97 IV - DE OECONOMIA BANCHIERI E CAMBIAVALUTE Gli argentarii, banchieri o cambiavalute, sono riuniti in una corporazione grande e potente. Sono molto ricchi, poiché maneggiano sempre denaro e metalli preziosi e si trovano in ogni parte dell’Impero. Per questo hanno una reputazione ambigua, dovuta in gran parte all’invidia popolare. L’Impero d’altra parte pone un grande controllo sulle loro attività, e garantisce l’onestà di quelli iscritti ufficialmente alla corporazione. Rispetto ai tempi antichi l’attività dell’argentarius ha cambiato natura. Poiché nell’Impero si utilizza ormai una sola moneta non è più necessario fare calcoli complicati per identificare il valore di monete straniere, salvo nelle città commerciali di frontiera. L’argentarius tuttavia offre altri servizi preziosi per la moderna economia dell’Impero: ; Probatio nummorum (individuazione di monete contraffatte o irregolari). Questa è forse l’opera più meritoria eseguita dagli argentarii. Alcuni sono in grado di individuare monete false talmente perfette da poter essere prese per buone dagli stessi funzionari monetali. Si tratta di un’abilità che si sviluppa in anni di esperienza e che a volte sembra quasi magia. L’abilità infatti sta nel riconoscere il falso senza fondere o danneggiare la moneta. Essi soppesano nelle mani le monete, ne saggiano il suono facendole rimbalzare sulla tavola della propria bottega, sentono il rilievo con la punta delle dita e infine emettono il giusto verdetto. ; Permutatio nummorum (valutazione e cambio di moneta vecchia). Le monete di vecchi conii possono avere pesi o percentuali di metallo prezioso diverse da quelle attuali, difficili da riportare al sistema contemporaneo. Inoltre il popolo ha strane opinioni sulle monete dei tempi passati: la superstizione popolare tende a non accettare o valutare poco le monete con l’effige di un imperatore assassinato o colpito da damnatio memoriae. La valutazione dell’argentarius è una garanzia di equilibrio e onestà e convince anche i più diffidenti. ; Probatio auri et argenti (valutazione di oggetti d’oro e d’argento). Con l’aiuto di bilance ufficiali, la cui taratura è garantita dall’Impero, l’argentarius è anche autorizzato a effettuare perizia e pesatura di oggetti preziosi e stabilirne il valore in moneta corrente. ; Auctiones (vendita all’asta). Raramente le vendite o gli acquisti alle aste sono gestite da coloro che vogliono vendere o comprare. Ci si affida a un professionista sia per strappare il miglior prezzo sia per risolvere tutti i fastidi burocratici e organizzativi come trovare il locale per la vendita, trasportare il materiale, remunerare il personale et cetera. La provvigione di solito è dell’uno per cento, quattro se si tratta della vendita di schiavi. ARGENTARIUS
98 IV - DE OECONOMIA ; Litterae cambii (emissione di lettere di cambio). Alcuni argentarii offrono un nuovo servizio per i commercianti e i viaggiatori che li solleva dal pericolo di spostarsi portando con sé grandi somme di denaro. Poiché in ogni capitale provinciale esiste una sede ufficiale della corporazione degli argentarii, e anche nelle regioni più remote piccoli si trovano uffici decentrati, alcuni si consorziano a distanza per accettare le lettere di cambio. È quindi possibile versare a un argentarius nella città di partenza la somma di denaro che si intende trasportare, il cui importo viene scritto in una lettera autenticata con il sigillo del banchiere. Consegnando la lettera a un associato nella città di arrivo si potrà ritirare la somma in contanti, meno una tassa di provvigione. A Roma le botteghe storiche degli argentarii si trovano nella parte più antica del foro, ma tutti i professionisti più affermati hanno un ufficio di rappresentanza nel magnifico foro di Traiano. Di solito i loro banchi sono ricoperti da un panno verde, per meglio far risaltare il colore delle monete. Nelle province sono ospitati in edifici ufficiali, spesso la basilica principale del foro o, se il clima lo consente, si sistemano all’aperto nella zona centrale del foro. C’è sempre almeno un argentarius nei presidi doganali, nei porti e nelle sedi di guarnigioni militari, facilmente identificabile dal panno verde. DEPOSITI E PRESTITI Chiunque si trovi ad avere per le mani grandi quantità di denaro liquido tende a tenerlo presso di sé. La gente normale lo nasconde, temendo di essere derubata. Le persone facoltose invece rinchiudono denaro e beni preziosi in un bel forziere, l’arca, che viene esposto con orgoglio nell’atrio della domus, perché chiunque entrando lo noti e si renda conto della ricchezza dei proprietari. Molte ricchezze sono però conservate presso i templi dell’Impero, luoghi tutelati sia dallo sguardo degli dèi che dalle armi degli uomini. Nel tempio di Saturno, nel foro di Roma, è conservato il tesoro dell’Impero, l’Aerarium, sotto forma di lingotti d’oro e d’argento. Questa riserva viene utilizzata per coniare moneta, sostenere le spese principali dello Stato (specialmente per l’esercito) ed è alimentata dalle tasse, soprattutto dall’aurum vicesimarum, la tassa sull’affrancamento degli schiavi che è pari a un ventesimo del valore dello schiavo che viene liberato. Una parte di questo tesoro è l’aerarium sanctius, cioè la riserva che può essere intaccata solo per motivi di gravissima emergenza. Presso il tempio di Saturno ha la sua sede anche l’Archivio dello stato, il Tabularium, il quale tra i tanti documenti annovera anche i registri delle entrate e uscite dello stato. Un altro deposito sacro nell’Urbe si trova nel tempio di Cerere (Aerarium Caereris). La sicurezza dei templi e l’onestà dei suoi sacerdoti fa sì che ormai anche molti ricchi cittadini depositino i loro soldi nei sacri edifici. Questo conviene anche economicamente: i sacerdoti infatti utilizzano i denari depositati per le necessità statali o religiose e li restituiscono ai proprietari con una piccola quota d’interesse. Questo non accade solo a Roma: un’ottima reputazione finanziaria hanno anche il tempio di Artemis di Ephesus, il santuario di Apollo di Delphis, il tempio di Athena ad Atene e il Serapeo di Alexandria. Sull’isola di Delos, centro di tutti i traffici commerciali del Mare Nostrum, nonostante la presenza di molti argentarii e commercianti le grandi imprese finanziarie sono tutte eseguite dai templi. Il denaro nei templi è completamente al sicuro. Per ritirarlo, infatti, il titolare deve presentare una prova di identificazione, il signum (o symbolon in greco). Di solito è un anello con un simbolo rilasciato dall’istituto conservatore, ma a volte può essere una tessera di metallo. Se chi ritira non è il proprietario del denaro deve esibire, oltre al signum, anche una lettera del titolare con firma e sigillo. I templi possono anche accordare prestiti a chi possa dimostrare di essere in grave stato di necessità o a chi abbia bisogno di liquidità per un’impresa commerciale o edilizia. La restituzione è soggetta un tasso di interesse che ogni tempio applica in autonomia. = ARGENTARIUS Valore medio: DV5 1 dado: De Bello, De Corpore, Sensibilitas 2 dadi: De Societate 3 dadi: De Societate (Negoziare), De Scientia (Numistmatica), Ratio Punti Vita: 10 Armi: nessuna Protezioni: nessuna Un argentarius è una specie di diplomatico del settore economico. È infatti in grado di trattare con ogni tipo di cliente, dal nobile patrizio al piccolo risparmiatore al vero e proprio malvivente, guadagnandoci sempre qualcosa e lasciando al cliente l’impressione di aver fatto un affare. È anche una specie di sensitivo nei riguardi delle monete o degli oggetti preziosi: è in grado di valutare la quantità di metallo prezioso che contiene un gioiello o una moneta, e quindi l’effettivo valore, senza smontarlo o danneggiarlo. Queste abilità non sempre sono utilizzate nella legalità, e ci sono diversi argentarii che collaborano stabilmente con associazioni di malviventi. La maggior parte, tuttavia, collabora con lo stato.
99 IV - DE OECONOMIA = RICONOSCERE MONETE PROVENIENTI DA SEPOLCRI Per comprendere se la moneta è frutto di una profanazione è necessario un tiro di De Scientia o Sensibilitas (SD 6). I grado di successo II grado di successo III grado di successo si comprende se la moneta venga o non venga da un sepolcro si ha la certezza che la moneta sia stata (o non sia stata) sottratta a un sepolcro senza comprendere se sia un fatto recente/passato si ha la certezza che la moneta sia stata (o non sia stata) sottratta da un sepolcro recentemente/ anticamente LE MONETE E LA MAGIA Il metallo viene strappato alle viscere della terra, da quella che è la sede degli Inferi. Di conseguenza le monete sono in qualche modo un tramite tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Hanno quindi nell’uso popolare alcuni impieghi che nulla hanno a che fare con l’economia ma appartengono alla sfera dell’arcano. ; Obolo di Caronte. Da tempi immemori una moneta viene posta in bocca o sugli occhi dei defunti prima di chiuderli nel sepolcro o di bruciarne le spoglie. La moneta serve a pagare Caronte, traghettatore dell’Oltretomba, il passaggio per l’anima del defunto attraverso il fiume Acheronte, che divide le terre dei vivi da quelle dei morti. La pratica è svolta a vantaggio dei morti, assicurando loro l’entrata nell’Aldilà, ma anche dei vivi: si crede che una volta che Caronte abbia accettato il pagamento l’anima non possa più tornare in questo mondo e mescolarsi tra i vivi. Non è necessaria una moneta di alto valore: di solito si usa un asse o un obolo. ; Silenzio dei trapassati. È opinione popolare che una moneta posta nella bocca del morto, sotto la lingua, impedisca al suo spirito di “parlare”, cioè di comunicare con i vivi anche attraverso mezzi leciti tipo sogni premonitori. ; Talismano contro il malocchio. Le monete provenienti da un sepolcro sono in generale considerate potenti amuleti di protezione. In particolare si crede che le monete collocate sugli occhi del defunto proteggano dal malocchio. Quando si nota qualcuno che porta al collo un asse o un obolo molto corrosi va subito ipotizzato che queste monete siano state sottratte illegalmente a un sepolcro. Questa pratica sacrilega è fortemente scoraggiata dell’Impero e il commercio di questi oggetti è assimilato al contrabbando di manufatti magici, e pertanto rigidamente punito. ; Talismano contro la magia nera. Si crede che nascondere sul defunto monete recanti l’effige di augusti o auguste divinizzati possa impedire che i resti vengano strappati al giusto riposo e usati per pratiche illecite. Alcuni criminali, infatti, tentano di impadronirsi di corpi appena deposti o parti di essi per tentare pratiche proibite, sfidando l’inflessibile normativa dell’Impero. Tutte le pratiche arcane o superstiziose legate alle monete sono osteggiate dalla legge, poiché riguardano la sfera delle arti oscure. Tuttavia si tratta di un problema più teorico che reale, perché il commercio di monete sottratte illegalmente dai sepolcri è abbastanza scarso. Ciò che è effettivamente frequente è il contrabbando di monete spacciate come provenienti da sepolcri, ma si tratta per lo più di falsi che non hanno mai visto una tomba neppure da lontano. D’altra parte i contrabbandieri non sono degli sciocchi: profanare un sepolcro è un delitto punito con la massima severità, mentre si corre un rischio modesto a spacciare come raro amuleto un tondello di metallo vile.
V DE SOCIETATE IL SISTEMA SOCIALE
102 V - DE SOCIETATE IL SISTEMA SOCIALE La società dell’Impero è complessa e articolata, e ogni provincia ha i propri costumi. Alcuni principi sono tuttavia uguali su tutto il territorio imperiale poiché permettono di regolare la vita civile e di concedere a tutti gli stessi diritti. LA CITTADINANZA ROMANA Oggi tutti coloro che vivono nell’Impero e che possono vantare la condizione libera sono cittadini romani. Nei tempi antichi, invece, i cittadini a pieno diritto erano pochi, pur in un così grande Impero. I popoli conquistati per lungo tempo non hanno avuto diritto a tanto onore, nonostante alcune regioni avessero assorbito così intimamente i nostri mores (costumi) e la nostra lingua da essere difficilmente distinguibili dai nativi dell’Urbe. Questa situazione creava squilibrio e malcontento, sia nella popolazione civile che nell’esercito. Il progetto di estendere la cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell’Impero si fa solitamente risalire al divino Adriano. Poiché voleva conoscere in prima persona le tradizioni e il pensiero dei suoi sudditi viaggiò a lungo e visitò tutto l’impero, approfondendo la cultura di ogni popolo sia nelle sue forme palesi che occulte. CONSTITUTIO ANTONINIANA DE CIVITATE UNIVERSALE Editto di caracalla sulla cittadinanza universale Imperator Caesar Marcus Aurelius Severus Antoninus Augustus DICIT Nunc vero potius oportet querellis et libellis sublatis quaerere quomodo diis immortalibus gratias agam, quod ista victoria me servaverunt. Itaque existimo sic magnifice et religiose maiestati deorum satisfacere me posse, si peregrinos, quotiens cumque in meorum hominum numerum ingressi sint, in religiones deorum inducam. Do igitur omnibus peregrinis, qui in orbe terrarum sunt, civitatem Romanorum. Praeterea hoc edictum augebit maiestatem populi Romanorum L’Imperatore Cesare Marco Aurelio Severo Antonino Augusto PROCLAMA È davvero molto opportuno che, mentre ricerco le cause e le ragioni degli eventi, io renda grazie agli dei immortali che mi hanno salvato da un grandissimo pericolo. Confido, dunque, di poter ripagare nel modo più magnifico e reverente la maestà degli dei, facendo sì che si uniscano a me e alle mie genti nei riti sacri gli stranieri che in qualunque tempo sono entrati nel novero dei miei sudditi. Concedo dunque a tutti gli stranieri, che si trovano in tutto l’Impero, la cittadinanza romana. Grazie a questo editto si accrescerà la grandezza del popolo Romano. Gli apparve chiaro che tutti le genti contribuivano alla grandezza dell’Impero e che pertanto l’Impero era tenuto a sdebitarsi di tanti doni. Ritiratosi nella sua magnifica villa a Baiae si dedicò alla stesura del Codex Hadrianeus e a impostare questa grande, epocale riforma. Completò il primo ma, purtroppo, morì prima di aver potuto rendere definitivo il progetto della cittadinanza. Gli imperatori che gli succedettero tennero sempre in considerazione il progetto adrianeo, ma non seppero o non vollero capovolgere così drasticamente l’ordine sociale che si era sedimentato in tanti secoli. Incredibilmente fu Caracalla, imperatore soldato, a dare corso al progetto del filosofo Adriano: mai due personalità furono così distanti! Ciò che probabilmente spinse Caracalla a procedere fu un misterioso evento che lo mise in grave pericolo. Di questo non si hanno dettagli, e lo stesso Caracalla nell’editto con cui concede la cittadinanza usa toni vaghi e allusivi. Si dovette comunque trattare di una minaccia tanto grave da richiedere l’intervento diretto degli dèi per salvare l’Imperatore. Come ringraziamento Caracalla decise di concedere la cittadinanza a tutti gli abitanti dell’Impero in modo che tutti i popoli si potessero unire a lui alla pari nel celebrare i riti sacri in onore degli dèi. In pratica creò una vasta unione religiosa. Questo fondamentale decreto, la Constitutio Antoniniana, fu emesso nel 1017 aUc e immediatamente applicato, realizzando un regno universale portatore di pace e stabilità sociale per tutti. Da quel momento la storia dell’Impero prese una nuova strada verso una grandezza mai neppure immaginata.
103 V - DE SOCIETATE CLASSI SOCIALI Anticamente la nostra società era suddivisa in due sole grandi classi sociali, entrambe composte da uomini liberi: i patrizi e i plebei. A questa condizione si contrapponeva la massa degli schiavi. Tra i liberi si definì una distinzione tra chi era nato libero (ingenui) e chi invece aveva acquisito la libertà dopo essere stato schiavo (liberti). Queste distinzioni rimangono anche adesso, anche se non determinano ineluttabilmente il destino di un cittadino romano. PATRIZI Questa classe raccoglie le famiglie che possono far risalire la propria ascendenza fino alla mitica età di Romolo. I patres, da cui il titolo “patricius”, erano infatti i capostipiti dei clan che accompagnarono Romolo nei primi anni dalla fondazione di Roma. Sono quindi ormai molto pochi coloro che possono a buon diritto fregiarsi di questo titolo, anche se la classe dei patrizi è stata nei secoli aumentata da nuove famiglie innalzate al rango patrizio da speciali concessioni di vari imperatori. In gran parte si tratta di famiglie molto facoltose e potenti, ma va sottolineato che essere patrizi non è automaticamente sinonimo di ricchezza. Con il passare dei secoli e delle varie vicende che hanno plasmato la storia di Roma alcune famiglie hanno avuto dei rovesci di fortuna. Quindi, benché non sia frequente, esistono casi di famiglie patrizie la cui unica ricchezza è il nome, e sopravvivono con difficoltà. La ricchezza di questa classe è basata essenzialmente sul possesso di terre coltivabili e viene considerato sconveniente occuparsi di attività commerciali e produttive. Poiché l’agricoltura rende meno di un tempo e alcuni settori economici sono più redditizi (per esempio il commercio), i patrizi vedono crescere attorno a sé il potere e l’influenza di persone provenienti dal mondo plebeo e addirittura dalla classe dei liberti, e questo ogni tanto provoca attriti sociali. Anticamente ai patrizi erano riservati enormi privilegi e ricoprivano tutte le cariche più importanti dello Stato. Oggi in questo grande Impero sono altri i criteri per giudicare le qualità di una famiglia o un individuo. Restano solo pochissimi privilegi soprattutto legati alla scelta di alcuni incarichi religiosi o politici. Provengono sempre da famiglie patrizie: ; Il Princeps Senatus. Il senatore più anziano che presiede l’assemblea del Senato. ; Le Vestali. Le sacerdotesse più sacre di Roma preposte alla custodia del fuoco sacro dell’Urbe. ; I Flamini maggiori. I tre sacerdoti di più alta carica, dedicati al culto di Giove, Marte e Quirino. ; Il Rex Sacrorum. Il magistrato che presiede a tutto ciò che riguarda le cose sacre dell’Impero. Anche sua moglie, la regina sacrorum, deve essere patrizia. PLEBEI Di fatto non vi è nulla di negativo nel termine “plebeo”: indica solo una persona non aristocratica. In origine la plebe era composta da pastori e contadini, poi si arricchì di commercianti, artigiani, mercanti. In pratica costituiva la maggior del popolo romano di nascita libera. Per molti secoli le due classi, patrizi e plebei, furono separate e in certi momenti anche in lotta tra loro. Persino il matrimonio misto fu a lungo proibito. Con il passare del tempo i conflitti e l’opposizione sono scomparsi, e gli esponenti della plebe si trovano da secoli in ogni campo della vita dell’Impero. In certi casi, anzi, essere plebei è un vantaggio. A causa dell’ostilità dei patrizi per qualunque attività che non sia la politica e l’amministrazione delle proprie tenute, i plebei occupano gran parte delle attività produttive e commerciali, che ormai fruttano ben più della terra. Sono frequenti i casi di plebei assai più ricchi dei patrizi. Naturalmente il fascino del titolo è grande, e i plebei ambiscono spesso a qualche carica prestigiosa che, se non li include nella nobiltà di sangue, li innalzi ai livelli più alti della società. Molti quindi siedono in Senato, rivestono prestigiosi sacerdozi o fanno parte dell’amministrazione imperiale. Molto frequenti sono anche i matrimoni tra ricche fanciulle plebee e giovani patrizi spiantati. È un accordo che soddisfa tutti: la famiglia plebea si garantisce che i propri discendenti avranno un titolo, la famiglia patrizia recupera un po’ dell’antica potenza economica. SCHIAVI Da tempo immemorabile la forza che muove l’Impero è fornita dagli schiavi. Nei tempi antichi dell’espansione di Roma gli schiavi provenivano in maggior parte dalle popolazioni sottomesse. Per diversi secoli, con l’espandersi dell’Impero, aumentò di pari passo anche il numero degli schiavi. Per questo motivo la schiavitù non dipende dalla provenienza o dal colore della pelle ma è una condizione giuridica, una classe sociale nella quale tuttavia non si è obbligati a restare tutta la vita. Gli schiavi non hanno diritti civili, non sono considerati cittadini romani, sono proprietà del dominus che ha diritto di impiegarli come vuole e, se ne ha desiderio, di venderli. Non essendo cittadini, gli schiavi non possono contrarre legittimo matrimonio e i loro figli sono proprietà del padrone. La condizione di schiavo dipende da quella della madre: se una donna schiava ha un figlio con un uomo libero, il bambino sarà schiavo. Il bambino sarà invece libero se la madre è libera ma il padre è schiavo. Le leggi emesse da molti imperatori attraverso i secoli hanno reso la condizione servile meno pesante rispetto alle origini di Roma. È dunque proibito: ; Punire uno schiavo con eccessiva severità. La domina insoddisfatta della propria pettinatrice, per esempio, non può percuoterla con un ferro da ricci, né il dominus scontento del proprio maniscalco può frustarlo come farebbe con un cavallo.
