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“Una processione interminabile di gente usciva a gruppi dall’edificio dirimpetto, dove un delegato della Questura esaminava i passaporti. La maggior parte, avendo passato una o
due notti all’aria aperta, accucciati come cani per le strade di Genova, erano stanchi e pieni
di sonno. Operai, contadini, donne con bambini alla mammella, ragazzetti che avevano
ancora attaccata al petto la piastrina di latta
dell’asilo infantile passavano, portando quasi
tutti una seggiola pieghevole sotto il braccio,
sacche e valigie d’ogni forma alla mano o sul
capo, bracciate di materassi e di coperte, e il
biglietto col numero della cuccetta stretto fra
le labbra”. Così Edmondo de Amicis racconta
nel romanzo Sull’oceano la partenza degli italiani verso il nuovo mondo. È il 1884, lo stesso
anno dell’articolo del Chicago Tribune che
apre questo volume, un racconto di centocinquant’anni di migrazioni italiane, dall’esodo
postunitario alle partenze dei nostri giorni,
che non sono solo di giovani cervelli in fuga
ma anche di semplici braccia da fatica. Il tutto
attraverso le fonti giornalistiche dei paesi d’arrivo. Lo sguardo non di chi partiva, insomma,
ma di chi accoglieva quel flusso di essere umani, che negli ultimi ha acquisito un’innegabile
visibilità nel nostro dibattito pubblico.
Che gl’italiani siano stati, e siano ancora,
un popolo di emigranti è un fatto che nessuno
pare più voler nascondere. E che siano spesso
stati accolti da razzismo e ostilità è altrettanto
assodato. Questo volume, però, non è un repertorio delle discriminazioni subite. Perché
se è vero che la sua lettura conferma che le
grandi migrazioni portano con sé tensioni e
conflitti, è altrettanto evidente che – se osservato con attenzione – lo spettro delle opinioni
e dei punti di vista sul fenomeno migratorio è
sempre stato molto ampio. Ci sono articoli che
grondano disprezzo – e che ovviamente vanno
letti con le lenti del loro tempo – ma anche analisi e commenti che cercano di capire e si sforzano di proporre soluzioni. Spesso trasudano
un paternalismo fastidiosamente sussiegoso,
ma sono anche il segno che sul tema un dibattito aperto esisteva già alla fine dell’ottocento,
soprattutto negli Stati Uniti.
In tutti i paesi di destinazione l’atteggiamento verso gli emigranti italiani ha attraversato diverse trasformazioni, legate ai grandi
eventi della storia, alle congiunture economiche e al livello d’integrazione raggiunto. I giornali stranieri hanno raccontato questi cambiamenti con una certa atte

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Published by scuccia, 2019-12-06 10:54:26

Internazionale Storia n. 1 novembre 2020

“Una processione interminabile di gente usciva a gruppi dall’edificio dirimpetto, dove un delegato della Questura esaminava i passaporti. La maggior parte, avendo passato una o
due notti all’aria aperta, accucciati come cani per le strade di Genova, erano stanchi e pieni
di sonno. Operai, contadini, donne con bambini alla mammella, ragazzetti che avevano
ancora attaccata al petto la piastrina di latta
dell’asilo infantile passavano, portando quasi
tutti una seggiola pieghevole sotto il braccio,
sacche e valigie d’ogni forma alla mano o sul
capo, bracciate di materassi e di coperte, e il
biglietto col numero della cuccetta stretto fra
le labbra”. Così Edmondo de Amicis racconta
nel romanzo Sull’oceano la partenza degli italiani verso il nuovo mondo. È il 1884, lo stesso
anno dell’articolo del Chicago Tribune che
apre questo volume, un racconto di centocinquant’anni di migrazioni italiane, dall’esodo
postunitario alle partenze dei nostri giorni,
che non sono solo di giovani cervelli in fuga
ma anche di semplici braccia da fatica. Il tutto
attraverso le fonti giornalistiche dei paesi d’arrivo. Lo sguardo non di chi partiva, insomma,
ma di chi accoglieva quel flusso di essere umani, che negli ultimi ha acquisito un’innegabile
visibilità nel nostro dibattito pubblico.
Che gl’italiani siano stati, e siano ancora,
un popolo di emigranti è un fatto che nessuno
pare più voler nascondere. E che siano spesso
stati accolti da razzismo e ostilità è altrettanto
assodato. Questo volume, però, non è un repertorio delle discriminazioni subite. Perché
se è vero che la sua lettura conferma che le
grandi migrazioni portano con sé tensioni e
conflitti, è altrettanto evidente che – se osservato con attenzione – lo spettro delle opinioni
e dei punti di vista sul fenomeno migratorio è
sempre stato molto ampio. Ci sono articoli che
grondano disprezzo – e che ovviamente vanno
letti con le lenti del loro tempo – ma anche analisi e commenti che cercano di capire e si sforzano di proporre soluzioni. Spesso trasudano
un paternalismo fastidiosamente sussiegoso,
ma sono anche il segno che sul tema un dibattito aperto esisteva già alla fine dell’ottocento,
soprattutto negli Stati Uniti.
In tutti i paesi di destinazione l’atteggiamento verso gli emigranti italiani ha attraversato diverse trasformazioni, legate ai grandi
eventi della storia, alle congiunture economiche e al livello d’integrazione raggiunto. I giornali stranieri hanno raccontato questi cambiamenti con una certa atte

«C’è l’incontro tra individui,
nessuna forma di razzismo
organizzato e soprattutto
una positiva coesistenza:

e non è poco».

bene, ma non c’è una vera e propria integrazione. che dunque consente nell’identità la coesistenza
«Quella si realizza quando coloro che abitano gli di elementi che fra loro - a rigore di logica - do-
stessi spazi condividono tutto: valori, principi, vrebbero escludersi. Il fatto per esempio di avere
mentalità, il progetto sul futuro della società; una storia passata e quello di poter ricominciare
quando hanno gli stessi diritti e la stessa lingua». da zero. Il fatto di avere un’etnia di provenienza,
Elementi per i quali ci vuole un tipo di impalca- ma anche un’altra cucita sopra, ino a essere com-
tura, di sostegni e di infrastrutture da parte dello pletamente sovrapposta. Possibile, perché poi, in
Stato, più da Europa del Nord che da paese me- fondo, la frontiera non è una porta. E anzi l’opera
diterraneo. «Ecco, per tutto questo siamo un po’ d’arte installata sullo scoglio sud dell’isola di Lam-
indietro. Una politica per l’integrazione non sono pedusa da Mimmo Paladino Porta di Lampedusa
bravi a promuoverla né i tunisini, né gli italiani. - porta d’Europa, da questo punto di vista con-
C’è però l’incontro tra individui, nessuna forma di tiene un paradosso. La frontiera infatti non è mai
razzismo organizzato e soprattutto una positiva un passaggio. Non è qualcosa che si attraversa,
coesistenza: e non è poco», dice Hannachi. se non per la burocrazia. La frontiera è piuttosto
uno stagno, una piscina. Qualcosa in cui si sta.
C’è da chiedersi se possa essere diversamente, Un posto che mescola, molto prima di dividere.
attraversando la Sicilia che è a guardare bene un’e-
norme frontiera a forma di isola. Un posto che nei Il ilosofo tedesco Gottfried Wilhelm Leibniz
sussidiari, alla voce “regioni coninanti”, porta utilizzava per contestare l’atomismo la formula
scritta una risposta spiazzante: nessuna. Nessuna, “natura non facit saltus”: la natura non procede
quindi tutte quante nella stessa misura. Un posto a salti, ma per gradazioni. Per quanto riguarda
la natura si sbagliava, ma l’affermazione è va-
lida senz’altro per il confine: non è un salto, al
massimo è uno scivolo. Qualcosa che procede
per gradi. Una scala mobile che si muove pur
conservando le sue proporzioni, che può essere
a sua volta percorsa a diverse velocità e che in al-
cuni momenti consente il passaggio a uno stato
diverso, la salita o la discesa da un piano all’altro
del palazzo, senza che quasi ce ne si accorga.

A P R O P O S I T O D I I D E N T I TÀ che coesistono e slit-
tano per gradi, ecco, per esempio, Portella della
Ginestra, luogo simbolo della prima strage di maia
dell’Italia repubblicana (1 maggio 1947), che si trova
nel territorio del Comune di Piana degli Albanesi.
Dove da secoli risiede la più concentrata comu-
nità arbëreshë d’Italia, discendenti degli antichi
albanesi giunti alla ine del 1400, anche a seguito a
dell’invasione ottomana della Penisola Balcanica.
Dopo 500 anni questa comunità ha conservato
una forte identità: nelle strade si parla arbëreshë,
persone e insegne sono bilingue, in chiesa si segue
il rito greco-bizantino (tanto che prima, ino agli
anni Quaranta, il nome era Piana dei Greci).

