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“I ponti formano uno dei più interessanti oggetti della Il ponte di sotto
sicurezza, e della utilità pubblica: riuniscono in benefi- mitigare le sponde
cio degli uomini quel che la natura ha diviso nella su-
perficie della terra, in cui non si potrebbe comunicare una proposta di
senza pericoli, e senza stenti. L’Egitto fu senza ponti, Alessandro Anselmi
forse per le sue periodiche inondazioni, e ne fu senza
anche la Giudea”.
Francesco Milizia, Principi di Architettura Civile, Tomo
secondo, 1785.
Nel 2004 viene dato l’incarico ad Alessandro Anselmi per un pro-
getto che potesse mitigare la futura realizzazione del ponte, con
interventi di recupero e risanamento dell’area, e che aveva lo
5 scopo non solo di risarcire un territorio manomesso dall’infrastruttura,
ma di riconfigurare il paesaggio stesso. La risposta del grande architetto
romano, uno dei miei grandi maestri, approfitta di tale risorsa progettua-
le per concepire un intervento che fa delle aree prospicienti materiale di
progetto con la funzione poetica di rendere le stesse aree un plusvalore
per l’intera collettività facendone un tema di riflessione paesaggistica e
promozionale in cui valenze geografiche e retaggi delle architetture del
luogo si commistionano fino a dare come risultato dei luoghi, molti dei
quali compresi nel sottoponte, in grado di assolvere a nuove funzioni
dell’abitare.
Il parco che propone Anselmi si insinua con leggerezza e forza entro la
fascia costiera compresa nel tragitto del ponte fino ad ospitare non solo
il parco stesso ma abitazioni di servizio ed un orto botanico.
Così descrive il progetto Alessandro Anselmi: “La costruzione del ponte
sullo Stretto, evento di “eccezionale” valore simbolico, è stata intesa
6 come un’occasione per un intervento progettuale sul territorio di portata
altrettanto “eccezionale”, volto a contrastare le cause di degrado di un
paesaggio eroso nei suoi caratteri originari da espansioni urbane scom-
poste e scoordinate.
L’ipotesi progettuale ha voluto dare una risposta articolata al problema
della mitigazione dell’impatto del ponte, proponendo un vero e proprio
progetto ambientale teso a ridefinire, in un certo qual modo a restaura-
re, il paesaggio dello Stretto. In quest’ottica il ponte è stato considerato
non più come un “oggetto nel paesaggio”, bensì come “soggetto del
paesaggio” e si è strutturato un intervento a una scala che permettesse
di ridefinire, con segni adatti, l’intero territorio interessato dall’opera. In-
tervento che non è sembrato compiutamente risolvibile senza una forte
componente estetica al suo interno. Componente capace di far proprie
le modalità espressive di esperienze artistiche contemporanee (quelle
della Land Art su tutte), ma anche rivolgersi indietro per recuperare e
reinterpretare figure e caratteri sedimentati nella tradizione dei luoghi. Il
progetto ha cercato di definire una cornice naturale adeguata alla scala
7 del ponte, delineando in un contesto che non può più considerarsi cam-
pagna ma neppure città, un luogo di svago per il tempo libero, di fruizio-
ne e di contemplazione di una natura strutturata, uno spazio ibrido ca-
pace di ricoprire il ruolo di fascia di rispetto per la grande infrastruttura
viaria, ma anche di paesaggio agrario, parco e orto botanico”.1
E’ evidente come la megastruttura porti con sé un impegno di progetto
che travalica, è il caso di dire, la stessa opera, fino a divenire elemento
paesaggistico. Integrarlo nel territorio significa non solo garantire la sua
funzionalità strutturale, spesso legata al solo concetto di funzionalità
ma assorbire le spinte e contro spinte territoriali come terreno e pre-
testo per successive operazioni, non solo di ricucitura, ma di riassetto
dell’intorno.
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Note
1-Vedi Alessandro Anselmi, Piano, superficie, progetto. Disegni 1964-2003, Motta, Milano 2004, p.234:
2003, Messina, Ponte sullo Stretto, studio d’impatto ambientale, sezione paesaggio. Con V. Pamieri- Com-
mittente Società Bonifica Spa.
