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Published by goroiamanuci, 2023-02-21 10:13:04

Lex Arcana - Encyclopaedia Arcana

Lex Arcana - Encyclopaedia Arcana

147 V - DE SOCIETATE Ã LE FAZIONI DEL CIRCO I carri che partecipano alle gare del circo sono suddivisi in quattro squadre, dette factiones, contraddistinte dai colori delle vesti indossate dai loro aurighi: albata (bianca), praesina (verde), russata (rossa), veneta (azzurra). Ogni fazione è devota a una divinità: la bianca a Zefiro, signore del vento; la verde alla Madre Terra; la rossa a Marte; la azzurra a Nettuno, signore del mare. La rossa e la bianca sono le più antiche, ma attualmente le più popolari sono la verde e l’azzurra: la prima è la fazione preferita dai ricchi plebei, i funzionari imperiali e i mercanti; la seconda è quella della nobiltà e dai grandi proprietari terrieri. L’Imperatore per tradizione tiene per l’azzurra, ma alcuni imperatori “popolari” hanno preferito la verde. Sostenere la bianca o la rossa, quindi non schierarsi né con i nobili né con il popolo, in periodi di tensione sociale è spesso una scelta prudente. Una fazione è composta da un gruppo molto ampio di persone. Gli aurighi sono quelli a cui va tutta l’ammirazione e la celebrità, ma il successo della compagine dipende dal lavoro di tutti i membri: gli allenatori di cavalli e aurighi, i veterinari che selezionano e curano i cavalli, i medici che stabiliscono le diete degli atleti, i sarti che confezionano i bei costumi di scena, i sellai che realizzano i finimenti, gli artigiani che realizzano i carri. A capo di ogni fazione c’è il dominus factionis, che in alcune città è un personaggio più potente di un duoviro. Ogni fazione possiede un quartier generale dove svolgere tutte le sue attività, lo stabulum factionis. È una residenza ricca ed elaborata, non una “stalla” come il nome farebbe ritenere: uno stabulum è composto da parecchi ambienti (in qualche caso edifici) tra cui corti per l’allenamento dei cavalli, officine, cucine e mense per nutrire tanta gente, alloggi e persino terme private. Ogni fazione fa a gara a procurarsi anche opere d’arte, statue, dipinti e decorazioni magnifiche per dimostrare la propria potenza anche con lo splendore dell’edificio dove risiede. Le fazioni sono associazioni tra privati, eppure condizionano la vita pubblica: le lotte tra fazioni possono estendersi alla cittadinanza, influenzare le elezioni una piccola città, aizzare sommosse popolari, causare la morte per avvelenamento di cavalli, aurighi e anche semplici sostenitori, addirittura scatenare maledizioni e rilasciare forze arcane non del tutto controllabili. Per questo ogni fazione, anche se lo nega, ha tra i propri specialisti anche degli esperti di arti arcane. Ã IL CIRCO E LA MAGIA Il grande pubblico che affolla il circo avido di emozioni non si rende probabilmente conto di trovarsi in uno spazio sacro. Tutti i principali elementi di questo edificio hanno un forte significato simbolico e riproducono un universo in miniatura: l’arena è la terra; l’euripus, il canaletto che delimita l’arena, rappresenta il mare; l’obelisco collocato sulla spina centrale è un simbolo solare; i carri che corrono nelle gare sono divisi in quattro fazioni come le stagioni; il giro di corsa rappresenta il volgere di un anno; ogni gara si compone di sette giri, tanti quanti i pianeti e i giorni di una settimana. In questo scenario altamente simbolico molte sono le potenze che si aggirano invisibili. Incantatori e evocatori ne sono ben coscienti e offrono i propri servigi al mondo delle corse. I proprietari dei cavalli o gli ammiratori degli aurighi farebbero qualunque cosa pur di intromettersi nel normale andamento delle competizioni, e dove non riescono le droghe o il denaro si cerca l’aiuto dei demoni. Le frequenti perquisizioni di Vigiles e Custodes hanno fatto recuperare svariate tavolette di invocazione che riportano testi come “Demone, che qui ti aggiri, ti affido questi cavalli, che tu li tenga indietro e che si leghino e non possano muoversi!”. Parecchi evocatori sono stati arrestati, ma ne spuntano sempre di nuovi. Una piaga che l’Impero combatte da tempo ma che ancora non è riuscito a debellare! Ã LO STADIO Simile nella forma a un circo e anch’esso dedicato alle corse, lo stadio è però un edificio riservato a gare di atletica e quindi alle corse di uomini e non di animali. Poiché discende da una tradizione greca, lo stadio è molto più diffuso nell’oriente dell’Impero. Il più famoso è certamente l’antico stadio di Olimpia, dove si tennero le Olimpiadi fin dai tempi più antichi e che ancora oggi è frequentato da atleti di ogni paese. La tradizione greca è stata comunque completamente assorbita dal popolo romano, basti pensare che solo nell’Urbe ci sono ben tre stadi pubblici e uno privato nel palazzo imperiale sul Palatino. La differenza principale tra il circo di tradizione romana e lo stadio alla greca è l’assenza della spina centrale nell’arena. Le corse si svolgono infatti con tutti i corridori affiancati su un’unica linea, che compiono un’unico slancio su un rettilineo della lunghezza di uno stadion. Questa è un’unità di misura greca che dà il nome sia alla gara che all’edificio dove si svolge. In misure romane uno stadion è pari a un ottavo di un miglio o 625 piedi. La pista è di terra battuta coperta da uno spesso strato di sabbia e, come nel circo, è delimitata dal canaletto dell’euripus. Le linee di partenza e arrivo sono segnate sul terreno da una bassa striscia di marmo. La partenza è segnalata da squilli di tromba ed è controllata da appositi giudici che portano il nome greco di agonothetai. Altri giudici aspettano gli atleti sulla linea dell’arrivo. Oltre alla gare di corsa negli stadi si svolgono anche altre competizioni dette con parola greca pentathlon, cioè sono composte da “cinque gare”. Queste comprendono: ; Corsa dello stadio ; Lancio del disco ; Lancio del del giavellotto ; Salto in lungo da fermo ; Incontro di pancratium (lotta libera) Negli stadi si svolgono anche altri spettacoli tra cui soprattutto concorsi musicali o celebrazioni religiose. Ã IL TEATRO Anche questo edificio discende da una tradizione greca ma da secoli è entrato a far parte degli edifici tipici dell’architettura romana. La differenza principale con gli edifici greci è che questi debbono appoggiarsi sul fianco di una collina perché la cavea è scavata nella roccia, e non possono essere costruiti in regioni troppo piatte. I teatri romani, costruiti con la nostra efficiente tecnica di mattoni e opera cementizia, possono sorgere ovunque, anche nel pieno del deserto, poiché sono sorretti da strutture innalzate dalla mano dell’uomo.


148 V - DE SOCIETATE Il teatro è destinato a ospitare spettacoli drammatici, tragedie e commedie, ma anche declamazioni di poesie, concerti di musica e cori. Gli elementi sempre presenti nei teatri dell’impero sono: ; Auditorium. L’area dove si raccolgono gli spettatori. Viene anche definito cavea, per analogia con gli anfiteatri. ; Orchestra. La parte riservata per il coro delle tragedie greche e per i musicisti che accompagnano con la musica le rappresentazioni. ; Proscaenium. L’area su cui gli attori recitano. ; Scaene frons. Muro di fondo che chiude il teatro e delimita l’area dove si svolgono le rappresentazioni. È sempre decorato con magnificenza, scandito da nicchie marmoree decorate a pittura e marmi colorati e ornato alla base da un elegante colonnato. ; Aulaeum. Un grande telo scorrevole che può essere tirato davanti alla scena in modo da nascondere agli occhi degli spettatori i cambi di fondale. ; Velarium. Come nell’anfiteatro, anche in questi edifici il pubblico è protetto dal sole da un sistema di spicchi di stoffa comandati da cordame simile a quello in uso nelle navi. URBANISTICA ED EDILIZIA LA CENTURIAZIONE Quando il nostro popolo si allontanò dall’Urbe nei suoi primi passi di conquista e esplorazione dovette trovare un modo per misurare e descrivere le nuove terre che andava percorrendo. Queste, dopo la conquista, andavano distribuite ai valorosi combattenti e ai coloni ed era necessario suddividere equamente il terreno. Si escogitò allora un sistema per misurare e suddividere i nuovi territori in quadrati perfetti e in modo da calcolarne correttamente la superficie e tracciare strade con andamento rettilineo anche in presenza di ondulazioni del terreno. Questo sistema si chiama tutt’ora “centuriazione” poiché traccia assi paralleli tra loro a una distanza di cento actus gli uni dagli altri, incrociando i quali si creano quadrati perfetti di cento actus per lato, le centuriae. Queste poi possono essere suddivisi in ulteriori settori, sempre con la sicurezza di ottenere partizioni regolari. La pratica della centuriazione ha un’origine sacra: si basa infatti sul concetto di “templum”, lo spazio sacro che l’augure traccia nel cielo quando deve prendere gli auspici (vedere pag. 210). Lo strumento con cui l’agrimensore individua e traccia gli allineamenti sul terreno, la groma, discende da un uso religioso e fu utilizzato in principio proprio dagli aruspici. Questi allineamenti vengono utilizzati come base per qualunque opera legata alla costruzione: la fondazione di una città, la costruzione del suo foro, la disposizione dei castra militari, la stesura di strade, persino il taglio di viadotti e gallerie nelle montagne. § LA GROMA Strumento antichissimo, inventato dagli etruschi e perfezionato dai romani, la groma è costituita da un’asta verticale che regge due bracci incrociati ad angolo retto. Dalle quattro estremità dei bracci pendono fili a piombo per il corretto posizionamento. Benché si tratti di uno strumento diffuso e costruito con meravigliosa semplicità non è facile da utilizzare: basta lo scartamento di poche frazioni di grado dall’allineamento corretto per determinare enormi errori sulle grandi distanze oppure ottenere un templum imperfetto, rendendo inaffidabili gli auspici. Per utilizzare correttamente una groma è necessario un tiro di De Scientia (SD 9), o di De Magia se l’utilizzo è in ambito magico. LE CITTÀ Le città fondate da Roma tendono ad avere una struttura costante e molto riconoscibile. Essa assicura ai cittadini una giusta distribuzione di terre e favorisce un armonioso sviluppo. Quando si fonda una città si traccia per prima cosa il sacro schema del templum. Si individuano quindi gli assi principali, il decumano (ovest-est) e il cardo (sud-nord). All’incrocio di questi si scava una fossa sacra, il mundus, che viene riempita di offerte per gli dèi inferi e poi ricoperta. In quel punto si conficca l’umbilicus, un bastone verticale che da quel momento in poi segnerà il cuore della città, il suo centro magico. In corrispondenza di questo punto si costruisce il foro. Si tracciano poi gli allineamenti di tutte le strade principali e si cominciano a delimitare le aree destinate ad essere subito edificate e quelle per cui si prevede una crescita futura. Si collocano subito nella griglia gli spazi pubblici fondamentali: foro, terme, teatro, anfiteatro, circo. Quest’ultimo a volte viene collocato al di fuori della griglia urbanistica, poiché le sue dimensioni e la sua forma lo rendono difficile da inserire in una città piccola.


149 V - DE SOCIETATE Legenda Porta Praetoria = porta principale Thermae = terme Porta Decumana = porta posteriore Forum = foro Decumanus maximus = decumano massimo Capitolium = Capitolium Cardo maximus = cardo massimo Curia = curia Amphitheatrum = anfiteatro Basilica = basilica Theatrum = teatro Arcus = arco d’ingresso monumentale Circus = circo


150 V - DE SOCIETATE Ã IL FORO In tutte le città dell’Impero il cuore della vita quotidiana è il foro. Nelle città fondate ex novo dall’Impero il foro è sempre all’incrocio tra le due strade principali, il decumano e il cardo, e ha forma rettangolare. Nelle città che avevano già secoli di vita prima dell’arrivo dell’Impero il foro è stato allestito adattando la piazza principale o più centrale. Nelle città di cultura greca il cuore cittadino è l’agorà, che spesso coincide con il foro. Il lato di fondo è sempre occupato dal tempio più importante, il Capitolium. L’entrata a questa piazza è sottolineata da un arco decorativo, collocato nel lato opposto al Capitolium in un suggestivo allineamento prospettico. Dove il clima lo consente le attività si svolgono all’aperto, nello slargo centrale: qui si trovano banchi coperti da tendaggi dove professionisti o specialisti offrono la propria opera: scribi, avvocati, medici, argentarii et cetera. Dove il clima è troppo caldo o troppo freddo si preferisce spostare tutte le attività dentro le basiliche che costeggiano i lati lunghi del foro. Le attività politiche si svolgono in un edificio apposito, la Curia. Nelle città più piccole il foro è uno solo, è il cuore della comunità e spesso serve anche come piazza del mercato. Ã CAPITOLIUM È il tempio più importante, simbolo della sua presenza in tutte le città dell’Impero, dedicato alle divinità che rappresentano i valori fondanti di Roma: Giove, Giunone e Minerva, la Triade Capitolina. Si trova sempre su un lato corto del foro, in una posizione rialzata e maestosa: per raggiungerne l’entrata bisogna salire una scalinata monumentale. All’interno la cella è divisa in tre vani, ciascuno occupato dalla statua di una divinità: Giove al centro, Minerva alla sua destra, Giunone alla sinistra. Il tempio è dotato di diversi ambienti di servizio, spesso collocati a un livello seminterrato sfruttando il rialzo del podio: stanze per la custodia degli oggetti necessari ai riti, guardaroba per sacerdoti e inservienti, magazzini per l’olio e i combustibili per accendere i fuochi sacrificali. Alcuni Capitolia custodiscono nelle loro viscere aree sacre più antiche. Più di una volta è successo che nell’identificare il luogo più adatto alla costruzione di un nuovo Capitolium gli Auguri lo abbiano trovato già occupato da un edificio appartenente a primigenie divinità locali. Poiché il nostro popolo è assai pio e mai oserebbe profanare un tempio, in questi casi l’antica costruzione viene inglobata in quella nuova. In qualche area dell’Impero la convivenza di queste antiche divinità con la Triade Capitolina può non essere facile: i sacerdoti vegliano sui sotterranei dei Capitolia di tutto l’Impero, spesso con l’aiuto della locale sezione della Cohors Arcana. Ã CURIA Altro edificio immancabile in ogni città è la Curia, la sede del governo cittadino, collocata su uno dei lati lunghi nei pressi del Capitolium. Ha un’entrata monumentale con una scalinata e un portale ornato da colonne e decorazioni marmoree. All’interno l’aula principale è strutturata come un piccolo anfiteatro tondeggiante, con gradinate curve che ospitano le sedie per i decurioni, il senato cittadino. Al centro un solenne banco con due sedie è riservato ai duoviri. Alla sommità delle gradinate, in una nicchia scenografica, una statua dell’Imperatore domina tutta l’assemblea. Sul retro della sala circolare ci sono ambienti più piccoli utilizzati da scribi, i funzionari che mandano avanti la macchina burocratica del governo. Qui si redigono gli Acta Diurna, comunicazioni quotidiane che mettono i cittadini a conoscenza di ciò che accade nella città e nella regione. Gli Acta vengono affissi in un’apposita bacheca nel portico antistante la Curia. Nelle capitali provinciali la Curia ospita anche il Tabularium provinciae, l’archivio pubblico che conserva tutti gli atti della comunità. La Curia è sempre discretamente custodita da vari gruppi di guardie: ; Pretoriani. A questo corpo è sempre affidata la custodia di tutti i luoghi sacri o ufficiali dell’Impero, pertanto di giorno svolgono servizio fisso davanti all’entrata. ; Littori. Diversi ordini sacerdotali o magistrati hanno diritto alla scorta dei Littori. Questi tuttavia debbono aspettare fuori dalla Curia, e si aggiungono alla guardia fissa costituita dai Pretoriani. Il loro numero varia a seconda di quanti magistrati o sacerdoti si trovano nella Curia. ; Vigiles. Non hanno stazione fissa e compiono ronde soprattutto notturne. § IL NOME SEGRETO DELLA CITTÀ Quando si fonda una città all’interno del mundus vengono collocate offerte agli dèi ma anche oggetti magici che devono assicurare la protezione perpetua all’insediamento. Il più prezioso è una tavoletta su cui è inscritto il nome segreto della città. Conoscendo questo nome un nemico potrebbe praticare un’evocatio richiamando il genius della città, il suo spirito tutelare, per strapparlo via e lasciare la città priva di protezione. L’evocatio deve essere recitata da un esperto in arti magiche e non è alla portata di tutti, anche conoscendone a grandi linee la procedura. La formula di evocazione è: “Che sia un dio o una dea, sotto la cui protezione sono posti il popolo e la città di XXX, io vi prego e imploro e supplico: vi prego di abbandonare il popolo e la città di XXX, di lasciare i loro luoghi, i templi, le cose sacre e la città. Vi imploro di allontanarvi da essi e di riempire il popolo e la città con paura, terrore. Vi supplico che uscendo veniate a me e ai miei. Se così avrete fatto, io faccio voto che vi consacrerò templi e solennità”. Rapire il genius di una città è un evento traumatico che lascia molte tracce di natura magica nel luogo in cui è avvenuto e potrà essere identificato dai normali riti di divinazione. Tuttavia, proprio la sua enormità rende confusi i responsi, che generano immagini di terrore e profondo sconforto in chi tenta il rito e la difficoltà di qualunque rituale effettuato al riguardo viene dunque aumentata di un livello.


151 V - DE SOCIETATE Ã BASILICA È un edificio rettangolare che di solito costeggia uno o entrambi i lati lunghi di un foro. L’entrata è al centro del lato sul foro, ma vi sono molte altre entrate secondarie. L’interno è suddiviso in tre parti da due colonnati. La navata centrale è più alta delle laterali e alla sommità del muro si aprono grandi finestre che illuminano il vasto spiazzo centrale. L’area centrale è utilizzata come fosse una piazza coperta, occupata dai banchi dei professionisti che in altri luoghi esercitano all’aperto sotto un tendone. La presenza di tante persone all’interno di uno spazio coperto, pur grande, rende l’ambiente molto rumoroso. Altro problema costante è quello dei borseggiatori, che approfittano della folla per colpire e per fuggire velocemente: conoscono infatti entrate e uscite, passaggi nascosti e stanze di servizio meglio dei Vigiles. La basilica è la meta preferita non solo di chi lavora ma anche di chi non ha nulla da fare. Il grande via vai assicura di trovare sempre qualcuno a cui scroccare un pranzo o con cui tentare la fortuna al gioco. Il gioco dei dadi è proibito, ma ci sono giochi legali che vengono praticati proprio sulle gradinate delle basiliche, e in senso letterale. Molti perdigiorno incidono sui gradini delle tabulae lusoriae, tavole per giocare, e usano sassolini o semi di frutta come pedine da gioco. Alcuni sono abili truffatori che invitano a un’innocente partita gli ingenui che vengono dalla campagna, e dopo qualche mano di onesto gioco cominciano a puntare denaro e barare. ABITAZIONI A Roma e nelle maggiori città dell’impero, i tipi più diffusi di abitazione sono la domus e l’insula. Ã LA DOMUS È un’abitazione signorile, destinata a nobili o a persone di censo elevato. È di solito a un piano solo, isolata dalla strada da alti muri per garantire agli abitanti tranquillità e silenzio. La struttura tende ad essere sempre la stessa in tutto l’Impero e la disposizione delle stanze è costante, con poche eccezioni nelle ville più grandi. L’entrata è solitamente una porta a due battenti guardata da un robusto ianitor, lo schiavo portiere. Da questa porta un breve corridoio conduce all’atrium, l’ambiente principale dove nei tempi più antichi si svolgeva tutta la vita della famiglia. È un cortile quadrangolare con un’apertura nel tetto, l’impluvium. A questa apertura corrisponde sul pavimento una grande vasca, il compluvium, destinata a raccogliere le acque piovane. Al di sotto di questa vasca si trova spesso una cisterna, che permette di fare una scorta di acqua in quelle case che non sono allacciate all’acquedotto cittadino. L’atrium è l’area della casa a cui normalmente accedono i visitatori e i clienti. Per questo qui sono collocati alcuni elementi che esibiscono ricchezza e potenza della famiglia: ; Arca. È la cassaforte domestica, che contiene oggetti preziosi, denaro e documenti importanti. È un contenitore molto grande e pesante, di legno rinforzato con fasce di metallo borchiato e con una complicata serratura la cui chiave è custodita dal padrone di casa. Impossibile portarla via di nascosto o aprirla. ; Aedicula. Piccolo altare per i Lari, gli dèi protettori della famiglia e i Penati, gli spiriti degli antenati. Qui ogni mattina il pater familias compie una piccola offerta per conservare il favore degli antenati e degli dèi alla famiglia. ; Imagines maiorum. Le famiglie importanti espongono anche una o più vetrine con le maschere di cera riproducenti le fattezze degli antenati illustri. A destra e a sinistra dell’atrium si aprono i cubicula, le camere da letto. Queste sono piuttosto piccole, essendo poco usate durante il giorno. C’è spazio per un letto, una cassapanca o un armadio per gli abiti e poco altro. Nel lato di fondo dell’atrium, in asse con l’entrata, c’è la stanza di rappresentanza, il tablinum, dove si ricevono gli ospiti e il capofamiglia tratta i suoi affari. Se la casa possiede anche un giardino interno il tablimun è aperto su entrambi i lati, in modo da avere la vista libera su ogni sezione della casa. Se il padrone di casa è un intellettuale può esserci anche una stanza dedicata solo ai libri, una biblioteca privata. I pranzi vengono serviti nel triclinium, una sala da pranzo dove gli invitati mangiano distesi su comodi letti, i triclini. Tutte le stanze sono pavimentate a mosaico: geometrico e in bianco e nero, qualche volta a colori e con scene figurate. Le pareti sono decorate con affreschi che riproducono architetture fantastiche e scene mitologiche. Le case più grandi possono permettersi due triclini, uno più riparato per l’estate, aperto sul giardino e uno chiuso per l’inverno. Se la casa è di gran lusso è dotata anche di un piccolo impianto termale. Le domus più eleganti sono dotate di un peristylium, un giardino interno circondato da portici colonnati di grande eleganza: su questo peristilio si aprono altre stanze e di solito è la parte della casa più intima e raccolta. La piccola cucina si trova accanto ad altre aree di servizio. È equipaggiata con forno e focolare in muratura e un acquaio con canaletta in comunicazione con le fogne. Le case più ricche sono allacciate all’acquedotto cittadino e in cucina può esserci una pompa per l’acqua corrente. Accanto ai locali di servizio c’è una porta secondaria che viene utilizzata per introdurre ciò che serve per la gestione della casa, cibi, combustibile, forniture varie. Alcune famiglie di alto rango hanno anche una cella sotterranea per conservare vino e cibi deperibili, riempita durante l’inverno di neve o ghiaccio. Questo consente di offrire sorbetti alla frutta o vino gelato d’estate, un gesto che rivela vera ricchezza. Alcune case hanno anche un piano superiore, di solito destinato alle celle degli schiavi o agli appartamenti delle donne.


152 V - DE SOCIETATE Legenda vestibulum = ingresso bibliotheca = biblioteca sedes ianitoris = stanza del portiere exedra = sala di rappresentanza e riunione posticum = porta secondaria latrina = latrina taberna = bottega culina = cucina atrium = atrio cella penaria = dispensa impluvium = apertura del tetto cella vinaria = cantina dei vini compluvium = vasca per acqua piovana cella armaria = ripostiglio con armadi cubiculum = stanza da letto porticus = porticato coperto tablinum = ufficio del padrone di casa peristylium = giardino interno andron = corridoio di passaggio cellae servorum = stanzette degli schiavi triclinium = sala per banchetto habitatio mulierum = appartamenti delle donne


153 V - DE SOCIETATE Ã L’INSULA Nelle città densamente abitate il popolo vive nelle insulae, grandi caseggiati popolari. Le insule sono la risposta abitativa al sovraffollamento cittadino: la fame di metri quadri edificabili ha spinto a costruire in altezza piuttosto che sprecare tanto spazio in larghezza per una casa sola, come nel caso delle domus. Possono essere molto alte, fino a 20 metri, e avere anche 6 piani, divisi in numerosi appartamenti detti cenacula. Normalmente sono edifici quadrangolari, con al centro uno o più cortili interni. Spesso al piano terra ci sono delle botteghe che vengono anche usate come case dai negozianti, che le dividono in due piani con soppalchi di legno: il piano terra si usa come negozio, mentre nel piano soppalcato abita la famiglia. Più si sale ai piani superiori e più il censo delle persone scende. Gli appartamenti dei piani alti, infatti, non hanno alcuna comodità: non esistono condutture che portino l’acqua così in alto, mentre al piano terreno c’è almeno una fontana comune; d’altra parte non ci sono neanche condutture discendenti, che possano scaricare nelle fogne. La pulizia è quindi assai scarsa. Inoltre, la mancanza d’acqua fa sì che proprio in questi piani scoppino incendi che non si riescono a spegnere e determinano spesso la distruzione dell’intero edificio. Le persone più ricche, i commercianti o i proprietari dei caseggiati stessi, riservano a loro stessi parte o tutto il piano terreno: sono gli unici che dispongono di acqua corrente e fognature, e a volte di una porzione del piccolo cortile aperto. Gli altri appartamenti si affacciano con finestre e balconi sulla strada o sui cortili interni. Le finestre non sono chiuse da vetri, ma con tendaggi, pelli o sportelloni di legno e quindi se si lasciano aperte può passare la luce, ma se si vuole proteggere la stanza dal freddo si sta al buio. Solo in alcune insulae di maggior pregio si usa chiudere le finestre dei cubicula più ricchi con sottili lastre di mica o di vetro. Nei cenacula non esiste una vera cucina e i cibi vengono preparati su griglie o bracieri in qualunque stanza. Tutte le operazioni igieniche devono essere fatte alle terme pubbliche o, nelle insule meglio costruite, in una latrina comune. Per illuminare le stanze si usano lucerne ad olio o candele, e per riscaldarle bracieri con carbone o piccoli pezzi di legno: tutte queste fiamme libere sono molto pericolose, e infatti scoppiano spessissimo gravi incendi. Gli appartamenti vengono ricavati suddividendo lo spazio dei vari piani con tramezzi di legno, che possono facilmente essere riposizionati per cambiare la configurazione interna: i proprietari degli stabili tendono a frazionare molto lo spazio per avere più inquilini possibile e aumentare i guadagni. Questo ovviamente fa sì che alcuni dei cosiddetti “appartamenti” siano poco più di una stanza, a volte senza finestre. In questa complicata suddivisione degli spazi è possibile ricavare vani più o meno nascosti, spesso ignoti ai proprietari perché realizzati senza permesso da astuti inquilini, invisibili a chi non conosca l’esatta planimetria dello stabile. MONUMENTI ONORARI La nostra civiltà ha ideato e diffuso in tutto l’Impero due tipi di monumenti celebrativi tipicamente romani, l’arco trionfale e la colonna onoraria. Si tratta di elementi architettonici che esistono anche presso altre culture, ma solo a Roma sono diventati monumenti a sé stanti. Ã ARCO TRIONFALE Anche la città più piccola ne ha più di uno, poiché molteplici sono i motivi per erigere uno di questi monumenti: onorare un personaggio particolarmente glorioso (quasi sempre l’Imperatore), celebrare un trionfo militare, rendere più solenne l’entrata a un’area di grande importanza. Di norma si tratta di un monumento con una sola apertura (o fornice), decorato sui due pilastri da bassorilievi. Sopra l’arcata, sull’attico, si trova sempre un’iscrizione che celebra i motivi della costruzione. Bassorilievi ornano anche l’interno del fornice, e a volte statue sono collocate sull’attico. Alcuni archi sono colossali e hanno ben tre fornici, uno centrale più ampio e due laterali più bassi, sul modello dell’Arco di Costantino dell’Urbe. Esistono anche archi “quadrifronti”; cioè con quattro aperture collocate in una struttura simile a un cubo, come l’Arco di Teodomiro a Thessalonica. A volte anche le porte cittadine aperte nelle mura sono strutturate come fossero archi di trionfo per suscitare meraviglia nel viaggiatore che si avvicina alla città. Ã COLONNE ONORARIE Le colonne onorarie sono solitamente realizzate in marmi pregiati, sono prive di decorazione sul fusto ma ornate sulla sommità dalla statua del personaggio a cui si vuole rendere onore. Si collocano di preferenza nel foro della città e lo spiazzo centrale ne ospita sempre una bella fila. Nei giorni festivi le colonne vengono decorate con ghirlande di fiori o con drappi colorati che girano attorno al fusto, avvolgendolo. A Roma si trovano anche speciali colonne frutto di un’innovazione tutta romana sul tema del monumento onorario. Si tratta delle “colonne coclidi”, scolpite con un fregio continuo che si avvolge a spirale sul fusto come fosse una stoffa ricamata. La prima di queste colonne fu eretta per celebrare la vittoria del divino Traiano contro i Daci e la decorazione ne narra le imprese prendendo spunto dagli stessi Commentarii scritti dall’imperatore vittorioso. La seconda fu innalzata per celebrare le vittorie di Marco Aurelio nelle guerre contro i Marcomanni. Entrambe le colonne coclidi sono cave e sono percorribili fino alla sommità attraverso una scala a chiocciola interna.