S I C I L I A M U L T I E T N I C A 107

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TRAFFICANTI DI MARE IL SEGRETO

DOMENICA 22 DICEMBRE ALLE 21.55 DEGLI OCEANI

P R O D O T T O da Leonardo di MERCOLEDÌ 25
Caprio e vincitore del Premio DICEMBRE ALLE 20.55
del pubblico allo scorso Sun-
dance Festival, il documenta- Quando si parla di barriere
rio Sea of Shadows: Trafficanti di Mare racconta una vera e propria missione coralline si pensa subito
di salvataggio nel Golfo di California, dove i cartelli della droga messicani e i ad acque cristalline e piene
trafficanti cinesi minacciano la vita marina dell’intera regione alla ricerca di di vita. Ma per scoprirne
preziosi totoaba, pesci di grandi dimensioni la cui vescica natatoria, secondo i segreti - e soprattutto il
la tradizione popolare cinese, avrebbe miracolosi poteri curativi. Una pratica loro ruolo nella nostra vita
di pesca che mette in pericolo l’intero ecosistema marino e in particolare la di tutti i giorni - bisogna
focena del Golfo di California, o vaquita, un piccolo cetaceo a rischio estinzione. tornare indietro di milioni
Il documentario segue un team di scienziati, ambientalisti, giornalisti e agenti di anni, lasciare i mari e
sotto copertura che mettono a rischio le loro vite per fermare questo mercato recarsi in cima alle Dolomiti.
criminale e salvare le ultime focene rimaste. Qui si trovano esempi
unici al mondo di antiche
IL REGNO DEL LUPO BIANCO barriere esposte e rimaste
intatte fino ad oggi.
DAL 13 DICEMBRE, IL VENERDÌ ALLE 21.10 Ne Il segreto degli Oceani,
in onda su National
Il fotografo e beneficiario di un fondo di Geographic il 25 dicembre
ricerca National Geographic, Ronan Donovan, alle 20.55, Federico Fanti,
ci porta con questa serie alla ricerca del geologo e paleontologo
misterioso lupo bianco. In Il regno del lupo ed emerging explorer
bianco seguiremo un branco di questi di National Geographic
affascinanti animali sull’isola di Ellesmere, ci accompagna in un
“il giardino dell’Artico”, mentre si preparano viaggio nel tempo, dalle
ad affrontare il lungo e buio inverno polare. antiche barriere coralline
a quelle attuali. Con lui
Grace Young, ingegnere
robotico, e Vanessa
Lovenburg, biologa
marina. Il documentario
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L’ho fatto con un certo distacco, perché sona molto significativa nella mia vita: il mio
non volevo assumere il ruolo di “emigrante capo alla General Motors, che mi ha proposto
professionista”, nostalgico di un glorioso pas- di fare teatro nel circolo dei dipendenti, dato
sato nella sua terra d’origine, che tale non è che c’erano diverse persone interessate, pro-
mai stato. Non ho mai sentito la nostalgia babilmente ispirate dai grandi capi dei vari
dell’immigrato, il folklore melodrammatico dipartimenti, che facevano teatro in inglese al
dell’emigrante che passa la vita a sottolineare Caracas theater club.
quanto ha lavorato. Per me va sottolineata la
creatività del lavoro fatto, più che la quantità. Da quel momento sono cominciati i tuoi rappor-
La comunità italiana ha dimostrato una stra- ti con l’ambiente culturale venezuelano...
ordinaria capacità creativa in tutti i campi. È Sì, per quattro decenni, durante i quali ho par-
questo l’immenso patrimonio che la comunità tecipato attivamente alle attività dell’Ateneo
italiana lascia in eredità ai suoi discendenti e de Caracas, del Nuevo Grupo, del teatro Tere-
al paese che li ha ospitati. Si tratta di un monu- sa Carreño.
mento all’integrazione al quale hanno contri-
buito dal lavoratore più anonimo all’impren- Come hai conosciuto tuo moglie Rita?
ditore che ha dovuto inventare aziende mo- In un ufficio delle Galerías Bolívar, un luogo
derne partendo da zero. Abbiamo tutti lavora- iconico degli anni sessanta e settanta, un pas-
to moltissimo, ma non dovremmo insistere su saggio obbligato per quanti, fra noi, si sentiva-
questo, perché, in fondo, era l’unica possibili- no cosmopoliti.
tà che ci è stata data e dovevamo accettarla.
Dimmi cosa significava essere cosmopolita in
Come iniziano le tue attività nel mondo della quella Caracas.
cultura, del teatro e i tuoi rapporti con le perso- Sedersi al Piccolo Caffè era come stare in via
nalità di quell’ambiente? Veneto, per la concentrazione di italiani che a
Fin da giovanissimo ho avuto un’inclinazione quei tavoli, tra un caffè e un Campari, costrui-
in questo senso, forse perché nel mio paese vano fantastici castelli in aria. Mangiare al
c’era una notevole attività intellettuale. C’era vecchio Coq d’Or ci risparmiava un viaggio a
un’istituzione molto italiana: la “filodramma- Parigi. L’acquisto di prelibatezze al Bottegone
tica”, che altro non è che un gruppo di teatro era un imperativo per i buongustai.
amatoriale. Questo tipo di organizzazione era
presente in tutta Italia, soprattutto nei piccoli Raccontaci come sei arrivato a Rita...
centri. Ho assistito a una rappresentazione dei Un italiano, habitué del Piccolo, mi chiese di
Masnadieri di Schiller, rimanendo abbagliato accompagnarlo al settimo piano per incontra-
dalla magia del teatro. Avevo otto o nove anni. re una ragazza italiana che stava corteggian-
Quando sono emigrato, tuttavia, tutte queste do. Non ce l’ha fatta. Qualche giorno dopo
preoccupazioni ed esperienze si sono dissolte. Rita usciva già con me e un secolo dopo conti-
Mi sono lasciato alle spalle il mio piccolo mon- nua a farlo. Rita è figlia di piemontesi e i suoi
do. Era arrivato il momento di crescere, di af- genitori erano emigrati in Argentina prima di
frontare la vita. Nella mia nuova situazione venire qui. Il padre era un po’ un avventuriero
parlare di teatro era un tabù. – non era un emigrante classico, come la mag-
gior parte di quanti venivano in Venezuela.
Ma l’hai sempre portato con te.
Interiormente sì. Il teatro è rimasto in uno sta- Avete mantenuto i contatti con l’Italia?
to di letargo, finché non ho incontrato una per- Finché i miei genitori erano vivi. L’anno in cui

Internazionale storia | In cerca di fortuna 157

è morto, mio padre aveva insistito per andar- stranieri sono persone di qui. Sono intellettua-
sene in vacanza al paese. Mia madre non era li totalmente impegnati nel paese, senza aver
molto d’accordo perché era preoccupata per la cancellato dalla loro esistenza il loro luogo
sua condizione di diabetico. Ma non ci fu mo- d’origine. Questo paese mi ha accolto magni-
do di fermarlo e lui ci andò. Morì qualche gior- ficamente. Devo tutto al Venezuela e non mol-
no dopo, immagino serenamente, come aveva to all’Italia, se si escludono i codici fondamen-
inconsciamente voluto. Mia madre invece è tali acquisiti nei primi anni di vita, che sono
morta qui in Venezuela. quelli che determinano il comportamento fu-
turo delle persone. Sono un prodotto delle mie
Cosa senti di essere, Antonio? origini ma anche un prodotto dei cinquant’an-
Mi sento un ibrido interessante. Mi sento co- ni che ho trascorso qui.
me un bigamo che vive tra due amori: l’amore
primigenio e l’amore d’elezione. Perché non E i tuoi figli?
mi considero né puramente italiano né pura- La primogenita è dermatologa. Mio figlio si è
mente venezuelano, ma semmai un insieme laureato in informatica, ma ha preferito la fo-
di esperienze. Considero un privilegio quello tografia artistica e la gastronomia. Entrambi
di sfruttare e mantenere questa duplice visio- hanno la doppia nazionalità e, fatto curioso,
ne della mia vita. È di una ricchezza straordi- proprio l’altro ieri a mio nipote, che ha un an-
naria, la difendo e la mantengo così com’è. no, è stato dato il passaporto italiano, perché
non ci sono passaporti venezuelani. È para-
Come senti di essere considerato in Venezuela? dossale che un bambino nato qui, da genitori
Più di ogni altra cosa come venezuelano. Un venezuelani, abbia un passaporto di un altro
venezuelano con certe particolarità, ma un paese di cui non ha nemmeno respirato l’aria.
venezuelano. Qualcuno di noto negli ambien-
ti culturali, come altri, per esempio Antonio Hai pensato di lasciare il Venezuela?
Pasquali, Graziano Gasparini, Ernesto Armi- Ogni espatriato porta sempre con sé un esilio
tano, Corrado Galzio, che pur avendo nomi interiore. Non voglio portarne due con me. uff

Prodavinci è una testata Internazionale storia | In cerca di fortuna
online venezuelana di
attualità, politica e
cultura. È stata lanciata
nel 2009.

