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“Una processione interminabile di gente usciva a gruppi dall’edificio dirimpetto, dove un delegato della Questura esaminava i passaporti. La maggior parte, avendo passato una o
due notti all’aria aperta, accucciati come cani per le strade di Genova, erano stanchi e pieni
di sonno. Operai, contadini, donne con bambini alla mammella, ragazzetti che avevano
ancora attaccata al petto la piastrina di latta
dell’asilo infantile passavano, portando quasi
tutti una seggiola pieghevole sotto il braccio,
sacche e valigie d’ogni forma alla mano o sul
capo, bracciate di materassi e di coperte, e il
biglietto col numero della cuccetta stretto fra
le labbra”. Così Edmondo de Amicis racconta
nel romanzo Sull’oceano la partenza degli italiani verso il nuovo mondo. È il 1884, lo stesso
anno dell’articolo del Chicago Tribune che
apre questo volume, un racconto di centocinquant’anni di migrazioni italiane, dall’esodo
postunitario alle partenze dei nostri giorni,
che non sono solo di giovani cervelli in fuga
ma anche di semplici braccia da fatica. Il tutto
attraverso le fonti giornalistiche dei paesi d’arrivo. Lo sguardo non di chi partiva, insomma,
ma di chi accoglieva quel flusso di essere umani, che negli ultimi ha acquisito un’innegabile
visibilità nel nostro dibattito pubblico.
Che gl’italiani siano stati, e siano ancora,
un popolo di emigranti è un fatto che nessuno
pare più voler nascondere. E che siano spesso
stati accolti da razzismo e ostilità è altrettanto
assodato. Questo volume, però, non è un repertorio delle discriminazioni subite. Perché
se è vero che la sua lettura conferma che le
grandi migrazioni portano con sé tensioni e
conflitti, è altrettanto evidente che – se osservato con attenzione – lo spettro delle opinioni
e dei punti di vista sul fenomeno migratorio è
sempre stato molto ampio. Ci sono articoli che
grondano disprezzo – e che ovviamente vanno
letti con le lenti del loro tempo – ma anche analisi e commenti che cercano di capire e si sforzano di proporre soluzioni. Spesso trasudano
un paternalismo fastidiosamente sussiegoso,
ma sono anche il segno che sul tema un dibattito aperto esisteva già alla fine dell’ottocento,
soprattutto negli Stati Uniti.
In tutti i paesi di destinazione l’atteggiamento verso gli emigranti italiani ha attraversato diverse trasformazioni, legate ai grandi
eventi della storia, alle congiunture economiche e al livello d’integrazione raggiunto. I giornali stranieri hanno raccontato questi cambiamenti con una certa atte

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Published by scuccia, 2019-12-06 10:54:26

Internazionale Storia n. 1 novembre 2020

“Una processione interminabile di gente usciva a gruppi dall’edificio dirimpetto, dove un delegato della Questura esaminava i passaporti. La maggior parte, avendo passato una o
due notti all’aria aperta, accucciati come cani per le strade di Genova, erano stanchi e pieni
di sonno. Operai, contadini, donne con bambini alla mammella, ragazzetti che avevano
ancora attaccata al petto la piastrina di latta
dell’asilo infantile passavano, portando quasi
tutti una seggiola pieghevole sotto il braccio,
sacche e valigie d’ogni forma alla mano o sul
capo, bracciate di materassi e di coperte, e il
biglietto col numero della cuccetta stretto fra
le labbra”. Così Edmondo de Amicis racconta
nel romanzo Sull’oceano la partenza degli italiani verso il nuovo mondo. È il 1884, lo stesso
anno dell’articolo del Chicago Tribune che
apre questo volume, un racconto di centocinquant’anni di migrazioni italiane, dall’esodo
postunitario alle partenze dei nostri giorni,
che non sono solo di giovani cervelli in fuga
ma anche di semplici braccia da fatica. Il tutto
attraverso le fonti giornalistiche dei paesi d’arrivo. Lo sguardo non di chi partiva, insomma,
ma di chi accoglieva quel flusso di essere umani, che negli ultimi ha acquisito un’innegabile
visibilità nel nostro dibattito pubblico.
Che gl’italiani siano stati, e siano ancora,
un popolo di emigranti è un fatto che nessuno
pare più voler nascondere. E che siano spesso
stati accolti da razzismo e ostilità è altrettanto
assodato. Questo volume, però, non è un repertorio delle discriminazioni subite. Perché
se è vero che la sua lettura conferma che le
grandi migrazioni portano con sé tensioni e
conflitti, è altrettanto evidente che – se osservato con attenzione – lo spettro delle opinioni
e dei punti di vista sul fenomeno migratorio è
sempre stato molto ampio. Ci sono articoli che
grondano disprezzo – e che ovviamente vanno
letti con le lenti del loro tempo – ma anche analisi e commenti che cercano di capire e si sforzano di proporre soluzioni. Spesso trasudano
un paternalismo fastidiosamente sussiegoso,
ma sono anche il segno che sul tema un dibattito aperto esisteva già alla fine dell’ottocento,
soprattutto negli Stati Uniti.
In tutti i paesi di destinazione l’atteggiamento verso gli emigranti italiani ha attraversato diverse trasformazioni, legate ai grandi
eventi della storia, alle congiunture economiche e al livello d’integrazione raggiunto. I giornali stranieri hanno raccontato questi cambiamenti con una certa atte

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animali esotici dell’Oklahoma, ci è parsa indif- M O LT I P I C C O L I Z O O P R I VAT I si autode-
ferente al potenziale pericolo rappresentato da finiscono rifugi faunistici, ma sono
un predatore di simili dimensioni: portava in in pochi a soddisfare i requisiti che li
giro al guinzaglio Langley, il suo tiligre (un classificherebbero come tali, dice
ibrido nato dall’incrocio tra una tigre e un ibrido
leone-tigre), e a volte lo faceva entrare in casa; Bobbi Brink, direttrice del rifugio e
benché pesasse quasi 125 chilogrammi lo chia-
mava col nomignolo “Baby”. centro di recupero per animali esotici

Nel corso dei nostri viaggi abbiamo visto fe- Lions Tigers & Bears di San Diego. I criteri, dice
lini tenuti nelle condizioni più disparate: alcuni
camminavano avanti e indietro lungo il peri- Brink, prevedono il divieto di riproduzione, ac-
metro di una gabbia sporca che sembrava una
cella di prigione, altri vivevano tranquilli in un quisto e vendita degli animali, il divieto di con-
habitat grande e rigoglioso; alcuni erano splen-
didi e ben accuditi, altri erano troppo magri o tatto diretto tra gli animali e il pubblico e l’ob-
troppo grassi. Nessuno sembrava il predatore
padrone del suo vasto territorio, il mondo in cui bligo di fornire loro nutrizione e cure adeguate,
si è evoluta Panthera tigris.
nonché una dimora per la vita.
Stimati zoo, parchi faunistici e acquari - 236
Le strutture che espongono, crescono o com-
ALCUNE TIGRI
merciano in animali esotici “a sangue caldo” in
ERANO BELLISSIME E BEN ACCUDITE,
cattività e “non allevati come animali da con-
ALTRE AVE VANO
sumo alimentare o da fibra” devono avere una
CICATRICI ED ER ANO
licenza dell’Usda. Secondo quanto affermano
TROPPO MAGRE O GRASSE,
alcuni esperti di fauna selvatica in cattività, fra
OPPURE APATICHE O PIENE DI PIAGHE.
cui Cathy Liss, presidente dell’organizzazione
strutture - vengono accreditati dall’Association
of Zoos and Aquariums (Aza), che non consente non profit Animal Welfare Institute
il contatto diretto del pubblico con le tigri. L’Aza
- fra i suoi membri figurano alcune strutture di (Awi), l’Usda non si è prodigato abba-
proprietà della Walt Disney Company, l’azienda
cui fa capo National Geographic Partners - con- stanza negli ultimi tempi per garantire
sente inoltre l’esclusiva riproduzione di tigri non
ibridate, e solo per motivi di conservazione della la sicurezza degli animali.
specie. Secondo gli esperti di fauna selvatica,
una politica del genere riflette alcuni progressi Tra il 2016 e il 2018 le nuove indagini
raggiunti in questi ultimi trent’anni nella cura
degli animali esotici, per cui si considera ormai riguardanti problemi di benessere e
una priorità tanto la salvaguardia delle specie
quanto l’esposizione degli animali in habitat sicurezza di animali in cattività hanno
più naturali.
subito un calo del 92 per cento, pas-
Invece accade spesso che le strutture in cui
si allevano tigri a fini commerciali o in cui è sando da 239 ad appena 19 casi esami-
consentito il cub petting, o entrambe le cose -
compresi alcuni parchi e zoo “sulla strada” che nati. Fortemente ridotte anche le cita-
abbiamo visitato - non siano accreditate da nes-
suna organizzazione che imponga direttive zioni in giudizio che, stando ai dati
specifiche riguardanti gli animali esotici.
dell’Awi, dalle 4.944 emesse due anni

prima sono diventate 1.716 nel 2018, con una di-

minuzione del 65 per cento.