104 V - DE SOCIETATE ; Abbandonare uno schiavo vecchio o malato. L’Impero punisce il dominus togliendogli la proprietà dello schiavo, che diventa libero. ; Uccidere uno schiavo senza un grave motivo. L’unico caso in cui questo è consentito è nel caso che si sia macchiato dell’assassinio del suo dominus. ; Vendere i figli degli schiavi finché sono bambini. I figli vanno lasciati con le madri fino all’età di 13 anni. ; Costringere uno schiavo a lavori infamanti. Non è consentito avviare schiave o schiavi alla prostituzione né costringerli a macchiarsi di delitti o omicidi. Non esistono lavori “da schiavo”: solitamente, com’è intuibile, gli schiavi svolgono lavori pesanti o sgradevoli e sono fondamentali nell’agricoltura. Ma non è infrequente che per alcuni lavori specialistici (per esempio la realizzazione di edifici monumentali, la costruzione di navi ecc) schiavi lavorino fianco a fianco con uomini liberi, e ricevano un salario per questa attività, anche se inferiore a quello dei lavoranti liberi. Molti schiavi, inoltre, che hanno un’istruzione superiore, svolgono incarichi di grande responsabilità nella burocrazia statale ed è previsto che dopo aver salito i gradini della gerarchia amministrativa ottengano anche la libertà. L’unica professione che uno schiavo non può intraprendere è quella di soldato, perché noi crediamo che solo a un cittadino libero spetti l’onore e l’onere di versare sangue per la patria. Per questo, quando si verificano circostanze eccezionali che richiedono di aumentare in fretta i ranghi dell’esercito, l’Impero libera per decreto numerosi schiavi perché possano impugnare le armi da liberi cittadini. In tempi meno turbolenti, comunque, nell’esercito sono affidati a schiavi molti ruoli “di appoggio”. Ormai le guerre di conquista sono pochissime, e l’Impero preferisce concentrarsi nel consolidamento dei propri confini e nell’aumento della ricchezza. Pertanto pochi schiavi provengono da regioni e paesi stranieri. La maggior parte nasce da altri schiavi che già vivono nell’Impero, e poiché sono perfettamente integrati nel nostro sistema sociale sono incentivati a guadagnarsi la libertà. Sanno infatti che i loro figli avranno gli stessi diritti di qualunque cittadino romano. Per questi motivi la quantità di schiavi nell’Impero diminuisce costantemente, il che ha due immediate conseguenze: la prima è che il prezzo degli schiavi è più alto adesso che secoli fa e questo induce anche i padroni a trattarli con maggiore cura, essendo beni preziosi; la seconda è che nei settori in cui la manodopera servile diminuisce si stanno studiando soluzioni per sostituire la forza lavoro degli schiavi con quelle di alcune moderne macchine. Uno schiavo si trova certamente al più basso gradino della nostra società, ma è una scala che si può risalire. Uno schiavo liberato, infatti, diventa un cittadino romano. E anche se lui stesso non può ricoprire cariche pubbliche, i suoi figli hanno gli stessi diritti di tutti i nati liberi e, con un po’ di fortuna, potrebbero anche diventare senatori o consoli. LIBERTI Poiché la schiavitù è una condizione non permanente, molti di coloro che sono nati schiavi concludono la propria vita come liberti, schiavi liberati. Liberare i propri schiavi dopo molti anni di onorato servizio è una pratica frequente in tutte le case romane. Anzi, in quasi tutti i testamenti si inserisce una clausola che prevede di liberare gli schiavi alla morte del pater familias, il capo della famiglia. Altri vengono anche liberati per particolari meriti professionali, come medici, amanuensi, architetti et cetera. Tanto frequenti sono le manomissioni che è stata imposta una tassa fissa su tutte queste operazioni, la “vigesima”, pari appunto a un ventesimo del valore dello schiavo che si vuole affrancare. L’aurum vigesimarum, cioè l’introito che deriva da questa tassa, è una delle fonti principali di ricchezza per il tesoro statale, l’aerarium. Gli stessi schiavi possono riscattare la propria libertà, se riescono a mettere da parte abbastanza denaro. Le leggi infatti consentono a uno schiavo di guadagnare il proprio peculium, un gruzzoletto proprio, se esercita una professione, e il padrone non ha diritto di impossessarsene. La manumissio (liberazione) di uno schiavo può avvenire in vari modi: ; Manumissio censu (liberazione con inscrizione nelle liste del censo). Il dominus comunica ai censori che un certo individuo della sua casa non è più schiavo e deve essere iscritto come cittadino nelle liste del censo. ; Manumissio testamento (liberazione per testamento). La più frequente, prevede che il dominus inserisca il desiderio di liberare uno o più schiavi alla sua morte. È anche possibile con lo stesso testamento liberare uno schiavo e eleggerlo erede di tutti o parte dei beni. ; Manumissio inter amicos (liberazione davanti ad amici). La più veloce e informale, prevede che il dominus dichiari davanti ai suoi amici la sua intenzione di liberare uno schiavo. Simile a questa è la manumissio ad mensam, che avviene davanti agli invitati di un banchetto. ; Manumissio per epistulam (liberazione mediante una lettera). La più difficoltosa perché a volte suscita sospetti di contraffazione. L’intenzione a manomettere lo schiavo viene espressa in un documento scritto che, benché firmato e sigillato, suscita sempre il dubbio che possa essere stato falsificato. Una volta liberato lo schiavo viene definito libertus e il suo precedente dominus diventa il suo patronus. Il liberto prende il nome del suo patrono, aggiungendo il proprio nome di nascita come terzo elemento del nome completo (vedere pag. 111). Il rapporto tra i due resta sempre molto stretto, e il liberto mantiene una serie di obblighi che lo legano a vita al patronus: è tenuto ad assisterlo economicamente se dovesse avere problemi di denaro, a difenderlo se accusato in giudizio e a rivolgergli sempre una grande deferenza. Per questo motivo, per esempio, numerosi sono i liberti nell’amministrazione dello Stato: molti sono ex schiavi appartenuti allo stesso Imperatore che in quanto patrono sa di poter contare sulla loro assoluta fedeltà nella trattazione degli affari di governo.
105 V - DE SOCIETATE CLASSI DI CENSO Le classi che hanno più importanza nel nostro Impero sono quelle basate sulla ricchezza, e su queste si basa l’accesso alle cariche politiche e militari. Poiché la ricchezza è uno stato variabile e può rapidamente cambiare, ne consegue che tutti i cittadini dell’Impero hanno la possibilità di accedere a ogni incarico e onore, a prescindere dalla condizione di nascita. ORDO SENATUS (ORDINE SENATORIALE) La classe senatoriale raccoglie i cittadini più ricchi dell’Impero. Per esservi iscritti è necessario possedere almeno un milione di sesterzi. Oltre al censo, sono necessari altri requisiti: ; Nascita libera. I liberti (schiavi liberati) non possono accedere a questa classe ma i loro figli sì. ; Onorabilità. Chi svolge una professione infamante (sfruttatore di prostitute, proprietario di una schola gladiatoria) non può accedere alla classe senatoriale. ; Condizione sociale elevata. Neppure le fasce più basse della società possono aspirare a questa classe, anche se hanno un livello economico sufficiente. È necessario poter dimostrare di aver avuto incarichi elevati. I membri dell’ordine senatorio solitamente si impegnano in una carriera politica il cui massimo grado è il consolato (vedere cursus honorum a pag. 50). Solo a loro, inoltre, è consentito entrare tra i privilegiati trecento membri del Senato, la più importante assemblea politica dell’Impero. Ogni cinque anni i magistrati censori esaminano la posizione di tutti i cittadini e, se le condizioni per appartenere alla classe senatoriale non sussistono più, i membri in difetto vengono rimossi. L’ordine senatorio è storicamente piuttosto conservatore e a volte si schiera più o meno apertamente in opposizione a imperatori troppo innovativi o “popolari”. Questo atteggiamento si ritrova anche in coloro che accedono all’ordine per la prima volta: entrare in Senato vuol dire raggiungere il vertice della scala sociale, quindi anche i nuovi arrivati si adeguano subito al clima di superiorità tipico dei suoi esponenti. I membri dell’ordine sono riconoscibili da alcuni elementi esteriori: ; Laticlavius. Una larga striscia color porpora orna davanti e sulla schiena la tunica dei senatori, scendendo dal collo fino all’orlo. ; Toga praetexta. La toga dei senatori è orlata da un bordo color porpora, mentre il comune cittadino romano indossa una toga interamente bianca. ; Anulus aureus. Un anello d’oro alla mano sinistra. ; Calceus mulleus. Una particolare calzatura alta di pelle rossa fermata da una fibbia d’avorio a forma di luna. Negli edifici da spettacolo i senatori hanno diritto a sedere nel settore più vicino alla scena, su comode sedie imbottite di cuscini anzichè sulle gradinate. ORDO EQUESTRIS (ORDINE EQUESTRE) Anche in questo ordine si entra per censo: è necessario possedere almeno 400.000 sesterzi. Un tempo essere un eques, un “cavaliere”, significava letteralmente possedere un cavallo e poterlo impiegare in guerra. Da molto tempo questo significato si è perduto e il nome identifica solo un ordine di censo. In generale è consentita l’iscrizione all’ordine equestre a chiunque abbia la giusta rendita e una onorata reputazione, senza altri requisiti. È comunque necessaria l’approvazione imperiale, che però spesso è una pura formalità. L’ordine è aperto a patrizi, plebei e liberti. SENATORI
106 V - DE SOCIETATE Anche i cavalieri, come i senatori, ogni cinque anni vengono sottoposti all’esame dei censori e rimossi dalla carica se trovati non più in possesso di tutti i requisiti. Poiché non è obbligatorio appartenere a una classe sociale elevata o a un’antica famiglia, in questo gruppo si trovano anche commercianti e mercanti di recente fortuna, esperti medici che devono la ricchezza all’abilità con cui svolgono la loro professione, costruttori edili, proprietari di piccole e medie officine e manifatture. Tra i cavalieri possono entrare anche i liberti che si sono meritati la libertà per la loro intelligenza e capacità. Insomma, è la classe più vivace e ambiziosa dell’Impero e spesso ha avuto una relazione speciale con gli imperatori. Il Senato, infatti, qualche volta assume un atteggiamento di opposizione nei confronti dell’imperatore, rimproverandogli di sottrarre potere alle storiche magistrature romane (in realtà intendendo solo il Senato!) e lamentando l’abbandono di antiche tradizioni. Gli Equites, che in passato non avevano molta influenza o potere e non rivestivano cariche importanti, non hanno alcun interesse a tornare alle antiche tradizioni: anzi, la presente posizione di onore è merito delle concessioni fatte dagli imperatori attraverso i secoli. Ancora oggi gli imperatori riservano ai cavalieri alcune cariche di importanza strategica che preferiscono affidare a uomini di fiducia, e cioè i livelli medio-alti dell’amministrazione civile dell’Impero e alcune prefetture. Diventare prefetto è considerato il “fastigium equestre”, il culmine della carriera equestre. Anche gli equites sono riconoscibili da alcuni dettagli nell’abbigliamento: ; Angusticlavius. Due strisce sottili di porpora scendono dalle spalle all’orlo della tunica, sia davanti che dietro. La toga è bianca. ; Anulus aureus. Anche gli Equites hanno il diritto di indossare l’anello d’oro alla mano sinistra. Negli spettacoli pubblici gli Equites siedono nei primi quattordici gradini subito alle spalle dei senatori. ALTRI ORDINI DI CENSO Al di sotto degli Equites ci sono altri quattro ordini di censo, che servono però solo per organizzare le liste dei cittadini e imporre la giusta tassazione. Non danno cioè accesso a particolari magistrature o incarichi civili o militari, anche se sono un utile riferimento per comprendere il livello sociale di una certa persona. In queste liste di censo sono iscritte anche le donne se sono titolari di attività in proprio poiché in questo caso sono sottoposte a tassazione come il resto dei cittadini. CLASSI DI CENSO Classi Proprietà Livello sociale Classe I 1.000.000 sesterzi classe senatoria Classe II 400.000 sesterzi classe equestre Classe III 100.000 - 400.000 sesterzi alti burocrati/liberti imperiali/imprenditori Classe IV 50.000 - 100.000 sesterzi medi burocrati/liberti/commercianti/mercanti Classe V 25.000 - 50.000 sesterzi piccoli burocrati/coltivatori/artigiani/commercianti Classe VI 10.000-25.000 sesterzi piccoli coltivatori/artigiani/commercianti Capite censi (proletarii) da 0 a 10.000 sesterzi plebe urbana, operai, contadini
107 V - DE SOCIETATE LA FAMIGLIA La base della nostra società è la famiglia. Qui si forma il cittadino romano e gli vengono impartiti gli insegnamenti fondamentali: l’amore per l’Impero e il timore degli dèi. LA GENS Al di sopra della famiglia formata da due sposi con i propri figli c’è la gens, formata da molte famiglie che discendono da un unico antenato. Una simile struttura familiare esiste anche presso le genti celtiche, che la chiamano “clan”. Il nome della gens viene portato da tutti gli individui provenienti da quel ceppo principale, e i vari gruppi familiari vengono distinti da uno specifico nome familiare. La gens Cornelia, per esempio, comprende le famiglie dei Gracchi, degli Scipioni, dei Balbi, dei Taciti, dei Verre, dei Silla, solo per nominare le più note. Essere in grado di rintracciare la linea dei propri antenati e poter dimostrare che tra essi ci furono personaggi illustri è molto importante per il prestigio sociale delle gentes. Vengono quindi spesso incaricati studiosi e addirittura poeti per redigere e illustrare l’albero genealogico e renderlo pubblico con poemi e opere letterarie. A seconda dell’antichità della stirpe le gentes si dividono in: ; Gentes majores. Sono circa un centinaio, tutte patrizie, e possono rintracciare le proprie origini fino all’epoca di Romolo, per sempio le gentes Aemilia, Claudia, Cornelia, Curtia, Fabia, Julia, Valeria et cetera. ; Gentes minores. Anche in questo gruppo si possono trovare gentes molto antiche ma di origine successiva ai compagni di Romolo. La gran parte fu istituita dal re Tarquinio Prisco per crearsi un sostegno politico. Sono quindi antiche ma non appartengono al gruppo dei patrizi. Altre sono di più nuova origine, ma sono comunque in grado di documentare in modo dettagliato la propria linea di discendenza. I legami tra le varie famiglie che discendono da una stessa gens sono molto stretti e tutte di solito condividono opinioni politiche e aspirazioni. Tuttavia proprio all’interno delle gentes si scatenano a volte dissidi interni dovuti a questioni di eredità e primato sociale. LA FAMILIA Una famiglia romana non comprende soltanto persone legate tra loro dal comune sangue, ma è in effetti un complesso di beni e individui che fa capo al pater familias, il capo famiglia. Da tempo immemorabile la parola “familia” comprende anche gli schiavi di proprietà del pater familias: quelli che risiedono nella casa cittadina sono definiti “familia urbana”; quelli che lavorano nelle ville di campagna sono definiti “familia rustica”. La struttura della famiglia è complessa, poiché comprende più generazioni di consanguinei che vivono sotto lo stesso tetto, legati per discendenza maschile. Le figlie con il matrimonio entrano in un’altra familia, anche se mantengono legami strettissimi con la familia di origine, dove possono anche rientrare se il matrimonio si dissolve. Ã IL PATER FAMILIAS Il capo famiglia è di solito l’uomo più anziano di un gruppo familiare, di cui sono discendenti o consanguinei diretti tutti coloro che vivono sotto lo stesso tetto, cioè i suoi figli ma anche i rispettivi nuclei familiari. Alla morte del pater familias il ruolo passa al maggiore dei suoi figli, anche se questo è un bambino. Il pater familias esercita un grande potere di controllo, la patria potestas, non solo sui consanguinei e sui propri schiavi, ma anche sui parenti per via di adozione, sui clientes e i liberti. Anticamente nella patria potestas rientrava anche il potere di vita e di morte su tutti i familiari: il pater poteva mettere a morte figli, moglie e schiavi senza che nessuno avesse diritto di interferire o di appurare se l’atto era giustificato o arbitrario. Nella moderna società, tuttavia, le cose sono molto cambiate. Fu l’imperatore Adriano a stabilire che un padre che uccide un figlio venisse privato della cittadinanza romana, gli fossero confiscate tutte le proprietà e fosse mandato in esilio perpetuo. Da questo provvedimento in poi la società si conformò a una maggiore pietas. Il pater familias è anche il sacerdote della sua famiglia. Spetta a lui onorare gli altari degli dèi familiari, collocati con tutti gli onori nell’atrio della domus: ; I Penates. Spiriti degli antenati, protettori dei discendenti e delle loro famiglie. Spesso più famiglie discendenti da una gens condividono gli stessi Penati ancestrali. Poiché l’Impero è considerato una grande famiglia, esistono anche i Penates publici, protettori dello stato, la cui edicola è sul colle Palatino. I Penates vengono rappresentati seduti, avvolti in vesti solenni. ; I Lares. Divinità protettrici della casa ma anche di ciò che a essa appartiene, come i campi, il bestiame, i confini. Sono rappresentati come dei giovinetti danzanti, con corone di fiori sulla testa e una cornucopia nelle mani. I Lares sono considerati membri della famiglia e hanno un posto riservato a tavola nei banchetti. Nelle domus nobiliari il lararium, l’altare dei Lares, è collocato nell’atrio, in bella vista. Nelle case più umili, magari composte da una sola stanza, è presente anche soltanto un’edicoletta di terracotta appesa accanto alla porta d’ingresso. ; Il Genius del pater familias. Essenza magica e spirituale di ogni individuo, il genius del pater familias è il protettore della sua anima e ne conserva l’esistenza. Viene rappresentato come un giovane con le ali. La festa del Genius cade nel dies natalis del pater familias, e viene celebrata solennemente. Il pater familias, inoltre, guida le cerimonie prescritte per le varie festività durante l’anno e controlla che la casa sia protetta da influssi negativi, assicurandosi che sia sempre sotto il favore degli dèi.
108 V - DE SOCIETATE § L’ESORCISMO CONTRO I LEMURI I giorni 3, 11 e 13 maggio sono consacrati ai Lemures, gli spiriti dei defunti. Sono giorni rischiosi perché gli spiriti insoddisfatti si possono aggirare tra i vivi, turbandoli o addirittura possedendoli. Per scongiurare questo rischio ogni pater familias, come sacerdote della sua famiglia, compie degli speciali esorcismi di protezione per la sua casa, mirati a calmare gli spiriti dei familiari. Alla mezzanotte di ciascuno di questi giorni il pater familias percorre l’atrio della sua casa e getta dietro la spalla destra nove fave nere, pronunciando queste parole: Haec ego mitto; his redimo meque meosque fabis (Io vi mando queste; con queste fave io riscatto me e i miei). La famiglia quindi percuote con grande fracasso dei vasi di bronzo gridando nove volte: Mane exite paterni! (“Andate via o spiriti dei nostri antenati!”). Qualora questo esorcismo non venga eseguito c’è la possibilità (1-2 su 1d3) che la casa sia tormentata dagli spiriti degli antenati che infastidiscono i familiari ma anche gli eventuali ospiti, con effetti secondo la seguente tabella. Gli effetti svaniscono se si abbandona la casa. Tiro su 1d8 Effetti 1 Si è tormentati da una continua sensazione di freddo che non si dissipa neppure davanti a un fuoco acceso. 2 Si ode ovunque un suono di lamento, come la voce di una persona anziana tormentata da dolori reumatici. 3 Si diventa intolleranti a qualunque cibo molto condito, con nausea e leggera diarrea. 4 Ogni persona diventa un tantino sorda e le conversazioni con più di tre persone assieme diventano difficili e molto stancanti. 5 Si provano forti dolori articolari che rendono difficile piegarsi sulle gambe, salire le scale o sollevare qualcosa. 6 Si perde facilmente la concentrazione ed è difficile seguire discorsi o conversazioni o leggere testi complessi. 7 Ogni volta che si dorme si hanno sogni relativi agli antenati della famiglia che però non hanno alcuna utilità per la divinazione. 8 È impossibile eseguire la divinazione di qualunque tipo. Qualunque rituale si esegua fornisce come unico responso una Retrocognizione che svela solo episodi imbarazzanti dei membri della famiglia. Ã LA MATER FAMILIAS Come legittima sposa del pater familias il ruolo della mater nell’ambito della famiglia è quello di una regina. Benché giuridicamente non abbia tutto il potere che ha il pater è indubbio che nulla si muove all’interno di una casa se lei non ne ha dato ordine. Nelle case molto abbienti la mater familias può avere il controllo di molte decine di schiavi e collaboratori, anche centinaia se risiede in una villa rustica dedicata alla produzione agricola. Non è infrequente che sia lei a occuparsi della gestione economica della casa, discutendone direttamente con il segretario del pater familias, poiché gli uomini di casa sono occupati con la carriera politica o militare. Tradizionalmente alla mater familias, o matrona, spetta l’onore e l’onere di generare figli legittimi alla familia e all’Impero. Lo stato riconosce questo ruolo fondamentale e garantisce molti diritti a ogni donna che abbia partorito tre figli, tra cui quello di essere esentata dalla tutela mulierum, cioè dal controllo dei parenti maschi. La mater esercita la custodia sui figli e le viene affidata la tutela legale nel caso il marito sia considerato indegno. La mater familias è, come il pater, la sacerdotessa della sua casa. In particolare alla mater spetta l’incarico di iniziare le figlie al culto misterico di Bona Dea e di celebrarne i riti segreti con tutte le donne di casa, schiave comprese. Di questa antichissima dea nessuno conosce il nome, e viene chiamata solo con l’appellativo di “dea buona”. In realtà le donne conoscono benissimo questo nome, ma da secoli celebrano i riti della dea in riunioni solo femminili da cui ogni maschio è escluso. Questi riti contribuiscono alla stabilità e alla sicurezza dell’Impero, e nessuno osa turbare la pace della dea e il segreto delle sue seguaci: la pena inflitta dall’Impero ai trasgressori è l’accecamento; quella inflitta dalla Bona Dea è ben peggiore.
109 V - DE SOCIETATE § I MISTERI DELLA BONA DEA I riti della Bona Dea si svolgono due volte l’anno, il primo giorno di maggio e ai primi di dicembre. Per celebrare il rito la casa deve essere libera dai maschi di ogni specie, neppure gli animali di questo sesso sono ammessi. Si organizzano quindi sacrifici e un banchetto a cui la mater invita le amiche più care, le figlie e tutte le schiave. La casa viene ornata di ghirlande di fiori rossi o di nastri rossi a seconda della stagione, posti anche sulla porta d’ingresso a segnalare la presenza del rito. Profanare o anche solo interrompere i riti della Bona Dea porta sventura terribile. Qualunque persona di sesso maschile si introduca volontariamente in una casa in cui si stanno tenendo i riti sarà colpita da una Maledizione che in aggiunta determina la perdita di 1 punto di Vigor e 1 Punto Vita: la maledizione potrà essere sanata, e i valori ripristinati, consultando le Vestali e seguendo le loro istruzioni per l’espiazione. Chi cerchi di spiare i riti per conoscerne i dettagli sarà colpito da una maledizione più violenta, con la perdita di 2 punti di Vigor, 2 Punti Vita e gli effetti della tabella seguente. Se si ottiene la rimozione della maledizione si recupera solo 1 punto di Vigor. Gli effetti della tabella sono permanenti. Tiro su 1d8 Effetti 1 I capelli diventano tutti bianchi. 2 La pelle avvizzisce come quella di un vecchio. 3 Un forte dolore al basso ventre, che passa dopo qualche ora. Il personaggio diventa sterile. 4 La pelle diventa più sottile e si ferisce con maggiore facilità (-1 Punto Vita aggiuntivo). 5 Ogni notte il personaggio ha incubi orribili in cui si sente divorare da un serpente (se è ferito, recupera la metà dei Punti Vita normalmente concessi). 6 Se il personaggio tocca una verdura o un frutto questo marcisce in pochi attimi. 7 Se il personaggio tocca del vino (anche solo con le labbra) questo inacidisce. 8 Il personaggio perde il senso del gusto e tutti i cibi sembreranno insapori. Ã I FIGLI I figli che nascono all’interno del matrimonio vengono definiti “filii familias” e sono soggetti alla potestas del pater familias. Appena nasce il bambino viene deposto a terra ai piedi del padre: se egli lo solleva e lo porta con sé compiendo tre giri nell’atrio casalingo il bambino è riconosciuto come legittimo e accettato dalla famiglia. Subito il pater lo affida agli dèi familiari perché lo proteggano. Per ulteriore protezione i bambini portano degli speciali amuleti dalla nascita fino alla maggiore età: ; La bulla. I maschi, in qualche caso anche le femmine (soprattutto nella famiglie patrizie), portano al collo uno speciale ciondolo rotondo e cavo al cui interno sono nascosti amuleti e erbe propizie, che ogni famiglia personalizza a modo suo. La bulla è d’oro nelle famiglie patrizie, di piombo dorato nelle famiglie meno abbienti e di cuoio o stoffa tra il popolo. Viene tolta non appena il fanciullo compie i 16 anni e conservata con attenzione, poiché è comunque un amuleto potente. A volte viene indossata anche da adulti in caso sia necessaria una speciale protezione da forze malefiche. ; La lunula. È un ciondolo a forma di crescente lunare che le bambine portano al collo fino al giorno del matrimonio. Anche in questo caso le classi abbienti regalano alle proprie figlie delle lunulae di materiali preziosi, mentre tra il popolo sono solitamente di terracotta. Le lunulae più tradizionali sono decorate all’etrusca con la tecnica della granulazione; più moderne sono quelle decorate con la tecnica germanica dello smalto colorato, ora di gran moda. Spesso le lunulae sono inserite in una collana ornata da pietre protettive, come il corallo, che ne rafforzano il potere difensivo. Maschi e femmine durante l’infanzia indossano la toga praetexta, con i bordi ornati da strisce porpora o rosse simile a quella dei senatori. Le femmine la tolgono quando si sposano e i maschi a 16 anni, quando diventano ufficialmente cittadini e vestono la toga bianca del cittadino romano. I figli sono soggetti alla patria potestas anche da adulti, finché rimane in vita il pater familias. Questo provoca molte frizioni nella vita familiare: un uomo adulto, magari con un’alta carica nell’esercito o con una buona posizione politica, non è libero di fare testamento o di vendere una proprietà senza il permesso del pater.