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CONSTRUCTION SITE SITE BOUNDARY SITE BOUNDARY LINE CONSTRUCTION SITE SITE BOUNDARY SITE BOUNDARY LINE
OUTDOOR POOLS WELLNESS CENTER WELLNESS CENTER
THEATRE THEATRE
RESTAURANT RESTAURANT
ARCADES ARCADES
RESTAURANT RESTAURANT
GARDEN GARDEN
COMMERCIAL MULTIPLEX THEATER COMMERCIAL MULTIPLEX THEATER
NORTH NORTH
TEMPORARY TEMPORARY MUSEUM PLAZA
OPEN AIR PARKING OPEN AIR PARKING PARKING GARAGE BELOW
EXISTING GAS STATION
TEMPORARY BRIDGE BRIDGE ARCADES
CONSTRUCTION STAGING
EXISTING A3 HIGHWAY
EXISTING GAS STATION FASE 1 AFTER A3 RELOCATION FASE 2
EXISTING PARKING AREA
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BEFORE A3 RELOCATION
CONSTRUCTION SITE SITE BOUNDARY SITE BOUNDARY LINE CONSTRUCTION SITE SITE BOUNDARY SITE BOUNDARY LINE
WELLNESS CENTER WELLNESS CENTER
THEATRE THEATRE
RESTAURANT RESTAURANT
ARCADES ARCADES
RESTAURANT RESTAURANT
GARDEN GARDEN
COMMERCIAL MULTIPLEX THEATER COMMERCIAL MULTIPLEX THEATER
NORTH NORTH
MUSEUM PLAZA MUSEUM PLAZA
PARKING GARAGE BELOW PARKING GARAGE BELOW
GARDEN
ARCADES ARCADES
COMMERCIAL CONVENTION
SOUTH
HOTEL
CONTROL CENTER CONTROL CENTER
OPEN AIR PARKING
BEFORE BRIDGE OPENING FASE 3 AFTER BRIDGE OPENING FASE 4
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SITE BOUNDARY LINE SITE BOUNDARY LINE
CONSTRUCTION SITE SITE BOUNDARY CONSTRUCTION SITE SITE BOUNDARY FASE A
ARCADES ARCADES
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PLAZA PLAZA
PARKING GARAGE BELOW PARKING GARAGE BELOW
CONTROL CENTER CONTROL CENTER
OPEN AIR PARKING OPEN AIR PARKING
INCLUSO AL BANDO FASE A INCLUSO AL BANDO
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“Un ponte, deve durare migliaia di Il CEDIR,Centro Direzionale
anni, ma nulla dura così a lungo del Ponte sullo Stretto di Messina
senza un po’ d’amore… non c’è
nessuna costruzione, nemmeno in versante Calabro
pietra, che dura mille anni senza
amore … un ponte esiste quando le
due sponde si amano”.
Carlo Piano, Il cantiere di Berto
Il ponte non è solo un’opera che, si speri, abbia una dimensione pae-
saggistica, capace cioè di intercettare le valenze mitiche, orografiche
e storico culturali di un’intera area su cui gravita, ma elemento di con-
giunzione di mondi, capace cioè di convogliare quei flussi di cui tanto si
è argomentato nel passato e oggi.(1)
Un ponte corridoio?Un ponte transito? Un ponte porta del Mediterra-
neo?
Un ponte capace di risollevare sorti di aree depresse come quelle di
un Sud per lungo tempo sottoposto a continue vessazioni? Un pon-
te di mezzo che attende il completamento di quel Corridoio che dalla
Scandinavia e dal Baltico giunge al Mediterraneo e che con la tratta
Sicilia-Pantelleria-Tunisi completerebbe ciò che si è sempre sperato: il
ricongiungimento con un’Africa a lungo tenuta distante.
Ma il ponte è ancora qualcosa di più; è esso stesso simbolo dell’unio-
7 ne, e se simbolo ha da essere, quello a campata unica di 3333 metri lo
è davvero. Per quanto le richieste economiche o l’impatto ambientale
possano premere sulla valutazione di altre soluzioni: tunnel sommer-
so, o a tre campate ad esempio, resta del tutto evidente e aperta la
scommessa del Cavalcamare a campata unica. Non a caso un vecchio
numero di Domus, dedicato al ponte di Musmeci, poneva l’accento sulla
sua lunghezza: “la luce più grande del mondo”.
Simbolo di unione e cerniera significante nel panorama mondiale, si
pone come un nodo gordiano da sciogliere, dove tutti gli attraversamen-
ti vanno a convogliare con ricadute significative persino sulla Via della
Seta.
Un ponte,poi, come ricorda Heidegger, rivela le sponde, ma le sponde
a loro volta vorrebbero rivelare il ponte.