154 V - DE SOCIETATE Legenda vestibulum = ingresso cavaediolum = chiostrina taberna = bottega latrina = latrina cenaculum = appartamento dominicum cenaculum = appartamento signorile scalae = scala tabulatum terrenum = piano terra fons = fontana tabulatum primum = primo piano cavaedium = cortile centrale


155 V - DE SOCIETATE OPERE DI PUBBLICA UTILITÀ Ã ACQUEDOTTI Uno dei più evidenti segni della presenza dell’Impero e della civiltà romana sono gli acquedotti. Essi percorrono centinaia di miglia in tutti i territori dell’Impero portando il beneficio dell’acqua anche nelle città prive di sorgenti naturali. Per consentire lo scorrimento dell’acqua sull’intero percorso gli acquedotti sono costruiti con una lievissima pendenza, impercettibile alla vista ma calcolata con estrema precisione dei nostri ingegneri, in modo che la sorgente sia più in alto del punto di arrivo e che questo dislivello prosegua costante. Nel caso di ostacoli naturali che rendano impossibile al tracciato di proseguire gli ingegneri interrompono il condotto con un serbatoio dotato di sifoni o pompe idrauliche. Questo consente di modificare il livello dell’acqua e ricominciare il cammino verso la città con una nuova pendenza. I condotti in cui scorre l’acqua sono rivestiti di un particolare cemento idraulico che protegge la muratura dalle infiltrazioni d’acqua. Sono per lo più interrati, ma dove esistano grandi ostacoli naturali si preferisce collocare il canale di scorrimento su una serie di arcate. La maggior parte dei condotti è grande abbastanza per consentire a un operaio di entrarvi per eseguire un’ispezione. Per far ciò è possibile interrompere per qualche tempo il flusso, agendo su saracinesche che si trovano a intervalli fissi sul percorso. È sconsigliabile entrare in un condotto quando è presente l’acqua, anche se teoricamente ci sarebbe spazio per muoversi, poiché l’acqua occupa solo i due terzi della cavità mentre la parte superiore del condotto è vuota. Si accede agli acquedotti interrati attraverso aperture nel terreno a distanze fisse, chiuse da coperchi di pietra. Nel caso degli acquedotti su arcate l’ispezione è consentita da pioli di legno presenti in alcuni piloni, che consentono di arrampicarsi fino alla sommità. Squadre di operai specializzati, gli aquarii, vengono inviate periodicamente sul percorso degli acquedotti dal curator aquae per verificare che la struttura sia a posto. È un lavoro che non cessa mai: dove l’acqua è molto calcarea si devono eliminare le concrezioni che rovinano le valvole e riempiono i condotti, dove il terreno è sabbioso bisogna evitare che si infiltri nel condotto dell’acqua rallentandone il flusso e rendendola torbida. In caso di gravi danni (crolli della muratura, infiltrazioni di terra) accade a volte di dover chiudere un tratto dell’acquedotto: è un provvedimento estremo che si tenta di applicare solo di notte per non privare le città dell’acqua per troppo tempo. Non esiste tuttavia un controllo di sicurezza. Le aperture non sono chiuse con chiavistelli o serrature, quindi teoricamente chiunque potrebbe entrarvi. Maggiore tutela è eseguita sulle diramazioni urbane dell’acquedotto, per evitare che i cittadini non autorizzati si allaccino alle tubazioni senza pagare alla città la giusta tassa per questo lusso. Coloro che hanno diritto a regolare fornitura d’acqua utilizzano tubazioni ufficiali, fistulae aquariae con diametri ben precisi rilasciate dall’autorità imperiale: a diametro maggiore corrisponde infatti maggior flusso d’acqua e quindi maggior costo. Questi tubi sono realizzati in piombo, in qualche caso in terracotta, e recano impresse informazioni fondamentali come nome del fabbricante, grandezza e città di appartenza. Ã SISTEMA FOGNARIO Strettamente connesso con il sistema che porta acqua pulita nelle città è il sistema che porta via le acque impure. A Roma furono gli ingegneri etruschi a costruire la prima conduttura per l’igiene cittadina, la Cloaca Maxima. Prendendo spunto da essa molte altre condutture di varie grandezze furono costruite nel sottosuolo dell’Urbe, quasi un sistema parallelo di strade che si snoda in una città sotterranea e oscura. Lo stesso reticolo si trova oggi in tutte le maggiori città dell’Impero. Come per le strade del mondo superiore esistono condutture principali che segnano gli allineamenti primari e che di solito puntano al corso d’acqua più vicino, dove si scaricano i liquami. Sono gallerie a volta, foderate da robusti mattoni o blocchi di tufo, tanto grandi da consentire il passaggio di una piccola imbarcazione, e sono costeggiate sui due lati da strette banchine su cui è possibile camminare. Da questa arteria principale (nelle città grandi ve n’è più d’una) si dipartono via via condutture più piccole che raggiungono le abitazioni. Le diramazioni minori sono percorribili a piedi, sia pure immergendosi fino alla vita nei liquami. I condotti che scendono direttamente dalle case, invece, sono troppo piccoli per consentire il passaggio di un uomo di corporatura normale. Ã MURA CITTADINE Ovunque Roma abbia fondato una città l’ha circondata di mura sicure. Il sistema delle mura discende direttamente dall’architettura militare (vedere pag. 61) e in ogni città mostrano elementi comuni: ; Agger. L’operazione preliminare per costruire un circuito murario è quella di scavare un fossato, utilizzando poi la terra ottenuta per formare un terrapieno lungo un lato della fossa, detto agger. L’altezza dell’agger per un muro cittadino di prima necessità è in media tra i dodici e quindici piedi. ; Muro. L’agger viene irrobustito sul lato esterno da un muro di contenimento che in insediamenti molto semplici è spesso costituito da una palizzata di legno. Il muro si eleva anche oltre il limite dell’agger, portando l’altezza complessiva della fortificazione fino a circa trenta piedi. Per un primo insediamento è già un’ottima difesa ma per poter parlare di vere e proprie mura si deve avere almeno un’altezza di almeno quarantacinque piedi. Se alle tavole di legno si sostituiscono robusti blocchi di pietra o filari di mattoni si ottiene un eccellente muro di difesa per qualunque città. ; Torri. A intervalli regolari, circa 100 piedi, sulle mura sono collocate torri quadrate che consentono alle guardie di tenere d’occhio l’intero perimetro della città. Le torri hanno due piani, uno più basso a livello del terreno e un secondo piano al livello del percorso di ronda sulla sommità delle mura. Le torri possono ospitare macchine da guerra (soprattutto arcuballistae) nella stanza superiore.


156 V - DE SOCIETATE ; Porte. Nelle città di nuova fondazione le porte di accesso sono in genere quattro, disposte in corrispondenza degli assi stradali principali. Nelle città antiche, con una pianta irregolare cresciuta senza controllo nei secoli, le porte sono frutto di un compromesso tra sicurezza e praticità. Sono abbastanza numerose da poter consentire la normale vita ai cittadini che devono entrare e uscire, ma abbastanza poche da essere facilmente difendibili in caso di assedio. Solitamente le porte hanno una struttura ispirata agli archi trionfali, con un fornice da cui passa il traffico a cavallo o su carri. Di fianco, spesso, c’è anche una porticina per i pedoni. L’arcata centrale è affiancata da due torri tondeggianti. ; Pomerium. Le città sono circondate da due cinte murarie: una visibile, di mattoni e pietra, e una invisibile, intessuta di incantesimi, il pomerium. Viene tracciato dagli auguri e dai sacerdoti e protegge la comunità da attacchi di esseri soprannaturali. § IL POMERIUM, BALUARDO MAGICO DELLE CITTÀ Il pomerium è un invisibile perimetro sacro che corre parallelo alle mura ma più internamente e impedisce che la città venga invasa da Larve, Lemuri, Reanimati, fantasmi di varia natura e demoni che portano fame, sete o pestilenza. Non coincide perfettamente con le mura perché non può essere calpestato in armi e questo renderebbe impossibile la presenza di una guarnigione sulle mura. Non può neppure essere occupato da edifici. Il perimetro è segnalato da cippi sacri, inscritti con particolari formule di protezione in una lingua rituale molto arcaica, che nessuno tranne i sacerdoti conosce più. Rimuovere anche uno solo dei cippi significa spezzare questa protezione sacra. La protezione si indebolisce se si costruisce sulla fascia sacra, e più edifici vi sono costruiti maggiore è il danno inflitto al pomerium. Abbattere le costruzioni, ricollocare i cippi e eseguire appositi riti potrà ripristinare la protezione. Tutte le città alla fondazione sono state dotate di questa cinta sacra ma in molti casi essa attraverso i secoli è stata dimenticata, giace seppellita sotto le costruzioni successive e ha completamente perduto la sua efficacia. Ovunque si verifichino eventi legati a infestazioni di fantasmi o a improvvisa mancanza d’acqua, morìa di animali e vegetali solo all’interno di una città e non nel territorio si deve ipotizzare la distruzione di parte o tutto il pomerium. In quel caso va verificato se si tratti di semplice accidente o di un gesto intenzionale. CIPPUS POMERII


157 V - DE SOCIETATE MEDICINA E SALUTE La medicina è molto avanzata nell’Impero. Attraverso i secoli, infatti, Roma ha assorbito le tecniche mediche dei tanti popoli con cui è venuta in contatto e ora è in grado di utilizzarle tutte al meglio. A Roma e nelle maggiori città si possono trovare medici specializzati in varie branche della scienza medica e anche farmacisti e erboristi che sono in grado di preparare i più avanzati rimedi medici. Nelle città minori o in campagna esiste una rete di medici municipali che si prende cura dei cittadini che non possono permettersi un medico privato. Esistono anche erboristi e guaritori di formazione pratica, spessissimo donne, che si prendono cura delle piccole comunità. La salute femminile in senso ampio è per tradizione affidata alle levatrici. Le donne non sono comunque confinate nell’esercizio della sola medicina femminile ed esistono medici donne esperti in varie specialità. L’esercito è seguito da medici militari e ha suoi ospedali spesso molto rinomati e che a volte curano anche i civili su richiesta. I LUOGHI DELLA CURA Nelle città esiste sempre un medicus municipalis (medico cittadino), che nelle città maggiori è una specie di coordinatore di una rete di medici “pubblici” e nelle città minori invece è spesso l’unico medico con una formazione specifica. A Roma la medicina viene insegnata nel Foro della Pace, magnifica piazza monumentale fatta costruire nel IX secolo aUc dagli imperatori della dinastia flavia, Vespasiano e suo figlio Domiziano. Qui gli studenti possono assistere alle lezioni teoriche di valenti medici. Per le esercitazioni pratiche seguono poi i loro maestri negli ambulatori cittadini, o sull’Insula Tiberina. Alcuni medici usano i combattimenti gladiatori come fonte di esempi per coloro che vogliono specializzarsi nelle medicina militare. L’esponente più importante della classe medica romana è il medico privato dell’imperatore, detto Archiatra sacri palatii. In posizione appena inferiore vi sono i medici palatini, i medici di corte che si occupano della estesa “familia imperialis”, cioè tutto il sistema burocratico di stato, i più alti gradi della burocrazia imperiale, spesso anche dei senatori. Ã TABERNAE MEDICAE (AMBULATORI) I medici privati di qualunque città esercitano la loro arte nelle tabernae medicinae, botteghe-ambulatorio (a volte chiamate “tabernae medicinae”, in aree di lingue greca “iatreia”), di solito nella zona centrale della città, spesso nel foro. Sono di solito costituite da una sola stanza più o meno grande a seconda dell’importanza del medico, dove riceve e visita. Sono sempre equipaggiate con un lettino e con alcuni armadietti per contenere le sostanze curative, pozioni e gli strumenti chirurgici. Queste tabernae costituiscono anche punti di primo soccorso per le emergenze dei cittadini. La legge infatti impone che un medico non possa rifiutare le cure a chi giunga nella sua taberna in condizioni di necessità, mentre può respingere un paziente se non è in condizioni gravi. Un bravo medico di solito si prepara da solo le medicine: per questo di solito accanto alle tabernae medicae ci sono anche diverse botteghe di erboristi. Preparazioni speciali o elaborate vengono eseguite da esperti del settore, farmacisti e distillatori di pozioni. Anche in questo caso spesso le loro botteghe si trovano nella stessa zona di quelle dei medici. In alcune grandi città, però, esistono aree di commercio specializzato in sostanze curative o spezie rare, dove è possibile trovare gli ingredienti per qualunque medicamento e anche delle preparazioni speciali già pronte. Ã CASE DI CURA Le case di cura collettive sono rare. I pazienti dopo la visita dal medico tornano a casa per le cure prescritte. Se la taberna medica è costituita di più locali è possibile che il medico tenga un paio di letti per pazienti che richiedano assistenza, magari dopo un’operazione chirugica. I pazienti ricchi o nobili non si recano mai all’ambulatorio ma mandano uno schiavo a chiamare il medico e si fanno visitare a casa. A Roma Nell’Urbe si trovano due celebri ricoveri per malati: ; Insula Tiberina. L’isola intera è considerata proprietà del dio e quindi luogo di cura, ma è anche sede di un antico tempio dedicato al dio della medicina Aesculapius. Il dio è quasi sempre ben disposto verso chi lo supplica di una cura. I malati più gravi vengono fatti accomodare in alcune stanze del santuario. Altri si organizzano con ripari di fortuna sulle sponde dell’Insula. ; Tempio di Minerva Medica. Non lontano dalla via Labicana, fornisce assistenza ai malati e permette di accedere a una fontana salutare che cura molte affezioni. L’acqua di Minerva non può essere portata via dalla sua fonte perché perde ogni qualità curativa. § MEDICI E CIARLATANI In generale, i Medici che operano in tabernae medicae, case di cura, ambulatori o ricoveri specializzati (templi, santuari ecc) posseggono le conoscenze adeguate per praticare la loro professione. In alcuni casi però ci si può imbattere in ciarlatani (1 su 1d3): questi PNG possiedono solo rudimentali nozioni di medicina (De Scientia (Medicina) 1 dado), e camuffano la loro incapacità con marcate doti attoriali o sciocche credenze (De Magia (Superstizioni) o De Societate (Ingannare) 2 o 3 dadi).


158 V - DE SOCIETATE A Byzantium A differenza di Roma sono diffusi i nosocomeia (sing. nosocomeion), dove i malati vengono assistiti dai medici cittadini. Nell’Impero Ovunque i malati trovano accoglienza presso i templi delle divinità preposte alla salute. Le più famose sono: ; Apollo medicus. Il ruolo di questo dio nel controllo delle pestilenze è ben noto. I medici di tutto l’Impero giurano pronunciando per primo il suo nome quando intraprendono la professione medica. Il famoso giuramento di Ippocrate infatti comincia con questa invocazione: “Giuro per Apollo medico e Asclepio e Igea e Panacea e per tutti gli dèi e per tutte le dee, chiamandoli a testimoni, che eseguirò, secondo le forze e il mio giudizio, questo giuramento”. ; Aesculapius (Asklepios nelle province di lingua greca). Padre della medicina, ha santuari che sono veri e propri centri di guarigione. I più celebri sono ad Atene, alle pendici meridionali dell’Acropoli; a Epidauro, dove ci sono più di 180 sale di ricovero e il dio comunica in sogno ai sacerdoti le istruzioni per le cure; nell’isola di Kos, dove nacque il medico Ippokrates e esiste una famosa scuola di medicina; a Pergamo; esiste anche un tempio di Aesculapius in una remota città nell’entroterra d’Africa, Lambaesis, circa 300 miglia a sud-ovest di Carthago. ; Febris. È una dea ambigua, che bisogna trattare con rispetto perché il suo potere nel curare le febbri è pari a quello di scatenarle. A Roma il suo tempio si trova sul colle Quirinalis, lungo il Vicus Longus, non lontano dalle terme di Diocleziano. ; Igea. Figlia di Esculapio, viene invocata per prevenire malattie e danni fisici. Di solito le si dedicano piccoli templi, dove non c’è molto posto per accogliere malati o pellegrini. Un tempio più grande e molto frequentato è nella città portuale di Ostia. In Italia, ad Aquileia (Regio X Venetia et Histria) c’è un importante santuario della dea. ; Ilitia. Figlia di Giove e di Giunone, sorella di Marte, aiuta le partorienti. È venerata particolarmente sulle sponde del Pontus e in Grecia. ; Lucina. Antichissima divinità romana che presiede al parto, venerata in particolare dalle levatrici. Il più famoso tempio a Roma si trova in un boschetto sacro sul colle Esquiliae. ; Salus. Una divinità minore ma molto amata nell’Urbe perché tutela ogni aspetto della salute umana, ha un tempio sul colle Quirinalis. ; Serapide. Un potente dio guaritore di origine egiziana, amato in tutto l’Impero. Ovunque sorga un suo tempio vengono prestate cure eccellenti ai malati. Alcuni suoi santuari sono rinomati per l’abilità medica: il Serapeo di Alexandria in Aegyptus, il santuario di Argo in Achaia, il tempio di Thamugadis in Numidia (che Serapide condivide con gli dèi Asklepios e Africa). ; Sirona. Dea dei Celti, venerata soprattutto dalla tribù dei germani Treviri, ma anche nella Gallia centrale e sul limes danubiano. Esplica il suo potere attraverso prodigiose acque curative. I suoi santuari sono spesso nascosti tra foreste e molto difficili da trovare. ; Panacea. Figlia di Esculapio e sorella di Igea, di solito non ha templi propri ma piccole edicole nel tempio di suo padre Aesculapius. Protegge particolarmente gli erboristi. FARMACISTI ED ERBORISTI Lontano dalle città la medicina è spesso affidata a operatori meno specializzati. Benché ogni città abbia il suo medicus municipalis che si occupa anche delle campagne circostanti, di fatto questo non riesce a fornire la sua opera con sollecitudine in luoghi isolati. Gli abitanti delle campagne quindi si rivolgono preferibilmente a coloro che conoscono la scientia herbarum, erboristi e guaritori. Esistono due categorie speciali: ; Saviae foemine. “Donne sagge” che si trasmettono da tempi immemorabili l’arte della cura con le erbe e i rimedi naturali. Sono sempre disposte ad aiutare chi sta male perché lo considerano una missione. ; Rhizotomoi. Particolare categoria di erboristi riconosciuta dall’Impero come associazione ufficiale di professionisti. La loro scuola è nell’isola di Creta, centro rinomato per la produzione di erbe officinali sotto lo stretto controllo imperiale (vedere sezione sui veleni). DISCIPLINE MEDICHE DI BASE La pratica medica si divide normalmente in quattro discipline di base: ; Medicina generale. Viene esercitata soprattutto nelle taberne medicinae che si trovano in tutte le città. Viene appresa spesso in maniera empirica, cioè assistendo un medico nella sua professione giornaliera. ; Chirurgia. Raramente utilizzata da medici che non abbiano studiato in grandi centri di insegnamento medico (vedere più avanti) perché molto rischiosa e dall’esito spesso infausto se non applicata correttamente. ; Ortopedia/traumatologia. La disciplina più diffusa tra i medici militari e delle scholae gladiatoriae. I medici militari sono considerati i migliori per questo tipo di cure e spesso accettano pazienti privati per integrare la paga militare. Coloro che curano i gladiatori spesso non hanno studiato presso scuole di medicina ma hanno imparato sul campo e sono più bravi dei medici generici nel trattare ferite gravi e traumi alle ossa. ; Medicina femminile. Solitamente esercitata da donne, non soltanto per far nascere i bambini ma anche per fornire cure e farmaci adatti a tutti i disturbi femminili. La


159 V - DE SOCIETATE contraccezione, come l’aborto, non è proibita dalla legge ma è molto mal vista socialmente, essendo considerato un dovere femminile quello di dare figli all’impero. SCUOLE SPECIALISTICHE La medicina è, generalmente parlando, una disciplina di origine orientale. In effetti i primi medici che giunsero a Roma vennero dalla Grecia. I greci a loro volta l’avevano imparata dagli Egiziani. Anche il popolo dei Giudei fornisce spesso medici di grande abilità. In Italia, i migliori medici vengono dalla tradizione etrusca. Questo fa sì che un medico che possa dimostrare una (vera o falsa) provenienza da queste popolazioni abbia sempre una credibilità maggiore presso il pubblico. Ã ETRURIA Gli etruschi sono particolarmente esperti nella prevenzione delle malattie. Progettano insediamenti e città in modo da offrire la miglior esposizione per la fornitura di acque pulite. La grande Cloaca Maxima che attraversa l’Urbe è opera loro, e benché questo grande canale fognario abbia ormai mille anni continua a mantenere il centro cittadino salubre e libero da allagamenti. I medici etruschi sono sempre in grado di riconoscere l’acqua contaminata. Oltre a ciò sono espertissimi nelle cure dei denti. Sono infatti in grado di rimpiazzare denti perduti a causa di traumi o malattie, creando protesi fissate all’interno della bocca con sottili lamine d’oro, restituendo così il sorriso a anziane dame o a gloriosi combattenti sfigurati da ferite di guerra. Ã ACHAIA Si può dire senza temere di essere smentiti che la medicina è stata portata a Roma dai greci. In principio si trattò solo di fornire ai rudi soldati romani medicamenti più efficaci dell’amato cavolo, a cui essi affidavano tutte le loro speranze di guarigione. Poi mostrarono ai romani che per salvare la vita di un uomo è giusto e necessario incidere il corpo e praticare cure direttamente all’interno del corpo. I chirughi greci sono capaci quindi di curare le più cruente ferite da taglio (spada, lancia, pugnale et cetera), e di praticare operazioni complesse come la riduzione di una frattura scomposta, la trapanazione cranica per sanare le conseguenze di traumi alla testa, la riduzione di ascessi addominali, la riparazione del labbro leporino e molto altro. La medicina viene insegnata in due scuole molto rinomate: ; Isola di Kos (davanti alle coste dell’Asia). Fondata dal famoso Ippokrates che qui era nato, la scuola è all’interno del tempio di Asklepios. Qui si insegna la medicina nel modo più completo ed è l’unica scuola ad avere veri e propri libri di testo, riuniti in quello che si chiama “Corpus Hippocraticum”. ; Cnidos (promontorio sulle coste dell’Asia). Specializzata nella salute femminile e frequentata soprattutto da donne, produce medicae e obstetrices di grande abilità che sono in grado di praticare il parto caesareum salvando sia la madre che il bambino. Ã AEGYPTUS In questo paese in tempi antichissimi fu inventata la chirurgia, poi sviluppata al meglio in Achaia. Poiché gli egizi praticano ancora l’imbalsamazione dei morti, conoscono nel dettaglio l’anatomia umana e sanno maneggiare sostanze rare e spesso pericolose. La più rinomata scuola è ad Alexandria, presso il tempio di Serapide. Poichè questa città è il centro del commercio di erbe e sostanze pregiate utilizzate spesso in preparazioni mediche, la scuola forma molti medici specializzati nell’utilizzo di pozioni e unguenti. Tra questi le più esperte sono le donne, chiamate iatromeae (sing. iatromea). Ã BRITANNIA In questa provincia esistono medici specializzati nella cura degli occhi. Essi applicano sia la chirurgia, risolvendo casi di cataratta, sia la cura farmacologica risolvendo infezioni e malattie con farmaci a base di radix britannicus (come spiegato nel Liber Medicamentorum), una pianta che cresce solo in Caledonia. § MEDICI In termini di gioco, i PNG Medici provenienti dalle scuole specialistiche aumentano di 1 il grado di successo dei tiri di De Scientia effettuati per trattamenti legati alla propria specializzazione medica: Medici dell’Etruria: cura delle malattie e cure dentali; Medici dell’Isola di Kos: chirurgia e primo soccorso; Medici dell’Isola di Cnidos: ostetricia; Medici dell’Aegyptus: preparazione di balsami, pozioni e unguenti; Medici della Britannia: cura degli occhi. I Custodes che hanno l’opportunità di studiare per almeno tre mesi presso una di queste scuole specialistiche possono effettuare un tiro di De Scientia (SD 9; con un fallimento, sarà possibile ripetere il tiro solamente dopo tre mesi) e spendere 60 Punti Curriculum al fine di ottenere lo stesso beneficio.