110 V - DE SOCIETATE Per espresso decreto imperiale del divino Adriano la situazione è stata alleggerita per i militari di carriera, che possono disporre liberamente di ciò che hanno guadagnato sotto le armi, il peculium castrense, senza renderne conto al pater. Il grande Costantino, inoltre, ha esteso questo privilegio anche ai beni acquisiti durante lo svolgimento delle carriere burocratiche statali. Ã L’ADOZIONE A una famiglia si può appartenere a pieno diritto anche se non si è nati dallo stesso sangue, entrandovi attraverso l’istituto dell’adozione. Questo costume, oggi molto diffuso, è stato introdotto dagli imperatori che hanno scelto i propri successori all’esterno della famiglia imperiale, adottandoli e rendendoli eredi legittimi. Per adottare un adulto che non sia sotto la patria potestas è necessario solo il suo consenso. Se la persona da adottare è ancora sotto la tutela del pater familias deve essere ufficialmente “liberato” dal pater. Una volta entrato nella nuova famiglia l’adottato assume il nome dell’adottante, aggiungendo il suo nome di nascita come ultimo elemento del nome, con il suffisso -anus. Così fece il divino Augusto: nato nella famiglia degli Ottavi con il nome di Caius Octavius, una volta adottato dal grande Cesare assunse il nome Caius Iulius Caesar Octavianus. Ã IL MATRIMONIO Il nostro diritto riconosce diverse forme di matrimonio che danno origine a unioni più o meno rigide. ; Confarreatio. Gli sposi dividono una focaccia di farro (da cui il nome del rito), impastata con la farina macinata dalle Vestali. È un rito sacro officiato davanti al Flamen Dialis, il sacerdote maggiore di Giove. Anticamente era il matrimonio dei patrizi, che ancora oggi lo preferiscono. Questa unione non può essere spezzata se non per motivi molto gravi. ; Coemptio. Un rito civile, quasi un contratto mercantile, in cui lo sposo “compra” la moglie dal padre di lei. Utilizzato in principio solo dai plebei, è ora molto popolare perché il legame si scioglie facilmente come una qualsiasi transazione commerciale. ; Usus. Se un uomo e una donna vivono assieme per almeno un anno consecutivamente il legame si considera stabile e ha valore di matrimonio. Questo tipo di unione è molto popolare tra le donne moderne e indipendenti poiché se la sposa si assenta dalla casa comune per tre notti nell’arco di un anno il legame non si stringe definitivamente, lasciando così alla donna la sua indipendenza e l’intero controllo delle sue proprietà. Nei primi due tipi di matrimonio il vincolo per la sposa può essere più o meno stretto, a seconda se la tutela su di lei (manus) passi dal padre al marito oppure no. § L’AMULETO DEI FANCIULLI La bulla o la lunula offrono una difesa nei confronti di maledizioni indirizzate contro i bambini. Simile vantaggio si avrà se, quando si tenta di rimuovere la maledizione, la vittima indossa il proprio amuleto. Poiché bulla e lunula sono oggetti molto personali, indossare l’amuleto di qualcun altro non offre alcuna protezione.
111 V - DE SOCIETATE Si possono quindi avere matrimoni: ; Cum manu. Il pater familias cede completamente i suoi diritti di tutela al marito della donna. Questa entra nella familia del marito e si interrompono i legami giuridici con quella di origine. Il marito ha diritto di controllo su tutte le azioni della donna e sulle sue proprietà. La dote che la donna ha portato nel matrimonio entra nei beni della nuova famiglia e, in caso di divorzio, non le verrà restituita. ; Sine manu. Il pater familias della donna non cede la tutela quindi la donna, benché abiti in casa del marito e sia legalmente sposata, resta parte della famiglia di origine. Teoricamente quindi sarebbe soggetta al controllo del padre, ma ovviamente la lontananza fa sì che nessun controllo sia imposto alla sua vita, né dal padre né dal marito. L’unico vero vincolo, quindi, è l’affetto coniugale. La donna resta in possesso della propria dote, può lasciarla in eredità ai suoi figli escludendo il marito e, in caso di divorzio, deve riaverla integralmente indietro. Una donna solitamente si sposa in giovane età, intorno ai 15 anni, mentre gli uomini quando hanno già consolidato la propria carriera politica, quindi tra i 25 e i 30 anni. Il matrimonio inizialmente è deciso dai genitori ed è parte di strategie che mirano a creare legami e alleanze politiche mediante legami matrimoniali. Di solito questi matrimoni precoci non durano molto, e nessuno si scandalizza troppo se uno dei coniugi chiede il divorzio. Segue a quel punto un secondo matrimonio, questa volta deciso in libertà dall’uomo o dalla donna e basato su ambizioni di ascesa sociale o consolidamento di potere e ricchezza. Anche questo matrimonio spesso si conclude poiché basato su premesse che possono essere temporanee. Si dice quindi che il numero perfetto per i matrimoni è il tre: la prima volta ci si sposa per dovere; la seconda per calcolo; la terza, finalmente, per amore. La stagione preferita per i matrimoni è solitamente l’estate, e il mese ideale è giugno. Maggio è considerato nefasto, mentre luglio e agosto sono troppo caldi nelle regioni mediterranee. Non ci si sposa mai nelle Kalendae e nelle Idi e comunque prima di scegliere il giorno delle nozze si consultano i sacerdoti per determinare quale sia il giorno più propizio e evitare quelli nefasti. Le fanciulle al primo matrimonio depongono gli abiti dell’infanzia sull’altare della Fortuna Virginalis e indossano per la prima volta un abito da matrona. L’abito per la cerimonia nuziale è solitamente giallo, sul quale ogni sposa indossa il flammeus, il velo arancione acceso che nel colore ricorda il fuoco sacro. Il rito può essere più o meno lungo, ma si conclude sempre unendo le destre dei due sposi. Questi pronunciano quindi la frase rituale. La sposa dice: Ubi tu Gaius, ego Gaia, “ovunque sarai tu, marito mio, ci sarò anche io”. E il marito ricambia con la stessa frase Ubi tu Gaia, ego Gaius. La giornata di festa è conclusa da un ricco banchetto che prosegue fino al cuore della notte, mentre gli sposi si ritirano nella camera coniugale. IL NOME DEL CITTADINO ROMANO L’impero è tanto vasto che vi sono diversi usi e costumi che riguardano il nome proprio di una persona. Esiste però una tradizione consolidata che, partendo dalla penisola italica, si è diffusa in tutto l’Orbe. Ã I “TRIA NOMINA” I cittadini romani si riconoscono dalla struttura particolare del loro nome che è composto da tre elementi fissi, i “tria nomina”: praenomen, nomen e cognomen. ; Praenomen. È il nome personale dell’individuo, che gli viene attribuito nove giorni dopo la nascita: Caius, Gnaeus, Aulus et cetera. Raramente viene utilizzato al di fuori della famiglia e di norma viene abbreviato nei documenti ufficiali. Le donne di solito non usano il praenomen. ; Nomen. È il nome della gens, ed è pertanto anche definito “gentilicium”: Aelius, Claudius, Iulius, Livius, Severus, Valerius, et cetera. È attribuito a tutti i figli, maschi e femmine. Non viene mai abbreviato poiché è fondamentale per comprendere a quale gruppo familiare appartenga un individuo. Poiché è possibile che un padre e un figlio abbiano sia lo stesso praenomen che lo stesso nomen, per distinguerli si usa il terzo elemento della formula onomastica, il cognomen. ; Cognomen. Un tempo era il “soprannome” personale di un individuo, e infatti spesso deriva da una caratteristica fisica (Barbatus, Crassus) o del carattere (Pius) oppure ancora dell’attività svolta (Salinator, Pictor). Alcuni derivano da gesta militari e eroiche, nel qual caso sono detti cognomina ex virtute. Per esempio Publius Cornelius Scipio, il generale che sconfisse Annibale, ebbe il cognomen di Africanus dopo quella memorabile impresa. Molti cognomina con il tempo sono diventati ereditari e sono diventati parte ufficiale del nome di una famiglia. E quindi ogni nuovo individuo deve procurarsi un nuovo cognomen! Nelle regioni di lingua greca si è soliti utilizzare il nome di nascita greco come cognomen. Come praenome e nomen spesso viene scelto quello del patrono (si veda più avanti) o quello del governatore della provincia, oppure quello di qualche grande benefattore, per esempio il costruttore di un acquedotto, di un edificio di pubblica utilità et cetera. Nella regione di Byzantium si sta attestando l’uso di attribuire a ogni cittadino solo due nomi, praenomen e cognomen, per esempio Mikael Dukas, Anna Melixena, Nikephorus Briennius.
112 V - DE SOCIETATE Ã IL NOME DELLE DONNE La questione che riguarda il nome delle donne è delicata, e non si dovrebbe discutere in uno scritto che avrà pubblica diffusione. Per tradizione antichissima nata ai tempi di Romolo il nome personale di una donna, il praenomen, è segreto e non deve essere divulgato al di fuori della famiglia. Pubblicamente le donne sono identificate solo dal nomen familiare: qualunque donna nata all’interno della famiglia Claudia, dunque, si chiamerà solo Claudia. Poiché in una famiglia ci possono essere varie sorelle, per distinguerle si usa aggiungere dopo il nomen un elemento personale, spesso il nome della famiglia materna o un soprannome. Per esempio, se nella famiglia Claudia ci sono due sorelle la più vecchia può essere identificata come Claudia Maior e la più giovane come Claudia Minor; se le sorelle sono tre possono essere denominate Claudia Prima, Secunda, Tertia, e così via. È anche possibile che una delle sorelle utilizzi il nome materno con un diminutivo, perciò se la madre si chiama Livia una figlia può chiamarsi Claudia Livilla. Le altre possono avere altri nomi derivati dal padre o da altri avi: nel caso il padre si chiami Caio Claudio Druso e il nonno Caio Claudio Pulcher possono chiamarsi Claudia Drusilla o Claudia Pulchra. Inoltre, ormai sempre più donne hanno un proprio cognomen, che come per gli uomini può derivare da una caratteristica personale (Pia, Dulcia) o dall’attività che esercitano (Pictrix, Furnaria). Di norma quindi le donne non hanno i tria nomina ma pubblicamente portano solo due nomi, nomen e cognomen. Il nome di nascita resta così un segreto ben custodito all’interno della famiglia. Il motivo di tale segretezza è noto solo alle donne stesse, e non sarà certo svelato in questa sede. Si può solo accennare che questo segreto è collegato alla sorellanza che lega tutte le donne romane nel nome della Bona Dea. Ã IL NOME DI SCHIAVI E LIBERTI Gli schiavi ovviamente hanno un nome solo, quello di nascita. Quando però vengono liberati e diventano cittadini a tutti gli effetti hanno diritto a un nome completo di tutti e tre gli elementi tradizionali. Prendono quindi praenomen e nomen del padrone che li ha liberati, il loro patrono, e vi aggiungono il proprio nome di nascita come cognomen. Quindi uno schiavo germanico che si chiami Ansigar e che venga liberato da Quintus Caecilius Metellus diventerà il liberto Quintus Caecilius Ansigar o, latinizzando il suo nome, Anscarius. PATRONI E CLIENTES Tra le basi della nostra società c’è anche l’istituto della clientela, che contribuisce a intrecciare legami che irrobustiscono il tessuto della nazione. Questo legame si stabilisce tra un patronus, persona potente e influente, e un cliens, persona di livello e mezzi inferiori. Non è un legame ufficiale, non si stringe con la firma di documenti o sacri giuramenti, né si forma solo tra un patrizio potente e un umile plebeo. Chiunque può essere il patrono o il cliente di qualcun altro. Solo l’Imperatore non ha bisogno di protettori, se non l’alto Giove. Ciononostante il legame tra patroni e clienti è fortissimo per entrambe le parti, e chiunque lo spezzi ne paga amare conseguenze in termini di reputazione e onorabilità. IL PATRONUS Chiunque può essere un patrono, purché abbia due caratteristiche di base: una grande ricchezza, poiché è previsto che un bravo patrono sia generoso, e una notevole influenza nell’ambito sociale, politico o militare. Non ci sarebbe ragione per stringere un legame di fedeltà e di una certa sottomissione con una persona incapace di soccorrere e aiutare. Il patrono si impegna infatti a proteggere i suoi clienti e a assicurare a tutti la sua assistenza nelle difficoltà economiche o giuridiche o nella vita di tutti i giorni, anche quando i suoi assistiti sono molti. Non è infrequente che gli uomini politici più importanti abbiano anche alcune migliaia di clienti. Questo tra l’altro è il motivo per cui molti uomini di potere hanno una casa di enorme ampiezza: tutti i clienti devono avere accesso libero alla casa del proprio patrono quando, la mattina, si recano a porgere la salutatio matutina, il saluto del mattino. In alcune case di potenti uomini politici possono essere accolti simultaneamente un migliaio di clienti. Alcuni grandi generali sono diventati patroni di intere popolazioni, da loro liberate dalla dominazione di barbari e re crudeli. Ovviamente in questi casi limite i rapporti tra patrono e clienti si svolgono in maniera un po’ diversa dal consueto. La salutatio mattutina avviene quando il patrono è sveglio e pronto a incontrare i suoi sottoposti, che lo aspettano fuori casa già da prima dell’alba. La folla è accolta in realtà dallo schiavo portiere, fatta accomodare nell’atrio e organizzata dal segretario del patrono che decide l’ordine di ricevimento. L’attesa può durare parecchie ore, quindi solitamente il patrono è tenuto a distribuire qualche genere di conforto, acqua o bevande, datteri avvolti in sfoglie di pasta dorata, crustula al miele, olive condite. Di quando in quando il patrono invita a pranzo alcuni dei suoi clienti. I patroni più accorti istituiscono una specie di rotazione, in modo che tutti possano dire di aver pranzato almeno una volta con lui. A parte l’assistenza in casi di bisogno, il patrono elargisce una serie di benefici fissi: ; Sportula. Alla lettera si tratta di una piccola borsa o un contenitore con il cibo sufficiente per uno spuntino. Per i clienti più poveri questo è l’unico pasto sicuro della giornata, e quindi ci tengono molto a riceverlo. Alcuni patroni, per semplicità di organizzazione, invece del cibo distribuiscono una corrispondente cifra di denaro. Per evitare che vi fosse troppa variabilità il divino Traiano fissò questa cifra in sei sesterzi, e tale è rimasta fino a oggi.
113 V - DE SOCIETATE ; Tesserae clientelares. Si tratta di gettoni simili a monete che vengono consegnati ai clienti ogni mattina. Una volta raggiunta una quantità stabilita dal patrono questi gettoni possono essere cambiati dal suo tesoriere in moneta corrente dell’Impero. È un sistema per assicurarsi che tutti i clienti si presentino ogni mattina alla porta, poiché più folla si vede all’esterno di una casa più è alto il prestigio del suo padrone. IL CLIENS Anche in questo caso, chiunque può essere il cliente di qualcun altro, anche se di norma nessuna persona di rango senatorio appartiene alla categoria dei clientes, semmai a quella dei patroni. Ovviamente c’è una differenza tra i molti, poveri clienti senza arte né parte che affollano gli atrii per ricevere la sportula e coloro che si legano a un patrono per affinità politiche o per un aiuto in progetti ambiziosi. Di conseguenza, anche tra i clienti c’è una gerarchia, che si rispecchia nell’ordine in cui vengono ricevuti dal patrono o ricevono l’elargizione: gli equites vengono ricevuti per primi, poi le persone di nascita libera, poi i liberti. Anche la magistratura eventualmente ricoperta determina una gerarchia: i pretori vengono prima dei tribuni, i tribuni prima dei questori eccetera. Sarebbe ingeneroso affermare che tra i clienti si trovino solo parassiti e nullafacenti. Al contrario, spesso si trova molta brava gente, qualche volta in condizioni di momentanea difficoltà: artigiani senza lavoro, medici senza pazienti, insegnanti senza alunni. Queste stesse persone, quando siano in condizioni di prosperità, possono essere utili al proprio patrono con la loro competenza in un certo campo: per esempio, un medico può curare il patrono in un momento di emergenza, oppure essere inviato dal patrono a fornire una prestazione professionale a un’altra persona. Anche un cliente ha obblighi molto rigidi nei confronti del patrono: è tenuto a essergli fedele, a offrire servigi se richiesto, senza potersi tirare indietro. Inoltre, deve recarsi ogni giorno nella casa del patrono per la salutatio matutina e dopo questa, se non si deve recare al proprio lavoro, deve accompagnarlo nella sua visita al foro o alle basiliche cittadine. La potenza di un uomo si giudica anche da quanti clienti lo accompagnano nei luoghi pubblici in una torma di gente vociante e rumorosa. Vi sono delle regole da osservare per presentarsi alla salutatio matutina: ; Indossare la toga. Bisogna mostrare la dignità consona a un cittadino romano, anche in caso di condizioni miserevoli. Poiché la toga è un indumento costoso, capita che molti clienti non possano permettersela e la ricevano in dono o in prestito dallo stesso patrono: di questo si occupano il suo segretario e altri membri del suo personale. ; Essere sbarbati e pettinati. Per lo stesso motivo precedente, è necessario mantenere il decoro di un rispettabile cittadino romano. ; Chiamare “dominus” il patrono. Sempre per mantenere il clima di rispetto e formalità, se anche il cliente e il patrono si conoscono e sono amici devono mantenere un comportamento formale durante la salutatio matutina. Il cliente quindi non lo chiamerà per nome ma con il titolo di dominus. Il patrono, d’altra parte, userà il nome completo del cliente o, se ne ha, il titolo corrispondente all’incarico che riveste. SALUTATIO MATUTINA
114 V - DE SOCIETATE LE DONNE NELL’IMPERO In questo particolare momento storico la posizione delle donne nella nostra società sta correndo verso grandi mutamenti. Un tempo il posto della donna era la casa, e le uniche occupazioni che le spettavano erano filare la lana e allevare i figli. Questi costumi sono ormai così cambiati che raccontare queste cose suona assurdo non solo ai giovani, ma anche ai più vecchi! Sono sempre più numerosi gli ambiti in cui le donne esercitano attività prima riservate ai soli uomini. In una normale giornata si incontrano donne in tutti gli ambiti della vita produttiva e in tutti gli angoli delle città. Neppure le ricche matrone, che pure non hanno necessità di lavorare, se ne stanno chiuse in casa. Se non vanno a fare qualche visita o qualche acquisto nelle botteghe più eleganti della città si sentono prigioniere! Molte poi, proprio perché ricche, amministrano i propri beni e mettono a frutto le ricchezze personali o di famiglia. I DIRITTI FONDAMENTALI Ogni donna che risieda nell’Impero è cittadina romana in virtù dell’Editto dell’imperatore Caracalla, come ogni uomo. Non importa di chi sia figlia o moglie, la cittadinanza è un diritto personale. Come cittadina romana dunque ogni donna ha dei diritti inalienabili: ; Ius connubii. Può contrarre matrimonio legalmente e i suoi figli nasceranno cittadini romani. È necessario che dia il suo consenso alle nozze se maggiorenne (16 anni). Può inoltre divorziare per propria iniziativa senza che debba giustificare l’azione con un particolare motivo. Se il matrimonio che vuole sciogliere era del tipo sine manu (come descritto a pag. 111), dopo il divorzio la donna ha diritto a riavere per intero la sua dote. ; Ius ereditandi. Le donne possono ereditare da qualunque familiare e i beni ereditati restano sempre di sua proprietà. ; Ius testandi. Può fare testamento e disporre liberamente dei propri beni. NELLA VITA PUBBLICA Le donne non possono partecipare in modo diretto alla vita politica dell’Impero poiché non hanno lo ius suffragii (diritto di voto) e lo ius honorum (diritto di essere elette). Non possono quindi ricoprire incarichi o magistrature né votare per eleggere chi le rivestirà. Esiste da poco un movimento di donne che contestano questa situazione. L’Editto di Caracalla, sostengono, non ha concesso solo la cittadinanza romana agli abitanti dell’Impero, ma anche tutti i diritti connessi con lo status di cittadino. Pertanto anche le donne cittadine devono poter godere di tutti i diritti del cittadino romano, tra cui lo ius suffragii. Per questo sono dette suffragistae. Non sono moltissime, tuttavia sono combattive e coraggiose e non temono di esporsi personalmente nella lotta politica. Spesso creano tumulti e problemi di ordine pubblico e vanno per questo criticate, ma va compreso il loro desiderio di partecipare alla vita politica dell’Impero, che è segno di amor di patria.