Opera complessa, con una sommatoria di attività e funzionalità, nelle
sponde attiva le sue energie che non potevano che tradursi in strutture
atte ad accogliere e coinvolgere lo scambio, sia esso ferroviario, auto-
mobilistico, o pedonale. Insomma dalle sue sponde si arriva, dalle sue
sponde si parte.E se nella proposta ultima non si soggiorna sul ponte
ma solamente si transita, è chiaro che nelle due testate si concentrino
tutte le attività ad esso connesse.
E in tale contesto che attorno al 2010 Il Contraente generale Eurolink
invia alla Società Stretto di Messina, il progetto definitivo del ponte e
degli oltre 40 km di raccordi stradali e ferroviari.2
In tale contesto siamo stati invitati a predisporre un progetto per la si-
stemazione dell’area di collegamento tra il ponte e la terraferma nel
versante Calabro, dopo aver partecipato con Impregilo-Eurolink-Sina
e altri amici progettisti al concorso per la sistemazione del Waterfront
di Reggio Calabria, ed essere risultati vincitori subito dopo il progetto
selezionato della irachena Zaha Hadid. L’Impregilo nella persona dei
suoi amministratori ci chiese di interessarci del Cedir, progetto succes-
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sivamente chiesto a Daniel Libeskind con Attilio Terragni e il suo studio
con cui ho collaborato per il primo periodo.
Si chiedeva la progettazione della sistemazione viaria con gli allacci,
e le intubate per i veicoli e per la ferrovia, un grande albergo, il centro
direzionale, un museo del Ponte, un centro commerciale, una grande
area di parcheggio automobilistico, un centro congressi, una o più piaz-
ze come belvedere sull’intera area dello stretto.
Qui presenteremo le due proposte di progetto per sommi capi e relative
tavole esplicative.
La prima proposta di Libeskind e Terragni meglio dettagliata in nota3
prevedeva nella prima fase “la costruzione dei parcheggi interrati, dell’e-
dificio del centro di monitoraggio, della piazza completa di passeggiata
9 coperta. La seconda prevedeva invece il completamento degli edifici
non oggetto di gara e comprendeva la realizzazione degli edifici loca-
lizzati intorno alla piazza e destinati a centro commerciale, multisala,
albergo, ristorante e museo.”
Opera complessa, come precedentemente accennato, si confronta, a
distanza di anni, con la sistemazione dell’area prospiciente il ponte con
il progetto di Samonà pensato per il concorso del 1969, che imbrigliava
la multidirezionalità dei flussi entro un sistema circolare dove un mura-
glione si innalzava accogliendo le spinte e controspinte, le varie intubate
, facendo si che l’interno dell’area fosse composto di flussi tali da dare
alla figura una sorta di omogeneità complessiva tenuta assieme dalla
grande figura del cerchio planimetrico che tutto sembrava racchiudere.
Non diversamente la logica sottesa al progetto di Libeskind-Terragni
che attivava le sue energie proprio a partire da una figura circolare, un
grande anello sospeso racchiudente una piazza centrale su cui si inne-
stavano i vari servizi e le varie opere richieste.
All’indistinto dell’intorno un anello capace di porsi come nucleo gene-
ratore, una figura che nel cerchio racchiudesse, avvolgendole, e ripa-
randosi dall’intorno le varie attività da svolgere nel centro direzionale.
Ottimo sistema simbolico e persuasivo per un’area che pur essendo
panoramicamente tra le più significative dello stretto necessitava di una
geometria chiara per racchiudere le varie funzioni. Il cerchio si prestava,
ovviamente per evidenti ragioni geometriche a soddisfare tali esigenze
territoriali. E i corpi edilizi, rispondenti alle logiche formali dei progettisti
tra rotazioni e frammentazioni, tra slittamenti e deformazioni prospetti-
che si inserivano agevolmente nell’impianto. Forse ci si aspettava un
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maggiore colloquio con l’intorno e una presa di possesso dell’area che
suggeriva altrettante spinte geografiche nascoste. In un territorio, già
fortemente decostruito, decostruire ancora con i corpi edilizi può assu-
mere la valenza di una tautologia.