A giugno la Camera dei rappresentanti statu-

nitense ha richiamato l’Usda, esprimendo pre-

occupazione sulle “modalità con cui viene gestito

il programma sulla cura degli animali” e ordi-

nando allo stesso Usda di “richiedere immedia-

tamente a tutti i suoi ispettori la denuncia di

ogni violazione osservata durante i controlli”.

Il Congresso ha invitato l’Usda a reintrodurre

nel suo sito web le informazioni che erano state

eliminate nel 2017, rendendo impossibile il mo-

nitoraggio delle strutture con problemi di incu-

ria, maltrattamento o sicurezza che mettevano

in pericolo gli animali e il pubblico dei visitatori.

Ho chiesto conto all’Usda di queste e altre

questioni: dopo le ripetute richieste di un’inter-

vista e diversi scambi di email, l’Usda ha inviato

una replica scritta che citava a grandi linee la

normativa e segnalava collegamenti a siti web,

fornendo tuttavia pochi dettagli specifici; l’in-

tervista mi è stata invece rifiutata.

58 N AT I O N A L G E O G R A P H I C I TA L I A

H O R I V I S T O James Garretson nel marzo Quando le grandi catene di distribuzione
del 2019 in un tribunale federale di hanno smesso di ingaggiarlo, Joe Exotic ha mi-
Oklahoma City, dove era stato chiamato nacciato Carole Baskin sui social e ha innescato
a testimoniare contro “Joe Exotic”, il pro- campagne d’odio su Facebook contro di lei e
contro altri, da lui soprannominati “i terroristi
prietario di quella che il pubblico mini- dei diritti degli animali”. Per rappresaglia, inol-
tre, ha ribattezzato il suo spettacolo itinerante
stero Amanda Green ha definito «molto Big Cat Rescue Entertainment e persino copiato
il logo del rifugio. A questo punto Baskin gli ha
verosimilmente la più numerosa popolazione di fatto causa per violazione dei diritti di proprietà
intellettuale, ottenendo nel 2013 un milione di
grandi felini in cattività degli Stati Uniti». dollari di risarcimento.

L’uomo, che all’anagrafe risponde al nome di A questo punto sono iniziate le minacce. «Me-
glio che Carole Baskin non mi incontri mai, mai,
Joseph Maldonado-Passage, era stato incrimi- mai più faccia a faccia», dice Joe Exotic in un
video caricato su YouTube alla fine del quale,
nato per 19 presunti reati contro la fauna selva- con un colpo di rivoltella, fa saltare via la testa
di una bambola che ne riproduce le fattezze.
tica e due accuse di istigazione all’omicidio.
Come ha raccontato Garretson nella sua de-
Garretson, che lo conosceva da decenni e aveva posizione, lo scontro si è inasprito nel 2016,
quando Joe Exotic «ha chiesto se conoscessi
acquistato da lui alcuni felini, ha registrato le qualcuno disposto ad ammazzare» Baskin e si
è detto pronto a offrire 10 mila dollari a chiun-
loro conversazioni e conservato alcuni Sms di- que avesse accettato l’incarico.

ventati fondamentali elementi di prova nel pro- Qualche mese dopo, ha proseguito Garretson,
Joe Exotic ha accennato al fatto di aver ucciso
cesso che ha portato alla luce un’estesa attività alcune sue tigri. La misura era ormai colma.
Contattato da Matt Bryant, agente speciale dello
criminale legata all’industria delle tigri. Us Fish and Wildlife Service, Garretson ha ac-
cettato di diventare un loro informatore. Come
Era la prima volta che vedevo Joe Exotic, ma risulta dai verbali del processo, Garretson ha
raccolto registrazioni e Sms quando Joe Exotic
mi sembrava già di conoscerlo. Da oltre un anno ha assoldato un suo dipendente, Allen Glover,
per eliminare Baskin, vendendo un cucciolo per
seguivo le sue pagine Facebook; in più, avevo pagare l’acconto di 3.000 dollari.

visto molti suoi video e interviste online, non- Una volta intascati i soldi Glover è sparito, ma
Joe Exotic ci ha riprovato. Stavolta, però, il pre-
ché qualche episodio di Joe Exotic Tv, il reality sunto sicario era un agente dell’Fbi in incognito.

show alla buona che trasmetteva via web dal G. Joe Exotic è stato arrestato a settembre del
2018 con una duplice accusa di istigazione all’o-
W. Exotic Animal Park, lo zoo aperto dai suoi micidio. Poi si è aggiunta l’incriminazione per
i reati federali contro la fauna selvatica.
genitori in Oklahoma nel 1999.
I N T R I B U N A L E , la testimonianza di Glover
In passato l’uomo organizzava sedute foto- ha destato raccapriccio. L’uomo ha dichia-
rato di aver detto a Joe Exotic che avrebbe
grafiche con cuccioli di tigre in centri commer- tagliato la testa a Baskin con un coltello.
Se Carole Baskin è uscita incolume dalla
ciali, parcheggi e fiere di tutto il West e il Mid- vicenda, lo stesso non può dirsi delle tigri.
Due ex dipendenti dello zoo, Dylan West ed Eric
west degli Stati Uniti e allestiva rudimentali Cowie, hanno testimoniato sotto giuramento
che Joe Exotic ne ha uccise cinque perché non
spettacoli di magia con i suoi felini. Era anche davano cuccioli.

un prolifico allevatore e commerciante di tigri.

Ma i pubblici ministeri lo hanno accusato di

aver falsificato le schede anagrafiche di alcune

tigri esibite agli ispettori dell’Usda allo scopo

di occultare la nascita e la vendita di cuccioli.

Joe Exotic allevava tigri bianche, che sono

spesso endogamiche; erano fra le tigri più amate

e attiravano il pubblico a frotte. Il suo più

grande vanto, tuttavia, erano gli ibridi, “chi-

mere” inesistenti in natura, nati dall’accoppia-

mento di una tigre con un leone: ligri (padre

leone, madre tigre), tigoni (padre tigre, madre

leonessa) e poi liligri, tiligri e via dicendo.

I problemi sono sorti poco dopo l’apertura

dello zoo, vent’anni fa, e dopo una sanzione di

25 mila dollari è stato tutto un susseguirsi di

grossi guai. Nel 2011, ecco le proteste contro gli

spettacoli allestiti nei centri commerciali. L’i-

niziativa è partita da Carole Baskin, fondatrice

in Florida del rifugio Big Cat Rescue e respon-

sabile del lancio di un sito web che denuncia i

maltrattamenti subiti dai grandi felini.

T I G R I I N A M E R I C A 59

Il domatore Brunon
Blaszak fa esibire
le tigri in un numero
circense durante uno
dei suoi tre spettacoli
giornalieri alla fiera
di Crawford, in Ohio.
Le tigri, viste alla fiera
in tre giorni consecutivi,
erano tenute in piccole
gabbie da viaggio nelle
pause fra un’esibizione
e l’altra. Questo tipo
di spettacolo suscita
sempre più spesso
reazioni negative
perché ritenuto
crudele.

60 N AT I O N A L G E O G R A P H I C I TA L I A

T I G R I I N A M E R I C A 61

62 N AT I O N A L G E O G R A P H I C I TA L I A

Lo staff del Myrtle
Beach Safari cerca
di mettere in posa due
tigri, probabilmente
due ibridi, per un
servizio fotografico
con Kody Antle
in tenuta da Tarzan.
La presenza del parco
sui social si deve
in gran parte al figlio
del proprietario,
spesso ritratto in foto
e in video.

T I G R I I N A M E R I C A 63

In aprile la giuria ha condannato Joe Exotic per no stati incriminati pur avendo, a sua detta, ven-
17 capi d’accusa (due sono caduti) e per le due ac- duto, trasportato illegalmente o ucciso grandi
cuse di istigazione all’omicidio, reati per cui po- felini. «Perché sono io l’unico a essere inito in
trebbe essere inflitta una pena fino a 69 anni. galera?», ha chiesto.

Secondo la legge sulle specie in pericolo di G L I S TAT I U N I T I hanno capeggiato la lotta
estinzione, l’uccisione di una tigre è invece un contro il commercio illegale di fauna
reato minore, e Joe Exotic ha insistito sul fatto selvatica, che vede coinvolte organizza-
che la legge è stata fatta per essere applicata alla zioni criminali per un giro d’affari che,
fauna selvatica, non agli animali nati in uno zoo
su cui è stata «praticata l’eutanasia». secondo le stime, potrebbe raggiungere

John Webb, pubblico ministero specializzato i 20 miliardi di dollari l’anno.
in reati contro l’ambiente, ha definito la vicenda
in modo diverso: «È stata un’esecuzione di tigri», Ma quando si tratta di tutela della tigre la cre-
ha detto. E non era la prima.
dibilità del paese viene un po’ meno se si consi-
In una serie di email scritte dal carcere Joe
Exotic ha contestato che altri allevatori non sia- dera la sua estesa e scarsamente regolamentata

popolazione di tigri in cattività. La riproduzione

di questi animali per “il commercio di loro parti

64 N AT I O N A L G E O G R A P H I C I TA L I A

e derivati” è stata dichiarata illegale nel 2007
da un pronunciamento della Cites, la Conven-
zione sul commercio internazionale delle spe-
cie minacciate di estinzione, trattato sotto-
scritto da 183 membri di tutto il mondo, Stati
Uniti compresi. E oggi la Cites ha messo sotto
inchiesta sette paesi coinvolti in un possibile
traffico di tigri riprodotte in cattività: Cina,
Vietnam, Laos, Thailandia, Repubblica Ceca,
Sudafrica e Stati Uniti.

