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Published by Litotipo Anaune, 2023-01-19 09:00:13

Volume L'oro bianco 2022

Volume L'oro bianco 2022

99 L’IMPIANTO CASTRA CANOE. Per completezza d’informazione, riportiamoqui di seguito una breve descrizione e cronistoria dell’ultimo progetto approvato dal Comune di Peio, nel 2018, relativo alla realizzazione di un ulteriore piccolo impianto idroelettrico denominato Castra Canoe. L’istanza di concessione è stata presentata al Servizio acque della Provincia autonoma di Trento il 24 aprile 2018. L’obiettivo di questo impianto, oltre alla produzione di energia elettrica con la parte del bacino idrografico non già sotteso agli impianti superiori di HDE, è quello di creare le condizioni per costruire un parco canoistico, da collocare sullo scarico della centrale di Cusiano, alla confluenza della Vermigliana. Il progetto prevede di collegare lo scarico della nuova centrale con quello di Cusiano, mediante un altro piccolo impianto, le cui acque andrebbero ad alimentare la struttura per canoe. La derivazione, con un’opera di presa in alveo, sarà realizzata presso la centrale Masi di Contra, tramite una traversa sul Noce, munita di paratoia a ventola, posta a quota 1.109,00 m. s.l.m. (già prevista nel 2010-2015 per l’integrazione delle portate dell’impianto di Maso Castra, e poi non costruita per mantenere gli incentivi del GSE), a cui farà seguito il manufatto sghiaiatore e dissabbiatore, munito di sfioratori delle portate eccedenti, con restituzione in alveo del Noce. In sponda sinistra, per superare l’effetto sbarramento e garantire la continuità del flusso idrico, verrà realizzato un canale parallelo al corso dimensionato, in modo da consentire la naturale risalita del pesce. Nella parte terminale del dissabbiatore è prevista l’installazione di uno sgrigliatore; dal pozzetto, accessibile dall’esterno, partirà la condotta forzata munita in testa di valvola a farfalla di sicurezza. La condotta forzata in acciaio, lunga 2.750 metri, sarà completamente interrata e correrà a fianco del canale derivatore dell’impianto di Maso Castra. Superata la centrale di Maso Castra, la vasca di carico dell’impianto di Cusiano (e la relativa centrale) giungerà al fabbricato di Castra Canoe, situato in sponda sinistra, quasi al confine comunale di Peio (appena a valle del cartello “Comune di Peio” sulla provinciale), con piano terra a quota 983,40 m. s.l.m. Nella sala macchina, quasi interamente interrata, saranno installati i gruppi produzione, costituiti da due turbine Francis, della potenza rispettivamente di 1.460 kW e 2.735 kW. Il canale di scarico interrato restituirà le portate turbinate al Noce, o con la possibilità di un suo prolungamento sino alla località Fornas, permettendo così l’alimentazione del futuro parco canoistico sul territorio del Comune di Cusiano. La producibilità media annua dell’impianto risulterebbe pari a 13.500.000 kWh. Sulla effettiva realizzazione dell’impianto, tuttavia, non ci sono ancora certezze. Attualmente (maggio 2022) è in corso una vertenza che oppone il Comune di Peio al Consorzio per il miglioramento fondiario della Val di Non. Quest’ultimo, infatti, il 21 giugno 2018 presentava istanza alla Provincia autonoma di Trento per prelevare dal torrente Noce, a quota 1.109,00 m. s.l.m. (la stessa quota della prevista traversa di derivazione dell’impianto idroelettrico Castra Canoe) la portata media di 174,40 l/s e massima di 600,00 l/s per irrigare una superficie di 6.800,00 ettari in Val di Non. