lazos” roteanti, proiettili di carta, tomahawk di gom-
mapiuma erano pronti per lanciare agguati improvvisi
ai malcapitati corridori. Tutto era pronto per la parten-
za: cavalli e cavalieri, carovane e pionieri, pellerossa,
cowboy e giubbe blu in un unico groviglio non si
distinguevano più. Seminascosto da un pioppo
cipressino, con un vistoso copricapo alla Davy Crockett
e un luccicante megafono d’ottone alla bocca, il
“mossiere” stava per annunciare lo straordinario even-
to: “Uomini delle praterie, impavidi pionieri, ascolta-
te!! Il grande momento è giunto!! Oltre la sterminata
prateria, che si stende avanti a voi, vi attende il favo-
loso Eldorado. Caricate i carri, sellate i cavalli, nessu-
no può più tornare indietro!!!! Siete pronti?”. In rispo-
sta un esplosione di “SIII !!!” ...Un attimo di silenzio
poi l’urlo disumano:
“Allora go West!!!!!”


In pochi istanti una nuvola di polvere avvolgeva
destrieri e carri mentre fischi, urla, risate accompagna-
vano impennate e capitomboli delle cavalcature.
Due carri cominciarono ad ondeggiare sulle spalle
dei pionieri affaticati e barcollanti, alcuni perfidi pel-

I fatti e gli eventi 93


valcatura gialla, la coda mozzata e un orecchio penzo-
loni, uscì dal groviglio informe. Evitati gli ultimi ten-
tativi dei tenditori di trappole, con uno scatto rabbio-
so, pedalò verso la linea di gesso sovrastata dalla scrit-
ta “Eldorado” e, lanciato un grido sovrumano, l’attra-
versò di slancio. Saltando dalla sella atterrò a gambe Nelle foto al centro:
divaricate, le braccia al cielo alzate per ricevere l’ab- Fotogrammi del documentario
braccio della squadra e l’applauso di tutti. “Un giorno nel Far West” (8 mm)



Una giornata di gioco e di festa come tante altre
programmate nel corso delle attività in un’atmosfera
tipica dove i ragazzi hanno sperimentato la voglia di
gareggiare in competizione individuale e di squadra
nel rispetto delle regole esprimendo la loro spontanea
gioia di vivere.


I CAMPI GIOCO











Quando il tempo delle colonie estive montane e
marine finì e le famiglie unite ricominciarono a tra-
scorrere le vacanze con i loro figli, nei mesi estivi, i
cortili dell’oratorio iniziavano ad essere frequentati da
giocatori solitari perché gli amici (quelli che ancora
non si potevano permettere il lusso delle vacanze nelle
località climatiche e di soggiorno) preferivano le scam-
pagnate in bicicletta, la pesca e i bagni nei canali di
irrigazione lontani dalla città.

Per questi ragazzi, abbandonati un po’ a se stessi,
nacque la proposta dei campi “gioco” a riprendere, in
qualche modo, il vecchio GREST che l’A.C: in qual-
che parrocchia riusciva ancora ad organizzare per i
“suoi” ragazzi.


Dall’estate 1992 il campo gioco fu aperto a tutti i
ragazzi dell’età scolare, medie inferiori comprese.
Rigidissimamente programmata, la giornata era se-
guita da assistenti ed educatori competenti e responsa-
bili.


Grandi giochi finalizzati, attività sportive, lavori di
abilità manuale, tempi di educazione alla musica e al

94 I fatti e gli eventi


teatro e, alla fine della giornata, un pensiero di lode e l’allestimento di piccoli ma piacevoli spettacoli da
di gratitudine al Signore, nella cappella dell’oratorio. offrire alle famiglie e al pubblico alla fine della vacan-
za estiva.
L’iniziativa si rivelò di gradimento, come valida
esperienza di vacanza estiva. Il campo gioco offrì anche molte occasioni per
Molte famiglie si sentivano tranquille nell’affidare grandi gite in pullman per raggiungere località sognate
per tutta la giornata i loro figli ai responsabili del cam- dai ragazzi come Fiabilandia, Gardaland, luna park e
po gioco ove – fra l’altro – poteva essere servito anche il mare.