158

Gli italobangladesi
sbarcano a Londra

Il quartiere di Tower Hamlets è la destinazione
scelta da una nuova generazione di migranti:
cittadini italiani originari del Bangladesh che
provano a costruirsi una nuova vita in Inghilterra
Hilary Clarke, The Independent, Regno Unito,
29 novembre 2015

MICHA THEINER

Il Caffè Italia a Whitechapel, Londra, 13 novembre 2015 159
Internazionale storia | In cerca di fortuna

Il grande melting pot di Londra est si Molti erano lavoratori specializzati e diploma-
sta arricchendo di un nuovo sapore, grazie ti che avevano lasciato l’Asia attirati dalla pro-
all’arrivo di migliaia di immigrati italobangla- spettiva di un lavoro nelle industrie dell’Italia
desi in fuga dalla stagnazione economica settentrionale. Ma con il calo dell’occupazione
dell’Europa meridionale. Si stima che negli nel settore manifatturiero, oggi in migliaia
ultimi tre o quattro anni seimila famiglie italo- stanno decidendo di migrare di nuovo, stavol-
bangladesi abbiano raggiunto il Regno Unito ta verso il Regno Unito.
dall’Italia. Può anche darsi che questa presen-
za sia una goccia nel mare rispetto ai 250mila Vestito con un’elegante giacca Barbour e un
italiani bianchi che – secondo le stime – vivono cappellino di cuoio, Swopon Homiedi ha una
nella capitale britannica, ma di certo sta la- storia personale comune a molti di questi nuo-
sciando il segno nella comunità bangladese di vi immigrati. Chimico di formazione, ha lavo-
Tower Hamlets. I nuovi arrivati aprono bar e rato per vent’anni in una grande fabbrica chi-
creano le proprie associazioni d’assistenza. mica di Mantova, in Lombardia, prima di esse-
re licenziato lo scorso anno. Così si è trasferito
“Hanno portato un cambiamento tonifi- con la moglie e le due figlie nel Regno Unito.
cante alla nostra comunità”, racconta Anser “Quando non c’è lavoro, la vita in Italia è dav-
Ahmed Ullah, attivo nella locale comunità vero dura”, dice. “Qui almeno qualcosa la puoi
bangladese. “Queste persone sono profonda- trovare”. Nonostante tutto, la sua famiglia
mente europee. È molto più facile per loro in- continua a parlare italiano in casa, perché
tegrarsi. Ma devono essere messe in condizio- “non si sa mai cosa potrà succederà in futuro”.
ne di farlo, e se finiscono per interagire solo
con altri bangladesi questo non succederà”. Tipu Golam Maula ha 43 anni ed è uno dei
diciotto componenti eletti della sezione bri-
In Cannon Street road, una zona a maggio- tannica dei Comites, gli organismi rappresen-
ranza bangladese nel quartiere di Whitecha- tativi degli italiani residenti all’estero, soste-
pel, stretto tra un negozio di parrucchiere e nuti dal governo di Roma. Spiega che “gli im-
un’edicola c’è il Caffè Italia: con la sua insegna migrati nel nord Italia hanno avuto il passa-
verde, bianca e rossa sembra uno dei vecchi porto italiano prima di quelli che vivevano al
bar italiani che aprirono a Londra negli anni sud, perché avevano lavori regolari nelle fab-
cinquanta. Il locale è diventato un luogo d’in- briche. Ed è così che sono riusciti a venire qui a
contro per gli italobangladesi della zona, oltre Londra”.
che per gli italiani bianchi che apprezzano un
cappuccino autentico al prezzo ragionevole di Maula è arrivato in Europa con un visto di
1,70 sterline. Questa piccola attività è stata studio per l’Austria. Ha attraversato illegal-
amorevolmente arredata con tavoli neri e se- mente il confine con l’Italia all’inizio degli an-
die di design rosse importate dall’Italia. I mat- ni novanta, varcando a piedi le Alpi, e con il
toni del cortile sono stati dipinti con i colori tempo ha ottenuto la cittadinanza italiana.
verde e rosso della bandiera del Bangladesh. Adesso vive a Ilford, lavora come autista di ta-
xi a chiamata e sta mettendo in piedi un’attivi-
Più a est, in Stepney Green, il proprietario tà d’importazione di piastrelle di marmo ita-
bangladese-britannico del popolare Café liano.
Fresh spiega che il suo giro d’affari è significa-
tivamente cresciuto da quando la cognata ita- Secondo Zakir Hussain, un italobanglade-
lobangladese è arrivata da Milano e gli ha spie- se di mezza età con un master in economia
gato come preparare un vero caffè italiano. all’università di Dhaka, la ragione che spinge i
membri della sua comunità nel Regno Unito è
Secondo l’ultimo censimento, nel 2013 in l’istruzione. “Il Bangladesh era una colonia
Italia vivevano 110mila immigrati bangladesi. britannica e subisce ancora l’influenza ingle-

160 Internazionale storia | In cerca di fortuna

se. Per questo vogliamo dare ai nostri figli un’i- un quartiere di Londra est con un’ampia co-
struzione britannica”, spiega. Hussein, che munità bangladese-britannica. “Mi chiamano
gestisce un ristorante giapponese in Commer- ‘freshy’ [straniera appena arrivata] e in altri
cial road, è anche presidente dell’associazione modi che non posso ripetere. Non avevo mai
di assistenza familiare italobangladese di To- vissuto questo tipo di bullismo in Italia. È stato
wer Hamlets, una delle sempre più numerose traumatico”, dice.
organizzazioni create per i migranti banglade-
si di seconda generazione. Con la vita a Londra che si fa più difficile,
molti italobangladesi si stanno già trasferendo
Qualche settimana fa, nel centro sociale Blue nella regione delle Midlands, mentre altri tor-
Moon, a Whitechapel road, i bambini faceva- nano in Italia o in Bangladesh. La maggior par-
no una tale confusione durante i festeggia- te, tuttavia, spera di restare. Come dice Hus-
menti dell’eid al fitr che nemmeno le preghie- sain, “i miei figli sono nati in Italia. Sono euro-
re dell’imam sono riuscite a riportare il silen- pei. Non conoscono il Bangladesh, anche se ci
zio nella stanza. L’evento era organizzato da andiamo in vacanza. Studiano qui, troveranno
un’altra associazione italobangladese, la Ban- un lavoro e si sposeranno qui. Per noi sarebbe
gladesh italian welfare association Uk. La difficile tornare in Bangladesh con i nostri figli
bandiera dell’associazione riflette bene l’e- in Europa. Per questo dobbiamo restare. Non
clettica identità dei suoi appartenenti: a sini- sapremmo dove altro andare. Il nostro è un bi-
stra campeggia il Colosseo di Roma, nel mez- glietto di sola andata”.
zo la sagoma piramidale del Memoriale nazio-
nale dei martiri di Dhaka, e a destra il Tower La famiglia Ahad vive a Bow ed è arrivata
Bridge di Londra. dall’Italia due anni fa. Muhamad Ahad, che ha
un master in chimica dell’università nazionale
La principale sfida per gli italobangladesi del Bangladesh, ha vissuto a Bruxelles per di-
che arrivano a Londra è costituita dall’allog- versi anni prima di trasferirsi a Roma nel
gio, visto che nel quartiere l’affitto di un’ex ca- 2000. Anche sua moglie, Syeda, è laureata.
sa popolare con due camere da letto e in catti- Entrambi i loro figli, Maliha e Muzadin, di tre-
ve condizioni si aggira intorno alle 1.800 ster- dici e sette anni, sono nati in Italia.
line al mese. Inoltre l’integrazione con i ban-
gladesi britannici non è sempre semplice. Il Ahad, che parla correntemente italiano,
giorno prima della mia visita al Caffè Italia, francese, inglese e arabo, aveva aperto un ri-
alcuni ragazzi del luogo avevano lanciato delle storante indiano a Roma, prima di andare a
uova contro il menu affisso fuori dal locale. lavorare come cameriere in un altro ristorante.
“Credo siano invidiosi”, dice Belal, uno dei ba- A Londra fa le consegne per una catena di piz-
risti. “Non gli piace che qui vengano persone zerie. Sua moglie studia per diventare assi-
di ogni tipo. Non accettano la diversità”. stente all’insegnamento. E canta, come la fi-
glia Maliha: ha un repertorio di canzoni in ita-
Maliha Mazumbder, 13 anni, è arrivata a liano e in bangladese e di pezzi hip-hop. Come
Tower Hamlets da Roma due anni fa, con i ge- dice Ahad, “con i figli non è sempre facile ge-
nitori e il fratello. Racconta di essere costante- stire queste diversità culturali. È per questo
mente vittima di bulli nella sua scuola di Bow, che organizziamo serate di cultura italiana,
oltre che attività bangladesi”. u ff

The Independent è un
quotidiano britannico
fondato nel 1986. Dal 2016
è disponibile solo online.