Un funzionario statunitense mi ha raccontato
che quando in un convegno della Cites ha sol-
levato la questione degli allevamenti di tigre in
Cina, i delegati cinesi gli hanno riso in faccia e
uno di loro gli ha detto: «Noi almeno lo sap-
piamo quante tigri abbiamo».

P H I L I P N Y H U S , docente del Colby College,
nel Maine, fa risalire l’arrivo dell’impo-
nente felino a strisce negli Stati Uniti
agli inizi dell’Ottocento. La gente si ac-

calcava per vedere gli animali esotici

giunti da terre lontanissime.

Nel 1833 il domatore Isaac van Amburgh

usava tigri nel suo numero ed entrava nelle loro

gabbie vestito da gladiatore. Venne criticato per

la sua brutalità; si diceva che le picchiasse con

una sbarra d’acciaio. Questo tipo di ammaestra-

mento basato sulla dominanza, dice Nyhus,

contribuì a impiantare nella psiche americana

l’idea che queste belve pericolose dovessero es-

sere sottomesse da addestratori macho.

Quando nel 1874 venne inaugurato a Phila-

delphia il primo zoo statunitense, fra gli animali

figurava una tigre, come avvenne anche in molti

degli oltre 100 “parchi zoologici” e dei 650 circhi

Oklahoma, 2018: che nel mezzo secolo successivo spuntarono
Brittany Medina
tiene d’occhio Hulk, come funghi in tutto il paese.
12 settimane, mentre
gioca in soggiorno, Con un rapido salto avanti arriviamo al 1960,
aspettando che
arrivino i prossimi anno in cui il miliardario John Kluge acquistò
clienti del Ringling
Animal Care Center dal maharaja del distretto indiano di Rewa una
per qualche coccola
col cucciolo. Quando a tigre bianca del Bengala chiamata Mohini e la
gennaio di quest’anno
la struttura ha chiuso donò al National Zoo di Washington.
i battenti, sei tigri
adulte sono state Mohini non era una tigre albina né una sot-
soccorse dal
Turpentine Creek tospecie a sé stante; il suo manto niveo era il
Wildlife Refuge.
prodotto di due geni recessivi, ognuno eredità

di un genitore. Dal suo accoppiamento con un

fratellastro nacque nel 1964 il primo cucciolo

bianco degli Stati Uniti. Lo zoo di Cincinnati

prese in prestito due suoi figli, che a loro volta

vennero fatti accoppiare. Fu l’inizio di una pra-

tica mediante la quale tra il 1974 e il 1990 sono

venuti alla luce 91 cuccioli bianchi. Stando al

T I G R I I N A M E R I C A 65

66 N AT I O N A L G E O G R A P H I C I TA L I A

L’illusionista Jay
Owenhouse porta a
spasso Selah nel parco
di casa a Bozeman,
Montana. Selah è
una delle tre tigri
che Owenhouse usa
nel suo spettacolo
itinerante di magia.
Un espositore come
lui è tenuto ad avere
la licenza dell’USDA.

T I G R I I N A M E R I C A 67

Cincinnati Enquirer, ogni cucciolo è stato ven- tacolo di magia che per decenni ha conquistato le
duto per una cifra che oscillava tra i 40 mila e platee di Las Vegas, incassando fino a 45 milioni
i 60 mila dollari. di dollari all’anno. Lo spettacolo ha chiuso nel
2003, quando una tigre ha aggredito Roy.
Dopo il 1990 lo zoo di Cincinnati, che è accre-
ditato dall’Aza, ha posto fine alla riproduzione A quel punto, però, l’America era ormai inna-
delle tigri bianche e nel 2012 la stessa Aza ha morata delle tigri, che si trovavano ovunque.
bandito la pratica fra i suoi affiliati. In entrambi Nel 1998 il Fish and Wildlife Service ha limitato
i casi a determinare la decisione sono stati i alle tigri non ibridate l’osservanza dei requisiti
molti problemi di salute dei felini endogamici richiesti per la registrazione della fauna selva-
e il fatto che la riproduzione delle tigri bianche tica in cattività; di conseguenza, chiunque ha
non avesse valore conservativo. potuto acquistare, allevare e vendere senza li-
cenza incroci di tigri siberiane e del Bengala o
I discendenti delle prime tigri bianche comin- altre tigri “meticce” generiche entro i confini
ciarono a vedersi in varie parti degli Stati Uniti, nazionali. È stato «un incentivo alla riprodu-
comparendo in spettacoli di vario genere. Sieg- zione di massa», spiega Carney Anne Nasser,
fried Fischbacher e Uwe Ludwig Horn, del duo esperta di tigri in cattività e docente presso la
“Siegfried & Roy”, che avevano acquistato sette Michigan State University.
tigri bianche di Cincinnati, le inclusero nello spet-

68 N AT I O N A L G E O G R A P H I C I TA L I A

A un tratto si poteva accarezzare un cucciolo
di tigre a un mercato delle pulci, a una fiera, in
un centro commerciale. Le tigri vivevano in
casa, in garage, in fragili gabbie in giardino.

Solo che, crescendo, l’adorabile cucciolo co-
minciava a distruggere mobili e ad attaccare i
bambini. Molti proprietari non erano in grado
di gestire un pericoloso carnivoro di 150-200
chili o di sborsare 10 mila dollari all’anno per
spese alimentari e veterinarie. I primi rifugi che
hanno preso in carico i grandi felini allontanati
sono tuttora attivi: parliamo del Big Cat Rescue
di Carole Baskin in Florida, del Wild Animal
Sanctuary di Pat Craig in Colorado e del Tur-
pentine Creek Wildlife Refuge di Tanya Smith
in Arkansas, tutti accreditati dalla Global Fede-
ration of Animal Sanctuaries. Craig, inoltre, sta
creando una nuova struttura che consentirà ai
grandi felini di vagabondare in vasti habitat
ampi dai 15 ai 200 ettari.

N E L F E B B R A I O 2 0 1 7 abbiamo seguito gli
Smith in un viaggio stile carovana che
dal Colorado arrivava in California. Nel
rimorchio c’erano quattro tigri, le ul-

time di un gruppo di 74 proveniente dal

Serenity Springs Wildlife Center di

Calhan, in Colorado, che è stato ridistribuito in

15 rifugi faunistici nel corso di una maratona

durata sei mesi, il più grande salvataggio di tigri

nella storia degli Stati Uniti. Nick Sculac, pro-

prietario del centro di Serenity Springs, aveva

venduto l’attività adducendo motivi di salute.

Da alcuni registri rimasti nel suo ufficio è

emerso che Sculac era stato uno dei maggiori

Queste due tigri sono allevatori di tigri d’America; l’Usda lo aveva
state tassidermizzate
ed esposte dalla denunciato nel 2012 e nel 2015 per maltratta-
Terry’s Taxidermy.
Il proprietario Terry mento di animali, incuria e violazione delle
Mayberry dice
di averle acquistate norme di sicurezza.
presso uno zooparco
dell’Oklahoma. Poiché A Serenity Springs, gli Smith si sono trovati
le due strutture si
trovano nello stesso davanti a una scena da “film dell’orrore”: l’aria
Stato - e gli animali
non hanno varcato era nera di mosche, attirate dai rifiuti in decom-
i confini tra uno Stato
e l’altro - lo scambio posizione; negli abbeveratoi degli animali gal-
esulava dai limiti
che impone la legge leggiavano uccelli morti, nei recinti i cumuli di
sulle specie in pericolo
di estinzione. escrementi arrivavano agli stinchi. Una tigre

aveva perso una zampa, verosimilmente dopo

essersi azzuffata con una compagna di gabbia,

mentre un’altra aveva sotto il mento un tumore

grosso come una palla da baseball. Molte ave-

vano denti rotti o ascessi e zoppicavano.

