The words you are searching are inside this book. To get more targeted content, please make full-text search by clicking here.

“Una processione interminabile di gente usciva a gruppi dall’edificio dirimpetto, dove un delegato della Questura esaminava i passaporti. La maggior parte, avendo passato una o
due notti all’aria aperta, accucciati come cani per le strade di Genova, erano stanchi e pieni
di sonno. Operai, contadini, donne con bambini alla mammella, ragazzetti che avevano
ancora attaccata al petto la piastrina di latta
dell’asilo infantile passavano, portando quasi
tutti una seggiola pieghevole sotto il braccio,
sacche e valigie d’ogni forma alla mano o sul
capo, bracciate di materassi e di coperte, e il
biglietto col numero della cuccetta stretto fra
le labbra”. Così Edmondo de Amicis racconta
nel romanzo Sull’oceano la partenza degli italiani verso il nuovo mondo. È il 1884, lo stesso
anno dell’articolo del Chicago Tribune che
apre questo volume, un racconto di centocinquant’anni di migrazioni italiane, dall’esodo
postunitario alle partenze dei nostri giorni,
che non sono solo di giovani cervelli in fuga
ma anche di semplici braccia da fatica. Il tutto
attraverso le fonti giornalistiche dei paesi d’arrivo. Lo sguardo non di chi partiva, insomma,
ma di chi accoglieva quel flusso di essere umani, che negli ultimi ha acquisito un’innegabile
visibilità nel nostro dibattito pubblico.
Che gl’italiani siano stati, e siano ancora,
un popolo di emigranti è un fatto che nessuno
pare più voler nascondere. E che siano spesso
stati accolti da razzismo e ostilità è altrettanto
assodato. Questo volume, però, non è un repertorio delle discriminazioni subite. Perché
se è vero che la sua lettura conferma che le
grandi migrazioni portano con sé tensioni e
conflitti, è altrettanto evidente che – se osservato con attenzione – lo spettro delle opinioni
e dei punti di vista sul fenomeno migratorio è
sempre stato molto ampio. Ci sono articoli che
grondano disprezzo – e che ovviamente vanno
letti con le lenti del loro tempo – ma anche analisi e commenti che cercano di capire e si sforzano di proporre soluzioni. Spesso trasudano
un paternalismo fastidiosamente sussiegoso,
ma sono anche il segno che sul tema un dibattito aperto esisteva già alla fine dell’ottocento,
soprattutto negli Stati Uniti.
In tutti i paesi di destinazione l’atteggiamento verso gli emigranti italiani ha attraversato diverse trasformazioni, legate ai grandi
eventi della storia, alle congiunture economiche e al livello d’integrazione raggiunto. I giornali stranieri hanno raccontato questi cambiamenti con una certa atte

Discover the best professional documents and content resources in AnyFlip Document Base.
Search
Published by scuccia, 2019-12-06 10:54:26

Internazionale Storia n. 1 novembre 2020

“Una processione interminabile di gente usciva a gruppi dall’edificio dirimpetto, dove un delegato della Questura esaminava i passaporti. La maggior parte, avendo passato una o
due notti all’aria aperta, accucciati come cani per le strade di Genova, erano stanchi e pieni
di sonno. Operai, contadini, donne con bambini alla mammella, ragazzetti che avevano
ancora attaccata al petto la piastrina di latta
dell’asilo infantile passavano, portando quasi
tutti una seggiola pieghevole sotto il braccio,
sacche e valigie d’ogni forma alla mano o sul
capo, bracciate di materassi e di coperte, e il
biglietto col numero della cuccetta stretto fra
le labbra”. Così Edmondo de Amicis racconta
nel romanzo Sull’oceano la partenza degli italiani verso il nuovo mondo. È il 1884, lo stesso
anno dell’articolo del Chicago Tribune che
apre questo volume, un racconto di centocinquant’anni di migrazioni italiane, dall’esodo
postunitario alle partenze dei nostri giorni,
che non sono solo di giovani cervelli in fuga
ma anche di semplici braccia da fatica. Il tutto
attraverso le fonti giornalistiche dei paesi d’arrivo. Lo sguardo non di chi partiva, insomma,
ma di chi accoglieva quel flusso di essere umani, che negli ultimi ha acquisito un’innegabile
visibilità nel nostro dibattito pubblico.
Che gl’italiani siano stati, e siano ancora,
un popolo di emigranti è un fatto che nessuno
pare più voler nascondere. E che siano spesso
stati accolti da razzismo e ostilità è altrettanto
assodato. Questo volume, però, non è un repertorio delle discriminazioni subite. Perché
se è vero che la sua lettura conferma che le
grandi migrazioni portano con sé tensioni e
conflitti, è altrettanto evidente che – se osservato con attenzione – lo spettro delle opinioni
e dei punti di vista sul fenomeno migratorio è
sempre stato molto ampio. Ci sono articoli che
grondano disprezzo – e che ovviamente vanno
letti con le lenti del loro tempo – ma anche analisi e commenti che cercano di capire e si sforzano di proporre soluzioni. Spesso trasudano
un paternalismo fastidiosamente sussiegoso,
ma sono anche il segno che sul tema un dibattito aperto esisteva già alla fine dell’ottocento,
soprattutto negli Stati Uniti.
In tutti i paesi di destinazione l’atteggiamento verso gli emigranti italiani ha attraversato diverse trasformazioni, legate ai grandi
eventi della storia, alle congiunture economiche e al livello d’integrazione raggiunto. I giornali stranieri hanno raccontato questi cambiamenti con una certa atte

NATIONAL GEOGR APHIC DICEMBRE 2019

SOMMARIO

I R E P O R TAG E Nelle viscere Dipendenti Salvare i parchi africani
dalla plastica I parchi nazionali del
In copertina: di Gerusalemme I comodi oggetti continente possono
È la città santa monouso dominano la essere salvati? Forse
Chiese, moschee, per eccellenza, nostra vita. Possiamo sì, se vengono gestiti
sinagoghe e gli altri con luoghi sacri alle riuscire a farne a meno? come aziende.
luoghi sacri tre grandi religioni
di Gerusalemme monoteistiche. FOTOGRAFIE DI DI DAVID QUA M MEN
si contendono Ma nel sottosuolo
lo spazio nella Città di Gerusalemme 30H A N N A H W H I TA K E R FOTOGRAFIE DI
Vecchia, sia in superficie si cela uno dei siti
che nel sottosuolo. archeologici più ............................ Pag. 72B R E N T S T I R T O N
importanti al mondo,
L'ILLUSTRAZIONE È DI BOSE COLLINS in cui ogni scavo può La tigre della ............................... Pag.
portare alla luce tesori porta accanto
inestimabili, scatenare Ci sono più tigri in Sicilia, mosaico umano
dibattiti o inasprire cattività negli USA La regione più
vecchie tensioni. che in natura nel resto multietnica d’Italia
del mondo. La nostra è sempre stata un
DI ANDREW LAWLER inchiesta. esempio di tolleranza
e convivenza pacifica.
FOTOGRAFIE DI DI SHARON GUYNUP
DI SUSANNA TURCO
2S I M O N N O R F O L K FOTOGRAFIE DI
FOTOGRAFIE DI
................................. Pag. 42S T E V E W I N T E R
94GIANCARLO CER AUDO
.............................. Pag.
............................. Pag.

FOTO: STEVE WINTER

LE RUBRICHE The National Geographic Society
is a global nonprofit organization that pushes the bound-
EDITORIALE EXPLORE aries of exploration, furthering understanding
of our planet to empower us all to generate solutions
L'isola ponte Enigma fossile for a healthier and more sustainable future.

