47 II - DE POLITICA Ã IMPERATRICE L’Imperatore ha sempre al suo fianco una consorte, a immagine della coppia divina di Giove e Giunone. Ma non si creda che l’Imperatrice sia solo la sposa dell’Imperatore. Molte Auguste non prenderebbero bene una simile affermazione. L’Imperatrice condivide con il marito molte responsabilità di tipo rituale. Spesso alcuni incarichi sono svolti anche dalle madri degli imperatori. L’Imperatrice, consorte o madre, porta il titolo di Augusta, che non va considerato solo il femminile del titolo maschile imperiale. Molte sovrane si sono distinte come acute interpreti della volontà degli dèi: doti divinatorie accentuate sono un criterio di selezione per le future spose degli eredi al trono. Alcune imperatrici, inoltre, si sono trovate a proprio agio sia nelle tende degli accampamenti come nei palazzi imperiali e hanno condiviso la vita militare del marito: per questo sono state insignite del titolo di Mater Castrorum, madre degli eserciti. La partecipazione alla gestione del potere delle auguste è stata sempre molto ampia. Tutte hanno avuto ruoli privati di consigliere e ispiratrici; alcune hanno anche avuto ruoli ufficiali e hanno svolto la funzione di reggente per i figli minori. In due casi hanno esercitato autonomamente il potere imperiale, seppure brevemente. Vale la pena segnalare i casi più fuori dal comune: a L’IMPERATORE LUCIO SEVERO TEODOMIRO AUGUSTO Valore: DV12 1 dado: De Bello, De Corpore, Punti Vita, Sensibilitas 2 dadi: De Magia, De Scientia (Filosofia, Geografia, Storia), De Societate, Ratio 3 dadi: De Societate (Oratoria) Punti Vita: 12 Armi: Gladius (Danno 6) Protezioni: Lorica Musculata Augustea (Protezione 12) ; Poteri Magici: Tiro del Fato Teodomiro nasce nel 1192 aUc a Thessalonica. La madre Aureliana Domizia è originaria dell’Illyricum e fa risalire le proprie origini alla famiglia dell’Imperatore Aureliano. Il padre è Marco Severo Massimiano, di famiglia iberica che si dice discendente da Settimio Severo. È un valente generale, braccio destro del Magister Militum Flavio Ezio. Con lui passa molti anni sul limes orientale organizzando le difese contro un nuovo pericolo da est, gli Unni. Perchè la famiglia possa essere più vicina al pater familias, sempre impegnato in campagne militari a est, intorno al 1188 aUc Aureliana lascia Roma e sceglie di risiedere a Thessalonica, vivace città cardine tra Oriente e Occidente. Il giovane Teodomiro viene così istruito dai migliori filosofi greci e orientali, e fin dall’adolescenza dimostra grande interesse per la sfera esoterica. Dai quattordici anni viaggia in tutta l’Achaia accompagnato da un istitutore per visitare le sedi dei maggiori oracoli, le Accademie e biblioteche piccole e grandi. Nel 1209 aUc, diciassettenne, viene mandato a Roma per familiarizzarsi con l’insidiosa politica della Capitale. La sua evidente predisposizione lo fa inoltre accettare dagli Auguri come discepolo. In quel momento però avviene l’episodio che cambierà la sua vita: il padre viene eletto imperatore dalle proprie truppe. Teodomiro abbandona quindi gli studi arcani, passione che non lo abbandonerà mai, per affiancare il padre nel governo dell’Impero. Ascende al trono nel 1219 aUc alla morte del padre.
48 II - DE POLITICA ; Livia Drusilla Augusta. Moglie del divino Augusto, fu membro discreto ma potentissimo del Consilium Principis. Ebbe inoltre l’incarico di amministratrice delle proprietà personali dell’Imperatore. Donna molto religiosa, fu valida aiutante del marito nella stesura del Codex Augusteus. ; Iulia Domna. Moglie dell’Imperatore Settimio Severo, ebbe il titolo di Mater Castrorum poiché accompagnò il marito in tutte le campagne militari. Fu madre dell’Imperatore Caracalla, e durante la spedizione del figlio contro i Persiani fu soprintendente alla corrispondenza imperiale. Intelligente e studiosa, devota di Sol Invictus, riunì attorno a sé una corte di intellettuali tra cui il celebre medico Galeno. È l’autrice di molti saggi di filosofia e culti orientali. ; Ulpia Severina. Moglie di Aureliano, quando l’Imperatore fu assassinato da un sicario in Thracia impedì il dissolversi del potere imperiale e resse il governo come imperatrice di pieno diritto. Consegnò poi il regno al successore, Marco Claudio Tacito. Fu molto amata dalle truppe che la nominarono Mater Castrorum et Mater Patriae: si dice addirittura che le armate l’avrebbero voluta erede dell’Impero dopo la morte di suo marito e che ci volle molta della sua influenza per convincere i soldati ad accettare un altro successore. ; Albia Dominica. Si trovò sul trono a gestire il terribile periodo successivo alla morte del marito Valente nella disfatta di Adrianopoli. L’unico erede di Valente era morto bambino e non era ancora stato scelto un successore. Il terrore era diffuso in ogni provincia e non senza ragione: la vittoria dei Goti aveva aperto le porte a entità sconosciute che si riversavano feroci sulla provincia di Thracia. Albia si trasferì quindi a Byzantium per essere più vicina al pericolo e coordinò la difesa inviando speciali gruppi di esploratori-sacerdoti. Stabilizzata la situazione, nominò il successore Teodosio e si ritirò presso le Vestali per continuare in pace il resto della sua vita. ; Galla Placidia. Fu reggente dell’Impero per dodici anni in nome del figlio Valentiniano III. Ciò che però la rende più unica che rara è la sua probabile azione di agens in rebus sotto copertura (vedere pag. 65). La giovane Galla, infatti, in un periodo di instabilità politica fu data in ostaggio al re goto Ataulfo che poi la sposò. La sua permanenza tra i Goti fu spesso molto dura, ma grazie alle informazioni da lei acquisite l’Impero riuscì in seguito a sconfiggere i barbari evitando anche l’invasione dell’Italia. Galla tornò salva in patria, mise suo figlio bambino sul trono e ne fu reggente fino alla maggiore età. Ã SENATO Il Senato è un’assemblea composta oggi da trecento membri, il cui potere in teoria è pari a quello dell’Imperatore. In pratica però l’Imperatore è il primus inter pares, cioè è il più importante tra i suoi pari. Quando l’assemblea è riunita l’Imperatore ha il diritto di presiederla, anche se come gesto di cortesia cede questo incarico al più anziano tra i senatori che assume il ruolo di “Princeps Senatus”. Nel Senato si entra per cooptazione. È l’Imperatore stesso che sceglie i suoi senatori e la carica è a vita, anche se è possibile ritirarsi a proprio giudizio. L’età minima per accedervi è 25 anni. Il Senato ha molti compiti prestigiosi: il più importante è quello di ratificare l’accessione al trono di un nuovo Imperatore, conferendogli l’imperium maius, cioè il potere supremo. L’assemblea deve anche approvare le decisioni dell’Imperatore o le leggi da lui proposte. Il Senato ha facoltà di proporre le leggi autonomamente, ma queste devono ricevere l’autorizzazione dell’Imperatore prima di essere votate. Il Senato ha anche giurisdizione sulle cause penali molto gravi. La chiamata diretta dell’Imperatore non è l’unico requisito per diventare senatori. Bisogna anche appartenere all’Ordo Senatus, cioè a quella classe di censo che comprende tutti coloro che posseggono almeno un milione di sesterzi (vedere pag. 105). Il Senato si riunisce nella Curia, un edificio situato nel cuore del foro (vedere pag. 150). All’interno ha una struttura simile a un piccolo teatro, con gradinate semicircolari su cui sono collocate le sedie dei senatori. Al centro della “scena” si trovano le due sellae curules dei consoli, sedie speciali ornate di decorazioni di avorio, e un trono per l’Imperatore. Non sempre egli partecipa alle riunioni, poiché spesso è occupato con altri affari di stato. In questi casi il Princeps Senatus prende posto su un seggio speciale davanti al trono. I Senatori vestono la toga praetexta, una toga bianca ornata da un largo bordo color porpora (laticlavius). Indossano anche speciali calzature rosse, i calcei, e portano un anello d’oro simbolo della loro dignità. a GUARDIE PERSONALI DELL’IMPERATORE Valore medio: DV10 1 dado: Sensibilitas 2 dadi: De Bello, De Corpore, Punti Vita, Ratio 3 dadi: - Punti Vita: 20 Armi: Spatha (Danno 10), Pilum (Danno 10) Protezioni: Lorica Musculata (Protezione 10), Scutum (Parata +3) ; Capacità Speciali: Formazione, Sensi Acuti La guardia personale dell’Imperatore è composta dai migliori elementi del corpo dei Pretoriani. Portano una divisa più ricercata degli altri commilitoni su cui spiccano le insegne personali dell’imperatore.
49 II - DE POLITICA Ã CONSOLI I consoli sono i magistrati più importanti di Roma. Esercitano la carica in coppia in modo che ciascuno sia il consigliere e il controllore del collega. Entrambi vengono nominati dall’Imperatore e entrano in carica il primo giorno di gennaio con una solenne cerimonia. Per tradizione l’Imperatore riveste una delle due cariche consolari. Poiché tanti sono i suoi doveri e non può occuparsi personalmente di tutto, cede questa carica a un sostituto, detto consul suffectus. I consoli amministrano la giustizia, presiedono i riti religiosi e le assemblee politiche e spesso fanno parte del consiglio dell’Imperatore. Un tempo erano anche i supremi comandanti dell’esercito, onore che oggi spetta all’Imperatore. Scendono comunque in battaglia quando sia necessario. Teoricamente chiunque può essere nominato console, purché l’Imperatore lo giudichi adeguato. In pratica però la carica è sempre assegnata a un esponente della classe senatoriale. Ci sono stati comunque anche consoli provenienti dalla classe equestre (per le due classi vedere pag. 105). Il consolato viene normalmente considerato l’apice della carriera della classe senatoria, e apre anche ulteriori prospettive di carriera: un ex console viene di solito nominato governatore di una provincia, incarico che spesso consente di mettere da parte un bel gruzzolo. Anche il console indossa la toga praetexta e porta un anello con un sigillo personale con il quale sigilla tutti i documenti ufficiali. Il sigillo viene reso inservibile quando termina il suo incarico. I consoli hanno diritto a una scorta speciale, dodici Lictores che li accompagnano ovunque.
50 II - DE POLITICA IL CURSUS HONORUM Ogni cittadino romano che desideri intraprendere la carriera politica deve ricoprire le cariche fondamentali secondo un certo ordine. Questa sequenza è detta “cursus honorum”. Molti secoli fa esistevano due separati cursus honorum per la classe senatoriale e per la classe equestre. I due percorsi furono poi unificati e in via teorica oggi non esiste limite alla scalata al potere di una persona capace e abile. In realtà l’ambiente politico è molto conservatore, perciò i Cavalieri di solito si fermano alla prefettura ed è molto difficile che qualcuno di loro riesca a diventare console. La sequenza regolare delle cariche prevede tre magistrature inferiori (tribuno militare, questore, edile) e tre superiori (pretore, prefetto, console). ; Tribunus Militaris. Primo gradino della carriera politica, questa carica viene assegnata ai giovani di circa vent’anni e ha una durata di dieci anni, anche se in certi casi di particolare merito può essere ridotta. Il tribuno è un ufficiale superiore che svolge la sua attività nello stato maggiore di un legatus, il comandante di una legione (vedere pag. 56). ; Quaestor. Svolto il servizio militare un giovane riveste la carica di questore, un funzionario che si occupa essenzialmente di amministrazione. I questori sono circa una quarantina e svolgono il loro servizio sia a Roma che nelle province: quello di rango più elevato sopraintende all’Aerarium, il tesoro dello stato; gli altri hanno vari incarichi connessi con la gestione dei fondi pubblici da assegnare alle legioni o a lavori di pubblica utilità. La questura è una magistratura importante poiché si svolge a stretto contatto con i massimi magistrati di governo, cioè i consoli a Roma o i governatori delle varie province. Un giovane che venga eletto questore ha una discreta prospettiva di carriera. Uno dei questori viene scelto dall’Imperatore per compilare gli atti ufficiali del Senato (Acta Senatus). La parte più delicata di questi documenti viene conservata nell’Archivio statale, il Tabularium; il resto viene pubblicato negli Acta Diurna, un foglio di notizie quotidiane che viene affisso nel foro. La carica dura sei anni. ; Aedilis. L’edile è un amministratore cittadino. La carica è grandemente desiderata perché si maneggia molto denaro, ma anche impegnativa perché gestisce gli aspetti più complicati della vita civile: il mantenimento dell’ordine pubblico, la cura di edifici e strade e l’organizzazione degli spettacoli. L’edile ha a disposizione molti soldi pubblici, ma deve saperli spendere bene. L’organizzazione di spettacoli è l’attività a cui gli edili assegnano la maggior parte dei finanziamenti, poiché porta l’immediato favore popolare e una facile fama. Sulle altre attività invece quasi tutti cercano di lucrare. La gestione dell’ordine pubblico è affidata essenzialmente ai Vigiles (vedere pag. 122) e un edile disonesto può intascarsi parte dei denari destinati all’organizzazione del corpo e gettare la colpa dei disordini su comandante e truppa. Gli edifici vengono affidati alla cura dei proprietari, che però spesso non hanno interesse a spendervi soldi e li lasciano cadere a pezzi. Anche in questo caso si può scaricare la colpa di crolli o incendi ai costruttori o ai proprietari degli stabili. La cura delle strade invece è svolta con maggiore scrupolo, poiché su di esse si muovono anche le truppe. Un edile rimane in carica tre anni. ; Praetor. Intorno ai 40 anni un cittadino raggiunge la carica di pretore, la prima delle magistrature superiori, e ha diritto a una scorta di sei Littori. Il pretore è essenzialmente un giudice e si occupa dei delitti civili e penali. Ogni anno a Roma vengono eletti da otto a dieci pretori, a seconda delle necessità. Uno è detto Praetor Peregrinus perché giudica le cause che coinvolgono gli stranieri. Un pretore è di solito assistito da iudices, giudici che nomina lui stesso e ai quali assegna le cause ordinarie. La carica dura tre anni. ; Praefectus. Questa carica è considerata il massimo livello a cui possa aspirare un membro della classe degli Equites, per tradizione esclusa dal consolato. In realtà questa carica ha molta più sostanza rispetto al consolato. Mentre la gran parte dei poteri consolari è oggi in mano all’imperatore, i prefetti esercitano la loro competenze in campi in cui sono i soli veri gestori di un solido potere, e rispondo solo all’imperatore. Nella storia di Roma, anzi, alcuni prefetti di forte carattere manipolarono imperatori deboli e divennero di fatto i padroni dall’Impero. Il prefetto di rango più elevato è il Praefectus Praetorio, che comanda le coorti pretorie di Roma ed è al servizio diretto dell’Imperatore; segue poi il Praefectus Urbi, il governatore della città di Roma; molto importante è poi il Praefectus Annonae, che si occupa dell’approvvigionamento alimentare dell’Urbe. Di rango inferiore sono: il Praefectus Vigilum, che comanda i Vigiles, un corpo non militare che tutela la città dagli incendi e svolge incarichi di polizia urbana (vedere pag. 122); il Praefectus Vehiculorum, che coordina il Cursus Publicus, il servizio statale della posta (vedere pag. 32). Esistono poi quattro Praefecti distrettuali, di rango elevato e di nomina imperiale, a capo delle Prefetture, i quattro grandi distretti in cui è diviso l’Impero (vedere pag. 53). ; Consul. Per tradizione la carica è il massimo degli onori per un esponente della classe senatoriale (vedere pag. 105). Non tutti coloro che appartengono a questa classe riescono ad accedere al consolato però: i consoli sono solo due ogni anno, e spesso la carica viene assegnata dall’Imperatore a familiari o a esponenti del suo cerchio più stretto di collaboratori. Ci vuole quindi un gran lavoro di diplomazia durante tutta la carriera politica per costruirsi un percorso che conduca al consolato.
51 II - DE POLITICA LA BUROCRAZIA IMPERIALE La descrizione del sistema politico dell’Impero non sarebbe completa se non si citassero anche i funzionari che si occupano dell’amministrazione quotidiana. Tra essi si trovano molti plebei e anche liberti, poiché spesso la carica viene affidata direttamente dall’imperatore a persone di sua fiducia. Alcune cariche sono anche ricoperte dalle donne. Anche i funzionari della burocrazia imperiale hanno una specie di cursus honorum, una sequenza ascendente di cariche che viene percorsa in maniera meno rigida di quella politica. È infatti possibile essere spostati a incarichi paralleli, promossi o deposti in virtù di manovre diplomatiche eseguite bene o male, di alleanze momentanee, di capacità di relazione personale. È anche possibile che un incarico formalmente di rango inferiore offra invece molto potere perché svolto all’interno del Palazzo imperiale, mentre un incarico più elevato in una sede decentrata vale poco o nulla. È insomma un mondo molto fluido e incomprensibile per chi non ne fa parte, spesso non del tutto chiaro neppure al padrone di casa, l’Imperatore. La successione delle cariche in senso ascendente è: ; Magister/Magistra. Funzionario preposto alla direzione di un’attività o un luogo circoscritto, per esempio il Magister di una biblioteca. Il Magister Officiorum, capo dell’amministrazione imperiale, è un funzionario potentissimo nonostante il titolo di “Magister”. ; Praepositus/Praeposita. Direttore di un’area più ampia, per esempio il Praepositus Fabrum coordina tutti coloro che compongono squadre di costruzione o riparazione di un certo luogo. Il Praepositus Cubiculi, essendo l’assistente personale dell’Imperatore, è un funzionario potentissimo. ; Procurator/Procuratrix. Si occupa di un’intero settore di attività su tutto l’Impero, per esempio il Procurator Bibliothecarum è responsabile di tutte le biblioteche sul territorio dell’Impero. ; Comes/Comitissa. Il più alto grado dei funzionari imperiali, ha giurisdizione anche su intere province o su materie che riguardano la persona dell’Imperatore, come il Comes Largitionum, il responsabile delle finanze statali, o il Comes Rerum Privatarum, responsabile delle proprietà private dell’Imperatore. L’AMMINISTRAZIONE DELL’IMPERO L’impero comprende molte diverse aree geografiche e culturali, entrate a far parte di questa grande nazione nei tanti secoli in cui si è dispiegata la storia di Roma. Benché tutte siano uguali di fronte alle leggi, è innegabile che non lo siano negli usi e costumi. Com’è intuibile, quelle in cui la presenza di Roma è più antica hanno assimilato maggiormente i costumi romani. Altre, di più recente acquisizione, mostrano ancora con molta evidenza l’eredità di culture nazionali preesistenti. Un’ulteriore differenza, inoltre, è data dall’essere o meno esposta a pericoli legati alla presenza di confini verso altre nazioni potenzialmente ostili. Per semplicità di gestione l’impero è suddiviso in quattro grandi regioni dette Praefecturae, governate da un Praefectus. Ciascuna a sua volta comprende cinque Provinciae, ciascuna amministrata da un governatore, il Praeses. Fa eccezione la Praefectura Capitalis che racchiude quattro province e la città di Roma, che è considerata amministrativamente come una provincia a sé stante. Seguendo il tradizionale principio romano della praticità, nella distribuzione delle province alle prefetture è stato seguito un criterio di semplicità di gestione piuttosto che quello dell’affinità cultua I LICTORES Il corpo dei Littori ha l’incarico di fare da scorta alle massime autorità politiche e religiose dello stato. Non si tratta di un vero e proprio corpo militare, ma piuttosto di una speciale categoria di impiegati della burocrazia statale. Sono scelti tra le famiglie plebee di onorata reputazione, devono essere giovani, di costituzione atletica e capaci di maneggiare armi. La loro presenza tuttavia costituisce più un simbolo di rango che una vera protezione armata. I Littori non hanno armi, ma portano un fascio di verghe con una scure al centro, tenuti insieme da nastri rossi: simboleggia la facoltà dello stato di imporre la giustizia con pene leggere ma anche con la pena capitale. Lictor Valore medio: DV5 1 dado: Sensibilitas 2 dadi: De Bello, De Scientia (Indagare), Ratio 3 dadi: De Bello (Minacciare), De Corpore, Punti Vita Punti Vita: 15 Armi: Nessuna Protezioni: Nessuna ; Capacità Speciali: Sensi Acuti Il numero dei Littori varia in funzione dell’importanza del personaggio che accompagnano: il questore ha diritto a un solo Littore, il pretore sei, il console dodici. Anche l’Imperatore e le dame della famiglia imperiale avrebbero diritto a una scorta di Littori, ma da tempo questo incarico è affidato ai Pretoriani. Ogni Vestale ha diritto a un Littore personale ogni volta che esce dalla casa dell’Ordine.