Tre cuccioli bianchi di quattro mesi, Black-

fire, Rocklyn e Peyton, versavano in condizioni

critiche; riuscivano a malapena a trascinarsi

T I G R I I N A M E R I C A 69

fino alle ciotole dell’acqua e muovendosi geme- ha perso la vita mentre posava con un maschio

vano. Sono stati trasportati d’urgenza al rifugio di tigre per la foto dell’ultimo anno delle scuole

degli Smith a Turpentine Creek e dalle lastre si superiori; oppure quella di un bambino di tre

è visto che avevano una malformazione pelvica anni che nel 1995, in North Carolina, è stato ac-

e ossa deformi e quasi trasparenti, talmente cecato dalla tigre di proprietà del padre.

piene di fratture da sembrare un mosaico. Strap- Il numero delle aggressioni resta ignoto; nes-

pati alla madre e denutriti, avevano sviluppato sun ente governativo ne tiene traccia e spesso

una patologia ossea metabolica, dice Emily Mc- le lesioni non vengono denunciate. Otto ex di-

Cormack, curatrice del rifugio. pendenti di un roadside zoo rimasti vittime di

Nel settembre 2018 siamo andati in Arkan- morsi o lacerazioni mi hanno detto di essere

sas a vedere come se la cavavano i cuccioli. stati scoraggiati dal proposito di recarsi da un

Blackfire, il maschio, si è avvicinato tranquillo medico per far passare la cosa sotto silenzio.

alla recinzione e ha accennato un ruggito di Non solo: hanno aggiunto di essere stati adde-

saluto; aveva compiuto due anni ed era magni- strati poco o niente nel gestire grandi felini. Nel

fico. Sia lui che le sorelle zoppicano tuttora e 2012 sette organizzazioni non profit hanno in-

McCormack ha detto che gli vengono sommini- viato una petizione all’Usda affinché bandisse

strati antidolorifici quotidianamente; ma il contatto diretto con animali selvatici perico-

nell’ampio recinto erboso si rincorrevano e sal- losi in tutte le sue strutture autorizzate. Per

tavano come gattini. legge il ministero è tenuto a prendere provve-

dimenti, ma a distanza di sette anni

LE TIGRI VIVEVANO IN CASA, non ha ancora una “data prevista” per
farlo, ha dichiarato lo stesso ministero

IN GARAGE O IN FRAGILI GABBIE in una comunicazione scritta.

IN GIARDINO. CRESCENDO PERÒ A L M Y R T L E B E A C H S A F A R I , un
QUESTI ADORABILI CUCCIOLI parco faunistico del South Ca-
rolina, sono rimasta due giorni.
DISTRUGGEVANO I MOBILI Il proprietario Bhagavan Antle,

E ATTACCAVANO I BAMBINI. detto Doc, è noto per la sua pro-
duzione di tigri bianche. Il

parco si autopromuove su Instagram,

L A TIGRE È ESTREMAMENTE PERICOLOSA dove Kody, il figlio di Antle, pubblica sue foto a
e non può essere addomesticata, dice Tim petto nudo con gli animali del padre e video delle
Harrison, ex poliziotto esperto di animali loro acrobazie. Ha oltre un milione di follower.
esotici e sicurezza pubblica. Quando si
Era maggio, e insieme ad altre 79 persone ho

ha a che fare con una tigre in cattività, preso parte a una visita di tre ore a base di “in-

prosegue, il dramma è sempre in agguato contri selvaggi” che iniziava in un soggiorno

se, per esempio, arriva un uragano o un tornado, arredato in stile lodge di caccia. C’erano televi-

o se scoppia un incendio, o semplicemente se sori che trasmettevano in loop filmati con Doc

un essere umano commette un errore. Antle al Tonight Show With Jay Leno e spezzoni

Edmund Kelso Jr., ex esperto di ordigni di film e programmi tv per i quali Antle ha ad-

dell’Fbi, in una lettera al Congresso ha espresso destrato animali (National Geographic ha lavo-

in questi termini la propria preoccupazione: “Se rato con Antle in passato, ma ha deciso di non

dovessi scegliere tra lavorare su un ordigno rinnovare più la collaborazione).

esplosivo e un’emergenza con un grande felino La visita del parco era basata su un copione

pericoloso, opterei senz’altro per la prima alter- ben preciso e guidata da alcune belle ragazze

nativa. Ciò dovrebbe bastare a far capire quanto che condivano di battute la loro oratoria da

sia reale il pericolo che creano questi animali circo. Dopo un’introduzione effervescente, Ro-

lasciati nelle mani di persone inesperte”. bert Johnson, dello staff, ha descritto breve-

La lista delle tragedie in cui qualcuno ha mente i programmi di salvaguardia finanziati

perso un arto o è stato morso, menomato o uc- dal Rare Species Fund (Rsf), l’organizzazione

ciso è lunga. Fra le tante spicca quella di Haley non profit di Antle. Poi ci ha indicato le finestre

R. Hildebrand, 17 anni, che nel 2005 in Kansas alle nostre spalle. Fuori c’era Kody che portava

70 N A T I O N A L G E O G R A P H I C I T A L I A

a passeggio un ligre mostruoso di 400 chili le- Alcune linee guida
gato alla catena: un ibrido dall’aria leonesca di per ammirare
nome Hercules, col manto fulvo solcato da stri- gli animali selvatici
sce appena accennate. Tutti i visitatori a turno
si sono messi in posa davanti all’animale per Ossservare gli animali esotici in maniera
farsi fotografare. Quindi, attraversando uno etica e responsabile non è semplice.
scenario da giungla perfettamente curato, ab- Secondo gli animalisti l’ideale è osservarli
biamo raggiunto un grande gazebo sotto il quale in natura e a distanza di sicurezza.
gli ospiti hanno giocato con i cuccioli di tigre Per valutare il trattamento che
mentre i fotografi scattavano immagini. L’in- una struttura riserva ai suoi animali
namoramento era generale. Tornati al lodge, in cattività si può fare riferimento
tutti si sono sperticati in lodi aspettando le foto; agli standard internazionali derivati
poiché non era consentito fotografare in pro- da un rapporto del governo britannico
prio, la maggior parte dei visitatori ha acqui- del 1965. Questi criteri, detti anche
stato il pacchetto della casa. Uno di loro ha an- le “cinque libertà”, sono utilizzati
che prenotato una “nuotata con la tigre” per dalle associazioni animaliste di tutto
5.000 dollari. Secondo i miei calcoli, l’incasso il mondo e dalle associazioni di medici
del giorno si aggirava intorno ai 50 mila dollari. veterinari europei, statunitensi
e canadesi.
La visita dava l’impressione che si facesse
tutto per la salvaguardia degli animali. L’Rsf 1 Libertà dalla fame
sostiene alcuni progetti di tutela, ma il perso- e dalla sete
nale non ha voluto dire a quanto ammontano le Cercate una struttura in cui gli animali
donazioni annuali del fondo e c’è chi resta per- siano ben nutriti e abbiano libero
plesso davanti ad alcune sue attività: fra queste, accesso ad acqua pulita.
le esibizioni “istruttive” con le tigri allestite
nell’ambito di fiere storiche dedicate al Rina- 2 Libertà dal disagio
scimento, dove Antle mi ha detto di aver ven- Accertatevi che gli animali vivano in
duto circa un milione di sedute fotografiche con un ambiente che non arrechi disagio,
tigri e ligri adulti. Antle ha anche fornito alcune con rifugi coperti, spazi ampi, un’area
tigri allo zoo e bioparco thailandese di Samut di riposo confortevole e una zona
Prakarn; a giugno National Geographic ha pub- isolata non accessibile al pubblico.
blicato un reportage sui maltrattamenti subiti
dagli animali in quella struttura. 3 Libertà dal dolore,
da ferite e malattie
Nel sito web dell’Rsf si legge che il fondo si sta Evitate le strutture con animali feriti o
“impegnando per migliorare la legislazione in costretti a partecipare ad attività che
materia di fauna selvatica”. Negli ultimi dieci potrebbero farli soffrire. Controllate
anni le imprese di Antle hanno speso almeno un che i recinti siano puliti.
milione e 150 mila dollari per spingere alcune
proposte normative su questioni riguardanti la 4 Libertà di manifestare
fauna selvatica in cattività e i grandi felini, di cui le caratteristiche
60 mila dollari per pressioni contro la legge sulla comportamentali
sicurezza pubblica dei grandi felini. specie-specifiche
Essere incatenati, esibirsi e interagire
Il futuro delle tigri negli Stati Uniti resta in- con i turisti non sono comportamenti
certo. Ma una cosa è chiara: finché ci saranno normali per un animale selvatico, anche
turisti ansiosi di coccolare un cucciolo e di la- nato in cattività.
sciarsi sbalordire da un felino ibrido - e finché
le politiche vigenti renderanno così facile di- 5 Libertà dalla paura
ventare proprietario di un felino pericoloso - il e dal disagio
maltrattamento di animali continuerà. j Tenete sempre presente che
l’addestramento basato sulla paura,
Sharon Guynup, esperta di fauna selvatica, la separazione dei cuccioli dalla madre,
è explorer della National Geographic Society i rumori innaturali e le grandi folle
e membro del Wilson Center. Il fotografo Steve sono tutte fonti di stress.
Winter è specializzato in grandi felini.
Per saperne di più sulla fauna selvatica
visitate natgeo.com/wildlife-watch.