L’orografia del sito, suggerisce il nostro impianto, come se le balze esi-
stenti potessero a lor volta solidificarsi in altrettante architetture. In più
l’impianto vuole configurarsi come un sistema di macchine ottiche, che
con le proprie direzionalità e orientamenti, traguardano punti precisi e
dirimpettai dello stretto, a lungo sottovalutati. In tale ottica i corpi edilizi
del centro direzionale si dispongono su di un basamento orientandosi
diversamente: il Centro di Monitoraggio come una sfinge da cui si ispira
è sormontato a sua volta da un piccolo museo dove verranno raccolti i
11 materiali ad esso pertinenti, una sorta di occhio mobile che traguarda la
finis terrae; il museo dello stretto come una mano avvolgente si dispone
a lato di un laghetto artificiale dove verranno collocate figure di animali
in estrusione metallica; il grande albergo segue le line delle balze inne-
standosi sulla parete che fa da sponda al complesso, una torre osser-
vatorio con annesso un bar assume il compito di vedetta panoramica
con i suoi alti cilindri; mentre la sala congressi dove un corpo ellissoide
accoglie le presenze viene in parte contradetto da elementi cartesiani
che hanno il compito di risolvere gli ingressi: Gli elementi così dialoga-
no tra loro sopra una piazza giardino elevata dal piano dei parcheggi
sotterranei.
Si è tentato quanto più possibile, di contemplare gli ostacoli evidenti
nello spazio facendo in modo che l’intero complesso compartecipasse
delle difformità orografiche e degli incidenti edilizi presenti. Una sorta di
post-organicismo potrebbe essere l’atteggiamento progettuale ascrivi-
bile all’intervento a partire dalle cinghie stradali da noi disegnate e che
persistono anche nell’impianto Libeskind – Terragni.
Il centro direzionale nelle due proposte si propone come uno spazio di
accoglienza,e quindi non di solo transito, ipotizzando una permanenza
dei visitatori, una sorta di nuovo quartiere affacciato sullo stretto, un
teatro aperto dove le presenze architettoniche al pari degli abitanti com-
partecipano della scena.
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Note
1-Sull’idea del Ponte come figura che convoglia a se il potenziale insito nel paesaggio dello Stretto e
Mediterraneo in genere si veda : Franco Zagari, Perché un progetto del “non ponte per lo Stretto, di Laura-
Thermes, Reggio Calabria e la città dello Stretto; Paolo Portoghesi, la città dello Stretto; Antonio Quistelli,
Viaggio nella memoria, tutti in AA.VV., La città dello Stretto ,in “Arch” Ordine degli architetti, pianificatori
paesaggisti e conservatori della provincia di Reggio Calabria,“N.5”, 2007.
2-Per l’intero iter che vede impegnate le forze politiche e le varie società di progettazione interessate o
coinvolte nella realizzazione del Ponte si veda il pregevole lavoro svolto da Attilio Borda Bossana, Stretto
di Messina, traversata e collegamenti, op.cit., che con dovizia di particolari ne illustra l’intera vicenda, cosa
che esula dal nostro scritto. Si veda in particolare il capitolo: L’attraversamento stabile: dal concorso alla
Società, pp.176-219.È chiaro, inoltre, che essendo l’iter perennemente in corso, qualsiasi lavoro di ricerca
che si interrompe in una pubblicazione, risulterà sempre mancante degli ultimi aggiornamenti, l’avventura
del Ponte appartiene a quel flusso vitale inarrestabile. Qualunque conclusione sembra improponibile, qua-
lunque interruzione solo un arresto momentaneo.
3- GARA PER IL PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA, REPORT NUMERO 03: 11 MARZO 2005
FROM: STUDIO TERRAGNI, TO : STUDIO DANIEL LIBESKIND
PremessaIl progetto viene articolato secondo quanto richiesto dal bando in due fasi distinte. La prima fase
del progetto crea il “cuore funzionale” dell’intero sviluppo, e si compone del un Centro di Monitoraggio, del
parcheggio interrato, del parcheggio a livello locale e da 10.000 mq di spazio pubblico. La seconda fase
prevede la realizzazione di una estensione del complesso finalizzata ad aumentandone il potenziale del
complesso esistente quale luogo di attrazione, lavoro e svago.
Prima faseArchitettonicamente la prima fase è progettata in maniera da funzionare già autonomamente, an-
che se programmaticamente, senza alcun dubbio, raggiunge un maggior grado di efficienza se completata
con le sue componenti addizionali. Il progetto è focalizzato su una piazza, incorniciata dal control center
e dall’arcade, un percorso pedonale panoramico. Verso il ponte la piazza si apre al paesaggio che verrà
rinaturalizzato, offrendo un corrispettivo al rigore geometrico dell’architettura.