52 II - DE POLITICA a A CIASCUNO IL SUO TITOLO A certe classi o incarichi corrispondono dei titoli di cortesia che è bene non sbagliare quando ci si rivolge a qualche illustre personaggio. L’uso inappropriato dei titoli aumenta di un livello la difficoltà del tiro di Auctoritas nella fase di presentazione dell’Udienza (vedere pag.117 del Manuale Base). Il punteggio rimane invariato negli altri casi. Classe/incarico Titolo Imperatore Dominus, Augustus, Princeps Senatore (in generale) vir clarissimus Senatore di rango più elevato (princeps senatus o ex consoli) vir inlustris Eques vir egregius Console vir spectabilis Praefectus (in generale) vir perfectissimus Praefectus Urbi vir eminentissimus Praefectus Praetorio vir gloriosissimus Comes vir laudabilis Procurator vir egregius Praepositus vir savissimus Magister vir splendidus Le donne della classe senatoriale hanno diritto allo stesso titolo di cortesia degli uomini, ovviamente al femminile. Lo stesso vale per le funzionarie imperiali. In tutti gli altri casi è sempre appropriato il titolo di “domina”, signora. Classe/incarico Titolo Imperatrice Domina, Augusta Dama dell’ordine senatoriale mulier clarissima Comitissa mulier laudabilis Procuratrix mulier egregia Praeposita mulier savissima Magistra mulier splendida
53 II - DE POLITICA rale. In ciascuna prefettura dunque si trovano province del tutto romanizzate o pacificate e altre più di confine o caratterizzate da popolazioni più turbolente. Questa distribuzione risponde anche a un principio di equità nei confronti dei Prefetti. Ciascuno di essi ha la responsabilità sia di province “facili” che di province più impegnative, così non ci sono incarichi migliori o peggiori. Praefectura Capitalis Praefectura Occidentalis Praefectura Orientalis Praefectura Meridionalis Roma Urbs Gallia Thracia Aegyptus Italia Iberia Dacia Numidia Illyricum Britannia Asia Mauretania Macedonia Germania Armenia Syria Achaia Raetia Mesopotamia Arabia à IL PRAEFECTUS Il Prefetto distrettuale è un magistrato di diretta nomina imperiale. Viene scelto tra persone di assoluta fiducia dell’imperatore poiché agisce come suo diretto rappresentante nelle zone più lontane dell’Impero. La carica non ha una durata definita. Solitamente un triennio è considerato adeguato ma esistono casi di Prefetti rimasti in carica molti anni o rimossi dopo pochi mesi. I Prefetti distrettuali rispondono al Praefectus Urbi ma la consuetudine vuole che l’imperatore possa avere l’ultima parola sulle disposizioni inviate. I Prefetti sono funzionari civili, pertanto non hanno giurisdizione sulle truppe che sono stanziate nelle varie province. Non è inconsueto, però, che il Prefetto sia un ex militare, poiché è necessaria una certa visione strategica per governare un insieme tanto complesso di province. I principali poteri dei Prefetti sono: ; Coordinare e comandare i Governatori provinciali. ; Trasmettere la normativa imperiale e senatoriale ai Governatori provinciali. ; Emanare editti e disposizioni locali. Tali legislazioni hanno carattere di urgenza e vengono emanate in proprio quando ci voglia troppo tempo per sentire il parere dell’Imperatore in materia. Cessata la necessità le disposizioni dei Prefetti vengono meno ma possono essere rese definitive da un decreto imperiale. ; Riscuotere le tasse e i tributi delle province a lui sottoposte e trasmetterli all’Aerarium imperiale. ; Gestire l’Annona, ovvero raccogliere e provvedere al trasporto delle forniture alimentari che le province producono per l’Urbe. ; Gestire i rifornimenti alimentari per le truppe stanziate sul suo territorio. ; Organizzare il Cursus Publicus (servizio postale) nel proprio territorio. à IL PRAESES (GOVERNATORE PROVINCIALE) Le varie province sono amministrate da un un governatore il cui titolo specifico è Praeses. È di solito un ex console e, poiché spesso i consoli sono scelti tra gli amici o i parenti dell’Imperatore, può avere uno strettissimo legame con la fonte principale del potere. Il Governatore ha un proprio legatus, rappresentante, nelle città più importanti della provincia. Come il Prefetto anche il Governatore è un funzionario civile e non ha incarichi militari. I suoi principali doveri sono: ; Amministrazione civile e finanziaria della provincia ; Amministrazione giudiziaria. La funzione è simile a quella dei pretori di Roma. Di solito il Governatore gestisce le cause di particolare importanza o che riguardano la capitale provinciale. Sul resto del territorio agisce un certo numero di iudices per gestire le cause ordinarie. ; Comando dei Vigiles. Il Governatore ha prerogative simili al Praefectus Vigilum di Roma ed è il comandante di tutto il corpo provinciale (vedere pag. 122). à LA CURIA MUNICIPALIS La Curia comprende gli organi di governo dei Municipia, cioè delle città di ogni provincia. Ogni Curia risponde al Governatore della propria provincia. Ogni Curia è composta da: ; Duoviri. Sono gli amministratori supremi delle città. Svolgono l’incarico in coppia come i consoli di Roma. ; Aediles. Due magistrati che come gli Aediles di Roma curano la manutenzione di strade, edifici pubblici, templi, mercati, l’approvvigionamento idrico, l’organizzazione dei ludi negli edifici di spettacolo locali. ; Quaestores. Responsabili dell’amministrazione finanziaria del Municipium, di solito sono due ma in città molto grandi possono essere aumentati secondo necessità. ; Ordo Decurionum. Assemblea simile al Senato di Roma. In ogni città ci sono cento Decurioni eletti annualmente.
III DE RE MILITARI IL SISTEMA MILITARE
56 III - DE RE MILITARI L’ESERCITO L’esercito è il fulcro attorno a cui ruota la storia di Roma. Le sue truppe hanno conquistato nuove terre ma anche tracciato strade, costruito mura alle città, protetto i confini. Oggi, in un Impero pacificato e sicuro, nuovi nemici si affacciano sul confine che divide il mondo naturale da quello soprannaturale. A queste nuove minacce si contrappongono nuovi soldati, abili nei riti arcani come nelle armi. STRUTTURA L’esercito stabile dell’Impero conta una trentina di legioni distribuite nelle varie province. Non tutte le province ospitano la stessa quantità di truppe: benché esistano dei nuclei fissi per il pattugliamento anche nelle regioni più romanizzate, è ovviamente nelle regioni di frontiera che si concentra la maggior parte della forza militare. La struttura dell’esercito è basata sulla legione ed è così organizzata: ; Legio. La legione attualmente è composta da 6000 fanti a cui si aggiunge un’unità di 120 cavalieri. È comandata dal Legatus Legionis. Ogni legione è suddivisa in 10 cohortes. Le legioni sono contraddistinte da un numero e da un nome: mentre il numero viene assegnato dal coordinamento imperiale, il nome di solito viene scelto dalle stesse truppe. A volte ricorda un evento miracoloso, altre volte un luogo oppure porta il nome di un comandante. Per esempio la Legio II Traiana porta il nome dell’imperatore Traiano che la fondò. La Legio XII è detta Fulminata perché durante la campagna contro i Marcomanni di Marco Aurelio sarebbe stata salvata da una tempesta di fulmini. La Legio XXI è detta Rapax (‘Irresistibile’) perché composta da Augusto con i veterani delle campagne di Giulio Cesare. Ogni legione ha anche un simbolo ispirato al nome, un animale simbolico et cetera, che viene apposto sui suoi stendardi. Lo stesso simbolo è impresso sugli anelli dati in premio a coloro che si distinguono nelle azioni di guerra. ; Cohors. Composta da 600 uomini, divisi in tre manipoli. Ogni coorte è comandata da un Tribunus Militaris. La prima coorte ha l’onore di portare in battaglia l’aquila della legione. ; Manipuli. Ogni manipolo è composto da due centurie ed è comandato da un centurione superiore, detto Prior. ; Centuria. Composta di 100 uomini suddivisi in dieci contubernii. È comandata dal centurione, coadiuvato dall’optio e affiancato dal signifer e da un trombettiere. Le centurie non sono tutte uguali ma c’è una gerarchia legata alla posizione in battaglia: la prima centuria della prima coorte occupa la prima fila ed è un corpo scelto a cui vengono assegnati i migliori elementi della legione; le altre (seconda centuria, terza et cetera) hanno rango via via inferiore. ; Contubernium. È l’unità più piccola dell’esercito, formata da dieci persone addestrate a lavorare insieme come un sol uomo, in grande efficienza e velocità. Condivide una tenda o una stanza nei castra. Lo stesso termine viene utilizzato per descrivere le singole unità dei Custodes. l L’AQUILA DELLA LEGIONE Ogni legione ha un’insegna costituita da un’aquila fissata sulla sommità di un’asta, alla quale è spesso fissato anche uno stendardo con nome, numero e simbolo dell’unità. L’aquila della legione è un oggetto sacro e viene donata dall’imperatore in persona a ogni unità. È affidata a un sottufficiale, l’Aquilifer della prima coorte, che ha il compito di portarla in battaglia e proteggerla a costo della sua stessa vita. Tutti i soldati sanno che devono difenderla più dello stesso comandante e se l’Aquilifer cade il soldato più vicino si incarica di prenderne il posto. Aquilifer Valore medio: DV6 1 dado: Sensibilitas 2 dadi: De Bello, De Corpore 3 dadi: De Corpore (Marciare), Punti Vita, Ratio Punti Vita: 18 Armi: Gladius (Danno 6), Pugio (Danno 3) Protezioni: Lorica Hamata (Protezione 5), Parma (Parata +1) ; Capacità Speciali: Tiro del Fato (solo finché l’Aquilifer impugna l’aquila della legione) Perdere l’aquila o, peggio, farsela strappare dal nemico è un gesto carico di terribili conseguenze: i soldati si demoralizzano e perdono la capacità speciale Formazione (vedere pag. 152 del Manuale Base). Recuperare le insegne consente di cancellare ogni effetto negativo.
57 III - DE RE MILITARI
58 III - DE RE MILITARI GERARCHIA Uno dei motivi per cui il nostro esercito è tanto vittorioso è che ciascun elemento sa sempre quale sia il suo dovere, e lo compie con attenzione. La gerarchia è stata da tempo affinata e anche semplificata perché in situazioni di emergenza non si perda tempo in inutili discussioni sulle competenze. Ã UFFICIALI ; Magister Militum. È il comandate di tutte le truppe di una Prefettura, compresa la cavalleria e le flotte eventualmente dislocate nel suo territorio. A lui rispondono i comandanti delle varie legioni stanziate nelle province. A sua volta il Magister risponde direttamente all’Imperatore e, in secondo ordine, al Senato. Di solito risiede nei castra della città in cui ha sede anche il Praefectus che governa la Prefettura. Se necessario il Magister si sposta nelle zone che maggiormente necessitano di coordinamento militare. ; Legatus Legionis. Comanda una legione. Normalmente viene scelto nella classe senatoriale ma esistono diversi casi di Legati provenienti dalla classe equestre. Ha un’età compresa tra i 25 e i 35 anni e deve aver ricoperto già alcuni gradini del cursus honorum civile (vedere pag. 50), almeno questura e edilità anche se viene preferito un ex pretore. Ha sotto di sé sei tribuni uno dei quali, detto Laticlavius, è il suo vice e aiutante di campo. Il Legato combatte assieme alle sue truppe e ci si aspetta che rischi la vita. La durata dell’incarico è di due anni, ma di solito viene prolungato fino a quattro anni. Come insegne del suo rango il legato ha un ampio mantello rosso, detto paludamentum, una fascia rossa legata con un fiocco alla vita sopra l’armatura e massicci bracciali d’oro o bronzo dorato. Sulla testa porta un elmo con alto ornamento di piume. ; Tribunus Militaris. Comanda una cohors. Il grado è anche il primo gradino del cursus honorum di un giovane di buona famiglia (vedere pag. 58). L’incarico dura dieci anni, ma in certi casi viene interrotto dopo tre anni per passare alla carriera politica. Spesso il tribuno è un parente o un amico di famiglia del Legato della legione. Tra i tribuni il più alto in grado è il Laticlavius, cioè quello che viene dalla classe senatoria (vedere pag. 105). I tribuni angusticlavi, invece, vengono dalla classe equestre (vedere pag. 105). Anche i tribuni portano il paludamentum e l’elmo piumato. ; Centurio. Il fulcro su cui si appoggia tutto l’esercito dell’Impero, militare di professione, comanda una centuria. Esiste una gerarchia all’interno del grado di centurione: il Centurio Prior comanda un manipolo, cioè due centurie; il Primus Pilus comanda la prima centuria della prima coorte, corpo scelto di ogni legione, ed è superiore in grado ai tribuni tranne che al Laticlavius. Il Primus Pilus deve il suo nome al fatto che la sua unità si schiera in prima fila. Gli altri centurioni diminuiscono di grado a seconda della posizione che la loro centuria occupa nello schieramento. Segue poi l’Optio, il vice del centurione. I centurioni possono essere designati dal Senato ma i migliori sono militari di carriera che si sono meritati i gradi sul campo. Devono avere un’età superiore ai 30 anni, grande attitudine al comando e coraggio poiché sono sempre alla testa della propria centuria. Devono saper leggere e scrivere. Il centurione si identifica dalla cresta trasversale sull’elmo e dalla spada portata al fianco sinistro. Sulla corazza, inoltre, porta diverse falerae, decorazioni guadagnate con azioni di guerra. L’optio porta un elmo con due piume ai lati della cresta. Il segno più evidente del potere del centurione è la vitis, un bastone nodoso di legno di vite con il quale amministra le punizioni. Il centurione ha diritto a un alloggio privato nei castra e il suo stipendio può arrivare fino a venti volte quello del legionario. Resta in servizio almeno venti anni prima di poter aspirare alla honesta missio, il congedo con onore, ma spesso serve anche per più di trenta anni. Ã SOTTUFFICIALI I sottufficiali sono detti principales. Sono anche detti immunes perché esonerati da alcuni lavori obbligatori che spettano ai legionari semplici. I principales si distinguono in duplicarii, che ricevono paga doppia del legionario, e sesquiplicarii con uno stipendio di una volta e mezza. I più importanti sono: ; Aquilifer. Porta l’aquila della legione e ha il compito di difenderla con la vita. È inferiore di grado solo al centurione. Si riconosce da una pelle di animale (orso o lupo) che porta sopra l’armatura per meglio essere individuato in battaglia, e ha uno scudo rotondo detto parmula ; Vexillifer. Porta il vexillum, lo stendardo con nome e numero della legione e della coorte. Anche in questo caso porta una pelle di animale e la parmula. ; Imaginifer. Porta il ritratto dell’imperatore su un’asta. ; Signifer. Porta l’insegna del manipolo o della centuria. ; Beneficiarius. Svolge diverse funzioni a seconda se sia assegnato al legato della legione o a ufficiali di livello più basso. Può anche essere incaricato di funzioni di polizia militare negli accampamenti. Spesso se ne trova uno nelle mansiones (vedere pag. 12) dove è incaricato della sicurezza dell’insediamento e delle strade limitrofe. ; Cornicularius. È un ufficiale amministrativo. Quello di livello più alto è il cornicularius legionis che gestisce la cassa di tutta l’unità; quello più basso gestisce le finanze della centuria. Deve il suo nome alle due piccole corna sull’elmo. ; Tesserarius. Distribuisce le tavolette (tesserae) con le parole d’ordine giornaliere per accedere all’accampamento. ; Trombettieri (cornincines, buccinatores, tubicines). Suonano strumenti di vario genere, con i quali si trasmettono gli ordini alla truppa.
59 III - DE RE MILITARI Ã LEGIONARI Il legionario romano non è solo un soldato. È la migliore macchina da guerra che il mondo abbia visto. Combatte con coraggio ma anche con intelligenza, adattandosi a tanti scenari diversi e sconosciuti, sempre trovando soluzioni a situazioni inaspettate. L’Impero è consapevole di quanto vale un suo legionario e quindi se ne prende cura: lo sfama, lo veste, gli paga un regolare e giusto salario e lo mantiene in salute. Gli elementi principali dell’equipaggiamento (armatura, spada, scudo e elmo) sono forniti dall’Impero. Ulteriori aggiunte sono a carico del legionario. L’uniforme è piuttosto semplice, in modo che ogni soldato possa procurarsela da sé: sotto l’armatura indossa una semplice tunica bianca che a lungo andare tende a diventare grigia, sopra un mantello di lana. Ai piedi le caligae, gli scarponi del soldato. Lo stipendio annuale di un legionario semplice si aggira sui 700 denarii (2800 sesterzi). Il pagamento viene erogato ogni quattro mesi alle calendae di gennaio, maggio, settembre. Oltre allo stipendio fisso i soldati ricevono il donativus, una distribuzione straordinaria di denaro che i comandanti concedono in circostanze speciali come l’ascesa al comando, una vittoria, il compleanno dell’Imperatore et cetera. Per evitare che i donativi vengano sprecati o scialacquati vengono versati per metà al legionario e l’altra metà alla cassa della legione. Il cornicularius tiene i conti e ogni anno consegna a ogni soldato un riassunto della sua situazione finanziaria. La somma accumulata negli anni di servizio viene interamente consegnata alla fine della ferma. Questa avviene dopo venti anni di servizio, ottenendo la honesta missio, cioè il congedo con onore. Se rimane in servizio fino a ventiquattro anni il soldato ottiene la emerita missio, il congedo con menzione d’onore. l IL PASTO DEL LEGIONARIO Nell’esercito romano non esiste la mensa in senso moderno. Ogni soldato prepara da sé il proprio pasto e lo consuma assieme ai compagni del proprio contubernium. Durante gli spostamenti e le campagne di guerra l’alimentazione è abbondante ma poco variata, basata soprattutto sulla puls, polenta di cereali, o su zuppe di verdure accompagnate da gallette secche, il bucellatum. Coloro che possono permetterselo integrano questa dieta con alimenti acquistati dai produttori locali. Il vitto migliora quando le truppe sono acquartierate in una struttura fissa, come durante l’inverno. Puls (polenta di cereali) Con questa semplice pietanza i soldati romani hanno conquistato l’Impero. Si può preparare ovunque. Per ogni persona prendi due tazze di cereali a piacere (preferibilmente farro, ma anche orzo o miglio), tostali a fuoco vivace, poi macinali grossolanamente. La farina non deve essere troppo fine. Unisci una quantità di acqua (o latte) pari a 2-3 volte i cereali, poi fai bollire fino a che non è morbido. Condisci la puls con quello che c’è. Qualcuno aggiunge il lardo mentre bolle, oppure una cipolla tagliata a fettine, oppure una salsiccia sbriciolata o del buon formaggio. Si può insaporire con olio e aglio, coprire con verdure cotte o aggiungere una manciata di fave, piselli o lenticchie. Se hai erbe profumate come il timo o la maggiorana, o un po’ di pepe e spezie, aggiungi pure quelle. Ogni variante è accettabile, persino dolce con un po’ di miele e mandorle. Bucellatum (galletta militare) È da sempre la galletta dei legionari: nutriente, leggera da trasportare e facile da conservare. Per circa una dozzina di gallette prendi un quartarius e mezzo circa (250 gr.) di farina di farro o grano, 1 cucchiaio di olio d’oliva (facoltativo), sale, acqua per impastare (circa 200 ml). Poiché l’impasto non contiene lievito dovrai fare delle gallette piatte e non troppo spesse. Cuocile in un forno molto caldo (250°) fino a che saranno dorate e croccanti. Più sono secche e meno saranno attaccate dalla muffa. Puoi anche cuocerle su una padella sul fuoco da campo: otterrai dei pani piatti e morbidi, adatti a essere inzuppati di salse o arrotolati attorno a salumi o carne. Il bucellatum cotto al forno si conserva a lungo, ma diventa molto duro. Non si usa come pane ma va sbriciolato e mescolato alle zuppe o a preparazioni in umido, anche alla puls. Posca (bevanda dissetante e purificante) È una bevanda economica e adatta a sostenere lunghe marce. Toglie la sete, purifica lo stomaco e aiuta a evitare affezioni intestinali soprattutto nei climi caldi. Per una persona prendi 2 cucchiai di aceto di mele, un grosso bicchiere d’acqua, un cucchiaino di miele (facoltativo). La preparazione è semplice: sciogli il miele nell’acqua, poi aggiungi l’aceto, bevi. Si conserva egregiamente in una borraccia. Per una versione adatta anche agli ufficiali, sostituisci l’aceto di mele con il sidro e servi la posca il più possibile fresca. Note per la puls è consigliabile usare la farina per polenta di farro in vendita nei negozi di cibi biologici. Una scorciatoria è quella di usare i fiocchi di farro integrale o di orzo integrale e fare una specie di porridge all’inglese. Il tempo di cottura è inferiore e i fiocchi si trovano più facilmente nei negozi. Una volta conditi secondo la ricetta il sapore è pressochè lo stesso della puls tradizionale.
60 III - DE RE MILITARI Ã CAVALLERIA La struttura della cavalleria non è dissimile dalla fanteria anche se i numeri che la compongono sono più contenuti. ; Cohors equitata. È l’unità di base, corrispondente alla coorte, e normalmente conta 120 cavalieri. È comandata dal tribuno militare equestre. Ogni cohors equitata comprende quattro turmae. ; Turma. È l’equivalente della centuria, è composta da 30 uomini. È condotta da un centurione che ha un vice chiamato anche in questo caso optio. È composta da tre decuriae. ; Decuria. Conta dieci uomini ed è comandata da un decurio coadiuvato da due principales. I cavalieri si distinguono anche per l’equipaggiamento: ; Catafratti. Ispirati ai cavalieri sarmati, furono introdotti da Traiano. I cavalieri e i loro cavalli sono protetti quasi interamente da una pesante corazza a squame di metallo, assimilabile a una Lorica Segmentata (Protezione 8). Sono armati di una lunga e pesante lancia, il contus, che deve essere maneggiata con due mani. Per questo non portano scudo. ; Leggeri. Ispirati alla veloce cavalleria africana, indossano armature leggere (Lorica Squamata o Hamata) e sono armati con una lancia più leggera. Per difesa portano un Clipeus. ; Sagittari. Ispirati ai veloci arcieri traci, sono armati di Arcus e frecce. ORGANIZZAZIONE Ã RECLUTAMENTO In tempo di pace l’arruolamento è volontario ed è aperto a tutti i cittadini liberi (anche liberti) che abbiano almeno 16 anni. In tempo di guerra il Senato emana delle liste di arruolamento obbligatorio. Chi non si presenta viene considerato disertore e condannato a morte. I volontari o i coscritti vengono esaminati dai medici militari che ne giudicano la condizione fisica. È necessaria una robusta costituzione fisica mentre l’altezza è considerata meno importante della robustezza. Ugualmente importante è la moralità dell’aspirante soldato, perciò viene condotta una breve indagine per accertarsi di non ammettere nell’esercito criminali che tentino di sottrarsi alla giustizia. Una volta superati questi esami preliminari il giovane viene iscritto nelle liste ufficiali dell’esercito con il grado di tiro, ovvero recluta, e gli viene consegnato il signaculum, una piastrina di bronzo che lo identifica. Segue quindi il Sacramentum Militiae, il giuramento solenne di fedeltà all’Imperatore, al comandante della legione e ai compagni d’arme. Dopo il giuramento le reclute possono usare armi vere: vengono quindi consegnati gli elementi dell’equipaggiamento di base (armatura, spada, scudo e elmo). Le reclute vengono poi trasferite in unità temporanee dove subiscono un addestramento iniziale di quattro mesi. Infine i nuovi soldati sono assegnati all’unità definitiva. ADDESTRAMENTO Il tirocinium, l’addestramento, mira a fornire a ogni legionario competenze in ogni aspetto del combattimento e con ogni arma. Si svolge quindi secondo un ciclo fisso, che ricomincia ogni volta che viene completato. Lo stesso tipo di allenamento è più o meno applicato anche alle truppe stanziate negli accampamenti: ; Primo giorno. Allenamento alla marcia per una distanza di almeno ventimila passi (vedere pag. 18). ; Secondo giorno. Cura delle armi, con pulitura e eventuali riparazioni e esame finale da parte di superiori. ; Terzo giorno. Riposo e cura degli effetti personali (bucato, arnesi di cucina, equipaggiamento personale et cetera). ; Quarto giorno. Esercitazione al combattimento con diversi tipi di armi, comprese quelle da lancio. È diviso in due sessioni: mattina con scherma contro un bersaglio fisso (palo armato) e combattimento simulato uomo a uomo; pomeriggio con lancio del giavellotto, tiro con l’arco, lancio di sassi a mano e con fionda. ; Tre volte al mese. Marcia di almeno ventimila passi su terreno misto con carico completo, con accelerazioni fino alla corsa a intervalli fissi. l SACRAMENTUM MILITIAE, IL GIURAMENTO DEL LEGIONARIO Nel pronunciare il giuramento il legionario stringe un patto sacro con gli dèi in cui egli stesso è il pegno di garanzia. Infrangerlo comporta quindi non solo gravi punizioni militari ma anche divine, poiché si assume la condizione di Maledetto (vedere pag. 128 del Manuale Base). “Giuro nel nome degli dèi di essere fedele a [nome dell’imperatore] e al popolo romano, e di non far nulla che possa pregiudicare la fedeltà che a loro è dovuta. Giuro inoltre di obbedire a [nome del comandante della legione], di eseguire i suoi ordini per quanto sono a conoscenza e per quanto mi è possibile fare; di seguirlo ovunque egli mi conduca; di non abbandonare mai le insegne, di non darmi alla fuga, e di non uscire dalla mia fila. Giuro di legarmi con vincoli di fraterna amicizia ai miei commilitoni e di non abbandonarli nel pericolo. Nemesis mi prenda, Plutone mi trattenga e la terra si chiuda se tradirò queste parole.”
