197 VI - DE RELIGIONE Ã APRILE ; 1: Veneralia. Festa in onore di Venere “verticordia”, cioè “che cambia i cuori degli uomini” ispirandoli all’amore. La festa fu istituita in tempi antichi su comando della Sibylla Cumana per placare gli dèi e ripristinare la concordia deorum. Per celebrare la dea in questo giorno la statua della dea viene portata fuori dal tempio e lavata da un gruppo di matrone, rivestita di nuovi abiti e adornata di gioielli d’oro e poi riportata nel tempio. È un giorno di lieta festa primaverile per tutta la città. ; 4 - 10: Megalesia. Solenni feste in onore della Grande Madre Cibele, dette anche Ludi Megalensi. Celebrano l’arrivo della dea nell’Urbe dalla città di Pessinunte in Frigia, nei tempi antichissimi delle guerre contro Carthago. Il primo giorno della festa si tiene un corteo in ogni città dell’Impero. È uno spettacolo grandioso e estremo, diverso dalle processioni solenni della tradizione romana: i sacerdoti della dea vestiti di giallo e con lunghi capelli fluenti danzano invasati dalla presenza divina roteando i lungi coltelli; ovunque c’è un assordante rumore di tamburi di bronzo e flauti d’argento e tutto è avvolto da nuvole di incenso e petali di rose. La statua della dea viene portata in processione su un carro trainato da leoni, di solito statue ma in Oriente si usano anche vere fiere addomesticate. Durante i giorni seguenti i maggiori esponenti delle varie città organizzano banchetti esagerati, tanto che il Senato ha più volte dovuto emettere delle norme per limitare l’uso di vino e carni esotiche. Molti riti segreti si svolgono in queste feste, poiché il culto di Cibele è essenzialmente per iniziati. Il popolo è intrattenuto e deliziato dalle numerose rappresentazioni teatrali offerte dall’amministrazione cittadina agli abitanti. ; 12 - 19: Cerealia. Festa in onore di Cerere istituita nei tempi antichissimi dei re per chiedere alla dea di proteggere il raccolto del grano, in via di maturazione. In questi giorni le donne particolarmente devote alla dea si vestono di bianco e si aggirano per le città alla luce di torce, per ricordare la ricerca fatta da Cerere della figlia Proserpina, rapita da Ade signore dell’Oltretomba. Vengono allestiti spettacoli teatrali e giochi nel circo. È tradizionalmente una festa dei plebei, che partecipano con entusiasmo a tutti gli appuntamenti religiosi o di intrattenimento. ; 21: Fondazione di Roma. La festa più solenne dell’Impero. ; 23: Vinalia urbana. Festa del vino nuovo che si celebra in tutte le città dell’Impero con assaggi del vino novello, vendemmiato il precedente autunno. Si offrono libagioni a Venere e Giove. Ad agosto si celebrano i Vinalia rustica nelle campagne. ; 25: Serapia. Feste in onore del dio egiziano Serapide, da tempo ormai assimilato al grande Giove. Ovunque amatissimo, viene celebrato con speciali riti nei suoi templi e processioni accompagnate dal suono ritmico dei sistri. Le feste più magnifiche sono tenute nel Serapeo di Alexandria e a Roma presso il tempio di Iside del Campo Marzio. ; 28 aprile – 1 maggio: Floralia. Feste in onore della dea Flora, che protegge i boccioli dei fiori e le primizie della terra, dette anche Ludi Florales. La celebrazione nacque su consiglio dei Libri Sybillini dopo una terribile carestia. Con il tempo però ha assunto un aspetto un po’ licenzioso. Durante la festa si tengono rappresentazioni teatrali particolari, la nudatio mimarum, in cui le attrici eseguono numeri di balletto in cui si tolgono praticamente tutti i vestiti. Si organizzano banchetti in cui scorre molto vino, le donne indossano abiti leggeri a vivaci colori, gli uomini portano corone di fiori. Insomma, una festa nata per un motivo molto serio si è trasformata in un’occasione di divertimento sfacciato ma nessuno ha coraggio di sospenderla o vietarla. Ogni volta che si è provato a fare una cosa del genere ne è seguita una nuova carestia. Ã MAGGIO ; 1: Riti di Bona Dea. Questo è l’anniversario della costruzione del tempio dedicato sul colle Aventino alla misteriosa dea senza nome. Pertanto in questo giorno si svolgono cerimonie ufficiali in tutte le città dell’Impero, pubbliche ma riservate alle sole donne. In cosa consistano le celebrazioni nessuno lo sa, poiché le donne mantengono un rigoroso segreto, così come segreto è il vero nome della “Buona Dea”. La seconda festa annuale della Bona Dea si svolge ai primi di dicembre e ha carattere privato, essendo celebrata nelle case. ; 9, 11, 13: Lemuria. Rito inaugurato da Romolo per placare lo spirito del fratello Remo. Sono quindi feste dedicate a propiziarsi gli spiriti dei defunti, i lemuri, e su questo periodo dell’anno la Cohors Arcana esercita attento controllo. Spesso sono giorni di prodigi, presenze e speciali vaticini poiché in questi tre giorni si apre una connessione tra il nostro mondo e quello dell’aldilà. Bisogna vigilare che spiriti malevoli non vaghino liberamente tra i vivi e quindi diversi riti di protezione e esorcismo vengono eseguiti in tutte le famiglie. Data l’intima connessione di questo mese con i defunti è considerato inadatto ai matrimoni. Sono giorni di grande sacralità: le Vestali preparano la mola salsa, una mistura sacra di farina di farro e sale tostata al fuoco di Vesta, che verrà sparsa sul capo delle vittime sacrificali per tutto il resto dell’anno. ; 15: Mercuralia. Feste in onore di Mercurio, dio protettore del commercio onesto e disonesto, quindi anche dei ladri. Ovviamente come i ladri celebrino queste feste non è dato sapere, ma i commercianti onesti spruzzano sulle proprie navi o sui carri da trasporto o sui magazzini, e su loro stessi, gocce dell’acqua proveniente da una sacra fonte situata a Roma, accanto alla Porta Capena. Si dice sia la fonte della Ninfa Egeria e che abbia proprietà magiche. Di quest’acqua si fa un commercio onesto, sotto il controllo dei magistrati romani, ma esiste anche un gran traffico di contraffazioni che ogni tanto viene scoperto dai Vigiles o dalla Cohors Arcana.
198 VI - DE RELIGIONE ; 15: festa di Juppiter Victor. In ogni città dell’Impero si svolgono sacrifici di buoi con mantello bianco e vengono eseguite speciali riti da parte degli aruspices fulguratorii, cioè specializzati nell’interpretazione delle folgori. ; 21: Agonalia in onore di Veiove. Divinità della prima Roma assimilata al padre Giove. Ã GIUGNO ; 3: festa in onore della dea Bellona. Antica dea della guerra, assimilata alla greca Pallade Athena. In tutto l’Impero è venerata dai soldati che in questo giorno le dedicano un pilum, un giavellotto consacrato, nel piccolo tempio all’interno di ogni castra. ; 7 - 15: Vestalia. Le feste in onore di Vesta iniziano con l’apertura del tempio per i riti sacri. Il tempio può essere visitato solo dalle matrone e a piedi scalzi, nessun uomo può esservi ammesso. Nei giorni seguenti le Vestali si dedicano alla pulizia e alla riconsacrazione del tempio e di ogni area della propria residenza. Finite le purificazioni rituali il tempio viene chiuso. Da questo momento in poi nessuno potrà più entravi, tranne le Vestali e il Rex Sacrorum. ; 15: Festa di Juppiter Invictus. Divinità molto cara all’esercito poiché rappresenta il potere che non conosce sconfitta e quindi chi lo venera sarà sempre vittorioso. Un’edicola dedicata a questo incarnazione di Giove è sempre presente negli accampamenti militari e molti ufficiali ne portano un’immagine addosso sotto forma di anello, fibula o medaglione. Ã LUGLIO ; 6 - 13: Ludi Apollinares. Giochi solenni in onore di Apollo. La loro origine è legata a una raccolta di profezie, i Carmina Marciana, così chiamati perché compilati dal veggente Marcius ai tempi antichissimi delle Guerre Puniche. Il veggente previde la sconfitta di Canne e ordinò di istituire dei giochi in onore del dio dei veggenti, Apollo, per evitare che Roma fosse conquistata da Annibale. I Libri Sybillini, consultati per verificare la giustezza di quest’iniziativa, risultarono favorevoli all’impresa. Dopo tanti secoli i giochi sono diventati una manifestazione grandiosa, che richiama nell’Urbe molti visitatori. Sono essenzialmente competizioni nelle arti care ad Apollo: rappresentazioni teatrali, gare poetiche e musicali. L’ultimo giorno si tiene anche una corsa di carri. I Ludi Apollinares sono tenuti nei teatri anfiteatri e circhi di tutte le principali città dell’Impero. ; 23: Neptunalia. In onore di Nettuno. Feste solenni celebrate con giochi circensi e con naumachie, battaglie navali su navi in miniatura in edifici appositamente riempiti d’acqua. Nelle città costiere a volte le naumachie vengono tenute in appositi spazi recintati nel mare. Ã AGOSTO ; 1: festa di Spes, la Speranza. Dea cara a ogni cittadino dell’Impero ma soprattutto ai marinai e a coloro che viaggiano per mare. Spes è una dea gentile che gradisce omaggi di fiori e non sacrifici, perciò per celebrarla i marinai appendono corone fiorite all’albero della nave e i viaggiatori indossano piccole coroncine o portano anche solo un fiore sull’abito. ; 13: Nemoralia. In onore di Diana. Originariamente celebrati solo nel bosco di Diana Nemorensis, vicino al lago di Nemi in Italia, queste feste si sono sparse ovunque. Diana è una triplice dea, signora dei tre mondi: terra, cielo e profondità della terra. È dunque protettrice dei trivi, gli incroci delle strade dove simbolicamente si intrecciano i percorsi degli uomini e degli dèi. Qui si tengono dunque celebrazioni e sacrifici. ; 19: Vinalia rustica. Festa propiziatoria della vendemmia che si celebra nelle campagne, soprattutto in province e regioni dove si produce il vino. Come le Vinalia urbana, celebrate ad aprile, sono in onore di Venere e Giove. ; 23: Volcanalia. Feste solenni in onore di Vulcano, dio del fuoco che distrugge, che viene celebrato ovunque con il sacrificio di un bue dal manto rosso. ; 24: Mundus Cereris. Questo è uno dei tre giorni dell’anno (24 agosto, 5 ottobre, 8 novembre) in cui viene aperto il mundus, pozzo sacro che si trova in tutti i santuari dedicati a Cerere. È una cavità semicircolare la cui forma ricorda un utero rovesciato, il ventre simbolico della terra, chiusa da una pietra rotonda detta lapis manalis. In ogni città o paese esiste un mundus Cereris: questa fossa sacra viene scavata all’incrocio tra cardo e decumanus ogni volta che si fonda una nuova città. A Roma il mundus si trova al centro del Foro. La fossa è sempre ben chiusa, tranne in questi tre giorni in cui si dice che “mundus patet”, il mondus è aperto. La pietra viene infatti spostata e vi è un passaggio diretto tra il mondo dei morti e quello dei vivi. Sono i giorni più propizi per vaticini e profezie, ispirate direttamente dagli spiriti dell’Aldilà che tutto sanno. Purtroppo sono anche i giorni più attesi dai necromanti che, grazie a un contatto diretto con il mondo dei morti, possono eseguire con più successo i loro turpi artifici. Su questi tre giorni, come nel caso dei Lemuria, la Cohors Arcana, i sacerdoti e gli auguri dell’Impero esercitano speciale vigilanza. Ã SETTEMBRE ; 4 - 19: Ludi Magni. È la più grande festa dell’anno in onore di Giove. I Ludi vengono aperti da una processione solenne guidata da tutti i magistrati cittadini e, a Roma, dall’Imperatore e i consoli. Nei giorni seguenti si tengono molti appuntamenti: una corsa di carri alla maniera omerica, cioè montati da due persone, un guidatore e un guerriero in armi, che compie l’ultima parte della corsa a piedi, saltando giù dal carro in corsa e proseguendo da solo. Seguono poi le corse dei desultores, cioè
199 VI - DE RELIGIONE cavalieri che montano un cavallo e ne tengono uno libero a fianco e, in corsa, saltano dall’uno all’altro. Si tengono inoltre spettacoli teatrali, di danza, gare di pugilato. Sono feste molto spettacolari e il popolo partecipa numeroso. ; 14: Equorum Probatio. Solenne corsa a cavallo dei giovani cittadini, prova di abilità per essere ammessi all’ordine equestre che viene eseguita in ogni capitale provinciale. Nella gara si giudica la perizia nel condurre un cavallo in corsa e anche nelle principali situazioni guerresche, comprese cariche con gladio, con lancia e una prova di gittata della lancia al galoppo. Nonostante la ricorrenza sia seria e la gara onorevole, intorno a questa corsa girano parecchie scommesse non autorizzate. ; 27: Fortuna Redux. Festa dedicata alla Fortuna che fa tornare i soldati sani e salvi alle loro case. Com’è intuibile è una ricorrenza festeggiata da tutti i soldati dell’Impero e dalle loro famiglie. L’Imperatore, come capo militare supremo, compie un solenne sacrificio per la salvezza dei suoi soldati, e così fanno i comandanti di tutte le legioni, ovunque siano. Ã OTTOBRE ; 5: Mundus Cereris (vedi 24 agosto). ; 15: October Equus. Festa in onore di Marte che comprende una corsa di bighe, a Roma nel Campo Marzio e nelle altre regioni dell’Impero ovunque l’esercito tenga le sue manovre e allenamenti. Non si deve tenere nel Circo, infatti, poiché la corsa ha un carattere militaresco e non agonale: inoltre, come elemento di differenza con altre celebrazioni che hanno i cavalli come elemento principale, c’è il fatto che viene sacrificato a Marte uno dei cavalli vincitori, caso unico perché il cavallo non è mai utilizzato nei sacrifici. Nei giorni precedenti le città sono piene di bancarelle e mercatini spontanei e c’è grande aria di festa. ; 19: Armilustrium. Purificazione delle armi in vista della conservazione durante il periodo invernale, in cui di norma non si combatte. La festa chiude quindi il periodo dell’attività militare annuale e gli eserciti tornano ai quartieri invernali. Ã NOVEMBRE ; 8: Mundus Cereris. Ultimo giorno nell’anno in cui si apre il mundus (vedi 24 agosto). ; 24: Brumalia. Feste in onore di Saturno, Cerere e Bacco. Sono dedicate alle divinità che possono proteggere in questo periodo cupo in cui sembra che la vita sparisca: Saturno, dio della rigenerazione che insegnò all’uomo l’agricoltura; Cerere, che protegge e fa crescere le messi; Bacco, che fa prosperare le viti. Il nome delle feste ricorda quello dell’oscurità tipica di questi giorni. I festeggiamenti e riti sacri durano fino ai Saturnalia, nel mese di dicembre, con sacrifici di maiali a Cerere e Saturno e capre a Bacco. È tradizione salutare amici e conoscenti con l’augurio “Vives annos!”, “che tu possa vivere anni!” Ã DICEMBRE ; 4: Riti di Bona Dea. Questa è la seconda festa annuale di Bona Dea e ha carattere privato. Viene celebrata in tutte case, da cui tutti i maschi vengono allontanati, animali compresi. La mater familias organizza una cena per le amiche e le figlie e tutte le donne di casa, persino le schiave. A questa cena seguono riti segreti. Perché nessun uomo entri per sbaglio in una casa dove si stanno svolgendo i riti della Bona Dea, compiendo sacrilegio, le porte vengono ornate di corone di fiori o nastri rossi, e nastri di questo colore vengono avvolti attorno a colonne e pilastri. Chiunque trasgredisca viene colpito da una terribile maledizione (vedere pag. 109). ; 11: Agonalia. In onore di Sol Indiges. Questo aspetto del dio solare è connesso con il ciclo delle stagioni e perciò in questa data si prega perché il dio protegga i campi nel duro inverno. ; 17, 24, 31: Saturnalia. Feste solenni in onore di Saturno, che vengono celebrate con riti pubblici e privati. Il primo giorno si sospendono tutte le attività nel foro: non si eseguono contrattazioni commerciali, non si celebrano processi nei tribunali e non si può dichiarare guerra. Si tengono invece sacrifici nei templi dedicati al dio e si tiene una parata in cui la statua del dio viene portata in trionfo. In Numidia i riti vengono compiuti nei templi di Baal Hammon, divinità di Carthago da tempo associata al nostro Saturno. Nelle aree di cultura greca si celebra Cronos. Nei giorni seguenti si moltiplicano i festeggiameni nelle case private. Qui la festa ha un un carattere allegro e a tratti un po’ licenzioso, poiché nel periodo dedicato a Saturno si sovverte l’ordine del mondo. Perciò i servi comandano i padroni, siedono a banchetto mentre i padroni li servono e si scambiano i vestiti. Tutti sono autorizzati a dire ciò che pensano senza freni, e verità sgradevoli vengono a volte rivelate. I cittadini hanno diritto a non indossare la formale toga e tutti esibiscono tuniche colorate e ricamate, spesso coordinate a mantelli a formare un completo elegante e festoso. Nelle famiglie e tra amici si scambiano regali, a volte scherzosi o stravaganti. In questo turbinio di scherzi e strani regali si svolgono spesso inosservati traffici di amuleti o oggetti illeciti creati da maghi o riti di dubbia onestà. Nel periodo delle Saturnalia la Cohors Arcana è chiamata a svolgere speciale controllo. ; 18: Eponalia. Feste in onore di Epona, la dea madre celtica, signora degli animali e dei cavalli in particolare. È particolarmente venerata dalla cavalleria e in ogni castra c’è un piccolo altare dedicato alla dea nelle stalle. Viene onorata anche dai soldati più burberi con un’offerta di fiori e frutta, in particolare mele e rose, collocati in graziosi cestini. ; 25: Dies Natalis Solis Invicti. È la festa della luce, poiché celebra la rinascita del sole dopo il buio del solstizio invernale e quindi si accendono candele, lampade e torce in tutta la città dalla casa più misera ai palazzi imperiali. La notte risplende e si può camminare per le strade di notte come se fosse giorno. Grande è la gioia di tutti e si rinsaldano i legami familiari e d’amicizia.