Un enorme anello è sospeso al di sopra della piazza, creando così una icona che dialoga alla scala del
nuovo ponte creando un luogo facilmente riconoscibile.
I ParcheggiIl parcheggio interrato è organizzato all’interno di un cilindro con un diametro di 118 m. offrendo
approssimativamente 20.000 mq di parcheggio su due piani.
In risposta alle richieste dell’appalto, flussi di traffico sono separati a seconda delle direzioni da cui proven-
gono: Connessioni con le direzioni vengono assicurate come dalle indicazioni del bando di Gara. A diffe-
renza del progetto preliminare il nuovo parcheggio è stato progettato con l’intento di minimizzare lo scavo.
Sul piano inferiore sono collocati 9300 mq di parcheggio per il traffico da Salerno in direzione di Reggio e
del Ponte (Messina). Automobili in direzione di Reggio o del ponte lasciano il garage allo stesso livello.
Al piano superiore, sono collocati 9300 mq di spazio per le auto provenienti da Salerno o da Reggio. Le
auto in direzione Salerno lasciano il parcheggio allo stesso livello, mentre le auto per il Ponte prendono le
rampe al livello inferiore.
Sempre al livello superiore sono alloggiate 2100 mq per il traffico proveniente da Reggio in direzione Sa-
lerno e Ponte. Le auto per Salerno lasciano il garage allo stesso livello, mentre quelle in direzione Ponte
prendono la rampa al livello inferiore.
Ulteriori 3500 mq di parcheggio sono dati al Centro di Monitoraggio al piano superiore, con accesso da e
per Salerno, Reggio e Ponte: tale parcheggio è collocato parzialmente sotto il centro di controllo e quindi
facilmente accessibile.
Il Centro di MonitoraggioIl Centro di Monitoraggio è collocato in una struttura curvilinea che incornicia e
sottolinea la nuova piazza. In risposta al bando, il programma è distribuito su 3 livelli, con un Info-Point per
il ponte e una piattaforma panoramica sono incluse nello stesso edificio.
I visitatori entrano direttamente dalla piazza e vengono accolti da un atrio a doppia altezza, che occupa lo
spazio espositivo e informativo, da cui si accede alla piattaforma del terzo livello.
I tecnici del Centro di Monitoraggio entrano da un parcheggio a livello: le sale deposito e archivio sono col-
locate al centro dell’edificio, mentre gli uffici sono allineati lungo il perimetro con accesso alla luce e all’aria.
Lo Spazio Pubblico:Al di sopra del parcheggio cilindrico sono ospitati 10.000mq di spazio pubblico aperto,
in cui numerose tettoie rettangolari proteggono gli accessi al parcheggio. Alberature e teloni possono offrire
ombra nei giorni caldi, mentre l’arcade aperta incornicia la piazza: questa può essere occupata in giornate
di mercato da bancarelle e chioschi. In altri giorni può ospitare uno spazio coperto dove i visitatori possono
passeggiare e godere delle viste sullo strettoL’aria fresca verrà ottenuta mediante fontane e canali, mentre
palchi sedute permetteranno rappresentazioni teatrali e musicali.
Seconda fase
Centro Commerciale e RistoroIn aggiunta al programma di base previsto dal bando, viene qui proposto un
ulteriore complesso di edifici.Programmaticamente il nuovo complesso aggiungerà attrattività al sito, au-
mentandone il potenziale in quanto luogo di attrazione. Inizialmente include aree shopping e entertainment,
con ristoranti e bar abbinati ad una serie di attrazioni pubbliche. In futuro può espandersi includendo un
centro benessere, un hotel e un centro congressi.
Nell’articolazione del programma e nel phasing, il complesso è diverso da quanto proposto nel bando. La
differenza fondamentale risiede nel mettere il centro commerciale e entertainment al centro del nuovo svi-
luppo, al posto dell’hotel e del centro convegni. Riteniamo che sia questa la strategia vincente per attrarre
nell’area non solo i viaggiatori ma anche persone dalle vicine aree urbane e regionali. Si vuole quindi creare
un centro a carattere regionale, che aggiunga nuova qualità all’intera Calabria aprendo nuove opportunità,
e venendo quindi accolto benevolmente dalla popolazione.