Internazionale storia | In cerca di fortuna 161

Le vittime innocenti
dell’Arandora Star

Nel 1940 un sottomarino tedesco affondò
la nave britannica che trasportava in Canada
gli immigrati sospettati di essere fiancheggiatori
del fascismo. Tra le vittime c’erano 446 italiani.
Ecco le storie di alcuni di loro
Michael McRitchie, Belfast Telegraph,
Regno Unito, 5 giugno 2015

PRINT COLLECTOR/GETTY IMAGES

La nave Arandora Star, 1936 Internazionale storia | In cerca di fortuna

162

Giuseppe Capella riposa nel piccolo cimite- in Italia e risparmiando fino all’ultimo cente-
ro dell’isola di Rathlin, in Irlanda, a migliaia simo per aprire un’attività in proprio. Fu così
di chilometri dalla sua casa sulle montagne che l’Irlanda del Nord acquisì cognomi come
del nord Italia. È una delle tante vittime di una Caproni, Forte, Fusco e Morelli.
tragedia dimenticata avvenuta durante la se-
conda guerra mondiale. Settantacinque anni Poi arrivò la seconda guerra mondiale e l’e-
fa, il transatlantico Arandora Star fu silurato al sercito tedesco occupò mezza Europa. Nel
largo di Malin Head, nella Repubblica d’Irlan- giugno del 1940 erano già cadute la Polonia, la
da. Persero la vita 800 persone, tra cui 446 Norvegia, la Danimarca, il Belgio, i Paesi Bas-
italiani. si, il Lussemburgo e la Francia. Il Regno Unito,
dopo la rocambolesca evacuazione di Dun-
Mia moglie e io non avevamo mai sentito kerque, si ritrovò a combattere da solo contro
parlare del disastro fino a quando un amico la Germania nazista. Le armate britanniche si
non ci ha chiesto di fotografare la lapide della ammassarono nei porti sulla Manica, prepa-
tomba di Capella per la sua famiglia. randosi all’invasione.

Al cimitero ci ha colto una grande tristezza Il 10 giugno 1940 l’Italia dichiarò guerra al Re-
al pensiero di quest’uomo costretto a riposare gno Unito, minacciando con la sua potente
su un’isola sperduta lontano dalla sua fami- marina gli interessi britannici in Medio Orien-
glia. E così, sul traghetto di ritorno, abbiamo te e le forniture di petrolio. Nel solo mese di
deciso di scoprire di più sul naufragio. giugno gli U-Boot, i sottomarini tedeschi, af-
fondarono più di 60 navi britanniche con l’o-
Non avendo trovato nulla sui giornali loca- biettivo di chiudere le linee di rifornimento
li dell’epoca, siamo partiti per Donegal e Ma- con gli Stati Uniti. Il 18 giugno 1940 Churchill
yo dove abbiamo appreso con stupore la di- disse alla nazione che la battaglia di Francia
mensione delle conseguenze del disastro era finita e stava per iniziare quella d’Inghil-
sulle comunità che vivevano lungo la costa terra. Da questa battaglia, sottolineò, dipen-
irlandese, da Rathlin a Mayo. Giuseppe Ca- deva la sopravvivenza della civiltà cristiana.
pella era stato cameriere all’hotel Savoy di
Londra. Dalle cronache dei giornali siamo ri- L’ambasciatore degli Stati Uniti a Londra,
usciti a risalire al nome di un’altra vittima, il Joseph Kennedy, padre del futuro presidente
capo cameriere Marco Baccanello, sepolto John F. Kennedy, scrisse al presidente Roose-
all’insaputa della sua famiglia vicino a velt che il Regno Unito era spacciato e che lui
Kerrykeel, nel Donegal. Poi abbiamo scoper- avrebbe dovuto negoziare con Hitler.
to altre decine di italiani tumulati in tombe
anonime in 29 cimiteri sparsi lungo la costa In questa situazione disperata si temevano
nordoccidentale dell’Irlanda, spesso accanto atti di spionaggio e sabotaggio. L’avanzata te-
ai soldati britannici che erano incaricati di desca era stata così rapida da far immaginare
sorvegliarli. che la Germania avesse degli agenti all’inter-
no del paese. Così in tutto il Regno Unito furo-
La loro era una storia d’emigrazione. Tra il no arrestati e incarcerati centinaia di sospetti
1840 e il 1940 otto milioni di italiani emigra- fiancheggiatori di Italia e Germania, tra cui
rono per sfuggire alla povertà in patria. La anche padri di soldati dell’esercito britannico,
maggior parte partì per le Americhe; ma tra il antifascisti e profughi in fuga dal nazismo.
1880 e il 1940 circa 150mila sbarcarono nel
Regno Unito. Nonostante le loro origini, po- Di fronte alla possibilità concreta di una
chi di loro si dedicarono all’agricoltura. Di- crisi alimentare causata dal blocco navale, il
ventarono musicisti di strada, gelatai e risto- governo ordinò che questi prigionieri fossero
ratori, mandando i soldi alle famiglie rimaste spediti in Canada.

Internazionale storia | In cerca di fortuna 163

A Belfast, la polizia nordirlandese, il Royal sperduta penisola di Erris, nella contea di Ma-
Ulster Constabulary, arrestò Giuseppe Forte, yo. Aveva 43 anni ed era il proprietario di un
proprietario del caffè Continental in Castle caffè a Pontypridd, nel Galles meridionale,
street e del caffè Lido in Great Victoria street. dove vive ancora la sua famiglia. Lo stesso
Forte era il capo dei fasci di Belfast, l’organiz- giorno, nel Donegal, un centinaio di miglia più
zazione degli italiani all’estero; il vicecapo era a nord, il corpo di Ernesto Moruzzi fu trovato
suo nipote, Antonio Fusco. La polizia, però, su una spiaggia vicino a Dungloe, mentre
arrestò l’Antonio Fusco sbagliato, un giovane quello di Luigi Paretti fu trascinato dalla cor-
di una famiglia che viveva nel Regno Unito da rente fino all’isola di Tory. Moruzzi aveva 61
quasi trent’anni ed era proprietaria di un nego- anni e aveva un caffè a Neath, dove vive anco-
zio di patatine fritte in York street. ra la sua famiglia. Fu sepolto nel cimitero
dell’isola di Cruit vicino a una delle novanta
Il 30 giugno 1940, i due erano tra le centi- guardie dell’esercito che morirono annegate:
naia di italiani che furono portati a Liverpool il soldato semplice Peter Clarke del reggimen-
per essere imbarcati sull’Arandora Star. to del Devonshire, che al momento della mor-
te aveva 17 anni.
Molto tempo dopo la famiglia Fusco seppe
che Tony si era fatto avanti quando aveva sen- Il 12 agosto 1940, il giorno in cui Giuseppe
tito chiamare il suo nome al molo. A quanto Capella fu sepolto a Rathlin, Cesare Camozzi
pare si era offerto di accompagnare il signor fu sepolto nel cimitero di Carndonagh, nel
Forte pur di non farlo partire da solo da Bel- Donegal. Era il proprietario del Monogram
fast, che ormai era diventata la loro città. Cafe, a Birmingham, e fu identificato grazie a
una lettera della moglie. Giovanni Ferdenzi fu
Un altro dei prigionieri era Angelo Morelli, invece sepolto a Clonmany, a pochi chilometri
di Portstewart. Era in fila per salire a bordo di distanza. La sua famiglia vive a Londra e
quando i soldati bloccarono l’ingresso all’uo- viene ancora a far visita alla sua tomba.
mo davanti a lui perché la nave era già piena.
Morelli fu così portato nel campo d’interna- Pochi giorni dopo un temporale portò un
mento di Douglas, sull’isola di Man, e poi rila- terribile raccolto sulla costa irlandese. Circa
sciato. Apri un’attività a Portstewart, che la cento corpi furono visti galleggiare al largo
sua famiglia gestisce ancora oggi. della contea di Mayo, ma il mare era così agi-
tato che non fu possibile recuperarli.
Il 2 luglio 1940 l’Arandora Star salpò con 1.200
prigionieri tedeschi e italiani a bordo, sorve- Il numero di cadaveri ritrovati sulle spiagge
gliati da duecento soldati britannici. La matti- irlandesi fu tale che le cittadine dovettero ria-
na dopo la nave fu silurata da un sottomarino prire i vecchi cimiteri, alcuni risalenti alla ca-
75 miglia a ovest dell’Irlanda. restia di quasi cento anni prima. Era impossi-
bile fare gli esami su tutti i cadaveri, così ai
Centinaia di passeggeri furono salvati da medici locali fu detto di autorizzare comun-
un cacciatorpediniere canadese, ma più di ot- que la sepoltura delle vittime.
tocento finirono dispersi in mare. Per settima-
ne i corpi di prigionieri italiani e tedeschi, ma- Il Donegal board of health fu informato
rinai e soldati dell’esercito britannico furono che nella settimana precedente erano stati ri-
riportati a riva dalle onde lungo le seicento trovati 33 corpi e che le spese funebri erano
miglia di costa che vanno dalle Ebridi esterne, state pagate dalle autorità locali.
in Scozia, alla contea di Mayo, in Irlanda. Il 30
luglio 1940, esattamente quattro settimane Nella contea di Mayo, lungo la costa di Er-
dopo l’affondamento, il corpo di Giovanni ris a ovest di Belmullet, c’era un cadavere ogni
Marenghi fu ritrovato su una spiaggia della chilometro. Il Board of health era preoccupato
per il costo dei funerali, visto che il prezzo di