200 VI - DE RELIGIONE CULTI TOLLERATI In un impero tanto vasto è naturale che esistano culti con caratteristiche tali da non essere completamente integrabili nel culto ufficiale dell’Impero. È però vero che molti di questi culti hanno tradizioni antiche e rispettabili e hanno come scopo il benessere dei fedeli. Non avrebbe senso proibirne la pratica ai cittadini. Ciò che è inaccettabile per la nostra morale è l’eccesso, che nasconde sempre uno squilibrio che prima o poi porta danno. Anche all’interno di un culto ammesso è possibile che siano proibite o fortemente limitate alcune pratiche potenzialmente pericolose. Questi culti sono quindi tollerati ma sottoposti a controllo attento e costante per evitare che, sotto l’apparenza di una pratica innocente, si nasconda invece qualche oscuro rito. CIBELE Cibele, la Magna Mater, è una divinità amatissima. Signora del creato e delle belve, stringe nelle sue mani il potere spaventoso della natura. La dea giunse a Roma per salvarci da un grave disastro. Allarmati da presagi sfavorevoli relativi alla guerra contro Annibale, gli Auguri consultarono i Libri Sibyllini. Le profezie ordinarono di andare a Pessinunte (in Frigia) per portare a Roma la pietra che simboleggia l’essenza della Sacra Madre, detta anche “ago di Cibele”. La pietra giunse a Roma il giorno prima delle none di aprile 549 aUc e inizialmente fu collocata nel Tempio della Vittoria sul Palatino. La Prima guerra punica fu vinta e alla dea fu dedicato un proprio tempio sempre sul Palatino. Il culto di Cibele è dunque intrecciato con la storia di Roma. Ciò che lo rende “non ufficiale” è una combinazione di fattori troppo estremi per essere conformi ai nostri costumi. I suoi riti sono basati sul sangue. Il mito di Cibele e del suo figlio-amante Attis include incesto, morte e resurrezione. I suoi sacerdoti, detti gàlloi, sono eunuchi che si evirano da soli durante i riti di iniziazione. Vestono abiti gialli molto vistosi, si schiariscono i capelli fino a renderli quasi bianchi e si truccano il viso. Diventare sacerdoti è doloroso ma anche celebrare i riti richiede sofferenza: nel rito del “sanguem” i sacerdoti si provocano ferite sanguinose a ricordo della morte del divino Attis. I seguaci della dea si sottopongono a riti meno cruenti ma ugualmente allarmanti, e sono anche tenuti al segreto poiché sono riti misterici. Il Collegio dei Pontefici non ha quindi un quadro veramente chiaro di come sia impostata la relazione tra i fedeli e la divinità, se sia del tutto lecita o non contenga altre pratiche più oscure. Un’altra stranezza è il fatto che sia proibito raffigurare la dea in persona e la sua presenza è testimoniata nei templi da pietre nere squadrate, i “betili”. Noi invece la mostriamo su un carro trainato dai leoni, i suoi animali sacri. In ricordo della generosità della dea noi accettiamo tutto questo e la preghiamo perché ci conceda fertilità e prosperità, ma preferiamo che un simile culto non sia integrato in quello ufficiale. CRISTIANESIMO È un culto diffuso soprattutto nella parte orientale dell’Impero, derivato dal Giudaismo. Prende il nome dal suo fondatore Christòs, un profeta nato quattro secoli fa in Galilea, il cui nome significa l’unto o il consacrato. I Cristiani credono in un dio che vive in un mondo ultraterreno dove non esiste dolore o sofferenza, in cui i meritevoli si ritroveranno dopo la morte. Per guadagnarsi questo onore compiono molte opere di bene e predicano la povertà e l’umiltà. Rifiutano gli onori del mondo e difficilmente esercitano magistrature cittadine. In ogni città dell’Impero esiste una comunità cristiana, detta ekklesìa, che tende a non mescolarsi al resto della popolazione. Le comunità sono governate da un alto sacerdote chiamato epìskopos, che in greco vuol dire “supervisore”. Uno dei loro epìskopoi si trova anche a Roma. I cristiani non onorano il loro dio con sacrifici e criticano le tradizioni religiose degli altri popoli, giudicandole false. Per questo motivo, benché i loro principi siano generalmente accettabili e condivisibili, il culto non è annoverato tra quelli ufficiali. CULTO EGIZIANO La religione egiziana è antica e potente e i suoi dèi sono tanti quanti le forze naturali. È stata tentata una classificazione da parte dei nostri studiosi ma il risultato è incerto. Molti dèi hanno molteplici nomi o si incarnano in diverse forme pur restando all’origine la stessa potenza. I principali sono questi: ; Amon. Il massimo dio egizio, assimilabile al grande Giove, signore del mondo reale e irreale. Non ha una forma definita poiché domina ogni aspetto dell’universo ed è raffigurato in forma umana con la pelle azzurra, resa con polvere di lapislazzulo, per ricordare la sua signoria sul cielo. ; Anubis. Signore dell’Oltretomba e dei morti, presiede al rito della mummificazione e ha il compito di pesare il cuore dei defunti per decidere se ammetterli nel Regno dei Morti. È raffigurato con la testa di cane. ; Bastet. Dea della fertilità, della potenza generatrice ma anche della guerra, ha corpo di donna e testa di gatto. Piccoli e grandi felini le sono cari: per questo in Aegyptus i gatti sono sacri. ; Hator. Dea della volta celeste, è la sposa di Horus. Protettrice della maternità, dell’amore coniugale, dei vincoli familiari. Sul capo porta una corona formata da corna di vacca tra le quali è incastonato il disco del sole. ; Horus. Dio protettore, signore del cielo, raffigurato con la testa di falco. L’immagine del suo occhio protettore, detta appunto “occhio di Horus” è il più diffuso amuleto egizio.
201 VI - DE RELIGIONE ; Isis. Dea lunare, è sposa e sorella di Osiris. Lo riporta in vita dopo che il fratello Seth lo uccide. Per questo è signora della medicina e della magia. È rappresentata con colorate ali aperte. ; Osiris. Rappresenta l’eterno ciclo di morte e rinascita. Secondo i miti fu ucciso dal fratello Seth e riportato in vita dalla consorte e sorella Isis. Viene raffigurato con un colorito bluastro, segno della sua appartenenza al Regno dei Morti. ; Ra. Dio solare, considerato il padre degli dèi. I Faraoni, antichi sovrani di Aegyptus, si consideravano suoi figli. È rappresentato con testa di falco sormontata dal disco solare. ; Seth. Dio malvagio, signore delle tempeste, dei deserti, del caos e della sventura. Secondo il mito uccise il fratello Osiris spargendone le membra nel mondo per impedirne la resurrezione. I Greci lo identificano con il mostro Typhon. È raffigurato con la testa di sciacallo. ; Toth. Dio della sapienza, della scrittura, della matematica, della magia, protettore degli scribi e di tutti gli studiosi. È raffigurato con la testa di un airone bianco, uccello sacro molto comune sul Nilus. La forte inclinazione verso il culto dei morti rende il sistema religioso egizio un po’ sospetto ai nostri occhi. Ovviamente è sbagliato dire che tutti i seguaci del culto egiziano sono dei potenziali servi delle arti oscure, tuttavia è vero i maggiori esperti di dottrine proibite si trovano tra loro. Un altro aspetto che impedisce l’assimilazione del culto egizio è l’impossibilità di tenere riservati formule magiche e i testi rituali. La gran parte di essi sono raccolte in testi sacri (per esempio i “Testi delle Piramidi”, il “Trattato di teologia di Menfi”) custoditi nella grande biblioteca di Alexandria. Altre però sono inscritte sulle pareti esterne dei templi, degli edifici pubblici, su steli lasciate a vista. Nessuno sembra pensare che questi testi debbano essere custoditi con discrezione. È vero che molti sono scritti in lingue e alfabeti ormai sconosciuti, ma questa non è una buona ragione per abbandonare queste formule a usi potenzialmente negativi. Gli egiziani credono che la magia, che loro chiamano “heka”, sia una pratica aperta a tutti, dal più semplice schiavo fino al più alto sacerdote. Tutti la esercitano privatamente e pubblicamente e non distinguono fra magia lecita e illecita: in generale la magia egiziana serve a indurre gli dèi a aiutare gli individui, ma nessuno sembra turbato dalla possibilità che l’aiuto per qualcuno corrisponda a un danno per qualcun altro. Tutti indossano molteplici amuleti, venduti liberamente nei mercati. Lo scopo principale è la protezione personale, ma nella grande varietà di oggetti di varia natura è difficile individuare quelli che invece possono avere usi dannosi. È difficile avere un quadro chiaro di tutte queste pratiche. Per questo il culto egiziano è tollerato ma sempre sottoposto a discreta sorveglianza delle autorità magico-religiose dell’Impero. GIUDAISMO Il Giudaismo è un culto molto antico, originato in Iudaea e ancor oggi si concentra soprattutto in quella regione. Esistono altre comunità in Aegyptus, in Lybia, nell’isola di Cyprus e persino nella lontana Mesopotamia. Un grande comunità si trova anche nell’Urbe. Il cielo dei Giudei è tutto occupato da un unico dio potentissimo che non si può rappresentare e del quale non si può neppure pronunciare il nome. Questo dio pretende grande disciplina e obbedienza dal suo popolo: i Giudei osservano diverse prescrizioni che regolano in maniera stringente la loro esistenza, a cominciare da ciò che possono o non possono mangiare. Li ricompensa di tante rinunce la convinzione di essere il popolo prescelto e più amato dal loro dio. Tra i tanti epiteti, il dio dei Giudei porta quello di “Signore degli eserciti”. Forse anche per questo i Giudei sono un popolo orgoglioso e turbolento. Innumerevoli sono le rivolte che hanno sollevato contro l’Impero, ogni volta mettendo in gravi difficoltà i governatori e gli inviati di Roma. Pur di non arrendersi alle forze di Roma sono stati capaci anche di uccidersi in massa. Roma riconosce la grande erudizione dei sacerdoti giudei, i rabbini, e spesso ha mandato i propri studiosi a apprenderne le tradizioni e studiarne gli antichi testi. L’irrequietezza di questo popolo, tuttavia, rende impossibile assimilarne il culto tra quelli di Roma. ISIS (ISIDE) Iside è una dea egiziana ma il suo culto si è molto allontananto dalle antiche origini, espandendosi in tutto l’Impero. È una dea protettrice nel più ampio senso, in qualche caso assimilata alla Fortuna. In particolare protegge tutti coloro che vanno per mare: la festa chiamata “Navigium Isidis” che si celebra il 5 marzo apre la stagione di navigazione in tutti i mari dell’Impero. È una dea guaritrice ma anche signora della magia, del cielo notturno e dei suoi misteri. La magia di Iside è sempre buona, ma questa pratica la rende inadatta all’assimilazione nel culto ufficiale di Roma. Il culto di Iside inoltre è misterico, pertanto la sua liturgia è in massima parte sconosciuta. I templi di Iside sono aperti a tutti e i fedeli sono benvenuti fino nella cella più interna. I suoi sacerdoti sono sia maschi che femmine, ma a capo della comunità sacerdotale di un tempio c’è sempre una donna. Hanno una gerarchia così costituita: ; Sacerdoti. Vestono un’aderente tunica bianca, legata alla vita o sotto il seno con il “nodo di Iside”. Gli uomini hanno la testa rasata mentre le donne portano i capelli lunghi. ; Diaconi e diaconesse. Sulla tunica bianca portano una veste rossa annodata sul petto con il nodo di Iside. ; Pastophori. Sono sacerdoti itineranti che portano il culto di Iside fin nelle più remote regioni dell’Impero. Sono legati al tempio in cui sono stati nominati sacerdoti, ma non vi risiedono poiché il loro compito è la predicazione. Sono mendicanti e portano un mantello nero sulla veste rossa. ; Prima sacerdotessa. Oltre alle vesti rosse e al nodo sul petto porta anche un diadema con il serpente reale egiziano.