160 V - DE SOCIETATE Legenda vestibulum = ingresso cella principalis inspectionalis = ambulatorio principale statio vigiliae = posto di guardia culina = cucina porticus tecta = portico coperto latrina = latrina sacellum = tempietto cubicula aegrorum = stanze dei malati peristylium = giardino interno cella medicamentaria = farmacia


161 V - DE SOCIETATE LA MEDICINA MILITARE L’importanza della medicina nelle attività militari è tale che l’esercito è dotato di una struttura medica parallela a quella militare. ; Medicus legionarius. Medico di una legione ; Medicus coorti. Medico di una coorte ; Medicus ordinari. Medico di una centuria ; Medicus alarum. Medico della cavalleria ; Medicus triremis. Medico di una flotta ; Medicus duplicarius. Medico di bordo di ogni nave à I VALETUDINARIA L’esercito è dotato di veri e propri luoghi di ricovero dei malati, i valetudinaria. Questi ospedali militari si trovano in qualunque accampamento, mobile o fisso. L’organizzazione è affidata al medicus castrensis negli accampamenti più grandi, coordinatore di diversi medici. Negli accampamenti più piccoli spesso il medico è uno solo, affiancato da qualche aiutante o apprendista, spesso uno dei soldati. I valetudinaria militari sono strutture di notevole organizzazione. Sono di solito costruiti al centro dell’accampamento, dietro l’edificio del Praetorium. Sono edifici articolati intorno a un cortile centrale dove spesso vengono anche coltivate erbe medicinali. All’interno ci sono ambulatori dove i medici visitano i malati, sale chirurgiche, farmacie e molte stanze di degenza per ricoverare i malati. Alcuni valetudinaria sono dotati anche di piccoli impianti termali interni per permettere ai malati di fare bagni caldi curativi. La complessità di questa organizzazione si rispecchia anche nella gerarchia del personale. I medici dell’ospedale militare rispondono in primo luogo, com’è intuibile, al comandante dell’accampamento, il praefectus castrorum. Subito al di sotto c’è l’optio valetudinarii, cioè l’amministratore capo che si occupa di tutta la gestione economica e amministrativa dell’ospedale. A capo dei ruoli medici c’è il medicus senior, che a volte non è un militare di carriera ma un medico rinomato per la sua competenza che presta il suo servizio per un tempo limitato. È un ruolo per certi versi onorario. Il vero lavoro è coordinato dal medicus castrensis, il comandante medico dell’ospedale. Di solito è un medico militare di grande esperienza, che si è formato più sul campo che attraverso studi teorici anche se alcuni si sono distinti per la stesura di testi fondamentali per la medicina militare e d’urgenza. Sotto di lui c’è una vasta schiera di medici con varie specializzazioni: ; Medicus clinicus: Internista ; Medicus chirurgus. Chirurgo ; Medicus ocularius. Oculista ; Medicus veterinarius. Veterinario Non meno importanti sono gli infermieri: ; Capsariis. Addetti alle forniture mediche ; Frictores. Massaggiatori e fisioterapisti ; Unguentarii. Addetti alla farmacia GLI STRUMENTI Una grande varietà di strumenti chirurgici è a disposizione di ogni medico. Sono solitamente di bronzo e vengono trasportati in una cassettina di legno. Nell’equipaggiamento del medico non mancano i bendaggi, solitamente fatti di strisce di stoffa di cotone. Per le suture si usano aghi di bronzo e filo di cotone o seta. à DISINFETTANTI Per pulire una ferita o gli strumenti chirurgici si usa l’aceto forte. Dall’esperienza di medici civili e militari si è compreso che, per favorire la guarigione dopo un intervento, i ferri chirurgici vanno lavati e sciacquati con aceto puro, oppure esposti al fuoco e poi raffreddati con lavacri di aceto puro in mancanza d’acqua. Senza questi trattamenti, le ferite possono infettarsi e i ferri provocare a loro volta infezione (vedere riquadro). § RISCHI IN SALA OPERATORIA Gli interventi chirurgici hanno sempre una SD minima pari a 9, e se non eseguiti con la corretta strumentazione possono portare a pericolose infezioni (tiro di Vigor con difficoltà standard per non diventare Ammalato), emorragie, o ad altre spiacevoli condizioni. LA CASSETTA DEL CHIRURGO


162 V - DE SOCIETATE LIBER MEDICAMENTORUM L’originale di questo trattato è conservato nella cella più remota del tempio di Aesculapius sull’Insula Tiberina. Si dice che sia stato scritto dalla mano stessa del dio e che qualunque medico prepari i suoi medicamenti seguendo queste indicazioni potrà sempre salvare i suoi pazienti. Molte delle sostanze utilizzate nella pratica medica hanno anche proprietà nocive. Quelle con un potenziale velenoso maggiore si trovano elencate nel Liber Venenorum custodito nella Biblioteca di Alexandria (vedere pag. 171). Ã ERBE MEDICINALI Le medicine di uso più comune sono preparate con erbe medicinali selezionate, e sono in genere reperibili più o meno facilmente in ogni parte dell’Impero. Aloe - Aloe È detta “pianta dell’immortalità” perché è l’ingrediente principale di tutte le preparazioni egizie per l’imbalsamazione. Applicata ai vivi è un efficace balsamo cicatrizzante di immediato uso: basta spezzare una delle foglie e il lattice che stilla può essere applicato direttamente sulla ferita (il Custos può segnare la casella Cura senza effettuare tiri di Primo Soccorso). Lavorando il lattice si ottiene un unguento che impedisce alle ferite di incancrenire, cura le malattie della pelle e protegge dalle scottature. Sovradosaggio: nessun caso conosciuto se usata correttamente. Se l’olio viene ingerito è piuttosto tossico e provoca crampi addominali e diarrea. Difficoltà di reperimento: SD 3 (6) nella penisola Arabica e nel nord Africa, SD 9 (12) altrove Difficoltà di preparazione: SD 6 Costo: §§ Asphodelus - Asfodelo Fiore caro a Proserpina. L’essenza ottenuta dai fiori favorisce il contatto con l’Aldilà e consente sogni premonitori (forniti a discrezione del Demiurgo, interpretabili come di consueto attraverso rituali di Somnii Interpretatio). Dai gambi si ottiene un olio efficace per curare scottature o ferite della pelle (ulcere, piaghe, ragadi ecc). Sovradosaggio: nessun caso conosciuto se usata correttamente. Se ingerito provoca vomito. Difficoltà di reperimento: SD 3 (6) Difficoltà di preparazione: SD 6 Costo: § Bdellium - Bdellio Sostanza gommosa e resinosa molto scura che si ricava da piante tipiche della Nubia e di lontane regioni d’Africa al di là del grande deserto. Utilizzata dai profumieri per il suo intenso aroma, dai medici viene usata per impiastri per tenere chiuse le ferite, favorendo la cicatrizzazione (il Custos recupera 3 Punti Vita aggiuntivi quando riposa). Sovradosaggio: nessun caso conosciuto se usata correttamente. Se ingerito provoca vomito. Difficoltà di reperimento: SD 9 (12) Difficoltà di preparazione: SD 9 Costo: §§§ Brassica - Cavolo Rimedio tradizionale per piccoli malanni (mal di pancia, debolezza, ecc), anche se la sua efficacia è un po’ sopravvalutata. Il decotto di foglie è sicuramente utile per la cicatrizzazione delle ferite (il Custos guarisce 1 Punti Vita aggiuntivo quando riposa, ma solo se la § COSTO INDICATIVO DEI VARI PREPARATI I prezzi di tutti i preparati sono più elevati di quanto non lo siano le semplici materie prime. Questo perché alcune sono potenzialmente velenose, e solo un trattamento professionale le rende adatte all’utilizzo come medicamenti. Ovviamente molte materie prime sono anche liberamente reperibili in natura, quindi è possibile procurarsele a costo zero se si sa come cercare (vedere riquadro Preparare Erbe Medicinali). I prezzi si riferiscono a una dose bastante all’incirca per una settimana. Costo Prezzo in sesterzi per dose §§§§§ più di 10.000 §§§§ da 5000 a 10.000 §§§ da 1000 a 5000 §§ da 500 a 1000 § meno di 500


163 V - DE SOCIETATE casella Cura è segnata). Attenua anche il mal di denti, e se assunto crudo prima di bere rallenta l’ubriachezza. Sovradosaggio: nessun caso conosciuto. Difficoltà di reperimento: SD 3 (6) Difficoltà di preparazione: SD 3 Costo: § Dorema - Dorema Pianta che cresce solo nella Persia centrale e raggiunge i mercati dell’Impero attraverso Alexandria. Se incisa lascia colare “lacrime” di una resina gommosa. Una lacrima di dorema è un antidolorifico di ampio utilizzo e specifico per i dolori articolari. Con due lacrime si abbassa la febbre, si attenua la tosse acuta e cronica e si combattono le malattie respiratorie (+2 ai risultati dei tiri di resistenza contro malattie). Alcune medicae lo consigliano come contraccettivo (una lacrima al giorno per i primi sei giorni, poi mezza per tutto il periodo per cui si desidera l’effetto, senza mai interrompere il trattamento). Sovradosaggio: Nessuno, ma l’utilizzo prolungato provoca sterilità temporanea. Difficoltà di reperimento: SD 12 (15) Difficoltà di preparazione: 12 Costo: §§§§ Laserpitium - Laserpizio A volte chiamato “erba di Hercules”, è un fortissimo ricostituente. Una dose aumenta il Vigor di 1 punto per un giorno. Sovradosaggio: nessun rischio di intossicazione, ma assumerlo per due giorni di seguito anziché garantire gli effetti sopra descritti provoca insonnia per 1d3 giorni (il personaggio riposa sempre come se dormisse all’aperto) e abbassa il Vigor di 1 per lo stesso tempo. Difficoltà di reperimento: SD 3 (6) Difficoltà di preparazione: 6 Costo: § Hyoscyamus (albus e niger) - Giusquiamo bianco e nero Con le foglie e i semi si ottiene un succo che a seconda della concentrazione può essere calmante, analgesico o sonnifero (induce però incubi): il personaggio diventa Incosciente (può opporre un tiro di Vigor contro difficoltà standard per resistere). La variante bianca ha effetti più blandi e viene usata di preferenza in medicina. Il nero viene usato spesso come veleno (vedere più avanti). Sovradosaggio: avvelenamento grave (in aggiunta ai normali effetti dell’intossicazione, il personaggio è Avvelenato), da risolvere con un antidoto o provocando il vomito. Difficoltà di reperimento: SD 6 (9) Difficoltà di preparazione: SD 6 Costo: §§ Laurus - Alloro Si utilizza l’olio o il decotto delle foglie. È un efficace depurativo, digestivo e diuretico (un personaggio ottiene +1 al risultato del successivo tiro di resistenza contro malattie e veleni). Sovradosaggio: se assunto più di una volta al giorno, induce desiderio incessante di urinare e può provocare disidratazione (si applicano i normali effetti dell’intossicazione, ma solo se ci si trova in climi molto caldi). Si cura somministrando mezza compressa di terra lemnia o bevendo acqua pura a piccoli sorsi per 2 ore. Difficoltà di reperimento: SD 3 (6) Difficoltà di preparazione: 3 Costo: § Mandragora alba - Mandragora bianca Si usa solo la radice che viene macerata nel vino. Per la sedazione prima della chirurgia o cauterizzazione di ferite si usa un bicchiere intero di vino di mandragora, per un effetto più leggero mezzo bicchiere (la difficoltà dei tiri di Primo Soccorso sul personaggio si abbassa di 1 livello). In casi estremi si può anche masticare un pezzetto di radice fresca, ma poi la bocca rimane insensibile per alcune ore e comunque è necessario un tiro di Vigor per eventuale sovradosaggio. Sovradosaggio: bere il succo puro o superare i tre bicchieri è potenzialmente mortale (in aggiunta ai normali effetti dell’intossicazione, il personaggio è Avvelenato). Difficoltà di reperimento: SD 6 (9) Difficoltà di utilizzo: 6 Costo: §§ Myrrha - Mirra Resina che si ottiene da piante che crescono in Arabia (la migliore), in Africa sulle coste del Mare Rubrum e nella lontana India. Se si sa utilizzarla è una specie di farmaco universale e cura un’enorme varietà di malanni: dell’apparato respiratorio, della bocca, dell’apparato digerente (compresi parassiti e avvelenamenti), della pelle, mali femminili (regolarizza il ciclo mestruale e favorisce il concepimento), affaticamento e debolezza. Il personaggio ottiene +1 ai risultati dei tiri di resistenza contro tutti gli effetti che causano la condizione Ammalato, Avvelenato e Debilitato. Il suo uso più semplice è come base per profumi e per cosmetici molto pregiati. Sovradosaggio: nessun caso conosciuto. Difficoltà di reperimento: SD 9 (12) Difficoltà di utilizzo: per farmaci SD 12; per cosmetici SD 9 Costo: indica §§§§; arabica §§§; egiziaca §§§


164 V - DE SOCIETATE Papaver – Papavero Il succo estratto dai frutti non ancora acerbi viene usato soprattutto come analgesico (diluito in vino o acqua, in gocce). Come sonnifero induce un sonno senza sogni: il personaggio diventa Incosciente (può opporre un tiro di Vigor contro difficoltà standard per resistere). Provoca dipendenza e non va somministrato per più di tre giorni. Sovradosaggio: in dosi eccessive provoca un sonno che porta alla morte (anziché Incosciente il personaggio diventa Morente). Difficoltà di reperimento: SD 6 (9) Difficoltà di utilizzo: 6 Costo: §§ Pyrethrum - Piretro della Dalmazia Polvere fine che si ottiene macinando i fiori secchi di un crisantemo che cresce solo sulle aree costiere dell’Illyricum. Bruciata su fuoco dolce serve per purificare gli ambienti e tenere lontani gli insetti (nessun effetto in termini di gioco, ma può risultare utile in determinate circostanze). Sovradosaggio: in concentrazioni eccessive arrossa gli occhi e provoca lacrimazione (nessun effetto in termini di gioco). Difficoltà di reperimento: SD 3 (6) sulle coste della Dalmatia; SD 9 (12) altrove Difficoltà di preparazione: 6 Costo: § Radix Britannicus - Radice Britannica Erba difficilissima da ottenere fuori dalla Britannia. Per questo molti erboristi non la sanno riconoscere (è richiesto un tiro di De Natura contro SD 12) e possono restare facilmente vittime di truffe. Guarisce la maggior parte delle malattie degli occhi (cura la condizione Accecato causata da qualunque effetto non irreversibile). Si prepara un unguento con la radice fresca (doppia dose se si usa polvere di radice secca). Sovradosaggio: nessun caso conosciuto. Difficoltà di reperimento: SD 9 (12) in Britannia, SD 15 (18) altrove Difficoltà di utilizzo: SD 9 Costo: §§§§ Sanguis Draconis - Sangue di drago Sostanza rarissima prodotta da una pianta, detta Dracofolia, che cresce solo nell’isola di Panchaia. È una resina che, seccata, diventa una polvere rossastra che sembra sangue secco. Usata come unguento guarisce qualunque ferita, anche grande e profonda, impedendo la cancrena (il Custos può segnare la casella Cura senza effettuare tiri di Primo Soccorso e guarisce il doppio dei normali Punti Vita quando riposa). Utile anche per altre affezioni della pelle (eczemi et cetera). Se presa per bocca abbassa la febbre, cura l’apparato gastro-intestinale e ha proprietà anti-diarroiche. Sovradosaggio: può provocare l’aborto ma nessuno la usa intenzionalmente a questo scopo perché troppo costosa. Difficoltà di reperimento: SD 15 (18) Difficoltà di utilizzo: SD 15 Costo: §§§§§ Urtica - Ortica L’unguento di ortica applicato su articolazioni doloranti o su lividi li disinfiamma e lenisce il dolore. Il succo è un potente afrodisiaco (con effetti a discrezione del Demiurgo), da utilizzarsi mescolato a qualunque preparazione (anche al cibo). Chi lo assume contro la sua volontà deve fare un tiro di Sensibilitas con SD 9: se ha successo si rende conto di essere alterato e di provare una strana attrazione. Una volta smaltito può provocare forti mal di testa. Sovradosaggio: frenesia erotica, battito cardiaco accelerato, infine morte per cedimento del cuore (in aggiuna ai normali effetti dell’intossicazione, il personaggio diventa Morente). Difficoltà di reperimento: SD 3 (6) Difficoltà di utilizzo: SD 6 Costo: § § PREPARARE ERBE MEDICINALI Tutte le erbe medicinali hanno una Difficoltà di reperimento, una Difficoltà di preparazione e un Sovradosaggio. La Difficoltà di reperimento indica la SD del tiro di De Societate richiesto per reperire un’erba medicinale presso un qualunque mercato cittadino. Una volta trovata, sarà comunque necessario pagarne il prezzo (vedere riquadro precedente). Se si intende procurarsi la materia prima direttamente in natura, è richiesto un tiro di De Natura contro la SD indicata tra parentesi. Per esempio, l’Asfodelo ha SD 3 (6): ciò significa che il tiro di De Societate per reperire il medicinale presso un qualunque mercato ha SD 3, mentre quello di De Natura per trovare la pianta in natura ha SD 6. Solo nel caso in cui l’erba medicinale sia stata trovata in natura, la Difficoltà di preparazione indica la SD del tiro di De Natura o De Scientia per prepararla correttamente. Si considera che tutti i medicinali acquistati al mercato siano stati già preparati correttamente. Un fallimento nel tiro di preparazione del medicinale comporta la perdita delle materie prime o delle loro virtù benefiche, oppure potrebbe esporre il personaggio agli effetti del Sovradosaggio (di seguito). Il Sovradosaggio di un medicinale indica le modalità con cui chi lo assume può esporsi a un’eventuale intossicazione: se tali circostanze si verificano, il personaggio deve effettuare un tiro di Vigor contro difficoltà standard (2d6) per non diventare Debilitato per 1d3 giorni. Il Sovradosaggio di alcune erbe medicinali potrebbe causare ulteriori e più pericolose condizioni, specificate nella descrizione.


165 V - DE SOCIETATE Ã PREPARATI SPECIALI Sono preparati medicinali molto noti e diffusi, in generale più complicati da reperire e preparare di una medicina base e per questo non viene fornita alcuna Difficoltà di reperimento o di preparazione: i medici preferiscono comprarli già pronti da farmacisti esperti (ma si veda anche il riquadro di seguito). Non si richiede una speciale competenza per somministrare questi preparati perché già confezionati nella forma più adatta per il consumo. Per il costo si veda la tabella di riferimento nel riquadro a pag. 162. Alexipharmakon Preparato che si fa risalire al medico Nicandro di Colofone, vissuto nel VII secolo aUc. È un antidoto efficace contro qualunque veleno. È un olio denso ottenuto dalla macerazione di varie erbe e sostanze gommose che viene venduto in boccette della grandezza di un pollice, tondeggianti e con larga imboccatura. Ogni boccetta è una dose perfetta per una persona. Descrizione e effetti: Se l’avvelenamento è alla fase iniziale (il personaggio è Avvelenato da meno di 8 ore), il farmaco fornisce +3 al risultato del successivo tiro di Vigor. Se è in fase avanzata (il personaggio è Avvelenato da più di 8 ore), il bonus è ridotto a +2. Avvelenamenti in corso da più di 24 ore non possono essere curati completamente da questo farmaco (il bonus è solo +1) e potrà essere necessario tentare qualche altro metodo di cura. Sovradosaggio: nessun caso conosciuto. Costo: §§§ Melis Hymetti - Miele dell’Imetto È un ricostituente naturale e un farmaco contro le affezioni dell’apparato respiratorio. La dose normale per una persona è un cucchiaio da minestra nel latte caldo. Secondo le leggende le api del monte Imetto (Achaia) nutrirono il padre degli dèi Giove quando era bambino. Per questo il dio concesse loro di produrre un miele con speciali proprietà. Questa è la base per un medicamento che mescola al miele molte erbe tipiche della montagna. È un farmaco molto imitato. Spesso viene spacciato come miele dell’Imetto il miele normale addizionato di erbe tra cui soprattutto timo. Un odore eccessivo di timo deve insospettire sempre chi compra questo farmaco. Descrizione ed effetti: Gli effetti rinforzanti si notano dopo due giorni di cura, dopo i quali il personaggio ottiene +1 ai risultati dei tiri di Vigor contro malattie. Contro tosse e malattie respiratorie l’effetto è immediato. I benefici durano finchè la cura continua. Sovradosaggio: nessun caso conosciuto. Costo: §§ Hydromelis - Idromele Bevanda ottenuta dalla fermentazione di acqua e miele e spezie speciali a seconda della provenienza. Cura le infezioni generiche e soprattutto intestinali, abbassa la febbre, e in generale irrobustisce l’organismo aiutandolo a reagire a un ampio spettro di malattie. Si usa puro. Per i bambini può essere mescolato al latte. Il migliore idromele viene dalle zone di influenza germanica, dove viene anche regalata ai novelli sposi per favorire l’intimità e affrettare il concepimento. Ne esiste una efficace variante egiziana. Descrizione ed effetti: Come medicina un sorso la mattina e uno la sera, a stomaco vuoto. Gli effetti curativi si verificano dopo le prime 24 ore, dopo le quali il personaggio ottiene +1 al proprio punteggio di Vigor. Come tonico/energetico una volta al giorno subito dopo i pasti. Sovradosaggio: ubriachezza che si smaltisce con difficoltà e lascia un forte mal di testa (è una bevanda alcolica: oltre ai normali effetti dell’intossicazione, il personaggio è Affaticato). Costo: §§ Hippocras - Ippocrasso Vino speziato con proprietà corroboranti e afrodisiache. In dosi modeste aiuta a sopportare la fatica e a migliorare le prestazioni fisiche. In dosi maggiori l’effetto si concentra sulla potenza sessuale e per questo è molto popolare. Viene venduto in anforette di ceramica bianca grandi circa come un pugno. Ogni anforetta contiene 10 dosi. Nonostante il nome greco ha un’origine gallica, e attualmente il migliore viene prodotto nelle Gallia Narbonensis. Una variante abbastanza efficace si produce anche in Iberia, non lontano dal confine con la Gallia. Descrizione ed effetti: con un sorso, permette di ignorare per 8 ore la condizione Affaticato; con due sorsi, favorisce inoltre un rinvigorimento complessivo del corpo (+1 al punteggio di Vigor per 8 ore); con tre sorsi, provoca in aggiunta agli effetti precedenti un deciso effetto afrodisiaco per 8 ore (a discrezione del Demiurgo, applicare appropriatamente per maschi e femmine). Sovradosaggio: con quattro sorsi, provoca surriscaldamento del corpo e febbre (oltre a subire i normali effetti dell’intossicazione, il personaggio diventa Ammalato), ma l’effetto afrodisiaco persiste; con cinque sorsi, si aggiungono delirio e tremori (i punteggio di Coordinatio e Ratio vengono dimezzati); da sei sorsi in su è letale (il personaggio in aggiunta diventa Avvelenato). Costo: §§§ Kyphi Pasta resinosa simile all’incenso destinata a essere bruciata per produrre fumi aromatici che favoriscono il sonno e i sogni premonitori. Viene venduto in dosi già pronte, granelli grandi come un pisello di colore ambrato da bruciare lentamente su un piccolo fuoco. Se il granello è gettato in un grande falò brucerà troppo in fretta e non produrrà effetto. Il fumo va inalato in un ambiente chiuso (stanza o tenda). È una specialità prodotta esclusivamente in Aegyptus, se proviene da qualunque altro luogo deve ritenersi un falso. Ne esistono molte varianti, ma solo tre sono sicuramente efficaci: quello originale serve solo a favorire il sonno; due versioni più recenti hanno effetti più potenti ma, in maggiori concentrazioni, provocano la morte. Descrizione ed effetti: ; Kyphi antico. Composto da 6 ingredienti, ha solo effetti terapeutici: favorisce il rilassamento, scioglie le paure (anche terrori di natura magica), induce un sonno quasi naturale. Non ha rischi di Sovradosaggio.


166 V - DE SOCIETATE ; Kyphi lunare. Composto da 28 ingredienti, la maggior parte segreti. Induce un sonno che si popola sempre di sogni premonitori che vengono interpretati più facilmente del solito, aumentando automaticamente di un grado di successo i tiri di De Magia legati a un qualunque rituale di Interpretazione dei Sogni. Sovradosaggio: con dose doppia, il personaggio soffre di allucinazioni; con dose tripla, si ha perdita di contatto con la realtà per 8 ore (il punteggio di Ratio del personaggio scende a 0); con dose quadrupla, il personaggio subisce tutti gli effetti del Sovradosaggio e in aggiunta diventa Avvelenato. ; Kyphi solare. Composto da 36 ingredienti, anche questi segreti. Provoca una trance con effetti simili al rituale di Oraculum il cui responso sarà sempre molto chiaro, al III grado di successo. Non si può scegliere se il responso riguarderà il passato, il presente o il futuro (1d3 per la scelta). Sovradosaggio: con dose doppia, il personaggio diventa Incosciente per 8 ore e in preda ad allucinazioni; con dose tripla, subisce tutti gli effetti del Sovradosaggio e in aggiunta diventa Avvelenato e Morente. Costo: §§§ Mithridatum Antidoto universale sviluppato dal medico egiziano Zopyrus per il re Mitridate del Ponto, appassionato di veleni. È una pasta piuttosto densa, venduta in cilindretti della grandezza di un dito. Un pezzetto grande come una mandorla corrisponde a una dose, che va mescolata con il miele. Se sciolto in una bevanda alcolica è antidoto specifico per l’avvelenamento da sandaracha (vedere Liber Venenorum). Molto popolare anche tra i nostri augusti, Nerone e Marco Aurelio ne fecero grande uso. A Roma ne viene preparata una versione detta “imperiale” con la ricetta del famoso medico Cornelio Celso, contemporaneo del divino Augusto. Descrizione ed effetti: ; Mithridatum zopyrianum. Ricetta originale del medico Zopyrus, con 36 ingredienti. Oltre a curare i veleni aiuta anche a mantenere buona salute e un fisico vigoroso (il personaggio ottiene +2 al punteggio di Vigor e +2 ai risultati dei tiri di Vigor per resistere ai veleni). Alcune dame hanno provato a usarlo come impacco di bellezza ma i risultati sono discussi. ; Mithridatum imperiale. Ricetta di Cornelio Celso con 65 ingredienti, prodotto tipico della città di Roma e destinata al consumo dell’imperatore e della sua famiglia. Si vocifera che oltre ai normali effetti abbia anche la proprietà di prolungare la vita o, se assunto da persone già anziane, di ringiovanire il corpo. Costo: §§§§ (Mithridatum zopyrianum) o §§§§§ (Mithridatum imperiale) Mulsum visci - Sciroppo di vischio Sciroppo prodotto esclusivamente dai druidi celti, la cui ricetta è sconosciuta a chiunque altro. Ha due applicazioni note (potrebbe averne altre a noi sconosciute): cura l’infertilità in persone e animali e funziona da antidoto per qualunque veleno di origine vegetale. Si trova solo in Gallia e in Britannia e anche nei mercati internazionali più forniti è molto raro. Viene conservato in piccole fiaschette tonde della grandezza di una mela. Ciascuna contiene 10 dosi. Descrizione ed effetti: Per l’infertilità non basta assumere lo sciroppo ma è necessario affiancarlo con un rito specifico che qualunque sacerdote druido sa eseguire, ma che è molto difficile da attuare in regioni dove essi non sono presenti. Come antidoto è sufficiente assumerlo per bocca non appena appaiano i sintomi dell’avvelenamento (il personaggio rimuove immediatamente la condizione Avvelenato se essa è stata causata da un qualsiasi veleno di origine vegetale). Sovradosaggio: bere il succo puro del vischio provoca morte immediata (oltre ai normali effetti dell’intossicazione, il personaggio diventa Avvelenato e Morente). Costo: §§ nel luogo di produzione; §§§§ altrove Nardinium - Balsamo di nardo L’olio di nardo è l’ingrediente principale per un balsamo molto apprezzato: il migliore viene da Laodicea in Asia Minore. Il primato però è conteso da quello prodotto a Neapolis. Qualcuno lo considera un elisir per allungare la vita. Di sicuro cura l’artrite nelle persone anziane e molte malattie tipiche dell’età. Spalmato su viso attenua in maniera vistosa le rughe. Disciolto nel vino irrobustisce il corpo contro ogni malattia e cura la sterilità. Il suo profumo è delizioso e viene usato anche dai profumieri. Le migliori varietà di nardo si trovano sulle pendici della montagna più alta dell’India, ma si può reperire anche in Syria. L’olio che si ottiene da questa pianta è forse la sostanza più costosa dell’Impero, e si può arrivare a pagarla più di 10.000 sesterzi la libbra. Sulle montagne sopra Genua si coltiva l’unica varietà occidentale di nardo, detto “nardo celtico”, molto meno costoso e anche meno efficace. Descrizione ed effetti: Un olio scuro, non molto denso, che viene assorbito immediatamente dalla pelle con un delicato massaggio e permette al personaggio di sommare +3 ai risultati dei tiri di Vigor contro malattie (+2 nel caso del nardo syriano e +1 in quello del nardo celtico). Sovradosaggio: nessun caso conosciuto. Costo: nardo indiano §§§§§; nardo syriano §§§§§; nardo celtico §§§§ Spongia somnifera - Spugna sonnifera È una spugna imbevuta di sostanze anestetiche utilizzata spesso dal medico in viaggio. Si prepara facendo bollire a lungo una spugna in una mistura di erbe medicinali tra cui la mandragora, il giusquiamo, lo stramonio, la cicuta ed estratti di papavero. Una volta asciutta può essere trasportata senza particolari accorgimenti e all’occorrenza basta immergerla in liquido (vino o acqua) per ottenere una bevanda anestetica.