DI M ARCO CATTANEO DI FERNANDO G. BAPTISTA NATIONAL GEOGR APHIC SOCIETY

IN EDICOLA PRESIDENT AND CHIEF OPERATING OFFICER

Le montagne incantate Michael L. Ulica

ANTEPRIMA SENIOR MANAGEMENT

David Alan Harvey EVP AND CHIEF SCIENTIST: Jonathan Baillie
CHIEF ADMINISTRATIVE OFFICER: Tara Bunch
Orchidee SVP, GLOBAL ENGAGEMENT: Emma Carrasco
CHIEF HUMAN RESOURCES OFFICER: Mara Dell
DI PATRICIA EDMONDS EVP, GENERAL COUNSEL AND CORPORATE SECRETARY:
Angelo Grima
Zecca morde opossum CHIEF OF MEDIA AND PUBLIC AFFAIRS: Kalee Kreider
EVP AND CHIEF EDUCATION OFFICER: Vicki Phillips
DI PATRICIA EDMONDS CHIEF STORYTELLING OFFICER: Kaitlin Yarnall

FOTODIARIO BOARD OF TRUSTEES

Antichi riti La fatica nelle ossa CHAIRMAN: Jean M. Case
per bimbe di oggi VICE CHAIRMAN: Katherine Bradley
In un paesino spagnolo DI PATRICIA EDMONDS Brendan P. Bechtel, Afsaneh Beschloss,
si saluta la primavera Michael R. Bonsignore, Ángel Cabrera,
mettendo le bambine Novità sotto il tendone Elizabeth (Beth) Comstock, Jack Dangermond,
in posa sugli altari. Alexandra Grosvenor Eller, Jane Lubchenco,
DI CL AIRE WOLTERS Kevin J. Maroni, Strive Masiyiwa,
FOTOGRAFIE DI DANIEL Mark C. Moore, George Muñoz, Nancy E.
OCHOA DE OLZA Non svegliate l'orso Pfund, Peter H. Raven, Lyndon Rive, Edward P.
Roski, Jr., Frederick J. Ryan, Jr., Anthony A.
I N S TAG R A M DI COREY ARNOLD Williams, Tracy R. Wolstencroft

GABRIELE GALIMBERTI L'insolito ponte sul fiume RESEARCH AND EXPLOR ATION COMMITTEE

LA MIA FOTO DI NINA STROCHLIC CHAIRMAN: Peter H. Raven
VICE CHAIRMAN: Jonathan Baillie
L' O R O LO G I A I O M I O P E Kamal Bawa, Justin Brashares, Ruth DeFries,
Margaret Honey, Anthony Jackson,
Tacchini a rischio Gary Knight, Steven R. Palumbi, Andrew
Revkin, Jerry A. Sabloff, Eleanor Sterling
DI LISA SIGNORILE
EXPLORERS-IN-RESIDENCE
I N O LT R E Sylvia Earle, Enric Sala

• Nel prossimo numero E X P L O R E R S -AT- L A R G E
• National Geographic in tv Robert Ballard, Lee R. Berger, James Cameron,
J. Michael Fay, Beverly Joubert, Dereck
A R C H I V I O I TA LI A N O Joubert, Louise Leakey, Meave Leakey

GABRIELE PEDEMONTE Albanesi d'Italia FELLOWS
TOMMASO VECCHI
DI MARCO PINNA Katy Croff Bell, Jim Bentley, Steve Boyes,
Joe Grabowski, Kavita Gupta, Dan Hammer,
Stephanie Harvey, Charlie Hamilton James,
Corey Jaskolski, Heather Koldewey, David Lang,
Erika Larsen, Tom Lovejoy, Arthur Middleton,
Pete Muller, Alex Oberle, Sarah Parcak, Joe Riis,
Paul Salopek, Joel Sartore, Shah Selbe,
Brian Skerry, Martin Wikelski

NATIONAL GEOGR APHIC PARTNERS

CHAIRMAN Gary E. Knell

SENIOR MANAGEMENT

EDITORIAL DIRECTOR: Susan Goldberg
GENERAL MANAGER NG MEDIA: David E. Miller
DEPUTY CHIEF COUNSEL: Evelyn Miller
GLOBAL NETWORKS CEO: Courteney Monroe
HEAD OF TRAVEL AND TOUR OPERATIONS: Nancy
Schumacher
CHIEF FINANCIAL OFFICER: Akilesh Sridharan

BOARD OF DIRECTORS

Ravi Ahuja, Jean M. Case, Bob Chapek,
Nancy Lee, Kevin J. Maroni, Peter Rice,
Frederick J. Ryan, Jr., Tracy R. Wolstencroft

INTERNATIONAL PUBLISHING

SENIOR VICE PRESIDENT: Yulia Petrossian Boyle
Ariel Deiaco-Lohr, Gordon Fournier,
Kelly Hoover, Jennifer Jones, Jennifer Liu,
Rossana Stella

La National Geographic Society
è un’organizzazione non profit internazionale
il cui scopo è l’esplorazione e la salvaguardia
del pianeta.

Copyright © 2019 National Geographic Partners.
All rights reserved. National Geographic
and Yellow Border: Registered Trademarks
® Marcas Registradas. National Geographic
assumes no responsibility for unsolicited
materials.
Printed in U.S.A.

NATIONAL GEOGRAPHIC MAGAZINE

EDITOR IN CHIEF Susan Goldberg
MANAGING EDITOR, MAGAZINES: David Brindley
SENIOR DIRECTOR, SHORT FORM: Patty Edmonds
DIRECTOR OF VISUAL AND IMMERSIVE EXPERIENCES:
Whitney Johnson
EXECUTIVE EDITOR, LONG FORM: David Lindsey
CREATIVE DIRECTOR: Emmet Smith
MANAGING EDITOR, INTEGRATED STORYTELLING:
Michael Tribble

INTERNATIONAL EDITIONS

EDITORIAL DIRECTOR: Amy Kolczak
DEPUTY EDITORIAL DIRECTOR: Darren Smith
TRANSLATION MANAGER: Beata Kovacs Nas
EDITORIAL SPECIALIST: Leigh Mitnick



D I C E M B R E | EDITORIALE

L’ISOLA PONTE DIRETTORE RESPONSABILE

D I M ARCO CATTANEO D I RE T TO RE D ELL’ ED IZI O N E ITA LI A N A Marco Cattaneo

Una scena di T O R N AVA M O L Ì O G N I G I O R N O , il sole che si abbassa- REDAZIONE
vita quotidiana va alle nostre spalle, seduti davanti alla casa del fattore
nello storico di zio Andrea, due fette di salame e un bicchiere di Alessandra Clementi
mercato vino. Perché da lì, sul versante della collina che da Valerio Gualerzi
palermitano Monreale digrada verso Palermo, si poteva godere Marco Pinna
di Ballarò, dello spettacolo inestimabile del golfo che si tinge Marella Ricci, Grafica e layout
nel quartiere di nero all’imbrunire. In un silenzio irreale, distante
multietnico dal brulicare umano della città. VIDEOIMPAGINAZIONE
dell’Alberghiera.
Eravamo verso metà degli anni Ottanta. Zio Andrea Rosaria Ceccarelli
non era mio zio, era lo zio di un amico con cui ero in
vacanza. Ma divenni in pochi giorni un nipote adot- SEGRETERIA E COORDINAMENTO EDITORIALE
tivo per quell’uomo dal portamento altero, con la sua
massa di capelli biondi appena ingrigiti dal tempo e Anna Maria Diodori
gli occhi di un blu penetrante.
WEB MASTER E SOCIAL MEDIA
Normanno era, zio Andrea. Pronipote di una di quelle
13 dominazioni da cui, secondo Andrea Camilleri, i Claudio Campanella
siciliani “hanno preso il meglio e il peggio”. E in quel
Normanno che a Palermo accoglieva in famiglia un MARKETING
ragazzotto milanese, sia pure temporaneamente, c’era
- c’è - un riassunto della Sicilia. Di una terra attraver- Lorenzo d’Auria
sata per millenni da forestieri giunti dai quattro punti
cardinali. E che a volte qui hanno trovato casa. TRADUTTORI

In queste pagine le parole di Susanna Turco e i Teresa Albanese
ritratti di Giancarlo Ceraudo ci raccontano la Sicilia Federica Cuneo
delle migrazioni di ieri e di oggi, un po’ “mosaico Paola Gimigliano
umano”, un po’ esperimento sociale, dove convivono Francesco Graziosi
e si contaminano culture e identità. Una terra dove, ci Per Scriptum, Roma:
scrive Susanna Turco, con i piedi piantati nel passato Irene Inserra
si costruisce, forse, la società del futuro. Claudia Valeria Letizia

Vista da questa prospettiva, protesa attraverso il PUBBLICITÀ
Mediterraneo, la Sicilia pare più un ponte che un’isola.
A.Manzoni & C. S.p.A.
Via Nervesa, 21
20139 Milano (italia)
Tel. (02) 574941 Fax (02) 57494953
www.manzoniadvertising.it

STAMPA

Puntoweb - Variante di Cancelliera snc.
Ariccia (RM)