202 VI - DE RELIGIONE MITRAISMO Mithra è una divinità solare, benigna e protettrice la cui nascita si festeggia al Solstizio d’inverno. Si dice che il dio sia giunto a Roma sulle spalle dei nostri soldati, ed è vero. È una divinità di lontane origini persiane, connessa con la tradizione religiosa insegnata dal profeta persiano Zoroastres. Roma lo conobbe durante la conquista delle regioni più orientali dell’Impero. Il Mitraismo è una religione di tipo iniziatico, cioè i fedeli seguono il percorso di crescita nella fede attraverso varie prove e così salgono via via di rango. Questo sistema somiglia molto alla gerarchia militare e anche per questo il culto di Mithra si è trovato in armonia con le aspirazioni dei nostri soldati. I gradi di iniziazione sono sette, ciascuno con nome, simboli e divinità tutelari: Grado Simbolo Divinità Tutelare Metallo Corax (corvo) coppa, caduceo Mercurio mercurio Nymphus (lo sposo) lampada, campanella, velo, corona nuziale Venere stagno Miles (soldato) elmo, lancia, cintura, corazza Marte lega di metalli Leo (leone) sistro, corona di alloro, fulmine Giove oro Perses (il Persiano) cappello frigio, falce, crescente lunare, fionda Luna ferro Heliodromus (il corriere del Sole) torcia, frusta, mantello, immagine del dio Sole Sole bronzo Pater (il Padre) anello con rubino, mitra (copricapo), bastone da pastore Saturno piombo Il mito di Mithra racconta che egli sia nato da una roccia, perciò i suoi templi debbono essere sempre scavati in caverne rocciose. Poiché non è facile trovarne in ambienti urbanizzati, nelle città i mitrei sono collocati in aree seminterrate, in modo che sia comunque garantito un contatto con la terra. Le raffigurazioni di Mithra sono complesse e piene di simboli: è rappresentato come un giovane con vesti orientali, pantaloni, berretto frigio e mantello da soldato, nell’atto di uccidere un toro sacro. Il sangue del toro, simbolo di fertilità, viene bevuto da un cane e da un serpente, mentre uno scorpione afferra i testicoli del toro. Ai due lati, due giovani tengono in mano una torcia, una accesa rivolta in alto, l’altra spenta e rivolta in basso. Sono tutti simboli che alludono al ciclo celeste di morte e rinascita, all’alternanza di luce e buio, all’eterna lotta tra Bene e Male. SERAPIS (SERAPIDE) Serapide è una divinità che unisce la tradizione sacra egiziana e greca. Il suo culto si diffuse durante il regno del faraone Tolomeo I Sotér, antenato della regina Cleopatra, che era greco di nascita. Il dio ha in sé le caratteristiche di divinità celesti come Osiride e Zeus/Giove ma è considerato in tutto l’Impero come un signore dell’Oltretomba. È raffigurato con la barba come Plutone e con una corona a forma di contenitore di grano, a ricordare la sua signoria sulle profondità 8 IL NODO DI ISIDE È un sigillo magico protettivo, chiamato anche Tyet, che fissa intorno a una persona un cerchio di protezione contro malocchi e maledizioni, in particolare quelle che provocano malattie. Sigillato dal Tyet un normale incantesimo di protezione diventa permanente e rimane fissato a una persona come un vestito. Il sigillo si può eseguire in senso letterale, annodando una striscia di stoffa attorno al corpo secondo una certa procedura, oppure può essere contenuto in un amuleto, di pietra o vetro rosso, che rappresenta in forma simbolica il nodo. Bisogna fare una distinzione tra il nodo indossato dai seguaci di Iside sulle vesti come simbolo della fede (come cintura o come ciondolo) dai veri sigilli magici realizzati dai sacerdoti. Questi vengono eseguiti dietro pagamento di un’offerta al tempio. Tutti i sacerdoti e le sacerdotesse di Iside portano il nodo magicamente realizzato, quindi sono sempre sotto la protezione della dea. In termini di gioco, un personaggio che indossa un Nodo di Iside ottiene un bonus da +1 a +3 (a seconda della potenza dell’incantesimo di protezione) ai risultati dei tiri di resistenza contro Maledizioni ed effetti che causano la condizione Maledetto.
203 VI - DE RELIGIONE della terra. Spesso ai suoi piedi è raffigurato Cerbero, il cane infernale, e un serpente. Serapide però è anche un dio della guarigione, e presso i suoi templi è possibile ottenere cure alle più svariate affezioni. Nel suo santuario più grande, il Serapeo di Alexandria, il dio offre anche oracoli mediante l’interpretazione dei sogni. Il culto è diffuso in tutto l’Impero. Nella sola Roma ci sono decine di Serapei e nel Campo Marzio il suo culto è associato a quello di Iside nel magnifico Iseo Campense. Solo l’estremismo dei suoi riti, spesso orgiastici e coperti da misteri, lo tiene al di fuori del culto ufficiale. SOL INVICTUS (SOLE INVITTO) Il culto di Sol Invictus è un tipico esempio di come l’Impero sia stato capace di unire fedi tanto diverse e lontane. Il dio Sole è adorato sotto il nome di Helios nelle province greche, El Gabal in Siria, Mithra a Oriente. Nel giorno in cui noi festeggiamo Sol, il 25 dicembre, i cristiani celebrano la nascita del loro Christòs. Il culto è di origine siriana, e giunse a Roma grazie alla dinastia degli imperatori Severi. L’imperatore Eliogabalo era l’alto sacerdote del dio Sole della città di Emesa, dove era nato. Il nome con cui è oggi conosciuto questo imperatore deriva proprio dal nome siriano del dio. In realtà le azioni di Eliogabalo rischiarono di danneggiare per sempre i rapporti tra Roma e questo dio: tentò di sostituire Sol Invictus al Sommo Giove proprio nella sua città, l’Urbe, il cuore dell’Impero. Morto Eliogabalo nessuno volle incoraggiare l’introduzione di questo dio in territorio italico. Fu Aureliano, circa cinquant’anni dopo, a dedicare a Sol un magnifico tempio alle pendici del Quirinale in ringraziamento dell’aiuto che il dio gli aveva fornito nello sconfiggere molti nemici di Roma in un momento difficile. Da quel momento il culto si consolidò in ogni regione dell’Impero, ma non fu mai ammesso nel culto ufficiale. Sol è rappresentato come un giovale atletico che porta sul capo la corona radiata, fatta di raggi solari. CULTI PROIBITI Spiace ammetterlo, ma i nemici dell’Impero si annidano praticamente in tutte le sue province. Culti proibiti che sembravano dimenticati o sconfitti di recente hanno ripreso forza e tentano di riconquistare il potere perduto. Proprio per questo è stata creata la Cohors Arcana. Le attività di indagine e contrasto di queste forze arcane sono in pieno fervore e presto forniranno nuove informazioni su questi culti malvagi. In queste pagine si trova raccolto ciò che si è potuto mettere insieme finora e pertanto le informazioni sono limitate. ACHAIA Persino la pacifica Achaia, patria del pantheon olimpico ormai completamente integrato in quello romano, ha delle zone d’ombra. Il pericolo è rappresentato dall’Orfismo, una setta misterica che promette la sopravvivenza eterna con metodi non troppo chiari. Qualcuno ipotizza che si tratti di una particolare interpretazione della necromanzia, in virtù della quale i privilegiati del culto sarebbero in grado di spostare la propria essenza vivente di corpo in corpo, svuotandolo del legittimo occupante, per vivere eternamente. Le indagini sono appena all’inizio ma la prospettiva è preoccupante. AEGYPTUS In questa provincia, la minaccia principale viene dai più antichi e inquietanti tra i culti che vi vengono officiati da millenni, in particolare quello di Seth e quello di Apophis. L’egiziano Seth corrisponde al nostro Tifone, il nemico di tutti gli dèi, ma in quella terra egli fa parte a pieno titolo delle schiere divine, e spesso contribuisce, nel mito, alla salvezza del mondo. Per questo motivo abbiamo limitato fortemente gli aspetti più sinistri del suo culto, ma non lo abbiamo potuto proibire del tutto. Per molti versi, quello di Seth, in Egitto e solo in Egitto, è un Culto Tollerato, ma sappiamo anche che i suoi sacerdoti di nascosto continuano ad officiare anche rituali e magie proibite. Ben altra cosa è Apophis, il Demone Faraone, apoteosi di tutti i mali. Non esistono più templi dedicati a questo dio insensato e distruttore, ma a quanto pare egli ha ancora seguaci nella regione: forsennati e Adoratori del Vuoto. Non va poi dimenticato l’interesse degli Egizi per il mondo dei morti. Nonostante la Necromanzia, se utilizzata nell’alveo del Culto Ufficiale, sia considerata lecita, c’è sempre il rischio che tali formule possano essere distorte e usate per i fini più turpi. I malvagi, infatti, partendo dalle pie tecniche di sepoltura e mummificazione della loro tradizione, si ritrovano spesso corpi perfettamente conservati, perfetti per esercitarsi nella rianimazione dei morti. La lotta alle necromanzia è quindi impegno quotidiano in queste terre.