61 III - DE RE MILITARI Quando le legioni sono al campo questo addestramento coinvolge tutti, dal soldato semplice al comandante. È considerato dovere dell’ufficiale condividere le fatiche dei suoi soldati e mantenersi nella migliore forma fisica. Se la legione è accampata per lungo tempo oltre al normale addestramento si assegnano alle truppe lavori aggiuntivi perché non stiano in ozio. Vengono quindi approfondite le fosse che circondano l’accampamento, modificate o ricostruite le palizzate, a volte demolite e ricostruite opere interne (torri, stalle, et cetera). Nei periodi di pace le truppe sono anche utilizzate per opere di pubblica utilità come la costruzione di acquedotti, ponti, strade. Ogni legione comprende diversi esperti genieri capaci di progettare opere complesse che nulla hanno da invidiare a quelle delle maggiori città dell’Impero. Ogni soldato, inoltre, ha nel proprio equipaggiamento fisso anche utensili da costruzione. Queste attività servono a due scopi: mantenere occupati i soldati e rendere più gradita la presenza romana presso le popolazioni locali. I CASTRA I castra militari hanno una struttura razionale, tale da consentire sia una facile difesa verso l’esterno sia l’agevole svolgimento delle attività all’interno. Un accampamento ordinario è un’area rettangolare impostata sull’incrocio di due strade principali, derivata dallo schema sacro del templum (vedere pag. 210). Nelle aree formate dall’incrocio delle strade si dispongono tende o baracche in legno per l’alloggiamento della truppa, degli ufficiali e del comandante e un padiglione per riunioni e attività dello stato maggiore. Tutto l’accampamento è fortificato: con palizzate di legno se l’accampamento è temporaneo, o con murature di pietra o mattoni se i castra sono stabili. In questo caso al posto delle tende ci sono edifici in muratura. Questo modello è seguito anche per le nuove città fondate dall’impero (vedere pag. 148). Ogni accampamento è sotto il comando di un Praefectus Castrorum che all’interno delle mura ha un rango superiore anche ai comandanti delle legioni. Gli elementi fissi dei castra sono i seguenti: ; Porta Praetoria. È la porta principale di accesso al campo, guardata da sentinelle fisse. ; Via Praetoria. La strada principale, conduce dalla porta all’area dei principia, gli edifici amministrativi e dello stato maggiore. ; Porta Decumana. Porta posteriore dell’accampamento. ; Via Principalis. Si incrocia con la via Praetoria e su di essa si affacciano gli edifici più importanti dell’accampamento, i principia. Collega le due porte secondarie dell’accampamento, la porta principalis dextra e la porta principalis sinistra. ; Principia. Edificio o complesso di edifici che ospita gli uffici amministrativi, la sala riunione dello stato maggiore, gli alloggi degli ufficiali. ; Praetorium. È l’alloggio del comandante della legione o del Princeps Castrorum. ; Valetudinarium. L’ospedale militare, dove risiedono anche il medico militare e i suoi assistenti (vedere pag. 161). ; Dormitoria. Alloggiamenti delle truppe. Ogni dormitorium è suddiviso in stanzette che ospitano un contubernium. L’alloggio è diviso in un’anticamera che serve da piccola saletta di riunione, con armadi per gli effetti personali, e una camera vera e propria con letti a castello. ; Stabula. Le stalle per gli animali. ; Fabricae. Officine per riparazioni o costruzioni. ; Horrea. Magazzini per le derrate alimentari. Di solito sono collocati accanto alla porta principalis dextra o sinistra per agevolare l’accesso dei carri dell’approvvigionamento. Questa è anche l’area a cui hanno accesso i civili che vivono nell’area attorno al campo, che spesso entrano per vendere le proprie mercanzie o per acquistare i prodotti del campo (utensili, stoffe). I castra romani esercitano grande attrazione sulle popolazioni locali che confidano nella protezione delle truppe e nei vantaggi economici di commerci regolari. Spesso attorno ai castra sono nati villaggi che si sono trasformati in prospere città. ; Vallum. È il muro difensivo, in legno negli accampamenti temporanei e in pietra o mattoni in quelli stabili. Le palizzate di legno non sono tenute insieme da chiodi ma con legature di corda, per poter montare e smontare il campo nel minor tempo possibile. Negli accampamenti molto grandi le mura sono intervallate da torri di guardia. In quelli piccoli sono collocate solo agli angoli. ; Agger. È la scarpata che dal fossato perimetrale sale verso il vallum. Di solito l’agger è realizzato con la terra rimossa scavando la fossa. ; Fossa. Fossato difensivo che circonda tutto il campo. Questo schema viene eseguito con grande disciplina anche per accampamenti di una sola notte o di pochissime tende. I legionari sono velocissimi nello scavare una piccola fossa e erigere una veloce palizzata. Mentre si costruisce il perimetro, altri legionari montano le tende del comandante e degli ufficiali. Qualunque campo è così immediatamente operativo. Un campo eseguito correttamente è il luogo ideale dove riposarsi dalle marce forzate, difendersi dal tempo atmosferico inclemente, dare le prime cure ai feriti, resistere ad attacchi nemici.
62 III - DE RE MILITARI Legenda Porta Praetoria = porta principale horrea granaria = granaio Porta Decumana = porta posteriore dormitoria = alloggi per le truppe principia = quartier generale vallum = muro esterno Praetorium = alloggio del comandante agger = scarpata fabrica = officina fossa = fossa valetudinarium = ospedale turris = torre stabula = scuderie
63 III - DE RE MILITARI CORPI SPECIALI Ã COHORTES PRETORIANAE La guardia pretoriana è un corpo scelto fondato dal divino Augusto. Negli intenti originari doveva fornire la guardia personale dell’imperatore e della sua famiglia e provvedere alla custodia del palazzo reale. A questi compiti di base ne furono aggiunti presto altri, alcuni palesi altri più riservati: è proprio dai Pretoriani che l’Imperatore Teodomiro distaccò l’unità speciale chiamata Cohors Auxiliaria Arcana. Il corpo dei Pretoriani è costituito di nove cohorti per non essere assimilato a una legione. Staziona infatti all’interno dell’Urbe, dove la presenza delle legioni in armi è proibita. Tre coorti pretoriane sono dedicate alla protezione dell’imperatore e risiedono sempre a Roma. Le restanti sei possono essere dislocate a seconda delle necessità: svolgono attività di repressione dei crimini gravi e investigano sui casi di difficile risoluzione. Vista la grande professionalità i Pretoriani sono molto richiesti in ogni angolo dell’Impero ed è raro che tutte le Coorti Pretorie si trovino riunite nei Castra Pretoria di Roma, a meno che un grave pericolo non minacci l’Urbe. Il comandante supremo dei Pretoriani è il Praefectus Praetorio, il prefetto più potente dell’Impero (vedere pag. 50). Ogni coorte porta un numero da I a IX ed è comandata da un tribuno che ha prerogative molto più ampie dei tribuni delle legioni: risponde solo all’Imperatore e al Prefetto del Pretorio. Sotto di lui ci sono sei centurioni addetti alle centurie, ciascuno coadiuvato da un optio. La divisa dei Pretoriani prevede una tunica bianca e un paludamentum di semplice lana blu scuro, quasi nero. Gli ufficiali hanno la tunica ornata da due strisce blu, simili a quelle porpora degli Equites. A volte portano un fazzoletto blu al collo per proteggersi dallo sfregamento della corazza. Ugualmente blu sono gli scudi ovali contrassegnati da uno scorpione: un omaggio all’imperatore Tiberio, nato sotto questo segno, che costruì i Castra Praetoria e diede una sede stabile al corpo. Quando sono in servizio all’interno dell’Urbe i Pretoriani non portano la divisa in ossequio alla legge che proibisce agli eserciti in armi di stazionare in città. In realtà sono armati lo stesso, ma portano il pallium, un mantello civile scuro (vedere pag. 135), per nascondere le armi. I Pretoriani vengono reclutati tra i migliori esponenti di tutte le legioni, anche se il nucleo più consistente viene dalla X, fedelissima di Cesare e per tradizione legata all’Imperatore. Questo legame è stato a volte male interpretato: ha indotto i Pretoriani a credere di avere l’autorità di rimuovere dal trono imperatori ritenuti da loro non adatti, o al contrario di decidere a chi doveva andare il potere. Non pochi di loro si sono macchiati di delitti politici e hanno fatto parte, o addirittura organizzato, congiure e rivolte. Essendo un corpo scelto i Pretoriani hanno diversi privilegi. Il principale è quello economico: guadagnano 2500 denari annui, pari a 10.000 sesterzi. Il secondo è legato alla durata del servizio, che è di soli sedici anni. Averne fatto parte è motivo di distinzione: un giovane tribuno che svolga il suo primo incarico del cursus honorum in questo corpo ha buone prospettive di una luminosa carriera anche in politica. Ã COHORS AUXILIARIA ARCANA Se i Pretoriani sono un corpo scelto, la Cohors Auxiliaria Arcana è composta dal fior fiore dell’Impero. La sua creazione è il risultato di un’azione particolarmente coraggiosa dell’Imperatore Teodomiro, studioso di materie esoteriche fin dalla più giovane età ma anche degno figlio di un eccellente generale. Egli ha voluto creare qualcosa di nuovo, istruire nuovi soldati destinati a difendere l’Impero non solo dai nemici visibili ma soprattutto da quelli invisibili. Fondando questo corpo Teodomiro ha recuperato un’antica tradizione e l’ha rilanciata verso il futuro. I membri della Coorte Arcana sono detti “Custodes” a ricordo dei ventiquattro Custodes Arcani creati da Augusto, che a sua volta si era ispirato ai Custodes dell’epoca di Romolo. Costoro erano sei, ciascuno con una speciale abilità nelle sei principali arti umane: diplomazia, esplorazione, guerra, magia, segretezza e scienza. Queste aree di competenza sono rimaste distintive del corpo, tanto che oggi costituiscono le specialità in cui i Custodes si suddividono durante l’addestramento. La Cohors Arcana fa nominalmente parte delle Coorti Pretoriane. È composta quindi regolarmente da seicento membri. Non è però un caso che nel suo nome sia inserito l’aggettivo auxiliaria: si tratta infatti di una coorte “aggiunta” che non porta alcun numero e non è iscritta alle liste ufficiali delle forze militari imperiali. Ã RECLUTAMENTO La selezione dei Custodes è diversa da quella di qualunque altro corpo. Molte qualità necessarie ad un buon Custos si trovano anche tra le donne. Non avrebbe senso quindi eseguire la selezione solo dai ranghi dell’esercito dimezzando la possibilità di trovare un candidato adatto. Il reclutamento viene eseguito da alcuni ufficiali della Coorte Pretoriana che svolgono l’incarico con grande discrezione su incarico diretto dell’Imperatore. Spesso ne sono all’oscuro anche i loro ufficiali superiori. Essi viaggiano in tutte le province dell’Impero, anche nei paesi più remoti, per identificare i giovani in possesso delle qualità adatte: eccezionali doti fisiche, necessarie a dei soldati, ma anche non comune sensibilità per le cose arcane. Una volta individuati i possibili candidati la selezione avviene attraverso dei passi precisi: ; Probatio (esame preliminare). Attraverso prove ed esami vengono messi alla prova quegli elementi che sembrano adatti alla carriera dei Custodes. ; Exercitatio (esercitazione e selezione). I candidati che hanno superato la probatio vengono ammessi a uno speciale programma di addestramento e selezione. La selezione è durissima, circa uno su dieci la supera.
64 III - DE RE MILITARI ; Nomina (nomina ufficiale). I candidati che superano anche l’exercitatio vengono effettivamente accolti nella Cohors Auxiliaria Arcana. Schierati davanti ai comandanti e agli addestratori vengono chiamati per nome uno a uno e quando sono davanti al comandante ricevono l’anello della Cohors: su questo è impressa una testa di Gorgone, simbolo delle forze arcane che andranno ad affrontare. Lo scriba ufficiale della Cohors iscrive il nome di ogni nuovo membro in un registro apposito, che ovviamente resterà un segreto. ; Tirocinium (addestramento specifico). Comincia quindi il vero addestramento dei Custodes mirato a conferire a ciascuno una specializzazione secondo le proprie qualità: cursus Auguralis per quelli più versati nella divinazione, Bellicus per i guerrieri, Exploratorius per gli esploratori, Legatorius per i diplomatici, Sapiens per gli studiosi. Parallelamente ogni Custos viene iniziato alla divinità tutelare del proprio cursus: Apollo per gli auguri, Marte per i guerrieri, Diana per gli esploratori, Mercurio per i diplomatici, Minerva per i sapienti. La protezione divina è indispensabile per i Custodes: senza l’aiuto degli dèi sarebbe impossibile affrontare le molteplici forze oscure che minacciano l’Impero. ; Recognitio (ispezione/revisione dei Custodes). A intervalli fissi, o alla fine di missioni particolarmente impegnative, i membri della Cohors vengono riesaminati per rilevare eventuali problemi o al contrario concedere un avanzamento. l IL MAGISTER INTERFECTORIUS Il cursus Interfectorius, da cui provengono i silenziosi Custodes Assassini, è segreto. Di conseguenza anche il relativo Magister non è un personaggio noto a tutti. Ne conoscono l’identità solo l’Imperatore e il Prefetto del Pretorio, in quanto comandante supremo dei Pretoriani. Il Magister di questo cursus è esperto in ogni tipo di armi “subdole” e addestra i suoi Custodes nell’uso di piccole armi da lancio, pugnali, lacci, veleni, nonché in arti speciali di combattimento corpo a corpo. Introduce anche i suoi Custodes al culto di Plutone, protettore di chi agisce nell’ombra. GERARCHIA Essendo la Cohors Arcana un corpo appena formato la gerarchia è ancora poco definita. Il comandante supremo è l’Imperatore, il coordinamento effettivo è affidato al Prefetto del Pretorio. Le funzioni operative sono affidate ai Magistri di ogni cursus: Magister Auguralis, Bellicus, Exploratorius, Legatorius, Sapiens. Essi fungono anche da addestratori delle nuove reclute. Ciascun Magister ha rango pari ai colleghi. Dirige le operazioni di vari contubernii alla volta e decide in autonomia queli missioni affidare a chi, anche se solitamente ogni Magister si occupa delle missioni che hanno maggiore compatibilità con la propria specializzazione. Per esempio, se un’indagine riguarda magie proibite sarà il Magister Auguralis a convocare i Custodes; se una missione si svolge in ambienti militari, probabilmente il Magister di riferimento sarà il Magister Bellicus, et cetera. Alla fine di ogni missione il Magister che l’ha assegnata redige un rapporto che viene inviato a Roma all’Imperatore e al Prefetto del Pretorio. Tutti i rapporti vengono raccolti in una sezione segreta del Tabularium, l’archivio dello stato. In ogni provincia maggiore si trova una compagine completa di Magistri. Alcune province molto remote o poco popolate possono essere accorpate e affidate a un solo gruppo di Magistri, per esempio Numidia e Mauretania. Sotto il grado di Magister per ora non tutti i ruoli sono coperti. La maggior parte dei Custodes ha appena cominciato la carriera quindi i gradi più bassi contano molti esponenti, i vertici quasi nessuno. Si è comunque già stabilito un percorso di avanzamento che prevede questa gerarchia in senso ascendente: ; Gregarius ; Duplicarius ; Beneficiarius ; Veteranus ; Decanus ; Electus ; Protector à ORGANIZZAZIONE Per l’organizzazione logistica la Cohors Arcana si appoggia quasi del tutto alla Guardia Pretoriana, sia perché il corpo è stato appena costituito sia perché in effetti i Custodes non hanno bisogno di molto. Per la delicatezza delle missioni che svolgono i Custodes devono muoversi discretamente in piccoli gruppi, pertanto l’unità operativa di base è il contubernium. Sono unità mobili e indipendenti, capaci di sfruttare al meglio l’equipaggiamento e in grado eventualmente di procurarsi lungo la strada ciò di cui hanno bisogno. Poiché operano praticamente sempre sotto copertura i Custodes non hanno un’uniforme specifica. Durante il tirocinium indossano una semplice tunica grigio chiaro comune a tutti i legionari dell’Impero. Una volta ricevuta la nomina ognuno utilizza gli abiti che sente più adatti al suo incarico e l’equipaggiamento adeguato alle attività che svolge. L’elemento comune a tutti è l’anello con la Gorgone, che in caso di assoluta segretezza viene appeso al collo e occultato sotto gli abiti.
65 III - DE RE MILITARI Contrariamente a ciò che potrebbe sembrare i Custodes non hanno stipendi elevatissimi. Vengono senz’altro pagati meglio di un legionario qualunque, circa il doppio, ma non tanto da far scegliere questa carriera per denaro. Operare nella Cohors Arcana è una missione, in tutti i sensi della parola. I Custodes hanno comunque molti privilegi. Hanno diritto a sfruttare al meglio tutte le risorse dell’Impero: viaggiano quindi liberamente sulle strade imperiali, possono fermarsi nelle mansio per dormire o cambiare i cavalli (vedere pag. 12), usufruiscono dei medici militari dei castra (vedere pag. 161), hanno libero accesso alle sezioni segrete di biblioteche o archivi (vedere pag. 120). Se hanno necessità di denaro questo viene concesso senza troppe formalità. Proprio questi privilegi possono essere fonte di problemi: poiché la Cohors Arcana è una formazione segreta e i Custodes sembrano dei normali legionari o dei civili, risulta incomprensibile agli altri militari l’ampiezza dei privilegi a loro accordati. Ci vuole molta diplomazia per evitare ostilità o aperte provocazioni e al contempo mantenere la discrezione, soprattutto per le Custodes donne. l AGENTES IN REBUS Valore medio: DV6 1 dado: Sensibilitas 2 dadi: De Bello, De Corpore, Punti Vita, Ratio 3 dadi: De Scientia (Indagare), De Societate (Spionaggio) Punti Vita: 12 Armi: Pugio (Danno 3) Protezioni: Nessuna ; Capacità Speciali: Sensi Acuti L’Impero si serve spesso di “agentes in rebus”, speciali agenti sul campo che svolgono i loro compiti quasi sempre sotto copertura. Raccolgono informazioni, fungono da corrieri per trasmettere informazioni riservate, indagano su situazioni poco chiare e riportano il frutto di queste indagini direttamente all’Imperatore o al suo funzionario più fedele. Essi si definiscono una militia, soldati al servizio di Roma anche se non hanno né uniforme, né castra né una catena di comando. Tra di essi militano anche le donne, spesso in posizioni insospettabili. Sembra che fosse una agens la principessa Galla Placidia che per molti anni visse tra i barbari Goti giungendo addirittura a sposare il loro re. Si dice che fu lei a sventare i piani dei Goti di scendere in Italia e saccheggiare l’Urbe. LA MARINA Roma nacque da un popolo di pastori, legati alla terra. Si rivolse al mare quando la sua storia contava già vittoriose battaglie terrestri. Scontrandosi con i Cartaginesi imparò nel più duro dei modi che il mare era un luogo ostile e sconosciuto. Ma, come sempre, Roma imparò dalle sue debolezze e dai suoi errori, costituendo in poco tempo una flotta efficiente per il controllo del Mare Nostrum e dei pericolosi mari esterni. Ã STRUTTURA La marina di Roma è impostata sulla classis, la flotta, un’unità che comprende dalle trenta alle cinquanta navi. Le flotte sono stazionate in tutti i mari dell’Impero. Ciascuna ha una sua base di operazioni, un porto dove si trovano attrezzatura per la manutenzione delle navi e per l’addestramento del personale imbarcato. Ã IN ITALIA ; Classis Misenatis. È la principale flotta dell’Impero e la più grande, poiché comprende cinquanta navi per un totale di 10.000 marinai combattenti. È stazionata al Capo Miseno, nella Regio I, non lontano da Neapolis. Controlla il Mare Tyrrhenum. È passata alla storia per aver tentato di portare aiuto alle popolazioni colpite dall’eruzione del monte Vesuvius subendo molte perdite tra cui il comandante Caio Plinio Secondo, scienziato oltre che marinaio. ; Classis Ravennatis. È la seconda per importanza tra le flotte imperiali. Ha sede a Ravenna, nella Regio VIII. Controlla il Mare Adriaticum e specialmente le coste dell’Illyricum, infestate da pirati. Nel resto dell’Impero le flotte controllano sia tratti di mare che i corsi di alcuni fiumi di importanza strategica: ; Classis Alexandrina. Stazionata ad Alexandria in Aegyptus. Il suo incarico più importante è impedire che i pirati assaltino i convogli di grano destinati alla Capitale. ; Classis Arabica. Pattuglia costantemente il Sinus Arabicum, funestato da pirati in caccia delle merci preziose che provengono dalle vie dell’incenso e della seta. ; Classis Britannica. Stazionata a Gesoriacum, nella Gallia Belgica, da cui partì Giulio Cesare per la conquista della Britannia. Controlla il tratto di mare di fronte alla Britannia e le coste nord della Gallia, spesso infestate da pirati di origine germanica. ; Classis Forumiuliensis. Ha sede a Forum Iulii, Gallia Narbonense. Controlla le coste della Gallia e dell’Ispania sul Mare Nostrum e contrasta i pirati che si annidano in Sardinia. ; Classis Germanica. Stazionata a Colonia Agrippina, controlla il corso del Rhenum dalla foce fino all’interno, proteggendo le città che si affacciano sul fiume.