G L I U LT I M I L U O G H I S E LVA G G I

Riserva dell’Ennedi

CIAD

Nel cuore del Sahara,
all’ombra delle guglie
di arenaria dell’Altopiano
di Ennedi, si celano pozze
d’acqua, oasi, specie
animali minacciate
e antiche incisioni
rupestri. La ONG per la
conservazione African
Parks (AP) ha assunto la
gestione della Riserva
naturale e culturale
dell’Ennedi in accordo
con il governo del Ciad.

di DAV ID QUA M M EN
fotografie di BRENT STIRTON

SALVARE
I PARCHI
AFRICANI

PER PROTEGGERE GLI ANIMALI SIMBOLO DEL CONTINENTE
DAI BR ACCONIE RI E DA ALTRE MINACC E UM ANE , U NA ONG PRE NDE

IN MANO LE AREE PROTETTE E LE GESTISCE COME AZIENDE
IN DIFFICOLTÀ . U NA FOR MU L A C HE S EMBR A FU NZIONARE .

73



Parco nazionale G L I U LT I M I LU O G H I S E LVAG G I

di Garamba La ONG African Parks è partner della National Geographic Society
nell’iniziativa per la conservazione Last Wild Places.
REPUBBLICA
D E M O C R AT I C A L

DEL CONGO a sede del Parco nazionale di Zakouma, nel Ciad
sudorientale, è una struttura merlata color sabbia
Un ranger del Parco che sembra un’antica fortezza nel deserto. Sopra
addestrato e armato da la porta della sala di controllo, al secondo piano,
AP sorveglia una partita c’è l’immagine di un Kalashnikov con un cerchio
attorno e una barra rossa diagonale sopra: vietato
di zanne confiscate. portare armi all’interno. A Zakouma i Kalashnikov
In una regione devastata sono ovunque. Tutti i ranger ne hanno uno. Anche
dalla guerra, il Garamba coloro che si introducono per uccidere gli animali.

è nel mirino dei ribelli All’ombra delle acacie che circondano la sede
a caccia di zanne c’è un gran viavai di jeep, e a pochi passi di di-
stanza c’è una pozza da cui si abbeverano gli
di elefante da rivendere elefanti. Gli animali sembrano rilassati, pur es-
per acquistare munizioni. sendo vicini al caos del quartier generale; sono
cauti, ma hanno sete. In passato Zakouma, parco
nazionale dal 1963, è stato una zona di guerra per
gli elefanti. Cinquant’anni fa in tutto il Ciad c’e-
rano forse 300 mila elefanti, ma a partire dalla
metà degli anni Ottanta il loro numero è crollato
in maniera drammatica in seguito all’eccidio da

PA R C H I A F R I C A N I 75



Parco nazionale

di Zakouma

CIAD

Nel primo decennio
del secolo questo parco
del Ciad sudorientale
ha perso oltre il 90% dei
suoi elefanti, quasi tutti
abbattuti da banditi
a cavallo (janjawid)
del Sudan. AP ha assunto
la gestione nel 2010, e
oggi gli elefanti possono
ampliare il loro territorio
e mettere al mondo
cuccioli in tranquillità.

P.N. di Zakouma

CIAD

L’addestramento
dei ranger a Zakouma
prevede esercitazioni
di tiro con proiettili veri,
così come nel Parco di
Garamba e in altre zone
gestite da African Parks.
Il direttore generale
Peter Fearnhead nega
che AP sia «altamente
militarizzata», ma
riconosce che le guardie
fanno rispettare le leggi
con estremo rigore.



parte di bracconieri ben armati. Finché Zakouma janjawid. «La gente riconosce che è il Parco a por-
è diventato un rifugio precario per la popolazione tare stabilità, tranquillità e sicurezza», afferma.
più grande rimasta, di circa 4.000 individui.
Lamprecht mi disegna un diagramma pirami-
Nel primo decennio di questo secolo oltre il 90 dale delle priorità di Ap. La base della piramide
per cento degli elefanti di Zakouma è stato mas- comprende forze armate, infrastrutture e perso-
sacrato, perlopiù da bracconieri sudanesi a cavallo nale competente: “integrità della zona”. Da lì si
che compivano incursioni paramilitari alla ricerca può procedere verso l’alto: sviluppo del territorio
di avorio. Predoni noti come janjawid, parola araba per le comunità locali, turismo e ricerca ecologica.
che significa “demoni a cavallo”, anche se alcuni
cavalcano cammelli. In origine erano nomadi I L C E N T RO N E V R A LG I C O di questa struttura è la
arabi, cavalieri provetti, ma armati e sostenuti dal sala di controllo, dove si sfruttano le informazioni
governo sudanese sono diventati una temibile aggiornate sulla posizione degli elefanti e i segni
forza d’assalto durante il conflitto nel Darfur, poi di attività umane sospette (un accampamento
mercenari a caccia di avorio. Sembravano sul illegale per la pesca, uno sparo, un centinaio di
punto di uccidere tutti gli elefanti del Ciad. uomini armati che galoppano verso il Parco) per
stabilire come schierare i ranger. Le informazioni
Poi, nel 2010, su invito del governo del Ciad, provengono da voli di ricognizione, pattuglia-
l’organizzazione privata African Parks (Ap) as- menti a piedi, radiocollari applicati agli elefanti e
sunse la gestione del Parco e il bracconaggio cessò radio in dotazione a informatori idati nei villaggi
di colpo. Ap, una non-profit fondata nel 2000 da intorno al Parco.
un piccolo gruppo di conservazionisti preoccupati
per le gravi perdite di popolazioni animali del Ogni giorno, alle sei del mattino, si fa il punto
continente, prende appalti dai governi per risa- della situazione. Nella sala c’è una lunga scriva-
nare e gestire i parchi nazionali, a patto di poter nia, un paio di monitor e una grande mappa a
esercitare pieno controllo sul campo. Attualmente parete tempestata di spilli colorati. La mattina
Ap dirige 15 parchi in 9 nazioni, portando finan- della mia visita la riunione è condotta da Tadio
ziamenti esterni, efficienza imprenditoriale e una Hadj-Baguila, un ciadiano in turbante e tuta mi-
rigorosa applicazione delle leggi in alcune delle metica che comanda il corpo di vigilanza.
aree selvagge africane in maggiore difficoltà.
Lamprecht mi spiega che gli spilli neri sulla
A Zakouma il rispetto della legge è garantito mappa rappresentano gli elefanti. Gli spilli verdi
da oltre 100 ranger ben addestrati e armati, quasi sono i ranger di pattuglia regolare, chiamati squa-
tutti uomini ma anche donne, schierati in ma- dre Mamba; sei ranger per unità, che si fanno
niera coordinata e strategica. Il sudafricano Leon strada nel folto del Parco in turni di cinque giorni.
Lamprecht, cresciuto nel Parco nazionale Kruger I loro spostamenti dipendono dagli elefanti, che
dove suo padre era ranger, gestisce il Parco per seguono con discrezione, come angeli custodi.
conto di Ap. «Non siamo un’organizzazione mi-
litare», spiega mostrandomi un arsenale di armi E invece questo, prosegue Lamprecht indi-
e munizioni nell’armeria, un locale tenuto sotto cando uno spillo bianco e rosso un po’ in disparte,
chiave al piano terra della sede. «Siamo un’orga- rappresenta la squadra Fantasma: due ranger che
nizzazione conservazionista che fornisce ai suoi compiono ricognizioni a lungo raggio. Sono cir-
ranger un addestramento paramilitare». condati da una tale segretezza che neppure gli
operatori radio conoscono la loro posizione, solo
Peter Fearnhead, amministratore delegato e Lamprecht e Hadj-Baguila.
cofondatore di African Parks, respinge con sde-
gno l’idea che l’organizzazione sia altamente mi- Sulla parete, sopra le mappe, una serie di targhe
litarizzata. Ma al telefono sottolinea la necessità commemora le perdite, poche ma sentite, avve-
di avere forze armate nei parchi, non solo per nute sotto la direzione di Ap. Una recita: incidente.
proteggere gli animali, ma anche gli abitanti delle 24 ottobre 2010. P.N. Zakouma. 7 elefanti. Un’altra:
comunità vicine che sono a rischio di stupri, sac- 19 dicembre 2010. P.N. Zakouma, 4 elefanti. Nella
cheggi e razzie da parte di eventuali ondate di fila spicca una targa diversa, ma altrettanto con-
cisa: incidente. 3 settembre 2012. Heban. 6 guardie.
Questo servizio è stato realizzato con il sostegno L’imboscata tesa dai bracconieri a un gruppo di
della Wyss Campaign for Nature, che collabora ranger su un’altura chiamata Heban è una delle
con National Geographic e altre organizzazioni per pagine più buie nella storia di Zakouma, un in-
contribuire a proteggere il 30% del pianeta entro il 2030. centivo alla vigilanza continua.

Nonostante queste perdite, Ap è riuscita a

80 N AT I O N A L G E O G R A P H I C I TA L I A

UNA NUOVA ALLEANZA AFRICA

La ONG per la conservazione African Parks (AP) ha adottato un approccio
innovativo alla tutela dei luoghi selvaggi dell’Africa, sempre più minacciati
da conflitti armati, bracconaggio e altri pericoli. AP mette a disposizione
le risorse necessarie per riabilitare i parchi, ripristinare l’ambiente naturale
e sostenere le comunità vicine, ma in cambio i governi (che restano
proprietari dei parchi) devono cedere al gruppo il controllo della gestione.