204 VI - DE RELIGIONE AFRICA, SARDINIA E SICILIA Queste regioni sono ancora influenzate dall’antica religione fenicia, mai veramente scomparsa dopo la conquista romana. Si è cercato di estirparla perché conteneva elementi per noi intollerabili, soprattutto i sacrifici umani di bambini: i luoghi sacri sono stati distrutti e i simboli cancellati. È stata una scelta comprensibile ma con il senno di poi dannosa, poiché ora non siamo in grado di identificare il pericolo quando si manifesta. Si può comunque dire che in area cartaginese si notano segni di una risorgenza del culto di Tanit, una dea considerata per lungo tempo benevola fino a che non furono scoperti i riti sacrificali di sangue a lei dedicati. Nei dintorni delle rovine di Carthago, infatti, è presente un immenso cimitero di bambini, il Tophet, talmente grande che è difficile ipotizzare per tutti una morte naturale. Il simbolo di Tanit si scopre spesso anche in Sicilia e in Sardinia, anche se non si sono per ora trovati cimiteri di bambini. Nell’area syriana, sembra riprendere seguito il culto di Moloch, divinità del fuoco che pretende il sacrificio dei primogeniti, bruciati vivi tra le mani di una statua bronzea del dio. ASIA, ARMENIA, ARABIA E SYRIA In queste aree sono frequenti i riti di evocazione demonica. Le religioni antiche di queste terre infatti sono popolate da demoni sempre in agguato per rapire le anime dei mortali o causare pestilenze. I demoni sono ovunque: sulla terra, nelle regioni infere, nelle acque. È difficile riconoscerli, poichè sono abili nel dissimulare le proprie fattezze e capaci di magie di inganno. Esistono sistemi di protezione affidati essenzialmente agli amuleti. Tuttavia il limite di queste protezioni è dovuto al fatto che molte vittime non sono consapevoli di essere al cospetto di un demone e sono loro stesse a invitarlo in casa o addirittura a unirsi ad esso. I demoni sono confinati nelle proprie sfere e non possono mescolarsi a loro piacere con gli esseri umani. Se però vengono espressamente invitati varcano facilmente la soglia tra i mondi e possono restare quanto desiderano. Il problema quindi è duplice: trovare e rendere innocui gli evocatori e distruggere i demoni che hanno portato nel mondo dei viventi. I più abili nel contrastare i demoni sono i rabbini giudaici, gli esorcisti cristiani che combattono soprattutto Satana, gli studiosi di teurgia e i filosofi pitagorici. BRITANNIA E GALLIA Nelle regioni di influenza celtica la principale minaccia proviene dai druidi, una classe sacerdotale legata all’antica religione di questi luoghi. Le principali informazioni su questi sapienti e maghi ci vengono dal grande Giulio Cesare, che ne parla diffusamente nei suoi Commentarii, e dallo storico Tacito, che a lungo studiò i costumi dei nemici di Roma. I druidi, uomini e donne, non sono solo sacerdoti ma anche maghi, e la loro magia non è solo dedicata alla divinazione come quella dell’Impero. Tacito racconta l’agghiacciante attacco con incantesimi di fuoco scatenato da druidi e druide contro le nostre truppe. In altre circostanze è stato riportato un assalto violentissimo con l’evocazione di tempeste di grandine e fulmini e la discesa di nubi velenose. I druidi si nascondono nelle vaste foreste di queste regioni e non si mostrano in pubblico. Non usano mettere per iscritto i loro riti o incantesimi, pertanto è difficile procurarsi le prove della loro presenza o capire come agiscono. Alcuni elementi tuttavia rivelano la presenza di influenze druidiche: si tratta di pietre sacre, spesso molto grandi, che segnano punti di allineamento celeste a noi sconosciuti. Le pietre si possono trovare isolate o sistemate in lunghe file oppure in cerchi. In Britannia esistono anche cerchi di legno, forse resti di edifici rituali. I druidi osteggiano ferocemente il dominio di Roma e ispirano la sedizione nel popolo di Gallia e delle Isole Britanniche. Fortunatamente le genti celtiche sono sempre state molto divise e non vi è alcuna unità di intenti. Alcuni malvagi druidi lavorano però per creare un’alleanza contro Roma, usando il comune nemico come veicolo di unità per creare ciò che definiscono il “cerchio celtico”, una coalizione di tutte le genti celtiche. ANELLO CELTICO
205 VI - DE RELIGIONE DACIA E THRACIA In questa regione è assai diffuso il culto di Zalmoxis, dio oscuro e sfuggente molto versato nella magia. È un dio guerriero e il suo culto è legato a sacrifici umani, non si capisce quanto volontari. Periodicamente i popoli di quelle terre mandano un “messaggero” a Zalmoxis per chiedere speciali favori. Piantano tre grossi giavellotti nel terreno con la punta in alto. I guerrieri prendono poi il “messaggero” designato e lo lanciano in modo che cada esattamente sui tre giavellotti. Se muore istantaneamente si crede che egli sia giunto da Zalmoxis con il messaggio. Se sopravvive, benchè ferito, è un segno di sventura e ostilità del dio. Non si conosce molto altro di questo culto, perché ogni esploratore finora inviato ad approfondire la materia non è tornato. I seguaci di Zalmoxis avversano la presenza di Roma e stanno organizzandosi per qualche azione ostile. La frequenza delle loro richieste al dio è molto aumentata, come testimoniano i frequenti cadaveri dei “messaggeri” che le nostre truppe stanno individuando in quelle terre. GERMANIA E RAETIA Conosciamo bene l’abilità guerresca dei Germani. Molto meno nota è però la loro magia, potente quanto difficile da individuare. Non esiste infatti una classe sociale specificamente addetta alla celebrazione dei loro culti né edifici templari veri e propri. I Germani credono infatti che tutto il creato sia permeato di senso sacro e magico, e le foreste sono considerate luoghi sacri come per noi i templi. È impossibile tenerle tutte sotto osservazione. Poiché l’influenza celeste che più sentono potente è quella del Fato, sono assai versati nell’arte divinatoria che cerca di penetrare il velo del futuro. La divinazione germanica si esegue in due modi: ; Lettura delle rune. I Germani sono in possesso di un alfabeto molto riconoscibile, composto da segni chiamati “rune”. L’inventore di queste rune è il dio principale dei Germani, Odino, che essi considerano il “primo maestro runico”. A ogni runa è legato un significato: vengono quindi incise su placchette di legno, osso o metalli preziosi e si gettano come dadi. Osservando la disposizione in cui sono cadute i veggenti ottengono responsi. Lo storico Tacito riferisce di un metodo divinatorio simile alle nostre Sortes: si incidono “notae”, istruzioni e frasi, su bacchette di legno e si estraggono a sorte, ottenendo previsioni sul futuro. ; Oracoli. Tra i Germani sono molto diffusi i profeti, anzi le profetesse, poiché la divinazione sembra legata soprattutto alle donne. Le nostre profetesse, però, danno voce alla parola degli dèi, mentre quelle germaniche sono possedute dagli spiriti dei morti. È quindi una pericolosa commistione di profezia e arti oscure. Si ha anche notizia di veri e propri incantesimi di attacco lanciati da maghi germanici, capaci di seminare la distruzione tra gli avversari mediante confusione e spaesamento. Qualche informatore riferisce anche di capacità di influenzare il tempo atmosferico. Qualcuno ipotizza che furono queste le vere cause della disfatta di Teutoburgo, ma nessuno è stato mai in grado di dare una descrizione attendibile di ciò che avvenne in quella spaventosa battaglia. MESOPOTAMIA L’entità più pericolosa di questa regione è Ariham, potenza malvagia del caos. Non ha una rappresentazione fissa, non è un’entità maschile né femminile. Non ha neppure una regione specifica di residenza, né cielo, né terra, né infero. Non vuole prendere il potere o sottrarlo a altre divinità, né rappresenta il Male in opposizione al Bene. Ariham vaga eternamente nelle regioni umane e divine perseguendo l’unico scopo di seminare il caos e la distruzione. Così sono i suoi seguaci: imbevuti di desiderio di annientamento senza una strategia e senza uno scopo. Essi combattono Roma come combatterebbero qualunque forza in opposizione alle loro malvage avanzate e per ora il pericolo è circoscritto alle regioni remote in cui Ariham è venerato. Ma bisogna essere lungimiranti: un pericolo concreto si nasconde in un’eventuale alleanza tra i sacerdoti persiani e gli adoratori di Ariham, e su questo noi vigiliamo. RUNE DIVINATORIE
VII DE MAGIA LA MAGIA
208 VII - DE MAGIA La magia di Roma è essenzialmente votata alla corretta interpretazione del volere degli dèi. Il principale scopo dei riti è infatti di mantenere la pax deorum e, se questa risulta interrotta, ripristinarla al più presto. La divinazione, quindi, è la pratica più importante e comprende molteplici rituali. Esistono anche dei libri sacri che raccolgono profezie emesse in tempi antichissimi e che vengono consultati quando è necessario. La magia di Roma comprende anche alcuni incantesimi che però non vengono volentieri eseguiti. Lo scopo della magia romana non è piegare il mondo al proprio volere ma capire quale sia il volere degli dèi, e agire in accordo ad esso. RITI DI DIVINAZIONE ARS FULGURATORIA Arte di origine etrusca, serve a fornire informazioni sulla volontà degli dèi attraverso l’osservazione dei fulmini. È un’arte complessa poiché di queste manifestazioni non basta rilevare la direzione all’interno del “templum”, lo spazio sacro nel cielo, ma anche l’ora e il luogo in cui si manifestano, la forma, il colore e gli effetti che provocano. Di norma è Giove che si manifesta con i fulmini, ma in talune occasioni anche altri dèi lo fanno, soprattutto Vulcano e Plutone; in quest’ultimo caso, però, il fulmine sorge dalla terra. Si dice che gli aruspici etruschi possano anche evocare il fulmine a comando e usarlo come arma, ma questa antica sapienza sembra da tempo perduta. AUSPICIA Gli auspicia si basano su “segni” portentosi di vario genere che manifestano la volontà degli dèi. Possono essere: ; Ex avibus. La tecnica più classica, legge le direzioni degli uccelli in volo, il tipo di movimento, i suoni et cetera. ; Ex caelo. Si basano generalmente su fulmina (saette), fulgura (lampi), tonitrua (tuoni), ma anche sulla forma delle nuvole, colori e sfumature inconsuete et cetera. ; Ex diris. Da presagi di vario genere, come nascita di creature con caratteristiche speciali, improvvisa colorazione di acque, crescita anomala di vegetali, tremori della terra et cetera. ; Ex pedestribus. Interpretazione dei movimenti dei serpenti. ; Ex quadrupedibus. Ispirati dal comportamento di certi animali strettamente connessi con la sfera magico-religiosa e cioè cavalli, lupi, e volpi. ; Ex tripudiis. Dalla “danza” degli uccelli a terra quando gli viene gettato il becchime, soprattutto quelli allevati presso i templi. HARUSPICINA Arte di origine etrusca che esaminando le exta, viscere degli animali sacrificati, ottiene vaticini e profezie. I responsi più accurati vengono forniti dal fegato poiché esso è diviso in sedici zone che rispecchiano perfettamente i settori del “templum” celeste (vedi pag. 210). I responsi possono essere vari e pertanto le viscere si catalogano in: ; Exta adiutoria. Danno responsi utili a risolvere certe situazioni. ; Exta muta. Non danno responsi apprezzabili. ; Exta pestifera. Indicano l’arrivo di eventi negativi. ; Exta regalia. Anticipano onori e vittorie o risoluzioni positive. ORACULUM È un’arte diffusa in tutto l’Impero, anche se esistono alcune tradizioni locali ciascuna con caratteristiche lievemente diverse. È una divinazione molto potente, poiché sono gli dèi stessi che parlano agli uomini attraverso la bocca di profeti e profetesse. Nonostante questo contatto diretto le risposte sono sempre un po’ oscure e di difficile comprensione e vanno interpretate da esperti. Le più famose veggenti sono sacerdotesse di Apollo, dio della divinazione: la Pizia di Delfi (Achaia), la Sibilla di Cumae (Italia). Anche altri dèi concedono profezie ai propri sacerdoti, per esempio Zeus presso il tempio di Olimpia e il santuario di Dodona (Achaia) e Ammone in Aegyptus. SIDERATIO L’osservazione delle stelle e del cielo per trarne informazioni sul futuro è stata utilizzata dagli astrolgi caldei ben prima della nascita di Roma. L’arte era nota agli Egizi che la resero più precisa con regole tratte dalla geometria. I saggi Greci legarono quest’arte alla divinazione oracolare. Gli Etruschi, infine, la perfezionarono associandola alla disciplina del “templum”, e consentendo così di ottenere presagi molto precisi. Non è una pratica alla portata di tutti: oltre a una indispensabile attitudine per la divinazione sono necessarie molte conoscenze matematiche e astronomiche. I più sofisticati veggenti utilizzano anche strumenti specifici come l’astrolabio. SOMNII INTERPRETATIO È un’arte così antica che non se ne conosce l’origine. È che è stata codificata molto presto poiché sia gli Egizi che l’antica Babylonia possedevano dei “Libri dei sogni” con istruzioni dettagliate sull’interpretazione di questi portenti. Il sogno è un luogo immateriale, una terra di mezzo dove gli dèi incontrano gli uomini e concedono il dono della profezia.
209 VII - DE MAGIA Purtroppo questo dono portato al di fuori del mondo incantato non è più così chiaro, necessita di interpretazione e a volte si perde l’originale significato. L’interpretazione dei sogni avviene anche nei templi: il più rinomato è quello di Asclepio a Epidauro (Achaia), dove i sacerdoti esercitano l’incubatio, una pratica onirico-divinatoria legata ai luoghi sacri. SPECULUM Si dice che questa pratica sia stata portata in tempi molto lontani dalla Mesopotamia poiché non appartiene alle discipline più antiche della divinazione italica. I veggenti meno esperti utilizzano specchi di metallo molto lucidi, sui quali fanno comparire immagini che svelano eventi passati, presenti e futuri. I più abili sono in grado di utilizzare anche altre superfici riflettenti come bacinelle piene d’acqua o addirittura laghetti. Le maghe della Tessaglia sostengono di potere costringere la dea Luna a discendere in uno specchio e a rispondere alle loro domande, ma sono voci non confermate. Solo i veggenti dell’Impero però possono eseguire questa divinazione anche con il fuoco, grazie al potere concesso dal fuoco di Vesta. GLI AUGURI Il collegio comprende sedici veggenti, uomini e donne, specializzati nell’interpretare la volontà degli dèi mediante lo studio e la comprensione di particolari “segni” magici. Non importa se patrizi o plebei, l’unica caratteristica veramente importante è che abbiano abilità eccezionali nella lettura e interpretazione dei segni arcani. Il collegio fu istituito da Romolo stesso nella consapevolezza che conoscere la volontà degli dèi fosse fondamentale per il futuro della nuova città. In principio la loro competenza specifica era quella di prendere gli auspici dal volo degli uccelli, così come fece Romolo per fondare la nuova città. Auspicium infatti deriva da “aves specere”, cioè osservare gli uccelli. In seguito allargarono la loro competenza a tutti i tipi di divinazione. Fu poi Giulio Cesare a rifondarlo e a stabilire il numero dei veggenti che ancora oggi lo compongono. Da quell’epoca in poi non c’è stata impresa dello stato che non sia stata esaminata, giudicata e indirizzata dalle loro decisioni. Gli Auguri non sono solamente veggenti. Sono sentinelle dell’arcano, sempre attenti a scrutare ogni piega del mondo sovrannaturale. Sono in grado di percepire se nel tessuto magico che avvolge Roma si verifica qualche anomalia e spesso sono consci che qualcosa sta succedendo prima ancora di osservarne i segni. Non devono predire il futuro ma soprattutto sancire se una certa decisione già presa è conforme o no al volere degli dèi, suggerire quali decisioni siano più adatte a un certo SACRO SCHEMA DEL TEMPLUM SULLA TERRA E NEL CIELO