66 III - DE RE MILITARI ; Classis Mauretanica. Ha sede a Cesarea in Mauretania. Controlla soprattutto il traffico di olio e grano dall’Africa e le Colonne d’Ercole. ; Classis Mesopotamica. Controlla il corso dei grandi fiumi Tigris e Euphrates. ; Classis Pannonica. Stazionata a Aquincum, controlla il medio corso del Danuvius. ; Classis Pontica. Ha sede a Tomis, sul Pontus Euxinus e ne pattuglia le coste occidentali e meridionali. Teoricamente quelle settentrionali sono fuori dalla giurisdizione dell’Impero ma in realtà la flotta esercita un discreto controllo anche su quelle. La zona è infatti importante sia per la difesa dei confini orientali dell’Impero che del ricco flusso di merci pregiate che proviene da oriente. ; Classis Syriaca. Ha sede a Seleucia di Syria, il porto a servizio di Antiochia. Ã GERARCHIA Tutto il personale di una flotta è raggruppato sotto il nome di “classiarii”. Sono divisi in due grandi gruppi: i marinai combattenti e i marinai addetti al governo della nave. La divisa per tutti è di colore azzurro. Ã UFFICIALI ; Praefectus classis. È il comandante di un’intera flotta. Risponde al Magister Militum competente per territorio. Tra i Prefetti di flotta il più alto in grado è quello che comanda la Classis Misenatis, il secondo è il prefetto della Classis Ravennatis: seguono poi i prefetti delle flotte Britannica, Germanica e Pontica; gli altri sono pari grado, ma qualche volta possono avere incarichi superiori a seconda delle necessità locali. Il Prefetto della flotta è assistito da un sub-praefectus di sua scelta. ; Tribunus classis. Comanda un’unità composta da dieci navi. È sotto il comando del Prefetto della flotta. A sua volta il Tribuno comanda i navarchi. ; Navarchus. Comanda una singola nave. Ha autorità sul personale navigante e anche sui marinai combattenti durante la navigazione. Nel momento in cui cominciano le operazioni di guerra il comando dei soldati è di esclusiva competenza dei centurioni di flotta (centuriones classiarii). ; Centurio classiarius. Comanda cento marinai combattenti imbarcati su una nave. Il suo aiutante è l’optio classiarius. ESAREME LIBURNA
67 III - DE RE MILITARI Ã SOTTUFFICIALI ; Gubernator. È il timoniere. ; Celeusta. Supervisore dei rematori. ; Proreta. Posizionato a prua osserva il mare e ha cura di controllare se la nave segue correttamente la rotta e avvistare eventuali ostacoli o pericoli. ; Signifer e Vexillifer. Portano le insegne della flotta e dell’unità combattente imbarcata. ; Immunes. Come nell’esercito hanno vari compiti sia amministrativi che operativi. ; Medicus. Il medico di bordo. Ã MARINAI La ferma in Marina è più lunga rispetto all’esercito: i marinai servono per 28 anni prima di essere congedati con onore. ; Miles classiarius. È l’equivalente del legionario nell’esercito. Essendo un combattente non è tenuto a remare. ; Remex. Rematore. Non è tenuto a combattere se non in situazioni di necessità. Di solito è di nascita libera o liberto. ; Velarius. Adetto alle vele. ; Fabri navales. Carpentieri esperti in costruzione e riparazione delle navi. Ã LE NAVI Le navi da guerra sono propulse preferibilmente da rematori per non dover subire i capricci del vento in situazioni di pericolo. Durante gli spostamenti ordinari utilizzano le vele come le navi da carico (vedere pag. 38). I principali modelli di nave in uso nelle flotte romane sono: ; Liburna. Non molto grande ma sottile e manovrabile, ha determinato la vittoria di Augusto ad Actium contro le enormi ma lente navi di Marco Antonio e Cleopatra. Fu sviluppata in principio dai Liburni, abitanti dell’Illyria dediti alla pirateria. Fu poi adottata dalla flotta romana come mezzo di trasporto veloce e per trasmissione di comunicazioni. Su ogni lato ha due ordini di remi manovrati da 25 rematori ciascuno, ed è equipaggiata con un rostro a prua. ; Trireme. La nave su cui si basano le flotte di Roma. È equipaggiata con 180 rematori divisi su tre ordini per lato. Ogni ordine è servito da trenta rematori. Ospita una centuria di combattenti. ; Quadrireme. 240 rematori divisi in quattro ordini per lato. Ospita una centuria di combattenti, porta anche macchine da guerra. ; Quinquereme. 300 rematori divisi in cinque ordini per lato, due centurie di combattenti, macchine da guerra. ; Esareme. Una sola per flotta, è la nave del Praefectus Classis e del suo Stato maggiore. Ha funzioni di rappresentanza e non prende parte agli scontri. I rematori hanno la stessa disposizione della trireme, ma a ogni remo siedono due uomini. TRIREME QUADRIREME QUINQUEREME
IV DE OECONOMIA IL SISTEMA ECONOMICO
70 IV - DE OECONOMIA AGRICOLTURA La ricchezza dell’Impero si fonda sull’agricoltura. Non a caso nel cuore dell’Urbe, nel foro, sono venerati tre sacre piante: un olivo, una vite e un fico. Lavorare la terra è una fatica sacra, compiuta sotto lo sguardo degli dèi. Saturnus insegnò all’umanità come coltivare la terra, Cerere veglia sulla crescita del grano, Baccus su quella della vite. In tutti i nostri campi sono collocate edicole dedicate al dio Silvanus, custode degli orti, protettore delle greggi. DISTRIBUZIONE DELLE TERRE Per tradizione antichissima nell’Impero la ricchezza si basa sul possesso della terra. Alcune ricche famiglie, con un’accorta politica di acquisto e matrimonio, hanno nei secoli accumulato enormi proprietà terriere. La tendenza a possedere terra non sembra diminuire anche se si sono aperti nuovi orizzonti di benessere legati a altre attività economiche. L’Impero d’altra parte cerca di bilanciare questa tendenza a accumulare terreni rendendo disponibile il possesso di terre anche ai piccoli proprietari, soprattutto se veterani dell’esercito. Ã LATIFONDO I grandi proprietari terrieri possiedono appezzamenti grandi come regioni intere. I più grandi si trovano in Sicilia e nelle ricche regioni dell’Africa settentrionale. Proprietà più contenute, anche se sempre estese, si trovano anche in Gallia meridionale e Iberia. Nelle altre province la dimensione delle proprietà è assai minore. In generale, per essere degno di un senatore, un appezzamento coltivato a grano deve avere almeno la dimensione di 400 iugeri, un vigneto di 200 iugeri, un oliveto di 150. Alcuni grandi proprietari preferiscono affidare la gestione delle proprie terre a dei coloni, suddividendo tra loro la proprietà. Secondo alcuni esperti il terreno frutta meglio se suddiviso in parecchi appezzamenti di medie dimensioni ciascuno affidato a un conductor, un fittavolo che magari può mettersi in tasca parte del raccolto. Altri invece sostengono lo sfruttamento intensivo di un unico grande latifondo, spesso limitando la coltivazione a poche colture di grande rendimento, come vigneti e ulivi. La produzione è destinata all’esportazione e alla vendita sui grandi mercati imperiali. La produzione avviene in efficienti strutture, le villae rusticae, vero cuore dell’economia agricola dell’Impero. Ã PICCOLE PROPRIETÀ Sono appezzamenti con dimensioni medie tra i 20 e al massimo i 100 iugera. Hanno di solito una gestione familiare e formano il tessuto della piccola economia locale: i prodotti vengono venduti direttamente alle tabernae o alle cauponae delle cittadine più vicine o addirittura alle tabernae viariae situate sulle strade imperiali della regione. I proprietari sono spesso veterani che dopo il lungo servizio militare agli ordini dell’Impero hanno ricevuto in giusto compenso un appezzamento di terra per il sostentamento proprio e della famiglia. I piccoli proprietari risiedono stabilmente in una versione minore della villa rustica, un edificio organizzato attorno a una larga corte quadrata: al piano superiore ci sono le abitazioni mentre al piano inferiore si trovano le stalle e i locali di lavoro. Non è insolito che i proprietari condividano lavoro e alloggi con i pochi schiavi che possiedono. LA VILLA RUSTICA Ã STRUTTURA La villa rustica è composta da diversi fabbricati, ciascuno dedicato a un’attività specifica. Una grande fattoria infatti non si limita a un solo tipo di produzione, anche se spesso ha una specializzazione. Così accanto alla vite, da cui magari ricava la maggior parte delle sue rendite, un bravo proprietario pone anche altre colture e magari vi unisce l’allevamento di animali. Di solito le villae sono anche attrezzate per lavorare i propri prodotti e trasformarli in beni da commerciare, perciò sono spesso presenti officine. La villa rustica si divide più o meno in tre grandi aree: ; Pars dominica. L’abitazione del dominus, il proprietario, e della famiglia. Rispecchia la struttura della classica domus, elegante e dotata di ogni comodità. ; Pars rustica. Area destinata alla servitù e ai residenti fissi della villa. Organizzata attorno a una corte in cui svolgere i lavori quotidiani, comprende anche una grande stanza comune per i lavoranti, di solito comunicante con una grande cucina. Attorno alla corte si distribuiscono le stanze dei lavoranti, degli schiavi, dei monitores (sorveglianti), le latrine. Le stalle dei buoi e dei cavalli sono di solito accanto alle abitazioni, in modo da sfruttare il calore degli animali per rendere più confortevoli le stanze. Nel complesso è presente anche un edificio per rinchiudere gli schiavi indisciplinati, l’ergastulum. Il vilicus (soprintendente) abita solitamente al piano superiore in una o due stanze accanto all’ingresso principale. ; Pars fructuaria. Zona di lavorazione dei prodotti. A seconda del tipo di produzione dell’impianto vi si trova il torculum (torchio) per la spremitura dell’uva, la cella vinaria (la cantina dei vini), il trappetum (frantoio) per le olive, la cella olearia (magazzino dell’olio, con grandi contenitori interrati), la mola (mulino) per il grano, uno o più horrea (magazzini per farina o cereali). Ã ORGANIZZAZIONE Alcune villae rusticae sono quasi dei palazzi reali, degne capitali di piccoli regni con propria amministrazione e governo. Il proprietario terriero raramente vi risiede in maniera stabile, poiché la principale occupazione di un gentiluomo dell’Impero è la politica e questa si esercita nelle città. La gestione della villa è dunque affidata a dei fidati amministratori, che hanno un grande potere.
71 IV - DE OECONOMIA MISURE DI SUPERFICIE Unità Sistema decimale pes quadratus 876,16 cm² actus quadratus 1265 m² iugerum 2529 m² (1/4 di ha) heredium 5059 m² centuria 50,6 ha
72 IV - DE OECONOMIA Legenda pars fructuaria = area di produzione aula communis = stanza comune pars rustica = abitazione del personale torculum et cella vinaria = pressa dell’uva e cantina dei vini pars dominica = abitazione del padrone trappetum et cella olearia = frantoio delle olive e magazzino dell’olio vestibulum = ingresso mola et horreum granarium = mulino e magazzino del grano sedes monitorum = stanza dei sorveglianti gallinarium = pollaio sedes vilici = stanza del soprintendente equilia = stalla dei cavalli cellae servorum = stanzette degli schiavi bubilia = stalla della vacche latrina = latrina hortus = giardino culina = cucina exedra = sala di rappresentanza e riunione
73 IV - DE OECONOMIA ; Vilicus. Il soprintendente in capo, rappresentante del padrone in ogni sua funzione. ; Monitor. Sorvegliante dei lavoranti. Poiché lavoranti e schiavi possono essere moltissimi, spesso i monitores sono più d’uno, ciascuno responsabile di un settore lavorativo. Il lavoro nei campi è affidato soprattutto agli schiavi, suddivisi quasi in modo militare in gruppi chiamati decuriae o turmae. In realtà la manodopera servile nell’Impero tende ormai a diminuire e l’agricoltura sta affrontando un entusiasmante periodo di cambiamento e modernizzazione. Le attività produttive più complesse, d’altra parte, sono esercitate da personale libero con regolare salario. Ã MACCHINE AGRICOLE L’agricoltura nell’impero è resa efficiente non solo da un’organizzazione degna dell’esercito, ma anche dall’avanzato stato tecnologico. La diminuzione della manodopera servile infatti incoraggia a utilizzare nuove macchine agricole. In questo modo la coltivazione dei campi necessita di meno personale e allo stesso tempo frutta maggiori raccolti. In questo campo l’ispirazione è venuta soprattutto dalla Gallia, dove già esistevano macchine agricole in tempi precoci. Nei campi dell’Impero, quindi, è frequente incontrare: ; Aratro con ruote. Utilizzato con una buona coppia di buoi permette di arare in un giorno il doppio del terreno rispetto all’aratro tradizionale. ; Erpice. Si tratta di una macchina con molte lame metalliche che “spezza” le zolle di terra preparandole alla semina. Sostituisce con più efficienza la vanga a mano. ; Mietitrice. Altra macchina utilizzata per tagliare e raccogliere le spighe mature. Ha l’aspetto di un grande cassone con lame sulla parte frontale, e viene spinta con l’aiuto di un mulo. Ne rivendicano l’invenzione gli agricoltori gallici. Ora è frequente in tutte le aziende agricole. ; Mulino ad acqua. La forza dell’acqua viene canalizzata per imprimere alla mola del grano un movimento automatico e vigoroso. Si risparmia così molto tempo e fatica per produrre la farina. In questo di nuovo i maestri sono stati i Galli, che nella regione di Arelates hanno impiantato una sequenza di parecchi mulini concatenati tra loro dal flusso d’acqua proveniente dal grande acquedotto cittadino. ; Sistemi di irrigazione. La forza dell’acqua non viene impiegata soltanto per macinare il grano ma anche per creare un sistema canalizzato di irrigazione nei campi, anche in questo caso propulso da una serie di mulini ad acqua. COLTIVAZIONI PRIMARIE Ã GRANO È il re dei cereali, e come tale quello con più esigenze. Ha bisogno di molta acqua, terreni grassi e soffici, va protetto da erbe infestanti e parassiti. Cresce facilmente solo in alcune regioni dell’Impero (Sicilia, Sardegna, Africa settentrionale, Iberia e Aegyptus), però produce enormi raccolti. La resa media di un campo di grano è di otto chicchi di raccolto per un chicco di semente. In anni particolarmente abbondanti si raggiunge anche il rapporto di dieci a uno. L’Aegyptus, terra benedetta dagli dèi, fornisce grano fino a quindici a uno. Il prezzo del grano è molto variabile: in Egitto, granaio dell’Impero, ha il prezzo più basso, 4 sesterzi al modius; a Roma il più alto, circa 8 sesterzi. Il grano si semina tra ottobre e novembre e viene mietuto tra giugno e luglio con la falce o, nelle aziende più moderne, con le mietritrici a ruote. Viene poi battuto in modo da separare il chicco dalla spiga e immagazzinato in magazzini ben aereati per evitare muffe. Successivamente viene macinato per ottenere la farina bianca di prima scelta (similago) e una di seconda qualità (pollen). Da entrambe, comunque, si ottengono ottime pagnotte che vengono vendute a circa 2 assi l’una. Per macinare il grano si utilizzano tre sistemi: ; Mola manuaria. Mulino a mano, ormai piuttosto raro e utilizzato solo in luoghi molto remoti o durante i viaggi, per esempio sulle navi. Ne esiste una versione portatile che i soldati portano con sé ovunque si spostino, per garantirsi il pane fresco anche negli accampamenti più remoti. ; Mola iumentaria. Mulino azionato dalla forza di un animale, piuttosto diffuso nei centri in cui c’e scarsità d’acqua. ; Mola aquaria. Mulino ad acqua, il più diffuso e efficiente. Viene installato di preferenza accanto a un piccolo corso d’acqua, sia un ruscello naturale che un canaletto realizzato apposta. Dove non sia disponibile un corso d’acqua naturale i mulini vengono agganciati all’acquedotto principale della regione, dietro pagamento di una tassa. In Gallia la tecnologia è così avanzata che esistono catene di parecchi mulini collegati tra loro da canali alimentati dagli acquedotti locali. UNITÀ DI PESO Unità di misura Sistema decimale Equivale a libra 327 gr. - semis 164,5 gr. 1/2 libra triens 6,5 gr. 1/3 libra quadrans 82,2 gr. 1/4 libra sextans 109,6 gr. 1/6 libra uncia 27 gr. 1/12 libra
74 IV - DE OECONOMIA Ã ALTRI CEREALI ; Farro: Il cereale sacro della Roma dei nostri padri. Il rito più solenne del matrimonio, la confarreatio, prevede che gli sposi condividano una focaccia di farro confezionata con farina macinata personalmente dalle Vestali. ; Miglio. Ha un ciclo di crescita velocissimo e giunge a maturazione in soli quattro mesi. È quindi considerato una risorsa di emergenza per i periodi di carestia, perché può essere piantato in primavera quando già si capisce che il raccolto di grano sarà scarso. ; Orzo. Cresce su tutti i terreni con poco sforzo, anche sulle alture, e richiede poca acqua. È poco soggetto alle malattie. Per questo è coltivato nei piccoli appezzamenti in cui non c’è molta manodopera a disposizione. Le popolazioni di discendenza celtica e germanica producono con i cereali una bevanda molto popolare, la birra. In quelle regioni è considerata la bevanda del popolo e si vende a prezzi molto bassi, come nelle province mediterranee il vino da taberna. Ovviamente il prezzo aumenta molto se la si esporta al sud, ma nell’Impero la birra ha parecchi estimatori che sono disposti a pagarla cara, come un tempo l’imperatore Claudio. Esistono delle varietà di birra prodotte anche in Etruria e in Aegyptus, ma la più gradita resta quella nordica. La birra viene conservata in botti di legno anziché in anfore. Ã ULIVO La produzione di olive è tanto importante che a ogni lavoratore nei grandi latifondi è richiesto uno speciale giuramento che lo impegna a non rubare neppure un’oliva del raccolto. In compenso però viene data una gratifica ai raccoglitori, distribuendo una buona quantità di olio puro e olive fresche in aggiunta al normale salario. Le olive vengono raccolte e trasformate in olio direttamente nel luogo di produzione mediante due sistemi: ; Mola olearia. È costituita da due pietre cilindriche, quella inferiore fissa e dotata a un canaletto di scolo per l’olio, quella superiore mobile. Le olive sono collocate tra le due pietre e premute dal movimento girevole provocato da animali o schiavi. Con questo sistema di ottiene un olio molto fine. ; Pressa a trave. Preferita per le grandi produzioni, è costituita da una grossa trave fissata con cardini mobili a un muro. Con un sistema di contrappesi si alza e si abbassa conficcando una sezione verticale in un contenitore pieno di olive, schiacciandole. Poiché l’olio della prima torchiatura, il migliore, è molto denso e scorre più facilmente in ambienti caldi i frantoi sono spesso gli unici ambienti riscaldati di una fattoria. Nelle regioni assolate dell’Africa è sufficiente costruire il frantoio con un orientamento che garantisca una buona esposizione al sole. Una volta spremuto l’olio viene immesso in grandi vasche dove riposa prima di essere rinchiuso nelle anfore per il trasporto o nei grandi dolia (contenitori in terracotta sferici ) per lo stoccaggio. Questi ultimi, per la loro grandezza, vengono di solito collocati nel terreno, dove sono più stabili e vengono mantenuti a una temperatura costante dalla terra stessa. La conservazione dell’olio è delicata: capita che irrancidisca, pertanto è tradizione aggiungere del sale all’olio appena spremuto per migliorarne la conservazione. Qualche bongustaio fa mettere sott’olio parte delle olive appena raccolte per farle poi premere mesi dopo: si garantisce così una fornitura di olio fresco e sicuro anche molto tempo dopo la raccolta. Non tutte le olive vengono trasformate in olio. Sono un cibo semplice ma molto apprezzato che viene esportato in tutto l’Impero, in salamoie semplici o aromatizzate. Ã VITE La vite è una delle colture più diffuse, la cui tradizione viene dal più lontano passato della nostra storia. Talvolta è l’unica coltivazione delle piccole ville suburbane e certamente è sempre presente nella grandi ville. Il motivo è chiaro: la viticoltura è certo la più redditizia delle colture. Si dice addirittura che un mercante che si avventura su mari remoti guadagni meno di un proprietario che sappia curare bene le sue vigne. La rendita di una vigna è stimata fino ai 7 cullei di prodotto per iugero di terra, che rendono fino a 4300 sesterzi netti. Per questo c’è una tendenza in ogni regione dell’Impero a impiantare vigneti ovunque, estirpando le colture meno redditizie. L’Impero vigila che non si esageri con questa pratica e che vi sia equilibrio nella produzione agricola complessiva. La vite si coltiva praticamente in ogni regione dell’Impero, persino nella fredda Britannia. In Germania, tuttavia, si preferisce bere il prodotto locale, la birra, quindi la vite è scarsamente presente e il vino importato. Quasi tutta la produzione delle vigne viene trasformata in vino. È infatti pochissima l’uva che viene venduta come frutta da tavola, anche se è apprezzata. La raccolta dell’uva è sempre una festa per tutti, i proprietari e anche i lavoratori: mai come in quel momento la presenza degli dèi è vicina agli uomini. Bacco danza tra i filari e rende il lavoro lieto a tutti. I grappoli d’uva appena raccolti vengono di solito trasformati in mosto direttamente nel luogo di produzione. Vengono dapprima pigiati nella lacus vinaria, una grande vasca. Una volta piena, si attende che il mosto si separi spontaneamente dalle vinacce. Quando queste affiorano vengono passate al torchio e il mosto viene fatto passare in un lacus sottostante, dove avviene una prima fermentazione. Dopo circa sette giorni il liquido viene rinchiuso in grossi dolia di terracotta interrati. A questo punto si sviluppano due linee di produzione: ; Vinum doliare. Si tratta di vino giovane, consumato appena diventa limpido, che non necessita di accorgimenti per la conservazione. Estratto direttamente dal dolium dove è stato collocato dopo la spremitura, viene spesso venduto dai piccoli produttori alle cauponae e alle popinae locali (vedi pag. 133). ; Vinum amphorarium. Il vino dai dolii viene poi travasato nelle anfore per invecchiamento e esportazione. Per evitare che il vino inacidisca si aggiunge acqua di mare, che si dice eviti anche un certo mal di testa del giorno dopo. A volte si affumica leggermente l’interno delle anfore. Queste vengono di norma tappate con il sughero e sigillate con la pece. Per una corretta conservazione vanno mantenute a riposo in una fresca cella vinaria.