115 V - DE SOCIETATE Sarebbe comunque riduttivo sostenere che le donne non abbiano alcun peso nella vita pubblica. Esse sono molto presenti in tanti ruoli chiave della nostra società: ; Corpora et Collegia. Sono le potenti corporazioni di artigiani e commercianti, presenti in ogni città dell’Impero. I Corpora e il Collegia sono organizzati ad exemplum rei publicae, hanno cioè un funzionamento simile a quello dell’Impero e comprendono magistrature e organi di governo. Tutte le cariche dei Corpora e dei Collegia sono accessibili alle donne, che hanno anche il diritto di voto. ; Sacerdozi imperiali. In tutte le città provinciali le donne svolgono incarichi ufficiali in qualità di sacerdotesse pubbliche o Flaminicae imperiali, cioè sacerdotesse dei culti imperiali. La Flaminica di una piccola città partecipa a tutti gli effetti alla vita pubblica e ha dignità pari a quelli dei magistrati cittadini. Poiché è una carica elettiva, conferita dal consiglio cittadino, è in effetti una carica ufficiale a cui una donna può essere elevata in una pubblica votazione. ; Amministrazione della corte imperiale. Molte sono le funzionarie di corte e del palazzo reale. Anche questa innovazione va attribuita all’imperatore Caracalla che nominò sua madre, l’Augusta Julia Domna, responsabile della segreteria imperiale. In seguito altre donne, spesso liberte delle Augustae e quindi persone di estrema fiducia, si sono distinte egregiamente svolgendo varie incombenze ufficiali, soprattutto come praeposita sacrii cubiculi (soprintendente degli assistenti privati dell’imperatore) praeposita ab epistulis (soprintendente alla corrispondenza), ab studiis (studi e ricerche) et cetera. L’Augusta si appoggia a una segretaria particolare che di fatto è la mediatrice tra la sacra signora e il resto del mondo. NEL MONDO DEL LAVORO Le donne sono molto presenti nel mondo commerciale e produttivo. Questo è probabilmente dovuto al fatto che l’agricoltura è un settore tradizionale dell’economia, piuttosto conservatore e legato alle tradizioni e quindi dominato dagli uomini. Le donne si sono meglio inserite nei settori più aperti alle innovazioni. Si possono trovare molte donne impegnate in questi campi: ; Commercianti. Dalle piccole botteghe cittadine alle grandi forniture di materie prime, la presenza femminile è consolidata. Alcuni commerci sono quasi esclusivamente gestiti dalle donne, come per esempio quello del pane, il che le colloca in un settore chiave della vita economica e politica dell’Impero: la corporazione dei panettieri è infatti molto potente nelle città, e più di un imperatore ha dovuto venire a patti con essa per evitare rivolte o disordini. Una tipica occupazione femminile è quella della taverniera, poiché basata sul tradizionale impegno femminile nella cucina. ; Imprenditrici. Sono frequentissime le proprietarie di figlinae per la fabbricazione di materali da costruzione (mattoni, tegole ecc) e di opifici di contenitori alimentari (anfore, dolii). Nei paesi in cui si producono materiali per la tessitura (lana, lino) gran parte delle proprietarie sono donne e così quasi tutte le operaie; se si considera che spesso anche chi commercia le stoffe, le tinge o le trasforma in abiti è donna, si può dire che questo settore produttivo e commerciale sia un mondo quasi interamente femminile. Anche nel settore dei trasporti le donne sono presenti, soprattutto come armatrici di navi. ; Guaritrici e mediche. Da tempo le donne si occupano della salute femminile come obstetricae, ma di recente ci sono sempre più medicae che esercitano la professione nel modo più ampio. Collegato a questo campo è quello dell’erboristeria e della produzione di farmaci, dove ugualmente si trovano molte esperte. ; Mercantesse. Il settore del commercio è strettamente collegato a quello dell’imprenditoria, e troviamo spesso donne attive nell’organizzazione di scambi commerciali e approvvigionamento di beni, sia di base che di lusso. Alcune armatrici di carovane si spingono spesso nelle città di frontiera per tenere d’occhio i propri affari. Una menzione a parte va fatta per le donne avvocato. Questo è un campo prettamente maschile, tuttavia le donne non vi sono estranee. La strada fu aperta nell’VIII secolo aUc da Hortensia, figlia del famoso oratore Hortensius, che per prima parlò nel Foro perorando una causa. A quei tempi fu molto criticata per essersi messa in mostra in pubblico, e ancora adesso non è professione facile per una donna. La gran parte delle avvocatesse tratta cause relative ai diritti delle donne, soprattutto in casi di divorzio ed eredità contese. Qualcuna ha il coraggio di trattare anche cause penali, soprattutto in difesa di donne accusate di gravi delitti. L’AMBIENTE CULTURALE L’Impero non è stato costruito solo con le armi. Al contrario, è stata la capacità di comprendere e assorbire le tante culture incontrate durante la sua espansione a rendere possibile la creazione di un Impero senza fine. Roma tiene in grandissimo conto le opere della mente e dedica ai libri grande attenzione e ingenti investimenti. ISTRUZIONE DI BASE Una certa istruzione di base è molto diffusa: più o meno tutti sanno almeno leggere, mentre scrivere, che richiede pratica, è meno comune.
116 V - DE SOCIETATE I giovani delle classi elevate sono istruiti in casa da maestri privati, spesso di cultura greca. In seguito vengono inviati in Achaia per perfezionarsi nella filosofia e nell’oratoria. I figli delle classi meno abbienti vengono istruiti dai loro genitori negli stessi mestieri che svolgono le famiglie. Volendo, possono seguire le lezioni di maestri pubblici, pagati dallo Stato per dare a tutti un’infarinatura di cultura di base. Non si tratta di una grande istruzione: i maestri pubblici sono pagati pochissimo e spesso svolgono questo ruolo senza averne le capacità per strappare i pochi soldi della paga. D’altra parte saper leggere è importante per la vita di tutti i giorni: commercianti e imprenditori devono saper comprendere le scritte sui colli delle anfore o i cartigli fissati alle ceste che contengono le merci da vendere; la contabilità richiede ugualmente capacità di fissare per iscritto i dati essenziali. Anche agli schiavi è richiesto un certo grado di familiarità con lo scritto perché possano occuparsi meglio del buon andamento della casa. Persino alcune pratiche superstiziose, diffuse tra il popolo anche se proibite, prevedono la capacità di leggere o scrivere: alcune maledizioni devono essere iscritte su sottili lamine di piombo per potere essere efficaci (vedere pag. 211). Il popolo ama le farse e i versi comici ma anche le poesie più raffinate, come testimoniano i versi di Tibullo, Properzio e Ovidio, scribacchiati sui muri dei bassifondi di tante città. In tutte le città dell’Impero molte comunicazioni ufficiali avvengono mediante tavole scritte (Acta publica) affisse in luoghi pubblici come il foro o il portico di importanti templi cittadini. Nell’anfiteatro o nel circo è pratica comune che il popolo comunichi con l’Imperatore con l’esposizione di grandi cartelloni contenenti richieste, scherzi, proposte a cui spesso il monarca fa rispondere nello stesso modo dai suoi assistenti. Ovviamente la situazione è diversa nelle campagne o in aree molto isolate o depresse, ma si può dire che mai come in questa epoca la parola scritta sia diffusa e compresa in tutto l’Impero. LIBRI Ã DIFFUSIONE Le opere di nuova uscita vengono generalmente pubblicizzate dagli autori stessi che fanno eseguire copie dell’opera a proprie spese e le regalano a patroni (che spesso hanno sponsorizzato la prima produzione), parenti, amici e uomini politici. Per creare interesse attorno all’opera organizzano pubbliche letture: gli autori più ricchi affittano un apposito spazio, l’auditorium, e mandano inviti graziosamente scritti su bigliettini. Una volta in sala forniscono a tutti i presenti un programma dell’incontro. Gli autori più poveri invece approfittano dello spazio gratuito e affollato del foro, dove declamano i propri testi con un certo sforzo, visto il rumore di fondo e il poco interesse dei passanti. Ogni nobiluomo ha tra i suoi schiavi o liberti almeno un esperto scriba per il disbrigo della corrispondenza e dell’amministrazione personale, e quindi può anche produrre in proprio una piccola tiratura di opere nuove o far copiare per la propria biblioteca opere presenti nelle biblioteche pubbliche o degli amici. Se si vuole una grande quantità di copie o esemplari decorati e di pregio, però, bisogna affidarsi ai professionisti. Ã PRODUZIONE E VENDITA In tutto l’Impero esiste un grande e fiorente commercio di opere scritte. In ogni città si trova un’area dedicata alla produzione e alla vendita di libri che si volge in apposite botteghe chiamate tabernae librariae o, nelle aree di lingua greca, bybliopola. A Roma il quartiere dei libri è l’Argiletum, tra la Suburra e il foro. Anche nelle altre città dell’Impero di solito le tabernae librariae si trovano non lontano dal foro, poiché spesso forniscono anche un servizio di copiatura e riproduzione delle orazioni che gli avvocati pronunciano nei pubblici tribunali. Non si tratta di libri veri e propri, infatti vengono chiamati “libelli” e spesso sono prodotti in gran fretta e su materiale non troppo raffinato. Sono tuttavia testi molto richiesti a causa della grande passione che il nostro popolo ha nei confronti dell’arte oratoria. I libri propriamente detti, contenenti opere letterarie, saggi o traduzioni di opere straniere, vengono realizzati da imprenditori specializzati, che operano sia come semplici commercianti di libri sia come produttori. Esistono ormai alcuni librarii in grado di produrre grandi tirature di libri, un’attività di famiglia che si è consolidata in molte generazioni. Nelle tabernae librariae è quindi possibile: ; Acquistare opere già pronte. Si tratta solitamente di testi molto popolari che hanno facile smercio, di cui i librai tengono alcune copie in bottega e che fanno realizzare a spese proprie con la certezza di poterle vendere facilmente. ; Ordinare opere rare. Alcuni imprenditori forniscono un servizio di ricerca e intermediazione per procurare testi rari o di alto valore antiquario. Hanno una rete di conoscenze in tutto l’Impero che consente loro di recuperare anche testi in lingue sconosciute o dimenticate. ; Produrre un’opera nuova. Gli autori che non posseggano schiavi scribi propri possono commissionare la produzione di copie di una propria opera direttamente ai librari. Questi hanno spesso una squadra di scribi che può produrre simultaneamente alcune decine di copie in pochi giorni. Per produzioni di numero maggiore il librario affida parte del lavoro a lavoratori esterni, spesso donne che svolgono il lavoro a casa. Le opere scritte vengono realizzate utilizzando vari materiali scrittori e confezionate in diverse forme fisiche:
117 V - DE SOCIETATE ; Tabula (tavoletta cerata). Adatta per appunti o per comunicazioni non destinate a grande circolazione. La tavoletta base è di legno, di solito costituita da una cornice rialzata che delimita un piano rettangolare, nel quale viene colata una cera che una volta asciutta è molto dura, simile alla ceralacca. Su di essa si scrive con lo stylum che ha un’estremità appuntita per incidere la cera e un’estremità piatta per cancellare. Le tavolette vengono spesso legate sul lato lungo a formare un diptych (dittico, due tavolette), triptych (trittico, tre tavolette) o polyptych (polittico, molte tavolette). Per i documenti ufficiali o solenni si usano tavolette d’avorio, per esempio per i documenti di congedo dei soldati. Scrivere su una tavoletta è laborioso perché bisogna esercitare molta pressione per graffiare la ceralacca e per lunghi testi si preferisce il papiro. ; Volumen (rotolo). Oggetto molto antico, ormai sempre meno utilizzato. Si tratta di un rotolo di carta di papyrus che si svolge orizzontalmente, da sinistra a destra. Sul papyrus si scrive con un calamus intinto nell’inchiostro, metodo che garantisce velocità e accuratezza di esecuzione. I fogli contenenti lo scritto sono incollati uno all’altro in una lunghissima striscia che viene avvolta attorno a un bastoncino di legno o di avorio, l’umbilicus. Questa soluzione è preferita per le opere di largo consumo o poco pregio: il papiro è piuttosto economico ma non garantisce lunga durata, essendo piuttosto delicato. Le opere di grande lunghezza occupano molti rotoli, perché il testo è collocato su un solo lato del foglio, e questo vanifica un po’ il risparmio ottenuto con l’uso del papiro. Gli intellettuali non amano il volumen poiché non consente di prendere appunti mentre si legge, dovendosi utilizzare entrambe le mani per tenerlo aperto e svolgerlo. Una variante del volumen è il rotulus, che si svolge in senso verticale, utilizzato per editti e comunicati ufficiali. ; Codex (codice). Sistema moderno e sempre più diffuso. È ottenuto mediante l’unione di più fogli rettangolari ottenuti da pelli animali, cuciti su uno dei lati lunghi in modo da ricordare i polittici delle tavolette cerate. Benché molto più costoso del rotolo, è il formato preteso da tutti quegli autori che vogliono rendere durature le proprie opere. Il materiale di cui è fatta la pagina, la pergamena o cartapecora, è infatti robusto e può essere ulteriormente irrobustito da una copertina di pelle o di legno sottile e in alcuni casi di metalli preziosi. Gli intellettuali prediligono questa forma poiché è facile accedere a più argomenti simultaneamente collocando segnalibri tra le pagine anzichè dover svolgere e riavvolgere di continuo tutto il testo come nel rotolo. È anche la forma preferita per i libri sacri dei cristiani. Il codex è utilizzato per le edizioni di lusso, poiché la pergamena consente l’utilizzo di una vasta gamma di inchiostri colorati e la decorazione delle pagine con disegni e persino foglia d’oro. Si producono anche codices con pagine di carta di papiro, ma si rovinano molto facilmente.
118 V - DE SOCIETATE COSTI VARI DELLA PRODUZIONE DI LIBRI E TESTI SCRITTI Beni Quantità Sesterzi inchiostro comune (atramentum) libra 5 inchiostro porporino libra 20 inchiostro altri colori libra 7-15 inchiostro invisibile di kobaltum libra 50 inchiostro invisibile varia qualità libra da 25 a 40 calami per inchiostro dieci 1,5 stylus per tavolette al pezzo 5 tavoletta cerata in legno al pezzo 2 tavoletta cerata d’avorio al pezzo 20 pergamena 1 piede quadro 10 papiro 1 piede quadro 3 preparatore di pergamene paga giornaliera 17 preparatore di fogli di papiro paga giornaliera 7 rilegatore di codici paga giornaliera 25 rilegatore di rotoli paga giornaliera 15 scriba generico 100 righe 8 scriba calligrafo 100 righe 10 compilatore di schemi e tabelle tecniche 100 righe 5
119 V - DE SOCIETATE Ã CONTROLLO E CENSURA Le tabernae librariae sono spesso punto di incontro di intellettuali e il luogo più sicuro dove incontrare studiosi di ogni genere, anche quelli interessati a soggetti non del tutto legittimi. Alcuni librarii senza scrupoli, infatti non si tirano indietro alle richieste di procurare testi proibiti riguardanti magia, culti oscuri, veleni o pozioni, il cui traffico è ovviamente illegale. Non esistono argomenti completamente proibiti, tranne ovviamente la magia e il veneficio. I testi di politica vengono comunque tenuti sotto stretta sorveglianza e talvolta censurati se considerati offensivi dell’Imperatore o turbativi dell’ordine pubblico. Anche i componimenti erotici sono tenuti sotto controllo però raramente vengono censurati. I testi dichiarati illeciti per vari motivi non vengono completamente distrutti: una copia viene sempre conservata in un settore segreto della biblioteca Traiana a Roma e della biblioteca di Alexandria, in Aegyptus. Altri testi meno problematici ma non autorizzati alla circolazione vengono conservati in sezioni speciali delle varie biblioteche. Per poter esercitare questo controllo la produzione e il commercio di libri sono sottoposti a discreta ma costante supervisione. La tutela si esplica su più livelli ed è affidata a diversi funzionari. ; Procurator bibliothecarum (sovrintendente delle biblioteche imperiali). È un alto funzionario civile e come responsabile di tutte le biblioteche deve anche decidere quali testi possano o non possano essere diffusi. Ovviamente non fa questo in prima persona ma si circonda di un gruppo di funzionari sul campo, eruditi e sapienti, che svolgono periodici controlli sulle pubblicazioni o ascoltano le pubbliche letture nel foro. ; Vigiles. In ogni città quelli che conoscono meglio il territorio sono i vigiles, pertanto sono in grado di capire se in qualche taberna libraria ci sia un movimento poco lecito. Qualora accertino che esiste un traffico proibito, o vengano rinvenuti testi di dubbia natura (o chiaramente di natura illecita), i vigiles li sequestrano e li mettono a disposizione della Cohors Arcana. ; Cohors Arcana. L’ultima parola in fatto di testi esoterici o magici è affidata alla competenza dei Custodes. Ã CONTRABBANDO E CONTRAFFAZIONI Come tutte le merci proibite anche i libri sono oggetto di contrabbando. Il traffico non è però dei più semplici poiché i libri sono delicati, si rovinano facilmente. Inoltre non sempre hanno dimensioni contenute e non è facile nasconderli. Questo non scoraggia ovviamente i trafficanti, che hanno trovato vari sistemi per trafugarli senza che le autorità ne siano a conoscenza. I sistemi più efficaci sono essenzialmente quelli che occultano non il libro in sè ma il testo proibito: ; Inchiostro invisibile. Adatto sia al papiro che alla pergamena e per qualunque testo, da poche righe a interi trattati. Il metodo più sicuro è scrivere i testi proibiti nell’interlinea di un testo perfettamente lecito. Esistono vari tipi di inchiostri invisibili che si rivelano solo dopo un adeguato trattamento rivelatore, di solito il calore. L’inchiostro migliore è quello ottenuto dai sali di kobaltum poiché è reversibile: una volta asciutto scompare dalla pagina; se riscaldato assume una decisa sfumatura azzurra; lasciato raffreddare scompare di nuovo. Gli altri inchiostri invece una volta rivelati non scompaiono e anzi, alcuni distruggono la carta su cui sono collocati. ; Palimpsestus. La parola greca indica di solito il procedimento lecito di raschiare un testo per accomodarne un altro sulla stessa pagina. I contrabbandieri di testi invece nascondono un testo proibito (scriptio inferior) sotto uno lecito (scriptio superior). Il metodo si utilizza per tavolette cerate, papiro e pergamena ma è quest’ultima che sopporta meglio il trattamento. Si procede così: sulla tavoletta cerata si incide un testo proibito sul legno di base poi si copre tutto con uno strato di cera che viene iscritta con un testo generico. Sul papiro e sulla pergamena si copre la scriptio inferior con uno strato di biacca, una pasta bianca derivata dal piombo usata nella pittura e nella cosmesi, si lascia asciugare e si completa il tutto con una passata di gesso. Poi si applica la scriptio superior. Si può anche lasciare il foglio bianco: in questo caso si fanno passare i testi contrabbandati come forniture di materiale § TRASCRIVERE O COPIARE UN TESTO È possibile tentare di riprodurre un testo se l’originale di partenza è estremamente chiaro e dettagliato. Per eseguire un lavoro corretto è necessario un tiro di De Scientia contro SD 6, 9 o anche 12 a seconda della complessità del testo. Nel caso di testi magici, la Peritia da utilizzare è De Magia. Anche eseguendo la trascrizione con la massima cura, se non si è esperti di quel testo o alfabeto c’è una maggiore possibilità che si produca una copia imprecisa: aumentare di un livello la difficoltà del tiro se il copista non conosce la lingua in cui è scritto il testo, o di due livelli se anche l’alfabeto utilizzato è sconosciuto.
120 V - DE SOCIETATE scrittorio nuovo. Lo strato di biacca va rimosso con grande delicatezza per non danneggiare il testo sottostante. Se la biacca è di cattiva qualità può diventare rapidamente scura, rivelando che c’è qualcosa che non va nel libro e attirando attenzione nei controlli. ; Incollaggio di un foglio sovrapposto. Metodo valido solo per il papiro perché è materiale molto sottile e leggero. Si incolla sulla superficie di un testo proibito scritto con inchiostro tenue un secondo foglio di papiro che viene decorato o scritto con colori molto brillanti. Il tutto viene arrotolato come un normale volumen avendo cura di lasciare la sezione incollata in fondo perché sia difficile da controllare se non srotolando tutto il volumen. Giunto a destinazione il papiro viene esposto a vapore caldo che distacca i due strati. Il problema che sorge sempre quando si tenta di trascrivere e occultare un testo proibito è che potrebbe contenere speciali simboli magici o utilizzare alfabeti diversi da quelli più comuni. La precisione con cui questi segni devono essere tracciati è in molti casi necessaria per la corretta comprensione o esecuzione del rito. Non è quindi certo che il testo contrabbandato sia fedele e accurato, né che tipo di effetto produrrà. C’è addirittura il rischio che causi danni anche agli acquirenti quando tentino di usarlo. È un commercio pericoloso in tutti i sensi. BIBLIOTECHE L’amore per i libri si traduce anche nella presenza di numerosissime biblioteche sparse in tutte le province. Roma ha imparato dall’Oriente ad apprezzare libri e letteratura, ma è l’Impero che ha inventato il modello della moderna biblioteca pubblica. Le biblioteche più antiche, che si trovano quasi tutte nelle aree di lingua greca, sono più istituti di conservazione, dove i libri sono ben custoditi ma non ci si cura molto della comodità di chi desidera consultarli, spesso non ci sono neanche dei tavoli. Le biblioteche costruite dall’Impero, invece, sono dotate di pratiche sale di consultazione illuminate da ampie finestre e corredate da tavoli e sedie, e sono aperte a tutti, non solo agli studiosi o agli eruditi. Ã ORGANIZZAZIONE INTERNA DELLE BIBLIOTECHE Le biblioteche hanno un’architettura più o meno fissa, con elementi che si ritrovano in ogni edificio in qualunque provincia. ; Aula greca e aula latina. Tutte le grandi biblioteche hanno due aree distinte per la conservazione e la consultazione di opere in ciascuna lingua, o addirittura due edifici separati. Nelle biblioteche più grandi esistono opere in molte altre lingue, ma di norma non hanno una sezione o una sala separata e ogni biblioteca decide in quale sala accomodare gli studiosi per la consultazione. ; Sala di lettura. Di solito si trova al centro del complesso e spesso ha un ingresso monumentale. È sempre dotata di ampi tavoli e sedie, servita da personale che provvede a portare le opere richieste ai lettori. La sala è esposta in modo da offrire sempre un soggiorno piacevole: ben soleggiata d’inverno oppure riparata e fresca d’estate. ; Armaria. Nicchie in cui sono custoditi i libri, suddivise in scaffali e chiuse da sportelli. Sono collocate sui muri perimetrali della sala di lettura. Se le opere sono in forma di rotolo questi sono disposti orizzontalmente sugli scaffali, in più file sovrapposte. All’estremità rivolta verso l’esterno è legato un cartellino con il titolo e il nome dell’autore, in modo che aprendo gli sportelli tutti i cartellini siano chiaramente identificabili. Se invece si tratta di codices questi sono collocati verticalmente, e le indicazioni sono collocate sul dorso della rilegatura. Gli armaria sono numerati per consentire il reperimento dei testi. ; Ballatoi e gallerie superiori. Le biblioteche monumentali, come la Ulpia di Roma e la Hadriana di Atene, presentano muri perimetrali così alti che gli armaria sono disposti su più file sovrapposte e per accedere si devono usare ballatori e scale. L’aula centrale è anche suddivisa in gallerie balconate, ciascuna piena di altri armaria. ; Depositi. Quando la biblioteca è molto grande e complessa i libri non possono trovare posto solo nella sala di lettura, quindi esiste una serie di stanze di deposito che seguono il perimetro della sala di lettura. A questi depositi accede solo il personale della biblioteca. Anche queste sale sono spesso numerate o identificate in qualche modo, per attribuire a ogni libro una collocazione precisa che descriva il percorso per recuperarlo (stanza, armarium e scaffale) in una sequenza codificata. Agli studiosi vengono offerti cataloghi suddivisi per materie, in modo che se non sono venuti a cercare un’opera in particolare possano orizzontarsi tra le molte opere conservate. In alcune biblioteche i valenti bibliotecari hanno compilato anche piccoli riassunti delle opere elencate, per facilitare le ricerche agli studiosi. Ã SEZIONI RISERVATE E SEGRETE Non tutti i testi sono liberamente consultabili dagli studiosi. Alcuni hanno bisogno di una speciale autorizzazione da parte del direttore della biblioteca. Altri addirittura sono sottoposti al controllo diretto del Procurator a bibliotheciis e procurarsi l’autorizzazione alla consultazione comporta una certa dose di burocrazia e di tempo. I testi che trattano materie arcane o oscure infine sono del tutto inaccessibili perché pericolosi. Gli unici a poterli consultare sono i membri della Cohors Arcana o i sacerdoti e gli indovini dell’Impero. Tutti questi libri sono collocati in sezioni speciali delle biblioteche, chiuse da cancelli o porte con chiavistelli e altri sistemi di sicurezza. In molte biblioteche di antica e sapiente costruzione oltre a questi accorgimenti palesi di protezione ci sono quelli più sottili: a volte l’entrata della sezione riservata è collocata in un luogo complicato da raggiungere, una specie di labirinto. Altre volte si trova in una zona molto fredda, oppure molto calda o male illuminata, insomma un luogo scomodo in cui inconsciamente il visitatore tende a non fermarsi.