RISERVA NATURALE Fondata nel 2000, oggi AP
E CULTURALE dirige 15 parchi in 9 paesi,
DELL’ENNEDI per un totale di oltre 105.000
chilometri quadrati.

PARCO NAZIONALE SUDAN Area protetta gestita dalla
DEL PENDJARI ONG African Parks
RISERVA FAUNISTICA
NIGERIA SINIAKA MINIA DARFUR Scontri armati
documentati
P.N. (2003–2018)
ZAKOUMA

REPUBBLICA CHINKO SUD
SUDAN
CENTRAFRICANA

0 km 300

PARCO UGANDA
NAZIONALE

GARAMBA

PARCO NAZIONALE REPUBBLICA
ODZALA-KOKOUA DEMOCRATICA

DEL CONGO P.N. DELL’AKAGERA

AREA PROTETTA
DI BANGWEULU

PARCO NAZ. RISERVA FAUNISTICA
LIUWA PLAIN NKHOTAKOTA

RISERVA RISERVA FORESTALE
FAUNISTICA DI MANGOCHI
DI MAJETE P.N. LIWONDE

PARCO NAZIONALE
DELL’ARCIPELAGO
DI BAZARUTO

RYAN MORRIS, NGM
FONTI: AFRICAN PARKS; ARMED
CONFLICT LOCATION & EVENT
DATA PROJECT (ACLED)

PA R C H I A F R I C A N I 81



P.N. del Pendjari

BENIN

In questo lago poco
profondo in una zona
cuscinetto adiacente
al Parco è permesso
pescare una o due volte
all’anno. Nella stessa
zona gli abitanti locali
coltivano cotone,
raccolgono legna e
producono carbone.
La direzione del Parco
collabora con le
associazioni locali -
offrendo per esempio
incentivi all’agricoltura
biologica - per limitare
l’impatto sull’ambiente.

P.N. del Pendjari

BENIN

Gli ultimi leoni
dell’Africa occidentale
appartengono a una
sottopopolazione in
pericolo critico. Questo
giovane maschio è uno
dei circa 100 presenti
nel Pendjari. Il Parco
fa parte di un sistema
transnazionale
chiamato Complesso
W-Arly-Pendjari
dall’UNESCO, un’isola di
speranza per gli animali
dell’Africa occidentale.

ridurre lo spargimento di sangue di elefante. Dal l’Istituto congolese per la conservazione della
2010 a oggi sono stati abbattuti solo 24 individui, natura (Iccn). Il territorio del Parco è un mosaico
e nessuna zanna è andata persa. I janjawid sono di savane, boscaglia arida e foreste che ospita la
stati respinti, almeno per ora, verso obiettivi più grande popolazione di elefanti del paese, ol-
meno protetti. E gli elefanti di Zakouma, dopo tre a giraffe del Kordofan (sottospecie in pericolo
decenni di terrore e caos, hanno ricominciato a critico), alcelafi, leoni, ippopotami, cobi ugandesi
generare cuccioli. Oggi la popolazione comprende e altri animali.
150 elefantini, un segno di salute e di speranza.
Garamba è il cuore di un ecosistema che com-
L A M I N AC C I A D I I N C U R S I O N I V I O LE NTE a Zakouma prende tre riserve di caccia adiacenti, in parte a
non è certo scongiurata, ma la situazione è cer- uso della popolazione locale. Nella sua storia non
tamente peggiore nel Parco nazionale di Ga- mancano guerre e attacchi di bracconaggio mi-
ramba, all’estremità nordorientale della Repub- litarizzato. I suoi rinoceronti bianchi settentrio-
blica Democratica del Congo (Rdc). Il Garamba nali (un’altra sottospecie in pericolo critico) sono
è sotto assedio da ogni lato. stati cacciati fin quasi all’estinzione; sopravvi-
vono solo due femmine in cattività. Il Garamba
Ap dirige il Garamba dal 2005, in accordo con confina per 261 chilometri con il Sud Sudan, un

84 N AT I O N A L G E O G R A P H I C I TA L I A

Ci riuniamo per la sfilata a metà mattina, con i rale dell’esercito passa in rassegna i ranger, con
dignitari e i visitatori che si accomodano sotto Anguezi al suo fianco. Ormai il caldo è tale che
un tendone, e 100 ranger schierati a riposo a i ventilatori elettrici che smuovono l’aria della
metà campo. Davanti a noi si erge Pascal Adrio galleria ci sembrano una benedizione. Poi co-
Anguezi in tutti i suoi due metri di altezza, con minciano i discorsi.
l’uniforme immacolata e il berretto verde, un
microfono senza filo accanto alla guancia destra John Barrett, direttore generale di Garamba,
e una spada cerimoniale nella mano sinistra. tiene un breve discorso in francese, introdu-
Oggi sarà lui il maestro di cerimonie. cendo subito l’omaggio alle truppe, presenti e
non: «Qui sono morti in servizio 19 ranger. Oggi
Alle 11.25 Anguezi mette le truppe sull’attenti. vogliamo render loro onore».
Fa il suo ingresso a passo di marcia una squadra
di sbandieratori dell’esercito congolese, con i L’inviato speciale di Ap, John Scanlon, una
berretti arancioni per distinguerli dai ranger e sorta di ambasciatore globale dell’organizza-
la bandiera nazionale. Poi una piccola banda, zione, accenna allo sviluppo sostenibile per le
con quattro trombe, una tuba, i piatti e due tam- comunità vicine, nonché alla necessità (viste le
buri, esegue un inno a tutto volume. Un gene- recenti accuse rivolte al Wwf) di accompagnare
allo zelo anti-bracconaggio un rispetto scrupo-
loso dei diritti umani. Il direttore generale dello
Iccn Balongelwa, giunto per l’occasione dalla
capitale Kinshasa, parla degli accordi fra la sua
agenzia e Ap. Dopo mezz’ora di intervento, uno
dei ranger schierati sviene per il caldo e viene
portato via.

Alla fine la sfilata riprende sotto il comando
deciso di Anguezi: prima una marcia delle squa-
dre di ranger, poi quattro ranger donne, poi
cinque veterani anziani, poi 200 scolari in uni-
forme bianca e azzurra, e poi di nuovo la banda,
valorosa e infaticabile. L’evento finale della
giornata è una serie di tiri alla fune: prima i ran-
ger contro i soldati dell’esercito congolese, poi
ranger contro ranger, otto uomini per lato a
trascinare gli avversari sulla polvere del campo.
Nel mezzo, a officiare con brio, c’è Elliott, il con-
sulente inglese.

A quel punto comincia a piovigginare. I di-
gnitari prendono congedo per evitare di inzup-
parsi. Il tiro alla fune continua. La pioggerellina
si trasforma in acquazzone. La terra diventa
melma, scivolosa come grasso per motori. I ran-
ger si accaniscono più di prima, scivolando,
cadendo e rialzandosi per tirare ancora. Elliott,
fradicio e inzaccherato, sorride orgoglioso men-
tre li schiera per un altro round. «Senza pioggia
non è vero addestramento», sentenzia Naftali
Honig. Poi, assieme a lui e agli altri, saliamo
sulle Land Cruiser per andare a pranzare.

Mentre ci allontaniamo, i ranger rimangono
a lottare, coraggiosamente e in condizioni dif-
ficili, proprio come fanno sempre. j

Scrittore e giornalista scientifico, David Quammen
ha scritto oltre 30 articoli per il magazine.
Il fotografo Brent Stirton è un collaboratore assiduo
specializzato in questioni di conservazione africane.

PA R C H I A F R I C A N I 93



GIUSEPPE LAZAREVIC, FATIA KOUCHANE,
CASTROFILIPPO (AG) MAZARA DEL VALLO (TP)

PAPÀS KOLA CIULLA, ISLAM SHAHIDUL,
PIANA DEGLI ALBANESI (PA) CATANIA

UMANO NELL A REG IONE MU LTIETNIC A
PER ECCELLENZA, TOLLERANZA
JEANINE BONGIOVANNI, E CONVIVENZA PACIFICA
CATANIA HANNO RADICI ANTICHE.

HAMED BUSSAFFARÀ,
MAZARA DEL VALLO (TP)

P.N. di Garamba

R.D.C.

Le savane e le foreste
di Garamba sono
così piatte che una
lieve altura chiamata
Bagunda serve da punto
di osservazione.
Una squadra di ranger
accampata sotto
un’antenna può
prevenire incendi e
bracconaggio e inviare
informazioni alla base.

spianati. Si trattava di un’esercitazione sul macchia alla nostra destra. Grazie a un fascicolo
fuoco di copertura, con due uomini che sparano di foto identiicative, conferma che si tratta di
e due che corrono avanti. Alla fine della carica GIR37F, una femmina adulta, avvistata per la
la squadra scarica proiettili su un bersaglio a prima volta quattro anni prima. È dotata di un
forma di torace affisso a un albero. Il vero scopo, trasmettitore, che però ha smesso da tempo di
spiega Elliott, è capire chi mantiene grinta e funzionare, e Diodio è felice di rivederla, viva e
disciplina anche quando è sfinito. apparentemente in salute.