ABBONAMENTI E ARRETRATI

GEDI Distribuzione S.p.A.
Tel. 0864.256266 Fax 02.26681991
email: [email protected]
email: [email protected]

Registrazione del Tribunale di Roma n. 652/97
del 2 dicembre 1997
ISSN 2499-0582

GEDI Gruppo Editoriale SpA

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
PRESIDENTE Marco De Benedetti
VICE PRESIDENTI John Elkann, Monica Mondardini
AMMINISTRATORE DELEGATO Laura Cioli

CONSIGLIERI
Agar Brugiavini, Giacaranda Maria Caracciolo
di Melito Falck, Elena Ciallie, Alberto Clò,
Rodolfo De Benedetti, Francesco Dini,
Silvia Merlo, Luca Paravicini Crespi,
Carlo Perrone, Michael Zaoui

DIRETTORI CENTRALI
Pierangelo Calegari (Produzione e Sistemi informativi),
Stefano Mignanego (Relazioni esterne),
Roberto Moro (Risorse umane)

Divisione Stampa Nazionale

Via Cristoforo Colombo, 90 - 00147 Roma
DIRETTORE GENERALE Corrado Corradi
VICEDIRETTORE Giorgio Martelli
REDAZIONE NATIONAL GEOGRAPHIC ITALIA
Via Cristoforo Colombo 90 - 00147 Roma
tel. (06) 49822736
e-mail: [email protected]
Il responsabile del trattamento dei dati raccolti in banche
dati di uso redazionale è il direttore responsabile a cui è
possibile rivolgersi, scrivendo a [email protected], per i diritti
previsti dal Regolamento (UE) 2016/679 sulla protezione
dei dati personali.

Accertamento Diffusione Stampa
Certificato N. 8563 del 18.12.2018

FOTO: GIANCARLO CERAUDO

Copia di promopress

IN EDICOLA

Dal Matese all’Aspromonte Uno scorcio del Parco
regionale del Matese
Nell’ottavo volume de Le montagne incantate - in edicola a dicembre con Na- con foliage autunnale.
tional Geographic e Repubblica a €12,90 in più - affrontiamo il penultimo tratto
del Sentiero Italia CAI, quello che dal Massiccio del Matese arriva a coprire
l’Aspromonte, il lembo estremo dello Stivale. Un percorso duro e diseguale,
dove si alternano tratturi soleggiati e profonde gravine, acque cristalline abitate
dalle lontre e macchie impenetrabili popolate da cinghiali. Una terra in cui i
paesi si nascondono e il mare è sempre in agguato dietro a un’altura. Seguen-
doci, conoscerete l’emozione di scalare i faraglioni di Capri e le Dolomiti lucane,
incontrerete donne fantastiche che hanno scelto di fare le pastore e vi incan-
terete di fronte alla bellezza del Parco del Matese o dei mille fiori del Gargano.
E molto altro ancora, nel cuore di una natura che affascina e sorprende.

Alle origini degli Inca

Chi erano gli Inca? Come costruirono l’impero più vasto delle
Americhe in meno di un secolo? Nonostante si tratti forse della civiltà
più nota dell’area andina, le ricerche sulle origini degli Inca sono
relativamente nuove e ancora frammentarie. Grazie alle più recenti
scoperte, questo volume della serie Le Grandi Civiltà traccia un
grande affresco del popolo dei “Figli del Sole” attraverso un percorso
storico che si snoda dalle origini mitiche fino alla violenta conquista
spagnola, una ricostruzione basata sulle cronache, la mitologia e
l’archeologia. Il nuovo volume è in edicola con National Geographic
Italia e Repubblica a €12,90 in più.

FOTO: BRUNO D’AMICIS, L’ALTRO VERSANTE



IN EDICOLA

Dal Matese all’Aspromonte Uno scorcio del Parco
regionale del Matese
Nell’ottavo volume de Le montagne incantate - in edicola a dicembre con Na- con foliage autunnale.
tional Geographic e Repubblica a €12,90 in più - affrontiamo il penultimo tratto
del Sentiero Italia CAI, quello che dal Massiccio del Matese arriva a coprire
l’Aspromonte, il lembo estremo dello Stivale. Un percorso duro e diseguale,
dove si alternano tratturi soleggiati e profonde gravine, acque cristalline abitate
dalle lontre e macchie impenetrabili popolate da cinghiali. Una terra in cui i
paesi si nascondono e il mare è sempre in agguato dietro a un’altura. Seguen-
doci, conoscerete l’emozione di scalare i faraglioni di Capri e le Dolomiti lucane,
incontrerete donne fantastiche che hanno scelto di fare le pastore e vi incan-
terete di fronte alla bellezza del Parco del Matese o dei mille fiori del Gargano.
E molto altro ancora, nel cuore di una natura che affascina e sorprende.

Alle origini degli Inca

Chi erano gli Inca? Come costruirono l’impero più vasto delle
Americhe in meno di un secolo? Nonostante si tratti forse della civiltà
più nota dell’area andina, le ricerche sulle origini degli Inca sono
relativamente recenti e ancora frammentarie. Grazie alle più recenti
scoperte, questo volume della serie Le Grandi Civiltà traccia un
grande affresco del popolo dei “Figli del Sole” attraverso un percorso
storico che si snoda dalle origini mitiche fino alla violenta conquista
spagnola, una ricostruzione basata sulle cronache, la mitologia e
l’archeologia. Il nuovo volume è in edicola con National Geographic
Italia e Repubblica a €12,90 in più.

FOTO: BRUNO D’AMICIS, L’ALTRO VERSANTE

FOTODIARIO

NATIONAL GEOGR APHIC FOTOGRAFIE DI DANIEL OCHOA DE OLZA
OS SERVANDO L A TERR A DA OGNI PUNTO DI VI STA

NATIONAL GEOGR APHIC ITALIA

ANTEPRIMA

MAESTRI David Alan Harvey, 50 anni ai vertici
DI
FOTOGRAFIA Da oltre 50 anni fotografa il mondo in cui viviamo, concentrandosi inizial-
mente sugli Stati Uniti, dove è nato e vive, per poi allargare il suo sguardo sul
pianeta intero, in particolare su quella che definisce la “diaspora ispanica”
dell’America Latina, un soggetto sul quale ha realizzato un gran numero di
servizi e un libro straordinario, Divided Soul. Ed è proprio grazie al suo amore
per la gente che Harvey ci ha regalato le sue immagini più famose, da Cuba
(come quella sopra) al Messico, al Brasile. Fotografo veterano dell’agenzia
Magnum con oltre 40 servizi all’attivo per National Geographic a partire
dagli anni Settanta, Harvey ha il grande pregio di non essersi mai fossilizzato
su uno stile, sapendosi adattare ai cambiamenti del mercato e considerando
sempre le nuove tendenze in fotografia, fino al punto di fondare Burn maga-
zine, una rivista online per fotografi emergenti. La monografia sarà in edicola
a gennaio con National Geographic Italia e Repubblica a €11,90 in più.

FOTO: DAVID ALAN HARVEY, MAGNUM/CONTRASTO

FOTODIARIO

NATIONAL GEOGR APHIC FOTOGRAFIE DI DANIEL OCHOA DE OLZA
OS SERVANDO L A TERR A DA OGNI PUNTO DI VI STA

NATIONAL GEOGR APHIC ITALIA

ANTICHI RITI PER BIMBE DI OGGI

Da secoli un paese spagnolo saluta la primavera mettendo in posa delle bambine su degli altari.

Una bambina veste
i panni di una
Maya alla festa che
celebra l’arrivo della
primavera a Colmenar
Viejo, in Spagna.

DICEMBRE 2019

FOTODIARIO

La Maya, un’antica tradizione della Spagna centrale, ha poche regole. Gli altari vanno decorati con fiori
freschi e le bambine devono rimanere sedute immobili al centro della tavola per due ore.

NATIONAL GEOGR APHIC ITALIA

Un’aspirante Maya può aspettare a lungo prima di potersi sedere su un altare: ogni anno ne vengono
scelte solo cinque. Gli organizzatori hanno un elenco delle bambine candidate per le feste successive.

DICEMBRE 2019

FOTODIARIO
NATIONAL GEOGR APHIC ITALIA



FOTODIARIO

IL RETROSCENA

POCHE BAMBINE HANNO LA FORTUNA DI PARTECIPARE
ALL’ANTI CO RITO PRIM AVERILE D I CO L MENAR VIE J O.