164 Internazionale storia | In cerca di fortuna

ogni bara era di 2,10 scellini, pari a circa 360 Capella. Il giorno successivo, due marinai non
sterline di oggi. E le zone coinvolte erano tra le identificati che si trovavano a bordo della nave
più povere d’Irlanda. furono sepolti a Bonamargy Priory, nei pressi
di Ballycastle.
Dopo tre anni di ricerche, abbiamo ritrova-
to le tombe di 38 italiani ignoti, oltre a quelle di L’anno dopo la pubblicazione del video,
undici loro connazionali identificati e alle siamo stati contattati da Roberto Zazzi, che
tombe di guerra di 17 soldati dell’esercito bri- vive in Nuova Zelanda: “Il video che avete fat-
tannico. Commossi dalla reazione delle fami- to è veramente una cosa bellissima. La scom-
glie delle vittime, abbiamo realizzato un vi- parsa di mio nonno, Luigi Zazzi, sull’Arandora
deo, in inglese e in italiano, che ha avuto mi- Star probabilmente mi perseguiterà per sem-
gliaia di visualizzazioni su YouTube. Ogni pre. Era sulla nave con il suo amico d’infanzia
anno ci arrivano email e cartoline da tutto il e collega di lavoro Giuseppe Capella. Fino a
mondo. oggi non sapevamo che fossero stati recupera-
ti dei corpi dal mare. Grazie per il conforto che
Mentre stavamo per completare il video, il avete dato alla mia famiglia”.
più anziano residente dell’isola di Rathlin,
Loughie McQuilkin, ci ha mostrato un registro Il messaggio ci ha fatto un grande piacere.
della guardia costiera del 1940 da cui risulta Abbiamo detto a Roberto che forse, chissà,
che il 10 agosto di quell’anno due corpi furono l’uomo senza nome sepolto accanto al signor
trovati vicino alla West Light. Uno aveva ad- Capella a Rathlin era proprio il suo vecchio
dosso un documento che riportava il cognome amico d’infanzia. u fas

Il Belfast Telegraph 165
è un quotidiano
nordirlandese, fondato
a Belfast nel 1870.

Internazionale storia | In cerca di fortuna

Giovani in fuga

Valentina Romei, Financial Times,
Regno Unito, 7 febbraio 2019

Secondo l’Istituto nazionale di statistica ford Economics. Dal 2015, quando la popola-
(Istat) l’emigrazione dall’Italia sta facendo se- zione italiana ha raggiunto il picco, il numero
gnare cifre da record, mentre il tasso di natali- di italiani con più di 65 anni è aumentato di
tà è sceso ai minimi di questo secolo. La crisi 560mila unità, mentre la popolazione in età da
demografica peggiorerà i problemi della terza lavoro si è ridotta in modo paragonabile. Oggi
economia dell’eurozona, già segnata da una quasi il 23 per cento degli italiani ha più di 65
crescita lenta e da finanze pubbliche trabal- anni, la percentuale più alta mai registrata.
lanti. L’Istat ha annunciato che nel 2018 la po-
polazione si è ridotta per il quarto anno conse- Alla fine del 2018 il paese è entrato nella ter-
cutivo (90mila abitanti in meno). za recessione nel giro di un decennio. Secondo
l’Istat la produzione è inferiore del 5 per cento
Secondo le stime attuali, in Italia vivono rispetto al 2008. “La bassa crescita dell’Italia è
60,4 milioni di persone. Le nascite sono state dovuta soprattutto a problematiche demogra-
449mila, 128mila in meno rispetto al 2008: il fiche e alla rigidità istituzionale”, spiega Erik F.
dato più basso dall’inizio del nuovo secolo. Nielsen, economista di UniCredit. I dati mo-
Circa 160mila italiani hanno lasciato il paese, strano che nel 2018 il numero di italiani torna-
il 3 per cento in più rispetto al 2017. È la cifra ti in patria dall’estero è aumentato del 12 per
più alta dal 1981. “Se questi cervelli e queste cento (47mila persone). Secondo gli economi-
braccia non torneranno o non saranno sostitu- sti gli incentivi fiscali per gli emigranti di ritor-
iti da altri cervelli e braccia, l’economia finirà no introdotti nell’ultimo decennio potrebbero
la benzina”, spiega Andrea Garner, economi- aver alimentato questa tendenza. Tra le misu-
sta dell’Organizzazione per la cooperazione e re in questione c’è l’esenzione fiscale per quat-
lo sviluppo economico (Ocse). Inoltre, il nu- tro anni sul 90 per cento degli introiti per i pro-
mero degli emigranti è probabilmente più ele- fessori universitari e i ricercatori.
vato rispetto a quello ufficiale, perché gli ita-
liani che stabiliscono la residenza all’estero I problemi, però, non sono spariti. E gli
perdono l’assistenza sanitaria e altri vantaggi. emigranti continuano a essere più numerosi
degli italiani che rientrano nel paese e com-
“Dal 2008 circa due milioni di giovani ita- plessivamente la popolazione sta diminuendo
liani – in gran parte istruiti e qualificati – hanno e invecchiando. “Le dinamiche demografi-
deciso di lasciare il paese. Sostanzialmente che, con un tasso di partecipazione economi-
hanno votato con i loro piedi. In un paese già in ca relativamente basso e una popolazione in
crisi demografica, l’economia non può per- età da lavoro che continua ad assottigliarsi,
mettersi questa perdita di capitale umano”, sono un freno per l’economia italiana”, sotto-
sottolinea Nicola Nobile, economista di Ox- linea Nobile. u as

166 Il Financial Times è un
quotidiano economico
internazionale con base
a Londra. È stato fondato
nel 1888.

Le nuove partenze

Cittadini italiani, nati in Italia e all’estero, che lasciano il paese, migliaia

150

100

50

0 2000 2005 2010 2015 2018
1998

I residenti all’estero

Cittadini iscritti all’anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire), milioni

6

4

2

0

2006 2008 2010 2012 2013 2015 2017

Financial Times, Istat, Migrantes, Aire

Internazionale storia | In cerca di fortuna 167



Emigranti, coloni
e imprenditori

Gli italiani hanno dato un importante
contributo allo sviluppo economico e
sociale del Brasile. Il caso della comunità
di Valinhos. E dell’uomo che portò la
coltivazione del fico nello stato di São Paulo
Folha de Valinhos, Brasile, 21 febbraio 2020