167 V - DE SOCIETATE Descrizione ed effetti: la spugna immersa nel bicchiere una volta rilascia abbastanza anestetico per intontire una persona (il personaggio fallisce automaticamente tutti i tiri di Coordinatio, Ingenium e Sensibilitas); per addormentarla del tutto va immersa per due volte (il personaggio diventa Incosciente; può opporre un tiro di Vigor contro difficoltà standard). Respirare gli effluvi di una spugna bagnata nell’acqua calda provoca un effetto più blando. Sovradosaggio: una bevanda ottenuta immergendo la spugna più di due volte causa intossicazione e in aggiunta la condizione Avvelenato; succhiare direttamente la spugna bagnata provoca un sonno da cui non ci si risveglia (il personaggio diventa Morente anziché Incosciente). Costo: da §§ a §§§ a seconda degli ingredienti con cui è prodotta Terra Cimolia - Terra Cimolia È un tipo di argilla che si trova solo in una piccola isola dell’Achaia, Kimolos. Ne esistono due tipi, una bianca e una rossastra. Hanno entrambe proprietà anti infiammatorie e cicatrizzanti e vengono applicate sulle ferite per chiuderle e favorire la guarigione. Per la sua facilità di uso e trasporto è molto apprezzata dai medici militari. Descrizione ed effetti: Si mescolano due cucchiai di terra cimolia per uno di aceto bianco. L’impasto va spalmato sulle bende con cui è stata fasciata una ferita e lasciato seccare, e dopo un giorno va rimosso e sostituito: in termini di gioco un Custos recupera 3 Punti Vita aggiuntivi quando riposa e la sua casella di Cura è stata segnata. Per le eruzioni cutanee si spalma direttamente sulla pelle. Di solito bastano tre impacchi per una guarigione completa. Sovradosaggio: nessun caso conosciuto. Costo: §§ Terra Lemnia - Terra Lemnia Una preparazione a base di una speciale terra che si trova solo nell’isola greca di Lemnos. Ha proprietà curative contro veleni e malattie. Le leggende dicono che possa curare anche ferite inflitte da mostri leggendari, come l’Hydra. La raccolta della materia prima avviene solo una volta all’anno, quindi è disponibile in quantità limitate. È venduta in pastiglie grandi come una moneta sulle quali è impresso il sigillo del tempio di Artemis. Va posta molta attenzione nel verificare la veridicità del sigillo (De Scientia SD 9) perché ne girano molte imitazioni. Descrizione ed effetti: Una compressa è un antidoto contro i veleni e rimedio per le malattie del corpo (il Custos ottiene +2 ai risultati dei tiri contro malattie e veleni). Può anche essere sbriciolata e applicata sui morsi di animali velenosi (se applicato entro 3 tempus dal morso, si considera che il veleno sia stato estratto automaticamente). Contro malattie o avvelenamenti indotti magicamente la dose dev’essere doppia. Sovradosaggio: più di due compresse al giorno provocano fortissima stitichezza e dolori addominali. È necessario un purgante molto forte per risolvere e comunque in aggiunta all’intossicazione si ha una diminuzione di 1 del punteggio di Vigor per 1d3 giorni. Costo: §§§§ Theriaca Farmaco universale che cura qualunque malattia e qualunque veleno. È una bevanda che viene venduta in boccette di vetro scuro grandi circa come un pugno. I nobili di solito la conservano in una boccetta d’argento. La dose media è un cucchiaino da speziale per una persona adulta (uomo o donna) e mezzo cucchiaino per i bambini. Per i neonati è sufficiente intingere la punta del dito nella pozione e metterlo poi in bocca all’infante. Non esiste sovradosaggio, ma assumerne più dosi insieme non ne aumenta l’efficacia. Sotto questo nome sono raccolti moltissimi preparati e la ricetta varia rispetto alla zona di produzione. Una buona theriaca deve essere prodotta con una grande varietà di materie prime pregiate, ciascuna responsabile di un effetto protettivo/curativo. Quindi più è alto il numero di ingredienti maggiore è lo spettro di avvelenamenti o malattie che la pozione può contrastare. Questo naturalmente rende la theriaca non solo difficile da preparare ma anche molto costosa. Descrizione ed effetti: ; Theriaca alessandrina. La più antica e pregiata. Contiene circa 40 ingredienti. I suoi effetti sono: prevenzione contro tutte le malattie, antidoto contro i veleni di origine vegetale, ricostituente per persone indebolite dalla malattia o dalla fame (+1 ai risultati dei tiri di Vigor contro tutti gli effetti che causano la condizione Ammalato, Avvelenato o Debilitato, aumentato a +3 contro le malattie e i veleni di origine vegetale). ; Theriaca di Antioco il Grande (re di Siria dal 223 al 187 a.C.). È l’unica confezionata in pastiglie. È ottima come antidoto contro il veleno di vipere, tarantole, scorpioni (rimuove automaticamente la condizione Avvelenato dovuta alla puntura di questi animali). È inoltre efficace per prevenire o curare le malattie dell’apparato digerente; in questo caso va assunta a digiuno. ; Theriaca di Andromaco. Variante ideata dal medico dell’imperatore Nerone che contiene ben 70 ingredienti tra cui carne di vipera essiccata e polverizzata. Protegge soprattutto dai veleni di origine animale (+3 ai risultati dei tiri di Vigor contro questi veleni). Consigliata anche per il trattamento dell’epilessia. ; Theriaca diatèssaron. Detta anche “theriaca dei poveri”, è un rimedio popolare realizzato solo con quattro ingredienti, utile solo a rinforzare a un organismo debilitato dalla scarsità di cibo, dalla malattia e dalla fatica (+1 ai risultati de i tiri di Vigor contro questi effetti). Viene usata dagli schiavi e dagli strati più bassi della popolazione. Purtroppo è spesso prodotta da ciarlatani e può causare gravi danni ai malcapitati che la consumano (1 su 1d3 può causare Sovradosaggio involontario e in aggiunta la condizione Avvelenato). Costo: §§ (Theriaca diatèssaron), §§§ (Theriaca di Andromaco), §§§§ (Theriaca di Antioco il Grande), §§§§§ (Theriaca alessandrina)


168 V - DE SOCIETATE VELENI E POZIONI La distinzione tra venena (veleni) e medicamenta (medicine) è molto sottile. Spesso infatti sono le quantità a fare la differenza. La principale conseguenza di questa situazione è che le sostanze curative vengono considerate tutte come se fossero velenose e il loro commercio è sottoposto a rigido controllo. Questo mantiene il prezzo di queste sostanze generalmente più alto di quanto sarebbe giustificato a livello commerciale, facendo lievitare i prezzi anche di quelle facilmente reperibili. Esiste un circuito legale per il commercio di sostanze potenzialmente velenose ma di riconosciuto potere terapeutico, e ovviamente un parallelo circuito illegale. Sono elencate nel Liber Venenorum alla fine di questo trattato. I LUOGHI DEL COMMERCIO Molte sostanze provengono da zone lontane o impervie, e solo nelle grandi città è possibile trovarle in vendita e essere ragionevolmente sicuri della loro buona qualità. La speciale natura di queste sostanze fa sì che il commercio sia molto sorvegliato, molto tassato e quindi piuttosto caro. Il commercio parallelo, non ufficiale, spesso permette di accedere a sostanze proibite o di ottenere quelle lecite a prezzi inferiori. La possibilità di essere truffati però è molto alta e va tenuta in conto. La gran parte dei veleni propriamente intesi viene dall’Oriente. Le sostanze meno esotiche (per esempio la cicuta) possono essere reperite anche localmente, senza passare per i grandi mercati mediterranei. Anche in questo caso, però, senza un’adeguata conoscenza della scienza farmacologica è facile cadere preda di truffatori e acquistare a caro prezzo dell’innocuo prezzemolo essiccato invece della pericolosa cicuta. Ã ROMA Nella capitale dell’Impero è possibile trovare di tutto. I mercati che vendono merci pregiate e rare sono sparsi in tutta la città, ma in alcuni luoghi l’offerta è più specializzata. Il commercio dei profumi e merci affini si concentra nel vicus Tuscus, una strada tra il foro e il Palatino. La strada è affollata di botteghe specializzate, laboratori medici e cosmetici gestiti soprattutto da esperti di origine etrusca. È frequentato dalle ricche matrone che acquistano a prezzi assurdi i preparati cosmetici più alla moda, ma anche dai medici e da curiosi. I bottegai del vicus Tuscus, tra cui moltissime donne, sono in grado di preparare pozioni esotiche come la theriaca e il mithridatum (vedere più avanti). Un’altra zona utile al reperimento di materie prime pregiate è la via Sacra, che attraversa il foro. Qui hanno sede altri artigiani esperti nell’utilizzo di spezie e essenze orientali ma anche agenti commerciali specializzati in profumi (institores unguentarii) e venditori all’ingrosso (negotiatores unguentarii). Nella Suburra, infine, si può trovare anche ciò che sarebbe impossibile altrove perché immorale o illegale. Ã CAPUA (ITALIA) A parte Roma, nella Praefectura Capitalis il più grande centro di commercio di erbe medicinali, ingredienti per preparati costosi e spezie rare è Capua. La città ha una connessione diretta con il grande centro di smistamento del commercio mediterraneo situato nell’isola di Delos. Qui si può trovare praticamente di tutto, basta essere in grado di pagare il prezzo richiesto. Il mercato di queste merci si trova nell’Agorà Seplasia (considerata il secondo Foro della città). Qui si vendono profumi, olii pregiati e unguenti, sia cosmetici che medicinali e un’ampia varietà di ingredienti rari per pozioni di vario genere. La zona intorno a Capua stessa è un immenso giardino di rose dalle quali si produce il rhodinon italikon, il profumo più celebre dell’Occidente. Nella zona sud est della città, accanto alle mura, un intero quartiere di artigiani produce i contenitori per questa costosa produzione. Qui si possono trovare vasetti di ogni dimensione in terracotta o vetro a seconda della preziosità della sostanza che dovranno contenere. Parallelamente a questo commercio legale esiste un complesso sottobosco di attività di contrabbando che riforniscono l’Occidente dell’impero di materie prime proibite. Ã ALEXANDRIA (AEGYPTUS) Alexandria è la seconda città dell’Impero e la sua posizione geografica la mette al centro di quasi tutte le rotte del commercio, per mare e per terra. È soprattutto il centro di smistamento del commercio di spezie provenienti dall’Oriente, il luogo dove trovare le sostanze più esotiche e costose. La città si è molto arricchita grazie alle tasse imposte a questo commercio di lusso. Il mercato specializzato nelle spezie si trova non lontano dalla Grande Biblioteca e dal foro. Qui si trova di tutto, ma il mercato è noto soprattutto per due pregiatissime merci legali, il nardo (vedere sezione sulla medicina a pagina 164) e la theriaca alessandrina, e per una altrettanto pregiata ma illegale, il silphium egizio, l’erba dei necromanti. Ã CRETA (AEGYPTUS) La fertile terra di questa isola produce una quantità di erbe medicinali superiore a qualunque altre regione dell’Impero. Alcune di esse crescono solo qui e altre, se coltivate a Creta, hanno effetti molto più intensi di quelle coltivate fuori. Chiunque sia cresciuto a Creta possiede sempre una buona conoscenza farmacologica o erboristica di base. Sull’isola esiste una speciale corporazione di erboristi imperiali, molto potente. Non soltanto controllano la produzione delle materie prime e la loro trasformazione in medicamenti o veleni, ma anche il commercio. Le merci (foglie, radici o piante intere essiccate) vengono imballate in speciali ceste chiuse con il sigillo imperiale della corporazione e spedite a Roma, dove vengono vendute in negozi autorizzati. Questo sistema garantisce la qualità del contenuto e la sua corretta conservazione durante il trasporto. Le erbe cretesi dotate di sigillo costano in media il doppio di quelle coltivate in altre regioni, per questo esiste una fitta rete di contraffattori e di contrabbandieri. È quindi necessario accertarsi della genuinità del sigillo prima di lanciarsi in acquisti azzardati di erbe troppo a buon mercato.


169 V - DE SOCIETATE GLI SPECIALISTI Alcune popolazioni o categorie di persone sono tradizionalmente esperte nella manipolazione di veleni e ne conoscono ogni segreto, dal luogo di reperimento delle materie prime a come trasformarle in sostanze attive. Questa abilità è stata sviluppata fino a diventare un commercio specializzato: la maggior parte dei commercianti di questo settore agisce nella legalità e sotto controllo dell’autorità imperiale, ma molti scelgono il lucroso commercio illegale. Se i Custodes cercano un informatore che li illumini sulla provenienza di una misteriosa sostanza o su dove reperire con discrezione gli ingredienti per una pozione possono cominciare da queste comunità. Ã MARSI (ITALIA) Da secoli i Marsi abitano una regione montuosa nel cuore dell’Italia attorno al Lacus Fucinus, chiamata Marsica. Sono dei formidabili guerrieri che hanno dato molto filo da torcere a Roma e sono stati assoggettati con fatica. Per queste virtù belliche l’Impero li ha accolti volentieri come soldati. Hanno reputazione di praticare la magia e di saper ammaliare le serpi, tanto che il termine marsus viene utilizzato proprio come sinonimo di “incantatore di serpenti”. Le dicerie hanno sempre un fondo di verità: i Marsi sono davvero esperti guaritori e produttori di medicamenti derivati dai veleni di cui fanno commercio sotto regolare controllo imperiale. Poichè il territorio dove abitano è aspro e impervio e non fornisce di che vivere molti Marsi hanno intrapreso la carriera di circulatores, commercianti ambulanti. Alcuni vendono i propri prodotti nei mercati di piccole città e raccolgono folle di spettatori con metodi poco seri, facendosi mordere da serpenti velenosi e rimanendo del tutto illesi. Altri sono più professionali e si possono incontrare a Roma o in altre grandi città come consulenti di valenti medici che desiderano apprendere come curare gli avvelenamenti o creare antidoti. Tutti comunque ritornano prima o poi alle loro montagne, anche per poter rendere omaggio alle loro arcaiche divinità che fuori dai loro territori non si manifestano né hanno santuari. La loro divinità principale, Angitia, il cui nome si lega al termine anguis, “serpente”, è una dea ambigua come i Marsi stessi, portatrice di salute ma anche signora di magia. Ã OPHIOGENES - OFIOGENI (ASIA) Gli Ofiogeni risiedono nella zona attorno alla città greca di Parium, sull’Ellesponto. Sono una specie di grande clan, dove praticamente tutti gli individui sono imparentati tra loro. Tutti gli Ophiogenes sono immuni dal veleno di qualunque serpe e hanno una resistenza innata al veleno di altri animali, ad esempio scorpioni, che a loro provocano solo effetti simili alla puntura di un insetto innocuo. Veleni di origine minerale, per esempio il mercurio, invece hanno effetto, anche se con una gravità minore rispetto a un individuo normale. Gli Ophiogenes sono in grado di curare l’avvelenamento da serpenti e si dice che la loro saliva sia un ingrediente fondamentale per preparare antidoti ad ampia efficacia. Solitamente non commerciano in veleni, ma sanno riconoscerne l’origine. Ã NASAMONES - NASAMONI (AEGYPTUS) I Nasamones anticamente abitavano tutta la regione costiera attorno al golfo della Grande Sirte (Syrtis Maior). Oggi il loro centro principale è la città-oasi di Augila, situata nel deserto a circa 170 miglia a sud di Euesperides. Anticamente furono guerrieri molto abili nell’uso del carro da guerra. Sconfitti da Domiziano si allontanarono dalle coste e molti divennero predoni. La maggior parte però si diede al commercio, poiché conoscono bene tutte le rotte carovaniere. Poiché hanno una certa immunità ai veleni, come gli Psylli con i quali sono imparentati alla lontana, con il tempo si sono specializzati nella tratta di queste sostanze, anche perché sono le più remunerative. La loro conoscenza delle rotte del commercio nel deserto li rende ottime guide per le carovane che attraversano i deserti libici e egiziani. I Nasamoni profetizzano il futuro attraverso i sogni che vengono mandati loro dagli antenati. Per ottenere queste predizioni dormono nelle tombe. In generale l’oasi di Augila è favorevole alle premonizioni e chiunque tenti rituali di Somni Interpretatio o Oraculum ottiene sempre risultati aumentati di un grado di successo. I PREPARATI PERICOLOSI SONO CONSERVATI SOTTO CHIAVE


170 V - DE SOCIETATE Ã PSYLLI - PSILLI (AEGYPTUS) Si tratta di un gruppo di tribù nomadi che vive tra Euesperides e la Grande Sirte, esercitando commerci e un po’ di pastorizia. Sono poligami ma le donne sono molto libere e i bambini sono figli dell’intera comunità, se riconosciuti di sangue puro. Per far ciò alla nascita ogni neonato viene posto a contatto con un serpente e solo quelli che sopravvivono al morso vengono accettati e allevati. In realtà i bambini non vengono neppure morsi poiché un vero Psyllo emana un odore che allontana i rettili. Tutto il loro corpo trasuda letteralmente antidoti. Una goccia di sudore è letale ai serpenti più piccoli, e ferisce come acido anche i più grandi. La presenza di uno o più Psylli in un accampamento proteggerà tutti i presenti dagli attacchi dei serpenti. Gli Psylli sono guaritori molto esperti: curano agevolmente gli avvelenamenti da serpenti, anche in persone già sulla soglia della morte. Da sapore e consistenza riescono anche a identificare il tipo di veleno. Essendo nomadi è possibile incontrare gli Psylli con una certa facilità. Vengono anche ingaggiati come guaritori dai ricchi abitanti delle città della Pentapoli Cirenaica, e non è infrequente incontrarne anche ad Alexandria. Ã THIBII (ASIA) I Thibii (sing. Thibius) sono una popolazione molto riservata che vive nelle foreste del Ponto, regione che si affaccia sulla costa meridionale del Ponto Euxinus (Mar Nero). Sono esperti di ogni genere di veleni. Non hanno mai voluto entrare nel circuito legale del commercio di queste sostanze e quindi ricorrere all’aiuto di un Thibius significa automaticamente avere cattive intenzioni. La maggior parte di loro presenta una singolare anomalia agli occhi, una doppia pupilla che dona al loro sguardo uno strano fascino. Per questo li si ritiene capaci di capaci di uccidere con lo sguardo. Questa informazione non è del tutto confermata, tuttavia l’autorità imperiale li considera potenziali incantatori fuorilegge. POZIONI Le pozioni si dividono principalmente in quattro categorie. A parte alcuni preparati speciali (vedere paragrafo seguente) che richiedono dei professionisti, è possibile prepararle in proprio. Ã AMATORIA Non si tratta di filtri d’amore strettamente intesi, ma di tutte quelle preparazioni che si possono definire afrodisiache, cioè aiutano o rafforzano la potenza sessuale o agevolano il desiderio. Ã MEDICAMENTA Servono a curare malattie o a prevenirle. Ogni bravo medico è in grado di preparare le sue medicine di uso più comune (vedi paragrafo sulla medicina). Ã TUTELAE Sono pozioni di protezione. Le più comuni sono gli antidoti contro i veleni o le pozioni che proteggono da alcune malattie normali o indotte magicamente. Ã VENENA Sono veri e propri veleni preparati con ingredienti specifici e per acquistarli sul circuito legale richiedono una speciale autorizzazione. Si trovano ovviamente anche sul mercato illegale. § PREPARARE UNA POZIONE A discrezione del Demiurgo, è possibile preparare una pozione o un preparato speciale se si ha a disposizione una “ricetta” molto dettagliata e gli ingredienti necessari, effettuando un’azione prolungata di De Natura o De Scientia con SD 9 o superiore e che richiede 3 o più successi. Le stesse Peritiae servono per identificare la natura di una pozione o un preparato sconosciuto. La pozione può essere imbottigliata e trasportata senza danno se il contenitore è ermetico. Altrimenti c’è la possibilità (1d6) che il contenuto sia alterato: 1: intossicazione grave (effetti del Sovradosaggio, più la condizione Avvelenato se non prevista normalmente dal preparato); 2-3: leggera intossicazione (effetti del Sovradosaggio); 4-5: nessun effetto 6: effetto normale


171 V - DE SOCIETATE LIBER VENENORUM Questo testo è la copia di un antico trattato segreto conservato nella grande Biblioteca di Alexandria. Non deve essere divulgato perché molto pericoloso se dovesse cadere nelle mani sbagliate. I Custodes hanno accesso al suo contentuo poiché molte delle sostanze elencate più avanti non sono propriamente nocive, anzi vengono usate anche in medicina. La differenza tra veleni e medicine, infatti, sta essenzialmente nelle quantità e nell’uso corretto. Alcuni antidoti sono elencati anche nel Liber Medicamentorum (vedere pag. 162). Nota: I prezzi dei veleni sono mediamente alti poiché il loro commercio è sempre illecito. Ovviamente molte materie prime sono anche liberamente reperibili in natura, quindi è possibile procurarsele a costo zero se si sa come cercare (vedere anche riquadro Usare i Veleni). § USARE I VELENI Ogni veleno ha una Natura che ne indica la provenienza (vegetale, animale o minerale), una Forza (tranne dove specificato, una vittima che fallisce il tiro di Vigor per resistere è sempre Avvelenata; alcuni veleni potrebbero avere ulteriori conseguenze, specificate nella descrizione degli effetti), una Difficoltà di reperimento, una Difficoltà di preparazione e un costo che seguono le stesse regole delle erbe medicinali presentate nel riquadro a pag. 164. Un fallimento nel tiro di preparazione del veleno comporta la perdita delle materie prime o delle loro proprietà, e potrebbe esporre il personaggio agli effetti del veleno stesso (indicati nella descrizione). Per ogni veleno è inoltre riportata una descrizione dei suoi modi d’uso e una lista di antidoti efficaci tra quelli descritti nel Liber Medicamentorum (a partire da pag. 162). Aconitum - Aconito Natura: vegetale Descrizione: si distingue tra bianco e nero. Il primo è utilizzato in medicina perché è meno difficile da trattare, essendo meno forte. Quello nero è tecnicamente un veleno, ma in concentrazioni limitate è una cura per molte malattie degli occhi e se miscelato a vino caldo speziato neutralizza il veleno dello scorpione. Forza: 2d5 (pianta non trattata) o 2d6 (veleno raffinato) Difficoltà di reperimento: SD 3 (6) Difficoltà di preparazione: 6 Modo d’uso: Si usano foglie e radice e si macerano per produrre un liquido molto tossico che deve essere somministrato per bocca. Galli e Germani intingono le frecce nel veleno ma difficilmente una sola freccia è in grado di uccidere un uomo adulto. Effetti: convulsioni e vomito, morte in poche ore. Antidoti: Alexipharmakon; Mithridatum; Theriaca alessandrina; Sciroppo di vischio Costo: la pianta non trattata: §; veleno già raffinato: §§ Araneus - Ragno Natura: animale Descrizione: veleno prodotto da ragni velenosi. Si trovano in qualsiasi ambiente, l’unica difficoltà dipende dalla capacità di riconoscerli (De Natura SD 9). La tarantula preferisce i paesi molto caldi. Forza: 2d5 (puntura del ragno vivo) o 2d6 (veleno raffinato); il veleno della tarantule è più potente (2d6 per la puntura del ragno vivo o 2d8 per il veleno raffinato) Difficoltà di reperimento: SD 6 (9) o SD 9 (12) per il veleno di tarantola Difficoltà di preparazione: SD 9 Modo d’uso: Per essere mortale il veleno deve penetrare nel corpo umano, quindi il miglior sistema è lasciar fare all’animale, nascondendolo magari nelle vesti della vittima. Altrimenti il veleno va veicolato con un’arma da taglio (spillone, piccolo pugnale). Effetti: Se non estratto entro 3 tempus, la vittima è Avvelenata e soggetta a graduale paralisi del respiro. Antidoti: contro il veleno di tarantula l’antidoto più indicato è la Theriaca di Antioco il Grande. Per gli altri è sempre indicata la Theriaca di Andromaco. Costo: il ragno velenoso vivo §; tarantola §§; veleno già raffinato §§; veleno già raffinato di tarantola §§§