C O M E N A S C O N O L E T R A D I Z I O N I e per- ogni volta perché continuino. Ricorda
ché si mantengono vive? Si potrebbe una festa a Piornal in cui gli abitanti
chiedere a una delle bambine tra i sette bersagliano con rape un personaggio
e gli undici anni che ogni anno, a Col- corazzato dall’aspetto demoniaco. E
menar Viejo, in Spagna, vengono fatte poi c’è la corsa dei tori, la famosa festa
sedere al centro di elaborati altari di di San Fermín a Pamplona, la sua città.
fiori freschi per celebrare l’arrivo della «È stupido e pericoloso, ma è la nostra
primavera. tradizione», dice, confessando di aver
partecipato nove volte alla corsa.
Le bambine che vestono i panni
delle Maya restano sedute su una ta- Le Maya sono al centro di una com-
vola per due ore, perfettamente im- posizione statica, fotografarle non è
mobili, mentre uno stuolo di gente difficile, dice Ochoa de Olza. Queste
sfila di fronte a loro. La loro espres- foto rivelano che in ogni paese ci sono
sione riflette la serietà con cui si ca- nuove tradizioni da scoprire, che pro-
lano nel ruolo, e per le famiglie è un ducono cose belle, anche se, come in
onore che una loro bambina venga questo caso, fugaci.
scelta tra le tante che si candidano a
partecipare a questa antica tradizione Crescendo le bambine tendono a
locale. Ma partecipare implica setti- non dare più peso alla tradizione, dice
mane di attività febbrili per preparare ancora il fotografo. Le adolescenti che
gli altari e gli abiti. sono state Maya ridono di quell’espe-
rienza, in un certo senso la rinnegano.
Nella sua carriera il fotografo Daniel Ma anche loro avranno delle figlie, e
Ochoa de Olza ha sempre documentato la tradizione continuerà.
le tradizioni spagnole, chiedendosi
—DANIEL STONE

Per un giorno le Maya sono al centro dell’attenzione e i visitatori restano incantati dalla loro bellezza.
NATIONAL GEOGR APHIC ITALIA

LA MIA FOTO

GLI SCATTI DEI LETTORI

TOMMASO VECCHI, CENTO (FE)

Durante una visita al monastero di Kursha, nel Kashmir indiano, l’autore ha incontrato un’anziana che rincasava con un cesto
pieno di erbe, una pala in una mano e un rosario buddhista tibetano nell’altra. «A malapena si udivano le preghiere che
sussurrava con lo sguardo rivolto alle montagne, che una meravigliosa luce illuminava durante questo magico momento».

GABRIELE PEDEMONTE, PIETRA LIGURE (SV)

In un villaggio del popolo Arbore, nella Valle dell’Omo (Etiopia meridionale), l’autore di questo scatto si è allontanato
dal suo gruppo per cogliere un momento di gioco spontaneo tra bambini. «Niente tablet o smartphone», racconta;
«giocavano come una volta correndo, cantando e divertendosi come solo i bimbi sanno fare».

Inviate le vostre immagini a: nationalgeographic.it/lamiafoto
DICEMBRE 2019





EXPLORE

GETTIAMO LUCE SUI MISTERI E LE MERAVIGLIE CHE CI CIRCONDANO
NATIONAL GEOGR APHIC

SPIRALE MISTERIOSA

Per più di un secolo gli studiosi si sono
interrogati su dei fossili dall’aspetto
particolare che ricordava le lame di una sega
circolare, con una dentellatura di centinaia
di cunei ailatissimi disposti in strette
spirali. Oggi hanno trovato la risposta:
sono le letali fauci del pesce cartilagineo
elicoprione (Helicoprion), un’anomalia
evolutiva vissuta 275 milioni di anni fa.

DIANA MARQUES, JOHN KAPPLER E EVE CONANT, NGM

ENIGMA FOSSILE 1866 1911 1902 1966 2012

La spirale era parte del muso o
una pinna difensiva? La risposta è
arrivata solo nel 2013, quando un
fossile con frammenti di cartilagine
scoperto nel 1950 è stato sottoposto
a TAC e ricostruito al computer.

CO LP O D ’O CC H I O D I FE RN A N D O G . BA P TI STA E PATRI C I A H E A LY

12 m, lunghezza massima Corpo più stretto
Elicoprione

6m
Squalo bianco

Fossile

Ricostruzione Dimensioni reali
Linea gengive
dei denti di una
spirale fossile del
diametro di 50 cm.

Smalto
Radice

Radice
unica

FOTO: EVELYN VOLLMER PRESSO L’IDAHO VIRTUALIZATION LAB DELL’IDAHO MUSEUM OF NATURAL HISTORY

Isole Canale della
Artiche
PREDATORE DEGLI ANTICHI M ARI Canada Laurasia PANTALAS Siti di fossili
Urali, moderni, 282–275
Questo predatore del Permiano viveva Russia milioni di anni fa
vicino alle coste, in mari che oggi non A
esistono più. Molti degli oltre 150 fossili Phosphoria E
conosciuti sono stati ritrovati nell’Idaho, SA
in miniere di fosforo un tempo sommerse. P
G Kazakistan
N
Idaho, USA Giappone

Messico A Paleotetide EQUATORE
ANTALASSA
P Laos Cina

Neotetide
Australia

MASCELLE UNICHE

Questi giganti dalla dentatura a spirale
popolarono i mari per otto milioni di anni,
nel corso dei quali le loro dimensioni
triplicarono. Le loro mascelle a dir poco
particolari - un tratto anatomico che
non si rivedrà mai più - erano in grado
di tranciare come spade la carne tenera
delle prede o di staccarla dalle conchiglie.

Cranio (cartilagine)

Mascella
superiore
(cartilagine)

Angolo di apertura Poteva esporre
mascelle fino a 15 denti
contemporaneamente.
60 o 90 o
Radice unica
Mascella
inferiore

Squalo bianco Elicoprione

Apertura da coccodrillo

L’apertura della mascella dell’elicoprione
superava di molto quella dello squalo
bianco, ma sviluppava solo un terzo della
forza, un po’ come quella del coccodrillo.

FONTI: LEIF TAPANILA, IDAHO STATE UNIVERSITY; JESSE PRUITT, IDAHO MUSEUM OF NATURAL HISTORY; JOSHUA MOYER; GEORGE H. BURGESS, UNIVERSITY OF FLORIDA;
C.R. SCOTESE (MAPPA PALEOGEOGRAFICA DEL PERMIANO)

Numero di N. AMER. Urali, Parente moderno
fossili trovati Idaho, USA EUR. Russia Chimera elefante
dal 1886: (Hydrolagus colliei)
EQUATORE OCEANO ASIA
1 ATLAN. AFRICA OCEANO Femmina
2-5 Lunghezza 97 cm
SUD PACIFICO
25
OCEANO AMER. OCEANO
PACIFICO ATLANTICO AUS.

100

UNA SPIR ALE DI DENTI USATI Squalo bianco Elicoprione

Quando a uno squalo moderno Il dente Dente nuovo
cadono i denti, questi vengono nuovo Una
sostituiti da quelli nuovi. Gli si forma qui rotazione
elicoprioni invece nascevano con
tre denti che non perdevano mai; Adulto
man mano che spuntavano i denti Quattro rotazioni
nuovi, quelli vecchi si ricoprivano
di cartilagine, formando una spirale
che ne poteva contenere anche
150, tutti fissati alla stessa radice.

Primi tre Ultimo
denti dente

Giovane
Due rotazioni

Denti superiori
arrotondati

Mascella
superiore

Preda Vista in sezione
(frontale)

Denti arrotondati

Mascella
superiore

Mascella
inferiore

Cattura senza rilascio Taglio finale

Afferrava la preda con i denti medi, La mascella si chiudeva di scatto, spingendo
inclinati all’indietro. Mentre la mascella la spirale dentata in un incavo della mascella
si chiudeva i denti posteriori spingevano superiore rivestito da piccoli denti arrotondati.
la preda verso la stretta gola. La preda veniva tranciata in due e inghiottita.