Il progetto si estende dalla piazza verso est, lungo il tracciato dell’autostrada esistente. Le strade di accesso
alla autostrada esistente verranno ricoperte da mediante un deck trattato a giardino: il progetto ultimato si
estenderà quindi tra un terreno rinaturalizzata e creato lungo il ponte e la piazza ad Ovest, fino ai giardini
pubblici che si estendono dal lato est nel centro del nuovo sviluppo. Lo schema permette inoltre di esten-
dersi con flessibilità ad Est su per le colline e a valle verso la costa
.Il Centro CommercialeIl centro commerciale offre 2 livelli di retail in entrambi I complessi a Nord e Sud
dell’A3.
L’accesso pubblico alle aree avviene mediante le arcade lungo il perimetro del giardino pubblico che in-
troduce un landscape rigoglioso all’interno di un complesso unico nella regione per dimensioni e tipologia.
EntertainmentUn cinema multiplex è collocato a Est del centro commerciale, al di sotto dei giardini, in con-
nessione con una serie di ristoranti e bar sul lato Nord del cinema con viste spettacolari sullo stretto e la
costa Sicula. Al momento nessun moltiplex di tale scala è a disposizione della popolazione.
Sports e Centro BenessereCome estensione del centrocommerciale e dell’entertainment, vieneinserito un
centro sportive e di Benessere a Nord della piazza, affacciatosulla costa e sulponte. Offre strutture sportive
di vario genere al momento non presenti nell’area come piscine esterne e interne, centri termali e spa di alto
livello, sports indoor come squash, pallavolo, basketball e fitness.
HotelUn hotel da 120 stanzeoffre ai visitatorichevengono per lo shopping, entertainment, sport e benesse-
rel’ulterioreopzione di rimanere per la notte. L’esplorazione del blocco di ancoraggio o le rovine esistenti
offrono ulteriori possibilità di divertimento prima di proseguire il viaggio.
Convention CentreNel loro complesso, le opportunità di questo complesso combinate offrono sufficiente
incentivo da proporre il complesso come un centro per convention estremamente appetibile rispetto a quelli
esistenti nella regione.
La vasta gamma di opzioni tra shopping, divertimento, cultura, sport e benessere offrono un mix unico nella
regione.
Accesso PubblicoI visitatori arriveranno in macchina da ogni direzione autostradale e da Villa San Giovanni.
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Quelli provenienti dall’autostrada troveranno parcheggio nel garage cilindrico e avranno accesso alla piaz-
za, alle arcade e ai complessi mediante scale, scale mobili e ascensori.Gli avventori da Villa San Giovanni
troveranno posto nel parcheggio all’aperto a fianco del centro di Monitoraggio a Est della Piazza.
Accessi di servizio e approvvigionamentiServizi di approvvigionamento e consegne mediante camion pos-
sono avvenire direttamente dalla strada Locale di Villa San Giovanni. I camion rimangono a livello percor-
rendo una strada dedicata dietro il centro di Monitoraggio e si immettono sottoterra solo alla fine del per-
corso, raggiungendo i piani magazzino interrato sotto i complessi commerciali. L’hotel e il centro congressi
verranno serviti dalla medesima area.
CostiIl progetto è stato pensato nell’ottica di minimizzare scavi e i costi relativi: Il parcheggio è stato così
centralizzato in una struttura compatta, ulteriormente riducendo scavi e riducendo costi di costruzione.
Ad eccezione dell’hotel, tutte le strutture non superano i 4 piani, permettendo così l’impiego di sistemi co-
struttivi in cemento armato a travi e pilastri di basso costo e facilmente eseguibili.
Dato che il progetto non si basa sull’articolazione architettonica di componenti singoli (ad eccezione del
Centro di Monitoraggio, Piazza e arcade), la costruzione di facciate può prevedere l’impiego di sistemi
semplici e a basso costo.
SostenibilitàLa creazione di un luogo “di successo”, che mantiene la sua attrattività per lungo tempo è il
modo principale per creare sostenibilità.In questo particolare contesto, inoltre minimizzare scavo e impatto
sul contesto esistente è una delle strategie più efficienti, insieme con l’uso di materiali locali di base per
lastruttura (cemento) e per le facciate (pietra naturale in facciata).
Le larghe coperture verranno utilizzate come tetti giardino, mentre in altre aree l’acqua piovana verrà rac-
colta e riutilizzata.
L’ombreggiamento verrà ottenuta mediante alberature e teloni, mentre il raffreddamento dell’aria verrà otte-
nuto mediante fontane e sistemi d’acqua, in maniera da evitare uso massivo di impianti di raffreddamento
ad aria condizionata.
Dovunque fattibile e desiderabile (uffici, restaurant), luce naturale e aria fresca verranno preferite a sistemi
artificiali.