Si canta al campo gioco.
Alla chitarra,
Daniela Guaitoli




















































il pasto.
Di questa esperienza ne beneficò anche la vita
L’iniziativa si arricchì, un anno dopo l’altro, di oratoriana.
esperti e di proposte. Nell’arte teatrale si dimostrò par- Si accorciarono i tempi della dispersione estiva che
ticolarmente abile l’attore Paolo Di Nita che seppe spesso vanifica l’impegno educativo profuso nel corso
spesso “tirar fuori”, anche da ragazzi di scarse attitu- dell’attività scolastica ordinaria.
dini espressive, risultati insperati e sorprendenti, con

I fatti e gli eventi 95






































La preghiera














Il teatro (Paolo Di Nita maestro di recitazione)



































Il gioco Il disegno e l’attività artistica

96 I fatti e gli eventi





















































Una barca di felicità! Con Morgan il pappagallo e Capitan Trinchetto (Giorgio Gualandi e Franco Pantaleoni,
mattatori al Carnevale dei bambini 1977)







Il Carnevale tra i momenti di festa è sempre stato
Il Carnevale il più atteso. Coinvolgente per tutte le età, esprime
tutta la gioia di vivere. Si canta, si suona, si balla da
dei bambini soli, insieme, ci si diverte in modo stravagante, come
i protagonisti delle favole, come gli eroi delle grandi
avventure…
Per esprimere Il divertimento sembra diventare incontenibile, e
la gioia di vivere rischia di degenerare in espressioni sconsiderate e ba-
nali.
In un ambiente educativo quale vuol essere l’orato-
rio, anche il Carnevale, come momento di festa, come
momento che interpreta un’esigenza vitale per i giova-
ni soprattutto, va proposto come momento di parteci-
pazione, di creatività, di forte comunione… come mo-
mento di crescita e non solo un superficiale momento

I fatti e gli eventi 97


di ricreazione e di … follia.


Chi fa educazione sa che tutto
può essere espressione d’amore, tut-
to può essere finalizzato al bene
delle persone che ama.
La fantastica, lunga storia dei
carnevali oratoriani incominciò nel
1955. La struttura a disposizione era
allora limitata e non deve sorpren-
dere se per allestire un piccolo pal-
co furono accatastati con fatica tron-
chi d’alberi depositati – da chi, non
si sapeva – nei cortili della Fonda-
zione.
Ma la voglia di festa e l’impegno
dei collaboratori – non tanti, allora,
ma tutti fortemente motivati – con-
tribuirono a fare del “piccolo carne-
vale” una manifestazione di genera-
le gradimento. I presentatori Luigi Lamma e Fulvio Ferrarini
Il carnevale che più ha lasciato il segno si realizzò
l’anno dopo. Fu l’inizio delle “cose in grande”.
Gruppi mascherati provenienti dalle parrocchie del- Don Nino con i bimbi
la città, tornei e giochi tradizionali, e un numero incal- al primo carnevale dell’Oratorio
colabile di ragazzi e adulti affollò all’inverosimile il
grande cortile interno dell’oratorio, il cosiddetto “tea-
tro dei mille” per gli spettacoli teatrali e le opere liri-
che rappresentate negli anni del dopoguerra. La mani-
festazione continuò gli anni successivi con proposte
sempre innovative.
Fu memorabile l’evento di Re Carnevale, piovuto
dal cielo, con un elicottero atterrato, tra la folla, nel-
l’adiacente campo sportivo Eden, e messo gentilmente
a disposizione dalla Polizia.
Vennero poi gli spettacoli teatrali a creare l’am-
biente fantastico nel quale si svolgeva la sfilata dei
ragazzi in costume da risultare interminabili per il
numero dei partecipanti.
Qualificante fu anche la collaborazione offerta dal
presentatore Luciano Lugli che, per l’amicizia che lo
legava a don Nino, offrì sempre il suo servizio senza
chiedere alcun compenso.
Erano le favole più note raccontate ai ragazzi e che
gli scout mettevano in scena con grande sforzo di
scenografie, coreografie e costumi, a creare l’atmosfe-
ra fantastica per la grande festa.


Per la verità bisogna dire che negli anni ’70 la sfi-

98 I fatti e gli eventi


lata delle maschere fu contestata, non pubblicamente,
ma da alcuni educatori molto sensibili all’aria che si
respirava nel mondo politico… ed ecclesiastico!
Si diceva che la sfilata delle maschere esprimeva
più la “vanità” dei genitori che le attese dei bambini
che alla festa dovevano partecipare da protagonisti. Se
ne tenne conto e si cercò di “aggiustare il tiro”… per
meglio raggiungere il bersaglio.
La tradizione dell’oratorio cittadino continua con
proposte più idonee alla domanda delle nuove genera-
zioni. Non mancano oggi i mezzi, la fantasia, la cre-
atività e i collaboratori per organizzare “la festa”, per
essere portatori di gioia, per donare ai ragazzi la gioia
di vivere, secondo il progetto di Dio.






























































Un’orchestra per “Alice nel Paese delle Meraviglie” (Carnevale 1977)


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