E X P L O R E | TUTTO IN UNA FOTO

ORCHIDEE, TRA MITO NPL, MINDEN
E MEDICINA POPOLARE

FOTOGRAFIA DI ANDRÉS M. DOMÍNGUEZ

IN GRECO L’ANTICA PAROL A ORCHIS indicava il testicolo
(a cui alcuni tuberi di orchidea assomigliano), mentre
nella mitologia greca Orchis era un giovane che fu fatto
a pezzi per aver tentato di violentare una sacerdotessa e
dai cui resti nacque una pianta con i tuberi simili a testicoli.
Secondo il Journal of Cultural Heritage le orchidee sono
state “associate alla sessualità” sin dall’antichità. In alcune
società la pianta viene ancora consumata per le presunte
proprietà afrodisiache e di stimolo della virilità. In Israele
se ne mangiano i tuberi per combattere l’impotenza;
in Turchia come afrodisiaci. In Italia - dove tra le varie specie
è presente Orchis italica (nella foto) nota anche come
“uomo nudo” per il labello che ricorda un corpo maschile - si
utilizzava in passato per favorire le unioni. — PATRICIA EDMONDS

NATIONAL GEOGRAPHIC ITALIA

E X P L O R E | NOVITÀ Zecca morde opossum,
opossum morde zecca
NOTIZIE DALLE PRIME
LINEE DELLA SCIENZA La zecca dalle zampe nere si nutre
E DE LL’INNOVA ZIONE del sangue di vari ospiti, tra cui
l’opossum, che pulendosi riesce a
eliminare, secondo uno studio, il 96%
delle larve del parassita. Preservare
la biodiversità della Terra, conclude
lo studio, serve anche a mantenere
la funzione degli antiparassitari
naturali. — P AT R I C I A E D M O N D S

ANTROPOLOGIA BENESSERE ANIMALE

La fatica BRILLANTI NOVITÀ
scritta SOTTO IL TENDONE
nelle ossa
TR A NOSTALGIA DEL CIRCO E NUOVE TECNOLOGIE
Dagli scheletri vecchi
di millenni si capisce Al Circus Roncalli di Colonia, in Germania, l’elefante danzante
la suddivisione dei è alto sei metri. Un colosso del genere dovrebbe pesare più di
lavori tra i sessi. Uno nove tonnellate, invece questa enorme creatura non ha peso
studio britannico ed è leggermente traslucida: è un ologramma tridimensionale,
sui popoli agricoltori una creazione da sei milioni di pixel che si esibisce grazie al
della preistoria lavoro di 15 tecnici, oltre 3.000 processori e 11 raggi laser. Lo
ha trovato nelle ossa spettacolo è «una combinazione di nostalgia del vecchio circo
delle braccia e delle e modernità», come ama descriverla il suo fondatore e direttore
gambe maschili Bernhard Paul. Il Circus Roncalli di Colonia è animato anche da
i segni della fatica, ologrammi di pesci e cavalli, oltre che di elefanti, e si definisce
e nelle ossa delle “diversamente senza animali”. L’innovazione è piaciuta perché
braccia femminili è in grado di rispettare sia la tradizione circense che il benessere
quelli del lavoro animale. — C L A I R E W O LT E R S
manuale e di un
enorme impiego FOTO (DALL’ALTO): JOEL SARTORE, NATIONAL GEOGRAPHIC PHOTO ARK;
di forza, fino al 40% CIRCUSTHEATERRONCALLI; DIDIER DESCOUENS, MUSÉUM DE TOULOUSE
in più rispetto a un
gruppo di controllo
di donne di oggi. Per
l’antropologa Alison
Macintosh Murray,
i risultati confutano
l’idea che le donne
non facessero
«quanto facevano
gli uomini». — P E

E X P L O R E | DIE TRO L’O B IE T TIVO

Non
svegliate

l’orso

IN UNA REMOTA GROTTA
DELLO UTAH, UN ORSO

NERO IN LETARGO RICEVE
UNA VISITA INASPETTATA.

DI COREY ARNOLD

D O V E VA M O soltanto cambiare delle batterie. Ma Il segnale ci porta a diverse tane, ma sono tutte
erano in un radiocollare indossato da un maschio vuote. Proprio quando stiamo per rinunciare, il
di orso nero del Bryce Canyon National Park, nello crollo di una cortina di neve ci rivela un antro di
Utah. Wes Larson, un biologo della fauna selvatica arenaria. L’apertura si restringe in un cunicolo buio
della Brigham Young University che studia il modo da cui sale un forte odore di animale selvatico.
per ridurre il conflitto tra uomini e orsi nelle aree
di campeggio più isolate del Parco, mi ha invitato Il tunnel è largo appena da permettere a una per-
a quella che ha definito una «piccola avventura»: sona di girarsi e piega a sinistra, impedendoci di
avremmo sedato l’orso mentre era in letargo. vedere cosa c’è dentro. Wes, seguito dal fratello, ci si
infila armato di un bastone espandibile di due metri
In una giornata fredda e limpida di febbraio, con all’estremità una siringa di sedativo.
seguendo le coordinate GPS trasmesse dal radio-
collare dell’animale, io, Wes, suo fratello Jeff e il suo Ma appena 30 secondi dopo, i due riemergono
assistente Jordan ci inerpichiamo fino a un canyon velocissimi all’indietro. L’orso che avevano munito
di terra rossa coperto da vegetazione bassa e neve di collare un anno e mezzo fa ora pesa circa 160
fresca. Il segnale ci porta in cima a una ripida collina chili ed è sveglio.
e mentre cerchiamo di individuare l’ingresso della
tana in mezzo alla neve, la temperatura scende. Wes è riuscito a fargli l’iniezione, così aspettiamo
che il sedativo faccia effetto. Quando gli orsi vanno
in letargo il loro respiro rallenta e la loro tempera-

NATIONAL GEOGRAPHIC ITALIA

tura corporea si abbassa di circa 6,5 gradi, quanto ma l’orso, seppure stordito, travolge l’improvvisata
basta per rallentare il metabolismo, ma non tanto barricata e comincia a scivolare giù per il pendio
da impedire loro di reagire al pericolo. Dopo un po’ innevato. Jeff e Jordan gli si lanciano dietro e lo
seguo Wes nella tana strisciando sugli avambracci afferrano per le zampe posteriori tentando di trat-
e le ginocchia, con la sensazione di essere un po’ tenerlo; Wes gli salta sul dorso e afferra il collare.
più al sicuro solo perché, se l’orso dovesse caricare,
assalirebbe prima lui. L’orso li trascina con sé giù per il pendio finché
i rami bassi di un pino non lo fermano. Il tranquil-
Superata la curva del tunnel vediamo lampeggiare lante ha fatto effetto: ora dorme. Wes e il fratello gli
due occhi spalancati. È ancora sveglio. Scatto rapi- cambiano il radiocollare e controllano il suo stato
damente la foto che vedete qua sopra. Wes mi dice di salute. Quello che ci aspetta dopo è scoraggiante:
di restare fermo mentre lui indietreggia e prepara dobbiamo riportare dentro la tana in cima al pendio
un’altra dose di tranquillante; se l’orso fuggisse non innevato un animale addormentato di 160 chili, e
del tutto sedato potrebbe precipitare nel canyon. farlo prima che si risvegli. Spingendo e tirando con
tutta la nostra forza riusciamo a farcela prima che
Poi l’orso inizia a strisciare verso di noi, costrin- l’effetto del sedativo svanisca.
gendomi a uscire dalla tana. Mentre Wes inietta la
seconda dose di tranquillante noi cerchiamo frene- Corey Arnold è fotografo, National Geographic Explorer
ticamente di bloccare l’uscita con zaini e bastoni,
e pescatore commerciale. Vive a Portland, nell’Oregon.

DICEMBRE 2019

E X P L O R E | L’AV VENTU R A

“VOLEVO CHE QUESTI PONTI
SEMBRASSERO USCITI DAL SIGNORE
DEGLI ANELLI E POI CI SI
RENDESSE INVECE CONTO
CHE NON SONO UNA FANTASIA,
CHE ESISTONO DAV V ERO”.

—Prasenjeet Yadav

N E L L O S TAT O I N D I A N O del Meghalaya, uno dei luoghi più piovosi della
Terra, gli abitanti dei villaggi fabbricano ponti pedonali intrecciando
le radici degli alberi vivi di Ficus elastica. Per documentare questa
tradizione, Prasenjeet Yadav in un anno ne ha fotografati una trentina.