Data l’estrema esposizione ai venti dell’area, si prevede l’impiego di energia eolica in maniera massiva me-
diante aerogeneratori.La fattibilità di collettori ad energia solare e scambiatori di calore verrà ulteriormente
ricercata, mentre le aree non edificate verranno rinaturalizzate.
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“Sono convinto che questo ponte dovrà farsi proprio perché è Un ponte invisibile
nell’ordine naturale delle cose, naturalmente con tutte le sal-
vaguardie e precauzioni necessarie.” Rimane costante l’impegno che l’umanità, volta per volta, si assume
Andrea Camilleri sapendo che questi 3333 metri che separano le sponde risultano
essere tra le più difficili del pianeta. Averne ora fatto d’una opera
Non tutti i ponti di ingegneria un capro espiatorio per un conflitto ideologico -ponte si,
illumina il sole. ponte no- di certo non aiuta. Sono le sponde, come direbbe Heidegger,
Quelli più belli che lo determinano come un atto ineluttabile, come un atto in potenza.
son tutti invisibili. I numerosi concorsi, hanno sommato ipotesi a ipotesi. Per dimostrare
Quelli dell’anima il suo effetto paradossale, a tratti fantasmagorico, il noto fumetto della
scavalcano abissi. Walt Disney: Topolino dedica al Ponte, con sorprendenti vignette, una
Rendono a volte tangibile il sogno. sua storica avventura. La vicenda culmina con la proposta, non del tutto
assurda, di un ponte di corallo a crescita continua, e vedendo quello
E ve ne sono che riescono a fare alcune radici di alberi e gli stessi coralli, la proposta
di tutti i colori si candida, forse per il prossimo millennio, ad apportare un contributo a
di tutte le forme: quelle architetture organiche-naturalistiche, tanto in voga nel medioevo,
riprese dal neoclassicismo illuminista ove rami intrecciati provenienti di-
a raggio, rettamente dal suolo si inerpicano fino a costituire, spesso, la capanna
a ventaglio primordiale come archetipo dell’architettura.1
a salto mortale.
Più belli ancora Quello proposto interamente in corallo dai vignettisti di Topolino, sem-
son quelli bra racchiudere il paradosso di quest’opera che stenta a decollare. Le
impossibili. motivazioni vanno ricercate in più direzioni: quella politica ne ha fatto
Solo nel buio uno stendardo da sventolare alla bisogna, quella economica lo stru-
si possono correre. mentalizza fino ad assorbirne le risorse, quella culturale lo enfatizza o lo
Riccardo Dalisi, I ponti dell’anima, dicembre 2009 sottovaluta, quella geografica ambientale gli addita la negazione dell’i-
sola costretta ad un legame con la terra ferma e pertanto decadrebbe-
6 ro le mitologie isolane, quella ecologista si appella alle rotte dei delfini
sconcertati dall’ombra del ponte o a quella degli uccelli di passaggio
7 che virerebbero in altri siti, quella tecnica confronta i ponti e i rischi nel
mondo. Fatto sta che questa opera assorbe volontà di potenza e malu-
8 mori aumentandone l’immaginario.
Altri ancora lo vedono come catalizzatore di programmi urbanistici in
8 bis cui lui non rimane isolato ma facente parte di un complesso sistema di
comunicazioni ne diviene il polo energetico.
Nel frattempo l’architettura che sembrava determinarlo a partire dalla
conurbazione evidente nell’area sembra essersi dimenticata di questo
enorme oggetto-soggetto, relegando l’impegno ad una ingegneria sola-
mente calcolistica e staticamente ineccepibile, come se non fosse più
degno di attenzione formale, o peggio come se la forma fosse accesso-
ria o successiva alle operazioni di calcolo.
L’ultimo (forse solo per ora) progetto, incarna quanto di negativo in tal
senso si può dire.
Privo di tensione emotiva lancia le sue bacchette in uno spazio vuoto,
prive di testa, sono solamente dei reggenti, che non coinvolgendo lo
spazio soprastante e sottostante negano qualunque dialogo col pae-
saggio, in questo caso ridotto a spettatore inerme e passivo.
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L’opera dovrebbe possedere una volontà di dialogo, una costante vi-
sione provocatoria, un indiscutibile utopia realizzativa, una raffinata
concezione statica che unisce alla solidità dell’opera la sua necessaria
configurazione.