121 V - DE SOCIETATE Legenda ingressus = ingresso aula legendi = sala di consultazione aula latina = area dei libri in latino cellae scribarum = stanze degli scribi aula graeca = area dei libri in greco cellae bibliothecariorum = stanze dei bibliotecari receptacula librorum = magazzini dei libri sedes Magistri Bibliothecariii = ufficio del Maestro bibliotecario
122 V - DE SOCIETATE Ã IL PERSONALE A capo di una biblioteca c’è un Magister Bibliotecharius, di solito un alto funzionario di nomina imperiale. Nelle maggiori biblioteche (Ulpia di Roma e Hadriana di Atene e la Grande di Alexandria) il Bibliothecarius può essere un liberto dell’Imperatore. Per tradizione, il Bibliothecarius di Alexandria è sempre un erudito di origine e lingua greca. Nelle altre bibliothecae si trovano invece studiosi di tutte le nazionalità. Sotto il Magister c’è una familia bibliothecae composta da decine di individui (in qualche caso centinaia): assistenti di sala, scribi, traduttori e restauratori, inservienti e uomini di fatica per i magazzini, giardinieri e personale di pulizia. È proprio tra il personale delle biblioteche che si trovano i più sapienti uomini dell’Impero, esperti nelle più strane materie, sconosciuti alla maggior parte del popolo. LA VITA IN CITTÀ La nostra civiltà è stata da subito basata sulla città come unità base di organizzazione politica e amministrativa, il luogo in cui si esercita davvero il potere. Ciò ha reso le nostre città dei poli di attrazione irresistibili che hanno raggiunto con il tempo dimensioni notevoli. Nel caso dell’Urbe si supera il milione di abitanti; la seconda città dell’Impero, Alexandria, supera i seicentomila. L’attrazione è comprensibile: in città chiunque può provare a costruirsi la sua fortuna con intelligenza e intraprendenza. La campagna, invece, è quasi tutta in mano a grandi proprietari. La vita di città però non è facile. Ci sono molte opportunità, è vero, ma anche parecchi pericoli. I VIGILES: CUSTODI DELLA CITTÀ In ogni città dell’Impero la tutela di cittadini e beni è assicurata dalla Militia Vigilum (o più semplicemente Vigiles), guardie a disposizione del governo cittadino. La loro origine è legata al grave problema degli incendi nell’Urbe. Il divino Augusto organizzò il primo nucleo ufficiale di Vigiles riunendo gruppi di schiavi che alcuni privati già impiegavano per combattere il fuoco. Al primitivo incarico sono state aggiunte responsabilità di tutela dell’ordine pubblico: ronda notturna, guardia ai luoghi a rischio di tumulto o piccola criminalità (strade cittadine, mercati, porti). I grandi delitti (omicidio, veneficio e magia) e la custodia di luoghi sacri o importanti (palazzi del potere, templi) sono invece affidati ai Pretoriani. Il corpo è composto da liberti e schiavi. È un lavoro duro, pagato poco e con un alto rischio di incidenti. Gli schiavi lo scelgono poiché a fronte di una ferma piuttosto breve, sei anni, al congedo possono ottenere la libertà. I liberti ne sono attirati poiché è possibile sfruttare la posizione e “integrare” lo stipendio con entrate non del tutto legali. Per evitare queste situazioni ogni tre anni i Vigiles vengono assegnati a nuove destinazioni, ma il provvedimento non sembra avere particolare efficacia. Il comandante di tutti i Vigiles di una provincia è lo stesso Governatore provinciale, e ha prerogative simili al Praefectus Vigilum di Roma. Nelle singole città i Vigiles sono al servizio dell’edile cittadino. Benché non siano soldati i Vigiles sono organizzati in modo simile all’esercito, cioè in coorti e centurie. Ogni coorte è “miliaria”, composta cioè da mille uomini, e si divide in dieci centurie. I Vigiles sono equipaggiati con corazza leggera e un randello per il mantenimento dell’ordine. § SCRIBA CALLIGRAFO Valore medio: DV5 1 dado: De Bello, De Corpore 2 dadi: Punti Vita, Ratio 3 dadi: De Scientia (Calligrafia), Sensibilitas Punti Vita: 10 Armi: nessuna Protezioni: nessuna Uno scriba calligrafo è praticamente un artista della scrittura. Ha una mano ferma e regolare, un grande senso della proporzione, un’innata sensibilità estetica. È in grado di produrre anche lunghi testi sempre con la medesima grafia senza che la fatica incida sulla regolarità dei caratteri che traccia. L’accuratezza con cui esegue il suo lavoro fa sì che sia in grado di eseguire una riproduzione grafica perfetta anche di testi di cui non capisce la lingua o non conosce l’alfabeto. Poiché ha grande esperienza di testi scritti, è in grado di riconoscere la mano di altri scribi, anche del passato, e comprendere se uno scritto è originale o una copia. La maggior parte di questi scribi lavora presso le maggiori biblioteche dell’Impero. Qualcuno collabora volentieri con ambienti di contrabbando di manoscritti proibiti.
123 V - DE SOCIETATE La struttura gerarchica è la seguente: ; Tribunus Vigilum. Comanda una cohors e spesso è un ex militare. ; Centurio Vigilum. Comanda una centuria. Anch’egli è spesso un ex militare. ; Principales. Ufficiali di rango inferiore, sono Vigiles di maggiore anzianità e esperienza. Ciascuno comanda una squadra da 10 persone. ; Immunes. Specialisti che possono essere: acquarii, spengono gli incendi coadiuvati dai siphonarii, che manovrano le pompe dell’acqua; balneari, prestano servizio presso le terme pubbliche; horreari, sorvegliano i magazzini nelle zone commerciali; quaestionarii, interrogano gli arrestati; sebaciarii, svolgono servizio di ronda notturna e sono equipaggiati con fiaccole alimentate da un combustibile grasso (sebum). ; Vigiles di truppa. Costituiscono il grosso della forza e sono in prima linea contro il fuoco. Tra di loro abbondano gli schiavi. I Vigiles vengono distribuiti nelle città in modo che vi sia una coorte ogni 150.000 abitanti. Città molto popolose come Roma o Alexandria ospitano quindi diverse coorti (Roma sette, Alexandria quattro), mentre città piccole possono ospitare anche solo una centuria. Nelle città di confine i Vigiles sono affiancati (e in qualche caso sostituiti) da Auxilia militari. I Vigiles non risiedono in castra recintati. Utilizzano edifici inseriti nel tessuto urbano e i loro presidi sono di due tipi: ; Stationes. Sono caserme di grandi dimensioni. Di solito occupano un’intera insula e utilizzano la corte interna per esercitazioni. ; Excubitoria. Basi operative più piccole, occupano il piano terra di edifici dedicati anche a altre attività. I LUOGHI DEL MALAFFARE Come tutti i luoghi in cui si ammassano migliaia di persone anche nelle ordinate città dell’Impero ci sono zone che sfuggono all’ordine e alla legalità, e tendono a concentrarsi in alcune aree a seconda del tipo di trasgressione. In questi luoghi però si trovano anche molti onesti cittadini che nulla hanno a che fare con la malavita. Ogni indagine dovrà essere eseguita con molta discrezione e un po’ di sensibilità per non ottenere una totale ostilità degli interlocutori. ; Banchi degli argentarii. Il primo luogo in cui cercare oggetti preziosi rubati sono le botteghe o i banchi degli argentarii al foro e nelle basiliche. Per mestiere infatti sono incaricati di vendere e comprare all’asta beni per conto di persone che preferiscono restare sconosciute. Nessuno trova strano che abbiano per le mani molto denaro ed è difficile stabilire se gli oggetti che maneggiano sono di onesta provenienza. Se vengono trovati in possesso di oggetti rubati possono sostenere di non conoscere la persona che ha consegnato loro i beni, facendo figurare di essere a loro volta vittime di truffa. Un attento investigatore dedicherà più di un’occhiata a questi banchi e alle persone che vi sono associate. La zona è frequentata soprattutto di giorno. Eventuali presenze notturne sono di solito imputabili ai ladri che sperano di trovare qualche oggetto prezioso chiuso nella bottega. ; Circhi e anfiteatri. Attorno alle corse di ogni genere e ai combattimenti gladiatori gira sempre parecchio denaro, lecito e illecito. Quello lecito è versato in abbondanza dai magistrati urbani che allestiscono gli spettacoli, quello illecito proviene dalle scommesse. Scommettere sull’esito degli sconti o delle gare è attività tollerata e diffusa. Si scivola nell’illegalità quando per manovrare i risultati si corrompono atleti, allenatori e giudici. Il rischio è anche costituito dalla presenza di pozioni utilizzate per danneggiare gli avversari e i loro animali, o addirittura per ucciderli. Altre sostanze vengono somministrate da proprietari o allenatori per potenziare le prestazioni ma spesso hanno dei gravi effetti collaterali o addirittura opposti. Per gli stessi scopi il mondo delle corse si affida anche a pratiche magiche. In queste aree quindi si possono trovare informatori per indagini su veneficio e la magia. Poiché gli spettacoli sono diurni è raro trovare qualcuno negli edifici di notte, di norma chiusi. ; Lupanares. I bordelli non sono tecnicamente luoghi di malaffare. La prostituzione nella nostra società è lecita e regolata per legge. Se una fanciulla (o un giovane) è maggiorenne e vuole avviarsi alla prostituzione deve registrarsi presso il magistrato edile e farsi rilasciare un’autorizzazione. Dopodiché diviene meretrix legale, può decidere di intraprendere una carriera in proprio, di trovarsi una ruffiana o un protettore o di appoggiarsi a un lupanare. Solitamente le meretrices private non creano problemi, anzi, molte hanno una clientela selezionata. Attorno ai lupanari però si concentrano attività illecite di altro genere: gioco d’azzardo, traffico illecito di sostanze proibite, pratica di magia illegale soprattutto legata a filtri d’amore o a maledizioni (le defixiones). I lupanares sono frequentati sia di notte che di giorno, quindi eventuali attività illegali sono possibili a tutte le ore. ; Porti commerciali. Queste aree vengono interessate da due tipi di problemi. Il primo è relativo alla folta presenza di marinai che, allo sbarco, si ritrovano con parecchi soldi in mano dopo mesi di solitudine. Si riversano quindi nelle taberne vinarie e nei lupanares, luoghi dove è facile attaccare briga soprattutto con troppo vino in corpo. L’altro problema è legato al contrabbando. Per entrambi i motivi le zone sono presidiate dai Vigiles, che però spesso fanno parte del circuito di illegalità perché riscuotono tangenti dai criminali per chiudere un occhio. Queste aree inoltre sono utilissime a chi voglia nascondersi, poiché è facile scomparire in un ambiente dove un po’ tutti vogliono evitare la legge, e con navi che vanno e vengono ogni giorno è possibile sparire in fretta. Sono luoghi perfetti per chi
124 V - DE SOCIETATE voglia raccogliere informazioni: non c’è nulla come una taberna o un lupanare per fornire indiscrezioni su cose che si vorrebbero tenere nascoste. L’attività commerciale dei porti si svolge di giorno, tuttavia le tabernae del porto sono più frequentate di notte. La scelta dell’ora di visita dipende dunque da che tipo di affari si vuole condurre. ; Stazioni doganali. Ovunque vi sia un punto di riscossione di tasse per beni di lusso in uscita o in entrata si sviluppa inevitabilmente un centro di contrabbando, spesso alimentato proprio dagli stessi funzionari che dovrebbero vigilare sulla correttezza dei traffici. L’Impero prova a contrastare questa tendenza facendo ruotare i funzionari, tuttavia quelli che subentrano sono spesso già preparati da precedenti esperienze a inserirsi a perfezione nel malaffare. Ciò consente anche a eventuali merci proibite (venefiche o magiche) di oltrepassare nascostamente i confini dell’Impero. Gli uffici cessano l’attività al tramonto, quando ormai è certo che nessuna carovana partirà. Per legge, tuttavia, un impiegato deve essere sempre reperibile per eventuali arrivi inaspettati. L’incarico viene addossato ai più giovani e inesperti. ; Tabernae vinariae, cauponae e thermopolia. Il pregiudizio vuole che ogni locale che offra cibo o bevande sia anche un centro di gioco d’azzardo. Ovviamente è un’affermazione eccessiva, ci sono molte oneste rivendite dove anche una Vestale potrebbe entrare senza vergogna. È però vero che il gioco dei dadi è praticato soprattutto in questi locali. La stanza sul retro è spesso destinata al gioco illegale e non è l’unico delitto che vi si compie: i nobili (giovani e meno giovani) che si trovino a maneggiare i dadi sono soggetti al ricatto dei compagni di gioco, che spesso ottengono più denaro da queste estorsioni che dai dadi veri e propri. Ovviamente spesso il gioco è truccato, il che ha portato ai debiti e alla disperazione più di una famiglia. Cauponae e thermopolia chiudono di norma dopo l’ora di cena, all’hora nona o decima. In realtà spesso i locali restano occupati dalla famiglia che li gestisce e che risiede in soppalchi o stanzette collegate al locale di vendita. Le tabernae vinariae sono spesso aperte fino alla prima vigilia della notte e chiudono massimo all’inizio della seconda. CLESSIDRA TRADIZIONALE CLESSIDRA AD ACQUA CANDELA CONTAORE
125 V - DE SOCIETATE § LE ORE DEL GIORNO Ogni giornata è divisa in 12 ore, comincia all’alba e termina al tramonto. Di conseguenza, rispetto al sistema moderno il giorno comincia a ore diverse a seconda della stagione e le ore hanno durata differente in estate (1h e 15’) e in inverno (45’). L’hora sexta è il riferimento per la metà del giorno, a prescindere dalla sua effettiva durata. Dies (Giorno) al solstizio d’estate al solstizio d’inverno Hora prima 4:30-5:45 7:30-8:15 Hora secunda 5:45-7:00 8:15-9:30 Hora tertia 7:00-8:15 9:30-9:45 Hora quarta 8:15-9:30 9:45-10:30 Hora quinta 9:30-10:45 10:30-11:15 Hora sexta (meridies) 10:45-12:00 11:15-12:00 Hora septima 12:00-13:15 12:00-12:45 Hora octava 13:15-14:30 12:45-13:30 Hora nona 14:30-15:45 13:30-14:15 Hora decima 15:45-17:30 14:15-15:00 Hora undecima 17:30-18:15 15:00-15:45 Hora duodecima 18:15-19:30 15:45-16:30 La notte si divide in 4 vigiliae, anche queste con inizio e durata diversi a seconda della stagione, (2h e 15’ in estate e 3h e 45’ in inverno). Nox (notte) al solstizio d’estate al solstizio d’inverno Vigilia prima 19:30-21:45 16:30-20:15 Vigilia secunda 21:45-24:00 20:15-24:00 Vigilia tertia 24:00-2:15 24:00-3:45 Vigilia quarta 2:15-4:30 3:45-7:30
126 V - DE SOCIETATE TABELLA INCONTRI IN CITTÀ - GIORNO Tiro 1d20 Evento 1-3 Gli edifici lungo la strada sono malandati. Spesso si staccano pezzi di cornicione, d’intonaco, mattoni, colpendo chiunque si trovi al di sotto. È necessario un tiro di Coordinatio o De Corpore (SD 6) per evitarlo, altrimenti si subiscono 1d3 danni. 4-6 Una fitta folla circonda i Custodes mentre camminano. La confusione favorisce i borseggiatori, molto abili. È necessario un tiro di Sensibilitas (SD 6) per accorgersi del tentativo di furto e sventarlo. Se il tiro fallisce, un Custos perde del denaro o un oggetto prezioso. 7-8 Una processione esce da un tempio, gira attorno all’edificio e si ferma infine davanti all’altare ai piedi della scalinata. Chiunque si trovi sul percorso deve fermarsi e far passare la processione. Se ci si trova davanti all’altare è necessario attendere che il sacrificio venga compiuto. Se non si rispetta il momento sacro si perde 1d3 punti Pietas. 9 Un toro impazzito si libera dalle mani degli assistenti dei sacerdoti e fugge dall’altare dove era stato portato per il sacrificio, travolgendo tutto quello che incontra. Se qualcuno non lo ferma, potrebbe uccidere dei passanti. 10 Un uomo alterato si lancia contro i Custodes gridando “Maledetti! Stanno spargendo la pestilenza!” La gente attorno alla scena si terrorizza immediatamente e cerca di allontanare gli untori con il lancio degli oggetti più disparati. Se l’evento si protrae il vociare attirerà una pattuglia di Vigiles che per sedare il tumulto arresterà i presunti colpevoli, cioè i Custodes, a meno che questi non chiariscano l’accaduto con un tiro di De Societate (SD 6). 11 Dall’edificio più vicino si stacca un intero balconcino comprese le travi di sostegno e la balaustra di legno. Crolla sulla strada e i detriti colpiscono chiunque si trovi al di sotto, provocando 1d6 danni a chiunque non riesca in un tiro di Coordinatio o De Corpore (SD 9). 12 In un tratto di strada affollato scoppia una rissa tra i clientes di un uomo politico e quelli del suo avversario, coinvolgendo nello scontro chiunque si trovi intorno. 13 Un predicatore magro e ispirato grida che la fine è vicina e bisogna pentirsi. Tira manciate di densa cenere contro chiunque gli venga a tiro, rendendolo Accecato (vedere pag. 127 del Manuale Base) a meno che non superi un tiro di Coordinatio (SD 6). Per ritornare a vedere bene bisogna sciacquare gli occhi con abbondante acqua.
127 V - DE SOCIETATE TABELLA INCONTRI IN CITTÀ - GIORNO Tiro 1d20 Evento 14 L’alto sacerdote di Giove della città si reca a compiere un sacrificio per la salvezza dell’Impero. È preceduto da una guardia di sei Littori armati di bastoni che gli aprono la strada senza troppo riguardo per la gente. Tutte le attività cessano immediatamente sul suo percorso. Chiunque non rispetti il silenzio e l’immobilità viene immediatamente arrestato. 15 Davanti a un tempio si accalca una piccola folla per ricevere la carne degli animali sacrificati, distribuita gratuitamente. Alcuni sacerdoti pretendono però una mancia per le parti migliori. È una grave scorrettezza, qualcuno potrebbe prenderne nota e scambiare questo piccolo segreto per un’informazione utile. 16 Un ragazzino con un’anfora va incontro a ogni passante, Custodes compresi, chiedendo se possono urinarvi dentro. È lo schiavo di una tintoria e l’urina serve per fissare il colore sulle stoffe, ce n’è molto bisogno in bottega. È un po’ invadente ma simpatico e chiaramente conosce tutti. 17 Una ragazza trasporta una pesante cesta piena di pane ma inciampa e diversi pani cadono in una pozzanghera. Lei impreca e li rimette nella cesta. Se i Custodes la vedono fa un gesto per chiedere silenzio, poi scappa via. Se i Custodes in seguito vanno in un posto dove si serve da mangiare la incontreranno di nuovo e sapranno il segreto del pane. 18 Da un piano alto si spezza il filo che regge i panni lavati e chiunque sia sotto viene avviluppato da ampie pezze di stoffa bagnata. 19 Recenti piogge hanno sovraccaricato il sistema fognario cittadino. Improvvisamente da un tombino fuoriesce una colonna d’acqua e fanghi che investe chiuque si trovi nelle vicinanze. C’è una possibilità su 3 che l’acqua sia infetta e provochi la condizione di Ammalato (vedere pag. 128 del Manuale Base) a meno di superare un tiro di Vigor (SD 6). 20 Una recente siccità ha svuotato le scorte d’acqua cittadine e l’acqua proviene da un’unica fontana collegata all’acquedotto. Da questa si allunga una fila di donne stremate e nervose che occupa tutta la strada. Chiunque passi viene guardato con ostilità per il timore di perdere il posto e l’opportunità di riempire l’anfora. La fila è sorvegliata da Vigiles sudati e di cattivo umore. È necessaria una certa diplomazia per attraversare l’area.
128 V - DE SOCIETATE TABELLA INCONTRI IN CITTÀ - NOTTE Tiro 1d20 Evento 1-3 Dai piani alti di un’insula viene rovesciato in strada il contenuto di un vaso da notte. Chiunque si trovi al di sotto dovrà riuscire in un tiro di Coordinatio o De Corpore (SD 6) o verrà investito in pieno dal materiale. 4-6 Una ronda di Vigiles (in rapporto di 2:1) cammina pigramente lungo la strada. Sono di turno per punizione e tendono a fermare chiunque gli capiti a tiro solo per sfogare la frustrazione. Se sfidati attaccano subito. 7-8 Una portantina elegante trasportata da robusti schiavi si affretta attraverso le strade più buie. Se gli schiavi si accorgono dei Custodes cercano di cambiare strada. Dentro c’è la giovane moglie del più alto magistrato cittadino, che si sta recando a un incontro galante con un gladiatore. Non ha molta voglia di essere riconosciuta e per essere lasciata andare in fretta potrebbe anche cedere informazioni che in altre circostanze negherebbe di sapere. 9 Una ragazza cade rumorosamente fuori dalla porta di un lupanare. Se qualcuno l’aiuta a rialzarsi si getta di nuovo dentro. È la buttafuori del locale, ex gladiatrice, che sta cercando di liberarsi di certi brutti ceffi che non vogliono pagare né ragazze né vino. La gladiatrice è un tipo tosto ma quelli sono in quattro. Se qualcuno l’aiutasse avrebbe la gratitudine di tutto il personale... 10 Dal piano più alto di un’insula fuoriescono bagliori che indicano la presenza di fuoco incontrollato. Un odore acre di fumo si spande già nell’aria e cade cenere mista a piccoli tizzoni infuocati. C’è il rischio che non solo bruci tutto l’edificio ma che il fuoco si estenda a quelli limitrofi. Una fontana pubblica non è lontana, ma la strada è vuota e nessuno sembra ancora essersi accorto dell’evento. 11 Nella strada silenziosa si sente un vago brusio. Un tiro di Sensibilitas (SD 6) renderà possibile riconoscere una cantilena magica. Se si segue il suono si troverà una donna intenta a pronunciare una maledizione contro una rivale in amore mentre una fattucchiera ne incide il testo su una lastrina di piombo. Se interrotte la donna scappa e la fattucchiera lancia la lastrina contro i disturbatori, cercando poi di fuggire a sua volta. 12 Una coppia di giovanissimi corre alla cieca fino a sbattere contro i Custodes. Prima che riescano a spiegarsi giunge un uomo grosso con un bastone. È il padre di lei, che crede sia stata rapita dal giovane. Lei cerca di spiegargli che il giovane ha intenzioni oneste e vogliono sposarsi ma il padre non ascolta. Ci sarebbe bisogno di un po’ di diplomazia... 13 Un gruppo di ubriachi percorre vociando la strada, rincorsi da uno schiavo con le braccia ingombre dai loro mantelli e una fiaccola che maneggia maldestramente per illuminare la strada. Sono dei giovanotti di buona famiglia che tornano da una serata un po’ troppo allegra. Sono abbastanza innocui, ma vomiteranno su chiunque si trovi abbastanza vicino a loro.