U N M AT T I N O, D I B U O N O RA , accompagno in una Diodio è il genere di giovane talento di buone
missione di monitoraggio Achille Diodio, il gio- speranze di cui Ap ha bisogno. È congolese, è
vane incaricato di tenere d’occhio le 55 girafe nato e cresciuto in una cittadina nei pressi di
del Kordofan del Parco di Garamba. Poco dopo Garamba, ed è abbastanza fortunato da avere
il nostro arrivo nell’habitat più idoneo (una sa- una famiglia che è stata in grado di mandarlo
vana aperta punteggiata da acacie e altri alberi prima a scuola in una città più grande, poi all’U-
adatti a essere brucati), Diodio individua una niversità di Kisangani. Diodio ha vinto una
testa in cima a un lungo collo che spunta dalla borsa di ricerca in Cina e si è trasferito a Harbin,
dove ha passato il primo anno a imparare la

88 N AT I O N A L G E O G R A P H I C I TA L I A

11 persone, tra cui 7 della locale minoranza albanese. Altre tre morirono nei giorni successivi per le ferite riportate.

Riserva di Majete

M A L AW I

Studenti in riva a un fiume
durante una visita promossa
da AP per incoraggiare
gli abitanti del luogo
a godersi il loro parco.
Prima dell’intervento di AP
nel 2003, il bracconaggio
e l’illegalità avevano
devastato questa riserva.
Ora sono stati reintrodotti
con successo rinoceronti
neri, elefanti, leoni,
leopardi, impala e altre
specie. Il turismo è
in aumento e metà
dei visitatori è del Malawi.



Riserva di Majete

M A L AW I

Danzatori del villaggio
di Tsekera, vicino
a Majete, eseguono
la Gule Wamkulu
(grande danza)
invocando gli spiriti
ancestrali - che si
ritiene vivano negli
uccelli e altri animali -
per portare pioggia
o risolvere conflitti.
La danza tradizionale
viene inscenata per
i turisti del parco,
generando profitti
per le comunità.
Un tempo priva
di animali e vitalità
economica, oggi
Majete prospera.

e lei come una sorta di condirettrice, per poi djari non c’erano altro che conflitti e diffi-
trasferirsi stabilmente una volta messa su fami- denza». Ap è stata investita di pieni poteri ge-
glia. Come sempre, la questione più urgente era stionali, continuando però a collaborare con
la creazione di un corpo di vigilanza. Il Parco è tutti gli altri soggetti nell’interesse degli ani-
passato da 15 guardie scarsamente addestrate mali, dell’ambiente e della popolazione locale.
a un centinaio di ranger esperti. «Non c’è altro modo», afferma la donna. È que-
sto il modello di African Parks. Puoi solo sce-
Antonínová era a Zakouma nel 2012 quando gliere se fidarti o non fidarti, conclude.
sono morti i ranger a Heban, ed era a Garamba
quando lo Lra bruciò il villaggio vicino alla sede OGNI ANNO, alla fine della stagione secca, il
nel 2009. Le difficoltà nel Parco nazionale di Parco nazionale di Garamba celebra la Giornata
Pendjari sono di altro tipo. Qui non avete predoni del Ranger, uno spettacolo marziale in segno
armati che arrivano al galoppo per fare incetta di riconoscenza per quanti portano i Kalash-
di avorio, le faccio notare. Né eserciti che tornano nikov e hanno la responsabilità di tutelare la
in marcia dalla guerra, razziando i villaggi. natura e l’ordine civile del Parco. Quest’anno
il gran giorno si preannuncia caldo e limpido.
«No», risponde lei. «Per ora no».
Prima del 2017, prosegue Antonínová, «A Pen-

92 N AT I O N A L G E O G R A P H I C I TA L I A

dove i Romani si sono sovrapposti ai Fenici, l’arte braccianti stranieri sono circa 20 mila, secondo
bizantina a quella greca, l’arte rinascimentale al il Rapporto Agromaie e Caporalato dell’Osser-
gotico-catalano, gli spagnoli mescolati ai Nor- vatorio Placido Rizzotto - Flai, Cgil, e i rumeni
manni, i tunisini ai trapanesi. (8.997) hanno sorpassato i tunisini (8.680) perché
sono meno sindacalizzati e non hanno bisogno del
Con città come Palermo, dove in pieno centro permesso di soggiorno per stare in Italia.
si incontrano donne col velo più che in qualsiasi
altra città italiana, o come Catania, dove gli stra- In bilico tra bene e male, qui sta la combina-
nieri residenti, sempre secondo i dati Idos, sono 37 zione inesplicita, il mosaico umano, l’incastro
mila, l’equivalente dell’intera popolazione di città possibile delle culture, l’allusione a un futuro che
come Spoleto, Cassino, Nuoro, Licata. da queste parti esiste già. E che pure viene com-
pletamente escluso nelle iconograie classiche:
E campagne come quella nella zona di Ragusa, quelle della Sicilia in bianco e nero della maia,
Cassibile, Vittoria, Santa Croce Camerina, dove quelle opposte della Sicilia da cartolina, tutte
impera il caporalato e lo sfruttamento nella rac- mare e ichi d’india.
colta di pomodori, uva, arance, carote, patate. I

S I C I L I A M U LT I E T N I C A 101

GRAZIELLA LAZAREVIC, ROBERTA LO BIANCO,
CASTROFILIPPO (AG) PALERMO

KAIS CHOUCHANE, VIOLA NYLANE THIAM,
MAZARA DEL VALLO (TP) PALERMO

SICILIA: MOSAICO

FORTUNATO DI GIOVANNI, ANDREAS MUSMECI,
CASTROFILIPPO (AG) CATANIA

A SINISTRA

Un circolo tunisino
a Mazara del Vallo (TP).
In questo importante
porto siciliano
la mancanza
di manodopera
ha attirato, a partire
dagli anni ’60
del secolo scorso,
un gran numero di
pescatori maghrebini,
soprattutto tunisini,
che oggi costituiscono
quasi il 10 per cento
della popolazione.

SOTTO

Una famiglia di origine
bangladese posa
per il fotografo
su un letto della
propria abitazione
a Catania.

S I C I L I A M U LT I E T N I C A 103

Il memoriale della strage di Portella della Ginestra a Piana degli Albanesi (PA), dove il 1 maggio 1947 vennero uccise

11 persone, tra cui 7 della locale minoranza albanese. Altri tre morirono nei giorni successivi per le ferite riportate.

Ragazze originarie del Bangladesh si ritrovano sul Foro italico, o Passeggiata della Marina, di Palermo. Nella sola

«C’è l’incontro tra individui,
nessuna forma di razzismo
organizzato e soprattutto
una positiva coesistenza:

e non è poco».

bene, ma non c’è una vera e propria integrazione. che dunque consente nell’identità la coesistenza
«Quella si realizza quando coloro che abitano gli di elementi che fra loro - a rigore di logica - do-
stessi spazi condividono tutto: valori, principi, vrebbero escludersi. Il fatto per esempio di avere
mentalità, il progetto sul futuro della società; una storia passata e quello di poter ricominciare
quando hanno gli stessi diritti e la stessa lingua». da zero. Il fatto di avere un’etnia di provenienza,
Elementi per i quali ci vuole un tipo di impalca- ma anche un’altra cucita sopra, ino a essere com-
tura, di sostegni e di infrastrutture da parte dello pletamente sovrapposta. Possibile, perché poi, in
Stato, più da Europa del Nord che da paese me- fondo, la frontiera non è una porta. E anzi l’opera
diterraneo. «Ecco, per tutto questo siamo un po’ d’arte installata sullo scoglio sud dell’isola di Lam-
indietro. Una politica per l’integrazione non sono pedusa da Mimmo Paladino, Porta di Lampedusa
bravi a promuoverla né i tunisini, né gli italiani. - porta d’Europa, da questo punto di vista con-
C’è però l’incontro tra individui, nessuna forma di tiene un paradosso. La frontiera infatti non è mai
razzismo organizzato e soprattutto una positiva un passaggio. Non è qualcosa che si attraversa,
coesistenza: e non è poco», dice Hannachi. se non per la burocrazia. La frontiera è piuttosto
uno stagno, una piscina. Qualcosa in cui si sta.
C’è da chiedersi se possa essere diversamente, Un posto che mescola, molto prima di dividere.
attraversando la Sicilia che è a guardare bene un’e-
norme frontiera a forma di isola. Un posto che nei Il ilosofo tedesco Gottfried Wilhelm Leibniz
sussidiari, alla voce “regioni coninanti”, porta utilizzava per contestare l’atomismo la formula
scritta una risposta spiazzante: nessuna. Nessuna, “natura non facit saltus”: la natura non procede a
quindi tutte quante nella stessa misura. Un posto salti, ma per gradi. Per quanto riguarda la natura
si sbagliava, ma l’afermazione è valida senz’al-
tro per il confine: non è un salto, al massimo è
uno scivolo. Qualcosa che procede per gradi. Una
scala mobile che si muove pur conservando le sue
proporzioni, che può essere a sua volta percorsa
a diverse velocità e che in alcuni momenti con-
sente il passaggio a uno stato diverso, la salita o
la discesa da un piano all’altro del palazzo, senza
quasi accorgersene.