La giornata nazionale del migrante ita- lo distretto nella città di Valinhos, nello stato
liano, che si celebra in Brasile ogni anno il 21 di São Paulo, che oggi conta 129mila abitanti.
febbraio, è stata istituita con una legge del
2008 per omaggiare il fondamentale ruolo La storia dell’arrivo dei primi emigranti
svolto dagli immigrati italiani nella costruzio- italiani a Valinhos comincia nel 1888, dopo la
ne della storia del Brasile. La scelta della data firma della legge Aurea. Lo storico locale José
è legata alla spedizione di Pietro Tabacchi Spadaccia afferma che sono stati gli italiani a
nello stato di Espírito Santo, nel 1874. L’even- piantare le radici del commercio e a gettare le
to è considerato come l’inizio dell’immigra- basi dell’industria locale. Nel campo dell’a-
zione di massa italiana in Brasile. gricoltura hanno portato il fico, oggi ricono-
sciuto come il frutto tipico della zona.
A causa della crisi che colpì l’Italia tra l’ot-
tocento e il novecento, molti contadini accet- Gli immigrati che arrivavano a São Paulo
tarono l’invito del governo brasiliano a lavo- proseguivano verso l’interno e si installavano
rare nelle aziende agricole del paese, princi- nelle fazende di caffè, dove sostituivano la
palmente nelle regioni del sud e del sudest. manodopera degli schiavi. Con il passare de-
Secondo i dati del consolato italiano in Brasi- gli anni sono stati riconosciuti come coloni. In
le, oggi venticinque milioni di brasiliani sono Europa la popolazione era invitata a cercare
discendenti degli immigrati italiani. fortuna in America, il Nuovo Mondo. Ma
quando sbarcavano in terra brasiliana, gli im-
Gli italiani hanno portato in Brasile il fico e migrati trovavano una realtà diversa: case
le festa. Hanno portato i loro costumi, la loro pericolanti, pessime condizioni sanitarie e
fede, il lavoro e lo sviluppo. Con determina- città isolate. I vantaggi promessi non corri-
zione e audacia, hanno trasformato un picco- spondevano alla realtà, e fu necessario un

Un immigrato italiano in una piantagione di caffè in Brasile, 1939.
John Phillips (The Life Picture Collection/Getty Images)

Internazionale storia | In cerca di fortuna 169

grande sforzo per ambientarsi nel paese. Ma mantenne salde le sue origini cattoliche e mi-
gli italiani non si lasciarono abbattere. se radici nella zona. La storia della chiesa cat-
tolica a Valinhos si fuse con lo sviluppo agri-
Con il duro lavoro hanno scritto pagine di colo del municipio nel 1939, quando monsi-
importanza fondamentale per la storia del gnor Bruno Nardini si insediò come vicario
paese, di São Paulo e di Valinhos. della parrocchia di São Sebastião. Con l’obiet-
tivo di raccogliere fondi per la costruzione di
Fu l’immigrato italiano Lino Busatto a por- una nuova chiesa matrice (con fonte battesi-
tare qui i primi semi di fico, nel 1901. Busatto male), Nardini diede vita all’evento che oggi
arrivò a Valinhos nel 1891. La storia racconta conosciamo come Festa del fico.
che un giorno si stancò del modo in cui erano
trattati i dipendenti della fattoria in cui lavo- Dopo l’inizio della circolazione dei treni della
rava come amministratore. Così si licenziò, compagnia paulista, nel 1872, l’economia di
prese la liquidazione e usò il denaro per com- Valinhos cominciò a crescere, grazie ad attivi-
prare poco più di tre ettari di terreno all’ango- tà come bar, sellerie, ferramenta, falegname-
lo delle attuali via Campo Salles e via Carlos rie, mulini, produzione di caffè e di riso. Nel
Gomes. Qui, all’inizio del secolo, piantò i pri- 1936 la città contava, tra le altre cose, tredici
mi semi di fico rosso. magazzini, nove bar e ristoranti, due sellerie,
cinque impianti per la produzione di riso e caf-
Il fico si adattò facilmente al terreno, e Busat- fè, una bottega per la lavorazione del rame e
to cominciò a distribuire gratuitamente i semi un cinema.
ad amici e vicini. Aiutava anche padre Franci-
sco Maneta e faceva parte del coro che si esi- Nel 1887, su iniziativa dell’immigrato ita-
biva durante le messe domenicali. Nel 1918 liano José Milani, l’industria del sapone sbar-
Busatto lasciò Valinhos. Da otto anni il fico cò a Valinhos. In una modesta pentola di ra-
era coltivato su scala industriale. me, Milani cominciò a produrre sapone. Così
è nata la Gessy, un’azienda che ha avuto gran-
Il 15 settembre del 1944, a 85 anni, Lino de successo come saponificio e produttrice di
Busatto morì nella città di Jundiaí. articoli di profumeria, nota soprattutto per
l’omonima saponetta. Nel 1960 la Gessy fu
Il riconoscimento del suo ruolo nello svi- inglobata dalla Unilever, e diventò un impor-
luppo economico, turistico e sociale di Va- tante conglomerato industriale, con diverse
linhos è arrivato solo nel 1968, grazie alle ri- fabbriche in varie zone del paese.
cerche dello storico Mário Pires. Un anno
dopo gli è stata intitolata una via, avenida Li- Valinhos ha ospitato anche una solida in-
no Busatto, nel quartiere Jardim Pinheiros. dustria della ceramica e della terracotta, pro-
ducendo tegole e mattoni. Installate lungo il
A partire dalla crisi del caffè del 1929, quando fiume Pinheiros grazie alle eccellenti materie
i grandi agricoltori cominciarono a vendere le prime disponibili, le fabbriche apparteneva-
terre perché la coltivazione non era più reddi- no ai discendenti dei coloni italiani – Spadac-
tizia e i debiti erano ingenti, la coltura del fico cia, Melo, Matiazzo, Capovilla, Perseghetti,
si diffuse rapidamente. In questo modo gli ita- Ramacciotti, Franceschini, Bacan, Conocon,
liani riuscirono ad acquistare ampi terreni, Pavan, Bernardi, Costato, Zanelato.
divisi poi in innumerevoli piccole fattorie,
chiamate chácara in portoghese. Nel 1934, inoltre, fu anche fondato il carto-
nificio Valinhos su iniziativa dell’imprendito-
La vita religiosa degli abitanti di Valinhos re Ferruccio Celani, uno dei pionieri del rici-
fu un fattore determinante per lo sviluppo lo- claggio della carta. u as
cale della comunità. La popolazione immi-
grata, in gran parte proveniente dall’Italia,

La Folha de Valinhos Internazionale storia | In cerca di fortuna
è un quotidiano locale
di Valinhos, nello stato
di São Paulo, in Brasile.
Esce dal 1968.

Il ricordo
e il perdono

All’inizio della seconda guerra mondiale

migliaia di italocanadesi furono internati

come potenziali nemici dello stato.

Ottant’anni dopo sono arrivate le scuse

formali del governo alle loro famiglie
Joyce Pillarella, Montreal Gazette, Canada,
10 giugno 2020

Il 10 giugno 1940 l’Italia entrò in guerra ra. Gli agenti pagavano i loro informatori per
contro il Regno Unito e la Francia. Nella stessa raccogliere i nomi. Ma purtroppo molti di loro
giornata, due agenti della regia polizia a caval- agivano in base a interessi personali e decise-
lo canadese (Rcmp) arrivarono a casa nostra ro di arricchirsi inserendo nelle liste i nomi di
per aspettare che mio padre, Nicola Germano, uomini e donne innocenti. Le false dichiara-
tornasse dall’acciaieria su St. Patrick street, a zioni contenute nei rapporti non furono mai
Ville-Émard. Gli agenti gli ordinarono di se- verificate. Agli agenti bastava sollevare un
guirli. Lui chiese se poteva prima lavarsi, ma dubbio su qualcuno. Non era necessario pre-
loro risposero: “No, tanto tornerai presto”. sentare prove.

Mio padre tornò a casa il 9 febbraio 1943. Il paradosso è che il Canada stava combat-
All’epoca, cose simili succedevano in tutto il tendo una guerra per la democrazia, ma i valo-
Canada. I cittadini nati in paesi che erano in ri democratici erano calpestati all’interno dei
guerra con il Canada erano diventati enemy suoi confini nazionali. Ancora oggi siamo te-
aliens, stranieri nemici. Queste due parole se- stimoni di quanto il potere possa alterare o
gnarono il loro destino e quello delle loro fa- distruggere la vita delle persone.
miglie. Nel 1940 gli italocanadesi sperimenta-
rono sulla propria pelle le conseguenze vele- I figli degli internati hanno ricordato in si-
nose di quei termini, ma il processo che portò lenzio, ma il silenzio può essere il più grande
a quegli arresti era in corso già da qualche an- complice dell’ingiustizia. Non dobbiamo limi-
no. L’Rcmp era stata incaricata di stilare liste tarci a ricordare, dobbiamo parlare. Nicola
di persone che avrebbero potuto rappresenta- Doganieri, uno degli internati, non raccontò
re una minaccia per il Canada in caso di guer- mai ai suoi figli della sua esperienza o della
sua vita prima del 1940. La figlia Giulietta non