129 V - DE SOCIETATE TABELLA INCONTRI IN CITTÀ - NOTTE Tiro 1d20 Evento 14 Un gruppo di giovani rumorosi percorre la strada accompagnato da due schiavi con torce. Si tratta di una banda di ricchi viziati che per noia assaltano i malcapitati che trovano per strada di notte derubando, picchiando e violentando. Nessuno osa denunciarli per paura delle loro potenti famiglie. Sono sbruffoni con i deboli, ma con avversari ben addestrati e esperti di veri combattimenti potrebbe essere tutta un’altra storia... 15 Due criminali da poco sono appostati dietro un angolo, non lontano dai Custodes. Sono soliti aggredire ubriachi o giocatori solitari che tornano da una vicina taberna vinaria. Inconsapevoli di chi sta per girare l’angolo e aspettandosi i soliti ubriachi aggrediscono proprio i Custodes, cercando di coglierli di sorpresa. 16 Un gruppo di astute rapinatrici (usare la scheda di Danzatrici, Cortigiane e Prostitute, pag. 147 del Manuale Base) aspettano gli ubriachi dietro l’angolo di una taberna viaria. Di solito adescano i malcapitati mostrandosi seminude, poi quando li hanno a tiro li stordiscono con un bastone. Provano lo stesso trucco con i Custodes, che se abboccano rischiano di fare la stessa fine. Se contrattaccate scappano senza ingaggiare combattimento. 17 È appena stata eseguita una retata in una bisca dove si gioca d’azzardo. Alcuni giocatori riescono a scappare e i Vigiles li inseguono nelle strade buie, nel dubbio acchiappando chiunque trovino in giro, compresi eventuali Custodes se non in uniforme. 18 Una donna si trova al centro di un incrocio con in mano uno strano strumento che un tiro di De Scientia (SD 6) rivelerà essere un astrolabio. Non sembra spaventata di trovarsi sola di notte, e non tenta di nascondersi. Anche se i Custodes sono in borghese lei li riconoscerà come agenti dell’Impero e chiederà di non calpestare il suo “templum” finchè completa la sideratio. Se loro la rispettano fornirà un’informazione su un evento soprannaturale che li riguarda. Altrimenti sparirà prima che riescano a prenderla. 19 Tutti i cani del vicinato cominciano ad abbaiare simultaneamente e corrono forsennati verso un punto nel buio. Non è un segno soprannaturale: sta arrivando il carretto della consegna dei macellai e loro sanno dove si ferma. Succede due volte a settimana, ma chi non è della città non lo sa. 20 Persone furtive entrano ed escono da una bottega di vinaio. Il padrone di notte travasa un vinaccio da poco in anfore di vino pregiato che gli porta un amico contrabbandiere, e lo rivende a prezzi molto maggiorati. Se scoperti, lui e il contrabbandiere tirano fuori un bastone, ma non sono molto inclini a combattere con gente esperta, preferiscono tentare di comprare il loro silenzio.
130 V - DE SOCIETATE CUCINA E ALIMENTAZIONE Il principio ispiratore della cucina romana è stato a lungo quello della continenza. Questo però accadeva prima che l’Impero si estendesse su tante terre e raccogliesse le tradizioni gastronomiche di tanti popoli. Oggi è tale l’abbondanza dei cibi commerciati in tutto l’Impero che è difficile restare fedeli all’antica moderazione. I PASTI TRADIZIONALI In generale si può dire che nella vita quotidiana si prediligono cibi semplici e che si riservano quelli più elaborati per i banchetti festivi. Tuttavia, poiché il numero delle feste in un anno solare ammonta a molte decine, frequenti sono le occasioni per allestire un banchetto. Nella nostra società è ormai stabilita l’usanza di fare tre pasti giornalieri: ; Ientaculum (colazione). Appena svegli si rompe il digiuno notturno con un po’ di pane accompagnato da formaggio e olive, oppure fichi freschi o secchi, oppure miele. Nel caso ci siano avanzi della cena precedente si consumano di preferenza quelli, essendo sempre un po’ difficoltoso conservare i cibi. ; Prandium (pranzo). A metà della giornata, verso l’hora sexta, chi è impegnato negli affari o nel foro fa solo uno spuntino veloce: un po’ di pane insaporito con il garum, verdura fresca o cotta, un po’ di carne fredda, il tutto accompagnato da un bicchiere di vino. Per lo più il pasto si acquista nei tanti locali, popinae o thermopolia, che servono cibo pronto per pochi quadrantes. Anche chi ha la fortuna di pranzare a casa non indugia molto: si mangiano spesso avanzi o cibo freddo senza stendersi sui triclinii (sine mensa). ; Coena (cena). Tra l’hora undecima e duodecima si tiene il pasto più importante della giornata. La famiglia si riunisce nel triclinium per cenare insieme, dopo le tante attività del giorno che ha portato ogni membro in un luogo diverso. In molte regioni dell’Impero si usa mangiare seduti, mentre dove si è consolidato l’uso romano si mangia distesi sui letti tricliniari, appoggiati sul braccio sinistro in modo da avere la destra libera per portare il cibo alla bocca. Rispetto al prandium ci sono più portate: un antipasto di uova o olive; una portata principale che in una cena familiare può essere una minestra oppure una puls, una polenta di cereali condita con verdure o un pasticcio di pasta; segue poca carne arrosto o stufata. Conclude il pasto una portata dolce: in famiglia possono bastare dei crustula, biscotti al miele serviti con un vino liquoroso, o della frutta fresca. Una cena familiare si conclude in poco tempo, consentendo alla famiglia di coricarsi poco dopo il tramonto. IL CONVIVIUM Nei grandi convivia, i banchetti formali, naturalmente vi è più abbondanza. Secondo alcuni bongustai un convivium degno di questo nome non può avere meno di sette fercula, sette portate diverse. In molte case si cerca di impressionare gli ospiti non solo con la ricchezza dell’arredamento ma anche con quella della mensa. E quindi si esagera sempre un po’. Ã GALATEO DEL CONVIVIUM Il convivium non si caratterizza soltanto per la ricchezza del cibo che viene servito, ma anche per una serie di regole che lo codificano, un galateo che va rispettato. Gli ospiti devono indossare l’abito adatto, la vestis coenatoria o (alla greca) la synthesis. È una tunica elegante e di tessuto più fine di quella che si porta di giorno, spesso di seta per chi se la può permettere. Con questo abito si portano calzature più delicate di quelle con cui si calpestano le pietre del foro, delle semplici soleae di cuoio colorato allacciate con fettucce alla caviglia. Si mangia distesi su comodi divani, detti triclini. Quello centrale è riservato al padrone di casa e agli ospiti illustri. Il posto d’onore è quello più a sinistra nel letto centrale, ed è chiamato locus consularis. Una squadra di efficienti schiavi provvede a tagliare a pezzetti il cibo prima di deporlo sul tavolo centrale: ogni ospite potrà così prendere con la punta delle dita i bocconi già nella misura giusta per portarli alla bocca. Durante il pasto si finisce inevitabilmente per ungersi dita e mani e inzuppare nelle salse le maniche della tunica. Pertanto ogni invitato è assistito da un servitore che, all’occorrenza, gli porge una bacinella di acqua profumata di rose per sciacquare le dita, un tovagliolo di lino per asciugarsi, o addirittura una tunica pulita se quella che indossa è troppo macchiata. Il tovagliolo serve anche a portare via gli avanzi. A metà del pasto è costume rendere onore ai Lares della casa con un brindisi. Tutte le portate sono allietate da musica, nei convivi più sontuosi anche da danze. La sala deve essere ben illuminata. Se si offre un convivium non si può poi risparmiare sull’olio da illuminazione! La sala deve avere luce sufficiente per permettere di ammirare il servizio da mensa, spesso in metalli preziosi, le coppe di vetro intagliato e ovviamente le acconciature e i gioielli delle dame. Alcune padrone di casa esperte miscelano all’olio di illuminazione anche essenze profumate, per evitare che la sala durante la serata si impregni troppo di odore di cibo e vino. Alla fine del convivium è opportuno che la padrona di casa abbia predisposto gli apophoreta, dei regalini da portare a casa come ricordo della serata: fialette di vetro colorato con essenze di fiori o vasetti decorati contenenti unguenti odorosi.
131 V - DE SOCIETATE UNA CENA IN FAMIGLIA Gustatio (Antipasto) Ova Elixa (uova sode) in salsa agrodolce Prendi un uovo per persona; per la salsa di ogni uovo ci vogliono 1 cucchiaino di garum, 3 cucchiai di vino rosso, 1 cucchiaino di miele, pepe abbondante. Rassoda le uova, tagliale a metà. In un pentolino mescola gli ingredienti della salsa e fai bollire per pochi minuti fino a che il liquido assuma una consistenza sciropposa. Distribuisci sulle uova e servi subito. Prima mensa (Portata principale) Laganae (lasagne) con salsiccia Prepara le laganae con farina, acqua e uova in modo da averne un po’ meno di 2 librae (circa 500 gr). Falle bollire e scolale bene. Prepara anche circa un sextarius (500 ml) di salsa bianca con farina, olio e latte e profumala con la noce moscata. In una larga padella fai rosolare quattro-cinque belle salsicce private della pelle e ben sminuzzate. Profuma con alloro e rosmarino. Disponi le laganae in una terrina adatta al forno alternando la pasta, le salsicce e la salsa bianca. Finisci con la salsa e cospargi di cacio grattugiato. Inforna fino a che si forma una crosta dorata. Minutal Matianum (spezzatino di maiale con le mele) Rosola in olio d’oliva una cipolla affettata fine, due cucchiaini di garum e un cucchiaino di ciascuna di queste erbe tritate: pepe, cumino, coriandolo, menta. Aggiungi un sextarius e mezzo di spezzatino di maiale a cubetti (700 gr) e fai rosolare. Allunga con un sextarius di acqua o brodo (500 ml), in modo che la carne sia coperta. Fai cuocere dolcemente per un’ora e venti minuti o fino a che la carne sarà molto morbida, eventualmente aggiungendo liquido. Aggiungi quindi due o tre mele matianae* a dadini, mezzo bicchierino di vino dolce, un cucchiaio di miele, un cucchiaio di aceto di mele. Mescola bene e fai cuocere altri dieci o quindici minuti con un bel cucchiaio di farina per far addensare il sugo e servi. * mele della zona di Aquileia il cui nome deriva da Gaius Matius Calvena, autore di alcuni libri di ricette. Secunda mensa (Dolci) Crustula melita (biscotti al miele) Per una ventina di crustula impasta un quartarius e mezzo circa (250 gr) di farina di farro con un uovo, un acetabulum (60 gr) di miele liscio, uguale misura di olio d’oliva. Aggiungi la buccia grattugiata di due o tre agrumi a piacere (cedro, limone), due ligulae (cucchiaini) di cannella in polvere e pepe nero macinato secondo il proprio gusto. L’impasto sarà piuttosto fermo. Lascialo riposare al fresco per una mezz’ora, poi ricava dalla pasta delle palline grandi come una noce, appiattiscile per formare un dischetto e premi con una forchetta per formare delle decorazioni a incrocio. Spennella con del miele liquido e, volendo, colloca al centro una mandorla spellata. Inforna a 170° (350 F) per circa 10-15 minuti, o fino a quando saranno dorati. Servi con un vino liquoroso o, per i bimbi, con il latte. Note Le ricette romane non indicavano con precisione le quantità, quindi queste vanno prese con un un po’ di flessibilità. Il garum si può sostituire con pasta d’acciughe o colatura di alici o con la salsa vietnamita nuoc man. La salsa bianca si può sostituire con la besciamella. Come grasso di cucina si usa l’olio poiché il burro non è molto utilizzato nelle regioni mediterranee in quanto difficile da conservare. Per i dolci spesso si utilizza lo strutto di maiale o il formaggio fresco per ottenere morbidezza nelle preparazioni. Invece di cedro o limone nei crustula si può utilizzare l’arancia. La ricetta non la prevede perché questo frutto era troppo costoso per la cucina quotidiana. Era coltivato solo in Persia e veniva trasportato come rarità sulla via della seta.
132 V - DE SOCIETATE Ã BRINDISI E VINO Nei pasti raffinati il vino occupa un posto di primo piano. Non soltanto questo è il naturale complemento del cibo e accompagna ogni portata, ma è anche lo strumento attraverso il quale si esaltano i rapporti sociali, dimostrando rispetto e ammirazione per gli ospiti o per il padrone di casa. Bere il vino puro è considerato usanza da barbari. È sempre diluito, profumato o addolcito con altre sostanze, come il miele o l’estratto profumato di fiori o frutta. Non viene quindi versato direttamente dall’anfora ma collocato in un grande vaso perché si possa mescolarlo più agevolmente agli altri ingredienti. Una squadra di coppieri, di solito adolescenti abbigliati in modo aggraziato, lo serve poi con dei mestolini nelle coppe degli invitati. Alla fine della cena comincia la parte più “sociale” della riunione e si eseguono diversi brindisi in onore dei vari presenti. Questa pratica è detta commissatio. Per coordinare questo momento si elegge un arbiter bibendi, un arbitro del brindisi, di solito con il lancio di dadi. Si comincia con il rendere onore all’ospite più importante brindando alla sua salute con tanti bicchieri quante sono le lettere da cui è composto il suo nome o con quanti bicchieri l’arbitro decida. Segue poi un brindisi al padrone di casa e via via agli altri ospiti. Durante questa parte della serata si offrono stuzzichini per accompagnare il vino, si svolgono conversazioni filosofiche o politiche ed è il momento in cui si stabiliscono alleanze, si tessono strategie politiche o addirittura piani militari. Poiché questo può essere un momento molto importante, i più esperti convitati si astengono dal bere molto vino o lo fanno diluire con molta acqua dai coppieri, in modo da rimanere più lucidi degli altri convitati. § ROSATUM ELIOGABALI (VINO ALLA ROSA DELL’IMPERATORE HELIOGABALO) Heliogabalo era ghiottissimo di rosatum, vino aromatizzato alle rose, ed era solito offrirlo anche al popolo in grandi vasche in giro per la città. Ne inventò anche una variante, aggiungendo un trito di pigne alla preparazione tradizionale. Esiste anche una versione con i petali di viola detta “violacium”. La ricetta è semplice: prendi del buon vino rosso, aggiungi petali di rose a cui è stata tolta “l’unghia” bianca, cedro, cannella e zafferano, mettilo in un contenitore adatto e lascia riposare una settimana. Filtra, rimetti in infusione con nuovi petali e spezie e fai riposare altri sette giorni. Ripeti una terza volta tutto il procedimento. Prima di consumarlo miscela il vino con il miele. Nota: invece dei petali freschi si possono utilizzare quelli secchi in vendita nelle erboristerie per tisane e té di erbe. CONVIVIUM
133 V - DE SOCIETATE MANGIARE IN CITTÀ La maggior parte della popolazione nelle città non mangia a casa, poiché vive nei piccoli appartamenti delle insulae, dove non esiste un locale destinato alla cucina. D’altra parte ovunque si vendono cibi pronti a prezzi molto accessibili anche ai più poveri. I locali che vendono cibo e bevande pronti sono: ; Thermopolium. Locale che vende sia cibo caldo sia bevande e che spesso ha un bancone a “L”, in modo da avere un lato aperto sulla strada per la vendita ai passanti e un lato verso l’interno per coloro che vogliono fermarsi. Alcuni thermopolia hanno una sala sul retro o un cortile dove collocano tavoli per i clienti. In alcuni casi il thermopolium offre anche stanze al piano superiore, a volte per alloggio e altre volte per le prostitute e i loro clienti. Alcuni thermopolia sono associati ai lupanari e forniscono pasti e bevande che vengono serviti ai clienti per indurli a restare più a lungo. ; Caupona. Versione campagnola del thermopolium, si trova spesso lungo le strade e serve i viaggiatori, spesso offrendo anche foraggio per i cavalli e stanze per pernotto. ; Popina. Una vera trattoria dove si mangia seduti. Non sempre serve anche il vino, nel qual caso i clienti possono portare il proprio per accompagnare i cibi serviti sul posto. Essendo un esercizio specializzato nella preparazione del cibo, in media si mangia meglio che nelle altre rivendite di alimenti. ; Taberna vinaria. Vende solo vino sia alla mescita che in anfore, e a volte stuzzichini con cui accompagnare le bevute. Spesso non fa solo vendita al dettaglio ma il proprietario è anche un imprenditore che si occupa in senso ampio del commercio di vino. La posizione ideale per una taberna vinaria è accanto a caserme, presidi militari § UNO SPUNTINO NELLA POPINA Epytyrum (pasta di olive insaporita) Questa è una ricetta tradizionale, servita sulle mense del popolo ma adatta ad aprire anche pranzi lussuosi. Prendi delle olive sia bianche che nere, togli i noccioli e tritale a pezzetti minuti. Mescolale con olio, aceto, coriandolo, cumino, finocchiella, menta, pepe e ruta. Disponile in un barattolo e coprile bene con l’olio fino all’orlo. Lasciale riposare un mese prima di consumarle. Spalma su focaccette o pane. Moretum (crema di formaggio e erbe) Prendi un sextarius di formaggio fresco misto a formaggio stagionato di capra (circa 500 gr), pestalo bene nel mortaio assieme a tre-quattro spicchi d’aglio e riducilo a crema. Condisci poi con abbondante olio d’oliva, un cucchiaio di aceto bianco, un cucchiaio di miele, un cucchiaio di garum, un cucchiaio di ciascuna delle seguenti erbe: aneto, coriandolo, erba cipollina, finocchio, ruta e pepe macinato a piacere. Aggiungere volendo 2-3 cucchiai di frutta secca tritata: qualcuno preferisce le noci, qualcuno i pinoli, qualcun altro le mandorle. Qualunque cosa tu scelga, mescola alla crema. Lascia riposare un paio di giorni al fresco e poi servi con il pane. Per conservare, tieni la crema al fresco coperta da un velo d’olio. Libum Catonianum (focaccina al modo di Catone) Prendi una hemina di ricotta di pecora (250 gr) e una hemina di farina di farro (250 gr). Impasta assieme a un uovo, un cucchiaio di olio d’oliva e sale a piacere. Dall’impasto forma delle palline della grandezza di una grossa albicocca, poi schiacchiale a formare una focaccina. Ne otterrai circa una dozzina. Ungi bene una piastra adatta al forno, cospargi di foglie di alloro, rosmarino e salvia e disponi le focaccine sopra le foglie. Spennella entrambi i lati di olio e, se vuoi, spargi un po’ di erbe tritate su ogni focaccina. Metti nel forno caldo (200°) e lascia cuocere fino a che sono ben dorate (circa 20-30 minuti). Lascia raffreddare prima di servire. Note Le ricette romane non indicavano con precisione le quantità, quindi queste vanno prese con un un po’ di flessibilità. Per il moretum, come formaggio fresco si può utilizzare il caprino o una miscela di caprino e ricotta di capra; come formaggio stagionato il pecorino romano. Per semplificare si può anche usare la feta greca mescolata a ricotta. Il garum si può sostituire con pasta d’acciughe o colatura di alici o con la salsa vietnamita nuoc man.