POCHI MESI PRIMA DUE SETTIMANE PRIMA PA R T E N Z A

COME FARE AT T R E Z Z AT U R A “DIPINGERE”
ESSENZIALE
LA FOTO CON LA LUCE
Dato che questo era
Prima di imbarcarsi in il suo quarto viaggio nella Da Bangalore, dove
questo progetto Yadav regione, Yadav sapeva già vive, Yadav vola fino
non aveva mai visitato un cosa mettere in valigia. a Guwahati: qui prende
ponte di radici, ma sapeva Ha ridotto il bagaglio al un taxi per Nohwet.
di un ponte particolare minimo, dando la priorità Giunto a Nohwet,
vicino al villaggio di al necessario per tenere cammina per 30 minuti
Nohwet. Voleva però la fotocamera all’asciutto. fino al ponte. Resta
che la sua immagine a Nohwet per 21 giorni,
si distinguesse da quelle • Ombrelli per coprire sperimentando
scattate dai turisti. Per l’attrezzatura l’uso delle luci
prepararsi si è consultato per “dipingere” in
con altri fotografi e ha • Barrette di cereali una lunga esposizione
studiato un po’ di pittura • Torce elettriche e alcune parti del ponte
paesaggistica. Poi ha e dell’ambiente
deciso di scattare la foto un pannello di luci a LED circostante. Nei 438
di sera, col buio. Una scelta • Una lampada frontale secondi di esposizione
rischiosa: gli acquazzoni di questa immagine
improvvisi possono potente Yadav si è spostato
provocare altrettanto • Una custodia di gomma da un punto all’altro per
improvvise inondazioni, dirigere le luci. Non è
che di notte possono per la fotocamera visibile nella fotografia
essere particolarmente • Un treppiede finale perché restava
pericolose. • Un foglio di Cinefoil nelle zone d’ombra.

nero per proteggere
gli obiettivi
• Ombrelli diffusori

L’INSOLITO PONTE

Nel nordest dell’India le piogge danneggiano le infrastrutture, così la

NATIONAL GEOGR APHIC ITALIA

IN CIFRE

200 anni

L’E TÀ STIM ATA D I Q U ESTO P O NTE

6.460

IL NUMERO APPROSSIM ATIVO
DI VILL AGGI NELLO STATO

MEGHALAYA

SUL FIUME INDIA

gente se le fabbrica da sola, con alberi vivi. Lo stato del
Meghalaya
è chiamato
“la dimora
delle nuvole”.

D I N INA STROC H LIC F OTO G R A F I A D I PR A S E NJ E ET YADAV

NGM MAPS DICEMBRE 2019



L’OROLOGIAIO MIOPE

TACCHINI (DI NUOVO) A RISCHIO

DI LISA SIGNORILE

P R I M A D E L L A S C O P E R TA dell’America, e mericane oltre 2.000 anni fa, sia per la carne
in realtà sino a parecchio tempo dopo, non che per le uova, in quanto non c’erano altri
c’è mai stato un animale speciico legato animali grandi idonei alla domesticazione.
al pranzo di Natale; si mangiava qualsiasi Recenti analisi genetiche tuttavia hanno
cosa fosse possibile mettere in tavola, anche dimostrato che ci fu un secondo centro di
l’occasionale cigno o pavone: in assenza di domesticazione nel sud-ovest degli USA,
supermercati, ci si adattava. l’unico caso noto di domesticazione di un
animale da parte dei nativi nordamericani.
Una versione della storia vuole che il
primo ad aver mangiato tacchino a Natale Prima dell’arrivo degli europei i tacchini
sia stato Enrico VIII, ma resta un dubbio: i in natura erano milioni. Dopo lo sbarco in
tacchini domestici arrivarono in Inghilterra massa dei colonizzatori, la caccia indiscri-
solo negli anni a cavallo della morte del minata e la distruzione degli habitat ne fece
sovrano, nel 1547, passando prima da Spa- precipitare i numeri a meno di 30.000 indi-
gna, Italia e Francia. In ogni caso, il loro vidui negli anni ’30 del Novecento, con
successo in Europa fu immediato, al punto estinzioni di massa in interi Stati. Grazie a
che venivano spediti come cibo fresco sulle grossi sforzi di conservazione i tacchini
navi dirette alle Americhe assieme ai primi selvatici si ripresero, sino a tornare a una
coloni, inché non ci si rese conto che que- popolazione di oltre 6 milioni di individui
sti uccelli provenivano proprio da lì. nel 2001. Purtroppo negli ultimi 15 anni si
sta registrando un nuovo drammatico calo
Esistono sei sottospecie di tacchino sel- di circa il 15% della popolazione per varie
vatico, Meleagris gallopavo - sette se inclu- cause, tra cui i cambiamenti climatici.
diamo la varietà domestica - e l’areale ori-
ginario includeva buona parte degli USA, I tacchini domestici però subiscono una
il sud del Canada e parte del Messico. La sorte ancora peggiore: solo negli USA ne
sottospecie che ha dato origine al tacchino vengono “prodotti” annualmente oltre 240
domestico è l’unica esclusivamente messi- milioni, circa uno a persona, da allevamenti
cana, Meleagris gallopavo gallopavo, e fu intensivi che spesso sconinano nella vera
addomesticata dalle popolazioni mesoa- e propria crudeltà sugli animali.

ILLUSTRAZIONE: MICHELANGELO PACE

D I C E M B R E | 3 DOMANDE

La resilienza dei coralli,

FEDERICO FANTI

highlander dei mari

DI ALESSANDRA CLEMENTI

Federico Fanti, classe 1981, geologo e paleonto-
logo dell’Università di Bologna - già National
Geographic Emerging Explorer - coordina cam-
pagne di scavo in tutto il mondo per scoprire
nuove specie fossili e studiare gli ecosistemi del
passato. Docente di paleontologia e divulgatore,
è stato protagonista del recente documentario
di NG Il cacciatore di dinosauri. Sarà di nuovo in
video il 25 dicembre, alle 20.55, su National Ge-
ographic con Il segreto degli Oceani, un viaggio
tra le barriere coralline di tre continenti in com-
pagnia dell’ingegnera robotica Grace Young e
della biologa marina Vanessa Lovenburg.

Che cosa ci fa un cacciatore di dinosauri tra le Riscaldamento globale, inquinamento, acidifica-

barriere coralline? zione degli oceani: qual è la minaccia più grande
Ho passato gli ultimi 16 anni della mia vita alla
ricerca di fossili di dinosauri per scoprire sempre per le barriere coralline?
di più sul loro mondo. Gli animali che sono vissuti Credo che l’uomo decida in modo spesso super-
sulla Terra prima di noi sono lo strumento per ficiale chi sia forte e chi sia debole in Natura.
capire le regole del rapporto tra il nostro mondo e Il viaggio che raccontiamo mostra come i coralli
la vita. Le barriere hanno modellato il pianeta da sempre abbiano affrontato sfide apparente-
molto prima che comparissero i dinosauri e ne mente insormontabili che li hanno portati ad
hanno condiviso la storia, proprio come hanno un passo dall’estinzione. Sopravvissuti adattan-
fatto con l’uomo. E per farlo hanno segregato dosi a vulcani, glaciazioni, asteroidi, hanno
enormi quantità di anidride carbonica. trovato ogni volta il modo di reagire. Ma non
hanno mai affrontato nulla di paragonabile a
Il viaggio tra i coralli vi ha portato sulle Dolo- quello che sta accadendo oggi. Proprio noi che
dipendiamo dai mari e dalle barriere coralline
miti, per scoprire o dimostrare cosa? le stiamo portando sull’orlo dell’estinzione senza
In questo viaggio volevamo mettere assieme possibilità di appello. Le regole della natura che
prospettive diverse per condividere un messag- permettono agli organismi di reagire e di adat-
gio molto chiaro: le barriere coralline sono im- tarsi ai cambiamenti sono saltate. Un quarto dei
portanti per l’uomo ed è essenziale proteggerle. pesci del mare vive nelle barriere coralline. Le
E volevamo mostrarlo chiaramente. barriere proteggono le nostre coste - che sono
un pilastro per l’economia di moltissimi Stati -
Anche chi si immerge per studiare o visitare le dagli eventi estremi. È suonato un campanello
barriere non ha modo di apprezzare le reali dimen- d’allarme che non possiamo più ignorare.
sioni di queste immense città dei mari, e nemmeno
di capire che stiamo distruggendo qualcosa di an-
tichissimo. L’acqua ci impedisce di capire l’impor-
tanza di tutto questo. Ma nelle Dolomiti antiche
barriere si sono trasformate in meravigliose mon-
tagne ricche di fossili; possiamo camminare tra le
isole dalle profondità del mare fino alla superficie,
chiunque può toccare con mano di cosa sono dav-
vero capaci questi microscopici organismi.