210 VII - DE MAGIA problema o a una situazione. Mostrano la via, guidano Roma. Gli Auguri interpretano anche i vaticini contenuti nei tanti libri profetici che l’Impero è andato raccogliendo attraverso i secoli, testi misteriosi e incomprensibili a un occhio profano. Il collegio è presieduto da un Magister o Magistra, eletto dai membri. Non esiste altra gerarchia. L’incarico non è a vita, nel senso che se un augure per qualsiasi motivo sente di dover abbandonare il collegio può farlo in tutta libertà. La sua decisione tuttavia sarà sottoposta a un rito augurale prima di essere autorizzato alle dimissioni. Un nuovo sostituto verrà scelto tra almeno 6 candidati proposti dal collegio. Gli Auguri, maschi e femmine, vestono sempre di bianco, hanno il capo velato nell’esercizio delle loro funzioni e portano il lituus, il bastone magico di divinazione. La sapienza secolare degli Auguri è raccolta nei Libri Augurales, dove si possono trovare formule di divinazione e interpretazione ma anche i resoconti di ogni vaticinio che sia stato emesso su richiesta dello stato. TRACCIARE IL “TEMPLUM” Per tracciare lo spazio sacro nel cielo e sulla terra l’augure aspetta l’alba (o il tramonto) nel luogo prescelto. È importante che gli assi di orientamento celeste siano sicuri. Rilevata la posizione del sole l’augure traccia a terra con il lituo, il bastone sacro, una croce orientata ai quattro punti cardinali e al centro di essa scava una buca, il mundus. Qui depone offerte agli dèi inferi e la ricopre. Su di essa infigge un bastone verticale, l’umbilicus, il perno che unisce cielo e terra. Se il rito è compiuto per la fondazione di una nuova città, questo sarà il punto centrale del nuovo insediamento, dove si incroceranno le strade principali decumano (est-ovest) e cardo (sudnord). Gli allineamenti possono essere resi visibili con dei picchetti di legno infissi nel terreno. Se invece il rito si compie per prendere gli auspici l’augure procede a scompartire le zone del cielo. Con la schiena appoggiata all’umbilicus si volge a meridione e traccia nel cielo mediante il lituo un decumano e un cardo. Il cielo sarà suddiviso quindi in quattro quadranti che indicheranno con diverse sfumature la disposizione delle potenze celesti rispetto alle imprese umane. La pars àntica (parte anteriore), verso meridione, è considerata favorevole. La pars pòstica (posteriore), verso nord, è sfavorevole. Dalla parte sinistra del cardo (oriente), detta pars familiaris, provengono auspici favorevoli; a destra, dalla pars hostilis (occidente) provengono auspici sfavorevoli. Per divinazioni molto complesse è possibile suddividere i quadranti a metà con una linea diagonale, ottenendo otto spicchi con una maggiore sfumatura di significato. I. Auspici molto favorevoli II. Auspici favorevoli III. Auspici da favorevoli a mediocri IV. Auspici da mediocri a sfavorevoli V. Auspici molto sfavorevoli VI. Auspici sfavorevoli VII. Auspici da sfavorevoli a mediocri VIII. Auspici da mediocri a favorevoli
211 VII - DE MAGIA TESTI PROFETICI LIBRI SIBYLLINI Sono tre libri che raccolgono antiche profezie della Sibylla Cumana. In origine i libri erano nove: furono offerti in vendita dalla Sibylla stessa al re Tarquinio il Superbo, spiegando che in essi si trovavano profezie e istruzioni per affrontare il futuro di Roma. Il re rifiutò, ritenendo il prezzo troppo alto. La Sibylla allora bruciò tre libri e offrì i restanti al re. Egli rifiutò ancora. La profetessa bruciò altri tre libri, offrì gli ultimi tre e all’ennesimo rifiuto se ne andò. Furono convocati gli Auguri che rimproverarono il re per aver respinto un dono divino, ammonendo che questo poteva spezzare la pax deorum. Il re dunque richiamò Sibylla e acquistò gli ultimi tre libri al prezzo iniziale dei nove. I libri vennero rinchiusi in un forziere di pietra nel tempio di Giove Capitolino. Quando questo bruciò, nel 670 aUc, i libri andarono perduti. Cominciò un periodo di grande instabilità, sangue e odio: guerre civili dilaniarono il popolo, malattie decimarono uomini e animali. Il grande Cesare tentò di recuperare il testo di queste profezie inviando messi in tutto il mondo e soggiornò a lungo in Aegyptus per usufruire della magia egiziana. Fu purtroppo ucciso prima che potesse portare a termine il progetto. Solo con Augusto i libri vennero ripristinati e deposti nel tempio di Apollo, da lui costruito sul Palatino nel punto indicato da un fulmine. Seguì il lungo periodo della pax augustea. I libri vengono consultati dagli Auguri ogni volta che si verificano dei tetra prodigia, eventi oscuri e malevoli che indicano una minaccia per la pax deorum. I libri aiutano a identificare il motivo dei problemi e suggeriscono anche dei remedia, atti riparatori. La mancanza di ben sei libri spiega il fatto che nella sua lunga storia non sempre Roma è stata in grado di affrontare con successo problemi e avversari. LIBRI VEGOICI Sono profezie raccolte in tempi antichissimi dagli Etruschi, acquisite da Roma dopo la conquista dell’Etruria. Secondo la tradizione furono prodotte dalla lasa (ninfa) Vegoia, colei che insegnò agli Etruschi l’arte della profezia. Anche questi sono conservati nel tempio di Apollo sul Palatino. I Libri Vegoici sono divisi in tre sezioni: ; Libri Fatales. Contengono profezie. ; Libri Fulgurales. Istruzioni sull’interpretazione delle folgori. ; Libri Rituales. Istruzioni su come eseguire una gran quantità di riti profetici. COMMENTARII NUMAE (O LIBER NUMAE) Benché non strettamente profetici, i diari scritti dal re Numa Pompilio contengono istruzioni su rituali magici suggeriti dalla ninfa Egeria, sua consigliera e si dice anche consorte. Sono conservati nel Tabularium, l’archivio ufficiale dell’Impero sul colle Capitolium. Alla ninfa sono anche attribuiti dei libri sacri di divinazione che lei avrebbe regalato a Numa, ma di questi si sono del tutto perse le tracce. SORTES Non si tratta di una raccolta di testi veri e propri ma di una serie di tavolette su cui sono inscritte delle frasi profetiche utili a aprire squarci su eventi di cui si cerca di conoscere dettagli. Si usano per sorteggio, come il nome sortes suggerisce, estraendone una alla cieca da un contenitore nel corso di un rito profetico. Esistono diverse collezioni di sortes depositate presso santuari, templi e collegi sacerdotali. Alcune sono di semplice legno, altre sottili lamine di metallo, altre ancora di avorio. Nelle regioni di cultura greca e in Aegyptus sono molto popolari le Sortes Astrampsychi, sviluppate da Astrampsychus, mago di origine persiana vissuto in Egitto ai tempi di Alessandro Magno. In Occidente sono più popolari le Sortes Marcianae, scritte da un veggente romano di nome Marcius ai tempi della Prima guerra punica. Nel nord si possono trovare le Sortes Veledae, ispirate alle profezie della veggente germanica Veleda che però non lasciò nulla di scritto personalmente. Una serie specifica è stata curata dagli Auguri per la Cohors Arcana e un sacchetto di Sortes è nell’equipaggiamento standard di ogni Custos. RITI SPECIALI DEFIXIO È un empio rito di maledizione praticato in tutto l’Impero, e solo per questo viene riportato in queste pagine: deve essere noto a chi è incaricato di combatterlo. Si pratica incidendo una maledizione contro una o più persone su una lamina di metallo, la tabella defixionis. La lamina viene poi arrotolata e trafitta con un chiodo, defixa, da cui il nome di questa pratica. Le tabelle così preparate vengono consacrate agli dèi inferi e seppellite nella terra, preferibilmente in un cimitero o dove giace un morto che si incaricherà di consegnare quella maledizione agli dèi. Vengono anche gettate in pozzi, fogne, canaletti di scolo perché vengano trascinate nel ventre della terra, oppure inchiodate in angoli nascosti dei templi di Ecate e Plutone e Tellus. Quest’ultima è una pratica sacrilega e sacerdoti le eliminano non appena le trovano.
212 VII - DE MAGIA Il metallo più usato è il piombo, associato a Plutone e all’Ade. Nelle maledizioni d’amore si usa invece il rame, associato alla dea Venere. Lo stagno è per maledizioni di tipo politico. Non si usano mai metalli nobili come l’oro o l’argento. Perché una defixio sia efficace è necessario essere molto specifici: sulla tavoletta si incide il nome e una descrizione della persone che si intende maledire e gli effetti che si vogliono ottenere. Spesso si traccia anche una figurina umana stilizzata sulla quale si indica il punto che si vuole danneggiare. Le defixiones non vengono usate per augurare la morte ma piuttosto la sofferenza, e spesso sono concentrate su certi effetti: sterilità o impotenza per maledizioni d’amore, danni al corpo per gli atleti, accecamento per un arbitro che non ha visto una scorrettezza di gioco, febbri e dolore alla testa per sapienti o studiosi, avvizzimento del viso, perdita dei denti per le donne e così via. Non basta saper scrivere per eseguire correttamente una defixio. Si tratta comunque di un potente incantesimo e ci vuole un esperto di magia nera. Il committente recita la formula ma è l’incantatore che la incide. Il committente completa il rito trafiggendo la lamina arrotolata con un chiodo magico, ricoperto di formule e iscrizioni magiche. Una simile maledizione è difficile da eliminare. Bisogna infatti rimuovere la lamina dal luogo in cui è sepolta e distruggerla in un fuoco consacrato. Il chiodo deve essere piegato e reso inservibile. A INDIVIDUARE E RIMUOVERE UNA DEFIXIO Per individuare il luogo in cui una tabella defixionis è stata seppellita è necessario un qualsiasi rito di Chiaroveggenza in presenza della persona maledetta. La maledizione stringe infatti un legame tra la vittima e la tavoletta, e consente di individuarne la posizione. A seconda del grado di successo si visualizzerà con crescente precisione la posizione del manufatto. I grado di successo II grado di successo III grado di successo si individua in quale tipo di luogo si trova la tavoletta, cioè se cimitero, pozzo, fossa o altro si identifica l’esatto luogo, quindi in quale cimitero o in quale pozzo ecc. si visualizza l’esatto punto in cui è stata seppellita Una volta rimossa dalla terra, dalla tavoletta va estratto il chiodo per “liberare” la vittima e la tavoletta va fusa con un fuoco acceso in un luogo consacrato con il rituale del “templum”. Con lo stesso fuoco si deve riscaldare il chiodo magico per poterlo poi piegare. Il legame non funziona in senso inverso, cioè dalla tabella non si può con un incantesimo capire chi sia la vittima, ma si può dedurre dal testo con un tiro di De Magia o Ingenium. Tuttavia leggere una maledizione è un atto che non si può compiere alla leggera e costa 1d6 punti Pietas. Ai fini del gioco gli effetti di una defixio sono quelli della condizione Maledetto esposti nel Manuale Base a pag. 128.
213 VII - DE MAGIA DEVOTIO Questo rito è troppo somigliante a un maleficio perché sia ammissibile tra i riti comuni, pertanto va eseguito solo in condizioni di tremendo bisogno. Si tratta infatti di un sacrificio di sangue in cui un generale consacra sé stesso agli dèi inferi, scambiando la propria vita con le vite dei nemici. Nella storia di Roma è stato eseguito solo da condottieri o consoli per ottenere una vittoria dalla quale dipendeva la salvezza dello stato. Il rito è semplice, poiché deve essere eseguito in fretta. Il condottiero che desidera immolarsi deve purificarsi con l’acqua, cingersi la fronte con un nastro e inginocchiarsi, ponendo una lancia davanti a sé. Nel pronunciare l’invocazione, ogni volta che nomina la Tellus o i Mani deve toccare il terreno: “Divi, quorum est potestas nostrorum hostiumque, Divi Inferi, vos precor, veneror, veniam peto feroque uti populo Romano vim victoriam, hostesque populi Romani terrore formidine morteque adficiatis. Sicut verbis nuncupavi, ita pro Imperium populi Romani legiones hostium mecum Deis Inferis Tellurique devoveo”. “O dèi che avete potestà su noi e i nostri nemici, o Dei Mani, io vi prego e supplico e chiedo la grazia che voi accordiate al popolo romano potenza e vittoria, e rechiate terrore, spavento e morte ai nemici del popolo romano. Così come ho dichiarato, io immolo le legioni dei nemici del popolo romano insieme con me agli Dei Inferi e alla Tellus”. Il condottiero si lancia quindi nella battaglia e combatte fino a che non viene ucciso. Sta poi agli dèi decidere se accettare o no il sacrificio e agire di conseguenza. INDIGITAMENTA Non si tratta esattamente di rituali ma di formule sacre per invocare gli dèi e chiedere particolari aiuti. Si compongono di due elementi fondamentali, il vero nome del dio e una parola segreta, cui vengono aggiunte alcune invocazioni sacre. I primi indigitamenta furono scritti dal re Numa Pompilio e sono contenuti nei Commentarii. Altri però ne furono via via aggiunti e esiste una lista ufficiale depositata presso il Collegio dei Pontefici. Sono rituali potentissimi e se cadessero in mano ai nemici di Roma causerebbero catastrofi inimmaginabili. Pertanto le formule sono protette da alcuni accorgimenti. Sono scritte in modo da non poter essere pronunciate così come appaiono: ci sono frasi o vocaboli privi di senso inframmezzati alle formule corrette, oppure parole scritte con ortografia errata, oppure ancora in una sequenza scorretta. Solo i Pontefici e coloro che vengono autorizzati di volta in volta sanno quali parole omettere, quale sia l’ordine corretto di recitazione, cosa debba essere modificato. Inoltre, le formule non sono fisse: vengono di tanto in tanto variate le parole segrete o introdotto un nuovo epiteto sacro o un ordine nuovo di invocazione, per evitare che vengano apprese da persone non autorizzate e divulgate. I membri della Cohors Arcana sono autorizzati all’uso di alcuni indigitamenta elaborati apposta per loro. Debbono essere tramandati oralmente e ne esiste un’unica versione scritta presso il quartier generale della Cohors Arcana a Roma. A IL LITUUS, BASTONE SACRO DEGLI AUGURI Il lituo è un bastone lungo circa un piede e mezzo, leggermente curvo e ornato a una delle estremità da un ricciolo come il bastone dei pastori. Viene utilizzato dagli Auguri per tracciare il templum, l’area sacra nel cielo nella quale si leggeranno gli auspici. Il primo a utilizzare un lituo fu Romolo, che fu infatti il primo Augure. Il lituo deve essere di legno perfettamente liscio e senza nodi poiché attraverso esso viene incanalato un flusso di grande potenza magica che non deve essere impedito in alcun modo. Lo strumento mette in comunicazione il cielo e la terra e rende possibile ai mortali il contatto con le potenze celesti e di conseguenza la comprensione della volontà divina. In termini di gioco, un lituo ha le stesse caratteristiche di un randello (Danno 4, Ingombro 2, Versatile) e permette a un Augure di effettuare un rituale di Auspicium abbassandone la difficoltà di un livello e il costo in Pietas di 3 punti. Ogni lituo è unico e può appartenere a un solo Augure: quando questi muore il lituo viene spezzato e i frammenti bruciati sulla sua pira funebre. Se viene perso, sottratto o danneggiato l’Augure perde 3d6 punti Pietas che possono essere recuperati solo dopo un rito di purificazione officiato con il fuoco di Vesta.