134 V - DE SOCIETATE o a postriboli, dove è frequente incontrarne in ogni città dell’Impero. È l’unica bottega che resta aperta quando cala l’imbrunire, per cui nelle strade buie gli unici punti di riferimento sono le tabernae vinariae, grazie alle lanterne che pongono sulla porta. Alcune tabernae hanno ottima reputazione e sono frequentate da giovanotti di buona famiglia in cerca di divertimenti lontani dal controllo paterno. Quelle malfamate sono spesso più frequentate di quelle per bene. Esistono anche i venditori ambulanti, detti lixae, che offrono cibi su bancarelle mobili, coperte da semplici tende. ABBIGLIAMENTO Ogni provincia ha le sue tradizioni e il suo stile di abbigliamento, spesso determinato dal clima. La presenza unificatrice dell’Impero, tuttavia, ha introdotto e consolidato alcune caratteristiche fisse che si ritrovano in ogni regione. ABBIGLIAMENTO MASCHILE L’abito tradizionale del cittadino romano è composto da pochi elementi: una tunica e su di essa la toga. ; Tunica. L’indumento più diffuso in tutto l’Impero. Si adatta infatti a qualunque clima e a ogni tradizione locale variandone pochi dettagli. Solitamente arriva al ginocchio, gli schiavi indossano tuniche anche più corte. La tunica tradizionale è di lana più o meno pesante, a seconda della stagione. I freddolosi ne indossano diverse l’una sull’altra, come usava fare l’Imperatore Augusto. D’estate e nelle province più calde si utilizza il lino, ma poiché questo è più costoso della lana le classi povere indossano solo tuniche di lana non tinte, bianco sporco o marrone chiaro. Molto di moda tra i giovani nobili è la tunica di seta, costosissima e molto delicata. ; Toga. Elemento distintivo del cittadino romano, è un indumento antico e pieno di decoro. Si tratta di un’ampia striscia semicircolare di lana, lunga dai 18 ai 27 piedi. Queste dimensioni la rendono difficile da indossare da soli, poiché dev’essere girata attorno al corpo secondo un procedimento che crea una grande quantità di eleganti pieghe. Anche camminare e muoversi richiede un minimo di allenamento, ma una volta indossata dona a chiunque un senso di dignità come nessun altro indumento. Le persone abbienti hanno sempre un vestiplicus, uno schiavo guardarobiere specializzato che si occupa della toga, aiuta a indossarla e drappeggiarne accuratamente le pieghe. I meno fortunati evitano il più possibile di indossare la toga perché è costosa, e se proprio devono si fanno aiutare dalla moglie. La toga è bianca e questo è uno dei motivi per cui è costosa: sbiancare la lana è un procedimento aggressivo che rovina la stoffa e quindi la toga va cambiata spesso. I senatori aggiungono un largo bordo color porpora all’orlo (laticlavius) e gli equites un bordo più sottile dello stesso colore (angusticlavius). Nei giorni di lutto si indossa la toga pulla, di colore scuro. I trionfatori indossano una toga palmata, cioè ricamata con foglie di palma, simbolo di trionfo. Solo l’Imperatore può indossare una toga interamente color porpora. Oggi l’abbigliamento quotidiano prevede molti altri elementi, alcuni dei quali ormai preferiti alla formale (e un po’ scomoda) toga. Gli indumenti attualmente diffusi in tutto l’Impero sono: IL MENÙ DEL THERMOPOLIUM Piatto Prezzo a porzione Piattino di olive 2 Q Pane semplice 1 Q Focaccina al formaggio 3 Q Uovo sodo con salsa 3 Q Formaggio fresco 2 Q Verdure cotte e insaporite 1 AS Spiedino di carne 2 AS Pesce in umido o zuppa 2 AS Pasticcini fritti con il miele 1 AS Vino semplice 1 AS Vino di prima qualità 1 HS Vino caldo speziato 1 HS Legenda simboli: IIS o HS = Sestertius AS = As Q = Quadrans
135 V - DE SOCIETATE ; Bracae. Pantaloni lunghi fino alla caviglia, di origine germanica. Inizialmente furono adottati dai soldati per difendersi dal freddo durante le campagne nel nord, oggi sono nell’equipaggiamento di base del soldato. Nelle province fredde le usano anche i civili. Sono poco eleganti e nessuno si sognerebbe di indossarle in occasioni ufficiali. ; Caracalla. Mantello di origine gallica, lungo fino ai piedi e con cappuccio, fermato sul collo da una fibula. Era l’indumento preferito dell’Imperatore Marco Aurelio Severo Antonino, che passò alla storia con il soprannome di Caracalla. ; Dalmatica. Indumento di gran lusso adatto a uomini e donne, è un’ampia tunica di origine orientale di recente introduzione, caratterizzata dalle maniche lunghe e larghe, molto scenografiche. Può essere indossata sopra una tunica più leggera e in pratica può sostituire la toga nelle attività quotidiane. È vietata in Senato, dove si pretende un abbigliamento più tradizionale. È accettata però a palazzo ed è anzi un tipico regalo dell’Imperatore e dall’Imperatrice a membri della corte o agli amici. ; Femoralia. Stretti pantaloni che coprono la coscia (femur) e si fermano al ginocchio, solitamente indossati sotto la tunica. ; Pallium. Corto mantello indossato comunemente al posto della toga sopra la tunica. I più conservatori lo considerano indumento poco elegante e inadatto a un patrizio, ma ormai quasi tutti lo indossano per le attività quotidiane. La biancheria intima maschile è piuttosto semplice e si riduce a un solo elemento: ; Subligar. Un perizoma annodato ai fianchi che copre le parti intime. È utilizzato a vista, come unico indumento, dagli atleti durante gli allenamenti. I gladiatori vi aggiungono sopra un cinturone di cuoio. ABBIGLIAMENTO FEMMINILE Questo è un argomento di tale vastità che è necessario essere volutamente sintetici, a costo di essere poco precisi nella trattazione. Benché esistano degli indumenti considerati di base il numero di varianti immaginate dalla creatività femminile è immenso. Le dame romane tradizionalmente indossano un completo di tre pezzi: tunica sottoveste, stola (il vero abito della matrona) e palla (ampio mantello formato da una lunga striscia di lana). ; Tunica. A differenza di quella maschile la tunica per le donne non è un indumento da lasciare a vista ma una sottoveste. Arriva ai piedi, si indossa sopra la biancheria intima e sotto la stola. D’inverno è di lana, d’estate di lino e sempre di colore chiaro per dare evidenza alla stola, più colorata. COSTO DI UN GUARDAROBA MASCHILE Indumento Sesterzi bracae da 100 a 350 caracalla di lana galllica 2.500 cingulum di cuoio per gladiatori 50 dalmatica di lana semplice 84 dalmatica misto seta con decorazioni porpora 20.000 femoralia da 50 a 300 mantello da viaggio grossolano 150 pallium semplice da 100 a 200 toga semplice da 3.000 a 5.000 toga praetexta 15.000 tunica da schiavo 20 tunica di lana semplice 50 tunica da eques 7.500 tunica da senatore 10.000 Calzature calceus da 30 a 50 sculponeum popolare da 4 a 10 solea da 20 a 40 ; Stola. È l’abito della matrona rispettabile, indossata da tutte le donne sposate. È una tunica priva di maniche, fermata sulle spalle da spille o perle. Sotto di essa spunta la tunica che scende fino a metà braccio. La stola arriva ai piedi ed è trattenuta dal cingulum, una cintura che la ferma sul corpo e forma un rimborso sulla vita. La stola è sempre colorata, in tinte più delicate la mattina e più vivaci la sera perché siano apprezzabili anche alla luce delle
136 V - DE SOCIETATE lucerne. Le stolae possono essere anche fittamente ricamate, con colori a costrasto rispetto alla stoffa del fondo o con fili dorati. Le dame più ricche possono permettersi stolae di seta o miste di seta e altri filati, quelle ricchissime anche seta tinta di porpora. Una stola interamente color porpora è consentita solo all’Imperatrice. ; Palla. È il corrispettivo femminile della toga, anche se di dimensioni più ridotte. È quindi una lunga striscia di stoffa (circa 9 piedi) che si avvolge attorno al corpo creando ampie pieghe. Il lembo che poggia sulle spalle può essere tirato sulla testa quando si esce per proteggersi dal sole o dal freddo. La palla è sempre di colori vivaci, anzi si cerca il più possibile di creare contrasti di colore con la sottostante stola. È un indumento costoso, sia per l’abbondanza della stoffa sia poiché tingere le stoffe è un procedimento complicato. Come per la toga maschile, è necessario drappeggiare le pieghe della palla in maniera elegante. Alcune dame quando escono portano con sé una schiava addetta a sistemare di tanto in tanto le pieghe in modo che il movimento non rovini l’eleganza dell’abbigliamento. Le donne del popolo portano la palla nel colore della lana naturale e un po’ più corta delle ricche matrone, per risparmiare sulla stoffa. A questa semplice base sono stati aggiunti molti altri indumenti provenienti da varie regioni dell’Impero. Le signore eleganti amano mescolare molti stili e capi di vestiario per risultare sempre sorprendenti. ; Babylonicum. È uno scialle orientale di stoffa leggerissima, spesso trapunto di piccoli ricami, foglioline, fiori o addirittura di perle, qualche volta con fili d’oro nella trama. Si usa avvolgerlo ai fianchi e legarlo con un nodo proprio all’inguine. Indumento provocante, sottolinea la curva dei fianchi e mette in evidenza le natiche. Alcune dame audaci lo indossano su vesti di seta o lino trasparente, creando un suggestivo effetto “vedo e non vedo”. ; Chlamys. Mantellina rettangolare di varie lunghezze, può arrivare ai fianchi o fino ai piedi. È portata in abbinamento alle dalmatiche, con le quali costituisce un completo di grande effetto. È realizzata con stoffa molto decorata e colori sgargianti e si fissa sulla spalla destra con una spilla gioiello. ; Dalmatica. Le dame bizantine e della Thracia ormai non indossano più stola e palla ma preferiscono la combinazione dalmatica e clamide. È spesso decorata con applicazioni di pietre pregiate o placchette di metalli preziosi, il che rende l’indumento un po’ rigido e dona alla figura un’aria statuaria. Sotto a tutte queste combinazioni la dama porta la biancheria intima che, con poche varianti, è costituita da due elementi di base. ; Pectoralis. Fascia che cinge il seno, chiamata anche strophium alla greca. In palestra le dame indossano una versione più coprente di strophium e subligar a formare un completo a due pezzi adattissimo per l’attività fisica. ; Subligar. Indumento intimo simile a quello maschile, è annodato ai fianchi e copre le parti intime. Un abbigliamento elegante, infine, è sempre completato da accessori coordinati: ; Flabellum. Ventaglio ; Sacculus. Borsetta di stoffa ricamata o di pelle colorata ; Taeniae. Nastri per i capelli ; Umbraculum. Ombrellino per proteggersi dal sole CALZATURE In generale non c’è una grande differenza tra le scarpe maschili e femminili. Le donne gradiscono una maggiore varietà di colori e evitano i modelli più legati ad attività pesanti o al mondo militare. ; Calceus. È uno stivaletto leggero che arriva sopra la caviglia e in certi casi a metà polpacci. È un modello elegante e formale, si indossa con la toga. I senatori hanno calcei rossi, gli equites scuri. I patrizi di antica nobiltà portano una decorazione d’avorio a forma di mezzaluna cucita sul davanti dello stivaletto. Il calceus muliebris, portato dalle donne, è di pelle più leggera, colorato e impreziosito di perle o decorazioni dorate. ; Caliga. Calzatura dei soldati costituita da una suola pesante e chiodata e una tomaia di strisce di cuoio intrecciate che la fissano al piede. I chiodi vengono disposti a formare le sigle delle legioni, che lasciano così segno tangibile del loro passaggio. I reparti di cavalleria hanno caligae con un piccolo sperone che sporge dalla parte posteriore del tallone. Nelle regioni fredde la caliga è chiusa o viene indossata sopra una specie di calza di pelle. L’Imperatore Gaius, figlio del generale Germanico, crebbe tra i soldati e fin da piccino indossò delle caligae fatte su misura per il suo piccolo piede. Si guadagnò così il soprannome di Caligula, “scarponcino”. ; Sculponeum. È la calzatura della povera gente e dei contadini, una suola di legno fissata ai piedi da una fascia di pelle o stoffa grezza. I più fortunati li hanno chiusi e di pelo di pecora, adatti a scaldare e isolare i piedi nella cattiva stagione. ; Soccus. Zoccoletto con la suola di legno e la tomaia di stoffa o pelle. Viene indossato in casa o alle terme. ; Solea. Tipica calzatura da casa, è un sandalo leggero formato da una suola sottile e legato al piedi da fettucce intrecciate di pelle o stoffa. Le soleae delle signore possono avere i lacci di colori vivaci da intonare all’abbigliamento, oppure dorati per serate eleganti.
137 V - DE SOCIETATE LO SVAGO TERME La nostra società tiene in gran conto la cura del corpo. Non dimentichiamo mai che siamo un popolo di soldati! Questo si traduce in un gran numero di edifici e impianti in cui praticare l’attività fisica e mantenersi pronti per qualunque emergenza. In tutte le maggiori città dell’Impero esistono terme pubbliche, grandi complessi costruiti e mantenuti dalla Stato e aperti a tutti gli abitanti, non solo i cittadini liberi ma anche gli schiavi. Esiste un biglietto d’ingresso, ma lo stato assume su di sé la maggior parte di questo prezzo e al cittadino resta da pagare il balneaticum, una somma puramente simbolica: un quadrans. L’orario di apertura è intorno all’hora sexta, cioè alla fine delle attività lavorative e politiche della giornata. Tutti quindi, anche i più poveri artigiani, possono permettersi di lasciare il proprio posto di lavoro, rilassarsi e prendersi cura di sé. Le terme sono veramente il luogo in cui tutte le classi sociali si incontrano e partecipano alle stesse attività, persino più che nei luoghi di spettacolo: nell’anfiteatro e nel circo ogni classe sociale siede in un settore separato e non si mescola alle altre. Le terme sono più egualitarie, fatto che non a tutti piace: molti ricchi patrizi possiedono piccoli impianti termali privati annessi alla loro casa in modo da poter invitare solo gli stretti amici e evitare l’affollamento delle terme pubbliche. Poiché le terme sono un luogo di incontro offrono anche altri servizi: biblioteche, aree di riunione, in qualche caso anche botteghe o uffici commerciali. Le terme di costruzione privata hanno una pianta poco regolare e variano molto da edificio a edificio. Si collocano comunque gli ambienti in una sequenza che va dal caldo al freddo. Si comincia cioè con il bagno caldo d’acqua o di vapore, si prosegue verso un ambiente tiepido e si conclude la visita con un tuffo nell’acqua fredda. Gli architetti imperiali preferiscono realizzare edifici a pianta simmetrica, in modo che gli stessi servizi siano offerti parallelamente in due metà dell’edificio. Ciò aiuta a evitare l’affollamento e, nelle città in cui le donne frequentano le terme alla stessa ora degli uomini, le dame possono avere metà dell’edificio tutto per loro e usufruire degli stessi servizi. Nelle grandi terme imperiali i visitatori seguono percorsi obbligati, in modo che i flussi non si incrocino mai e la gestione di tanto pubblico sia più agevole. Le terme più monumentali sono anche circondate da un portico o da un recinto marmoreo che crea un piacevole ambiente aperto per passeggiare (ambulatio) impreziosito da magnifiche statue che ornano nicchie e fontane. La struttura di un edificio termale segue questo schema: ; Apodyterium. Spogliatoio dove lasciare gli abiti, indossare appositi zoccoletti per non scivolare e non scottarsi sui pavimenti caldi, avvolgersi in un ampio telo di lino. Uno schiavo guardiano colloca gli abiti di ogni visitatore COSTO DI UN GUARDAROBA FEMMINILE Indumento Sesterzi babylonicum da 2.000 a 4.500 chlamys ricamata da 35.000 a 50.000 cingulum da 350 a 700 dalmatica misto seta con ricami e decorazioni porpora da 20.000 a 70.000 palla di lana da 50 a 2.500 palla di seta da 50.000 a 70.000 pallium da 50 a 2.000 peplum di lana da 1.000 a 4.000 stola base da 50 a 500 stola elegante da 3.000 a 8.000 stola misto seta da 10.000 a 35.000 tunica semplice di lana da 30 a 40 tunica di lino da 500 a 10.000 tunica di seta 50.000 umbraculum 25 Calzature calceolus muliebris da 50 a 75 solea da 25 a 40
138 V - DE SOCIETATE in una cesta chiusa e dietro una piccola mancia controlla che nulla venga manomesso. Le persone più facoltose hanno i propri schiavi e affidano a loro il controllo delle loro proprietà. ; Sudatio. È una stanza calda, senza vapore, dove sedersi e farsi una buona sudata per eliminare lo sporco della giornata. ; Laconicum. È una stanza calda con vapore. Ai quattro lati o in un bacino centrale sono collocate vasche con abbondante acqua che viene riscaldata da una fonte di calore sotto il pavimento. ; Calidarium. È una grande sala con una piscina calda al centro. L’acqua è bassa, infatti lo scopo è di immergersi e restare comodamente seduti a chiacchierare con gli altri ospiti. È un ambiente maestoso: ornato di marmi colorati, spesso realizzato con soluzioni architettoniche ardite che aprono grandi finestre nelle murature perimetrali per dare luce all’ambiente. Il fondo della vasca è di norma decorato con mosaici dal soggetto marino: Nettuno sul carro trainato da tritoni, sirene, delfini. ; Tepidarium. Da qui inizia il percorso verso il freddo. È una sala di passaggio con una piscina di acqua tiepida, utilizzata solo per per raffreddare il corpo e affrontare la sala seguente. ; Frigidarium. Vasta sala con una piscina d’acqua fredda al centro. Questa può essere anche profonda per consentire vigorose nuotate che forniscano una salutare reazione al sudore e al caldo precedente. Il frigidarium è coperto, quindi anche d’inverno conserva una temperatura piacevole. Essendo collocato al centro del complesso, è la sala più grandiosa e spesso è decorata con finestre dai vetri colorati. ; Natatio. È una grande piscina all’aperto, frequentata soprattutto nella buona stagione. ; Palaestra. Una palestra all’aperto, circondata da un porticato, dove ci si può dedicare all’atletica o alla lotta. ; Aulae tonsoriae, frictionatoriae, depilatoriae. Sono stanze dedicate a varie attività di toeletta, dove schiavi specializzati fanno la barba e tagliano i capelli a chi lo richiede, oppure massaggi e depilazioni. I servizi si pagano, anche se poco, e non tutti ne usufruiscono. ; Exedra. In ogni impianto termale di grande estensione c’è sempre una grande aula per speciali eventi: riunioni politiche, concerti, letture di opere letterarie. È di solito decorata in maniera assai sfarzosa. Altre exedrae più piccole sono disseminate lungo il muro perimetrale. ; Bibliothecae. Le terme sono anche importanti centri di incontro e scambio intellettuale. Spesso ospitano collezioni di libri di difficile reperimento e quindi sono frequentate anche da coloro che hanno a disposizione una piccola biblioteca personale. Vi si possono incontrare uomini politici, avvocati, studiosi di ogni materia. Di solito le biblioteche sono due, una per i testi di lingua greca e una per quelli in lingua latina. Un tale impianto necessita di un’organizzazione perfetta perché tutto funzioni e sia utilizzato senza inciampi da migliaia di cittadini ogni giorno. ; Corridoi di servizio. Intorno alle grandi sale dove il popolo si abbandona ai piaceri corre una fitta rete di passaggi brulicanti di vita dove si muovono frenetici gli inservienti che mandano avanti la grande macchina delle terme. Si accede ai corridoi attraverso porticine dissimulate nella decorazione dei muri, ma non nascoste. Sono chiuse dall’interno con un semplice chiavistello a saliscendi, che dall’esterno si apre con una chiave universale che tutti gli inservienti portano alla cintura. Da questi corridoi scendono delle scale che conducono ai corridoi sotterranei. ; Corridoi sotterranei. Si accede ai sotterranei sia da entrate esterne, da dove passano le varie forniture, sia da passaggi interni alle terme. Gli accessi esterni sono grandi abbastanza per consentire il passaggio di carri per il trasporto della legna, trainati da muli. I corridoi principali sono alti fino a 36 piedi, quelli minori diminuiscono via via in ampiezza e altezza ma consentono comunque il passaggio di grandi contenitori, sacchi o ceste. Nei sotterranei si trovano magazzini, guardaroba, stanzette per il personale e lavanderie per le migliaia di teli utilizzati dagli ospiti. Non è inconsueto trovarvi anche piccoli sacelli dedicati alle divinità venerate dai lavoranti. Sotto alcune terme esistono addirittura mitrei, templi dedicati al dio Mithra che per tradizione devono essere sotto terra. In alcuni impianti termali la rete dei corridoi sotterranei è tanto vasta che nessuno ne conosce veramente tutta l’estensione. ; Furnax. La fornace è il cuore delle terme, alimentata con quantità immense di legna da appositi “fuochisti”. La fiamma riscalda l’acqua per le piscine e produce anche aria calda che circola al di sotto dei pavimenti rialzati, riscaldandoli. ; Cisternae. Le cisterne dell’acqua sono talmente grandi che non sempre sono del tutto interrate. Una parte sporge leggermente sopra il terreno e in questo caso vengono collocate sotto l’exedra che risulta così rialzata, ottenendo anche un effetto più scenografico. Le cisterne, benché enormi, contengono una scorta limitata a due giorni di utilizzo, pertanto per mantenerle sempre al massimo della capienza sono collegate al locale acquedotto. Se l’acquedotto viene chiuso per qualunque motivo le cisterne sono destinate a svuotarsi. In alcuni insediamenti di confine le scorte d’acqua delle terme sono state utilizzate durante un assedio per consentire alla cittadinanza di resistere fino all’arrivo dei rinforzi.
139 V - DE SOCIETATE Legenda apodyterium = spogliatoio palaestra = palestra all’aperto ambulatio = area aperta per passeggiare sudatio = sauna calidarium = sala con piscina calda laconicum = bagno di vapore tepidarium = sala con piscina tiepida bibliotheca = biblioteca frigidarium = sala con piscina fredda exedra = sala di riunione natatio = piscina all’aperto
140 V - DE SOCIETATE TABELLA INCONTRI ALLE TERME Tiro 1d20 Evento 1 Un frettoloso inserviente trasporta un mucchio di asciugamani bagnati così grosso che gli impedisce la vista. Sbatte contro chiunque non sia abbastanza svelto da levarsi da davanti (tiro di Coordinatio o De Corpore contro SD 6). Siccome il pavimento è umido chi viene investito dall'inserviente scivola, cade e si procura un grosso livido (equivalente a 1d3 danni). 2 Una graziosa ragazza offre massaggi a un prezzo molto più basso di quelli normalmente praticati nelle terme. In realtà è una massaggiatrice abusiva, riconoscibile dal secchiello con ampolline di oli e creme di aspetto non molto ricercato (tiro di Ingenium o Sensibilitas con SD 6). Per esercitare qui bisogna avere un permesso speciale e lei non ce l'ha. Se scoperta verrà consegnata ai Vigiles ma a chi le reggesse il gioco potrebbe fornire utili informazioni sul luogo e i suoi frequentatori. 3 Un ragazzetto sveglio offre asciugamani puliti fuori dal laconicum (sauna), a un prezzo molto più basso di quelli del servizio ufficiale delle terme. In realtà è un inserviente abusivo, riconoscibile dagli asciugamani di qualità inferiore a quelli ufficiali (tiro di Ingenium o Sensibilitas con SD 6). Se scoperto verrà consegnato ai Vigiles ma a chi gli reggesse il gioco potrebbe fornire utili informazioni sul luogo e i suoi frequentatori. 4 Una piacente popolana mostra un vassoio con alcuni bicchieri e una brocca contenente una bevanda che lei garantisce "molto energetica" con una strizzatina d'occhio. Non fa parte del personale, come si capisce dai bicchieri di terracotta un po' sbeccati (tiro di Ingenium o Sensibilitas con SD 6). È un'erborista abusiva, se venisse scoperta sarebbe consegnata ai Vigiles. A chi le regge il gioco potrebbe fornire utili informazioni sul luogo e i suoi frequentatori. 5 Da una porticina dipinta in modo da confondersi con il muro escono due inservienti che litigano tra loro su chi debba svolgere un certo incarico. Presi come sono dalla discussione dimenticano di richiudere la porticina con la chiave passpartout. È uno degli ingressi alla vasta rete di corridoi di servizio delle terme. 6 Una splendida dama incede attraverso il corridoio velata appena da un asciugamano di lino molto bagnato. È seguita da due schiave che portano cassettine piene di cosmetici e da un codazzo di ammiratori più o meno discreti. Chiunque si trovi nel corridoio si ferma e ammira la scena. 7 Un celebre auriga del circo passeggia per le terme seguito da un corteo di ammiratori di ogni età. La folla riempie i corridoi creando una gran confusione. 8 Due famosi pugilatori, avversari da molto tempo, si incontrano nel corridoio. Si lanciano minacce e terrificanti insulti ma si guardano bene dal lanciarsi l’uno contro l’altro. Lo fa però la folla dei loro tifosi e scoppia una rissa spaventosa che coinvolge chiunque si avvicini. 9 Una piccola zuffa richiama i bagnanti: due giovanotti si contendono la compagnia della stessa signorina che, divertita, non ha la minima intenzione di dividerli. Comincia un giro di scommesse su chi avrà la meglio, nessuno bada a ciò che avviene attorno. 10 Una piccola perdita d’acqua ha allagato gli ambienti. Camminare è molto difficile perché a ogni passo si rischia di scivolare (tiro di Coordinatio o De Corpore SD 3), mentre correre è veramente rischioso (SD 9). Chi fallisce i tiri cade e subisce 1d3 danni.