NATIONAL GEOGRAPHIC ITALIA FOTO: FORMASETTE

E X P L O R E | AT TREZZI DEL MESTIERE

PINNE CHE HANNO S O N O U N P A I O D I S E M P L I C I pinne da
FATTO LA STORIA immersione in plastica e gomma invec-
chiate dalla lunga esposizione all’acqua
GLI ARCHIVI DI NATIONAL GEOGR APHIC salata e al sole, ma hanno partecipato a
CON SERVANO C AL Z ATURE FA MOSE : grandi avventure, perché sono le pinne
Q U E STE E R ANO DI SYLVIA E ARLE . dell’oceanografa da record Sylvia Earle.

FOTOGRAFIA DI REBECCA HALE L’attrezzatura da subacqueo Earle
l’ha indossata presto, negli anni ’50,
quando era una studentessa di scienze
marine. È stata la prima donna a en-
trare nella camera stagna di un sot-
tomarino (all’epoca era anche incinta
di quattro mesi) e la prima a vivere
per due settimane sott’acqua con un
gruppo di sole donne. Nel 1979 si è im-
mersa a 381 metri di profondità al largo
delle Hawaii per camminare sul fondo
marino con una muta pressurizzata,
stabilendo il record d’immersione pro-
fonda in autonomia. Sulla terraferma
Earle, che è explorer-in-residence di
National Geographic, è stata la prima
donna capo progetto della National
Oceanic and Atmospheric Admini-
stration degli USA.

Quante pinne avrà consumato Earle
in tutti questi anni di ricerca? Nessuno
le ha contate. Lei oggi ne usa un modello
dal design più tecnologico, adottato an-
che dalle forze speciali statunitensi, solo
che quelle dei militari sono nere e le sue
di un bel rosso vivo. — N I N A S T R O C H L I C

Per parte
delle circa 8.000
ore passate
in immersione,
Earle ha usato
queste pinne.

I CONTROVERSI SCAVI EFFETTUATI SOTTO LA CITTÀ SANTA
PORTANO ALLA LUCE ANTICHI TESORI RELIGIOSI E CULTURALI,

MA INASPRISCONO VECCHIE TENSIONI.

DI ANDREW LAWLER
FOTOGRAFIE DI SIMON NORFOLK

NELLE VISCERE DI

L’OROLOGIAIO MIOPE

TACCHINI (DI NUOVO) A RISCHIO

DI LISA SIGNORILE

P R I M A D E L L A S C O P E R TA dell’America, e mericane oltre 2.000 anni fa, sia per la carne
in realtà sino a parecchio tempo dopo, non che per le uova, in quanto non c’erano altri
c’è mai stato un animale speciico legato animali grandi idonei alla domesticazione.
al pranzo di Natale; si mangiava qualsiasi Recenti analisi genetiche tuttavia hanno
cosa fosse possibile mettere a tavola, anche dimostrato che ci fu un secondo centro di
l’occasionale cigno o pavone: in assenza di domesticazione nel sud-ovest degli USA,
supermercati, ci si adattava. l’unico caso noto di domesticazione di un
animale da parte dei nativi nordamericani.
Una versione della storia vuole che il
primo ad aver mangiato tacchino a Natale Prima dell’arrivo degli europei i tacchini
sia stato Enrico VIII, ma resta un dubbio: i in natura erano milioni. Dopo lo sbarco in
tacchini domestici arrivarono in Inghilterra massa dei colonizzatori, la caccia indiscri-
solo negli anni a cavallo della morte del minata e la distruzione degli habitat ne fece
sovrano, nel 1547, passando prima da Spa- precipitare i numeri a meno di 30.000 indi-
gna, Italia e Francia. In ogni caso, il loro vidui negli anni ’30 del Novecento, con
successo in Europa fu immediato, al punto estinzioni di massa in interi Stati. Grazie a
che venivano spediti come cibo fresco sulle grossi sforzi di conservazione i tacchini
navi dirette alle Americhe assieme ai primi selvatici si ripresero, sino a tornare a una
coloni, inché non ci si rese conto che que- popolazione di oltre 6 milioni di individui
sti uccelli provenivano proprio da lì. nel 2001. Purtroppo negli ultimi 15 anni si
sta registrando un nuovo drammatico calo
Esistono sei sottospecie di tacchino sel- di circa il 15% della popolazione per varie
vatico, Meleagris gallopavo - sette se inclu- cause, tra cui i cambiamenti climatici.
diamo la varietà domestica - e l’areale ori-
ginario includeva buona parte degli USA, I tacchini domestici però subiscono una
il sud del Canada e parte del Messico. La sorte ancora peggiore: solo negli USA ne
sottospecie che ha dato origine al tacchino vengono “prodotti” annualmente oltre 240
domestico è l’unica esclusivamente messi- milioni, circa uno a persona, da allevamenti
cana, Meleagris gallopavo gallopavo, e fu intensivi che spesso sconinano nella vera
addomesticata dalle popolazioni mesoa- e propria crudeltà sugli animali.

ILLUSTRAZIONE: MICHELANGELO PACE

D I C E M B R E | 3 DOMANDE

La resilienza dei coralli,

FEDERICO FANTI

highlander dei mari

DI ALESSANDRA CLEMENTI

Federico Fanti, classe 1981, geologo e paleonto-
logo dell’Università di Bologna - già National
Geographic Emerging Explorer - coordina cam-
pagne di scavo in tutto il mondo per scoprire
nuove specie fossili e studiare gli ecosistemi del
passato. Docente di paleontologia e divulgatore,
è stato protagonista del recente documentario
di NG Il cacciatore di dinosauri. Sarà di nuovo in
video il 25 dicembre, alle 20.55, su National Ge-
ographic con Il segreto degli Oceani, un viaggio
tra le barriere coralline di tre continenti in com-
pagnia dell’ingegnera robotica Grace Young e
della biologa marina Vanessa Lovenbourg.

Che cosa ci fa un cacciatore di dinosauri tra le Riscaldamento globale, inquinamento, acidifica-

barriere coralline? zione degli oceani: qual è la minaccia più grande
Ho passato gli ultimi 16 anni della mia vita alla
ricerca di fossili di dinosauri per scoprire sempre per le barriere coralline?
di più sul loro mondo. Gli animali che sono vissuti Credo che l’uomo decida in modo spesso super-
sulla Terra prima di noi sono lo strumento per ficiale chi sia forte e chi sia debole in Natura.
capire le regole del rapporto tra il nostro mondo e Il viaggio che raccontiamo mostra come i coralli
la vita. Le barriere hanno modellato il pianeta da sempre abbiano affrontato sfide apparente-
molto prima che comparissero i dinosauri e ne mente insormontabili che li hanno portati ad
hanno condiviso la storia, proprio come hanno un passo dall’estinzione. Sopravvissuti adattan-
fatto con l’uomo. E per farlo hanno segregato dosi a vulcani, glaciazioni, asteroidi, hanno
enormi quantità di anidride carbonica. trovato ogni volta il modo di reagire. Ma non
hanno mai affrontato nulla di paragonabile a
Il viaggio tra i coralli vi ha portato sulle Dolo- quello che sta accadendo oggi. Proprio noi che
dipendiamo dai mari e dalle barriere coralline
miti, per scoprire o dimostrare cosa? le stiamo portando sull’orlo dell’estinzione senza
In questo viaggio volevamo mettere assieme possibilità di appello. Le regole della natura che
prospettive diverse per condividere un messag- permettono agli organismi di reagire e di adat-
gio molto chiaro: le barriere coralline sono im- tarsi ai cambiamenti sono saltate. Un quarto dei
portanti per l’uomo ed è essenziale proteggerle. pesci del mare vive nelle barriere coralline. Le
E volevamo mostrarlo chiaramente. barriere proteggono le nostre coste - che sono
un pilastro per l’economia di moltissimi Stati -
Anche chi si immerge per studiare o visitare le dagli eventi estremi. È suonato un campanello
barriere non ha modo di apprezzare le reali dimen- d’allarme che non possiamo più ignorare.
sioni di queste immense città dei mari, e nemmeno
di capire che stiamo distruggendo qualcosa di an-
tichissimo. L’acqua ci impedisce di capire l’impor-
tanza di tutto questo. Ma nelle Dolomiti antiche
barriere si sono trasformate in meravigliose mon-
tagne ricche di fossili; possiamo camminare tra le
isole dalle profondità del mare fino alla superficie,
chiunque può toccare con mano di cosa sono dav-
vero capaci questi microscopici organismi.