Internazionale storia | In cerca di fortuna 171

ha mai detto ai figli che suo padre era stato in- strato grande saggezza. Hanno fatto ricorso
ternato. Solo dopo avermi concesso un’inter- alla loro passione e alla determinazione per
vista ha deciso di rompere il silenzio con la spingere la generazione successiva a migliora-
famiglia. Il figlio di Giulietta, James Malizia, è re le cose. La resilienza dimostrata dalla co-
un commissario aggiunto in pensione del- munità italiana è incredibile ed è ancora oggi
l’Rcmp, nonché il nipote di Nicola Doganieri. una fonte d’ispirazione. Credo che oggi come
Ci racconta la sua singolare esperienza: “Mio allora sia importante garantire che la compo-
nonno era un attivista e un giornalista che vo- sizione delle forze dell’ordine rifletta quella
leva aiutare i nuovi immigrati e chiedere con- delle comunità in cui operano. C’è bisogno di
to al governo per le sue decisioni. Io sono un un livello di diversità sufficiente per compren-
ex responsabile della sicurezza nazionale e se dere e influenzare la comunità dall’interno,
fossi vissuto a quei tempi avrei dovuto vigilare ma anche per capire l’importanza della capa-
sull’operato dell’Rcmp, dunque anche sull’ar- cità di ascolto, della collaborazione e dell’inte-
resto di mio nonno. Il governo canadese prese grazione”.
di mira degli orgogliosi italocanadesi che ave-
vano contribuito profondamente al benessere Nell’ottantesimo anniversario degli inter-
del paese, e inflisse enormi sofferenze alle lo- namenti, le famiglie italocanadesi vogliono
ro famiglie. Qualcuno potrebbe pensare”, ringraziare per il loro impegno il primo mini-
continua Malizia, “che quegli italiani abbiano stro Justin Trudeau e il ministro della giustizia
sviluppato un sentimento ostile nei confronti David Lametti. A breve il governo presenterà
del Canada, che abbiano smesso di dare il loro in parlamento le scuse formali a nome dello
contributo alla società. D’altra parte furono stato. Nel 2018 l’Rcpm ha indirizzato una di-
arrestati davanti ai loro cari e ai loro vicini di chiarazione ufficiale alle famiglie coinvolte
casa, per poi essere internati per anni senza nella vicenda degli internamenti.
accuse formali. I loro beni furono sequestrati
e le loro famiglie scivolarono nella povertà a Le scuse sono un modo per ricordare. Sono
causa della mancanza di fonti di reddito. Inve- istruttive. E soprattutto danno ai figli degli in-
ce, mio nonno e gli altri internati hanno dimo- ternati la possibilità di fare quel qualcosa in
più che rimpiangono di non aver fatto per i lo-
ro genitori. u as

La Montreal Gazette Joyce Pillarella è una
è l’unico quotidiano studiosa di storia orale
anglofono pubblicato di Montréal, specializzata
a Montréal, nel Québec. nell’immigrazione
È stato fondato nel 1785. italiana in Québec.

172 Internazionale storia | In cerca di fortuna

Il nodo
dei frontalieri

In Svizzera, soprattutto nel Ticino, la presenza dei
pendolari italiani è al centro del dibattito pubblico.
Un economista spiega perché la chiusura delle
frontiere danneggerebbe sia il paese sia i lavoratori
Lorenzo Erroi, laRegione, Svizzera, 9 luglio 2020

Il sedicesimo rapporto sulla libera circola- dumping – paghe inferiori a parità di mansione
zione pubblicato dalla segreteria di stato – oppure al fatto che i frontalieri, come nota la
dell’economia (Seco) parla di “situazione stessa Seco, svolgono mansioni più umili e quin-
equilibrata nel mercato del lavoro”. Ma il dia- di “naturalmente” meno retribuite.
volo è nei dettagli, e se si vanno a leggere i dati Sergio Rossi Sicuramente occorre tenere
riguardanti il Ticino la situazione appare più conto della tipologia d’impiego: molti fronta-
preoccupante: i salari dei frontalieri – che co- lieri occupano gli ultimi gradini nelle scale
stituiscono un terzo della forza lavoro, +5,6 degli organigrammi aziendali – parliamo di
per cento rispetto al 2010 – sono in media del commessi e operai, ma anche di muratori e
30 per cento inferiori rispetto a quelli dei resi- infermieri – e quindi la differenza può essere
denti. In questi casi il dibattito locale si riac- spiegata anche così. Però poi non si può nega-
cende, tornano in (libera) circolazione parole re che per quelle stesse mansioni si notino per-
come dumping ed effetto sostituzione, col ri- sistenti problemi di dumping: potendo contare
schio però di saltare a conclusioni contraddit- su lavoratori che in Italia affrontano un costo
torie e affrettate. Per capire meglio la situazio- della vita inferiore, alcuni datori di lavoro ne
ne abbiamo interpellato Sergio Rossi, profes- approfittano per risparmiare sui salari.
sore di macroeconomia ed economia moneta-
ria all’università di Friburgo. Questo crea un effetto sostituzione a danno dei
residenti?
laRegione Professor Rossi, la differenza sala- Dipende da come lo si definisce. Non si vede
riale tra frontalieri e residenti in Ticino è note- un licenziamento sistematico di residenti a
vole. Resta da capire se sia dovuta a fenomeni di favore di frontalieri. Ma guardando con più

Internazionale storia | In cerca di fortuna 173

attenzione si nota che si tende, per una nuova 53,1 per cento dei votanti si è espresso per il sì].
assunzione, a optare per frontalieri disposti ad
accettare salari inferiori a parità di formazio- Però la disponibilità di un “esercito di riserva”
ne e competenze. spinge una parte del mondo imprenditoriale a
speculare sui bassi costi di produzione, invece di
Si tratta di un fenomeno che riguarda solo i la- perseguire modelli di business più innovativi.
vori manuali? In Ticino la mentalità imprenditoriale risente
No. Ultimamente si notano tendenze analo- certamente di un forte deficit di creatività:
ghe anche nel terziario, pensiamo ad architet- siamo passati dall’agricoltura alla finanza
ti e informatici. Perfino nel settore pubblico – senza attraversare una fase di sviluppo indu-
istruzione e sanità – si rischia di seguire la stes- striale organico, con ciò che essa comporta in
sa strada in nome dell’efficienza, intesa come termini di competenze e visioni imprendito-
mero contenimento dei costi: troppo spesso riali. La disponibilità di manodopera ha fatto
anche il settore delle cure sanitarie è trattato del Ticino il serbatoio per produzioni a inten-
come se fosse solo una questione di costi e be- so impiego di lavoro, mentre il centro dei mo-
nefici. Come si è visto con questa crisi sanita- delli di decisione e di innovazione è rimasto
ria, spesso il risparmio è effettuato a danno oltre Gottardo: Zurigo, Berna, Basilea, l’arco
della qualità, attuando un modello aziendale lemanico. Anche le piccole e medie imprese
fragile e lacunoso. nostrane si sono dovute adattare a quel regi-
me economico, che non ha mai avuto i biso-
La soluzione proposta dalla destra è drastica: gni del nostro territorio come priorità. È quel-
revocare di fatto la libera circolazione. Il voto la che Angelo Rossi definisce “economia a ri-
sull’iniziativa popolare “per la limitazione” si morchio”.
terrà il 27 settembre: la chiusura è auspicabile?
Si tratta di un ragionamento semplicistico. Al La libera circolazione ha aggravato il problema?
livello locale, costringendo certi settori ad as- Bisogna fare un passo indietro, e ricordare la
sumere solo residenti si assisterebbe a una crisi che il Ticino attraversò negli anni novan-
serie di chiusure e fallimenti, perché l’improv- ta, il “decennio perduto” dopo lo scoppio della
viso aumento della massa salariale necessaria bolla immobiliare. È proprio con la libera cir-
a proseguire l’attività sarebbe insostenibile: colazione che dal 2002 l’economia è ripartita:
pensi solo a quanti bar e ristoranti dovrebbero oltre Gottardo sono arrivate persone con
chiudere. Nel frattempo, la conseguente grandi competenze in settori che spaziano
esclusione dal mercato comune penalizzereb- dalla medicina all’ingegneria, tanto che oggi i
be l’economia dell’intera Confederazione, per frontalieri in Svizzera tedesca guadagnano in
la quale l’export risulta fondamentale. Poi ma- media addirittura più dei residenti. Questo
gari si arriverebbe a una soluzione di compro- sviluppo, insieme al consolidamento delle
messo, ma con l’Unione europea già impe- esportazioni, ha avuto un effetto positivo an-
gnata su fronti ben più importanti come la che sul Ticino: per esempio nel settore farma-
Brexit, nel frattempo si rischierebbe di dare ceutico e in quello delle macchine di precisio-
all’economia svizzera e ticinese il colpo di gra- ne. Tuttavia persiste una grande differenza
zia: una depressione ancora più grave di quella nel livello di innovazione e specializzazione
dovuta al coronavirus. [L’iniziativa per mette- tra il Ticino e il resto della Svizzera. Nel frat-
re fine alla libera circolazione delle persone tra tempo la condizione salariale e la disoccupa-
Svizzera e Unione europea è stata bocciata con zione hanno ricominciato a deteriorarsi gra-
il 61,7 per cento dei no. In Ticino, tuttavia, il vemente. Segnali già emersi prima della crisi