172 V - DE SOCIETATE Argentum vivum - Mercurio Natura: minerale Descrizione: un liquido molto scorrevole di colore argenteo, simile al piombo fuso. Le miniere migliori si trovano in Iberia, Pannonia, e in Italia nella regione detta Venetia et Histria. È utilizzato anche come medicamento. Forza: 2d8 Difficoltà di reperimento: SD 12 (15) Difficoltà di utilizzo: SD 12 Modo d’uso: Come veleno si deve mescolare a cibi e bevande che ne nascondono l’aspetto (è insapore) oppure se ne usano i vapori. Come farmaco è usato per curare le malattie della pelle e soprattutto per le malattie di Venere. Effetti: Se riscaldato emana vapori che con il tempo (almeno 4 ore) provocano sintomi simili alla polmonite. Ingerito provoca alterazioni della memoria con l’avvelenamento iniziale, poi pazzia e morte (in termini di gioco, la vittima Avvelenata perde in aggiunta punti di Ingenium e di Ratio pari ai Punti Vita persi a causa dell’avvelenamento; questi punti vengono recuperati alla stessa velocità dei Punti Vita). Antidoti: Alexipharmakon; Helleborus niger (vedere più avanti) Costo: §§§§ Aspis - Aspide Natura: animale Descrizione: veleno prodotto da un serpente piccolo e sottile, di colore scuro che si trova solo in Aegyptus, e difficilmente sopporta il trasporto in altri paesi. Il veleno viene esportato ovunque richiesto. Forza: 2d8 Difficoltà di reperimento: SD 6 (9) in Aegyptus, 12 (15) altrove Difficoltà di preparazione: SD 9 Modo d’uso: il serpente morde con grande facilità quindi è sufficiente nasconderlo dove possa attaccare la vittima. Essendo piccolo passa facilmente inosservato. Il veleno non è molto efficace se non si utilizza uno spillone. Effetti: Un dolce torpore avvolge la vittima che si lascia andare volentieri all’incoscienza, che nello spazio di pochi respiri si trasforma in morte (in termini di gioco, la vittima Avvelenata diventa anche Incosciente). Per questo lo usò la regina Cleopatra per morire in dignità e bellezza. Antidoto: Theriaca di Andromaco; Theriaca di Antioco il Grande Costo: il serpente vivo §§§§; veleno già raffinato §§ Atropos - Belladonna Natura: vegetale Descrizione: veleno che si estrae dalle bacche viola di una pianta perenne che si trova senza difficoltà in Europa, Asia e Africa settentrionale; il veleno viene prodotto ovunque. Forza: 2d5 (pianta non trattata) o 2d6 (veleno raffinato) Difficoltà di reperimento: SD 3 (6) Difficoltà di preparazione: SD 6 Modo d’uso: il veleno va somministrato per bocca; ha un buon sapore simile al mirtillo. Si può evitare l’avvelenamento provocando il vomito. Effetti: febbre, battito accelerato, allucinazioni, sonno e infine morte. Anche usata in medicina per curare l’epilessia e la tosse. Antidoti: Alexipharmakon; Mithridatum; Theriaca alessandrina; Sciroppo di vischio; Terra lemnia Costo: la pianta non trattata §; veleno già raffinato §§ Cantharis - Cantaride Natura: animale Descrizione: grande mosca verde metallico con riflessi dorati, molto comune in Europa meridionale, nord Africa e Asia. Si usa essiccata e triturata come ingrediente per pozioni. Forza: 2d6 Difficoltà di reperimento: SD 6 (9) Difficoltà di preparazione: SD 9 Modo d’uso: un cucchiaio da minestra come veleno; un pizzico in un grande bicchiere di vino come antidoto contro il veleno di salamandra (vedere più avanti). Effetti: la pozione di cantaride causa dolori forti addominali, vomito, diarrea, poi la morte. Provoca vesciche sulla pelle, quindi chi produce la polvere deve indossare guanti o mostrerà segni del suo illecito lavoro. La pozione molto diluita è l’unico rimedio all’avvelenamento da salamandra. Un pizzico provoca priapismo, e quindi è spesso ingrediente di false pozioni amorose che hanno effetto poco erotico e molto doloroso (1d6 ore). Antidoti: Theriaca di Andromaco; Terra lemnia Costo: §§ Cerussa - Biacca (o piombo bianco) Natura: minerale Descrizione: polvere che si ottiene dal piombo, che produce avvelenamento per accumulo. Si usa sciolta nell’acqua o in forma di unguento. Forza: nessuna. La vittima perde automaticamente 1d3 punti di Vigor per ogni settimana di somministrazione. Difficoltà di reperimento: SD 6 (9) Difficoltà di preparazione: SD 9 Modo d’uso: la polvere deve essere sciolta nell’acqua; l’unguento applicato sulla pelle. La somministrazione può durare anche un paio di mesi per avere effetto mortale. Effetti: è un veleno lento ma proprio per questo meno facile da scoprire. Provoca un progressivo indebolimento che porta a una morte dall’apparenza naturale. Viene di solito usato in bevande somministrate giornalmente o, per le donne, aggiunto ai prodotti di bellezza. Antidoti: di solito l’avvelenamento viene scoperto quando ormai è troppo avanzato per poterlo curare. Si può tentare somministrando una buona Theriaca quattro volte al giorno per almeno una settimana. Costo: §§


173 V - DE SOCIETATE Cicuta - Cicuta Natura: vegetale Descrizione: pianta simile al prezzemolo ma con fusto più alto, che produce piccoli frutti tondeggianti da cui si estrae il veleno. Comune in tutta l’Europa e in Asia, Achaia, isola di Creta, di solito in aree umide o paludose. Forza: 2d6 Difficoltà di reperimento: SD 6 (9) Difficoltà di preparazione: SD 6 Modo d’uso: decotto di frutti acerbi da bere entro 6 ore dalla preparazione. Le foglie e i frutti maturi hanno minor efficacia (2d5). Effetti: lenta e progressiva sonnolenza, con sensazione di freddo sempre più evidente, infine morte. Antidoti: Theriaca alessandrina; Sciroppo di vischio; oppure della semplice menta felina (erba gatta). Costo: §§ Dipsas - Dipsas Natura: animale Descrizione: veleno presente nella saliva del Dipsas, serpente di grandezza inferiore alla vipera. Si trova solo in Italia, in luoghi aridi accanto a fonti d’acqua Forza: 2d10 (resistito da Ratio anziché da Vigor) Difficoltà di reperimento: SD 12 (15) Difficoltà di preparazione: SD 15 Modo d’uso: il veleno è difficilissimo da estrarre e soprattutto da mantenere efficace. L’unico sistema di utilizzarlo è catturare l’animale vivo e utilizzare il suo morso. Effetti: il veleno non è mortale in sé ma provoca il morbo della sete: in termini di gioco, la vittima Avvelenata perde punti di Ratio anziché Punti Vita, e giunta a un punteggio di Ratio pari a 0 impazzisce ed è spinta a bere fino a morire. Antidoti: per la completa guarigione è necessario un pizzico di polvere di pelle di Amphisbaena essiccata e triturata (tiro di De Magia o De Societate per essere a conoscenza di questo rimedio, SD 6 per gli Italici, SD 12 per tutti gli altri). Un sorso di un’acqua curativa qualsiasi consente di sopravvivere benché tormentati dalla sete. Costo: §§§§ Fungus - Fungo Natura: vegetale Descrizione: esistono diverse qualità di funghi velenosi, in vario grado di pericolosità. Molto difficili da riconoscere, richiedono appropriati tiri di De Natura (SD 6 o superiore). Livello di tossicità: da 2d5 a 2d8 Difficoltà di reperimento: da SD 3 (6) a SD 9 (12) Difficoltà di preparazione: da SD 3 a SD 9 Modo d’uso: Varia a seconda del fungo: alcuni tollerano la cottura, altri devono essere consumati crudi. Effetti: tra gli effetti fissi ci sono crampi intestinali anche molto dolorosi e nausea. Se si riesce a indurre il vomito in fretta si evita la condizione Avvelenato, ma si rimane comunque Debilitati per 8 ore. Antidoti: Theriaca alessandrina; Sciroppo di vischio; Terra lemnia Costo: da § a §§§ Helleborus niger - Elleboro Natura: vegetale Descrizione: pianta dai graziosi fiori rosa, comune in Europa e Asia. È molto velenosa e allucinogena ma in concentrazioni leggere è un utile ansiolitico. Forza: 2d6 Difficoltà di reperimento: SD 6 (9) Difficoltà di preparazione: SD 9 Modo d’uso: il fluido ottenuto dalle radici, in gocce, è sedativo. Dieci gocce sono una dose media; la polvere ottenuta dai fiori è un purgante (mezzo cucchiaino). Effetti: in dosi leggere aiuta la chiarezza di pensiero in situazioni di stress perché attenua l’ansia. Eccedere provoca visioni allucinate e morte. Come purgante è molto violento ma aiuta a espellere eventuali sostanze velenose (per esempio il mercurio). Antidoti: Mithridatum; Theriaca alessandrina; Sciroppo di vischio; Terra lemnia; Costo: §§ Lepos marinus - Lepre marina Natura: animale Descrizione: Mollusco comune nel Mare Nostrum ma difficile da pescare perché se toccato o disturbato secerne un inchiostro violetto molto velenoso e irritante per la pelle Forza: 2d10 Difficoltà di reperimento: SD 12 (15) Difficoltà di preparazione: SD 12 Modo d’uso: Una goccia è una dose mortale. L’inchiostro della lepre marina è mortale se ingerito ma ha sapore di pesce e va nascosto in cibi adatti. Effetti: La pelle diventa gialla e compare una forte febbre, accompagnata da progressiva perdita dei liquidi del corpo, che rinsecchisce. Il veleno provoca ustioni sulla pelle curabili con impacchi di terra cimolia. Antidoti: Theriaca di Andromaco; Helleborus niger (vedere sopra); Terra cimolia Costo: §§§§ Opium - Oppio Natura: vegetale Descrizione: Lattice biancastro che si ottiene dall’incisione dei frutti acerbi del papavero viola, comune in tutto l’Impero. Per lo più usato in medicina come sedativo o anestetico, in alte concentrazioni è mortale. Forza: 2d6 Difficoltà di reperimento: SD 6 (9) Difficoltà di preparazione: 9 Modo d’uso: Il succo va somministrato a gocce mescolato a una bevanda. Va evitata la somministrazione per più di tre giorni consecutivi perché induce assuefazione. Effetti: In basse concentrazioni (da 10 a 20 gocce) calma e induce il sonno (la vittima diventa Incosciente per alcune ore); è anche un calmante per la tosse. In eccessiva quantità (30 o più gocce) uccide dopo aver gettato la vittima in un sonno innaturale (la vittima diventa Incosciente e Avvelenata). Antidoti: Mithridatum; Theriaca alessandrina; Sciroppo di vischio Costo: §§


174 V - DE SOCIETATE Salamander - Salamandra Natura: animale Descrizione: piccolo animale dal corpo maculato simile alla lucertola. Compare in seguito a grandi piogge e scompare quando il cielo è sereno. È un animale molto freddo e al suo contatto il fuoco si estingue. La sua bava lattiginosa è così velenosa che si crede possa avvelenare tutti i frutti delle piante su cui si posa. È difficilissimo utilizzarne il veleno perché chi lo maneggia rischia di caderne vittima a sua volta. Il veleno può essere trasportato solo in piccoli recipienti di cristallo di rocca: il vetro non va bene perché ha troppe piccole imperfezioni dalle quali il liquido potrebbe uscire, inoltre potrebbe rompersi, uccidendo il trasportatore. Forza: 2d12 Difficoltà di reperimento: SD 15 (18) Difficoltà di preparazione: 15 Modo d’uso: bastano due gocce in un cibo o bevanda per un effetto mortale per tutti gli ospiti a un banchetto. È anche sufficiente cuocere del pane utilizzando legna su cui ha riposato la salamandra per uccidere chi lo mangia; nello stesso modo è possibile avvelenare i pozzi. Il semplice tocco del liquido sulla pelle provoca la caduta di tutti i peli del corpo, e la pelle nel punto di contatto diventa bianca per sempre. Effetti: il corpo si raffredda e tutte le funzioni rallentano fino a che in un paio d’ore il battito cardiaco si ferma. Mantenere molto calda la vittima aiuta a contrastare la velocità dell’avvelenamento (aggiungere 1d4 ore alla frequenza con cui è necessario effettuare i tiri di Vigor) e rende possibile tentare una cura. Antidoti: Theriaca di Andromaco riscaldata fino a bollire; Cantaride Costo: §§§§§ Sandaracha - Sandaraca Natura: minerale Descrizione: comunemente definito “polvere di caverna”, in greco anche definito Arsenikon. Si ottiene da un minerale rosso simile al rubino ma facile da frantumare che si può trovare nelle aree dove la terra si spacca per il fuoco interno e nelle sorgenti calde (soprattutto attorno a Puteoli, Italia) o nelle miniere di piombo della Dacia. Forza: 2d8 Difficoltà di reperimento: SD 9 (12) Difficoltà di preparazione: SD 9 Modo d’uso: si macina fino a ottenere una polvere molto fine che va tenuta al buio altrimenti perde efficacia. Si aggiunge alle bevande o ai cibi, un cucchiaino è mortale. Effetti: L’evoluzione è molto veloce: emicrania, confusione, vomito di sangue, perdita di sensi e morte. Un sintomo di questo avvelenamento sono particolari striature bianche sulle unghie. Antidoti: Alexipharmakon; Mithridatum speciale con base alcolica Costo: §§§ Scorpio - Scorpione Natura: animale Descrizione: animale diffuso in tutti i luoghi caldi e rocciosi. I più velenosi vivono nelle sabbie. Il simbolo dello scorpione stilizzato è usato da alcune popolazioni della provincia di Asia come amuleto protettivo. In Egitto è caro alla dea Serket e i sacerdoti della dea allevano e addestrano speciali scorpioni. Forza: 2d8 Difficoltà di reperimento: SD 9 (12) Difficoltà di preparazione: - (non può essere preparato: vedere Modo d’uso) Modo d’uso: il veleno non può essere estratto dall’animale senza che perda di efficacia. L’animale è comunque facilmente trasportabile. Ogni animale può mordere una sola volta. Effetti: Il veleno agisce molto velocemente provocando in successione nausea, vomito, difficoltà nella respirazione, paralisi: in termini di gioco, anziché essere ridotta a 0 Punti Vita dal veleno la vittima rimane a 1 Punto Vita, non più Avvelenata bensì Debilitata e paralizzata fisicamente (la morte in genere sopraggiunge per inedia). Antidoti: Aconitum miscelato a vino caldo speziato (una dose per un bicchiere); theriaca di Antioco il Grande Costo: §§§ Strychos (trychnos) - Noce vomica Natura: vegetale Descrizione: pianta che cresce in India e in qualche area dell’Asia. I semi piatti e tondi come una moneta, coperti da una lieve peluria, sono molto velenosi. Nell’Impero la pianta è utilizzata solo per produrre veleno ma i saggi indiani la usano per produrre un farmaco efficace contro molti mali, si dice anche la paralisi. Forza: 2d8 Difficoltà di reperimento: SD 9 (12) Difficoltà di utilizzo: SD 12 Modo d’uso: i semi si lasciano macerare nell’acqua e si utilizza il liquido come veleno. Poiché è molto amaro è difficile da utilizzare. I saggi indiani mescolano il liquido con il latte e ottengono un liquido curativo impossibile da produrre fuori dal loro paese. È noto che questo liquido cura le malattie delle articolazioni e in generale delle ossa se applicata localmente e se bevuto cura le malattie dei nervi, ma non ci sono prove che curi anche la paralisi come sostenuto dai viaggiatori che hanno visitato quel lontano paese. Effetti: violente convulsioni e rialzo eccessivo della pressione sanguigna, poi morte per affaticamento del cuore. Sulla pelle il liquido puro provoca arrossamenti e piccole bruciature. Antidoti: Alexipharmakon; Mithridatum; Theriaca alessandrina; Sciroppo di vischio; Terra lemnia Costo: §§§


175 V - DE SOCIETATE Taxus baccata - Tasso Natura: vegetale Descrizione: albero molto comune sulle montagne di tutto l’Impero. Ogni sua parte è velenosa, in particolare le foglie. È molto caro alle genti di stirpe celtica; in Britannia si usa il legno per farne archi. Forza: 2d5 (pianta non trattata) o 2d6 (veleno raffinato) Difficoltà di reperimento: SD 3 (6) Difficoltà di preparazione: SD 6 Modo d’uso: le foglie vengono seccate e macinate per ottenere una polvere fine, da far ingerire alla vittima. Effetti: veleno molto insidioso perché, se ben somministrato, non produce sintomi e uccide lentamente (in termini di gioco, la vittima deve effettuare un tiro di Sensibilitas contro SD 6 per realizzare di essere Avvelenata); altrimenti provoca battito accelerato tremori dei muscoli, convulsioni e morte. Alcuni abili medici lo usano per curare tumori. Antidoti: Alexipharmakon; Mithridatum; Theriaca alessandrina; Sciroppo di vischio Costo: § (pianta non trattata) o §§ (veleno già raffinato) Thapsia - Tapsia Natura: vegetale Descrizione: pianta diffusa nel Mediterraneo occidentale e soprattutto tra il sud dell’Iberia e la Mauretania, attorno alle colonne d’Ercole. Forza: 2d6 Difficoltà di reperimento: SD 6 (9) Difficoltà di utilizzo: SD 6 Modo d’uso: si trita la radice e si usa il succo. Da 10 gocce in su cominciano gli effetti velenosi. Effetti: antidolorifico in dosi modeste, altrimenti provoca crampi addominali e convulsioni, infine morte. Riduce le vesciche sulla pelle. Antidoto: Alexipharmakon; Mithridatum; Theriaca alessandrina; Sciroppo di vischio Costo: §§ Trygon - Pastinaca Natura: animale Descrizione: animale marino comune in tutto il Mediterraneo ma molto difficile da catturare: la sua coda agisce come una frusta e la spina finale inocula un veleno potentissimo. Creatura pericolosa non solo per i mortali: si dice che il potente Hercules perse un dito a causa di un morso. Forza: 2d12 Difficoltà di reperimento: SD 15 (18) Difficoltà di preparazione: SD 18 Modo d’uso: il veleno corrode il ferro e può essere usato per danneggiare oggetti e armi; ingerito distrugge gli organi interni. Effetti: corrode il corpo internamente e provoca estese emorragie. Antidoto: Terra lemnia; il Mithridatum ha un effetto preventivo Costo: §§§§§ Vipera - Vipera Natura: animale Descrizione: serpente molto diffuso in tutto l’Impero che si riconosce soprattutto dalla pupilla verticale Forza: 2d6 Difficoltà di reperimento: SD 6 (9) Difficoltà di preparazione: SD 6 Modo d’uso: come per tutti i serpenti il veleno è efficace solo se fatto penetrare in modo simile a quello naturale, quindi si deve usare uno spillone o un’arma da taglio. Altrimenti è meglio lasciar fare all’animale. Effetti: il sangue si coagula subito attorno alla ferita, quasi sigillando l’entrata del veleno. Questo si fa strada nel corpo provocando l’arresto del cuore in circa un’ora (meno nei bambini o in persone malate). Cercare di succhiare il veleno fuori dalla ferita rallenta ulteriormente l’effetto e dà tempo di somministrare un rimedio. Antidoti: Theriaca di Antioco il Grande; Terra lemnia Costo: §§ COMPRESSE DI TERRA LEMNIA


VI DE RELIGIONE IL SISTEMA RELIGIOSO


178 VI - DE RELIGIONE IL CULTO UFFICIALE Gli dèi governano la stirpe degli uomini da tempi immemorabili e molti popoli si sono avvicendati sulla terra venerandoli e onorandoli. Roma naque in una piccola terra, sotto la protezione di divinità locali. Allargandosi nei secoli su terre tanto vaste apprese a rispettare tutti gli dèi e da tutti imparò qualcosa. Per questo oggi nel pantheon di Roma non si trovano soltanto divinità romane ma anche potenze di terre straniere il cui culto si è consolidato nella nostra religione in molti secoli. DEI PRINCIPALI Sono gli dèi su cui si fonda la pax deorum, l’alleanza sacra che Roma fin dai tempi più antichi ha stretto con le potenze celesti e in virtù della quale ha potuto conquistare e mantenere un così grande impero. Si tratta di entità sacre che simboleggiano tutte le caratteristiche che il popolo romano sente come proprie o che aspira a ottenere. Sono equamente divisi tra entità maschili e femminili poiché Roma sa che il peso di una grande potenza può essere sorretto solo da forze in perfetto equilibrio. Benché tutti siano grandemente onorati, alcuni di questi dèi hanno un posto privilegiato tra gli altri. Giove, Giunone e Minerva formano la cosiddetta “Triade Capitolina”, cioè rappresentano i valori fondanti della nostra cultura: Giove il potere politico, Giunone la famiglia, Minerva la civiltà. In ogni città conquistata da Roma il tempio più importante, il Capitolium, è dedicato a questi tre dèi. Ã APOLLO Dio della luce che tutto illumina e svela, Apollo domina molte sfere di potere. La sua principale responsabilità è di assicurare che il sole splenda sempre sulla terra e consenta all’umanità di prosperare. In Achaia al suo nome è spesso accostato l’epiteto “Phoebos”, luminoso. Connessa a questo suo potere sulla luce è anche la capacità di “svelare” ciò che è nascosto, occulto. È quindi il dio della Divinazione e parla agli uomini per bocca di molti oracoli e veggenti. Come sua sorella gemella, la dea Diana, è abilissimo con l’arco che utilizza per punire chi contravvenga alle leggi degli dèi. Con le sue frecce diffonde la piaga della pestilenza. Apollo ama infatti l’ordine e l’armonia e detesta chi scatena il caos, in ogni senso. Apollo non è tuttavia un dio amante della violenza. Preferisce curare che far ammalare: suo figlio, Esculapio, è il dio della medicina. Apollo predilige tutto ciò che è equilibrato, elegante e armonico. È il signore delle Muse, nove fanciulle semidivine esperte in ogni arte che lo seguono ovunque. Spesso i suoi oracoli si esprimono attraverso i versi o la musica. Per queste qualità viene rappresentato come un giovane di incredibile bellezza, con la lunga chioma degli artisti, intento a suonare la cetra o a guidare il carro. APOLLO


179 VI - DE RELIGIONE Ã DIANA Sorella gemella di Apollo, incarna qualità opposte e complementari al dio della luce. È infatti signora della notte, custode del ciclo lunare. Tanto Apollo ama la bellezza armonica dell’arte, così Diana invece predilige la selvaggia bellezza della natura. La dea ama vivere in nascoste foreste, con l’unica compagnia di fanciulle cacciatrici che come lei rifiutano nozze e legami familiari. Nelle province di cultura greca viene identificata con Artemis. Anche questa dea è abilissima nell’uso dell’arco, che usa però per cacciare e non per imporre regole o punizioni. Non le interessano il vivere civilizzato, le norme, le leggi. Le sono cari gli animali selvaggi e spesso si accompagna ai lupi. Protegge chi si addentra in territori inesplorati sia in senso reale che figurato, quindi chi tenta nuove imprese, chi sceglie strade inesplorate. Condivide con suo fratello Apollo l’abilità di guarire, che mette a disposizione soprattutto delle donne. Protegge le partorienti e i neonati ed è molto amata dalle donne che svolgono attività di cura: guaritrici, erboriste, medicae. Viene sempre rappresentata come una fanciulla bellissima con l’abito corto delle cacciatrici, i capelli malamente legati, l’arco in mano, una mezzaluna sulla fronte. È spesso accompagnata da un cane da caccia o da un cervo. Ã ECATE Signora della notte, rappresenta la fase più spaventosa della luna, quella in cui l’astro scompare dal cielo e il cielo vuoto è preda delle tenebre. Dea del mutamento, incarna in sè lo scorrimento del tempo e viene rappresentata con tre volti: fanciulla, donna adulta e vecchia. In Achaia e nelle zone di lingua greca la chiamano Hecate. La sua mutevolezza fa sì che sia al tempo stesso una dea celeste, terrestre e sotterranea. Ha infatti potere sui vivi e sui morti e anzi è colei che accompagna le anime nel loro ultimo viaggio dalla terra all’Aldilà. È considerata protettrice dei passaggi attraverso i quali si entra in un nuovo luogo o in un nuovo stato dell’essere. È la signora della magia, cioè dell’arte che è al tempo stesso buona e cattiva, bianca e nera. Viene quindi venerata dai maghi e dai necromanti ma anche dai veggenti, poiché attraverso il continuo divenire può conoscere il passato, il presente e il futuro. Viene rappresentata come una fanciulla con tre volti: quello centrale di giovane donna severa, quelli laterali di bambina e di vecchia. Spesso porta una fiaccola tra le mani poiché illumina il cammino nella notte oppure una chiave poiché apre o chiude le porte. A volte accanto a lei è accucciato un mastino infernale. Ã ERCOLE Si tratta in realtà di un semidio, la cui forza e potenza sono state riconosciute talmente eccezionali dagli altri dei da farlo ammettere nel concilio delle divinità maggiori. Ercole, Herakles in Achaia, è infatti figlio di Giove e della mortale Alcmena. Ancora in culla strangolò due serpenti venuti a ucciderlo e in seguito durante la sua vita eseguì imprese impossibili per un umano, passate alla storia come “le dodici fatiche”. Ercole rappresenta quindi l’eroe che attraverso la forza e l’impegno supera i limiti imposti dalla natura e risulta vincitore nelle difficoltà della vita. Particolarmente amato dai giovani desiderosi di distinguersi, è un modello che incarna le virtù del popolo romano: forza fisica, fermezza di carattere, ambizione. DIANA MINERVA MERCURIO


180 VI - DE RELIGIONE Viene rappresentato come un uomo di grande potenza fisica che porta legata al collo una pelle di leone, riferimento a una delle fatiche in cui uccise un leone mostruoso. Come unica arma porta una clava, a dimostrare che le più grandi imprese sono possibili a chi sappia mettere a frutto la forza dei muscoli. Ã GIOVE Signore del cielo, del lampo, della tempesta, padre e padrone degli dèi, è la massima divinità del pantheon romano. Viene infatti definito Giove Ottimo Massimo, “il migliore e il più grande”, perché incarna tutte le qualità divine al più alto grado. In Achaia è venerato con il nome di Zeus. In molte regioni dell’Impero è adorato anche con altri nomi, in congiunzione con divinità locali: Serapide e Ammone in Egitto, Hadad in Siria, Eacus in Iberia, Taranis tra i Celti. In quanto signore del creato è colui che ha imposto agli uomini regole e leggi, ed è per questo il garante dei giuramenti. Punisce quindi con la massima severità chi spezza una promessa, infrange le leggi umane e divine, tradisce la fiducia. Custodisce con particolare severità il patto che il nostro popolo ha stretto con gli dèi, la pax deorum. Qualunque trasgressione verrà immediatamente punita e scatenerà la sua ira. D’altra parte, per chi si dimostri rispettoso delle regole è un potente alleato ed è grazie al suo favore che il popolo romano ha esteso il suo impero sulla gran parte delle terre conosciute. Il più magnifico tempio dedicato a Giove sorge sul colle Campidoglio e domina con la sua mole tutta l’Urbe. In ogni città dove Roma ha esteso il suo potere esiste un tempio dedicato a Giove e alle altre due divinità che rappresentano il potere di Roma, Giunone e Minerva. Giove viene rappresentato come un uomo possente con barba e fluenti capelli, che siede in trono e tiene nella mano un fascio di saette. Ã GIUNONE Sposa di Giove, madre e regina degli dèi, rappresenta l’essenza del potere femminile che, unito a quello maschile, costituisce la base della società civile. La famiglia romana infatti è specchio di quella celeste, e come Giove è il pater familias degli dèi così Giunone ne è la mater familias. Fa parte della “triade capitolina” e siede alla sinistra di Giove. Il suo corrispettivo in Grecia è Hera, sposa di Zeus. Giunone è la regina del cielo, dea della luce mattutina e del giorno che nasce. Protegge le donne sposate, soprintende ai matrimoni e alle nascite, custodisce la famiglia. Tra i suoi compiti di dea protettrice ha quello di avvertire dei pericoli. Durante l’assalto dei Galli al Campidoglio, nel V secolo aUc, le oche sacre alla dea avvertirono il popolo dell’arrivo degli aggressori, impedendo che prendessero il sacro colle. Per questo venne attribuito alla dea l’epiteto di “moneta”, colei che avverte. Viene rappresentata come una donna di aspetto regale vestita come una nobile matrona con una corona sulla testa, a volte seduta su un trono. Ã MARTE Marte è il padre del popolo romano. Anche se il grande Giove gli è superiore, noi amiamo particolarmente questo dio poiché fu padre dei gemelli Romolo e Remo, fondatori dell’Urbe. Incarna tutte le qualità che ogni romano considera desiderabili: forza, spirito guerresco, sprezzo del pericolo, amore per la battaglia. MARTE PLUTONE