A P R O P O S I T O D I I D E N T I TÀ che coesistono e slit-
tano per gradi, ecco, per esempio, Portella della
Ginestra, luogo simbolo della prima strage di maia
dell’Italia repubblicana (1 maggio 1947), che si trova
nel territorio del Comune di Piana degli Albanesi.
Dove da secoli risiede la più concentrata comu-
nità arbëreshë d’Italia, discendenti degli antichi
albanesi giunti alla ine del 1400, anche a seguito a
dell’invasione ottomana della Penisola Balcanica.
Dopo 500 anni questa comunità ha conservato
una forte identità: nelle strade si parla arbëreshë,
persone e insegne sono bilingue, in chiesa si segue
il rito greco-bizantino (tanto che prima, ino agli
anni Quaranta, il nome era Piana dei Greci).

S I C I L I A M U L T I E T N I C A 107

DI SUSANNA TURCO Al mercato di piazza
Carlo Alberto a
FOTOGRAFIE DI GIANCARLO CERAUDO Catania un venditore
ambulante sfoggia
Sembra la Giordania, invece un vistoso tatuaggio
sono i dintorni di Agrigento. che professa il suo
orgoglio siculo.
Sembra Tunisi, ma
è Mazara del Vallo.
Sembra Marrakech:
è il mercato di Catania.
Sembra una preistoria
del mondo, la versione
afromediterranea di
2001: Odissea nello spazio.

Però non è un set di Stanley Kubrick, è Portella
della Ginestra, luogo della prima strage di maia
dell’Italia repubblicana.

Nel 1787, durante il suo viaggio in Italia, Goe-
the scrisse che “Senza vedere la Sicilia, non si può
farsi un’idea dell’Italia. È in Sicilia che si trova la
chiave di tutto”. Oggi, 230 anni dopo, girare l’isola
nel mezzo dell’ondata migratoria che attraversa
il Mediterraneo e che - secondo il Dossier immi-
grazione Idos 2019 - ha portato 68 mila persone
in Europa nei primi 10 mesi del 2019, fa risuonare
quell’osservazione in un senso nuovo e diverso.

A metà tra l’auspicio e la sventura, dipende
dalla prospettiva con la quale lo si guarda. Vista
da certe latitudini, la Sicilia non sembra neanche
Italia. A meno che non si riveli esserne, ancora
una volta, l’avanguardia: un crocevia, un conine,
un grande stagno di attraversamenti successivi,

100 N AT I O N A L G E O G R A P H I C I TA L I A

dove i Romani si sono sovrapposti ai Fenici, l’arte braccianti stranieri sono circa 20 mila, secondo
bizantina a quella greca, gli spagnoli mescolati ai il Rapporto Agromaie e Caporalato dell’Osser-
Normanni, i tunisini ai trapanesi, il rinascimen- vatorio Placido Rizzotto - Flai, Cgil, e i rumeni
tale al gotico-catalano. (8.997) hanno sorpassato i tunisini (8.680) perché
sono meno sindacalizzati e non hanno bisogno del
Con città come Palermo, dove in pieno centro permesso di soggiorno per stare in Italia.
si incontrano donne col velo più che in qualsiasi
altra città italiana, o come Catania, dove gli stra- In bilico tra bene e male, qui sta la combina-
nieri residenti, sempre secondo i dati Idos, sono 37 zione inesplicita, il mosaico umano, l’incastro
mila, l’equivalente dell’intera popolazione di città possibile delle culture, l’allusione a un futuro che
come Spoleto, Cassino, Nuoro, Licata. da queste parti esiste già. E che pure viene com-
pletamente escluso nelle iconograie classiche:
E campagne come quella nella zona di Ragusa, quelle della Sicilia in bianco e nero della maia,
Cassibile, Vittoria, Santa Croce Camerina, dove quelle opposte della Sicilia da cartolina, tutte
impera il caporalato e lo sfruttamento nella rac- mare e ichi d’india.
colta di pomodori, uva, arance, carote, patate. I

S I C I L I A M U LT I E T N I C A 101

I mazaresi dicono di non
vedere nessuna differenza

estetica con i tunisini,
ma magari la trovano

tra sé e i catanesi…

U N A LT R O P E Z Z O D E L L A S I C I L I A sta invece qua in lori diversi», racconta. «Zoe è bianca, bionda con
mezzo, nel suo essere frontiera. E tenere insieme gli occhi azzurri, non mi assomiglia per niente,
in questa dimensione il suo passato e il suo pre- poverina; il secondogenito, Andreas, è scuro, si
sente. Sta tra le colonne del tempio greco della abbronza bene, ma è più chiaro di me. L’ultimo
Concordia, ad Agrigento, costruito nel V secolo è l’unico ad avere i capelli lisci, ma è più chiaro
a.C. e arrivato in piedi ino a noi anche perché ol- del fratello». Una girandola di identità.
tre dieci secoli dopo è stato trasformato in tempio
cristiano. Sta nei passi dei Caminanti, nomadi I N S I C I L I A , T E R R A C H E G U A R D A O LT R E e che
che la percorrono con le roulotte e i palloncini da conta oggi circa 200 mila stranieri residenti (il
vendere alle feste dei santi. Sta nelle parole dei 4 per cento della popolazione sempre secondo
mazaresi che dicono di non vedere nessuna dife- Idos), il futuro si aferra muovendo all’indietro
renza estetica con i tunisini, ma invece magari la la cloche del tempo. A Mazara del Vallo, dove
trovano tra sé e i catanesi, perché c’è diferenza tra un tempo il campanile della cattedrale era un
siciliani occidentali e orientali, tra sicani e siculi. minareto e tuttora le cantine del centro sono at-
traversate da cunicoli risalenti al periodo pale-
Sta negli occhi e nella storia di persone come Jea- ocristiano, gli arabi ci sono arrivati nell’827, per
nine Bongiovanni. Impiegata Vodafone, sindaca- rimanerci 2-300 anni. Ed è roba da far girare la
lista della Uil, 47 anni, è iglia di un catanese e di testa, perché i tunisini ci sono tornati 1.000 anni
una congolese, ha vissuto a Kinshasa i suoi primi dopo, alla ine degli anni Sessanta del Novecento.
due anni, a Catania gli altri 45. Cresciuta dalla Per insediarsi, soprattutto a partire dagli anni Ot-
nonna «come una siciliana» è però «più scura dei tanta, nelle case fatiscenti della casbah di Mazara,
catanesi, più chiara dei congolesi». Quindi mai costruita mille anni prima, danneggiata dal ter-
davvero a casa, mai davvero straniera. In Italia, remoto del 1981 e oggetto poi di riqualiicazione
e in Africa. «L’ultima volta in cui mi hanno detto
“tornatene al tuo paese” è stato sei mesi fa, al
rinnovo della patente. Ma io sto nel mio paese»,
racconta. A 18 anni, «non potendo ancora tornare
in Congo a cercare le mie origini, mi sono fatta
praticamente adottare da una famiglia di sene-
galesi di Catania. Stavo da loro, mangiavo il cous-
cous con le mani. Così ho trovato l’Africa in Sicilia.
E ho visto loro che, piano piano, si integravano».

Come quella dei bangladesi, che però è ancora
più grande, la comunità senegalese a Catania
esiste da almeno vent’anni; sta ai margini del
quartiere San Berillo, nella zona della Fiera, che
è piena di negozietti, alimentari, macellai, par-
rucchieri, immersa in una città fatta ormai anche
di moschee, templi induisti, comunità buddi-
ste. E di fenomeni come quello che avviene ogni
settimana nella chiesa di Santa Maria di Ogni-
nella, vicino all’Università: era cattolica, è stata
abbandonata, adesso una volta a settimana vi si
celebra il rito cattolico indiano. Nel frattempo,
Jeanine ha avuto tre igli. «Una triade di tre co-

102 N AT I O N A L G E O G R A P H I C I TA L I A

A SINISTRA

Un circolo tunisino
a Mazara del Vallo (TP).
In questo importante
porto siciliano
la mancanza
di manodopera
ha attirato a partire
dagli anni ’60
del secolo scorso
un gran numero di
pescatori maghrebini,
soprattutto tunisini,
che oggi costituiscono
quasi il 10 per cento
della popolazione.

SOTTO

Una famiglia di origine
bangladese posa
per il fotografo
su un letto della
propria abitazione
a Catania.

S I C I L I A M U LT I E T N I C A 103

Francesca Dorangricchia,
Arbëreshë diciottenne
di Piana degli Albanesi,
posa in abiti tradizionali.
Questa località
in provincia di Palermo
ospita la più grande
concentrazione
di albanesi d’Italia,
che si trasferirono qui
a partire dal XV secolo.




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