VIII ANTIQUITATES ARCANAE AB URBE CONDITA USQUE AD LEGEM ARCANAM CRONOLOGIA DELL’IMPERO DALLA FONDAZIONE DELL’URBE ALLA LEX ARCANA
216 VIII - ANTIQUITATES ARCANAE ROMA CONDITA EST (753 A.C.) Fondazione di Roma I gemelli Romolo e Remo decidono di fondare una nuova città sulle rive del fiume Tiberis. All’alba del 21 aprile Romolo legge gli auspici nel cielo e fonda la città sotto un presagio favorevole ma, entrato in conflitto con il fratello Remo, è costretto a ucciderlo. Di questo fatale momento pochissimi dettagli sono sopravvissuti al passaggio dei secoli. Si dice che proprio in seguito a questo primo atto divinatorio e alla tragedia che ne conseguì Romolo abbia istituito il Collegio degli Auguri. Le Vestali, d’altra parte, conservano un antico documento che attesta che Romolo fondò anche il Collegio delle Vestali, in onore della madre Rea Silvia che ne faceva parte a Albalonga. Con questi e altri atti di pietà religiosa Romolo avrebbe istituito la Pax Deorum, l’alleanza con gli dèi che da sempre è l’arma più potente di Roma. Il primo re si occupò anche della sicurezza della città creando un Custos Urbis che, secondo le leggende, avrebbe reclutato i primi sei Custodes per difenderla dalle insidie soprannaturali che la minacciavano. ETÀ DELLA MONARCHIA, 37-244 AB URBE CONDITA (716 - 509 A.C.) REGNO DI NUMA POMPILIO, 37-79 AUC (716 - 674 A.C.)) Creazione del Collegio dei Pontefici Il sacro Collegio per tradizione fa risalire la propria creazione al re che le leggende connettono intimamente con l’arcano. Si dice infatti che Numa avesse per consigliera e compagna la Ninfa Egeria, la quale gli avrebbe insegnato molte cose sulla magia e sull’arte della Divinazione. Tutta la sapienza magica di Numa è raccolta in una serie di diari detti Commentarii Numae. REGNO DI TULLO OSTILIO, 80-112 AUC (673 - 641 A.C.)) Costruzione nel Foro della prima Curia per la riunione del Senato Il re espande la potenza di Roma conquistando molte città laziali. La sua insolita morte, colpito da un fulmine, ha fatto fiorire la leggenda che sia stato punito dagli dèi per aver tentato di eseguire un rituale segreto dei Commentarii di Numa Pompilio. REGNO DI ANCO MARZIO, 112-174 AUC (641 - 616 A.C.)) Espansione di Roma fino al mare Il successore di Tullo Ostilio rende pubblici i Commentarii di Numa per evitare che si eseguano malamente i rituali magici provocando l’ira degli dèi, come accaduto al suo predecessore. Molti però sono tutt’ora convinti che i Commentarii resi pubblici non siano quelli veri, troppo preziosi per essere consegnati a persone inesperte o, addirittura, malvagie. REGNO DI TARQUINIO PRISCO, 137-174 AUC (616 - 579 A.C.)) Costruzione del tempio di Giove Capitolino Tarquinio è il primo re etrusco di Roma e porta con sé l’antica sapienza magica del suo popolo. Sua moglie Tanaquilla, esperta veggente, gli consiglia di costruire un solenne tempio dedicato a Giove sul Campidoglio a protezione della città. Il re muore assassinato dal maggiore dei figli di Anco Marzio, il quale ritiene Tarquinio un usurpatore e spera di ottenere così il trono, ma Tanaquilla fa in modo che il popolo di Roma elegga invece il suo genero Servio Tullio. REGNO DI SERVIO TULLIO, 175-218 AUC (578-535 A.C.)) Creazione del pomerium, il recinto sacro della città È il secondo re di origine etrusca. Le leggende narrano che sua madre lo concepì nel sonno, dormendo accanto al fuoco sacro di Vesta. Si attribuisce a Servio la creazione delle prime mura in pietra della città e anche del pomerium, un baluardo invisibile tracciato in segreto durante la costruzione delle mura, intessuto di incantesimi protettivi. Muore anch’egli in una congiura, ordita dalla figlia Tullia e dal marito Lucio Tarquinio, che assume il potere con la forza. REGNO DI TARQUINIO IL SUPERBO, 218-244 AUC (535-509 A.C.) Acquisizione dei Libri Sibyllini Secondo le leggende la profetessa di Apollo Sibylla offre al re nove libri di profezie per la difesa della città. Egli però giudica il prezzo troppo alto e rifiuta. Sibylla allora ne brucia tre e offre i restanti sei allo stesso prezzo. Il re rifiuta ancora e scaccia la profetessa, che brucia altri tre libri. Gli Auguri però, preoccupati per l’offesa recata a un’emissaria degli dèi, convincono il re a richiamarla e ad acquistare gli ultimi tre libri al prezzo iniziale che la Sibylla aveva chiesto. I preziosi volumi vengono collocati nel tempio di Giove sul Campidoglio.
217 VIII - ANTIQUITATES ARCANAE 244 AUC (509 A.C.) Cacciata di Tarquinio il Superbo, l’ultimo re di Roma Il regno di Tarquinio il Superbo è macchiato dalla sua vergognosa condotta che offende uomini e dèi. Lo scontento divino si manifesta con molti segni e Tarquinio comincia a temere per il trono. Un sogno in particolare lo turba: un serpente esce da una colonna del palazzo reale e si avvolge attorno a una statua del re. Decide quindi di mandare i suoi figli a interpellare il potente Oracolo di Delfi. L’Oracolo rivela che il trono sarà saldo e sicuro nelle mani di colui che bacerà per primo sua madre una volta tornato in patria. I due figli di Tarquinio, brutali come il padre e incapaci di interpretare correttamente il vaticinio, attendono di essere a Roma per baciare la propria madre. Della spedizione però fa parte anche il loro cugino Lucio Giunio Bruto, giovane pio e abile interprete della volontà divina. Appena sbarcato cade in ginocchio e bacia la Tellus, la Terra madre di tutti, legando così il suo destino alla predizione. Il destino di Tarquinio è segnato: uno dei figli del re usa violenza a una nobile matrona, Lucrezia, che in risposta alla violenza si uccide nel rito della devotio, consacrando il suo sangue agli dèi inferi in cambio della sconfitta dei Tarquini. Il popolo insorge e scaccia l’intera famiglia dalla città. ETÀ DELLA REPUBBLICA, 244-726 AB URBE CONDITA (509-27 A.C.) 244 AUC (509 A.C.) Viene creata la prima coppia di consoli Dopo la brutalità del re Tarquinio il Superbo, il popolo rifiuta un nuovo monarca. Si decide quindi di istituire un nuovo sistema di governo che tenga conto del volere del popolo, la Repubblica. Il potere supremo viene affidato a due persone, i consoli, in modo che ciascuno funga da consigliere e controllore dell’altro. La prima coppia consolare è formata da Lucio Giunio Bruto, nipote del re Tarquinio il Superbo, designato dall’Oracolo di Delfi, e Lucio Tarquinio Collatino, marito della sventurata Lucrezia il cui sacrificio di sangue scatenò la rivolta del popolo romano. 303 AUC (450 A.C.) Emanazione delle XII tavole Prima legislazione scritta di Roma, così definita perché incisa in dodici tavole di bronzo affisse nel Foro. Le leggi, oltre a provvedimenti giuridici, forniscono una versione più moderna e comprensibile di alcuni antichi riti religiosi. La nuova Repubblica, in una corsa forse eccessiva verso il cambiamento, scioglie l’antico ordine dei Custodes istituiti da Romolo. 357 AUC (396 A.C.) Presa della città di Veio Sconfitta dell’ultimo nemico etrusco. Con la conquista della riva destra del Tevere (fino a quel momento etrusca) inizia l’espansione romana in Italia. Questo sancisce anche la “sconfitta” della magia etrusca, che viene assorbita dai romani e integrata definitivamente nel proprio sapere magico. 363 AUC (390 A.C.) Sacco di Roma da parte dei Galli Senoni Guidati da Brenno, i Galli devastano la città. L’unico luogo che si salva è il Campidoglio, grazie all’avvertimento dato dalle oche sacre a Giunone che svegliano le sentinelle. Le Vestali fuggono nella vicina città di Caere mettendo in salvo il fuoco sacro grazie all’aiuto di Lucio Albinio, semplice plebeo che incontrano per strada, quasi spuntato dal nulla. Oggi qualcuno ipotizza che Albinio fosse un Custos in incognito, suggerendo che il corpo istituito da Romolo abbia continuato a operare in segreto anche dopo lo scioglimento. 460 AUC (293 A.C.) Costruzione del tempio di Esculapio nell’Insula Tiberina A Roma scoppia una terribile pestilenza. I Libri Sibyllini suggeriscono di andare a chiedere aiuto al santuario di Esculapio, dio della guarigione, a Epidauro. Una delegazione di saggi e avventurieri viene mandata in Grecia e tra mille peripezie riporta la statua del dio a Roma, ponendo così fine alla pestilenza. Secondo le leggende, sulla nave sarebbe salito anche un serpente sacro al dio che sarebbe sceso nei pressi dell’Insula dove ora sorge il tempio che ospita la statua. Qualcuno sostiene che il serpente ancora dimori in quelle acque e abbia il potere di operare guarigioni miracolose in cambio di doni e offerte. 489-512 AUC (264 - 241 A.C.) Prima guerra punica Roma si trova per la prima volta a combattere sul mare. I Cartaginesi sono esperti navigatori, e godono nel favore delle divinità del mare: sanno dominare le forze avverse delle onde, imporre disciplina ai venti e, qualcuno sostiene, perfino evocare mostri marini. Roma subisce molte perdite per tempeste sorte dal nulla, e intere flotte vengono sommerse e inghiottite senza lasciare in mare neppure un relitto. Tuttavia, i romani imparano in fretta la lezione e in poco tempo, grazie anche al favore di Nettuno, riescono a contrapporre ai Cartaginesi una nuova flotta.
218 VIII - ANTIQUITATES ARCANAE 512 AUC (241 A.C.) Fine della Prima guerra punica e istituzione della provincia di Sicilia È la prima provincia di Roma al di fuori dalla penisola. 537 AUC (216 A.C.) Battaglia di Canne Nella Seconda guerra punica Roma è sconfitta sul suolo italico da Annibale, abilissimo condottiero cartaginese. Di nuovo Roma si trova di fronte a una minaccia sovrannaturale: Annibale proviene da una famiglia di condottieri sacri e porta nel nome il dio Baal, cui è stato consacrato fin da bambino assieme a suo fratello Asdrubale. Forti di questa protezione divina i due fratelli non solo combattono in maniera eccellente, ma hanno straordinarie doti di preveggenza che li favoriscono nelle loro strategie di guerra. 542 AUC (211 A.C.) Conquista di Siracusa Durante la Seconda guerra punica Roma si impadronisce della città siciliana abitata dal grande inventore Archimede. Purtroppo lo scienziato viene ucciso da un legionario durante l’ultima offensiva, apparentemente per errore. Si dice che in questa circostanza siano recuperati alcuni artefatti da lui realizzati, poi portati in segreto a Roma per essere studiati. 548-549 AUC (205-204 A.C.) La Magna Mater giunge a Roma Allarmati da presagi sfavorevoli relativi alla guerra contro Annibale i sacerdoti consultano i Libri Sibyllini che ordinano di recarsi a Pessinunte, in Frigia, e riportare a Roma l’Ago di Cibele, la nera pietra caduta dal cielo che rappresenta la Sacra Madre. La pietra giunge a Roma il 4 aprile 549 aUc e inizialmente viene collocata nel Tempio della Vittoria sul Palatino. In seguito viene spostata nel tempio della Magna Mater, costruito appositamente sempre sul Palatino. 551 AUC (202 A.C.) Vittoria di Zama Scipione Africano sconfigge Annibale e pone fine alla Seconda guerra punica. 556 AUC (197 A.C.) L’Iberia diventa provincia romana In seguito alla sconfitta di Annibale, Roma ha via libera nella conquista di questa fertile terra, prima sotto il controllo di Carthago. L’Impero giunge al fatidico confine delle Colonne d’Ercole. 556 AUC (146 A.C.) Conquista dell’Achaia Il console Lucio Mummio conquista Corinto e l’Achaia diventa protettorato romano. L’Impero viene inondato dalla cultura greca e assorbe completamente il culto greco nelle pratiche religiose romane. Molti saggi e studiosi sono critici verso questa ellenizzazione del sistema religioso romano, e mettono in guardia dal rischio di dimenticare gli antichi dèi ai quali si deve la gloria di Roma. Il Collegio dei Pontefici redige quindi la prima lista ufficiale degli Indigitamenta, i rituali per invocare gli Dei Indigetes, le più antiche divinità di Roma. 670 AUC (83 A.C.) Incendio del tempio di Giove Capitolino Nell’edificio sono da secoli conservati i Libri Sibyllini. Una grande disperazione si diffonde a Roma dopo la distruzione dell’edificio sacro più antico della città. Si teme una grande vulnerabilità causata dalla perdita dei testi profetici, e qualcuno ipotizza che non si tratti di un evento fortuito. 698-699 AUC (55-54 A.C.) Giulio Cesare sbarca in Britannia Per la prima volta la potenza di Roma si espande sull’antica isola di Albione, terra dei Britanni. Subito si scatena la controffensiva delle tribù locali che impiegano rituali di magia druidica fino a questo momento sconosciuti per contrastare i nuovi venuti. Gli Auguri al seguito di Cesare sconsigliano di procedere nella conquista finché non si sarà in grado di opporre riti di protezione adeguati. Cesare si ritira in Gallia, ma progetta il ritorno. 700 AUC (53 A.C.) I Persiani sconfiggono Roma per la prima volta Il primo incontro tra Roma e l’impero persiano si risolve con la vittoria dei Persiani. Le truppe del generale Marco Licinio Crasso vengono distrutte da forze inarrestabili a Carrhae, in Mesopotamia. Testimoni oculari sostengono di aver visto cavalieri persiani in groppa a grifoni attaccare i romani dal cielo. 699 AUC (52 A.C.) Giulio Cesare sconfigge definitivamente i Galli Ad Alesia le forze romane travolgono la coalizione celtica capeggiata da Vercingetorige. A nulla vale il supporto dei druidi che accompagnano i capi gallici in battaglia. Una maledizione collettiva viene lanciata dai druidi: nessuna pace potrà mai esserci tra Roma e i Celti, la guerra attraverserà le terre e i secoli e nessuno spirito guerriero dormirà fino a quando Roma non sarà caduta.