181 VI - DE RELIGIONE In Achaia è identificato con Ares, ma il Marte romano è un condottiero più disciplinato e accorto. È il dio che ispira astuti piani di battaglia ai generali, che dispone le schiere ordinate sul campo, come le legioni romane. Il Marte romano ama la guerra ma la considera uno strumento per ottenere o custodire la pace. Per noi romani Marte è anche dio della fertilità. Unito alla sua compagna, la dea Venere, incarna il principio generatore maschile, di cui lei è la controparte femminile. Il dio Marte è molto amato anche in varie regioni celtiche e germaniche dell’Impero, dove è identificato con varie divinità locali: Cariocecus, dio iberico della guerra; Belatucadrus e Cocidius, dei britannici della zona attorno al vallo di Adriano; Lenus, dio germanico del popolo dei Treveri; e molti altri. È solitamente raffigurato come un giovane uomo muscoloso e regale, a volte in atletica nudità e a volte con un’armatura decorata, con la testa coperta dall’elmo e una lancia in mano. Ã MERCURIO Dio dell’astuzia in tutte le sue forme, è anche il signore dell’inganno e del veloce pensiero. La sua velocità si riflette anche nella sua funzione di protettore dei viaggiatori, dei messaggeri, di coloro che si guadagnano da vivere con l’astuzia della parola: messaggeri ma anche oratori e avvocati. Lo venerano anche i mercanti in quanto spesso viaggiatori e sempre abili nella persuasione. Mercurio guarda con simpatia anche ai ladri, che in fondo sono coloro che più degli altri hanno necessità di essere astuti e veloci. Come Hermes nel mondo greco, Mercurio è nel pantheon romano il messaggero degli dèi. In virtù di questo incarico è suo dovere accompagnare le anime dei morti verso la destinazione finale e anche portare agli esseri umani i sogni inviati dagli dèi. È quindi grandemente invocato da coloro che desiderano avere sogni premonitori. Di solito Mercurio è raffigurato come un giovane snello con le ali ai piedi, simbolo della sua velocità, e in mano il caduceo, il suo bastone magico ornato da due serpenti intrecciati. Ã MINERVA Minerva è la signora dell’intelletto, delle arti utili (architettura, scienze, matematica, artigianato), della guerra giusta. Donò agli uomini l’olivo e il carro, insegnò a tessere. È insomma la dea che diede agli esseri umani la civiltà come la intendiamo oggi. Fa parte della “triade capitolina” e siede alla destra di Giove, suo padre. In Achaia è chiamata Athena. Minerva protegge e favorisce gli studiosi e coloro che si guadagnano da vivere con l’abilità dell’intelletto: scrittori, poeti, insegnanti. È anche signora della medicina appresa con lo studio. Protegge quindi coloro che sono diventati medici e chirurghi con una formazione formale piuttosto che i guaritori empirici. È una dea guerriera ma pietosa: è inflessibile con chi la sfida ma prende a cuore le vicende degli innocenti sconfitti, proprio come Roma. Il poeta Virgilio ha riassunto questo atteggiamento nel verso “parcere subiecti, debellare superbos”, risparmiare i sottomessi, sconfiggere i superbi. Minerva è rappresentata come una giovane donna con i capelli corti e l’elmo. Sulle vesti indossa una corazza ornata dalla testa della mostruosa Medusa. Nella mano destra impugna la lancia e nella sinistra aperta spesso sorregge una civetta, il suo animale sacro. Ã NETTUNO Dominatore del mare e degli oceani, Nettuno è fratello di Giove e anch’egli è signore della tempesta e del lampo, che egli lancia con il suo tridente. Il suo potere si scatena sulle distese marine dove solleva terribili onde che spazzano sia le profondità che le coste. In Achaia è conosciuto come Poseidone. Come signore delle profondità Nettuno è in un certo senso un dio oscuro, e il suo potere riguarda anche la morte. Nettuno è quindi venerato dai marinai ma è una venerazione mista a paura, poiché la sua ira è terribile e spesso è difficile capire cosa l’abbia provocata. Si sa solo che la sua rabbia scatena improvvise tempeste e può richiamare mostri spaventosi dagli abissi. Con Roma Nettuno si è dimostrato benevolo e grazie al suo aiuto noi, un popolo di pastori, imparammo l’arte della navigazione. Nettuno è molto amato anche dai soldati, non solo dai marinai. Il dio infatti ama i cavalli e ha un grande seguito presso la nostra cavalleria. Sempre per questo motivo ha dei seguaci anche nell’ambiente delle corse dei carri o dei cavalli. Nettuno è rappresentato come un uomo barbuto su un carro trainato da cavalli o creature marine, con in mano il suo tridente, simbolo del suo dominio. Ã PLUTONE Fratello di Giove e Nettuno, esercita il suo dominio regale sulla parte più remota dei regni divini, l’Oltretomba. È un dio cupo e severo, giudice dei morti e poco incline a aiutare gli uomini da vivi. In Achaia è chiamato con il nome di Hades, che identifica anche il luogo su cui regna, il mondo dell’Oltretomba. È il protettore di coloro che agiscono nell’ombra, di chi provoca la morte, anche se la sua condizione di re lo spinge a favorire maggiormente coloro che uccidono per mantenere l’ordine e le leggi. Non ama infatti il caos e non incoraggia l’effusione ingiustificata di sangue. Poiché sottoterra sono nascoste gemme e metalli preziosi Plutone è considerato anche un dio dispensatore di ricchezza. Plutone regna sul mondo ultraterreno assieme a sua moglie Proserpina, signora della natura che risorge. La coppia rappresenta quindi il ciclo infinito di morte e rinascita. Plutone è rappresentato come un uomo pallido, a volte con colorito bluastro, con in mano uno scettro con due punte, simbolo del suo potere. A volte nell’altra mano stringe la catena di Cerbero, il mastino infernale a tre teste. Ã PROSERPINA Figlia di Cerere, dea delle messi e dei frutti della terra, è conosciuta in Achaia come Persefone o Kore. Proserpina fu rapita da Plutone che la portò nell’Ade per farla sua sposa e regina. La disperazione di Cerere fu tale che tutta la vegetazione sulla terra cominciò a morire. Giove le consentì quindi di riprendersi la figlia, purché facesse tornare a fiorire la terra. Proserpina però aveva mangiato sei chicchi di melograno offerti da Plutone, restando così legata al suo regno. Ogni anno dunque Proserpina può tornare in primavera dalla madre e restare con lei fino alla fine dell’estate. Poi però deve scendere nell’Oltretomba dal marito e passare con lui i restati sei mesi, determinando così la morte della vegetazione e il sonno dell’inverno.


182 VI - DE RELIGIONE Benché regina dell’Oltretomba Proserpina è una dea gentile e sorridente. Fa crescere i fiori, che ama moltissimo, e non sopporta la sofferenza degli umani a cui dona una rapida morte. È rappresentata come una fanciulla coronata di fiori che sorregge nella mano una melagrana spaccata, da cui emergono i chicchi. Ã VENERE Gioia degli uomini e degli dèi, come la definì il poeta Lucrezio, la dolce Venere è signora dell’amore fisico e spirituale e datrice di vita. Noi la veneriamo anche come madre di Roma, poiché secondo le nostre tradizioni l’Urbe fu fondata dai discendenti dell’eroe troiano Enea, che era suo figlio. In Grecia la chiamano Afrodite e la dicono nata dal mare, e forse per questo è una delle divinità più amate dai marinai. Nelle province orientali viene identificata con Astarte. Il potere di Venere si esplica in tutto ciò che crea e incoraggia la vita: nell’amore, nella fertilità di uomini e animali, nell’amicizia e nella concordia. La dea incoraggia la gentilezza tra gli uomini e per questo è definita Verticordia, colei che apre i cuori ispirando sentimenti di affetto. Per noi romani Venere è la compagna di Marte, che consideriamo padre di Roma. Alla base del nostro Impero, dunque, noi poniamo la forza unita alla gentilezza, il potere maschile intrecciato a quello femminile. Venere viene rappresentata come una giovane donna di incredibile bellezza in una gloriosa nudità, spesso associata a una conchiglia a ricordare la sua nascita dal mare o accompagnata da una colomba, il suo animale sacro. Ã VESTA Signora del fuoco che purifica e genera vita, Vesta è un’antica divinità adorata anche in Grecia con il nome di Hestia. Il fuoco di Vesta simboleggia quello del focolare domestico: è lo spirito che ravviva e fa prosperare la famiglia, la base della società romana. Per questa associazione con la famiglia Vesta è la dea che protegge la soglia della casa e bada che non sia attraversata da chi può danneggiarla. Così come Giano rappresenta i passaggi, le porte, così Vesta simboleggia la soglia. Di conseguenza Vesta è uno degli dèi specificamente preposti alla salvezza di Roma, veglia sui confini dell’Urbe e bada che nessuno possa superarli. La dea non viene mai raffigurata con sembianze umane, ma solo come fiamma viva. È per questo che sei sacerdotesse, le Vestali, sono addette alla custodia del fuoco sacro che arde nel suo tempio fin dalla fondazione dell’Urbe. Il fuoco è la sua essenza e non deve mai spegnersi poiché verrebbe meno la presenza stessa della dea, la forza vitale che sorregge il grande popolo romano disseminato in tutto l’immenso territorio dell’Impero. Ã VULCANO Se Vesta è il fuoco che genera la vita, Vulcano incarna il fuoco che distrugge, la violenza della forza naturale che ribolle nei vulcani. In Achaia è identificato con Hephaestus, il fabbro divino. La forza del fuoco di Vulcano è talmente selvaggia che gli antichi aruspici proibirono ai primi re romani di costruire un tempio dedicato a questo dio all’interno dei confini cittadini. Fu dunque costruito ai piedi del colle Quirinale, dove ancora la città non si era espansa. Dalla benevolenza di questo dio dipende il nutrimento del popolo: al momento del raccolto, alla fine dell’estate quando il caldo è al suo massimo, lo scoppio di un incendio nei campi significherebbe disastro e fame. Per questo le feste più solenni di Vulcano si svolgono ad agosto, per supplicare il dio di proteggere il raccolto. Il dio è venerato anche come divino artigiano: imbrigliando la terribile potenza del fuoco può produrre opere meravigliose, come le folgori di Giove, le armi di Marte, le stelle appuntate sulla volta del cielo. Viene rappresentato con la barba, il corto abito degli artigiani e il martello da fabbro in mano. DEI INDIGETES La storia di Roma inizia in un’epoca mitica e lontana, avvolta nelle nebbie di una magica atmosfera. In questo antico mondo, chiuso nei confini dell’antico Latium e di un’Italia selvaggia, agivano entità religiose e magiche di oscura potenza, divinità primordiali e innumerevoli che regolavano ogni aspetto della vita terrestre. L’antico popolo di Roma conosceva e venerava tutti questi dèi che oggi sono raccolti sotto il nome collettivo di Dei Indigetes. Di pochi ormai si ricorda il nome proprio, ma non per questo sono divinità secondarie. Anzi, è su queste potenze che si fonda l’antica forza di Roma. Ã BELLONA Antica dea della guerra, il suo nome è legato al termine “bellum”, guerra. Rispetto a Marte, signore della guerra disciplinata e eroica, Bellona è una divinità più selvaggia poiché ama il sangue e si compiace del dolore come forza creatrice. Percorre il campo di battaglia come una delle Furie con i capelli sciolti e gli occhi pieni di fuoco, armata di lancia, spada o frusta. Talvolta brandisce una fiaccola, a simboleggiare la vita che può spegnere a suo piacimento. I suoi sacerdoti, i bellonarii, usano provocarsi ferite rituali su gambe e braccia durante le cerimonie. Il suo tempio più antico si trova a Roma nel Campo Marzio. Accanto ad esso si trova la columna bellica, una colonna consacrata sulla quale viene scagliato un giavellotto quando Roma inizia una guerra. Bellona è molto amata dai soldati che ne hanno portato il culto fin nelle più remote regioni dell’Impero. Ã FORTUNA Dea ambivalente, poiché può provocare eventi positivi o negativi. La parola “fortuna” infatti ha significato neutro e siamo noi che la carichiamo di speranze immaginandola benevola. Fortuna è invece capricciosa e difficile da capire: può voltare il viso sdegnata a chi la venera con umiltà e sorridere divertita a chi la sfida apertamente. Per questa volubilità è rappresentata spesso come una fanciulla in equilibrio su una ruota o una sfera. Grazie al re Anco Marzio, il quarto re di Roma, la dea prese a cuore le sorti del popolo romano e ne divenne la protettrice. Fortuna infatti aiuta gli audaci e incoraggia i gesti di valore temerario e per questo ha sempre sorriso al popolo romano, che non manca certo di spirito di iniziativa e coraggio. Molti edifici sacri sono dedicati a Fortuna nella città di Roma e le legioni hanno costruito templi e sacelli fino sui più lontani confini. Il suo più grande santuario si trova nell’antica città di Praeneste, nel Latium, dove la dea ha anche un oracolo.


183 VI - DE RELIGIONE Ã IANUS (GIANO) Dio dell’eterno divenire, Giano è sempre in movimento tra la fine e l’inizio. Presiede a tutti gli inizi, i passaggi, i cambi di stato. È presente alla nascita e alla morte, all’inizio di una nuova impresa, pone la sua mano sulla prima pietra di una costruzione. Il grande re Numa Pompilio dedicò a Giano il mese successivo al solstizio d’inverno, Ianuarius, perché è in questo tempo che il sole rinasce e ricomincia il ciclo dell’anno. Giano è rappresentato con due facce, una che guarda avanti nel passato e una rivolta in avanti verso il futuro. Per questo è protettore dei veggenti. Viene raffigurato come un vecchio perché è il padre del tempo, e porta nelle mani una chiave e un bastone, come gli umili portinai delle case. Il suo tempio principale è nel Foro di Roma ed è un simbolo molto importante: viene aperto quando l’Impero va in guerra e chiuso in tempo di pace. Non ha un flamine specificamente dedicato al suo culto perché il suo sacerdote è lo stesso Rex Sacrorum, il più importante di Roma, che è il primo nelle processioni e le cerimonie religiose davanti addirittura al Flamine di Giove. Ã QUIRINUS (QUIRINO) L’origine di questo dio si fonde con la storia più mitica di Roma. Nei tempi antichi, prima della nascita di Roma, era un dio armato di lancia e tuttavia non amante della guerra, piuttosto un protettore in armi della pace. Si dice che abbia preso forma umana con il nome di Romolo, e che quindi Roma abbia un’origine divina poiché fondata da un dio. Quando il grande Romolo morì fu divinizzato dal suo stesso popolo e il suo nome umano tornò a fondersi con quello divino di Quirino. Da allora questo dio rappresenta le nostre più antiche radici. Quirino è un dio di grande potere: è infatti colui che garantisce la stabilità politica dell’Impero e lo rende prospero attraverso l’armonia di ogni sua componente sociale. Senza il suo aiuto ci sarebbero caos e guerra. Rappresenta quindi il potere politico di Roma, quello che si instaura dopo la conquista e che legittima il giusto governo. Ã TELLUS (TERRA) Madre delle messi ma anche protettrice dei morti, Tellus è una dea antica e silenziosa. Non va confusa con Cerere, più legata al ciclo naturale delle stagioni e alla manifestazione gioiosa della fioritura. Tellus invece è signora delle profondità e del buio, è la terra che accoglie il seme che deve morire per dare frutto. Il suo potere è connesso con la distruzione, anche se con la prospettiva della rinascita. Viene rappresentata distesa a terra mentre sorregge una cornucopia piena di fiori e frutta. Si manifesta con i tremori del suolo e può scatenare la violenza del terremoto. È grandemente venerata da coloro che lavorano all’interno della terra: per questo un altare dedicato alla dea si trova in tutte le miniere o i luoghi in cui si scava per costruire. Il più magnifico tempio di Tellus fu costruito dal grande Settimio Severo proprio presso una miniera d’argento della Moesia Superior. Ã SATURNO Antichissimo dio laziale, padre degli dèi e della terra italica, che infatti viene spesso chiamata “Saturnia”. Questo dio regnò nei secoli misteriosi prima che la razza umana si spargesse sulla terra e Giove diventasse signore del cielo. Alcuni indentificano Saturno con il greco Kronos, signore del caos, che Giove scacciò dal cielo per portare leggi e ordine. Saturno si sarebbe rifugiato in Italia, di cui divenne signore. I saggi e gli studiosi romani non concordano del tutto su questa tesi. Saturno infatti non portò il disordine nel Lazio: ha dato agli uomini l’agricoltura, ha insegnato come estrarre i metalli dalla terra, imposto leggi e norme. La verità resta sepolta nelle nebbie del passato. Oggi noi onoriamo Saturno come protettore della ricchezza dell’Impero: nel suo tempio ai piedi del Campidoglio è custodito il tesoro di Roma, l’Erario, e le insegne delle legioni in tempo di pace. Solo durante le sue feste, Saturnalia, il dio concede di abbandonarsi al caos e in quei giorni si rovesciano le posizioni sociali: i servi diventano padroni e i padroni servi. Ma presto si ritorna alla legge e all’ordine. ALTRE DIVINITÀ Ã BACCO Dio del vino e della vendemmia, è il signore del piacere sfrenato e delle forze generatrici primordiali. In Achaia è conosciuto come Dionysos. Essendo il nostro un popolo legato alla terra Bacco è un dio molto amato. In realtà il rapporto tra questo dio e la civiltà romana è stato in passato difficile. Troppa libertà, troppo caos scatena l’ebbrezza che Bacco dona agli uomini attraverso il vino. Dunque nel VI secolo aUc si decise di vietare le sue feste, i Bacchanalia, riti selvaggi e orgiastici a cui la severa civiltà romana non era abituata. Tornò l’ordine, ma insieme con il caos sparì la creatività, le arti avvizzirono, nessuna nuova iniziativa illuminò il cammino del popolo romano. Gli Auguri consultarono gli dèi e capirono che era l’allontanamento dal libero spirito di Bacco che stava precipitando la società romana in una grigia indolenza. Così i Bacchanalia furono ripristinati, sia pure sotto lo stretto controllo del Collegio dei Pontefici, e Roma ricominciò il suo sicuro cammino verso la gloria. Bacco viene rappresentato come un giovane coronato di foglie di vite, a volte con una coppa di vino in mano. Ã BONA DEA Di questa divinità si sa poco poiché il suo nome non può essere pronunciato e viene nominata solo con l’appellativo di “Dea Buona”. In realtà è un modo per scongiurare il suo tremendo potere, poiché non è una divinità sempre amichevole. Governa infatti gli aspetti più importanti dell’esistenza umana, nascita e morte. Averla nemica può significare sterilità, malattia, rovina. Il culto della Bona Dea è esclusivamente femminile. Solo le donne hanno il diritto di conoscere il vero nome di questa potente divinità e di celebrarne i riti. Nessuno sa che aspetto abbia, poiché agli uomini non è concesso neppure di vedere la sua immagine, e le donne non rivelano nulla che possa riguardarla. Si sa solo che le sono sacri i serpenti, che vagano liberi nei suoi templi. In alcune regioni di tradizione greca (Italia del sud, Asia e ovviamente in Achaia) la dea è chiamata anche Damia, e per questo la sua sacerdotessa viene chiamata ovunque “Damiatrix”. In Italia la dea porta a volte il nome di Fatua, che deriva dal Fato, poiché questa dea è una potente veggente e predice il futuro.


184 VI - DE RELIGIONE L’Impero riconosce il potere di questa dea e quindi, nonostante il culto sia quasi segreto, la celebra in una festività pubblica. Bona Dea viene festeggiata due volte all’anno: quando la terra muore, in dicembre, e quando rinasce, in maggio. La festa di dicembre è una festa privata, celebrata in ogni casa “pro salutem familiae”, per la salvezza della famiglia. Quella di maggio ha carattere ufficiale e viene celebrata “pro salutem Imperii”, per la salvezza dell’Impero. Per il rito pubblico la sacerdotessa della dea, la Damiatrix, compie un sacrificio nel tempio della dea sull’Aventino, poi nel bosco sacro attonto all’edificio si raccolgono le donne e le ragazze di Roma per una cerimonia collettiva ma segreta, cui partecipano anche le Vestali. Per il rito privato ogni mater familias assume il ruolo di Damiatrix, organizza un banchetto e un rito nella sua casa a cui partecipano anche le schiave. A Roma la moglie del Pontefice Massimo, cioè l’imperatrice, tiene un banchetto solenne a cui invita anche le mogli dei consoli e dei pretori. Nelle città provinciali il banchetto ufficiale si tiene solitamente nella casa della moglie del magistrato più anziano. Ã CERERE È la dea dell’agricoltura nel più ampio senso: non soltanto fa crescere i vegetali dalla terra e riempie di fiori il mondo, ma è anche colei che ha insegnato all’umanità a arare i campi aggiogando i buoi all’aratro e le ha donato il primo e per noi più importante cereale, il farro. Viene dunque rappresentata con una corona di spighe e fiori sul capo. Poiché Cerere è la signora dell’aratro è anche custode dei confini cittadini: i limiti della città di Roma furono infatti tracciati da Romolo proprio con un aratro. Protegge anche gli abitanti, il popolo, e infatti è tradizionalmente la protettrice della plebe. Cerere è il simbolo del coraggio materno: non esitò a addentrarsi nell’Ade per andare a riprendere la figlia Proserpina che Plutone aveva rapito e portato nel suo regno ultraterreno per sposarla. Per questo Cerere è considerata guardiana della porta verso l’Aldilà. In ogni città esiste una fossa sacra, detta “mundus Cereris”, che viene aperta tre volte l’anno (24 agosto, 5 ottobre, 8 novembre) e che mette in comunicazione il mondo terreno con quello sotterraneo. Poiché da questa dea dipende il raccolto e quindi la prosperità o la fame dell’Impero il suo culto è affidato a un intero collegio di sacerdoti, i Fratelli Arvali. Ã DIVI ET DIVAE Alcuni imperatori del passato hanno compiuto gesta così eccezionali da rivelare una natura divina. Una volta defunti dunque sono stati proclamati “Divi”, cioè divinità. La legittimità di questa divinizzazione è sempre stata riconosciuta anche dagli altri dèi attraverso segni inequivocabili, prodigi che si sono manifestati alla morte del personaggio poi divinizzato. Il primo Divo fu il grande Romolo, che scomparve durante un’eclissi, avvolto da una nube misteriosa e che venne divinizzato con il nome di Quirino; dopo molti secoli toccò a Giulio Cesare, la cui anima fu vista librarsi in forma d’aquila dalla pira funebre. Dopo questi augusti personaggi altri si meritarono il titolo di “Divus” o “Diva”. La prima donna a ottenere questo onore fu la moglie di Augusto, Livia. I Divi e le Divae hanno propri templi e sacerdoti, i Flamines e le Flaminicae Imperiales, in ogni capitale provinciale dell’Impero. GLI SPAZI SACRI Ã TEMPLUM Per “templum” si intende uno spazio sacro nel cielo, identificato dagli auguri e orientato secondo i punti cardinali (vedere pag. 210). A ogni “templum” identificato nel cielo corrisponde uno spazio ugualmente sacro sulla terra, subito al di sotto di quello. Il templum celeste viene individuato ogni volta che si rende necessario osservare il cielo per ottenere gli auspici o delimitare un’area sacra sul terreno. Mentre il templum dev’essere delimitato ogni volta che si vogliono prendere gli auspici, l’area sacra sul terreno può essere determinata in maniera definitiva. Questa suddivisione, infatti, si applica anche nel caso della fondazione di una città, e il cardine e il decumano sono le principali strade che si tracciano in un nuovo insediamento, anche militare. Sul templum terreno individuato dagli auguri si costruiscono altari o edifici sacri. Per questo ormai per il popolo la parola templum indica soprattutto un edificio. Il termine più tecnico con il significato di “spazio celeste sacro” è utilizzato solo dagli auguri e dagli altri sacerdoti o specialisti in divinazione. Ã ARA È un altare su cui si compiono sacrifici o, più semplicemente, si accendono fuochi votivi. Di solito ce n’è uno davanti o a metà della scalinata di ogni tempio perché è lì che si compiono i sacrifici pubblici, non all’interno. Molti altari, tuttavia, sono a sé stanti e non legati a un edificio sacro. Un’ara è sempre basata sul quadrato, ovvero è costruita per essere una versione materiale del templum: è orientata sugli assi cardinali con la faccia principale a sud. Molte are sono di forme diverse, per esempio a parallelepipedo, ma la parte dove materialmente si esegue il sacrificio o l’offerta è sempre quadrata. L’ara è di solito di marmo decorato, ma in campagna è possibile trovarne anche di legno o pietra. La parte superiore è concava per alloggiare con più sicurezza il fuoco o accogliere gli elementi del sacrificio. Ai lati della cavità ci sono due canaletti per permettere lo scorrimento dei liquidi per le libagioni (vino, latte, acqua consacrata, sangue). Alcune are sono destinate solo a ricevere offerte di fiori, piccoli oggetti o dolci, e hanno più l’aspetto di colonnine o cippi decorati. Alcune vengono dedicate come ex voto da persone che ringraziano uno o più dèi di aver concesso una grazia. Ã SACELLUM È un recinto sacro dedicato a un dio che solitamente contiene all’interno un’ara o un’edicola sacra. Viene orientato secondo i punti cardinali e tracciato come un templum terrestre. I sacelli sono molto frequenti al di fuori delle città, dove sono utilizzati per riti ufficiali senza particolare solennità e culti contadini. Anche nelle città sono presenti i sacelli: ce n’è sempre uno davanti alle Curie, cioè l’edificio dove si riunisce il Senato cittadino, e spesso accanto ai templi più solenni per permettere al popolo una più stretta comunicazione con il dio, essendo il tempio vietato ai normali visitatori. In alcuni casi i sacelli sono ciò che resta di antichissimi culti dedicati a divinità di cui ormai pochi ricordano nome e prerogative.