174 Internazionale storia | In cerca di fortuna

finanziaria del 2008 e oggi aggravati da quella a fare la sua parte in quanto datore di lavoro: i
in corso. settori pubblici e parastatali – un esempio è
quello della Posta – dovrebbero nuovamente
Che fare per rendere la libera circolazione “mi- fornire buone remunerazioni e prospettive
gliore” anche in Ticino? Di solito si citano sem- occupazionali a lungo termine. Se invece si
pre le misure di accompagnamento: le garanzie insegue la stessa logica del profitto a breve ter-
di condizioni equivalenti a quelle locali per i la- mine che domina nel settore privato, poi di-
voratori distaccati dall’estero, l’obbligatorietà venta difficile fare da guida del rinnovamento.
dei contratti collettivi in casi di dumping ripetu-
to e i contratti normali che stabiliscono salari Il rischio però è quello di non trovare il consenso
minimi obbligatori. necessario ad adottare certe soluzioni: a volte
Le misure di accompagnamento sono delle l’impressione è che ai vertici dell’economia – e
foglie di fico, anche perché poi bisogna appli- quindi in certa misura anche della politica – fac-
carle e sanzionare gli illeciti. Più importante è cia comodo proseguire sul sentiero già battuto.
lo sviluppo di una nuova mentalità imprendi- Purtroppo, come notava Joseph Schumpeter,
toriale, per la quale la responsabilità sociale l’imprenditore vero e proprio è sempre più so-
d’impresa non sia solo un insieme di belle pa- stituito dal manager, che guarda al profitto di
role, ma rifletta l’attenzione alla sostenibilità, breve periodo invece di trovare soluzioni ori-
anche occupazionale. Una parte dello sforzo ginali e apportare una “distruzione creativa”,
passa proprio dalla formazione di nuove classi con idee e prodotti capaci di rivoluzionare in-
dirigenti. Già a scuola e all’università occorre- teri settori. Al livello locale va aggiunto il fatto
rebbe insegnare qualcosa di più della sempli- che molti si reputano imprenditori, ma non lo
ce ricerca di profitti immediati, imparando sono: sfruttano una rendita di posizione, e
anche ottiche differenti e critiche rispetto alle all’innovazione privilegiano modelli di busi-
formulette e alle check-list mnemoniche che ness basati sulla manodopera con salari al ri-
oggi dominano nelle imprese. basso.

Ma la politica cosa può fare? Dopo la parentesi delle frontiere chiuse, il coro-
Intanto si possono incentivare politiche sala- navirus spingerà l’economia ticinese ad aumen-
riali dignitose, monitorando le imprese e con- tare il suo ricorso a manodopera residente? Op-
cedendo sgravi e aiuti solo a chi rispetta certi pure esaspererà il ricorso al dumping?
standard: un modo per incentivare strategie Possono succedere entrambe le cose. Le ditte
virtuose invece di perseguire la riduzione “a con finanze e strategie solide potrebbero rio-
innaffiatoio” delle aliquote di chiunque. Que- rientare le loro attività coinvolgendo i residen-
sto vale anche per altri fattori come il rispetto ti. Invece le imprese più deboli, già minacciate
dell’ambiente e le ricadute sul territorio, e aiu- dalla crisi, potrebbero puntare ancora di più
terebbe un rinnovamento del panorama pro- sui frontalieri per ridurre all’osso i costi di pro-
duttivo. Poi occorrerebbe che lo stato tornasse duzione. u

laRegione è un
quotidiano in lingua
italiana del Canton Ticino,
in Svizzera, nato nel 1992
dalla fusione tra L’Eco di
Locarno e Il Dovere.

Internazionale storia | In cerca di fortuna 175

L’eccidio
delle saline

Baru

Hervé Baruléa, in arte Baru, è un fumettista
francese nato nel 1947 da padre emigrante
italiano e madre bretone. Le pagine che seguono
sono l’incipit del suo graphic novel Bella ciao
(edito in Francia da Futuropolis), omaggio alla sua
storia familiare e alle difficoltà dell’integrazione
di ieri e di oggi. Baru fa cominciare la storia
degli italiani in Francia con il massacro nelle
saline di Aigues-Mortes, in Camargue, nel 1893,
quando almeno otto immigrati italiani, quasi tutti
piemontesi, furono linciati da lavoratori francesi.
A pagina 26 la cronaca degli eventi.

176 Internazionale storia | In cerca di fortuna

SALINE DI AIGUES-MORTES
17 AGOSTO 1893

MIRATE
AI

CAVALLI!

© FUTUROPOLIS, 2020

MORTE VIA CI RUBANO INDIETRO,
AGLI SBIRRI! IL NOSTRO INDIETRO!
ANDATE LAVORO E VOI LI
ITALIANI PROTEGGETE!
VIA!

MORTE
AGLI SBIRRI!
VIVA L’ANAR­

CHIA!

CAPITANO,
NE ARRIVANO

ALTRI!

DANNAZIONE!
FORZA, SFONDIAMO,

LA STAZIONE
È AD APPENA
800 METRI…

ALLA
CARICA,

AVANTI!





EHI,
NON DA LÌ,
TORNATE
INDIETRO!

Ma…
che fai?

No, Gianni non L’acqua Gianni!
l’acqua fare lo no!
stupido!
no!



UNO
SBIRRO!

GETTA L’ARMA QUALE LAVORO
BASTARDO, GARNIER?!?
O TI FACCIO
SALTARE TI ARRICCHISCONO,
IL CERVELLO! CI COME NO, CON QUEL
RUBANO TUO VINO FETENTE…
IL LAVORO
E TU LI SEI PIENO
DIFENDI! DI SOLDI!

E GETTA
L’ARMA
PER DIO!

RUBANO
IL LAVORO

AI
NOSTRI!

HAI UCCISO ROUSSEL!

UN UOMO, UN
DISGRAZIATO! ITALIANO
TI HO VISTO DI MERDA,
E TI GIURO CHE LA
UN
PAGHERAI!
POLENTONE!

CONTRORDINE:
RIPIEGHIAMO
SULLA TORRE DI
CONSTANCE,
NON ANDIAMO

PIÙ ALLA
STAZIONE!

BISOGNA EHI, COSÌ
RECUPERARE NON VI SALVATE,
GLI ITALIANI DELLA
PANETTERIA, RESTATE
CON NOI!
QUESNOT
È GIÀ LÀ!

TORNATE!

Che Non ho
dice? capito,
corri!

LASCIATECI
IN PACE…
NON VOGLIAMO
PROBLEMI,
ANDATE VIA!

SIGNOR LAGGIÙ,
BARDEL, CE NE
SONO BARTO, SONO
BARTO CALORI TRE!
DI TORINO… NEL NOME
DI DIO, APRI
LA PORTA… QUELLI
DELL’ARDÈCHE
CI UCCIDONO!

BAM
BAM
BAM



CE N’È
ANCORA
UNO CHE SI
MUOVE!

i... ...ome
...i dio
...ietà





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192 Internazionale storia | In cerca di fortuna

Il giornalismo ha sempre osservato
e raccontato le migrazioni con un certa
attenzione, anche se con una sensibilità
e toni diversi. E continua a farlo ancora
adesso: non è un caso se l’ultima sezione
di questo volume, quella che copre gli
anni più recenti, è ricca d’informazioni
sulle partenze attuali come di riflessioni
sulle migrazioni del passato. Perché
interrogarsi su cosa sono stati per un
paese e per una comunità gli arrivi di
decine, centinaia di migliaia di migranti,
e sugli esiti della loro integrazione,
vuol dire in fondo interrogarsi su se
stessi. Il numero di Internazionale storia
che avete tra le mani non vuol essere
altro che un contributo in questa
direzione.

Andrea Pipino, pagina 5

In copertina:
Ellis Island, New York,
anni trenta.
Library of congress

In cerca
di fortuna

In che modo i giornali stranieri hanno
raccontato dall’ottocento a oggi
l’emigrazione italiana? Una selezione
di commenti, reportage, analisi
e cronache della stampa dei principali
paesi di destinazione – Stati Uniti,
Argentina, Brasile, Australia, Canada,
Venezuela, Francia, Svizzera,
Germania, Belgio e Regno Unito –
per raccontare un fenomeno
che nell’arco di centocinquant’anni
ha riguardato circa venti milioni
di persone. E che non si è ancora
interrotto. Con un portfolio sugli
italoamericani di New York e una
graphic novel dedicata al massacro
di Aigues-Mortes, in Francia, del 1893.

Novembre 2020
14,00 €


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