75 IV - DE OECONOMIA Immergendo nell’acqua le vinacce ormai spremute e lasciandole fermentare un po’ si ottiene un vinello molto leggero, la lora. È la tipica bevanda degli schiavi e dello strato più basso della popolazione e costa pochi quadrantes. Prima della consumazione il vino deve essere filtrato, e per rimuovere il sapore delle sostanze conservanti si consiglia di miscelarlo con miele e qualche spezia. D’inverno il vino è gradevole riscaldato, mentre d’estate i più facoltosi lo rinfrescano con la neve che conservano in apposite celle frigorifere sotterranee. I produttori di vino si consorziano spesso con produttori di anfore del luogo e stringono poi accordi commerciali con i navicularii locali per esportalo. Di fatto la presenza di estesi vigneti in una regione costituisce una ricchezza per tutti. Ã FRUTTA E VERDURA La frutta rappresenta il vero piacere della tavola e la verdura è la base dell’alimentazione tradizionale dell’impero. Ogni villa rustica ne produce grandi quantità e gareggia nella ricerca di varietà e novità. ; Frutta. La varietà è tanto grande che ogni regione dell’Impero sarebbe del tutto autosufficiente, ma si fa ugualmente commercio di frutta per il piacere di avere sulla tavola varietà poco diffuse o rare. Tra la frutta fresca più gradita ci sono ciliegie, prugne, mele. Dall’oriente giunsero a Roma pesche e albicocche e cedri, che ora sono prodotti anche localmente. Sempre dall’oriente vengono i datteri, di cui tutti sono ghiotti per la loro dolcezza ma che costano abbastanza cari (un asse l’uno). Alcuni frutti sono connessi alla sfera magica e spirtuale: le melagrane sono care a Proserpina e sono i frutti della saggezza; il sicomoro in Egitto è legato alla dea Hathor, simbolegga l’immortalità e il suo legno viene utilizzato per i sarcofagi; i bizzarri studiosi pitagorici sostengono che nella pera siano racchiusi i segreti del cosmo; la noce è sacra alla dea Diana. Un posto speciale sulle nostre tavole ha il fico. Viene mangiato fresco ma è ottimo anche secco e anzi in questa forma è forse lo spuntino più diffuso nell’Impero: una focaccia accompagnata dai fichi è un semplice pasto che si può trovare sulle tavole di padroni come nelle razioni degli schiavi. I fichi bolliti, inoltre, producono una specie di miele meno costoso del miele d’api ma non meno saporito. I migliori fichi vengono coltivati nella zona di Smirne (Asia). Apprezzatissimi sono anche i frutti secchi, soprattutto le mandorle. ; Verdura. Per molti secoli è stata la base dell’alimentazione popolare. Non soltanto è possibile crescersela da sé anche se si possiede solo un fazzoletto di terra, ma non necessita di costoso combustibile per essere preparata perché è deliziosa anche cruda. Si coltivano soprattutto le varietà che si prestano meglio alla conservazione, come quelle da bulbo o da radice che si possono mettere in salamoia. La regina delle verdure è senz’altro la lattuga, che i legionari piantano sempre nei loro castra, se appena il clima lo permette. Il ruolo di re spetta al cavolo, al quale vengono attribuite qualità anche curative straordinarie. Molto apprezzati sono i funghi e il carciofo, quest’ultimo però molto costoso e riservato alle tavole dei signori. Ã LEGUMI Piselli, lenticchie e soprattutto ceci sono sempre coltivati nelle piccole fattorie, perché molto nutrienti e facili a conservarsi una volta seccati. La preferita è la fava, che viene consumata secca e a volte anche macinata come farina. ALTRE PRODUZIONI DI BASE Ã ALLEVAMENTO ; Suini. L’animale maggiormente allevato nelle fattorie a scopo alimentare è il maiale di cui, come si suol dire, non si butta niente! Le carni vengono mangiate fresche o insaccate, la pelle usata per scarpe o complementi di abbigliamento, il grasso utilizzato anche per medicamenti. ; Bovini. Si allevano soprattutto per sfruttarne la grande forza lavoro. Raramente quindi vengono abbattuti a scopo alimentare. Ne vengono allevati di pregiati, però, per fornire ai templi gli animali da sacrificio. ; Pollame. Viene allevato soprattutto per le uova e mangiato solo dalle classi più povere. ; Ovini. Capre e pecore sono molto diffuse poiché facili da allevare e molto redditizie: il latte si può vendere fresco o sotto forma di formaggi, la lana trasformata in stoffe di varia qualità. Anche in questo caso si tratta di un animale allevato per non essere mangiato se non raramente. ; Api. Il consumo di miele in tutte le terre dell’Impero è notevole poiché viene utilizzato per cucinare e conservare, per addolcire il vino, come medicinale e come cosmetico. Il miele di miglior qualità può fruttare fino a 8 sesterzi alla libbra e con solo uno iugero di terra coperta di arnie si può ottenere una rendita di 10.000 sesterzi l’anno. È facile comprendere perché l’apicoltura sia così diffusa anche nelle proprietà più minute. Ã LATTE E FORMAGGI La produzione di latte e prodotti derivati è legata strettamente all’allevamento. Il latte viene consumato in grande quantità e il preferito è quello di capre e pecore. Viene bevuto fresco o insaporito con miele e frutta. Il latte di vacca è utilizzato più per cucinare, mentre quello di asina è considerato un prodotto cosmetico, come insegnato dall’imperatrice Poppaea che vi faceva il bagno per mantenere bianca la sua pelle. Naturalmente dal latte si ricavano ottimi formaggi. Nelle regioni nordiche, in Germania e anche in Britannia, dal latte si ottiene una pasta grassa e morbida, il butyrum, che quelle popolazioni usano al posto dell’olio ed è piuttosto economica. Nelle regioni del sud il butyrum non si usa perché difficile da conservare, con il calore si scioglie e irrancidisce. Alcuni medici lo usano come base per pomate e lo pagano piuttosto caro perché è un bene importato con difficoltà.
76 IV - DE OECONOMIA Ã PRODOTTI TESSILI In generale i prodotti tessili sono piuttosto cari. Trasformare la lana in tessuto è un lavoro lento, che tradizionalmente veniva eseguito dalle donne di casa e per produrre soltanto le stoffe necessarie alla famiglia. Ora la manifattura delle stoffe è spesso affidata a officine specializzate poiché la richiesta di questo bene fondamentale è alto nell’Impero. ; Lana. Nelle fattorie dove si pratica l’allevamento delle pecore si producono anche filati di lana, non sempre tessuti direttamente sul posto. In Italia la lana migliore viene prodotta in Apulia, Venetia et Histria. Nelle province, la zona di Corinthus (Achaia) produce lana così fine e pura da essere preferita per gli abiti delle sacerdotesse. Molto apprezzata è la lana di Miletus (Asia), Laodicea (Syria) e Alexandria (Aegyptus), dove si trovano vere e proprie officine per grandi produzioni. Sono di gran moda le cosiddette “vesti attaliche”, tessute in Asia con fili d’oro mescolati alla lana, a volte con una scarsa percentuale di lana! Gallia, Iberia e Britannia sono specializzate in lane molto resistenti e folte e quindi se ne fanno mantelli, anche militari, e abiti da viaggio. ; Lino. Una delle stoffe più diffuse nell’impero, viene prodotta soprattutto in Aegyptus, dove ha sede la grande produzione. Estese coltivazioni di piante di lino si trovano in Cilicia e in Italia settentrionale. A Tarraco (Iberia) c’è una produzione specializzata in lino grosso e robusto adatto alle vele delle navi. PRODUZIONI DI LUSSO Non tutti i prodotti di lusso vengono dal favoloso oriente! Anche le più tradizionali ville rustiche offrono merci di grande pregio. Si tratta di solito dell’allevamento di animali pregiati, che nelle ville rustiche vengono collocati in aree separate dette vivaria. ; Pesci pregiati. Allevamento molto redditizio che in certi casi può rendere il doppio esatto rispetto alla coltivazione dei campi. A seconda che la villa rustica si trovi vicino a laghi o al mare si allevano pesci d’acqua dolce o d’acqua salata in apposite piscine. Un buon allevamento può incassare da una sola vendita anche 40.000 sesterzi. Si ha notizia di un affare particolarmente vantaggioso di un nobiluomo che ha venduto la propria villa per 4 milioni di sesterzi proprio per l’allevamento che vi era collocato. ; Cavalli. I cavalli non rientrano del tutto nell’allevamento di lusso, poiché sono diffusi in tutto l’Impero. Sono tuttavia animali costosi: alle origini del nostro Impero la classe che ora è detta degli equites, i cavalieri, fu creata proprio con coloro che potevano permettersi di mantenere un cavallo. Ecco perché anche oggi difficilmente si usano questi nobili animali per il lavoro nei campi o nelle villae rusticae. Si preferisce usarli come mezzo di trasporto, sia montandoli sia aggiogandoli a carri più o meno veloci. Per il servizio postale dell’Impero vengono riservati i cavalli più veloci e resistenti. Un settore di allevamento specializzato si dedica ai cavalli impiegati nelle corse negli ippodromi e nel circo. I cavalli più pregiati attualmente sono i magnifici destrieri bianchi allevati in Italia nella regio Venetia et Histria, che possono valere diverse decine di migliaia di sesterzi. ; Selvaggina e uccelli esotici. In alcune regioni le ville rustiche allevano anche selvaggina (pernici, fagiani, faraone) in apposite riserve. Ma anche gli uccellini meno rari danno un buon reddito. Sono molto apprezzati i tordi, che vengono venduti a circa 12 sesterzi l’uno. Un allevamento estensivo di alcune migliaia di questi uccellini può rappresentare una buona rendita. Lo stesso si può dire dell’umile piccione. La moda vuole che si servano in tavola anche uccelli insoliti, come ad esempio pavoni. Questi sono venduti anche a 200 sesterzi l’uno e le loro uova, molto apprezzate anche come oggetto ornamentale, a 20 sesterzi. Si comprende come alcuni allevamenti arrivino a contare anche più di 100 capi. I più belli, inoltre, sono venduti come animali ornamentali e riscuotono prezzi anche maggiori. Nelle province più calde vengono allevati anche gli struzzi, in omaggio alla moda gastronomica lanciata dall’imperatore Eliogabalo. Dall’allevamento degli uccelli si ricava inoltre anche un ottimo concime, che si vende facilmente. ; Animali selvatici. Coloro che possiedono anche terre non coltivate e tenute a bosco allevano in libertà caprioli, daini e cervi, destinati alle tavole più ricche. Alcuni allevamenti per la cucina di lusso forniscono ghiri, che disossati e farciti, sono una vera prelibatezza, e lumache. PREZZI MEDI DEI BENI DI BASE Beni Quantità Sesterzi butyrum - burro (in Britannia e Germania) libra 4 bue da lavoro 1 2.000 farina di fave 1 modius 20 fichi 40 pezzi 1,5 latte di capra sextarius 3,5 latte di vacca sextarius 2,5 latte di asina sextarius 6 maiale 1 500 miele prima qualità libra 8 noci secche 1 culleus 1,50 olive semplici sextarius 1,50 olive condite 40 1,50 pecora 1 170 uova 1 0,5
77 IV - DE OECONOMIA COMMERCIO L’Impero è ricco e prospero grazie alla vastità e alla varietà delle regioni che lo compongono. Ogni provincia infatti contribuisce con i propri prodotti alla ricchezza complessiva dell’economia romana: la fitta rete di strade rende possibile il trasporto dei beni locali in zone molto lontane con rischi relativamente bassi e costi tollerabili. L’Impero, inoltre, controlla la produzione dei beni primari, grano, olio e vino, in modo che anche i più poveri abbiano garantito il fabbisogno di base. L’economia dell’Impero non è rivolta soltanto all’interno ma esistono relazioni commerciali reciproche con paesi lontani e imperi remoti. Questi scambi, oltre a fornire l’Impero di merci pregiate, generano anche un ricco introito grazie alle tasse doganali. I BENI PRIMARI Ã GRANO Nutrire l’Impero è una delle responsabilità più grandi di un imperatore. Nutrire l’Urbe è ben di più di una responsabilità, piuttosto un’impresa degna degli dèi: ogni anno si distribuiscono ai cittadini di Roma circa 60 milioni di modii di grano! L’approvvigionamento di grano per Roma è affidato al praefectus Annonae, un funzionario di rango pari a quello del preafectus Pretorio. Il grano destinato all’Urbe proviene tutto dall’Egitto. Il resto dell’Impero utilizza il grano coltivato in Sicilia, Sardinia e in Africa settentrionale. Altri due prefetti dell’Annona, uno responsabile per l’Aegyptus con sede a Alexandria e uno per l’Africa con sede a Carthago, dividono con il praefectus Annonae di Roma la responsabilità di vigilare sulla più vitale rete commerciale dell’Impero. Nonostante il controllo imperiale il prezzo del grano varia molto: in Egitto, granaio dell’Impero, si attesta sui 4 sesterzi al modius; a Roma è in vigore il prezzo più alto, circa 8 sesterzi. Con un modio di grano si producono circa una ventina di pani, che vengono venduti circa a 2 assi il pezzo. Il commercio di grano è quasi esclusivamente marittimo. L’Annona tuttavia non possiede navi proprie, e per il trasporto del grano si affida a armatori (navicularii) e mercanti specializzati (negotiatores) che si vincolano a prestare servizio fisso per lo Stato in cambio di speciali agevolazioni, esenzioni fiscali o rimborso delle perdite nel caso di un naufragio. Per diventare fornitori dell’Annona bisogna avere navi che possano trasportare un minimo di 10.000 modii di grano, anche se sono considerate ottimali quelle che si aggirano sui 50.000 (vedere pag. 38). La rotta Alexandria-Roma è quella più battuta dalle navi granarie, pertanto è considerata con molto desiderio dai pirati. Condurre azioni di pirateria su questa rotta però è molto rischioso, in quanto proprio per la sua importanza è quella più pattugliata dalle navi imperiali. PREZZI MEDI DEI BENI DI LUSSO Beni Quantità Sesterzi butyrum - burro (come medicinale nel sud) libra 10 cavallo di razza veneta 1 42.000 cavallo da tiro o trasporto 1 4.000 datteri 1 1,5 fagiano 1 100 ghiro 1 15 lana fine veneta libra 85 lino fine di Aegyptus libra 500 lumache 1 0,5 mantello lungo di lana britannica 1 2.500 ostriche 1 1 pesci marini libra 11 pesci d’acqua dolce libra 6 pavone 1 200 uova di pavone 1 20 pernice 1 12
78 IV - DE OECONOMIA Ã OLIO L’olio si produce in quasi ogni regione dell’Impero. D’altra parte è forse il bene più consumato e utile: si utilizza infatti non solo come necessario nutrimento, ma anche come combustibile per l’illuminazione e il riscaldamento, per uso medico e cosmetico. La gran parte del trasporto d’olio si muove dalle province verso l’Urbe, che con le sue moltitudini di abitanti necessita di una fornitura immensa, 260.000 anfore annue. L’olio viene trasportato in grandi anfore, più panciute di quelle da vino, e quindi i mezzi di trasporto più indicati sono le navi. L’olio greco è considerato tra i migliori, in particolare quello dalla regione attorno ad Atene. Ottimo olio producono anche l’Eubea, l’isola di Cipro, Samo. L’olio della piana di Delfi, dove sorge il santuario di Apollo, è considerato sacro e spesso utilizzato per preparazioni mediche. Alcune località producono olio molto desiderato, e spesso anche falsificato: olio iberico viene qualche volta spacciato per il più nobile olio della Liburnia. L’olio africano è prodotto soprattutto in Numidia ed è quasi tutto consumato nella Capitale. Essendo un prodotto fondamentale come il grano, anche il rifornimento di olio per l’Urbe è gestito dall’Annona. Il prezzo medio dell’olio di prima qualità è di circa 17 sesterzi per sextarius, ma al dettaglio spesso raggiunge valori superiori. Ã VINO In tutto l’Impero il vino è grandemente apprezzato. Ormai anche i popoli del settentrione, per tradizione produttori e consumatori di birra, gradiscono affiancare alla bevanda dei padri anche quella portata dalle nostre legioni. Anzi, alcuni aristocratici gallici acquistano più vino di quelli di origine italica, poiché amano dare grandi banchetti a cui invitano tutti i loro clientes, a volte migliaia di persone in una sola volta, e consumano vino puro! La produzione del vino più rinomato è divisa tra quella italica e quella greca e il mercato è equamente ripartito tra questi. Il vino italico si produce in Etruria, nel Picenum ma soprattutto nel Latium e in Campania e viene esportato principalmente verso occidente. È apprezzato in Gallia come si è detto ma anche in Britannia. I vini gallici e iberici fanno una certa concorrenza a quelli italici, almeno localmente: i migliori gallici vengono dalla zona di Tolosa, quelli iberici da Tarraco. Le rotte del vino sono per lo più marittime, e il vino si trasporta in anfore. Per raggiungere le province oltre le Alpes (Noricum, Raetia e Germania) il vino viene confezionato in grossi otri di cuoio che sopportano meglio il viaggio su carro. In oriente si preferiscono i vini greci, di cui i più costosi sono quelli di Chio e Lesbo, che gli intenditori dicono appena eguagliati dal miglior Falerno o dal Cecubio. Anche in questo caso si tratta di un commercio esclusivamente marittimo. I vini pregiati dell’Impero vengono esportati fino in India e in Sina. Quelli di poco prezzo sono riservati al consumo interno, e si vendono nelle tabernae a circa 3 assi il bicchiere. ALTRI BENI DI BASE Ã GARUM Neppure la tavola più modesta fa a meno di questo condimento a base di pesce. Anzi, spesso un po’ di pane intinto nel garum è l’unico pasto della povera gente, una spesa sì e no di un paio di assi. È quindi uno dei prodotti più ricercati e più trasportati dell’Impero. I più grandi produttori di garum si trovano principalmente in Achaia, Lusitania, Betica, Gallia Narbonense, in Sardinia nella zona del Fretum Gallicum e in nord Africa. Le varietà più apprezzate sono il garum nigrum di Carthago e quello della baia di Gades, definiti “garum sociorum”, cioè il garum degli alleati, che viene esportato quasi tutto in Italia e a Roma. Il garum deve essere lavorato in speciali impianti vicino al mare. Questi sono composti di vari ambienti: locali per tagliare e preparare il pesce, altri per condirlo, grandi vasche di decantazione disposte in ampi cortili, caldaie necessarie a scaldare il composto, una zona di imbottigliamento e maturazione, et cetera. Da qui il prodotto finito viene confezionato in anfore di forma più sottile e allungata rispetto a quelle da vino e trasportato per nave. Una volta sbarcato viene caricato su carri per raggiungere qualunque terra dove si trovino i figli dell’Impero, non importa quanto lontana. Ã SALE È tradizione dire che non può esistere civiltà senza l’uso del sale. E infatti Roma fondò la prima colonia, Ostia, proprio per assicurarsi il controllo sulle saline alla foce del Tiber. È per questo che il controllo su un bene così necessario è affidato all’autorità imperiale. Le principali saline appartengono all’imperatore che le concede in affitto a dei gestori autorizzati e controllati. Esistono anche delle piccole saline private, ma i proprietari non possono vendere il sale sul libero mercato ma solo agli appaltatori delle saline imperiali. In questo modo tutto il sale necessario per la conservazione del cibo ha nell’Impero lo stesso prezzo, circa 1 sesterzio la libbra, e ogni provincia ha garantita una fornitura pari alle altre. Ã MATERIALI DA COSTRUZIONE L’Impero ha cominciato presto a costruire i suoi edifici con materiali durevoli e pratici da maneggiare, trasportare e soprattutto produrre. I vari tipi di mattoni, tegole, coppi e tubazioni attualmente in uso sono ormai da secoli prodotti per lo più in officine di proprietà imperiale, molte delle quali sono state gestite dalle auguste o da altre donne delle famiglie imperiali. Questi impianti garantiscono la buona qualità del materiale da costruzione, tutelando così chi abita negli edifici cittadini. I mattoni vengono prodotti in luoghi dove si possa sfruttare una cava d’argilla, quindi non in tutte le province è possibile una produzione locale. La praticità che contraddistingue i nostri costruttori fa sì che essi cerchino sempre di edificare con i materiali disponibili sul luogo: pietra, legno, tecniche miste. A volte però è necessario utilizzare laterizi e quindi bisogna importarli. Il trasporto può avvenire per mare, ma data la robustezza i mattoni sopportano bene anche il trasporto su carri. Per strano che possa sembrare mattoni,
79 IV - DE OECONOMIA tegole e coppi sono un bene spesso contrabbandato perché a Roma e nelle altre grandi città hanno un prezzo assai alto, circa 1,5 sesterzi per pezzo. Alcuni piccoli produttori provinciali li vendono sottobanco a un prezzo molto inferiore. Purtroppo, non sempre il prezzo basso riflette semplicemente un minore costo di produzione, ma a volte è frutto dell’impiego di pessimi materiali o fabbricazione poco accurata. Non essendoci controllo di qualità sui materiali che non provengono dalle fabbriche imperiali, questo commercio clandestino determina spesso crolli o gravi danni di statica agli edifici popolari romani edificati da costruttori senza scrupoli. Ã METALLI Una grande varietà di metalli è fornita da diverse province. ; Britannia. Fornisce rame e il miglior stagno dalla regione più meridionale. Si trova anche oro e piombo, ma è soprattutto il ferro il metallo di cui questa provincia fornisce l’Impero. Grazie alle miniere si è sviluppata qui una moderna tecnologia: poiché le miniere d’oro di Luentinum tendevano a riempirsi d’acqua, è stata sviluppata un’efficace pompa a mulino per liberare le viscere della terra e permettere l’estrazione. In seguito si è anche utilizzata l’acqua a pressione per l’estrazione dei minerali. Il sistema è stato poi applicato anche ad altre miniere sia d’oro che di stagno. L’estrazione di materiali metallici in Britannia non è svolta da schiavi ma da personale specializzato dell’esercito. La produzione di questa provincia solitamente non viene lavorata sul posto ma è trasferita via mare attraverso lo stretto e poi via terra attraverso la Gallia. ; Dacia. Questa provincia è così ricca d’oro che dopo la conquista il prezzo di mercato scese notevolmente. In principio l’estrazione dei metalli fu effettuata dagli schiavi locali, con scarso profitto. Via via che le popolazioni si romanizzarono venne istituita una più efficace gestione pratica e economica. Attualmente il lavoro nelle miniere è svolto da uomini liberi dietro regolare salario, e le paghe sono anche piuttosto alte per questo settore. Infatti c’è bisogno di incentivi per superare la paura che ispirano queste miniere, dove a volte si verificano inspiegabili morti. Qualcuno dice che siano infestate da spiriti locali; altri più pragmaticamente attribuiscono i decessi alla presenza della “polvere di caverna”, un potente veleno, in greco definita arsenikon. ; Italia. L’Etruria, quando Roma era giovane, fornì il primo fabbisogno di ferro per la crescente potenza militare. L’Insula Ilva è infatti ricca di miniere e la costa di fronte ad essa, dove sorge l’antica città etrusca di Populonia, è da secoli un polo di lavorazione del metallo. La regione Venetia et Histria fornisce invece lo sfuggente mercurio, che viene utilizzato come medicamento e ahimè anche come veleno. ; Gallia. La provincia fornisce soprattutto materiale ferroso, ma sono presenti anche miniere di argento, rame, piombo di discreta qualità. ; Iberia. Forse la più ricca delle nostre province per la produzione di metalli. Nella provincia si trovano praticamente tutti i metalli: argento, stagno, piombo, ferro e mercurio. Data l’abilità degli artigiani iberici i metalli vengono spesso lavorati in loco, anziché esportati grezzi. Qui, nel Mons Medulius si trova la più importante miniera d’oro dell’Impero da cui ogni anno vengono estratte 20.000 libbre del prezioso metallo. L’abbondanza non è dovuta solo alla ricchezza delle rocce ma anche all’impiego di manodopera libera. Un uomo libero con un regolare stipendio rende dieci volte più di uno schiavo la cui unica prospettiva è la morte in miniera. ; Raetia. Questa provincia è benedetta dagli dèi che la fornirono di giacimenti d’oro e ferro talmente ricchi che basterebbero da soli al fabbisogno dell’Urbe. In cambio di tanta abbondanza l’Impero insegnò alle popolazioni locali i segreti della forgiatura. La regione è attentamente custodita dalle nostre truppe, e i trasporti attraverso le montagne vengono garantiti fino a Aquileia, da cui poi sono smistati nell’Impero. Ã ANFORE Gran parte del commercio dei più essenziali beni dell’Impero non sarebbe possibile senza gli umili contenitori in cui vengono trasportati. Le anfore sono oggetti talmente diffusi che nessuno vi presta attenzione e una volta terminato il loro utilizzo vengono spesso gettate via senza il minimo rimorso. La produzione è generalmente locale, cioè associata al tipo di prodotto che dovranno contenere. Di conseguenza nelle zone dove si produce olio, per esempio, si fabbricano anche le anfore che lo conterranno, e così avviene per il vino e per altri alimenti semiliquidi (miele, conserve di frutta, di pesce, salse tra cui il garum). Le anfore sono piuttosto pesanti anche da vuote. Perciò non vengono usate per le granaglie, per le quali vengono preferiti sacchi di stoffa, o per la frutta secca che viene messa in ceste. Le anfore portano sul collo i tituli picti, cioè le informazioni fondamentali sul contenuto: qualità, produttore, compagnia mercantile trasportatrice, eventuali verifiche doganali. Sulle anse, invece, prima della cottura sono impressi timbri con le caratteristiche del contenitore: fabbrica e data di produzione, proprietario o noleggiatore, capacità. Le anfore da olio vengono di solito gettate via dopo l’uso, data la difficoltà di lavare l’interno: nell’Urbe, vicino al grande porto fluviale, c’è un’intera collina fatta di cocci di anfore olearie, il Mons Testaceum. Gli altri tipi di anfore invece rientrano nel ciclo economico soprattutto come materiale edilizio o per condutture idrauliche. Le anfore usate hanno anche un uso militare: riempite di materiale incendiario e lanciate da catapulte diventano micidiali armi d’attacco.