185 VI - DE RELIGIONE Ã EDIFICI TEMPLARI Gli edifici sacri, definiti comunemente “templi”, sono quasi tutti ispirati all’architettura tradizionale greca. L’architettura templare è infatti piuttosto conservatrice. Nonostante le tante innovazioni nell’ingegneria e nell’architettura che il popolo romano ha prodotto, i templi continuano ad avere la forma che diedero loro i greci e gli etruschi più di mille anni fa. Questo modello viene utilizzato in tutte le province per i templi fatti costruire ex novo dall’Impero. Nelle varie province però esistono anche edifici sacri diversi, che la tradizione locale ha sviluppato nei secoli. I templi ufficiali sono edifici rettangolari, orientati secondo il templum celeste, con l’accesso sul lato corto orientato a ovest. Sono sempre ornati da magnifiche colonne e dominati da un frontone triangolare dove sono presenti statue del dio o gruppi scultorei complessi che raffigurano eventi mitologici o storici. I templi di tipo completamente greco sorgono su pochi bassi gradini, sono accessibili da ogni parte e circondati da colonne su tutti i lati. Quelli rielaborati sul gusto romano sono rialzati su un alto basamento e vi si accede con una scalinata monumentale, e spesso hanno le colonne solo sul lato frontale. All’interno si trova la cella dedicata al dio, al centro della quale c’è la sua statua monumentale. La cella normalmente non è aperta ai fedeli, solo i sacerdoti hanno diritto di andare e venire. Alcuni templi, tuttavia, vengono aperti al popolo una o più volte l’anno in occasione delle festività del dio. Molti templi hanno degli edifici annessi: abitazioni per i sacerdoti, gli inservienti e gli schiavi, magazzini per gli oggetti sacri, a volte archivi e biblioteche. Alcuni hanno ambienti sotterranei anche molto estesi la cui entrata è nota solo ai sacerdoti. Alcuni si estendono in una fitta rete cunicoli sotterranei che sbucano molto lontano dal tempio, veri passaggi segreti per entrare e uscire non visti. Vi sono due sostanziali varianti a questa impostazione: i templi dedicati a Vesta e quelli dedicati all’intero concilio degli dèi maggiori. I templi dedicati a Vesta sono sempre circolari perché rievocano la forma delle antiche capanne in cui viveva il popolo ai tempi di Romolo. Il fuoco di Vesta arde al centro, nella zona più sacra del tempio, come nell’antichità ardeva nel focolare familiare di quelle antiche famiglie. Anche i templi dedicati a tutti gli dèi come il Pantheon di Roma sono solitamente tondi. È necessario infatti collocare le tante nicchie destinate alle statue degli dèi sul perimetro, in modo ogni divinità sia alla pari delle altre e abbia lo stesso spazio. Solo il grande Giove ha diritto a una nicchia più grande per una statua più colossale collocata proprio davanti all’entrata. SACERDOTI MAGGIORI Numerosi sono i sacerdoti che si occupano di accordare le attività umane alle prescrizioni divine, poiché è sempre molto sentita nell’Impero la necessità di mantenere la pax deorum. Ogni anno sono molti i giorni contrassegnati da riti o festività religiose e quasi ogni giorno si compiono sacrifici. Il nostro sistema religioso ammette sia uomini che donne a compiere i doveri sacerdotali. Molti sacerdozi sono aperti a entrambi i sessi mentre altri sono esclusivi di un solo sesso. Alcune cariche sacerdotali devono essere affidate a una coppia sposata, poiché richiedono un bilanciamento del potere maschile e femminile. Tutti i sacerdoti sono contraddistinti da elementi esteriori che sottolineano il posto elevato che occupano nella nostra società: ; Toga praetexta. Se non hanno un abito specifico del loro ordine i sacerdoti indossano la stessa toga dei senatori, ornata da strisce color porpora. Le donne indossano la stola, la tunica delle matrone, decorata da bordi porpora e un mantello ugualmente bordato. ; Lictores. Hanno diritto di essere scortati dai littori, come i consoli. ; Sella curulis. Siedono su una speciale sedia curva, ornata di decorazioni d’avorio come i magistrati. I maggiori collegi di sacerdoti risiedono nella città di Roma, centro del potere politico, religioso e magico dell’Impero. Non tutti sono nativi di Roma, poiché le cariche sono di tale importanza per l’equilibrio dell’Impero che vengono scelti in tutte le province, tuttavia di solito devono risiedere nella capitale. Alcuni addirittura non possono mai lasciarla, mentre altri devono viaggiare per espletare le loro responsabilità magico-religiose. In ogni capitale provinciale è presente una specie di “riflesso” religioso di Roma, e quindi esistono sacerdoti indovini le cui attività e funzioni rispecchiano quelle dei sacerdoti maggiori di Roma. Sono sacerdoti ufficiali, agiscono per conto dell’Impero e sono personalità molto rispettate nelle loro comunità. TEMPIO DI VESTA


186 VI - DE RELIGIONE Ã COLLEGIUM PONTIFICUM (COLLEGIO DEI PONTEFICI) I “Pontifices” veri e propri sono sedici studiosi e eruditi, sia uomini che donne, patrizi e plebei, conoscitori di tutte le cose sacre e arcane sia scritte che tramandate oralmente. Hanno la grande responsabilità di essere garanti dello ius divinum (le leggi divine) e custodi della pax deorum. Più che sacerdoti sono teologi e saggi e la loro attività non è quella di compiere attivamente riti o sacrifici ma di capire gli eventi, interpretare i segni, dare responsi, emettere prescrizioni, consigli o avvertimenti. Sono loro per esempio che decidono se una certa divinità straniera può essere assimilata nella religione romana e come, oppure se un certo rituale è conforme alla tradizione, se il terreno su cui si vuole costruire un tempio è libero da influenze di altri dèi, oppure ancora se un evento fuori dal normale è un vero e proprio prodigium e quindi se va esorcizzato oppure semplicemente appianato con un sacrificio, et cetera. Si occupano anche di regolare la vita quotidiana, poiché sono loro che ogni mese stabiliscono quali siano i giorni fas, nefas, endotercisi o magici (vedere più avanti pag. 195) di cui anche i semplici cittadini devono tener conto per le attività giornaliere. I Pontefici da tempo immemorabile raccolgono tutti i loro studi nei Libri Pontificum. È una collezione molto ampia, suddivisa in diverse serie che contengono notizie, dettagli e approfondimenti su praticamente tutti gli argomenti relativi alle vicende sacre o arcane di tutta la storia dell’Impero. Sono continuamente aggiornati e costituiscono una fonte insostituibile per la comprensione e l’assimilazione delle arti arcane di tutte le genti con cui l’Impero è venuto in contatto. Sono anche una fonte preziosa per la storia magica dell’Impero poiché una serie di questi Libri è in effetti una cronologia arcana di Roma. Il Collegio dei Pontefici riunisce in tutto 49 alti sacerdoti: i sedici Pontefici propriamente intesi, il Rex Sacrorum, i quindici Flamini, le sei Vestali e il Pontefice Massimo, che lo presiede. Quest’ultima carica per tradizione è sempre ricoperta dall’Imperatore. Ã FLAMINES DEORUM (FLAMINI DEGLI DEI) L’ordine fu fondato dal re Numa Pompilio per assicurarsi che l’Urbe nei primi fatali anni di vita avesse il favore degli dèi. Istituì quindi un collegio di quindici sacerdoti detti Flamines (sing. Flamen), le donne Flaminicae. Tre di questi sono detti “maggiori” perché servono i tre dèi più importanti nella storia di Roma, Giove, Marte e Quirino. Hanno una funzione di protezione dell’Urbe e pertanto non la possono lasciare se non in situazioni eccezionali. Gli altri dodici Flamini e Flaminiche, detti “minori”, sono incaricati di servire dèi di antica tradizione, molti dei quali venerati prima della nascita di Roma. Tutti i Flamini vestono degli indumenti speciali che li rendono immediatamente identificabili: ; Laena. Mantello di pesante lana ornato di frange, che viene indossato sopra la toga se maschi, sopra la stola se donne. ; Apex. Un caschetto a punta, sulla quale sono fissati un rametto d’olivo e un filo di lana. ; Corona d’alloro Ogni flamine o flaminica viene nominato dal Collegio dei Pontefici. Ã FLAMEN DIALIS (FLAMINE DIALE O DI GIOVE) È il più importante di tutti i Flamini poiché è considerato il rappresentante di Giove sulla terra, statua vivente del dio. È una carica a vita poiché una volta stabilito il vincolo tra Giove e il suo Flamine non può essere sciolto. La carica di Flamine Diale può essere rivestita solo da uomini con purissimo sangue patrizio, generati all’interno di un matrimonio celebrato con il rito religioso della confarreatio. Lo stesso Flamine di Giove deve sposarsi con questo rito e la sposa deve avere la medesima ascendenza patrizia, poiché anche lei condividerà parte dei doveri e porterà il titolo di Flaminica Dialis. La condizione coniugale è connessa strettamente con la carica, perciò il Flamine non può divorziare. Persino se sua moglie muore deve abbandonare il sacerdozio. Il Flamine Diale ha grandi poteri che non vengono chiaramente divulgati: si dice che possa lanciare mortali maledizioni con riti che implicano l’effusione del suo stesso sangue, che Giove gli conceda di richiamare il fulmine a suo piacere e in certi casi di vincolare la morte, sia pure a grave prezzo personale. Di certo è vero che chiunque si rifugi nella sua casa ha diritto di asilo e di ascolto e che se un condannato incontra il Flamine sulla strada per il supplizio questo debba essere rinviato di un giorno. Essendo il Flamine Diale in possesso di così grande potere è molto importante che nessuno prenda il controllo su di lui con incantesimi o artifizi. Deve quindi osservare alcune prescrizioni di comportamento per evitare di essere “vincolato”. Per esempio, non può indossare né cintura annodata né anelli interi; non può passare sotto un filare di vite intrecciata; le unghie e i capelli che gli vengono tagliati devono essere sepolti sotto un albero sacro; non può dormire più di tre notti in un letto che non sia il suo e nessuno può dormire nel suo letto. Deve inoltre risiedere sempre in Italia e generalmente non abbandona mai l’Urbe. La Flaminica Diale sua moglie ha gli stessi obblighi a cui si aggiungono i seguenti: deve portare sempre vesti colorate e mai bianche, indossare un tutulus rosso, cappellino a punta di origine etrusca, e la rica, uno scialle ornato da una frangia sul quale deve appuntare un rametto di un albero sacro, per esempio l’ulivo. Ã FLAMEN QUIRINALIS (FLAMINE DI QUIRINO) È il sacerdote dedicato al culto del dio fondatore di Roma. Quirino infatti è il nome assunto da Romolo dopo la divinizzazione. Anche questa carica è a vita. Il Flamine può sposarsi e sua moglie non riveste perticolari cariche religiose, anche se naturalmente gode di un grande prestigio sociale. Il Flamine di Quirino vigila sulla terra e sul rapporto che lega il popolo romano alle potenze ctonie, cioè le divinità della terra e dell’oltretomba, visibili e invisibili. Presiede alle cerimonie e alle feste che hanno come scopo di propiziare i raccolti, favorire la fertilità e la ricchezza. Benché non sia cosa nota a tutti, il Flamine di Quirino è esperto in tutto ciò che riguarda la protezione da magia connessa con il mondo dei morti (arti oscure, maledizioni, et cetera), e la sua attività è spesso mirata a proteggere l’Impero da attacchi portati con queste modalità magiche. Il Flamine di Quirino è quindi il protagonista di tutte le festività legate al culto dei morti e soprattutto delle feste Quirinalia, dedicate specificamente al dio.


187 VI - DE RELIGIONE Ã FLAMEN MARTIALIS (FLAMINE DI MARTE) Il Flamine di Marte è il sacerdote guerresco per eccellenza. Non è obbligatorio che sia patrizio ma è importante che sia giovane, prestante e portato alle arti marziali. Spesso viene scelto tra gli ufficiali particolarmente promettenti. Poiché questo flamine serve una divinità abituata all’azione ha poche limitazioni di abito o comportamento, anche se come gli altri flamini maggiori non può lasciare Roma. Il Flamine di Marte è presente alle cerimonie di apertura e chiusura dell’anno militare assieme ai Salii e officia in particolare la festa dell’October Equus. È suo compito salutare le truppe che partono per le operazioni militari benedicendole con la lancia sacra di Marte e accompagnandole per il primo tratto di strada fino alle porte cittadine. Ã FLAMINI MINORI Nonostante l’appellativo “minori” questi flamini o flaminiche non sono certo poco importanti. Sono infatti votati a potenti divinità del culto ufficiale e a quelle risalenti alla storia più antica di Roma, gli Dei Indigetes. Alcuni dèi accettano indifferentemente flamini e flaminiche altri invece preferiscono sacerdoti di uno specifico sesso. I dodici flamini minori sono: ; Flamen/Flaminica Apollinis (f. di Apollo). Poiché Apollo è signore degli oracoli il suo flamine o flaminica è molto abile nelle arti divinatorie. Alcuni sono anche artisti, spesso compongono poesie e canzoni. Il Flamine di Apollo si muove liberamente nei territori dell’Impero e anzi è suo compito visitare a turno i maggiori santuari di Apollo o gli oracoli più rinomati, spesso ponendo domande per precise interpretazioni della volontà degli dèi. La base di residenza è comunque il tempio di Apollo del Palatino, costruito da Augusto. ; Flaminica Dianae (f. di Diana). Solo le donne possono ricoprire la carica di sacerdotessa di questa dea vergine che rifiuta nozze e legami. La Flaminica della dea deve essere una fanciulla non sposata, abile nelle attività fisiche, esperta nel comprendere le forze naturali. Risiede ufficialmente nel tempio di Diana sull’Aventino, ma preferisce abitare nei boschi vicino alla capitale, soprattutto quello attorno al lago di Nemi. ; Flamen/Flaminica Fortunae (f. di Fortuna). L’ambivalente Fortuna accetta indifferentemente sacerdoti maschi e femmine. Il suo Flamine o Flaminica può essere di tutte le estrazioni sociali e di qualunque età. È la dea che li “sceglie” indicando al Collegio dei Pontefici con un segno la persona che desidera. Sono abilissimi nell’interpretazione dei prodigi e nell’identificare il momento più propizio per compiere imprese. ; Flaminica Iunonis (f. di Giunone). La regina degli dèi accetta solo donne al suo servizio. La sua Flaminica deve essere una donna sposata, preferibilmente di nobili natali. È specializzata in protezione: è in grado di individuare eventuali maledizioni o influssi negativi, e facilmente rimuoverli. Può concedere speciali protezioni contro incantesimi o maledizioni. ; Flamen/Flaminica Mercurii (f. di Mercurio). Il Flamine o Flaminica di Mercurio deve avere mente sveglia e grande carisma. Spesso è incaricato di delicate operazioni diplomatiche, quindi può passare anche diverso tempo lontano da Roma, in missioni più o meno segrete. Ha grande abilità nel riconoscere la sincerità e le reali intenzioni delle persone che incontra. ; Flamen/Flaminica Minervae (f. di Minerva). Il Flamine e la Flaminica di Minerva può essere sia un severo studioso o una persona inclinata all’azione. La scelta dell’uno o l’altro tipo di personalità viene fatta dal Collegio dei Pontefici in base alla necessità del momento. Non esistono scritti o macchinari di cui non comprendano significato e funzionamento. Per questo non è inconsueto trovarli nelle varie biblioteche dell’Impero o nei luoghi in cui si sviluppa nuova tecnologia, anche lontano da Roma. ; Flamen Neptuni (f. di Nettuno). Preferibilmente scelto in famiglie che abbiano dimestichezza con il mare, il Flamine di questo dio deve avere forte carattere per poter interpretare le frequenti rabbie del suo dio e suggerire rimedi per calmarle. Gli è spesso richiesto di recarsi in mare aperto quando sia necessario compiere sacrifici specifici per propiziare la navigazione o scongiurare tempeste. ; Flamen Plutonis (f. di Plutone). Anche questo sacerdote spesso lascia Roma per recarsi a ispezionare i luoghi in cui si dice ci sia contatto tra il mondo terreno e quello ultraterreno e dove maggiore dev’essere la vigilanza sulle forze arcane. È in prima linea nella battaglia contro le arti oscure. Si reca anche dove la terra offre ricchezze all’Impero, tra le miniere nelle più remote regioni del mondo. ; Flamen Saturnalis (f. di Saturno). Questo flamine risiede nel tempio di Saturno a Roma e a parte il suo impegno nei confronti del dio si occupa anche di custodire l’Erario di Roma e di vegliare sulla prosperità dell’Impero. Raramente quindi abbandona l’Urbe. ; Flaminica Telluris (f. di Tellus). La sacerdotessa di Tellus è di solito una madre e viene scelta tra donne con spiccata capacità di divinazione. Tellus infatti si esprime con oscuri tremori, segni difficili da comprendere e spesso distruttivi. Deve quindi essere in grado di percepire la volontà della dea prima che si scateni la sua energia e saperla all’occorrenza placare in fretta. ; Flaminica Veneris (f. di Venere). Scelta tra le donne più affascinanti dell’Impero, la Flaminica di Venere è sempre una persona di grande carisma e spesso viene impiegata come ambasciatrice di Roma. Difficile infatti resistere alla sua amabilità che riesce a placare qualunque dissidio. Qualche volta l’Imperatore le chiede di assistere a sedute particolarmente accese del Senato per evitare che degenerino in inutili risse politiche. ; Flamen Volcanalis (f. di Vulcano). Questo Flamine spesso viene scelto tra gli scienziati esperti di macchine. Il suo compito infatti è di placare la forza del dio del fuoco ma anche di assecondarne le inclinazioni tecniche di divino fabbro. È sempre presente quando si scatena la forza dei vulcani ma anche nelle sperimentazioni di nuova tecnologia. Spesso collabora con il Flamine o Flaminica di Minerva.


188 VI - DE RELIGIONE Ã REX SACRORUM (RE DEI SACRIFICI) Anticamente le funzioni politiche, militari e religiose erano riunite nelle mani di un solo uomo, il re. Romolo, il nostro primo re, fu infatti anche condottiero, sacerdote e augure. Con il passaggio alla Repubblica e al governo dei consoli le funzioni religiose e politico/ militari furono separate. Le responsabilità dei riti furono affidate a un “rex” religioso detto appunto Rex Sacrorum, il re delle cose sacre. Oggi è il terzo sacerdote in ordine di importanza, dopo il Pontefice Massimo e il Flamine Diale. Fa parte del Collegio dei Pontefici. Il Rex Sacrorum viene scelto tra le famiglie più in vista, preferibilmente patrizie anche se teoricamente non è obbligatorio che sia nobile. La sua carica è a vita e viene nominato direttamente dal Pontefice Massimo. Come il Flamine Diale anche il Rex Sacrorum deve essere nato da una coppia sposata con il rito religioso della confarreatio. Anche lui deve sposarsi con lo stesso rito, poiché sua moglie dividerà parte dei suoi incarichi sacri e prenderà il titolo di Regina Sacrorum. Il Rex porta sempre con sé un’ascia sacra, la Regina indossa una corona di rametti di melograno intrecciati con nastri di lana. Il Rex e la Regina eseguono con continuità dei sacrifici fissi per tenere l’Impero sotto una costante copertura magico-religiosa: alle calende il Rex compie un sacrificio a Giano e la Regina a Fortuna; alle none il Rex sacrifica a Giove e la Regina a Giunone; alle idi il Rex compie un sacrificio a Marte e la Regina a Bellona. Nel caso gli Auguri rilevino presagi negativi o minacce alla pax deorum, il Rex compie immediatamente una serie di riti per placare gli dèi. La Regina si reca a sacrificare con le Vestali. ALTRI ORDINI E SODALIZI SACERDOTALI Ã FRATRES ARVALES (FRATELLI ARVALI) Gli Arvali sono dodici sacerdoti addetti al culto di Cerere. Essi si definiscono “fratelli” poiché si considerano figli della madre Terra. Per ricordare tale discendenza indossano una corona di spighe intrecciate con un nastro bianco. Il sacerdozio fu istituito da Romolo nei primi anni di vita dell’Urbe per assicurare protezione ai campi e di conseguenza garantire che il nascente popolo avesse sempre il necessario sostentamento. Gli Arvali sono sempre scelti tra i patrizi o tra plebei di famiglie molto antiche e rinomate. La carica è a vita e quando uno di loro muore si procede alla nomina di un sostituto. Il numero deve essere costante perché ognuno di essi rappresenta uno dei dodici mesi dell’anno. L’ordine è diretto da un magister, che viene eletto ogni anno e che nomina i nuovi sacerdoti quando si rende necessario. Gli Arvali si riuniscono nel grande tempio di Cerere sull’Aventino. Dalla seconda metà di maggio in poi gli Arvali eseguono una grande quantità di riti mirati a proteggere i campi che stanno per portare frutto. Si recano quindi lungo le strade che escono dall’Urbe e le percorrono fino al quinto miglio, eseguendo a intervalli fissi danze rituali accompagnate da quello che il popolo crede un semplice canto liturgico, il Carmen Arvale, ma che in realtà è un incantesimo di protezione. Queste processioni sono sempre accompagnate da contadini festanti che offrono a Cerere e ai suoi sacerdoti latte fresco, miele e vino. Sono occasioni di grande allegria e a ogni passaggio degli Arvali si organizza una festa paesana. Ã SALII Il collegio fu fondato dal re Numa Pompilio in onore del dio Marte. Ai Salii Numa affidò la custodia di uno degli oggetti più sacri di Roma, l’ancile, lo scudo di Marte. I Salii sono pertanto sacerdoti-guerrieri e solitamente sono scelti tra giovani e prestanti esponenti di famiglie patrizie. La carica è a vita ma è consentito lasciarla per accedere a un sacerdozio superiore o per accettare una carica militare o politica. I Salii vestono in modo da ricordare gli antichi soldati di Roma e il loro abito comprende: ; Trabea. Una tunica bordata di rosso o porpora appuntata su una spalla. ; Cintura di bronzo. Da cui pende una spada. ; Pettorina di bronzo. A simboleggiare la corazza. ; Mantello corto. Da soldato. ; Caschetto a punta. Simile a quello dei flamini. L’ordine è composto da ventiquattro membri ed è diretto da tre alti esponenti: ; Magister. È il capo dell’ordine. ; Praesul. Dirige le danze sacre e le insegna ai novizi. ; Vates. Dirige e insegna i Carmina Saliaria, un complesso di canti antichissimi in una lingua oscura che nessuno più comprende e che sono parte centrale delle cerimonie sacre. I riti officiati dai Salii hanno un carattere selvaggio e misterioso. Generalmente si compongono da danze sfrenate con le armi in pugno associate ai Carmina Saliaria. Queste antiche melodie sono considerate dal popolo poco più che un aspetto coreografico e persino allegro delle cerimonie saliari, ma in realtà i Carmina, recitati secondo cadenze ben precise e accompagnati da una serie di gesti mai casuali, sono più simili a incantesimi che a canzoni. Ai Salii è affidato il controllo su tutti i riti, palesi o segreti, che riguardano il potere militare dell’Impero: aprono e chiudono simbolicamente l’anno militare, benedicono gli eserciti che vanno in guerra, i cavalli, le armi. Ã VESTALES (VESTALI) Le Vestali sono sei sacerdotesse consacrate alla dea Vesta, la dea del fuoco. È il più antico sacerdozio femminile di Roma, istituito da Romolo stesso, e tutt’oggi quello di maggior prestigio. Le Vestali hanno due doveri fondamentali: tenere sempre acceso il sacro fuoco di Vesta, che è uno dei pilastri su cui si regge la potenza di Roma, e preparare la farina di farro consacrata, la “mola salsa”, con la quale si cosparge la testa delle vittime per i sacrifici e si confezionano i pani per le cerimonie solenni.


189 VI - DE RELIGIONE È un sacerdozio molto importante, pertanto l’incarico viene conferito solo a figlie di famiglie patrizie che non abbiano difetti o menomazioni e i cui genitori siano entrambi in vita. Le Vestali vengono scelte ancora bambine, tra i sei e i dieci anni, quando si renda disponibile un posto nell’ordine. Il numero di sei, infatti, non può essere variato. Le Vestali hanno un abbigliamento unico tra i sacerdoti: hanno vesti completamente bianche, portano i capelli divisi in sei trecce arrotolate sul capo, e su di esse portano una specie di alta fascia di lana che sembra una corona. Sopra la corona portano un velo bordato di rosso, fermato sul petto da una spilla d’oro. Il principale dovere di una Vestale è quello di garantire che il fuoco sacro resti sempre acceso: se lo lascia spegnere viene punita con la fustigazione. Una punizione molto più grave riceve quella che spezzi il voto di castità. Le Vestali devono infatti restare vergini per tutta la durata della carica, che dura trent’anni. Poiché una Vestale è sacra e intoccabile e il suo sangue non può essere versato la morte le viene data in un modo crudele: viene sepolta viva in una tomba con poco latte, olio e pane e lasciata morire. A fronte di questi severi doveri grandi sono i privilegi delle Vestali. Uniche donne in tutto l’Impero a non avere necessità di un tutore, sono soggette solo al Rex Sacrorum, anche se è una soggezione puramente formale. Possono testimoniare senza fare giuramento, hanno diritto di grazia se incontrano un condannato che viene porLE VESTALI