141 V - DE SOCIETATE TABELLA INCONTRI ALLE TERME Tiro 1d20 Evento 11 Un’allegra musica richiama l’attenzione di tutti. Uno spettacolo sta cominciando nella grande exedra: la protagonista è un’attrice di pantomime celebre per le danze in cui toglie tutti i veli. In pochi minuti i corridoi si svuotano e si riempie invece il giardino dalla parte dell’exedra. 12 Due inservienti discutono con un anziano erudito che sotto braccio ha quattro rotoli manoscritti. Ha portato via dalla biblioteca delle terme dei testi rari per leggerseli con comodo a casa, ma è cosa proibita. Forse si può convincerlo a sedersi con calma in biblioteca e copiare qualche appunto su una tavoletta cerata. Se qualcuno lo aiutasse potrebbe fornire qualche utile informazione. 13 Per un caso inaspettato giungono alle terme molti più visitatori del solito. Si verificano problemi di gestione: i vestiti dei visitatori vengono inseriti in contenitori sbagliati o vengono mescolati i beni di più persone. Se i Custodes hanno lasciato i propri abiti al guardaroba uno o più oggetti di loro proprietà non verranno ritrovati quando torneranno a riverstirsi. 14 Due Vigiles irrompono nei corridoi, lasciando impronte fangose sui pavimenti tirati a lucido. Cercano un ladruncolo che ha sottratto delle monete dal guardaroba. Gli inservienti sono più infastiditi dallo sporco che dal ragazzino che si infila di soppiatto in una delle stanze per i massaggi e dichiarano di non aver visto nessuno. I Vigiles si guardano attorno incerti. Chissà se qualcuno li aiuterà. 15 Un grido risuona nei corridoi: “Un medico, presto!” Un uomo politico di alto rango è svenuto nel laconicum (sauna). Chiunque presti aiuto potrebbe guadagnarsi un amico potente. 16 Alcuni schiavi lavorano su un’impalcatura per riparare una sezione del soffitto. D’improvviso si stacca una lastra di marmo e colpisce chiunque sia lì sotto (1d6 danni) a meno che non superi un tiro di Coordinatio o De Corpore (SD 6). 17 Due dame litigano su chi abbia diritto al carro a noleggio che aspetta fuori dalle terme. Ciascuna sostiene di averlo prenotato per prima. Ne scoppia una zuffa che coivolge anche le loro schiave e blocca del tutto il passaggio. 18 Un trambusto proviene dalla parte dell’entrata. C’è stata una rapina! Qualcuno ha rubato l’incasso tramortendo l’inserviente addetto a riscuotere il pagamento. Il ladro si è poi dileguato all’interno delle terme. È probabile che non abbia fatto in tempo a cambiarsi, quindi potrebbe essere notato da un occhio attento (tiro di Sensibilitas SD 6). 19 Un malfunzionamento nella fornace ha surriscaldato tutti gli ambienti caldi a un punto tale che non è possibile rimanervi. La folla si riversa verso la zona fredda, diverse persone scivolano e cadono, gli schiavi corrono in giro cercando i padroni, molte dame sono costrette a farsi vedere senza trucco, alcuni grassi uomini d’affari restano senza parrucchino. 20 Con un tiro di Sensibilitas (SD 6), i Custodes si accorgono che alcuni uomini stanno nascondendo dei coltelli tra le pieghe dei loro asciugamani: si tratta di Sicari in procinto di assassinare un senatore recatosi alle terme (in rapporto di 1:1 tra di loro). Se i Custodes non interverranno, i malviventi porteranno a termine il loro sanguinoso incarico…
142 V - DE SOCIETATE SPETTACOLI Le numerose festività religiose e civili distribuite nel nostro calendario fanno sì che nel corso dell’anno ci siano parecchie occasioni per allestire ludi, spettacoli grandiosi che lo stato offre ai suoi cittadini per onorare gli dèi. Gli spettacoli ufficiali sono di tre tipi: ; Ludi gladiatorii. Sono combattimenti tra gladiatori professionisti, si tengono nell’anfiteatro e sono offerti dallo stato. Quando i giochi sono offerti da privati vengono detti munera. ; Ludi circenses. Corse di carri o di cavalli senza fantino che si tengono nel circo. ; Ludi scaenici. Spettacoli teatrali che si tengono nei teatri. Ã L’ANFITEATRO È forse l’edificio che più di ogni altro rivela la presenza di Roma in qualsiasi regione del mondo, persino più dei sacri templi dedicati alla Triade Capitolina. L’anfiteatro dimostra infatti il grande impegno che l’Impero profonde nel benessere dei suoi cittadini. Non soltanto costruirne uno è un grande onere economico che lo stato si assume interamente, ma anche la gestione è un dono offerto ai cittadini. L’ingresso all’anfiteatro è sempre gratuito per tutti, anche per gli schiavi. Un anfiteatro è un edificio fatto per allestire spettacoli complessi. Deve quindi essere comodo per gli spettatori, consentendo a tutti una buona visione, ma anche pratico per chi gestisce la macchina teatrale. Si può dire che un anfiteatro è costituito da due zone principali: quella che si eleva verso il cielo è fatta per chi guarda; quella che si addentra nella terra è fatta per chi lavora. La struttura principale di un anfiteatro è dunque la seguente: ; Arcate esterne. Le arcate del piano terra sono numerate per consentire agli spettatori di trovare facilmente il proprio posto a sedere: ogni arcata infatti ospita delle scale che conducono solo a uno specifico settore delle gradinate e questo consente di gestire con la maggiore efficienza l’afflusso e il deflusso di tante migliaia di persone. Nei piani superiori ogni arco è decorato con una statua. ; Porta triumphalis. La porta da cui entrano i gladiatori in abiti da parata per la sfilata che precede i giochi. È collocata su una delle punte dell’ellisse e somiglia a un arco trionfale grazie alla decorazione di marmi, fregi e statue. ; Arena. Il cuore dell’edificio. La sua forma ellittica è perfetta per offrire un’area scenica più ampia di quanto non si otterrebbe con un edificio circolare. Il pavimento è di solito costituito da tavole di legno che sovrastano una serie di ambienti sotterranei, sulle quali è sparso uno spesso strato di sabbia. Questa serve sia a non far scivolare chi si esibisce, sia ad assorbire il sangue dei combattimenti. Sul piano dell’arena si aprono diverse botole o enormi piani inclinati che servono a gestire la parte tecnica degli spettacoli: le botole sono collegate a montacarichi che portano gladiatori o belve sulla scena; i piani inclinati servono a far comparire in un attimo intere scenografie (boschi, edifici, luoghi mitici) davanti agli occhi stupefatti degli spettatori. Il tutto è comandato da enormi argani mossi da schiavi o, negli anfiteatri più grandi, da muli. ; Cavea. Ospita le gradinate, disposte su più ordini secondo un principio legato alla struttura sociale. L’ima cavea, cioè il settore di posti più in basso dove la vista è migliore, è riservata ai più nobili cittadini. A Roma vi siedono i senatori patrizi e le Vestali. I senatori non patrizi siedono nella fila subito dietro, poi gli equites. Salendo si incontra la media cavea, nella quale si distribuisce la gran parte della popolazione lavoratrice. Al piano più alto, summa cavea, si stringono la plebe più misera e gli schiavi e non si gode di una buona visuale, almeno negli anfiteatri più grandi. In tempi antichi qualche imperatore decise di relegare anche le donne in questo piano più alto, per evitare che ci fosse troppa promiscuità tra i sessi durante i momenti più sfrenati degli spettacoli. Il provvedimento fu tanto impopolare che fu presto abbandonato. ; Pulvinar. È il palco imperiale, un’ampia loggia marmorea foderata di tappezzerie di lusso e cuscini pregiati, adatta a ospitare la famiglia imperiale al completo e diversi illustri ospiti. Il pulvinar è servito da schiavi che procurano bevande fresche, leggeri spuntini, ventagli; insomma tutto ciò che serve a un piacevole soggiorno. Tutti gli anfiteatri hanno un pulvinar che di solito viene utilizzato dai governanti locali ed è allestito con poco sfarzo. Se l’Imperatore si reca in visita nella città viene predisposto per la sua comodità. ; Velarium. Meraviglia tutta romana, il velarium è un complicato sistema di tendaggi sospesi alla sommità degli anfiteatri per ombreggiare le gradinate. Una normale giornata di spettacoli nell’anfiteatro, infatti, può durare molte ore e la stagione dei giochi è quella estiva. È una copertura destinata a proteggere solo dal sole e non dalla pioggia: poiché è di stoffa, con la pioggia si inzupperebbe troppo e il peso maggiorato potrebbe strappare tutti i sostegni su cui è fissata. Il velarium è un sistema elastico e modulare, costituito da “vele” di forma triangolare indipendenti le une dalle altre, che accostate insieme formano un anello di copertura. Ogni vela può essere asportata e sostituita se si strappa o si danneggia, senza danno per il resto del sistema. In caso di vento forte o di pioggia l’intero velarium può essere ammainato e ripiegato in pochi minuti grazie a una fitta rete di cime di canapa non diverse da quelle con cui sulle navi si manovrano le vele. E infatti il sistema richiede la mano esperta dei marinai imperiali per funzionare al meglio: a Roma l’enorme velarium dell’Anfiteatro Flavio è affidato a uno speciale distaccamento di marinai della flotta del Miseno, ospitati in un’apposita caserma, i Castra Misenatium. Negli altri anfiteatri dell’Impero avviene la stessa cosa con l’aiuto dei marinai di altre flotte.
143 V - DE SOCIETATE Come tutti gli spettacoli, anche quelli negli anfiteatri necessitano di un apparato di ambienti e macchinari per funzionare. Poiché tutto il “palcoscenico” è esposto alla vista degli spettatori e non esiste un’area posteriore di servizio, tutte queste attrezzature devono stare nell’unico posto dove lo sguardo non può arrivare: sotto terra. ; Ipogaei. Corridoi sotterranei che corrono al di sotto del tavolato dell’arena e che consentono al personale degli anfiteatri di allestire le scenografie necessarie agli spettacoli, custodire le belve fino al momento del combattimento, spingerle attraverso un sistema obbligato di gabbie fino alla botola sul tavolato che le rilascerà nell’arena. Negli anfiteatri più grandi gli ipogei comprendono anche stanze in cui i gladiatori si possono cambiare, armerie e officine, macchine teatrali per lo spostamento di fondali e scenari. Al livello sotterraneo si può accedere sia dall’interno dell’anfiteatro, mediante porticine di servizio chiuse con chiavistelli, sia da uno o più ingressi esterni da cui entrano per esempio i carri con le gabbie per le belve. ; Fossa bestiaria. Negli anfiteatri più piccoli l’unico ambiente sotterraneo è un grande vano rettangolare al centro dell’arena, collegato all’esterno da due criptoportici, corridoi sotterranei. Anche la fossa bestiaria è coperta da un tavolato di legno. ; Porta Libitinaria. La porta da cui escono i feriti e i morti. Si trova nel lato opposto a quella triumphalis ed è seminterrata. Degli inservienti appositi, i libitini, portano fuori i cadaveri delle belve e dei caduti in combattimento. Infermieri specializzati portano invece i feriti ai medici dell’anfiteatro o della schola gladiatoria. Ã GLI SPETTACOLI ANFITEATRALI Gli spettacoli più frequenti negli anfiteatri di tutto l’Impero sono: ; Munera (combattimenti gladiatorii). Certamente i più popolari, hanno un’origine religiosa. Nei tempi violenti della nascita di Roma, infatti, si onoravano i morti con sacrifici umani. Il sangue serviva a placare l’avido desiderio dei trapassati di assaporare ancora il calore della vita. I sacrifici furono presto sostituiti da combattimenti rituali, giunti fino a noi. Questi combattimenti vengono allestiti dagli editores o munerarii, organizzatori professionisti, con il sostegno economico dei magistrati cittadini o come regalo di facoltosi privati al popolo. Spesso è lo stesso Imperatore a offrire i munera ai suoi sudditi. ; Venationes (cacce agli animali selvaggi). Esistono due tipi di spettacoli con gli animali: le venationes propriamente dette, in cui dei cacciatori si aggirano in questi panorami cercando la preda, e dei combattimenti tra le belve e i bestiarii, combattenti specializzati. Prevedono l’impiego non solo di animali pericolosi ma anche di bestie esotiche che il popolo non ha mai visto dal vivo: struzzi, ippopotami, giraffe. Sono spettacoli di grande effetto, allestiti con ricostruzioni dell’ambiente originale in cui gli animali vivono oppure in ambientazioni mitiche. Gli animali selvaggi sono anche utilizzati per le condanne a morte di alcune categorie di criminali, avvelenatori, falsari e sobillatori di rivolte. Questi vengono spesso abbigliati come personaggi del mito e collocati in scenari adatti a mettere in scena una storia che prevede la morte del protagonista. ; Naumachiae (battaglie navali). Questi spettacoli possono aver luogo solo in quegli anfiteatri in cui il tavolato dell’arena può essere completamente rimosso per mettere in luce una cavità sottostante molto ampia, che poi viene riempita d’acqua. Nelle naumachie infatti due piccole flotte si affrontano per riprodurre una famosa battaglia navale. Sono realizzate con navi di grandezza inferiore al vero ma equipaggiate con veri combattenti che si affrontano senza lesinare il coraggio: speronamenti, abbordaggi, affondamenti sono la regola. Non sempre l’esito della battaglia è uguale a quella storica e questo aumenta il divertimento degli spettatori. § NEMESIS: LA DEA DEI GLADIATORI Figlia della Notte, vendicatrice dei torti e protettrice dall’invidia, è la divinità più amata dai gladiatori e da tutti coloro coinvolti nelle attività degli anfiteatri, quindi anche i venatores e i bestiarii. In ogni anfiteatro c’è un sacello a lei dedicato o almeno un’immagine in terracotta appesa a un muro. La dea protegge l’equilibrio, cioè bada che l’esito di ogni azione umana o divina sia il risultato di un procedimento corretto. A lei dunque si appellano coloro che sperano in un avversario onesto, in un giudice incorruttibile. E prima di ogni scontro i combattenti affidano a lei un’eventuale vendetta postuma se la loro morte sarà causata da un colpo scorretto o un giudizio falsato dal denaro. Nemesis è raffigurata come una fanciulla alata con una spada in una mano e una bilancia nell’altra, che percorre il cielo su un carro trainato da grifoni.
144 V - DE SOCIETATE Ã LE SCHOLAE GLADIATORIAE Gli spettacoli più apprezzati in tutto l’impero sono i combattimenti tra gladiatori, esibizione di tutte le qualità che la nostra società ritiene di valore: coraggio fisico, abilità nelle armi, forza di carattere. I gladiatori sono riuniti in scholae, scuole dove si insegna ai novizi l’arte del combattimento e dove i più abili possono fare carriera. È raro infatti che un gladiatore muoia nell’arena. Costa troppo al proprietario perché venga sprecato il potenziale di un bravo combattente. Ciò che piace al pubblico, infatti, è un combattimento ardito e pieno di colpi abili e inaspettati. Un combattimento che finisca subito con l’atterramento e la morte di uno dei due opponenti non è molto interessante. I gladiatori vengono istruiti attentamente per resistere a lungo sul campo. Diversi gladiatori, quindi, raggiungono la fine della carriera e si conquistano libertà e riposo. Una schola gladiatoria è un’entità complessa, dove operano diversi professionisti. ; Lanista. È il proprietario della schola, un imprenditore spesso molto ricco ma poco stimato dal punto di vista sociale. Essere un lanista è considerato un mestiere vergognoso, come il protettore delle prostitute. Spesso è anch’egli un ex gladiatore e trae il suo guadagno dall’affittare le prestazioni dei suoi gladiatori agli organizzatori dei giochi, sia magistrati cittadini che privati. Guadagna anche se i gladiatori muoiono: si fa versare una cifra d’indennizzo per i mancati guadagni dovuti alla perdita del suo combattente. ; Magistri o doctores. Gestiscono l’addestramento e l’attività dei gladiatori. Sono ex gladiatori che hanno terminato con successo la propria carriera e hanno ricevuto la rudis, una spada di legno simbolo dell’acquisita libertà. Sono dunque anche definiti rudiarii. ; Medicus. Spesso più d’uno, si prende cura non solo dei gladiatori feriti ma anche dei sani, predisponendo per loro diete adatte a accrescerne forza e resistenza. ; Gladiatori. Sono combattenti molto specializzati, divisi in categorie e contraddistinti da un equipaggiamento specifico: i più diffusi sono il thraex, veloce e armato alla leggera, il murmillo, di corporatura massiccia e protetto da un grande scudo, il retiarius, armato di rete e tridente. Una schola gladiatoria rinomata offre comunque diversi altri tipi di gladiatori e maggiore è la varietà maggiore è il successo della schola. Molti gladiatori sono schiavi, spesso rei di qualche delitto costretti a scegliere tra una condanna a morte e la gladiatura. Parecchi invece hanno uno status speciale e sono detti “auctorati”. Si tratta di uomini liberi che hanno ceduto i diritti della propria libertà al lanista, il quale li tratta come cosa propria finché essi non riescono a riscattarsi. Questa condizione viene scelta per bisogno: si tratta di cittadini di pochi mezzi che arruolandosi tra i gladiatori si assicurano un tetto sulla testa, pasti regolari e, con un po’ di fortuna, un futuro di gloria. I migliori tra i gladiatori diventano immensamente popolari e molto ricchi. Sono molto ricercati dalle dame che li invitano per incontri che è meglio non specificare. La superstizione popolare vuole che il sangue dei gladiatori sia un potente amuleto ed è piuttosto diffuso il commercio di brandelli di abiti imbevuti del loro sangue. Quelli appartenuti ai gladiatori di maggiore successo vengono venduti al prezzo dell’oro! ; Gladiatrices. Le donne non sono rare tra i gladiatori. Giungono a questo mondo spinte dalle stesse necessità degli uomini e molte donne nate nella povertà trovano più onorevole darsi alla gladiatura che al meretricio. Solitamente le donne combattono tra loro, ma nel caso delle venationes o dei combattimenti in costume spesso si mescolano agli uomini. Alcune gladiatrici di particolare bellezza finiscono talvolta per essere riscattate da ricchi cittadini che le prendono per amanti. Altre, invece, sono diventate guardie del corpo di dame altolocate, persino della famiglia imperiale.
145 V - DE SOCIETATE Ã IL CIRCO Gli spettacoli del circo per certi versi sono ancora più emozionanti di quelli dell’anfiteatro. Agli elementi di coraggio, sprezzo del pericolo e abilità fisica che sono comuni anche alle esibizioni dei gladiatori i protagonisti del circo aggiungono anche l’ebrezza della velocità. I circhi infatti ospitano soprattutto corse di carri, tirati da due cavalli (bigae) o quattro cavalli (quadrigae), che i più abili aurighi spingono a velocità ai limiti dell’umano. Il pericolo che corrono non è inferiore a quello dei combattenti nell’anfiteatro: spesso le manovre di superamento sono così azzardate che i carri confliggono causando spettacolari incidenti in cui possono perdere la vita sia gli aurighi che i cavalli. I circhi sono meno diffusi degli anfiteatri perché sono edifici molto costosi e la costruzione richiede un’adeguata spianata di terreno. Tuttavia in ogni capitale provinciale ce n’è uno ed è sempre in stretta connessione con il palazzo imperiale: il circo, ben più dell’anfiteatro, è il luogo in cui l’Imperatore e il suo popolo si incontrano per assistere agli stessi spettacoli, condividere un divertimento come se non ci fosse tra loro una barriera sociale. I circhi, inoltre, sono edifici tanto capienti che vengono utilizzati anche per tutti quegli eventi in cui è necessario accogliere una grande quantità di pubblico, come per esempio i trionfi militari e i supplizi capitali come le crocifissioni. Gli architetti imperiali hanno codificato una struttura fissa per il circo che in tutte le province si ripete con poche variazioni: ; Porta pompae. È l’entrata sul lato rettilineo dell’edificio e da essa accedono i carri prima della corse per compiere la parata iniziale. ; Carceres. Sono le celle di partenza dei carri. Per evitare che qualche concorrente spicchi la volata senza attendere il segnale di partenza tutti i carri vengono collocati in apposite gabbie di legno. Verso la pista sono chiuse da cancelli che possono essere aperti simultaneamente, lasciando uscire tutti i carri assieme. Per favorire una partenza equa i carceres sono spesso collocati su una linea leggermente obliqua, in modo che i carri siano alla stessa distanza dalla vera linea di partenza, all’altezza della prima meta. ; Arena. È il luogo dove si svolge la vera azione. Le gare cominciano dall’estremità in cui si trovano i carceres, poi proseguono nella metà destra dell’arena. Arrivati alla curva i carri compiono un’ardita curva a mezzo cerchio, proseguendo il giro nella metà sinistra dell’arena. Una gara normale conta sette giri, cinque negli spettacoli ridotti. ; Spina. Una bassa piattaforma che divide in due metà l’area di corsa. Sull’estremità rivolta al lato curvo dell’edificio è collocata la meta prima, cioè il primo punto di traguardo, di solito costituito da tre coni di marmo. All’estremità opposta c’è la meta secunda che segnala la conclusione di un giro completo di corsa. Tra le due metae ci sono 1800 piedi, ma nei circhi più grandi (per esempio a Roma, Byzantium o Alexandria) la distanza può essere maggiore. Per tenere conto dei giri sono presenti dei segnapunti, dei bastoni colorati ornati sulla punta da uova d’oro o da statue di delfini. Al completamento di ogni giro viene spostato uno dei contrassegni. Il centro della spina è sempre abbellito da un obelisco. ; Euripus. È un canaletto basso pieno di acqua corrente che circonda l’arena separandola dalla zona delle gradinate. ; Pulvinar. La grande loggia riservata all’imperatore e alla famiglia, come nell’anfiteatro arredata con grande sfarzo. Il pulvinar del circo è connesso direttamente da una serie di corridoi al palazzo imperiale o alla residenza provinciale dell’imperatore. ; Tribunal iudicum. È il palco dei giudici di gara. ; Porta triumphalis. È collocata sul lato curvo dell’edificio e da essa esce il vincitore dopo la vittoria. § UNA GIORNATA NELL’ANFITEATRO Gli spettacoli durano tutta la giornata secondo questo programma: Orario Evento fine hora quarta - inizio quinta pompa (sfilata dei combattenti in armi da parata) hora quinta e hora sexta venationes (cacce agli animali selvaggi) hora sexta (ora del pranzo) damnatio ad bestias (condanne a morte dei criminali) pomeriggio fino all’hora decima munera gladiatoria (combattimenti gladiatori)
146 V - DE SOCIETATE Legenda Porta Pompae= porta di entrata per le sfilate euripus = canaletto perimetrale Porta Triumphalis = posta di uscita dei vincitori tribunal iudicum = palco dei giudici di gara carceres = blocchi di partenza meta prima = primo punto di svolta arena = arena meta secunda = secondo punto di svolta pulvinar = palco imperiale profectio = linea di partenza spina = spina centrale calx = linea del traguardo obeliscus = obelisco