80 IV - DE OECONOMIA n MISURE DI VOLUME Liquidi Anche se le anfore come contenitori hanno molte forme e diverse capacità, la parola amphora indica una misura standardizzata per i liquidi, con relativi multipli e sottomultipli. Unità di misura = Litri Si divide in Culleus 524 20 amphorae Amphora 26 8 congii Congius 3,28 6 sextarii Sextarius 0,54 2 heminae Hemina 0,27 2 quartarii Quartarius 0,135 34 cyathi Cyathus 4 cl 4 ligulae (cucchiaini) Un’anfora piena pesa circa 50 kg. Sostanze asciutte Unità di misura = Litri Si divide in Modius 8,73 16 sextarii Sextarius 0,54 2 heminae Hemina 0,27 2 quartarii Quartarius 0,135 2 acetabula Acetabulum 0,067 4 ligulae (cucchiaini) Un modio equivale a circa kg. 6,5 di grano (14.33 oz) DISPOSIZIONE DELLE ANFORE NELLE STIVE DELLE NAVI
81 IV - DE OECONOMIA MERCI DI LUSSO Ã MARMO Tra le merci di lusso vanno certamente annoverate tutte le opere realizzate in marmo, siano esse statue, sarcofagi, oppure decorazioni destinate all’architettura. Il prezzo dei beni di marmo è elevato per vari motivi: difficoltà che si incontrano nell’approvvigionamento della materia prima, che non si trova ovunque, nella lavorazione e infine nel trasporto. Tale è l’importanza di questi beni che nell’Urbe esiste un intero quartiere dedicato alla compravendita del marmo chiamato appunto Marmorata. Le cave principali, d’altra parte, sono di proprietà imperiale e vengono sfruttate per l’abbellimento dell’Impero. L’eccedenza di questa produzione viene riservata al mercato privato. Dato il peso di questi materiali è sempre preferibile lo spostamento via mare, su navi speciali (naves marmorariae). Dalla cava, solitamente in zona montuosa o collinosa, i blocchi vengono spostati a valle su rulli poi imbarcati con l’aiuto di particolari macchine per sollevamento. Dal punto di approdo il trasporto avviene soprattutto su carri trainati da buoi. I marmi destinati all’abbellimento dell’Urbe sono sbarcati ai porti di Ostia o di Claudio e Traiano e poi trasportati sul Tiber su chiatte trainate lungo le rive da buoi. Esistono vari tipi di marmi e in generale di pietre per decorazione: quelli bianchi sono preferiti per la realizzazione di statue perché possono essere poi adeguatamente colorati in modo da ottenere un’immagine suggestiva e realistica. I marmi colorati sono soprattutto apprezzati per la decorazione di interni (pavimenti, rivestimenti murari) ma anche per esterni. Alcune statue, inoltre, vengono realizzate accostando diverse qualità di marmi colorati e bianchi, per una più suggestiva resa finale. Ã PORPORA Non vi è follia più incredibile della porpora. A vederla è solo una polverina che sembra sangue secco. Eppure questa polverina costa tre volte l’oro, a parità di peso! Il pregio è certamente dovuto alla difficoltà di ottenere questo materiale e al colore magnifico che produce sulle stoffe, degno della maestà imperiale. Ma è anche un’ossessione irragionevole che rapisce uomini e donne in egual misura e che da secoli non accenna a tramontare. La porpora si ottiene da un animaletto marino, neppure tanto raro, il murex. Nel Mare Nostrum si trova praticamente dappertutto, ma la qualità migliore si trova di fronte alle città di Tyrus e Sidon, in Syria. Una speciale ghiandola di questi animaletti secerne un liquido vischioso che, seccato, produce una polvere adatta a tingere le stoffe. A seconda del grado di diluizione genera una sfumatura rossa che può andare dal rosso sangue al violetto pallido, o da una sfumatura scura detta “blu reale” al celeste. Purtroppo i murices sono animali molto piccoli: ce ne vogliono circa 12.000 per produrre un cucchiaino di polvere sufficiente a tingere solo parte di una veste. Un tempo le stoffe di questo colore erano riservate solo a sacerdoti o sovrani. La magnanimità del nostro Imperatore ha concesso la vendita della porpora sul libero mercato, ma le vesti interamente di questo colore sono consentite solo all’imperatore o all’imperatrice. D’altra parte pochissimi possono permettersi anche solo una striscia di questo colore sulla veste, figuriamoci un intero indumento! La polvere di porpora viene esportata anche nella lontana Sina e in Parthia, e per il suo pregio è l’unica merce soggetta a tassazione anche se commerciata all’interno dei confini imperiali. Un bene tanto prezioso è naturalmente soggetto a imitazioni: non è inconsueto imbattersi in stoffe di sfumature violette o azzurre ottenute con alcuni licheni o speciali bacche di origine gallica. Le false porpore sono facilmente smascherabili se si lava la stoffa con acqua calda o la si espone al sole, perché il colore stinge o svanisce. La porpora originale, invece, più si espone al sole e più diventa brillante, più si lava e più si fissa sulla stoffa. Ã VETRO Il vetro viene prodotto in varie qualità, da quello più semplice per piccole perle da collana alle meravigliose coppe di vetro-cammeo intagliate da maestri artigiani. Alcuni nobili signori vogliono solo vetro sulle loro tavole poiché è un materiale puro, che non ha odore proprio né assorbe l’odore delle pietanze. Oggetti di vetro artistici (non soltanto piatti e calici da mensa, ma anche cammei, gioielli o boccette per i profumi) sono grandemente ricercati dai lontani popoli dell’oriente, e benché siano difficili da trasportare fanno sempre parte delle spedizioni commerciali verso India e Sina. Esiste un mercato anche per i vetri rotti o danneggiati: vengono acquistati da abili artigiani che poi li rilavorano e li reimmettono nel mercato in altre forme. MERCATI E COMMERCI ESTERI Ã VIA DELLA SETA (VIA SERICA) La natura della seta non è chiaramente conosciuta. C’è chi dice che provenga da una pianta speciale, come il cotone o il lino; altri sostengono che derivi dal pelo di un animale, come la lana. Questo non interessa certo alle nostre matrone, che fanno pazzie per un materiale che, magicamente, veste e al tempo stesso rivela tutte le grazie nascoste! L’unica certezza è che viene prodotta in un impero molto lontano ad oriente, che noi chiamiamo Sina o Sinae. Tra noi e questo paese ci sono circa 5500 miglia che devono essere percorse su rotte carovaniere più o meno buone oppure lungo mari immensi. È merito del divino Augusto aver aperto la via verso terre così lontane che tante merci pregiate hanno portato all’Impero, e vanto del divino Adriano quello di aver inviato la prima ambasceria per stringere rapporti diretti con quel lontano impero. Purtroppo la via terrestre della seta è monopolizzata dai Persiani, che si prendono la maggior parte del guadagno rifornendo noi di seta e i mercati d’oriente di nostri prodotti tra cui soprattutto corallo, cosmetici, polvere di sandaracha, stoffe ricamate in oro, sottilissima tela di bisso, tessuti di asbesto, vasellame di vetro, vino. Quando i mercanti persiani arrivano alle nostre città più orientali, Dura Europos o Babylonia, vendono la seta a prezzi già molto elevati. Allorché la merce raggiunge i centri commerciali di Palmyra e Petra e i porti della Syria ha ormai raggiunto prezzi folli, circa 5000 sesterzi per una libbra di seta non tinta.
82 IV - DE OECONOMIA Con il tempo quindi si è escogitato un percorso alternativo via mare. Dall’Aegyptus o dalla Syria si raggiunge il Mare Rubrum, lo si naviga fino alle estreme terre dell’Arabia dove esso si unisce all’Oceanus Indicus. Questo si attraversa facendo scalo nella favolosa isola di Panchaia, che produce un ottimo incenso. Giunti all’India, le si gira attorno seguendo le coste e si risale verso est fino alle estreme propaggini della Sina. Si tratta di una rotta che porta vantaggio a tutti i popoli che vi abitano. Per questo in alcuni punti del tragitto le popolazioni locali hanno acconsentito a farci stabilire dei presidi fissi dove i nostri commercianti possono essere sicuri di trovare l’assistenza di conterranei. La più nota delle nostre stazioni commerciali è a Muziris, ricco porto sulla costa occidentale dell’India, dove è stato anche eretto un tempio per Augusto. Un altro nostro insediamento è a Poduca, sulla costa orientale. Un viaggio andata e ritorno dalla Sina dura circa un anno, se tutto va bene. La rotta purtroppo è funestata da pirati molto aggressivi, oltre che da tempeste per noi imprevedibili. Organizzare una spedizione commerciale richiede quindi non solo capitali ingenti, spesso frutto di debiti, ma anche un gran sprezzo del pericolo. I guadagni però sono notevoli perché all’andata si possono portare beni occidentali che si vendono in oriente con grande profitto. Al ritorno, oltre alla seta il carico può essere composto anche da altre merci pregiate come nardo del Gange, avorio, stoffe di raso di cotone che poco hanno da invidiare alla stessa seta. Bastano un paio di questi viaggi per accumulare la ricchezza di una vita. E infatti la rotta è molto frequentata, nonostante tutto: ogni anno più di cento navi salpano dall’Impero verso l’India e la Sina. Ã VIA DELL’INCENSO (VIA INCENSARIA) Il centro di produzione principale di questa materia preziosissima è l’Arabia meridionale, nella zona attorno alla città carovaniera di Mariba, capitale del mitico regno di Saba. Qui si produce anche una pregiata qualità di datteri che vengono spediti a nord assieme all’incenso. Tutto il traffico fa capo al porto di Tretos, da dove la merce risale verso il settentrione attraverso due vie, il mare o il deserto. La via più facile è quella marittima, per la quale Tretos è ben attrezzata con un porto efficiente e un presidio doganale. Da qui le navi risalgono il Mare Rubrum e giungono al porto di Aelana, dove la merce è smistata verso i mercati syriani. L’altra rotta prevede che l’incenso sia sbarcato a Berenice, in Aegyptus, trasportato via terra fino a Antinopolis e da qui risalga il corso del Nilum verso Alexandria. La via alternativa è quella del deserto: le merci vengono raccolte a Mariba e da lì intraprendono la traversata terrestre fino a Aelana. È una via più difficile ma meno controllata e quindi battuta da coloro che preferiscono non avere a che fare con le dogane imperiali e che ritengono i predoni un rischio che vale la pena di correre per un maggiore guadagno. Ã VIA DELL’AMBRA (VIA GLAESARIA) L’ambra, detta anche “l’oro del settentrione”, viene utilizzata per gioielli o per impreziosire di piccoli oggetti come stili o spilloni per capelli, pugnali da cerimonia, e anche bruciata come profumo. La zona di produzione principale è al di là del limes germanico, nelle remote terre degli Aestii e dei Fenni che si affacciano sul Mare Suebicum. Il commercio viene svolto principalmente da mercanti di quelle genti che viaggiano fino all’Impero per scambiare questa
83 IV - DE OECONOMIA merce, che chiamano “glesum”, con altri beni di cui i loro popoli sono poco provvisti. L’ambra raggiunge l’Impero per due vie, che servono rispettivamente la parte occidentale e quella orientale dell’Impero. La prima scende verso il Noricum e poi da lì raggiunge Aquileia, da dove viene smistata nella parte occidentale dell’Impero. I mercanti nordici tornano alle loro terre portando la fine lana tessuta nella Venetia, olio, armi di buon metallo, finimenti per cavalli. L’altra via attraversa le steppe e raggiunge le coste del Pontus Euxinus. Qui i mercanti nordici si fermano presso il piccolo porto di Tyras, sull’omonimo fiume, e si procurano vasellame di vetro, vino greco, tessuti di lino ricamato e spezie. L’ambra invece prosegue su nave fino a Byzantium, da dove viene smistata in tutte le regioni orientali dell’Impero. I COSTI DEL COMMERCIO Ã IMPOSTE, DOGANE, PEDAGGI Le merci entrano e escono dall’Impero attraverso dei “varchi doganali” specifici, dove devono pagare una speciale tassa d’importazione e esportazione, il portorium. La tassa è applicata in una percentuale pari a 1/40 del valore e per questo è detta la “quadraginta”. I beni importati per necessità dello stato, ovviamente, sono esentati dalla tassa. Sulla porpora viene applicata la stessa tassa anche quando essa viene trasportata dal luogo di produzione verso altre città, senza uscire dai confini imperiali. In questo caso il tributo viene imposto alla fonte e cioè alle stesse officine produttrici. Le città in cui esiste un presidio doganale sono quelle da cui entrano nell’Impero i beni più costosi e cioè: Capua, Puteoli, Abydos, Byzantium, Alexandria, Berenice, Antinopolis, Antiochia, Palmyra, Petra. Il controllo su queste merci è esercitato dai portitores, ufficiali statali che hanno diritto di perquisire non solo i mercanti ma anche i viaggiatori privati. Chiunque trasporti delle merci deve avere una lista di beni dichiarati (scripta) da esibire a richiesta per dimostrare che i beni sono onestamente posseduti e regolarmente tassati. I beni non dichiarati (non scripta), se scoperti, vengono immediatamente sequestrati. Si paga inoltre un pedaggio per attraversare alcuni stretti: ; Ellesponto. Per chi esce dal Mare Nostrum e si dirige verso il Pontus Euxinus la tariffa viene versata nella città di Abydos. In entrata dal Pontus Euxinus si paga invece a Byzantius. Entrambe le città sono anche delle stazioni doganali. ; Colonne d’Ercole. La stazione di pedaggio è collocata nella cittadina di Septem, sul lato della Mauretania. Il porto è collocato ai piedi di un alto sperone roccioso da cui si può controllare un’ampia porzione di mare. ; Corinthus. Il canale fu scavato dall’Impero con grave fatica per collegare il golfo di Corinthus al Mare Aegaeum e necessita di attenta manutenzione. Il pedaggio serve a coprire le spese senza gravare sul bilancio della provincia di Achaia. Ã TRASPORTI L’Impero è grande e i trasporti vanno considerati come una merce necessaria che ha il suo prezzo. Le spese di trasporto sono dovute soprattutto al foraggio per gli animali, eventuali guardie ingaggiate per proteggere beni pregiati o fare da scorta su strade pericolose, pedaggi (soprattutto su ponti e sulle piste carovaniere), spese nelle tabernae viariae private. I mercanti che trasportano merce in proprio, con propri veicoli e bestie da tiro, ovviamente ricaricano il prezzo del trasporto sul prezzo finale di vendita. Chi invece si serve di un trasportatore specializzato si ritrova a pagare circa 1 denario (4 sesterzi) per miglio, il doppio per i trasporti eccezionali come elementi decorativi di = BENI SOGGETTI ALLA TASSA D’IMPORTAZIONE O ESPORTAZIONE Spezie. Cannella, cardamono, cassia, curcuma, pepe di ogni qualità, zenzero, zafferano Medicinali e pozioni. Oppio indico, qualunque tipo di pozione curativa o antidoto per veleni, materie prime per preparati medici, tintura di porpora, tintura per seta Profumi e simili. Incenso, mirra, olio di nardo Pietre e materiali preziosi. Acquamarina, ambra, avorio, berillio, diamanti, gusci di tartaruga, lapislazzuli, onice arabica, perle, smeraldi, sardonice, turchese Abbigliamento. Cotone indico, filato grezzo di seta, stoffe di seta, vesti di seta (anche parzialmente), pellicce partiche Animali rari e belve da circo. Schiavi.
84 IV - DE OECONOMIA marmo grandi e pesanti (colonne, architravi, capitelli). Le tariffe possono variare in ragione di trattative con il trasportatore. È sempre possibile accordarsi per il pagamento in natura; in questo caso il mercante cede al trasportatore una percentuale delle merci. È anche possibile che la tariffa si abbassi se si tratta di merci di poco ingombro che vengono aggiunte a un carico maggiore. CONTRABBANDO Bisogna distinguere tra le merci che vengono contrabbandate perché illegali e quelle perché molto costose. Per le prime infatti non esiste altro mercato che quello sotterraneo, e le punizioni per i trafficanti sono molto dure, fino alla morte. Le seconde invece sono generalmente in libera vendita ma per il loro prezzo non sono accessibili a tutti coloro che le desiderano. In questo caso i contrabbandieri vengono puniti con la confisca e con multe più o meno pesanti. Le merci pregiate si trovano a prezzi inferiori a quelli ufficiali solo quando i venditori hanno evitato di pagare le dovute tasse all’Impero oppure perché le hanno ottenute senza sobbarcarsi la spesa di trasportarle da terre lontane, e cioè di solito rubandole. Le merci di contrabbando sono per lo più frutto di razzie fatte dai pirati se i trasporti avvengono per mare o dai predoni se trasportate via terra. In questo caso si cerca di far arrivare le merci in luoghi lontani dai controlli ufficiali, sbarcandole in punti isolati della costa o facendo passare la carovana da rotte carovaniere meno battute ma spesso più pericolose. Esistono poi frequenti casi di mercanti che trasportano merci pregiate nascoste tra merci di poco prezzo (sacchi di grano, rotoli di stoffa), fidando che gli ufficiali doganali non daranno molta importanza a un carico così modesto. ; Merci di lusso importate. Le merci di lusso provengono quasi sempre dai paesi orientali. Necessitano quindi di lunghi viaggi attraverso mari pericolosi o aspre rotte carovaniere, fatto che già determina un prezzo elevato. A questo si aggiungono i diritti di dogana. Alcuni beni inoltre hanno un alto prezzo già alla produzione, per esempio la tintura di porpora. Tra le merci più contrabbandate in questa categoria ci sono olio di nardo, incenso, tintura di porpora, pezze di seta, zafferano arabico. ; Merci di lusso non importate. In questa categoria rientrano soprattutto i beni già lavorati, ottenuti con materie prime che provengono dall’interno dell’Impero e che acquisiscono maggior valore dopo la lavorazione come per esempio le oreficerie, gli abiti di lusso, cosmetici, medicamenti e pozioni speciali (vedere pagg. 164 e 173). In questo caso il contrabbando rientra nella più ampia attività criminosa del furto con ricettazione. ; Merci non di lusso. Il contrabbando traffica anche merci apparentemente non di valore. È il caso per esempio dei materiali usati nelle coperture dei tetti. A Roma coppi e tegole hanno prezzi molto elevati, come tutto il materiale edilizio in generale. La produzione avviene di solito nelle fabbriche imperiali, come i mattoni, e il prezzo è imposto dallo Stato. In Numidia e in tutto il nord Africa si producono invece ottimi coppi e tegole a un prezzo inferiore alla metà di quello romano. Sarebbero destinati a un utilizzo esclusivamente locale, ma spesso vengono spediti nascostamente per nave e venduti sottobanco a Roma. Non sempre si tratta di vero e proprio contrabbando organizzato ma di un “arrotondamento” delle entrate da parte del capitano di una nave mercantile, se c’è l’occasione di farlo (spazio disponibile nella stiva, una partita di coppi disponibile al momento della partenza et cetera). Un’altra merce molto contrabbandata è il sale, necessario non solo per cucinare ma anche per conservare praticamente ogni bene alimentare. Anche in questo caso la produzione legale è sotto il controllo dell’Impero, poiché le saline sono quasi tutte di proprietà imperiale. Sono documentati casi di responsabili delle saline che sottraggono parte della produzione e la vendono criminosamente ai trafficanti. ; Merci illegali. Le merci illegali più contrabbandate sono certamente le sostanze velenose. Alcune di esse per la verità hanno anche utilizzi benefici e nelle mani giuste si trasformano in ottimi farmaci. Purtroppo è necessario controllarne rigidamente la produzione, il trasporto e l’uso a causa dei malintenzionati che le usano a danno dei cittadini. La maggior parte dei veleni strettamente intesi viene dall’Oriente, pertanto i presidi doganali delle città carovaniere o dei porti commerciali orientali sono in prima linea nella lotta a questo tipo di pernicioso contrabbando. Nelle città dell’Impero particolare controllo viene riservato a quelle attività dove queste merci si possono utilizzare più facilmente, cioè in particolare quello delle corse dei carri o dei cavalli, dove i veleni sono utilizzati per alterare i giusti risultati delle gare. Le uniche altre merci veramente illegali nell’Impero sono tutte quelle legate al mondo della magia. Il traffico quindi riguarda oggetti (dai semplici talismani di protezione alle tabulae defixonum, le tavolette di maledizione), sostanze per creare pozioni o incantesimi, pozioni già pronte, testi contenenti istruzioni per incantesimi o evocazioni, oggetti adatti a eseguire attività magiche proibite. Su questa particolare forma di contrabbando vigila soprattutto la Cohors Auxiliaria Arcana.