219 VIII - ANTIQUITATES ARCANAE IDI DI MARZO 709 AUC (15 MARZO 44 A.C.) Giulio Cesare viene assassinato Le troppe vittorie di Cesare suscitano invidie e rancori a Roma. La riforma che inserisce nuovi membri in Senato spaventa i vecchi senatori che temono di perdere potere e ricchezza. I nemici di Cesare dentro e fuori Roma si uniscono a organizzare una congiura, che ha successo: Cesare è ucciso con 23 pugnalate presso il teatro di Pompeo, in cui il Senato quel giorno aveva deciso di riunirsi. L’assassinio sembra essere preannunciato da numerosi prodigi e da un sogno della moglie di Cesare, Calpurnia, che invano lo scongiura di non recarsi alla riunione. I congiurati hanno in seguito poca fortuna: molti muoiono misteriosamente urlando di terrore. Bruto e Cassio, i capi della congiura, sono sconfitti a Filippi da Ottaviano, nipote e figlio adottivo di Cesare. Qualcuno sostiene di aver visto alzarsi dal rogo funebre di Cesare un’aquila, altri l’anima divina del condottiero. Qualcuno invece giura fosse Nemesis, la dea alata della vendetta. 722 AUC (31 A.C.) Battaglia di Azio. Ottaviano sconfigge Cleopatra e Marco Antonio Marco Antonio, amico di Cesare, nella confusione politica seguita alla sua morte si allea con Cleopatra, la potente e bellissima regina d’Egitto, meditando di prendere il potere. Viene però sconfitto da Ottaviano, mentre Antonio e Cleopatra si suicidano. L’Egitto diviene così provincia romana. Gli studiosi romani hanno finalmente accesso ai testi magici di questa antica civiltà e cominciano studi regolari accanto ai sacerdoti egiziani, in molti casi riluttanti a condividere i loro segreti. 724 - 733 AUC (29-20 A.C.) Ottaviano istituisce il corpo della Cohors Pretoriana Nato per svolgere diversi compiti al servizio esclusivo del sovrano, questo corpo conta all’interno anche unità per incarichi riservati. Tra questi Augusto istituisce anche il gruppo segreto dei Custodes Arcani, rispolverando l’antica tradizione del periodo regio. La recente conquista dell’Aegyptus ha evidenziato la necessità di un controllo specifico sul nuovo sapere magico che l’Impero accumula nelle sue conquiste. I disegni del futuro imperatore prevedono infatti che Roma si allarghi su tutto l’Orbe. Il nuovo capo di Roma sta costruendo un impero senza fine sia nel tempo che nello spazio, e necessita di forze adeguate alle nuove sfide. 725 AUC (28 A.C.) Ottaviano inaugura il nuovo tempio di Apollo sul Palatino Promesso come voto molti anni prima, il tempio viene collocato nella proprietà di Augusto nel punto indicato dalla caduta di un fulmine. ETÀ DELL’IMPERO, 726 AB URBE CONDITA (27 A.C.) 726 AUC (27 D.C.) Ottaviano diviene imperatore e prende il nome di Augusto Mentre assume la guida dello stato e inaugura un’era di pace Ottaviano assume un nuovo nome ispirato a quello degli Auguri. 741 AUC (12 D.C.) Augusto diviene Pontefice Massimo Tra i suoi primi atti come sommo capo religioso fa collocare nel tempio di Apollo sul Palatino una nuova copia dei Libri Sibyllini in sostituzione di quelli bruciati nel 670 aUc. Per molti anni l’imperatore ha fatto ricercare copie dei testi presso altri templi e collezionisti privati, ottenendo finalmente una nuova versione dei testi profetici per la protezione dell’Impero. DATA NON PRECISATA Augusto redige il Codex Augusteus, un compendio delle conoscenze magiche raccolte in tutto il territorio dell’Impero. Il Codex viene affidato al Collegio degli Auguri che lo aggiorna sistematicamente attraverso i secoli. 762 AUC (9 D.C.) Disfatta di Teutoburgo Un improvviso attacco dei Germani nella selva di Teutoburgo fa strage di tre legioni ben addestrate senza lasciar vivo nessuno, dal comandante Publio Quintilio Varo fino all’ultimo legionario. Il capo dei Germani, Arminio, porta via le aquile dorate delle insegne delle legioni, con gran disonore e disgrazia per l’esercito romano. I pochi testimoni oculari sostengono di aver visto gli animali della foresta, lupi e orsi, combattere con i Germani. Alcuni ripetono come impazziti la sconosciuta parola berserkir. 19 AGOSTO 767 AUC (14 D.C.) Morte di Augusto Secondo quanto disposto per testamento Tiberio diventa imperatore e Livia ottiene il titolo di Augusta. Non passa inosservato il passaggio del titolo augurale dall’imperatore morente alla sua vedova, anche se il significato resta oscuro. 773 - 776 AUC (20-23 D.C.) Tiberio costruisce i Castra Praetoria Il nuovo grande quartier generale dei Pretoriani viene sistemato
220 VIII - ANTIQUITATES ARCANAE all’interno dell’Urbe. Una sezione dell’accampamento ospita il corpo speciale dei Custodes creato da Augusto. 790 AUC (37 D.C.) Diventa imperatore Gaio Cesare, detto Caligola Benché i presagi non siano del tutto positivi, nessuno si oppone all’ascesa al trono del pronipote di Augusto. 794 AUC (41 D.C.) Caligola è ucciso dai Pretoriani La morte di Caligola è necessaria per salvare Roma. Nei quattro anni di regno infatti l’imperatore si è completamente alienato il favore degli dèi: a parte le sregolatezze, l’assassinio di personaggi illustri e gli incesti con le tre sorelle, si è dichiarato superiore persino a Giove e si è fatto costruire tre templi. Troppi eventi indicano che gli dèi sono molto adirati. Cassio Cherea, ufficialmente tribuno della Cohors Pretoriana ma probabile Custos Arcano, si assume la responsabilità di compiere la volontà degli dèi e uccide l’imperatore sacrilego. Diventa imperatore Claudio, zio di Caligola. 796 AUC (43 D.C.) Claudio ordina la conquista della Britannia Essendo Claudio uno studioso la decisione sorprende tutti. Egli giustifica la spedizione proprio in virtù di certi suoi studi che dimostrerebbero la presenza nell’Isola di potenti artefatti magici appartenenti a un’antichissima stirpe di giganti. Gli Auguri confermano di percepire qualcosa di inspiegabile in quelle zone. Nonostante la maggior parte degli inviati in Britannia torni affermando che si tratta di leggende locali, Claudio è convinto che esista un pericolo concreto e decide la spedizione. 807 AUC (54 D.C.) Nerone diventa imperatore Figlio adottivo di Claudio, appena diciassettenne, comincia a esercitare il potere sotto la guida del filosofo Seneca. 813 - 814 AUC (60-61 D.C.) Boudicca guida la rivolta contro Roma Moglie di un re britanno alleato di Roma, Prasutago, dopo la morte del marito chiede che il regno sia equamente spartito tra le sue due figlie ed eredi e l’imperatore di Roma. Viene ingiustamente arrestata dall’inetto procuratore imperiale Cato Deciano che non solo respinge le sue richieste, ma ordina la fustigazione di Boudicca e ne violenta le figlie. Questo scatena la ribellione della regina che devasta gli insediamenti di Roma nella provincia e solleva la popolazione. Boudicca viene infine sconfitta dal console Gaio Svetonio Paolino che però non riesce a evitare che la regina si uccida immolando sé stessa agli dèi inferi come pegno per una solenne maledizione contro tutti i Romani. 817 AUC (64 D.C.) Incendio neroniano Un disastroso incendio devasta l’Urbe. Si ipotizza una causa soprannaturale e si diffondono molte dicerie: chi sostiene che le fiamme si siano alzate in seguito ai riti dei Cristiani, chi invece che sia stata colpa dell’imperatore Nerone che tentava rituali proibiti con il fuoco di Vesta. Spente le fiamme, Nerone consulta i Libri Sibyllini e rende noto di aver ripristinato la Pax Deorum. L’annuncio non tranquillizza i più attenti che si chiedono quando e come sia stata infranta. 821 AUC (68 D.C.) Morte di Nerone Una sequenza di atti sregolati sempre più incontrollabili sembra indicare che la mente dell’imperatore sia consumata da una recondita pazzia. Qualcuno ricorda la maledizione sigillata nel sangue da Boudicca, altri quella della stessa madre dell’Imperatore, Agrippina, da lui assassinata. La follia si consuma infine nel suicidio di Nerone, cui segue una guerra civile tra quattro imperatori. Tra essi prevale infine Flavio Vespasiano. 822 AUC (69 D.C.) Flavio Vespasiano diventa imperatore Roma riconquista una certa stabilità sotto la nuova dinastia dei Flavi. 832 AUC (79 D.C.) Tito ascende al trono Figlio di Vespasiano, Tito è un abile generale che deve la sua fama alla conquista di Gerusalemme e alla distruzione del Tempio dei Giudei. Poco incline a studi religiosi o arcani, rifiuta di credere a chi gli dice di guardarsi dall’Angelo della morte dei Giudei. 832 AUC (79 D.C.) Eruzione del Vesuvio Strani presagi del disastro si inseriscono nel più ampio quadro di una cupa maledizione che grava sul regno di Tito. Gli Auguri consigliano di restituire ai Giudei gli oggetti sacri portati via da Gerusalemme, ma Tito impazzisce e muore prima che la decisione venga presa. 834 AUC (81 D.C.) Domiziano ascende al trono Devoto di Minerva, Domiziano fa costruire diversi templi alla dea e regna per quindici anni. Rafforza i confini in Germania comprendendo all’interno gli Agri Decumates. Ma il seme della follia che aveva colpito suo fratello Tito sembra essere passato anche a lui: gli ultimi anni del regno di Domiziano sono funestati da deliri in cui l’Imperatore vede nemici dappertutto, condanna a morte decine di innocenti e instaura un regime di terrore. Viene infine ucciso da
221 VIII - ANTIQUITATES ARCANAE un complotto di senatori di cui fa parte Nerva, che gli succede sul trono per breve tempo. 851 AUC (98 D.C.) Traiano diventa imperatore Figlio adottivo di Nerva, Traiano inizia la tradizione degli imperatori di adozione, costume in uso per molti secoli nell’Impero. 854-859 AUC (101-106 D.C.) Traiano intraprende le campagne daciche L’imperatore avanza in territori oscuri e pericolosi accompagnato dal favore degli dèi. Le sue gesta vengono in seguito raccolte nella decorazione della magnifica Colonna Traiana. 869 AUC (116 D.C.) Traiano conquista Ctesifonte La conquista della magnifica capitale persiana, detta la “città bianca”, scatena nei Persiani una tremenda rabbia vendicativa. Una spaventosa maledizione viene lanciata dai magi che riescono a lasciare la città, giurando odio e guerra eterna tra la Persia e Roma. 870 AUC (117 D.C.) Morte di Traiano L’imperatore muore di un morbo misterioso mentre prepara una nuova spedizione contro i Persiani. Impossibile non pensare ai magi di Ctesifonte. Un giovane schiavo testimonierà di aver visto un demone alato levarsi dalla sua tenda la notte in cui il sovrano muore. Gli succede Adriano, suo figlio adottivo, grande studioso e filosofo. 875 AUC (122 D.C.) Inizia la costruzione del Vallo di Adriano nel nord della Britannia Voci allarmanti ma non confermate riportano notizie di giganti avvistati a nord, alleati di Pitti e Scoti nel respingere l’avanzata romana in Britannia. La costruzione del Vallo porta a Roma una inaspettata ventata di popolarità presso le tribù celtiche che abitano nell’area, che finalmente si sentono protette. 875 AUC (122 D.C.) Adriano redige il Codex Hadrianeus Seguendo l’esempio del divino Augusto, Adriano redige un nuovo compendio della conoscenza magica dell’Impero, alla luce delle nuove conoscenze ottenute in un secolo di conquiste. Non pago di ciò, decide di viaggiare in lungo e in largo per l’Impero per verificare che tutte le informazioni giunte a Roma nei secoli siano affidabili e veritiere. 876 - 885 AUC (123-132 D.C.) Ripetuti viaggi di Adriano in tutto l’Impero L’Imperatore visita tutte le province, prende molti appunti, parla con sapienti e semplici contadini, soprattutto con gli anziani dei villaggi. Acquisisce tutti i testi antichi che riesce a procurarsi relativi alle culture che fiorirono nelle varie regioni prima della conquista di Roma. 893 - 896 AUC (140-143 D.C.) Antonino Pio costruisce il Vallo Antonino L’Imperatore, conosciuto come pacifico e poco incline alla guerra, stupisce tutti spingendo il confine britannico ancora più a nord rispetto al precedente Vallo di Adriano. Non vuole rivelare il motivo di tale decisione, ma fonti bene informate riferiscono che nei mesi precedenti alla decisione ha ricevuto più volte i sacerdoti Salii, i custodi dell’Ancile, lo scudo sacro di Marte. La costruzione è funestata da molti strani incidenti: legionari che spariscono senza lasciar traccia, avvistamenti di mastini infernali nella brughiera, presenze notturne. L’opera viene infine terminata e su indicazione dei Salii viene eretto un tempio sulle sponde di un lago nascosto nelle montagne tra i due Valli. 918-933 AUC (165-180 D.C.) La peste si diffonde in tutto l’Impero La malattia si manifesta per la prima volta quando le truppe di Marco Aurelio e Lucio Vero sono a Seleucia sul Tigri. Apparentemente essa si diffonde nell’Impero seguendo le truppe. Vengono consultati i Libri Sibyllini poiché la natura del morbo sembra indicare una responsabilità della magia orientale, già manifestatasi con la morte di Traiano. 946-964 AUC (193 – 211 D.C.) Regno di Settimio Severo Dopo una guerra civile in cui si succedono velocemente ben quattro imperatori, sostenuti da varie fazioni di Custodes leali all’uno o all’altro, a Roma si instaura una nuova dinastia, quella dei Severi, strettamente connessa con i culti di una divinità solare della Syria chiamata Sol Invictus. Sotto la guida dei Severi Roma raggiunge vertici di potenza e benessere mai toccati prima. 965 AUC (212 D.C.) Constitutio Antoniniana L’imperatore Caracalla emana un editto con il quale concede la cittadinanza a tutti gli abitanti dell’Impero. La motivazione di un così generoso gesto non viene spiegata chiaramente: Caracalla dichiara di adempiere a una specie di voto di ringraziamento per essere scampato a un grande pericolo e di volere che tutti i cittadini dell’Impero si uniscano a lui per pregare gli dèi.