Valgono ancora le parole di Bruno Zevi pronunciate in un suo noto ar-
ticolo: Scienza delle costruzioni kaput dove leggiamo: “Il miraggio di
un’architettura obbiettiva, di un sistema scientifico di progettazione per
ciò che attiene non solo al programma funzionale e all’impianto stati-
9 co, ma anche alle forme si ripropone con periodicità costante…La ma-
tematica e la scienza di cui l’architettura può nutrirsi non sono quelle
incarnate nei prodotti dell’ingegneria. Anche le strutture tecnicamente
più ardite degli ultimi anni non riflettono che in grado trascurabile un
moderno pensiero spaziale… persino i maggiori strutturalisti, non ap-
pena si trovano ad affrontare il tema di costruire un muro od una scher-
matura vitrea, sconfiggono le virtualità espressive insite nel gioco delle
membrature statiche…il rapporto matematica-architettura non passa
più attraverso lo strutturalismo, anzi spesso trova in esso un ostacolo.
Il capitolo dell’ingegneria architettonicamente creativa è…un capitolo
concluso, anzi in fase involutiva, perché la maggior parte delle strutture
recenti poggia su schemi classicistici del tipo contro il quale insorse l’in-
gegneria ottocentesca. Brillanti nei particolari, che spesso rivelano una
profonda carica emotiva, queste opere sono mute sotto il profilo dello
spazio fruito, cioè dell’architettura. La matematica utile a configurare gli
spazi contrasta con quella applicata nella scienza delle costruzioni… (si
dimostra) la timidezza spaziale di queste opere, che non attengono né
alla matematica né all’architettura”. 2
10 Il ponte “… un vero e proprio simbolo, cioè una figura ancipite, dop-
pia, dissós. Per poter darsi un simbolo, come sappiamo, è necessaria
quest’ambivalenza, questa compresenza di opposti, secondo l’origina-
ria etimologia greca: simbolo era una tavoletta che veniva spezzata in
due e consegnata a due persone che si sarebbero riconosciute, ricon-
giungendola. Dunque: una sola e, al tempo stesso, due. Questa la ric-
chezza e l’ambiguità del simbolo che non mostra mai, semplicemente,
una sola faccia, ma è come una medaglia che ha un recto e un verso.
Il ponte “riunisce” in sé molti aspetti contrastanti, come vedremo. Uni-
sce e divide … è stabile, apparentemente, ma anche fragile, pericolo-
so, come ci hanno insegnato Nietzsche e Kafka … é strumento della
conquista del mondo da parte dell’uomo e, al tempo stesso, l’opera più
sacrilega di tutte, perché intacca, oltre la terra anche l’acqua, l’elemento
sacro per eccellenza in tutte le culture antiche”. 3
Un ponte poi, è sempre un Ponte del Diavolo, porta con sé progresso,
cultura, unione, ma anche catastrofe e rovina, unisce e divide, genera
11 conflitti e costringe il territorio ad assottigliarsi come collo di bottiglia, o
filo teso tra le sponde. ”Il ponte è simbolicamente assimilabile … alla
porta, che segnava in età babilonese, il passaggio da uno stato all’altro
… il ponte come dice il tardo cinquecentista Basile, è ‘sottile come la
lama di un pugnale e stretto come un capello’, ed al di sotto di esso si
apre, in una qualsiasi delle sue paurose fanìe, l’inferno. Il diavolo, in
genere, è in agguato sul ponte; e solo un’offerta o un inganno … può
salvare il protagonista dalla catastrofe”. 4
L’aspetto luciferino è confermato nelle parole di Perugini: ”… il Ponte
di Messina è uno strumento diabolico che non permette assolutamente
nessuna previsione di carattere urbanistico-territoriale, cioè è proprio in
questo momento che bisogna avere il coraggio di ammettere che la co-
struzione del ponte detterà le strutture urbanistiche future sia all’interno
della Sicilia, sia nella penisola”.
Il Ponte sullo Stretto di Messina o il suo evanescente ectoplasma, riuni-
sce e coagula attorno a sé e all’area di sua pertinenza tutte le contrad-
dizioni insite nell’archetipo e tutte le valenze contenute in un simbolo.
In tale prospettiva il Ponte sullo Stretto, a causa della sua prolungata
inesistenza, o della sua presunta realizzabilità o dei ripetuti fallimenti
circa la sua realizzazione, si configura come il Ponte dei Ponti, un sog-
getto che non solo si avvale e attiva tutti i temi messi in gioco e tutte
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