85 IV - DE OECONOMIA PREZZI MEDI DEI BENI DI LUSSO Beni Quantità Sesterzi Ambra 1 libra 2500 Avorio 1 libra 63 Incenso 1 libra 67 Leone adulto 1 63.000 Marmo (max/min) piede cubico 106/17 Olio di nardo 1 libra 10.000 Pelliccia d’orso 1 50 Pepe 1 libra 335 Seta non tinta 1 libra 5.000 Seta tinta in porpora 1a qualità 1 libra 63.000 Vetro (recipiente comune, max/min) 1 pezzo 5/17 Vetro (tipo cammeo) 1 pezzo 100 Vetro (lastra per finestra) 1 pezzo 3,5 PREZZI MEDI DEI BENI DI BASE Beni Quantità Sesterzi Anfora da vino 1 pezzo 12 Anfora da olio 1 pezzo 20 Garum 1a scelta 1 sextarivs 7 Garum 2a scelta 1 sextarivs 5 Grano (min/max) 1 modius 4/8 Mattoni 1 pezzo 1,5 Tegola/coppo 1 pezzo 2 Olio di 1a spremitura 1 sextarivs 16,5 Olio di 2a spremitura 1 sextarivs 10 Rame non lavorato 1 libra 30 Sale 1 libra 1 Vino pregiato (tipo Falerno) 1 sextarivs 12,5 Vino ben invecchiato 1a scelta 1 sextarivs 10 Vino ben invecchiato 2a scelta 1 sextarivs 7 Vino da taberna 1 sextarivs 3,5
86 IV - DE OECONOMIA ECONOMIA IN CITTÀ Gran parte di ciò che viene prodotto con la terra o trasportato lungo le tante rotte commerciali trova il suo sbocco naturale nella vendita in città. Ogni città, dunque, sia grande o piccola è dotata di infrastrutture che consentono il ricovero di grandi quantità di merci, di mercati più o meno specializzati per la trattazione di ogni tipo di affare commerciale, di botteghe per la vendita al dettaglio e la produzione artigianale. HORREA (MAGAZZINI) Gli horrea (sing. horreum) sono enormi edifici di pianta per lo più rettangolare che servono a contenere una grande quantità di merci. Nella maggiori città o nei grandi centri del commercio possono raggiungere un’area di 220 piedi quadrati solo nel piano terreno. Sono normalmente costruiti accanto alle aree in cui le merci giungono in città, accanto ai porti marittimi o fluviali o nei pressi delle porte cittadine da cui entrano le carovane. Horrea sono presenti anche negli insediamenti militari dove si ha cura di riempirli con provviste sufficienti per resistere un anno in caso di assedio. Normalmente gli horrea sono costruiti in robusta muratura (spesso di tufo perché refrattario al fuoco) che può arrivare a uno spessore di tre piedi. Sono sempre ben intonacati e dotati di aperture per l’aerazione, per una conservazione ottimale della merce evitando ristagno di umidità. I magazzini del grano sono costruiti in modo da avere un’alta intercapedine tra il terreno e il pavimento, per evitare che l’umidità del terreno penetri nella struttura. Negli horrea è grande il rischio di incendi, quindi si cerca di ridurre al minimo l’uso del legno per le divisioni interne e di lampade per l’illuminazione: sono rischiarati da parecchie finestre, tutte collocate nella parte alta delle pareti e piuttosto strette. Si cerca infatti di far entrare la luce ma di tenere fuori ladri e intrusi, quindi a volte le aperture sono protette con inferriate. La porta d’accesso è sempre dotata di serrature complesse, a volte con meccanismo a più di una chiave. La gran parte degli horrea ha due piani, uno a livello strada e uno al di sopra. Sono collegati da rampe inclinate anziché scale per permettere un più facile accesso ai facchini che trasportano i sacchi pieni di merci. Molti horrea sono anche centri di smercio e hanno una serie di botteghe al piano terra. A seconda delle merci che conservano, gli horrea hanno diverse denominazioni: ; Horrea cartaria per la carta ; Horrea candelaria per la cera ; Horrea granaria per il grano ; Horrea margaritaria per le perle e i gioielli ; Horrea piperataria per le spezie Alcuni prendono invece il nome dal proprietario o costruttore, come gli Horrea Galbana costruiti dall’imperatore Galba a Roma. MACELLA (MERCATI) Roma ha diffuso nell’Impero un concetto nuovo di mercato. Anziché essere costituito da una serie di banchi di vendita temporanei attorno a una piazza, il macellum romano ricorda questa disposizione con la solidità di un vero edificio: si tratta infatti di un porticato quadrangolare con al centro una corte, con tanti negozi al coperto nel portico. La struttura si è diffusa in tutto l’Impero perché adatta sia ai climi freddi che a quelli caldi: il portico permette infatti ai negozianti e agli acquirenti di svolgere le proprie attività senza preoccuparsi di pioggia, neve o sole. La comodità è anche accresciuta dal fatto che al centro della corte si trova sempre una fontana monumentale che fornisce acqua liberamente a tutti. I macella offrono merci miste, sono cioè un centro commerciale molto vario dove si possono trovare gioielli o ortaggi, profumi o pesci, libri o pentole. È più frequente, comunque, trovare merci di un certo pregio, poiché è ormai inarrestabile la tendenza ad allontanare verso le zone meno importanti della città le botteghe di basso livello o che smerciano o lavorano merci sgradevoli, come le concerie di pelli o le tintorie, che producono un cattivo odore. I macella d’altra parte sono sempre edifici monumentali ornati di marmi pregiati, decorazioni e spesso statue dell’imperatore o degli dèi. Non è decoroso, quindi, che queste sacre immagini siano circondate da puzze o spazzature immonde. Anche le singole botteghe sono più eleganti di quelle tradizionali: ognuna è arredata all’interno con armaria di legno, banchi per l’esposizione della merce, sedie per accogliere i clienti. A differenza delle normali tabernae quelle dei macella non sono utilizzate anche come abitazioni dai commercianti e la sera quindi non sono presidiate. Sono quindi dotate di una porta robusta che la sera viene chiusa con un chiavistello, per cui vengono talvolta appellate “tabernae catenatae”. La sicurezza è garantita dal normale servizio di ronda svolto dai vigiles, che attorno ai macella tendono a essere più attenti e presenti. Tuttavia alcuni commercianti che vendono merci pregiate preferiscono non correre rischi e si consorziano per pagare una guardia privata. FORA RERUM VENALIUM (PIAZZE DI COMMERCIO SPECIALIZZATO) Se i macella sono luoghi di vendita misti e variegati, in tutte le città esistono centri specializzati che offrono e trattano un solo tipo di merce, i fora rerum venalium (o fora venalia). Non bisogna farsi confondere dal termine: la parola forum indica genericamente la piazza centrale di una città, e infatti nei centri più piccoli non c’è necessità di distinguere i fora, ce n’è uno solo e tuttte le attività commerciali si svolgono lì.
87 IV - DE OECONOMIA Nelle grandi città come Roma o Alexandria, invece, oltre al foro dove si trattano affari politici ci sono diverse piazze dedicate alla trattazione di affari specifici o alla vendita di certe categorie di prodotti. Sono appunto i fora rerum venalium, cioè “piazze delle cose che si vendono”: in realtà sono un po’ più che soli luoghi di vendita: si offrono anche consulenze, poiché vi si concentrano i maggiori esperti di un settore e spesso sono anche sede delle corporazioni di artigiani e commercianti relative alle merci lì trattate. Nelle aree di lingua greca ovviamente le piazze vengono definite agorà. I commercianti di solito allestiscono banchi in legno coperti da tendaggi. I banchi sono fissi, ogni commerciante ogni mattina lo preparara con le merci pronte per la vendita. Sono comunemente strutture mobili, perciò è possibile che vi sia un certo ricambio tra banchi e venditori. Attorno alla piazza con il tempo sono state costruite strutture fisse dove hanno sede gli uffici di commercianti e mediatori e spesso si svolgono le trattazioni commerciali. Si tratta di solito di basiliche, spesso dono di imperatori e uomini politici, o edifici più piccoli costruiti da privati come sedi di corporazioni. I fora venalia vengono distinti con un aggettivo che specifica quale sia la merce trattata principalmente. Quelli più comuni sono: ; Forum archemonium. Mercato dedicato agli accessori di eleganza, pettini, specchi, anforette per prodotti di bellezza. ; Forum boarium. Mercato dei bovini o, nelle città più piccole, di qualunque tipo di bestiame. ; Forum caprarium. Mercato delle capre. ; Forum cuppedinarium. Mercato specializzato in ricercatezze gastronomiche anche importate da altri paesi, soprattutto confetterie, pasticcerie, arrosti di carni pregiate e condimenti speciali. ; Forum holitorium. Mercato della verdura e della frutta. ; Forum lanarium. Mercato della lana e dei prodotti tessili di questo materiale. ; Forum piscarius. Mercato del pesce. ; Forum pistorium. Mercato del pane. ; Forum suarium. Mercato dei maiali. ; Forum vinarium. Mercato del vino. TABERNAE (NEGOZI) Il vero cuore di una città romana sono le vivaci botteghe dove si vende, si compra e si produce. Non sono solo luoghi in cui si smerciano prodotti venuti da fuori ma anche dove si trasformano le materie prime e si inventano cose nuove. Sono di solito gestite dal proprietario, che spesso ha l’abitazione nello stesso luogo. Le tabernae, infatti, sono di solito costituite da un’unica stanza ma hanno un soffitto altissimo. L’ambiente viene quindi diviso in due da un soppalco, ricavando una stanza superiore. Qui spesso vive tutta la famiglia. Alcune botteghe sono più grandi, soprattutto nel caso delle attività artigiane: una parte è destinata a laboratorio e quella più verso l’enLE BOTTEGHE NELLA CITTÀ
88 IV - DE OECONOMIA trata è invece l’area di vendita al pubblico. Si tratta quasi sempre di attività di famiglia in cui sono coinvolti tutti i membri: genitori, figli e schiavi. In realtà ormai si è notato che le imprese commerciali di maggior successo sono quelle che sono gestite da liberi o liberti, poiché il lavoro servile è meno efficiente e inoltre lo schiavo per l’artigiano è un costo pesante, dovendo essere sfamato e vestito. Gli artigiani utilizzano molti astuti accorgimenti per alleviare la fatica e sveltire la produzione, come macchine ad acqua (mole, magli), a pedali (telai, arcolai), e persino qualche congegno a vapore, come un astuto girarrosto che sfrutta il calore della brace per scaldare l’acqua che fa girare lo spiedo e contemporaneamente per cuocere la carne. Le botteghe che più facilmente si trovano in qualunque città dell’Impero sono: Ã ALIMENTARI ; Pistrinum. Panificio e rivendita di pane. A volte non si tratta di una semplice bottega ma di un’impresa artigianale di una certa estensione che comprende il laboratorio, il magazzino delle farine o delle granaglie (nel qual caso c’è anche un mulino), il forno e un bancone per la vendita al dettaglio. Non è infrequente che il pistor, il panettiere, abbia anche dieci lavoranti. Spessissimo il pistor è una donna. A volte queste imprese si allargano a produrre anche beni complementari, per esempio pasticceria o tortini di carne o verdure. Addirittura in Britannia si sfrutta la presenza di magazzini per i cereali e il calore del forno per impiantare una birreria accanto a un panificio. ; Taberna conditaria. Vende conserve dolci o salate, marmellate, composte di frutta, verdure sott’aceto e sott’olio e soprattutto il garum. ; Taberna fructuaria. Rivendita di frutta che può provenire dai magazzini cittadini o, nelle piccole città, direttamente dalla campagna circostante. ; Taberna olearia. Vende olio e olive, sia locali che importati. Ovviamente i prezzi variano a seconda della provenienza. L’olio di minor qualità è utilizzato come combustibile per le lucerne, quello più fine anche a scopi cosmetici. ; Taberna piscaria. Vende pesci, crostacei e frutti di mare. Tale è la passione per quesi alimenti, e i prezzi che possono spuntare, che anche in città che non hanno accesso al mare esistono botteghe che li vendono, importandoli. In questi casi la qualità degli alimenti può essere un po’ discutibile, ma l’amore per il pesce dei cittadini dell’Impero è tale che si trova sempre qualcuno pronto a correre il rischio. ; Taberna sementaria. Vi si vendono semi e granaglie di vario genere. Le più vendute di solito sono le fave, che costituiscono la base dell’alimentazione dei più poveri. ; Taberna vinaria. Vende bevande e soprattutto vino. A differenza delle altre tabernae, in cui i clienti non si soffermano dopo l’acquisto, è anche luogo di consumazione. Queste sono le uniche tabernae aperte la sera, spesso frequentatate da loschi personaggi ma anche dai vigiles notturni per spezzare la noia della ronda. In generale il padrone è abilissimo a restare amico degli uni e degli altri. Ã ABBIGLIAMENTO ; Fullonica. Bottega dove si lavano abiti e tessuti e spesso si tingono in vari colori, dai più tradizionali di facile smercio a quelli più costosi e di moda. Alcune fullonicae sono in realtà piccole manifatture che trattano ogni tipo di tessile, dalle matasse in filo alle pezze di stoffa tessuta. Per il lavaggio e la tintura queste botteghe necessitano di moltissima acqua, che viene tenuta in bollore in ampie vasche riscaldate dal fuoco. Per fissare il colore, infatti, le stoffe vanno fatte bollire con il colore e poi risciaquate in una soluzione di acqua e urea perché il colore si fissi definitivamente. Questo tipo di lavorazione produce odori molto sgradevoli, quindi le fullonicae tendono a stare in zone periferiche o comunque lontane dalle botteghe di alimentari o di generi di lusso. ; Taberna lanaria. Vende lana e seta sia già filata che da filare, tessuti bianchi o tinti. Alcune vendono anche stoffe o filati di seta e quindi sono dotate di sistemi di protezione per evitare che queste merci così costose vengano sottratte nelle ore di chiusura. ; Taberna lintearia. Specializzata in filati e tessuti di lino. ; Taberna vestoria. È una sartoria che vende sia abiti già pronti (tuniche, clamidi, toghe, mantelli di vario genere) sia realizzati su richiesta. Alcune proprietarie si sono fatte un nome per l’originalità dei modelli e la ricercatezza dei tessuti e sono visitate dalla matrone più eleganti. Questo è un segno di grande successo perché le signore altolocate hanno spesso a disposizione sarte e cucitrici tra le schiave, e possono comprare tutte le stoffe che vogliono. Se si rivolgono a una bottega esterna è solo se questa può offrire qualcosa che a casa non si può realizzare. Ci sono imprenditrici che offrono un servizio completo alle matrone offrendo anche ricami, merletti e accessori coordinati come borsette, ombrellini, ventagli. Hanno una bottega molto ampia divisa in laboratorio, con molte sarte al lavoro, rivendita e spogliatoio per le prove. Alcune sono diventate così ricche che si sono permesse l’acquisto di grandi specchi a figura intera per meglio attirare le clienti. ; Taberna siricaria. È specializzata escusivamente in filati, stoffe, abiti, fazzoletti, cappellini e qualunque accessorio di abbigliamento di seta. Spesso è gestita dalle famiglie dei mercanti che importano la seta dall’oriente. ; Taberna sutrina. Produce calzature di ogni genere, dagli stivali militari o da viaggio fino alle delicate scarpette da convivio delle matrone. Ã GIOIE E PREZIOSI ; Taberna argentaria. Vi operano i banchieri e i cambiavalute. Di solito non si trovano per le strade ma si concentrano nelle basiliche, nei fori o in centri commerciali di grande prestigio, come i Mercati Traianei presso il Foro di Traiano a Roma. Stimano anche gioielli e oggetti vari in metalli preziosi.
89 IV - DE OECONOMIA ; Taberna gemmaria. Rivendita di gemme e gioielli, con laboratorio e servizio di stima dei gioielli vecchi da dare eventualmente in cambio di gioie nuove. Lavora spesso in associazione con gli argentarii per garantire una onesta valutazione dei metalli preziosi e l’utilizzo di oro e argento di buona lega. ; Taberna margaritaria. Specializzata in perle e cammei. Ã MATERIALI DI USO PRATICO E UTENSILI ; Taberna ferraria. Fornisce utensili in metallo, comprese armi, che produce in proprio. È sempre corredata da una forgia e da strumenti per la battitura del metallo. In alcune città queste tabernae sono raggruppate attonto a un attacco dell’acquedotto per poter sfruttare la forza dell’acqua per muovere magli e altre macchine per battere e lavorare il ferro. I fabbri dell’Impero sono riuniti in una potente corporazione e sono così abili da saper produrre un acciaio simile a quello serico, importato dal lontanissimo oriente. ; Taberna lapidaria. Fornisce lastre marmoree con iscrizioni o decorate secondo richiesta per fontane o elementi architettonici. ; Taberna plumbaria. Produce e mette in opera le tubature di case private e pubblici edifici. ; Taberna vasaria. Produce e vende vasellame di ogni genere, da quello più rozzo ai servizi da mensa eleganti. ; Taberna vitraria. Vende oggetti in vetro di ogni genere. In alcune città i vetrai sono riusciti a produrre delle lenti che consentono di ingrandire le cose e soprattutto gli scritti, cosa che viene in aiuto agli intellettuali che dopo una certa età faticano a leggere. Questi moderni strumenti si definiscono vitra ad videndum. Ã VARIE ; Taberna coronaria. Confeziona corone di fiori per i conviti o per le feste religiose, ghirlande per ornare le porte delle case o le colonne degli edifici. ; Taberna libraria. Fornisce copie di libri di grande diffusione, produce su richiesta degli autori copie di libri appena pubblicati, o procura agli appassionati libri rari o di antiquariato. Il proprietario è un imprenditore spesso collegato al grande commercio. ; Taberna medicinae. È lo studio del medico e anche un punto di primo soccorso per i cittadini. Di solito nei dintorni si trovano anche botteghe di farmacisti e erboristi che collaborano con il medico per la fornitura di medicinali pronti o materie prime per quelli che egli si fa da solo. ; Taberna tonsoria. Vi opera il barbiere che è anche parrucchiere. A volte fornisce prestazioni da cavadenti a coloro che non possono permettersi un medico vero. ; Taberna unguentaria. Fornisce cosmetici e profumi. In alcune città specializzate nel commercio di spezie e materie prime pregiate queste botteghe si trovano concentrate in alcune zone specifiche, come per esempio a Capua nell’agorà Seplasia. UN’UMILE ANFORA E UN PRINCIPESCO VASO DI VETRO INTAGLIATO
90 IV - DE OECONOMIA TABELLA INCONTRI NEI LUOGHI DEL COMMERCIO Tiro 1d20 Evento 1 Un’anfora d’olio si è rotta durante la consegna a una taberna olearia. Una larga chiazza sulla strada davanti all’ingresso fa scivolare chiunque vi passi sopra. 2 Un improvviso temporale costringe i commercianti a ritirare merce esposta e tende di copertura e i passanti a rifugiarsi all’interno. In un attimo la strada è deserta e spoglia: utile se si insegue un fuggiasco, ma dannoso se si cerca di passare inosservati. 3 Fumo denso e grasso fuoriesce da una popina (vedere a pag. 133) e tutti scappano terrorizzati: si è incendiato l’olio di frittura e dentro una giovane ragazza da sola tenta coraggiosamente di spegnere le fiamme. È la padrona dell’esercizio. Se i Custodes l’aiutano a spegnere il principio d’incendio fornisce volentieri pasti gratis e informazioni. 4 Due giovani con secchiello di pittura bianca e pennelli scrivono su un muro delle frasi di propaganda per l’elezione del capo di una corporazione. Vengono aggrediti da altri giovani che scrivono propaganda per il candidato opposto con pittura rossa. Ne nasce un tafferuglio che sparge pittura bianca e rossa su chiunque si trovi nei pressi. 5 Una folla rumorosa di donne si accalca davanti a una rinomata taberna vestoria, ostruendo l’intero passaggio: la padrona vende sottocosto stoffe e abiti prodotti nella precedente stagione. Le donne prendono a borsettate chiunque tenti di spostarle, temendo di esser scavalcate nella fila. 6 Una folla di uomini rumoreggia davanti a una bottega biberatica di nuova apertura, dove il padrone offre un giro gratis a tutti per farsi pubblicità. Si tratta di un britanno e quindi non offre vino ma cervogia tiepida e non tutti reagiscono bene. A chi protesta il britanno risponde agitando un grosso bastone. La situazione può degenerare rapidamente. 7 Una ragazza modesta con il capo coperto fissa uno dei Custodes e dice “Io so una cosa su di te”. Se lui si ferma a ascoltarla, lei rivelerà una cosa corretta relativa al suo passato. È infatti una vera indovina caldea. Se viene ricompensata lei darà un’altra piccola informazione, questa volta sul futuro e che può aiutare nell’avventura. Poi sparirà nella folla. 8 Un commerciante si lamenta con una coppia di vigiles perché è stato multato per aver venduto merci di contrabbando. I vigiles cercano di rabbonirlo ma lui urla “E io allora che vi pago a fare?”, il che li fa molto arrabbiare. Ne nasce una lite che coinvolge anche i negozianti vicini, mandando all’aria ceste e mercanzie con grande soddisfazione dei ladruncoli locali. 9 Da un angolo un po’ defilato una ragazza chiama uno dei Custodes e aprendo di soppiatto un sacchetto mostra alcune monete piuttosto corrose, garantite come amuleti potentissimi perché provenienti da tombe. I Custodes possono decidere di arrestarla per traffico di merci proibite e pratiche necromantiche ma sarà solo una perdita di tempo: non è una contrabbandiera ma una truffatrice, le monete sono solo tondelli di rame molto corrosi e comunque “...io non ho mai detto che sono monete, ho detto solo amuleti”, si difende lei. 10 Un giovanotto fa il gioco dei tre bussolotti davanti a una taberna vinaria. Uno dei giocatori perde parecchio, quindi si arrabbia e tira fuori un coltello. I clienti della taberna urlano, il giovanotto cerca di scappare e nella foga travolge chiunque si trovi sulla sua strada.