222 VIII - ANTIQUITATES ARCANAE 988-1037 AUC (235-284 D.C.) Crisi del X secolo Nel 235 muore Alessandro, ultimo dei Severi, ucciso da una congiura militare mentre si trova sul limes germanico. Viene meno la presenza protettiva di questa dinastia esperta di magia e riti e capace della più grande alleanza con gli dèi di ogni angolo dell’Impero. I successori si rivelano inadeguati a gestire le tante diverse minacce contro Roma, mentre i Custodes sono divisi sulla strategia per difendere l’Impero. Si apre un periodo di crisi che si ripercuote su ogni aspetto dell’Impero: crisi economica, religiosa, irrequietezza delle truppe, forte pressione sui confini in tutti i punti cardinali del territorio. Molteplici nemici di Roma rialzano la testa e stringono inaspettate alleanze. L’Impero di fatto si scinde in tre territori: l’Impero delle Gallie, il regno di Palmira e l’Impero romano vero e proprio. Si succedono una ventina di imperatori “legittimi” e più del doppio di usurpatori. Sono sostenuti dalle legioni, ma soprattutto da varie fazioni di Pretoriani e di Custodes. A oriente comincia a formarsi una coalizione di barbari capeggiata dai Goti. 1009 AUC (256 D.C.) Roma abbandona il Vallo di Antonino Pio L’imperatore Gallieno ordina alle legioni in Britannia di abbandonare definitivamente il Vallo di Antonino Pio e di attestarsi dietro quello di Adriano. Restano solo i Pinnata Castra al di là del Vallo Antonino, fortezza isolata che per la pericolosità viene presidiata solo da coraggiosi volontari. 1012-1027 AUC (259-274 D.C.) Secessione delle Gallie Una coalizione celtica guidata dai druidi tenta di staccare le Gallie e la Britannia dall’Impero. Approfittando dell’anarchia militare dell’impero, la coalizione sostiene una serie di usurpatori che si proclamano “imperatori delle Gallie”, ma che di fatto sono solo fantocci nelle mani dei druidi. Una parte dei Custodes di origine celtica appoggia la secessione, al fine di apprendere la magia druidica e usarla poi per riportare l’ordine. 1020-1025 AUC (267-272 D.C.) Regno indipendente di Palmira La regina Zenobia di Palmira dichiara l’indipendenza dall’Impero di tutta la Syria e parte dell’Aegyptus. Anche in questo caso un gruppo di Custodes la appoggia, convinto che i poteri di sacerdotessa solare della regina siano utili a riportare la pace. Si spingono fino a progettare di collocare sul trono di Roma il figlio di lei, Settimio Vaballato Atenodoro. La cospirazione verrà sabotata. 1020 AUC (267 D.C.) I Goti assediano Atene Gli eventi nel resto dell’Impero convincono i Goti della debolezza di Roma. Stretta un’alleanza tra le varie tribù iniziano un’inarrestabile discesa dalle steppe verso la Moesia. Da lì conducono razzie attraverso l’Achaia e assediano Atene, che non si aspetta tanta temerarietà. L’assedio viene spezzato dalle truppe giunte in aiuto da Byzantium, ma la regione resta turbolenta. 1023 AUC (270 D.C.) Aureliano diventa imperatore L’imperatore sale al trono in circostanze apparentemente casuali, nelle quali però qualcuno vede l’opera silenziosa della fazione di Custodes rimasta fedele al trono di Roma e alla missione di proteggere l’Impero. L’azione di Aureliano cambia le sorti della storia. Abile generale e fervente seguace di Sol Invictus, attorno al quale si riuniscono molti culti diffusi nell’Impero in una comune venerazione, Aureliano ripristina la Pax Deorum e intraprende azioni di contrasto alle minacce sparse in tutto l’Impero. 1023 AUC (270 D.C.) Costruzione delle Mura Aureliane a Roma La congiuntura di potenze ostili convince gli Auguri che esiste una concreta minaccia all’inviolabilità dell’Urbe. I nemici sono disposti attorno a Roma sui quattro punti cardinali, come nello schema magico del templum. Gli Auguri ritengono necessaria una protezione speciale: va ricostruito il pomerium, il recinto magico, trascurato da secoli e ormai inefficace. Per dissimulare l’atto magico Aureliano ordina di costruire una nuova cinta di mura: mentre di giorno gli operai sovrappongono mattoni su mattoni, di notte i sacerdoti intessono incantesimi e riti divini attorno all’Urbe. 1025-1028 AUC (272 D.C.) Aureliano riconsolida l’Impero Aureliano procede anche a contrastare militarmente i nemici di Roma: sconfigge Zenobia di Palmira e consolida l’Impero a meridione, e pone fine alla rivolta nelle Gallie riunendo l’Impero a settentrione e occidente. Infine, sconfigge le coalizioni di Goti consolidando l’Impero a oriente. 1028 AUC (275 D.C.) Morte di Aureliano I successi di Aureliano scatenano una serie di tentativi di eliminazione del valente imperatore, al fine di causare instabilità politica: Aureliano infatti non ha figli e non ha ancora scelto un successore. Viene infine ucciso da un sicario in Thracia. Il piano di destabilizzazione però non funziona: la moglie Ulpia Severina assume il potere imperiale e lo esercita per alcuni mesi in autonomia, dando sicurezza all’Impero grazie all’alleanza con
223 VIII - ANTIQUITATES ARCANAE l’esercito che la stima molto. Infine consegna sani e salvi trono e Impero al successore Marco Claudio Tacito. 1013 AUC (275 D.C.) Roma abbandona gli Agri Decumates in Germania L’Impero si ritira al di qua dei fiumi Rhenus e Danuvius, utilizzando questo confine naturale per maggior difesa. I territori vengono abbandonati alle oscure presenze che da secoli si agitano nelle foreste, in attesa. 1037 AUC (284 D.C.) Istituzione della Tetrarchia Nonostante l’azione di Aureliano l’impero resta turbolento e i nemici sui suoi confini diventano sempre più temerari. Diocleziano tenta di semplificare la complicata difesa dell’Impero per opporsi alle forze magiche e militari che lo minacciano: divide l’impero in due parti, Occidente e Oriente, e affida ogni metà a un imperatore in carica, l’Augusto, affiancato da un successore già designato, il Cesare. Chiama questa riforma “Tetrarchia”, governo dei quattro, e colloca a Mediolanum la capitale d’Occidente e a Nicomedia la capitale d’Oriente. Roma viene abbandonata dal potere politico, i collegi sacerdotali distribuiti nelle due nuove capitali. Solamente le Vestali rifiutano di andarsene. Il corpo dei Custodes, ritenuto inaffidabile dopo anni di lotte intestine, viene sciolto. 1040 AUC (287 D.C.) Contatti con l’Impero persiano Una nuova minaccia sorge a oriente. La nuova dinastia reale persiana, i Sasanidi, osserva con interesse la divisione dell’Impero, aspettandosi un indebolimento del sistema. Il re Bahram II invia doni a Diocleziano in segno di pace, invitandolo a fargli visita. 1049 AUC (296 D.C.) Tregua con i Persiani Dopo molti scambi e amichevoli contatti, Diocleziano firma una tregua con Narsete di Persia. Alcuni magi persiani vengono accolti nelle due capitali tetrarchiche, all’interno dei luoghi sacri e nelle stanze più private dei palazzi imperiali. Gli Auguri ricevono molti presagi negativi in relazione a questi eventi. Roma, non più capitale, è ignorata dalle delegazioni persiane: i molti segreti dell’Urbe restano fortunatamente inviolati. 1058 AUC (305 D.C.) Guerra civile tra i tetrarchi e loro successori Il sistema di suddivisione delle cariche non sembra funzionare. Gli Augusti vogliono mettere sul trono i propri figli anziché i Cesari, con i quali non hanno legami di parentela. I Cesari ovviamente non sono d’accordo e rivendicano i propri diritti. L’Impero si spacca di nuovo, questa volta in quattro fazioni, con relativi movimenti di eserciti che sguarniscono le frontiere. Le discordie sono alimentate dai nemici di Roma che vedono con grande favore una guerra civile. Molto oro persiano viene rinvenuto in ciascuno dei quattro schieramenti. 1066 AUC (313 D.C.) Costantino riunisce l’Impero Costantino, figlio del Cesare d’Occidente, pone fine al fallimentare esperimento della Tetrarchia. Sconfitti i rivoltosi riunifica l’Impero e riporta la capitale a Roma. Il Senato, grato, gli conferisce il titolo di Restitutor Imperii e Vindex Unitatis e fa erigere in suo onore un magnifico arco trionfale davanti all’Anfiteatro Flavio. La leggenda racconta che Costantino la notte prima della battaglia finale contro l’usurpatore Massenzio abbia avuto un sogno premonitore: la mattina successiva ordina di modificare i suoi vessilli inserendovi simboli strani e sconosciuti ai più, che galvanizzano soldati e comandanti. Le truppe così combattono in maniera straordinaria, garantendo all’imperatore una grande vittoria. 1122 AUC (369 D.C.) L’imperatore Valente sconfigge i Goti Finalmente i barbari vengono ricacciati al di là del Danuvius. Il loro capo, Atanarico, si rifugia tra i Montes Sarmatici dove si dice si dedichi ad antichi culti locali per ripristinare la forza delle sue armate. 1131 AUC (378 D.C.) Sconfitta di Adrianopoli Valente sopravvaluta la propria vittoria e non si assicura della distruzione delle forze gotiche. Le legioni romane vengono accerchiate in Asia dai Goti di Atanarico. L’Imperatore si immola con il rito della devotio ma non evita la sconfitta, agevolata dall’uso di magia barbarica. La moglie Albia Dominica, donna dalle straordinarie doti augurali, assume il potere e si trasferisce a Byzantium, vicino al pericolo. Da lì coordina le operazioni per contrastare le forze nemiche anche grazie a speciali unità di esploratori esperte nelle arti arcane. Compiuto il suo dovere, Albia Dominica favorisce la salita al trono di un legittimo imperatore e si ritira presso le Vestali. 1153 AUC (400 D.C.) Tentativi di sbarco di Angli e Sassoni sulle coste della Britannia Spinti dalla fame e dalla pressione dei Goti da oriente, alcuni popoli germanici tentano di impadronirsi delle ricche terre britanniche, alleandosi con alcuni capitribù celtici avversi alla dominazione di Roma. Vengono però respinti dalle forze militari romane ma anche da una parte della popolazione, che vede minacciato il benessere raggiunto come provincia romana. Roma invia navi a creare la Classis Britannica, una flotta stabile per pattugliare le coste di Gallia e Britannia.
224 VIII - ANTIQUITATES ARCANAE 1163 AUC (410 D.C.) I Goti invadono l’Illyricum e marciano su Sirmium Sotto il comando di Alarico i barbari assediano la capitale dell’Illyricum ma vengono fatti desistere con doni e ostaggi. Tra di essi la principessa Galla Placidia che si trovava in città in visita a parenti. Ella passerà molti anni tra i Goti come “agens in rebus”, sposandone persino il re Ataulfo pur di trasmettere informazioni all’Impero. 1178-1190 AUC (425-437 D.C.) Reggenza di Galla Placidia Tornata nell’Impero dopo molte vicissitudini, Galla Placidia mette sul trono il figlio ancora bambino, l’imperatore Valentiniano III, governando l’Impero in suo nome per ben quattordici anni. 1192 AUC (439 D.C.) Nasce a Thessalonica il futuro imperatore Teodomiro 1195-1203 AUC (442-450 D.C.) Gli Unni compiono razzie nell’Illyricum e in Thracia Nuova minaccia dall’oriente, gli Unni sono inarrestabili predoni e guerrieri sanguinari che praticano riti barbarici di inusitata potenza. Sostengono che il loro re Attila sia in possesso di un talismano prodigioso, la Spada della Guerra, che sarebbe l’origine della sua incredibile fortuna in battaglia. Sono anni di sofferenza per le popolazioni esposte alle razzie degli Unni, che si lasciano indietro cadaveri orrendamente mutilati in riti innominabili. Le truppe del Magister Militum Flavio Ezio e del suo braccio destro Marco Severo Massimiano, padre del futuro imperatore Teodomiro, combattono i barbari con coraggio e abnegazione, tuttavia senza riuscire mai a prevalere definitivamente. 1204 AUC (451 D.C.) Flavio Ezio sconfigge Attila Lo scontro decisivo avviene in Thracia presso Filippopoli. Le armate unne vengono finalmente sconfitte in una battaglia drammatica in cui entrambi gli eserciti lasciano sul campo migliaia di morti. Tra questi però non viene ritrovato il corpo di Attila, la cui morte non può essere accertata. Neppure la sua spada prodigiosa viene recuperata. La carica decisiva della battaglia è comandata dal generale Marco Severo Massimiano che prende il cognomen “Victor”. 1208 AUC (455 D.C.) Assassinio dell’imperatore Valentiniano III L’imperatore cade vittima di una congiura di palazzo ordita dal veterano Flavio Ezio, ostile a Galla Placidia e alla sua famiglia. Si scatena una guerra civile in cui Ezio muore. Dal caos infine emerge il generale Marco Severo Massimiano Victor, acclamato imperatore da tutte le truppe reduci dalla lunga campagna contro gli Unni. 1209 AUC (456 D.C.) Marco Severo Massimiano Victor ascende al trono Uno dei primi atti di governo di Massimiano Victor Augusto è di associare al trono il figlio Lucio Severo Teodomiro, appena diciassettenne. 1219 AUC (466 D.C.) Morte dell’imperatore Massimiano Victor Augusto La morte lo coglie nel cuore della notte mentre sta traendo auspici con il rito della sideratio sulla sommità del colle Palatino, abitudine che lo ha accompagnato tutta la vita. Nessuno assiste al triste evento poiché l’Imperatore ha sempre preferito eseguire i riti divinatori in solitudine. Benché la morte appaia del tutto naturale, resta inspiegabile il fatto che il lituus, il bastone augurale dell’Imperatore, sia spezzato e giaccia a diversi passi di distanza dal punto in cui egli è stato rinvenuto. Il figlio Teodomiro è proclamato imperatore. 1229 AUC (476 D.C.) L’imperatore Lucio Severo Teodomiro Augusto emana la LEX ARCANA
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