NATIONAL GEOGRAPHIC ITALIA FOTO: FORMASETTE

NATIONAL GEOGR APHIC DICEMBRE 2019

I REPORTAGE Gerusalemme. . . . . . . . . . . . . . . . P. 2
Tigri americane. ........ P. 42
Parchi africani. . . . . . . . . . . . . . P. 72
Sicilia multietnica ...... P. 94

30

LA PLASTICA
FA ORMAI
PARTE DELLA
NOSTRA VITA
QUOTIDIANA,
MA LA SUA
PRESENZA STA
ASSUMENDO
I CONTORNI
DI UN INCUBO
ECOLOGICO.
CHE COSA
POSSIAMO
FARE PER
RIDURNE
L’ U S O ?

FOTO: HANNAH WHITAKER

6 NATIONAL GEOGRAPHIC ITALIA

Soldati israeliani
ascoltano una guida
durante la visita
al cardo massimo
- la via principale
delle città romane -
di Gerusalemme. Alle
loro spalle un murale
raffigura la strada
affollata, delimitata
da colonnati così come
doveva apparire in
epoca bizantina, nel VI
secolo (fatta eccezione
per il bambino con il
berretto da baseball
in basso a destra).

GERUSALEMME SOTTERRANEA 7

«È una colonna bizantina», spiega, poi si china parte da un’organizzazione di coloni ebrei, sta in-
per togliere un sacco di sabbia bitorzoluto e mo- tervenendo in un punto particolarmente caldo di
strarmi una superficie bianca levigata. «E que- Gerusalemme Est, la zona della città annessa da
sta è una porzione di un pavimento di marmo». Israele nel 1967 che molti paesi del mondo consi-
derano territorio occupato (per le leggi interna-
In pratica ci troviamo in una chiesa del V se- zionali la maggior parte degli scavi effettuati in
colo costruita per onorare il sito in cui, stando quest’area è illegale). I palestinesi lo chiamano
al Vangelo, Gesù guarì un uomo cieco dalla Wadi Hilweh, per gli ebrei è la Città di David, la
nascita. Col tempo, il santuario fu abbando- prima capitale israelita fondata da re David.
nato, il tetto finì per crollare e l’antico edificio
entrò a far parte del grande tesoro di rovine Attraverso lo stretto passaggio Uziel mi fa strada
sotterranee della città. fino a un segmento già completato della nuova gal-
leria. Il tunnel è rivestito di pannelli d’acciaio lucci-
Per Uziel la chiesa non è solo una scoperta cante e somiglia, anche per forma e dimensioni, a
fantastica, è anche l’ennesima complicazione una metropolitana. Al posto dei binari, però, vedo
di uno dei progetti archeologici più costosi e brillare in lontananza una serie di antichi gradini
controversi del mondo. Obiettivo dello studioso di pietra calcarea. «Alcune di queste pietre sem-
è riportare alla luce la strada lunga 600 metri brano intatte», sottolinea con stupore l’archeologo
che 2.000 anni fa consentiva a pellegrini, mer- mentre saliamo la grande scalinata. «Questa era
canti e altri visitatori di raggiungere una delle la strada principale della Gerusalemme romana.
meraviglie dell’antica Palestina: il Tempio di I pellegrini si purificavano nella piscina e poi
Gerusalemme. Sepolto dalle macerie durante raggiungevano il tempio».
la violenta distruzione della città da parte dei
Romani nell’anno 70, il monumentale accesso La strada ebbe vita breve. Le monete riportate
al Tempio scomparve per sempre.

«La chiesa ci costringe a cambiare direzione»,
afferma Uziel. «È impossibile prevedere cosa
si può trovare lungo il percorso», aggiunge. In
questo caso, in particolare, lo studioso si è già
imbattuto in un antico mikveh (un bagno rituale),
in un edificio di epoca tardo romana e nelle fon-
damenta di un antico palazzo islamico. Ogni ri-
trovamento deve essere registrato e studiato, e
implica la necessità di trovare una deviazione o
aprire un altro percorso.

All’epoca in cui gli archeologi britannici si fe-
cero strada sottoterra fino alla chiesa era normale
scavare delle gallerie. Oggi, fatta eccezione per
alcune circostanze speciali, la pratica è conside-
rata dannosa e poco scientifica. Qui, però, scavare
dall’alto verso il basso è impossibile, perché si la-
vora a pochi metri di profondità rispetto all’area
abitata. Di conseguenza un esercito di ingegneri
e operai, che si alternano in due turni per 16 ore
al giorno, sta costruendo un cunicolo orizzontale
sotto il crinale e, man mano che si procede, Uziel
e il suo team esaminano meticolosamente ogni
sezione recuperando ceramiche, monete e altri
manufatti. Gli esperti hanno pareri discordi sulla
validità scientifica di questo metodo: per alcuni
è rivoluzionario, per altri è decisamente incauto.

Mentre gli operai nel tunnel combattono con-
tro il terreno instabile a rischio crolli, i residenti
dell’area interessata lamentano danni alle abi-
tazioni. L’ambizioso progetto, finanziato in gran

8 NATIONAL GEOGRAPHIC ITALIA

La famiglia Freger,
originaria del Canada,
celebra il bat mitzvah
della figlia Adyson
in una sala sotterranea
vicino al Muro
Occidentale, uno
dei siti più sacri del
giudaismo. La sala
con il soffitto a volta,
costruita dai musulmani
nel XIV secolo per
accogliere le carovane,
è stata trasformata in
uno spazio per eventi
ebraici e collegata
al dedalo di gallerie
del Muro Occidentale.

HADAS PARUSH (ENTRAMBE LE FOTO)

GERUSALEMME SOTTERRANEA 9

I CONTROVERSI SCAVI EFFETTUATI SOTTO LA CITTÀ SANTA
PORTANO ALLA LUCE ANTICHI TESORI RELIGIOSI E CULTURALI,

MA INASPRISCONO VECCHIE TENSIONI.

DI ANDREW LAWLER
FOTOGRAFIE DI SIMON NORFOLK

NELLE VISCERE DI



FOTO PRECEDENTE

Sotto la basilica
del Santo Sepolcro,
nel quartiere cristiano
di Gerusalemme,
padre Samuel Aghoyan
osserva una cava che
all’epoca di Gesù era
usata come cimitero
ebraico. Una vicina
formazione rocciosa
è venerata come
il Golgota, la collina su
cui fu crocifisso Gesù.

A DESTRA

Archeologi e ingegneri
israeliani stanno
costruendo sotto
il quartiere palestinese,
tra le proteste dei
residenti, quello che
assomiglia a un tunnel
della metropolitana.
Il loro obiettivo è
riportare alla luce una
strada con ampi gradini
che 2.000 anni fa
era la principale via
d’accesso al Tempio
di Gerusalemme.

«ABBASSA Faccio del mio meglio per seguire l’archeologo israe-
liano che, magro com’è, avanza con facilità nella
galleria stretta e tortuosa, piena di rocce sporgenti.

L’unica luce di cui disponiamo è quella degli smart-

LA TESTA», phoneeiocontinuoachinarelatestaperevitare
che il mio vecchio casco giallo sbatta contro la

parete sovrastante. All’improvviso Joe si ferma:
«Adesso ti faccio vedere una cosa fantastica».
CONTINUA L’angusto passaggio che stiamo percorrendo

si trova sotto uno sperone di roccia che si pro-
tende verso sud dalla Città Vecchia.

A RIPETERE Lo stretto crinale su cui sorgeva l’antica Gerusa-
lemme, e che oggi è coperto da case abitate in gran
parte da palestinesi, nasconde un labirinto sotter-
raneo di grotte naturali, canali d’acqua costruiti

JOE UZIEL. dai Cananei, gallerie d’epoca giudaica e cave ro-
mane. Il cunicolo che stiamo attraversando è più
recente, visto che è stato aperto da due archeologi
britannici negli anni Novanta dell’Ottocento.

Seguo Uziel in uno spazio scavato da poco, delle

dimensioni di un ampio soggiorno. La sua tor-

cia illumina un cilindro tozzo di colore chiaro.

4 NATIONAL GEOGRAPHIC ITALIA



6 NATIONAL GEOGRAPHIC ITALIA


Click to View FlipBook Version