190 VI - DE RELIGIONE tato al supplizio, siedono nei primi posti negli edifici pubblici e anche i consoli devono cedere loro il passo. Possono percorrere le vie dell’Urbe su un carro, privilegio negato anche all’Imperatore che, come tutti, deve muoversi con una portantina portata a braccia da schiavi. La più vecchia delle Vestali assume il titolo di Vestale Maxima, e ha grandi poteri. Può eliminare automaticamente una maledizione, curare una possessione o malattie di origine magica, eseguire qualunque rito di Divinazione attraverso il fuoco. Non può subire alcun tipo di incantesimo o aggressione magica ovunque si trovi, mentre le altre Vestali godono della stessa prerogativa purchè restino all’interno della Casa delle Vestali o nel tempio di Vesta. Concluso il suo trentennale servizio una Vestale può ritirarsi a vita privata, tornare in famiglia oppure sposarsi. In realtà molte, dopo aver sperimentato una vita di così grande privilegio e responsabilità, preferiscono restare nella Casa di Vesta e invecchiare là. A parte le funzioni religiose le Vestali svolgono anche altri incarichi di responsabilità. Sono testimoni per i giuramenti, assistono come garanti di imparzialità a riunioni politiche e soprattutto custodiscono su richiesta documenti ufficiali, tra cui principalmente i testamenti ma anche editti e leggi speciali o documenti riservati. Il tempio di Vesta, è infatti garanzia di inviolabilità. Nessuno sa quanti segreti dell’Impero, statali e privati, sono affidati alle Vestali. SACERDOTI NON LEGATI A COLLEGI Ã DAMIATRIX È la sacerdotessa di Bona Dea. A Roma risiede presso il tempio della dea sul colle Aventino e di solito ne è presente una in ogni città provinciale. In alcune città dell’Impero esistono divinità che hanno caratteristiche simili a quelli della Bona Dea (Cibele, Demetra, Persefone, Gaia) e pertanto il culto viene affiancato o unificato e svolto dalle sacerdotesse di quelle dee nei relativi templi. La Damiatrix è riconoscibile dal colore verde delle sue vesti. Indossa infatti una tunica verde chiaro, un mantello verde scuro, mentre sui capelli porta un nastro rosso. La Damiatrix può essere nobile o plebea, ricca o povera, libera o liberta. È di solito una donna sposata, e spesso celebra ella stessa i matrimoni poiché la sua presenza è di buon auspicio per la fertilità della futura coppia. La Damiatrix è un’abile guaritrice e ha sempre una o più apprendiste che sceglie in base alla loro abilità in quest’arte, non importa se schiave o libere. Le istruisce nell’arte della cura e tra di esse sceglie colei che le succederà. È anche una veggente e i suoi responsi sono basati sull’osservazione dei movimenti dei serpenti sacri alla dea. Ã FLAMINES ET FLAMINICAE IMPERIALES (FLAMINI E FLAMINICHE IMPERIALI) I Flamini imperiali sono sacerdoti addetti al culto dei Divi, gli imperatori divinizzati, e le Flaminiche sono addette al culto delle Divae, le imperatrici divinizzate. I Flamini e le Flaminiche si trovano in gran numero in tutte le province, ma non a Roma. Essi rappresentano il potere imperiale fin nella più remota regione, sono garanti della pax deorum e quindi hanno diritto ai più grandi onori, come quello di sedere nei posti migliori nei pubblici spettacoli. A Roma, poiché vi risiede l’Imperatore, questi sacerdoti non sono necessari. Il flaminato imperiale è una carica elettiva che dura tre anni ed è ripetibile. Si viene designati Flamini (o Flaminiche) dall’Ordine dei Decurioni, cioè il Senato cittadino. Ha quindi una grande valenza politica, oltre che religiosa. È l’unica carica pubblica a cui le donne possono essere ufficialmente elette e ottenerla è fonte di grandissimo prestigio. È triste dirlo ma per averla alcune ricche dame conducono in maniera più o meno nascosta degli sconvenienti maneggi con grande passaggio di denaro. Flamini e Flaminiche sono sacerdoti indipendenti, cioè non sono riuniti in un collegio. Sono scelti di solito tra gli esponenti più illustri della società locale e si preferisce che siano persone sposate perché si pensa che siano più responsabili e seri. Non è necessario tuttavia che siano sposati tra loro: il flamine del Divo Augusto e la flaminica della Diva Livia non sono per forza collegati anche se i due Divi erano marito e moglie in vita. CALENDARIO L’intero concetto di calendario ha a che fare con le cose sacre, poiché varie divinità sono preposte ai mesi e ad alcuni specifici giorni e ricade tra i compiti dei sacerdoti stabilire di anno in anno quali siano i giorni leciti o illeciti per svolgere anche le più comuni attività quotidiane. Si può dire che avere in mano un buon calendario in cui siano segnati questi concetti basilari permette a un cittadino di entrare in perfetta connessione con gli dèi. L’attuale calendario in uso in tutto l’Impero è il frutto di diverse riforme e perfezionamenti compiuti dai re e dagli imperatori passati. La principale riforma fu compiuta dal divino Giulio Cesare ed è per questo che ancora lo chiamiamo “calendario giuliano”. L’anno comincia a marzo, quando il mondo rinasce con la primavera, e dura 365 giorni. Poiché gli astronomi hanno calcolato che in realtà l’anno è po’ più lungo, ogni quattro anni si aggiunge un giorno intercalare alla fine dell’ultimo mese, febbraio, per assorbire l’eccedenza. I MESI E LORO SUDDIVISIONE Poiché il numero dei giorni in un anno non consente di attribuire a ogni mese una pari durata alcuni mesi hanno 30 giorni, altri 31 e uno solo, febbraio ne ha 28. Molti mesi sono posti sotto la protezione di un dio o una dea e ne portano il riferimento nel nome. Altri, invece, devono il nome ai tempi antichissimi in cui l’anno era diviso in soli dieci mesi e erano identificati da numeri anzichè nomi propri. ; Ianuarius. Dedicato al dio Giano ; Februarius. Il mese della “februa”, la purificazione


191 VI - DE RELIGIONE ; Martius. Dedicato al dio Marte ; Aprilis. Dedicato a Venere ; Maius. Dedicato alla dea Maia ; Iunius. Dedicato alla dea Giunone ; Iulius. Un tempo Quintilis, il quinto mese dell’anno, poi dedicato al divino Giulio Cesare ; Augustus. Anticamente Sextilis, il sesto mese dell’anno, poi dedicato al divino Augusto ; September. Un tempo il settimo mese dell’anno ; October. L’ottavo mese ; November. Il nono mese ; December. Il decimo mese I mesi hanno dei giorni fissi di riferimento, che in origine segnalavano le fasi della luna, rispetto ai quali si calcola il passare dei giorni: Kalendae, Nonae e Idus. Ogni giorno è identificato in riferimento al punto fisso successivo, sottraendo quanti giorni mancano. In pratica, se si vuole indicare che sono passati quattro giorni dalle Idus di gennaio ci si riferisce in realtà alle successive Kalendae di febbraio e si dice che siamo “ante diem XVII Kalendas februarii”, ovvero “nel diciassettesimo giorno prima delle Kalende di febbraio”. Questo computo comprende sia il giorno da cui si comincia a contare sia quello di arrivo. Perciò dalle Nonae (il quinto giorno del mese) alle Idus (il tredicesimo) ci sono nove giorni e non otto come credono alcune genti non romane. ; Kalendae. È il primo giorno del mese. Il nome deriva da “calare”, ossia “convocare”, poiché è il giorno in cui anticamente si riuniva il popolo per comunicare quali fossero nel mese che cominciava i giorni di festa, quelli fas e nefas. Si abbrevia in K. Le kalendae sono sempre considerate sacre a Giunone tranne che quelle di januarius, dedicate a Saturno. ; Nonae. Il nome deriva dal fatto che questo è il nono giorno prima delle Idus. Si abbrevia in NON. Di solito cade cinque giorni dopo le Kalendae, tranne che nei mesi di Martius, Maius, Iulius e October, in cui è invece sette giorni dopo. Per ricordarsi l’eccezione i bambini mandano a memoria una buffa parolina composta dalla sillaba iniziale di questi mesi, “MarMaIulOc”. ; Idus. Il nome deriva da “iduare” e cioè dividere. È infatti il giorno centrale del mese, e lo divide in due parti. Si abbrevia in EID, poiché nella nostra più arcaica lingua questo giorno era chiamato Eidus. Le Idus cadono il tredicesimo giorno del mese in tutti i mesi tranne che a Martius, Maius, Iulius e October, quando cadono il quindicesimo. Le Idus sono consacrate a Juppiter. CALENDARIO


192 VI - DE RELIGIONE IL CALENDARIO IN USO NELL’IMPERO IL CALENDARIO IN USO NELL’IMPERO Ianuarius Augustus December Februarius Aprilis Iunius September November Martius Maius Iulius October 1 KALENDAE KALENDAE KALENDAE KALENDAE 1 2 postridie Kalendas; a(nte) d(iem) IV Nonas postridie Kalendas; a(nte) d(iem) IV Nonas postridie Kalendas; a(nte) d(iem) IV Nonas postridie Kalendas; a(nte) d(iem) VI Nonas 2 3 a.d. III Nonas a.d. III Nonas a.d. III Nonas a.d. V Nonas 3 4 pridie Nonas pridie Nonas pridie Nonas a.d. IV Nonas 4 5 NONAE NONAE NONAE a.d. III Nonas 5 6 postridie Nonas; a.d. VIII Idus postridie Nonas; a.d. VIII Idus postridie Nonas; a.d. VIII Idus pridie Nonas 6 7 a.d. VII Idus a.d. VII Idus a.d. VII Idus NONAE 7 8 a.d. VI Idus a.d. VI Idus a.d. VI Idus postridie Nonas; a.d. VIII Idus 8 9 a.d. V Idus a.d. V Idus a.d. V Idus a.d. VII Idus 9 10 a.d. IV Idus a.d. IV Idus a.d. IV Idus a.d. VI Idus 10 11 a.d. III Idus a.d. III Idus a.d. III Idus a.d. V Idus 11 12 pridie Idus pridie Idus pridie Idus a.d. IV Idus 12 13 IDUS IDUS IDUS a.d. III Idus 13 14 postridie Idus; a.d. XIX Kalendas postridie Idus; a.d. XVI Kalendas postridie Idus; a.d. XVIII Kalendas pridie Idus 14 15 a.d. XVIII Kalendas a.d. XV Kalendas a.d. XVII Kalendas IDUS 15 16 a.d. XVII Kalendas a.d. XIV Kalendas a.d. XVI Kalendas postridie Idus; a.d. XVII Kalendas 16 17 a.d. XVI Kalendas a.d. XIII Kalendas a.d. XV Kalendas a.d. XVI Kalendas 17 18 a.d. XV Kalendas a.d. XII Kalendas a.d. XIV Kalendas a.d. XV Kalendas 18 19 a.d. XIV Kalendas a.d. XI Kalendas a.d. XIII Kalendas a.d. XIV Kalendas 19 20 a.d. XIII Kalendas a.d. X Kalendas a.d. XII Kalendas a.d. XIII Kalendas 20 21 a.d. XII Kalendas a.d. IX Kalendas a.d. XI Kalendas a.d. XII Kalendas 21 22 a.d. XI Kalendas a.d. VIII Kalendas a.d. X Kalendas a.d. XI Kalendas 22 23 a.d. X Kalendas a.d. VII Kalendas a.d. IX Kalendas a.d. X Kalendas 23 24 a.d. IX Kalendas a.d. VI Kalendas a.d. VIII Kalendas a.d. IX Kalendas 24 25 a.d. VIII Kalendas a.d. V Kalendas a.d. VII Kalendas a.d. VIII Kalendas 25 26 a.d. VII Kalendas a.d. IV Kalendas a.d. VI Kalendas a.d. VII Kalendas 26 27 a.d. VI Kalendas a.d. III Kalendas a.d. V Kalendas a.d. VI Kalendas 27 28 a.d. V Kalendas pridie Kalendas a.d. IV Kalendas a.d. V Kalendas 28 29 a.d. IV Kalendas - a.d. III Kalendas a.d. IV Kalendas 29 30 a.d. III Kalendas - pridie Kalendas a.d. III Kalendas 30 31 pridie Kalendas - - pridie Kalendas 31


193 VI - DE RELIGIONE IL CALENDARIO IN USO NELL’IMPERO IL CALENDARIO IN USO NELL’IMPERO Ianuarius Augustus December Februarius Aprilis Iunius September November Martius Maius Iulius October 1 KALENDAE KALENDAE KALENDAE KALENDAE 1 2 postridie Kalendas; a(nte) d(iem) IV Nonas postridie Kalendas; a(nte) d(iem) IV Nonas postridie Kalendas; a(nte) d(iem) IV Nonas postridie Kalendas; a(nte) d(iem) VI Nonas 2 3 a.d. III Nonas a.d. III Nonas a.d. III Nonas a.d. V Nonas 3 4 pridie Nonas pridie Nonas pridie Nonas a.d. IV Nonas 4 5 NONAE NONAE NONAE a.d. III Nonas 5 6 postridie Nonas; a.d. VIII Idus postridie Nonas; a.d. VIII Idus postridie Nonas; a.d. VIII Idus pridie Nonas 6 7 a.d. VII Idus a.d. VII Idus a.d. VII Idus NONAE 7 8 a.d. VI Idus a.d. VI Idus a.d. VI Idus postridie Nonas; a.d. VIII Idus 8 9 a.d. V Idus a.d. V Idus a.d. V Idus a.d. VII Idus 9 10 a.d. IV Idus a.d. IV Idus a.d. IV Idus a.d. VI Idus 10 11 a.d. III Idus a.d. III Idus a.d. III Idus a.d. V Idus 11 12 pridie Idus pridie Idus pridie Idus a.d. IV Idus 12 13 IDUS IDUS IDUS a.d. III Idus 13 14 postridie Idus; a.d. XIX Kalendas postridie Idus; a.d. XVI Kalendas postridie Idus; a.d. XVIII Kalendas pridie Idus 14 15 a.d. XVIII Kalendas a.d. XV Kalendas a.d. XVII Kalendas IDUS 15 16 a.d. XVII Kalendas a.d. XIV Kalendas a.d. XVI Kalendas postridie Idus; a.d. XVII Kalendas 16 17 a.d. XVI Kalendas a.d. XIII Kalendas a.d. XV Kalendas a.d. XVI Kalendas 17 18 a.d. XV Kalendas a.d. XII Kalendas a.d. XIV Kalendas a.d. XV Kalendas 18 19 a.d. XIV Kalendas a.d. XI Kalendas a.d. XIII Kalendas a.d. XIV Kalendas 19 20 a.d. XIII Kalendas a.d. X Kalendas a.d. XII Kalendas a.d. XIII Kalendas 20 21 a.d. XII Kalendas a.d. IX Kalendas a.d. XI Kalendas a.d. XII Kalendas 21 22 a.d. XI Kalendas a.d. VIII Kalendas a.d. X Kalendas a.d. XI Kalendas 22 23 a.d. X Kalendas a.d. VII Kalendas a.d. IX Kalendas a.d. X Kalendas 23 24 a.d. IX Kalendas a.d. VI Kalendas a.d. VIII Kalendas a.d. IX Kalendas 24 25 a.d. VIII Kalendas a.d. V Kalendas a.d. VII Kalendas a.d. VIII Kalendas 25 26 a.d. VII Kalendas a.d. IV Kalendas a.d. VI Kalendas a.d. VII Kalendas 26 27 a.d. VI Kalendas a.d. III Kalendas a.d. V Kalendas a.d. VI Kalendas 27 28 a.d. V Kalendas pridie Kalendas a.d. IV Kalendas a.d. V Kalendas 28 29 a.d. IV Kalendas - a.d. III Kalendas a.d. IV Kalendas 29 30 a.d. III Kalendas - pridie Kalendas a.d. III Kalendas 30 31 pridie Kalendas - - pridie Kalendas 31


194 VI - DE RELIGIONE Ã NUNDINAE La gente del popolo non si basa tanto sul conto di kalendae, nonae e idus. La vita di tutti i giorni viene regolata sul ritmo dei giorni di mercato, che nelle città di antica tradizione si tiene ogni nove giorni. Questo intervallo di tempo è detto “nùndina”, e a voler essere precisi si tratta di un intervallo di otto giorni, poiché il nono è di nuovo il giorno del mercato. Nei calendari i giorni delle nùndinae sono segnati con le lettere dell’alfabeto da A a H, in cui A è il giorno di mercato. La sequenza comincia il primo giorno dell’anno e si ripete sempre uguale fino alla fine. La nùndina completa va da mercato a mercato, cioè da A a A. NÙNDINA A B C D E F G H A mercato mercato Nei giorni di mercato la gente delle campagne si reca in città a vendere i propri prodotti ed è sempre un momento di festa. È anche il giorno di paga di braccianti, operai o altri lavoranti. Con un po’ di soldi in tasca, la festa nell’aria e le tabernae vinariae piene è facile comprendere come questa giornata possa essere un po’ agitata. Ã SEPTIMANAE Nella maggiori città, dove esistono comunità di genti provenienti da varie province e con costumi diversi, si utilizza un computo del tempo basato su sette giorni anziché otto, la septimana. È ispirato al sistema in uso tra i Giudei, i quali ogni sette giorni si astengono dal lavoro e pregano. Questo sacro giorno è da loro chiamato Shabbat. Anche i Cristiani hanno un giorno dedicato al riposo religioso, la dies Dominica, il giorno del Signore. Poiché anche l’Impero conosce una sequenza di sette giorni, dedicati ciascuno a una divinità, questo è un modo comodo per intendersi e viene ampiamente utilizzato. LE SETTIMANE NEI VARI SISTEMI CALENDARIALI Calendario moderno Calendario imperiale Calendario cristiano Domenica Dies Solis Dies Dominica Lunedì Dies Lunae Dies secunda Martedì Dies Martis Dies tertia Mercoledì Dies Mercurii Dies quarta Giovedì Dies Iovis Dies quinta Venerdì Dies Veneris Dies sexta Sabato Dies Saturni Sabbatum


195 VI - DE RELIGIONE GIORNI PARTICOLARI All’inizio di ogni anno il Collegio dei Pontefici si riunisce, studia il cielo e i segni terrestri e identifica i giorni in cui gli dèi sono favorevoli alle imprese umane o no, oppure i giorni in cui si possono verificare accadimenti speciali. Il calendario recante queste informazioni viene appeso nel foro di ogni città in modo che tutti i cittadini siano informati. ; Dies fasti. Gli dèi guardano con favore al mondo degli uomini. Il giorno è considerato “fas”, lecito, religiosamente consentito. Si possono trattare affari, discutere cause nel foro, firmare contratti, celebrare matrimoni, riunire le assemblee del popolo, dare inizio a spedizioni militari. Sono la maggior parte dei giorni dell’anno, circa 240 su 365. Sui calendari vengono contrassegnati dalla lettera F. ; Dies nefasti. Sono giorni in cui le divinità sono contrarie. Tutto è “nefas”, non religiosamente lecito, quindi non si possono fare sacrifici, dare inizio a nuove imprese come inaugurazione di edifici o varo di navi, celebrare matrimoni. Sono anche giorni in cui è necessario dedicarsi a attività di espiazione o a particolari riti religiosi. Sono sempre nefasti i giorni successivi a Kalendae, Nonae e Idus di ogni mese. Qualche giorno nefas inatteso può sempre capitare in seguito a eventi particolari e imprevisti. Questi giorni sono contrassegnati dalla lettera N. ; Dies endotercisi. Sono giorni “tagliati a metà”, come il nome suggerisce. Sono cioè sfavorevoli all’inizio e alla fine della giornata ma favorevoli nella parte centrale. Vengono segnalati con le lettere EN. ; Dies magici. Sono giorni in cui le forze magiche naturali e umane sono più forti e possono essere sfruttate (in bene e in male) con più efficacia che in altri giorni. A volte avvengono manifestazioni spontanee di forze soprannaturali e può capitare che anche persone non addestrate facciano esperienze fuori dal comune (sogni, visioni). Questi giorni vengono segnalati con la lettera M. LE FESTIVITÀ DELL’ANNO Moltissime sono le feste religiose o civili che si celebrano in un anno poiché a quelle comuni a tutto l’Impero si debbono aggiungere anche quelle locali di città o comunità. Quelle celebrate in tutto l’Impero sono le seguenti: Ã GENNAIO ; 1: entrata in carica dei consoli. Nelle città delle varie province è il giorno in cui entrano in carica i magistrati cittadini. In entrambi i casi una processione solenne accompagna i magistrati fino alla Curia, si celebrano i dovuti sacrifici, poi gli àuguri traggono gli opportuni vaticini. ; 3 o 5: Compitalia. Feste dei Lares Compitales, gli spiriti protettori degli incroci stradali. Ai Lares nelle edicolette lungo le strade vengono offerti dei piccoli dolci al miele. Anche gli altari dei Lares familiari vengono ornati di fiori e dolci e vengono appese alla porta d’ingresso delle case delle statuine fatte con la lana, o delle sfere dello stesso materiale. È una festa mobile e di anno in anno la data esatta viene decisa dai sacerdoti e dai magistrati. ; 9: Agonalia in onore di Giano. La festa degli Agonalia cade quattro volte l’anno e ogni volta è dedicata a una diversa divinità. Quella di gennaio è dedicata a Giano, dio degli inizi. La festa fu istituita dal re Numa Pompilio all’alba di Roma. Oggi come allora viene celebrata con il sacrificio di un ariete nero. Ã FEBBRAIO ; 13-15: Lupercalia. Festa purificatoria in onore di Lupercus, antica divinità delle origini protettrice delle greggi contro i lupi. Viene celebrata dai sacerdoti Luperci che, vestiti di pelli e con maschere da lupi, percorrono la città in corse e balli sfrenati, frustando i passanti con piccole cordicelle di cuoio. Essere frustati dai Luperci porta grandissima fortuna ed è augurio di fertilità per le donne: molte si dispongono lungo la corsa dei Luperci per ricevere sulle mani il tocco della cordicella. È una festa amatissima a Roma, dove è vivo il mito della lupa che allattò i fondatori dell’Urbe, mentre fuori dell’Italia non viene celebrata dappertutto. ; 17: Quirinalia. Festa del dio Quirino, il più romano degli dèi, istituita dal re Numa Pompilio. Anche questa è una festa legata alla storia più antica di Roma, poco apprezzata nel resto dell’Impero dove Quirino viene spesso sovrapposto a altre divinità locali, spesso al padre Giove. ; 13 - 21: Parentalia. Festa familiare in cui si celebrano gli antenati e i defunti della propria famiglia, a cui vengono offerti ghirlande di fiori, pane e vino. Le famiglie si riuniscono per cenare e commemorare i defunti e si distribuiscono piccoli regali. La festa è celebrata in tutto l’Impero in vari modi a seconda delle tradizioni locali. L’ultimo giorno si salda con la festa ufficiale dei defunti, le Feralia. ; 21: Feralia. Festa dei defunti con celebrazioni ufficiali anche nei sepolcri imperiali. Per rispetto dei morti nel giorno delle Feralia i templi restano chiusi e i magistrati non indossano la toga praetexta, simbolo della loro dignità, e non si celebrano matrimoni. ; 27: Equirria. Feste indette dallo stesso divino Romolo in onore di suo padre Marte. Si celebrano in diversi giorni dell’anno ma quella di gennaio è particolarmente importante poiché in questo giorno inizia la stagione delle operazioni militari e l’esercito esce dai ricoveri invernali. Le feste vengono celebrate con corse di cavalli e parate militari.


196 VI - DE RELIGIONE Ã MARZO ; 1: Capo d’anno e Renovatio Ignis. Si rinnova il fuoco di Vesta. Le Vestali compiono un rito purificatore e accendono il fuoco sacro in un nuovo braciere perché il nuovo anno sia accompagnato da un nuovo fuoco. Il clima che si respira alla vigilia del Capo d’Anno è sempre ambivalente: da una parte ci sono i preparativi festosi per la cena celebrativa e dall’altra è sempre presente la paura che il nuovo fuoco non si accenda mentre il vecchio viene spento, lasciando così la città priva della protezione di Vesta. ; 5: Navigium Isidis. Festa della “nave di Iside”. In questo giorno il mare viene “riaperto” dopo la chiusura invernale e ricomincia la navigazione. Essendo Iside la dea protettrice della navigazione, nelle città di mare la celebrazione è officiata dai sacerdoti della dea. Questi costruiscono una piccola nave e la decorano con ghirlande di fiori, poi la portano in allegra processione verso il porto. Qui la nave viene abbandonata alle onde perché Iside regni sul mare proteggendo chiunque vi si avventuri. ; 7: Matronalia. Festa in onore di Giunone Lucina, la dea che aiuta le nascite. Le matrone si recano ai templi di Giunone portando corone di fiori e chiedendo alla dea benevola assistenza per le famiglie e soprattutto protezione per quelle che dovranno partorire entro l’anno. È una festa tutta femminile, ed è costume che gli uomini portino un regalo alle mogli e alle madri. ; 14: Equirria. Secondo appuntamento con la festa dedicata a Marte. In questa occasione la festa è presieduta e organizzata dai sacerdoti Salii di Marte, che compiono anche speciali riti di purificazione dei cavalli da guerra. ; 15: Saliorum processio. I sacerdoti Salii portano in processione nell’Urbe gli ancilia, gli scudi sacri di Marte, e le lance del dio. È una sfilata rumorosa, poiché i Salii vestono l’armatura completa e mentre corrono battono bastoncini sugli scudi e cantano antichi inni, i Carmina Saliaria, in una lingua così arcaica che nessuno ne capisce il significato. Durante la sfilata i sacerdoti toccano con le lance e gli scudi alcuni luoghi segreti per estendere una speciale protezione a certi edifici o aree della città. Non è noto quale sia la minaccia da cui la città dev’essere protetta né chi ne sia il responsabile né quali siano le zone che devono ricevere una così speciale protezione. Nessuno finora è riuscito a individuare lo schema di quello che è in effetti un gigantesco incantesimo protettivo. Tutta la cerimonia ha quindi un lato ignoto, accuratamente dissimulato sotto l’aspetto di una processione di festa. ; 15 - 16: Bacchanalia. Riti antichissimi in onore di Bacco, che nelle province di influenza greca si chiamano Dionysia. Esistono due tipi di Bacchanalia: quelli più “addomesticati”, festeggiati apertamente dalla popolazione con canti, danze e grandi bevute e quelli misterici, riservati agli adepti del culto segreto di Bacco. Questi in passato hanno prodotto degli eccessi di cui non si hanno chiare indicazioni poiché i risultati delle indagini fatte eseguire dal Senato sono rimasti secretati e chiusi in una sezione speciale del Tabularium, l’archivio ufficiale dello Stato. Si sa solo che in seguito a questi eventi nel VI secolo aUc fu emessa una legge tutt’ora in vigore, il Senatus consultum de Bacchanalibus, che pone chiare regole per la celebrazione di questi riti e ne affida il controllo al Collegio dei Pontefici. ; 15 - 28: Rito del Sanguem di Cibele e Attis. Più che di un’unica festa si tratta di un complesso insieme di riti che celebrano le vicende della dea Cibele e del suo figlio-compagno Attis. I riti cominciano il primo giorno con una processione che porta fasci di canne palustri fino al locale tempio della Magna Mater; una settimana dopo si portano rami di pino; il 24 marzo si piange la morte di Attis e i sacerdoti si feriscono ritualmente, da cui il nome di “Sanguem” al rito; il 25 si celebra la resurrezione di Attis; l’ultimo giorno si iniziano ai misteri di Cibele e Attis i nuovi adepti. Sono riti a metà tra l’espiazione, l’esorcismo e l’iniziazione e sono sempre guardati con un minimo di sospetto dal Collegio dei Pontefici. Tuttavia la Magna Mater è una divinità amatissima da tutti i cittadini dell’Impero e inoltre uno dei Pignora Imperii, i sacri oggetti che custodiscono il destino di Roma, appartiene proprio alla dea. Chiaramente nessuno pensa di vietare i suoi riti o di disciplinarli, ci si limita a tenerli sotto controllo. ; 17: Liberalia. Feste in onore di Liber Pater, antica divinità agreste dei nostri padri. Anche se in molte province non si sa bene chi sia questo dio laziale la festa è celebrata in tutto l’Impero perché è il giorno in cui i ragazzi di 16 anni depongono la toga praetexta da fanciulli e ricevono la toga virilis degli adulti. È un rito di passaggio atteso dai ragazzi e celebrato con grandi feste da tutte le famiglie fino ai più lontani confini dell’Impero. ; 17: Agonalia. In onore di Marte. ; 23: Tubilustrium. Consacrazione e purificazione delle trombe (tubae) e altri strumenti militari. Anche in questo caso i protagonisti della celebrazione sono i sacerdoti Salii. ; 23: Dies natalis Minervae. La nascita della dea della ragione è festa sacra agli intellettuali, gli scribi e gli studiosi. In questo giorno vengono pagati gli oratori e i grammatici. Per motivi sconosciuti è in questa data che tradizionalmente le donne consultano indovini e veggenti e in ogni città intorno a questo periodo si assiste a una maggiore concentrazione di questi personaggi, attirati dalla prospettiva di guadagno. È quindi un periodo sorvegliato con attenzione dalla Cohors Arcana. ; 31: festa di Luna. La dea della Luna è venerata in tutto l’Impero sotto varie incarnazioni, poiché varie dee condividono parte delle prerogative lunari: Artemis, Selene, Hecate, Proserpina. Anche il culto tutto maschile e solare di Mitra accoglie Luna nei propri riti, poiché colei che guida il carro notturno è l’essenza complementare del Sole che guida il carro diurno.


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