91 IV - DE OECONOMIA TABELLA INCONTRI NEI LUOGHI DEL COMMERCIO Tiro 1d20 Evento 11 Da una taberna escono grida spaventose di un uomo mescolate a quelle di un’altra persona che dice “Stai fermo o ti farò ancora più male!”. Se i Custodes si affacciano si trovano davanti a un medicus che cerca di estrarre un dente marcio a un cliente molto agitato. 12 Davanti a una fullonica due ragazze si spintonano urlando “tocca a te”, “no, oggi tocca a te”, finché esce una donna anziana che mette in mano a entrambe un secchio pieno di quella che sembra proprio urina di cavallo e ordina di mettersi a lavorare. Le due ragazze si spintonano ancora un po’ rovesciando un secchio, inondando così i piedi di chi non è abbastanza svelto da levarsi di mezzo. 13 Una ragazza robusta dall’aria nordica esibisce magnifici tatuaggi e offre la sua opera a chi ne voglia uno: si tratta di una ex gladiatrice germanica venuta a cercar fortuna in città che cerca di lanciare una nuova moda e fare qualche soldo. Per ora non sembra avere molta fortuna, i tatuaggi sono considerati roba da schiavi ma chissà, magari con un po’ di pubblicità... 14 Un ragazzino gira tra la folla distribuendo gettoni di terracotta su cui sono incise immagini molto erotiche su un lato e il nome di un locale sull’altro: è il garzone di un postribulum e ogni gettone dà diritto a un piccolo sconto sulle prestazioni delle ragazze. I Custodes possono anche decidere di accettarne uno, in fondo nei postriboli si vengono a sapere un sacco di informazioni utili. 15 Una coppia di Marsi, padre e figlio, incantano serpenti con oscure canzoni e strani gesti delle mani. Il figlio si fa anche mordere per dimostrare la bontà delle pozioni che vendono. In verità sono dei truffatori: non sono Marsi, non sono padre e figlio, i serpenti sono innocue bisce dipinte di colori sgargianti e le pozioni sono solo acqua colorata, come rivelerà un tiro di Sensibilitas 9. 16 Una donna dall’aria esotica illustra le meraviglie delle sue pozioni curative e cosmetiche. Insisterà nel far provare un olio piuttosto maleodorante al Custos che le passa più vicino. L’odore resterà addosso per diverse ore anche sciaquando la parte. 17 Due bambini piuttosto graziosi piangono disperati perché la matrigna cattiva li affama. Chiedono un soldino per comprare qualcosa. Sono irresistibili. Se qualcuno dà loro qualcosa ringraziano con baci e abbracci tenerissimi, poi scappano via. Li si incontrerà più tardi in un altro punto del mercato o della strada intenti a fare la stessa scena: sono dei professionisti della truffa, giovani ma molto promettenti. Dopo l’abbraccio uno dei Custodes si accorgerà che gli manca un oggetto di piccole dimensioni dalla cintura o dal borsellino. 18 Un branco di ragazzini scappa rumorosamente passandosi al volo alcune mele appena rubate. Il garzone della taberna fructuaria li insegue urlando. O i ragazzini o il garzone fanno cadere chiunque non si levi di mezzo in fretta. 19 Un borseggiatore tenta di sottrarre il borsellino a un uomo dall’aria malaticcia. Se i Custodes sventano il furto scoprono che è il capo della potente Corporazione degli argentarii, i banchieri, e che con sé aveva parecchio danaro. Per gratitudine offre ai Custodes aiuto o consiglio secondo le necessità. 20 La portantina di una gran dama procede lentamente lungo la fila dei negozi per darle modo di guardare la merce dal finestrino senza che lei debba scendere e sporcarsi le scarpe. Blocca completamente il passaggio e si può superarla solo una persona alla volta strisciando di fianco al veicolo.
92 IV - DE OECONOMIA IL SISTEMA MONETALE Dopo periodi di instabilità monetale e svalutazione l’Impero ha recuperato una solidità economica che si rispecchia in una monetazione forte e regolare. È costante impegno dell’Imperatore garantire il valore delle monete che portano la sua effige, poiché il valore propagandistico della moneta è ben chiaro: essa è portatrice di benessere e ricchezza e il merito di tale benessere va attribuito a colui che risplende in oro, argento o bronzo sulla superficie delle monete. Su questo veicolo prezioso il nome e l’immagine dell’Imperatore raggiungono anche la più lontana regione dell’Impero. Il sistema monetale dell’Impero si basa su tre metalli: oro, argento e bronzo. Le monete hanno valore intrinseco, cioè il loro valore è effettivamente dovuto alla quantità di metallo di cui sono costituite. Accade quindi che il pagamento di grandi somme non venga effettuato contando i singoli pezzi delle monete ma a peso complessivo d’oro o d’argento. Per questo è così importante che l’Impero disponga di numerose miniere e abbia su di esse un sicuro controllo. Per le piccole spese di tutti i giorni, invece, si usa la moneta di bronzo che nei piccoli formati ha un valore meno legato alla quantità di metallo, ma il cui potere di acquisto è garantito dallo stato. VALUTA PRINCIPALE ; Aureus. È l’unica moneta d’oro emessa dall’Impero. Avendo un valore molto elevato difficilmente viene utilizzato come effettiva moneta circolante ed è per lo più un valore di conto. Non esistono sottomultipli dello stesso metallo, e l’aureus si divide in 25 denarii d’argento. ; Denarius. È la moneta d’argento in cui vengono calcolati i grandi pagamenti e la base per il salario dei soldati. Si divide in quattro sestertii. ; Sestertius. Anch’esso d’argento, è la moneta di riferimento per tutta l’economia dell’Impero. Prezzi, valori, pagamenti di merci di grande circolazione vengono di norma espressi in sesterzi. Un sesterzio si divide in quattro asses di bronzo. ; As. L’asse di bronzo è la vera moneta di tutti i giorni. Il fabbisogno quotidiano di una famiglia o di un singolo viene calcolato in assi, così come i prezzi nelle tabernae o nelle cauponae. L’asse si divide in quattro quadrantes, sempre di bronzo. ; Quadrans. Anch’essa di bronzo, è la moneta delle piccole spese, che più o meno tutti possono permettersi: un bicchiere di vino locale, una focaccia condita con un po’ di garum, l’entrata alle terme in una piccola città raramente raggiungono il prezzo di un asse. A Roma ovviamente i prezzi sono più alti. Le monete portano tutte sulla faccia principale (dritto) il ritratto dell’imperatore; alcune emissioni speciali portano invece il ritratto dell’imperatrice. Al rovescio si trovano diverse figurazioni relative a eventi o simboli ritenuti importanti dall’imperatore che ha emesso quella serie e la data.
93 IV - DE OECONOMIA = I SIMBOLI DEL VALORE Ogni unità viene per semplicità indicata con un simbolo. Unità Simbolo Aureus A Denarius D Sestertius IIS o HS As AS Quadrans Q Il simbolo del sesterzio fa riferimento a un periodo antico in cui aveva un valore di due assi e mezzo: le due stanghette verticali indicano l’unità in assi (due) e la S sta per semisse (metà). Anche quando il rapporto di valore con l’asse è cambiato il sesterzio ha mantenuto lo stesso simbolo, che nei tempi moderni si è trasformato in quello del dollaro $. MONETE E VALORI Unità Materiale Si divide in Equivale a Aureus Oro 25 denarii 100 sesterzi – 400 asses – 1600 quadrantes Denarius Argento 4 sestertii 16 asses – 64 quadrantes Sestertius Argento 4 asses 16 quadrantes As Bronzo 4 quadrantes - Quadrans Bronzo - - MONETAZIONE DELLE PROVINCE DI AREA GRECA Valuta greca Si divide in Equivale a Valuta romana Talanton 25 stateres 100 drachmai – 400 oboloi – 1600 chalkoi Aureus Stater 4 drachmai 16 oboloi – 64 chalkoi Denarius Drachma 4 oboloi 16 chalkoi Sestertius Obolos 4 chalkoi - As Chalkos - - Quadrans
94 IV - DE OECONOMIA Per occasioni speciali vengono coniate monete celebrative, di solito aurei o denarii, le cui figurazioni sono ispirate all’occasione specifica: conquiste di nuovi territori, anniversari, elargizioni di beni a persone bisognose (orfani, vedove), ricorrenze religiose speciali. ALTRE MONETE DELL’IMPERO Benché l’Impero disponga ormai di una moneta unica entro tutti i suoi confini, non dappertutto viene utilizzato il sesterzio e il sistema a esso associato. Nelle aree di forte influenza greca continua a circolare la drachma, moneta antichissima a cui le popolazioni locali sono molto affezionate. Non è sembrato opportuno all’Impero modificare equilibri antichi che suscitano la fiducia dei cittadini. Tuttavia, per semplificare l’amministrazione di un Impero tanto grande e gli scambi commerciali tra le province è stata fatta una riforma monetaria che equipara il sesterzio alla drachma, creando un perfetto allineamento tra il sistema romano e quello greco. Le figurazioni sulle monete greche sono simili a quelle romane ma le iscrizioni sono in greco. Le monete di entrambi i sistemi (multipli e sottomultipli) si scambiano alla pari e l’equivalenza è garantita dallo stato. Quindi all’aureus corrisponde il talento; al denarius lo stater; al sestertius la drachma; all’as l’obolos; al quadrans il chalkos. Nelle grandi città, soprattutto commerciali, si possono utilizzare indifferentemente sesterzi e drachmae senza alcun problema: i commercianti le riconoscono e, volendo, non hanno difficoltà a farsi cambiare le monete dai cambiavalute. Nelle cittadine più piccole e remote invece circolano solo monete di valore piuttosto basso in valuta locale, e la gente del popolo non è abituata a altri sistemi. C’è quindi una certa diffidenza nei confronti di monete insolite e con scritte in alfabeti sconosciuti, sia pure recanti figurazioni ufficiali. La legge stabilisce che tutte le monete emesse dall’Impero debbano essere accettate entro i suoi confini, ma la realtà è che in certe aree può essere piuttosto difficile mangiare o fare piccole spese se non si hanno le monete giuste. In luoghi isolati spesso è arduo anche farsi dare il resto se si paga con una moneta locale ma di troppo grande valore. LE ZECCHE IMPERIALI Ã ROMA In principio l’Urbe ebbe un’unica zecca, collocata nel tempio di Iuno Moneta sul Campidoglio. Essa funzionò finché l’Impero fu piccolo e le esigenze di denaro circolante esigue. La zecca principale dell’Impero si trova ora sul colle Celio, dove ha più spazio e strumentazione più moderna. Nel tempio di Iuno Moneta restano però gli esemplari di riferimento per le unità di misura imperiali. L’emissione delle monete è sotto lo stretto controllo dell’Imperatore, e viene effettivamente controllata da tre magistrati monetali, i tresviri monetales. = DAL CAMPIDOGLIO AL MONDO L’epiteto “Moneta” della dea Giunone deriva dai tempi antichi dell’assedio gallico (390 a.C.). Una notte i Galli cercarono di scalare il colle e sorprendere i romani stremati dall’assedio. Le oche sacre alla dea, che nonostante la fame erano state rispettate, diedero l’allarme starnazzando, salvando così la città. Giunone da quel giorno venne chiamata “moneta”, cioè l’ammonitrice, colei che avverte. Quando nei pressi dell’edificio venne collocata la zecca il soprannome della dea passò a indicare la produzione di quella zona, e cioè le monete. Il vocabolo è passato dal latino in varie lingue moderne a indicare le monete o il denaro in generale. Ã ZECCHE PROVINCIALI La prima zecca al di fuori di Roma fu quella di Lugdunum in Gallia, che a tutt’oggi è la più grande nell’impero dopo quella dell’Urbe. Nel corso dei secoli sono state aperte molte zecche nelle varie province per ovviare al pericolo di trasportare tanto metallo pregiato dalla capitale al resto dell’Impero. Una riforma recente ha chiuso le zecche minori e ha istituito una zecca ufficiale in ogni capitale provinciale. Ã ZECCHE MOBILI Poiché le monete sono emanazione diretta dell’autorità imperiale tendono a seguire la persona del sovrano. Pertanto nel caso di lunghi soggiorni in luoghi diversi dalla Capitale, per esempio durante viaggi ufficiali, una piccola officina segue l’Imperatore e conia monete celebrative dell’evento. La stessa cosa succede se l’Imperatore è impegnato in campagne di guerra e risiede con l’esercito in luoghi lontani. In quel caso la zecca mobile conia monete che celebrano l’impresa militare. Queste emissioni fuori dalla norma sono grandemente ricercate dai collezionisti. Anche presso il popolo un denarius coniato durante una campagna militare vale più di un denarius regolare, anche se la quantità d’argento in entrambi è la stessa.
95 IV - DE OECONOMIA = RICONOSCERE UNA MONETA CONTRAFFATTA Per individuare una moneta contraffatta è necessario un tiro di De Scientia o Ingenium. A parte i nummi serrati, che chiunque può individuare correttamente superando un tiro con SD 3 (è una truffa che funziona solo in zone assai remote), riconoscere le altre alterazioni è un’azione difficile (SD 9), e si hanno diversi gradi di riuscita: I grado di successo II grado di successo III grado di successo forti dubbi sulla bontà della moneta certezza che la moneta è alterata senza capire la natura dell’alterazione individuazione esatta del tipo di contraffazione FUNZIONAMENTO DELLA ZECCA Ã ORGANIZZAZIONE DELL’OFFICINA Produrre una moneta vuol dire avere a disposizione un’officina perfetta e tecnologicamente avanzata, gestita con una precisa gerarchia. ; Procurator monetae. È il direttore dell’officina e di solito è un funzionario appartenente alla classe dei cavalieri. ; Exactor auri, argenti et aeris. È il tesoriere e soprintendente, spesso un liberto dello stesso Imperatore. ; Flaturarius (addetto alle fusioni). Dirige la parte operativa della produzione e di solito è l’artigiano più esperto. ; Probator (addetto al controllo dei metalli). Lavora assieme al flaturarius e ha la grande responsabilità di controllare che le monete abbiano tutte il peso corretto e contengano la giusta percentuale di metallo. ; Suppostor (addetto ai tondelli di metallo). Prepara i tondelli che verranno poi impressi con le figurazioni ufficiali. ; Malliator (martellatore). Esegue l’effettivo lavoro di coniazione delle monete. ; Scalptor (incisore di coni). È un artista, incide i coni delle zecche locali ma riceve i ritratti ufficiali dell’Imperatore direttamente dalla zecca di Roma. ; Signator (addetto al controllo delle monete). Verifica che alla fine della linea di produzione le monete siano conformi alle specifiche di legge. ; Praepositus mediastinorum. Responsabile degli operai (mediastini) Ã LA CONIAZIONE Le monete imperiali non sono fuse ma vengono coniate. Le figurazioni di dritto e rovescio, cioè, vengono impresse inserendo un tondello metallico tra due stampi, i coni, precedentemente incisi in negativo e colpendoli con forza. È un lavoro faticoso e necessita di grande precisione, ma è assolutamente preferibile alla fusione. Con la coniazione si ottengono monete di grande dettaglio e finezza, mentre colando il metallo fuso in stampi con figurazioni già preparate si ottiene meno rilevo e leggibilità. È importante che le monete abbiano figurazioni e scritte ben riconoscibili, poiché è lo stato che garantisce la bontà del metallo e il valore della moneta, e anche nelle provincie più remote deve essere assicurata l’affidabilità della valuta. La moneta, inoltre, ha un grande valore di propaganda e non avrebbe senso se non fosse chiaramente comprensibile. I tondelli metallici per le monete vengono preparati colando il metallo fuso in appositi stampi di terra refrattaria. È un incarico di grande responsabilità a cura di flaturarius e probator, poiché è necessario che tutti i tondelli siano uguali tra loro in peso e diametro. Le figurazioni da incidere sulle due facce della moneta vengono cesellate su due coni, uno fissato a una piccola incudine (detto appunto “conio di incudine”) e uno mobile (detto anche “conio di martello”). Tra di essi viene deposto il tondello vuoto, ben riscaldato. Il malliator colpisce poi il conio superiore con una grande e pesante mazza, imprimendo così la figurazione su entrambi i lati allo stesso tempo.
96 IV - DE OECONOMIA EMISSIONI NON STATALI Come è intuibile, le monete sono l’oggetto più falsificato dell’Impero. Esistono però casi in cui la produzione di monete da parte di organismi non specificamente autorizzati alla coniazione non è dovuta a desiderio di frode, ma a bisogno momentaneo. ; Monete di necessità. Sono monete che imitano quelle a corso legale e che quindi riportano su dritto e rovescio le stesse figurazioni e scritte di quelle vere, ma vengono colate in stampi anziché coniate. Le figurazioni sono quindi meno nette e in rilievo e le monete spesso di diametro minore, quindi non sfuggono a un’osservazione attenta. Vengono prodotte da comunità periferiche e isolate se per qualche motivo emerge una necessità di pagamento ma non è possibile procurarsi sufficienti monete legali. Capita per esempio se una regione viene tagliata fuori dall’Impero da una calamità naturale (frane, allagamenti, o troppa neve su un passo alpino) e non è possibile rifornirla di contante, oppure se è necessario pagare in fretta ai fornitori grano o altri alimenti da distribuire agli indigenti per contrastare gli effetti di una carestia. Una volta risolta l’emergenza, le monete di necessità possono essere restituite all’amministrazione che le ha emesse per averne in cambio altrettante regolari. A volte tuttavia queste monete restano in circolazione a lungo, soprattutto nelle campagne più isolate dove non si capisce la differenza tra queste e le monete regolari. ; Nummi castrenses (monete militari). Monete prodotte da generali di stanza in regioni remote dell’Impero in mancanza di denaro sufficiente per pagare il soldo militare. Pagare i soldati è sempre una priorità dell’Impero, ma questo determina lo spostamento di ingenti (e pesanti) quantità di bronzo e argento. A volte la difficoltà di raggiungere alcuni castra ha fatto ritardare di molto il pagamento degli stipendi, con conseguente turbamento delle truppe. In questi casi il comandante può ordinare la coniazione di monete sostitutive in attesa di quelle regolari. Ã TESSERAE Nell’Impero non circolano soltanto monete vere e proprie, ma anche oggetti che ricordano le monete nella forma o nell’uso, le tesserae (gettoni). Anche se non sono emesse dall’autorità imperiale sono diffuse e tollerate poiché servono a uno scopo molto preciso e non è possibile confonderle con la valuta ufficiale. Esistono vari tipi di tesserae. I principali sono: ; Tesserae frumentariae o alimentares. Vengono distribuite alla plebe durante gli spettacoli nel circo o nell’anfiteatro, sia dall’Imperatore sia da altri magistrati in onore dell’Imperatore. Danno diritto a una certa quantità di grano, vino o olio (raramente carne). Di solito portano su un lato il ritratto della persona che si fa carico della donazione e sull’altra un numero che corrisponde all’ufficio dell’Annona dove ritirare le merci. ; Tesserae clientelares (tessere dei clienti). Solitamente di piombo, vengono distribuite come mancia dai patroni ai propri clientes durante il saluto mattutino. A volte con un po’ di cattiveria vengono definite nummi plebei, monete dei poveri. Una volta raggiunto un certo quantitativo, che ogni patronus fissa autonomamente, le tessere possono essere consegnate all’amministratore del patrono e cambiate in moneta sonante dell’Impero. In questo modo i patroni si assicurano la visita costante e fedele dei propri clienti. ; Tesserae conviviales. Inviti a banchetti, spesso organizzati da associazioni di settore (i conduttori di carri, i facchini del porto, et cetera) per i propri assistiti o per regalo a coloro che abbiano guadagnato un merito nei loro confronti. ; Tesserae theatrales. Inviti a spettacoli teatrali o anfiteatrali. Sono tondelli di terracotta con un simbolo su un lato e sull’altro il numero del settore e del posto a sedere. ; Tesserae eroticae. Di solito in bronzo, danno diritto a una prestazione in un lupanare. Su un lato portano figurazioni erotiche, sull’altro un numero che equivale al valore della prestazione in assi. Ã CONTRAFFAZIONI E ALTERAZIONI Le contraffazioni della moneta ufficiale possono essere di vario genere, da una semplice manipolazione di monete genuine alla creazione ex novo di moneta falsa. ; Fusio falsa (falsificazione mediante fusione). Si producono monete uguali a quelle coniate colando il metallo fuso in forme di argilla ottenute copiando monete regolari. Il principio è lo stesso delle monete di necessità, ma la frode consiste nel fatto che la quantità di metallo pregiato presente nella lega colata è assai scarsa, quindi queste monete valgono molto meno di quelle regolari. Diverse officine dedicate a queste falsificazioni sono state scoperte in Germania. ; Nummi subaerati (monete ricoperte). I falsificatori ricoprono tondelli di metallo vile (piombo, rame) con sottili lamine di metallo pregiato, di solito argento, e poi le coniano come fossero monete regolari. A volte lo strato è veramente esiguo, ottenuto immergendo il tondello in una lega fusa con qualche traccia di argento. I falsificatori più abili hanno cura di produrre monete di peso molto simile a quelle vere, in modo che a un controllo superficiale passino inosservate. ; Nummi serrati (monete dentellate). Si tratta propriamente di un’alterazione e non di una falsificazione. Anticamente alcune monete avevano il bordo dentellato, sia per impedire la “sottrazione” di un po’ di polvere d’oro dal peso della moneta limando il bordo, sia per dimostrare che erano tutte di buon metallo e non rivestite. Oggi questa pratica non è più necessaria perché l’Impero vigila sulla qualità delle proprie monete e elimina quelle contraffatte. Qualcuno però intaglia ugualmente il bordo delle monete imperiali e le spaccia come “più sicure”, soprattutto presso alcune popolazioni della Germania e della Macedonia. Si tratta di una doppia truffa a carico dei più ingenui, perché così facendo chi lima le monete si mette in tasca il metallo prezioso asportato, diminuendo il valore della moneta.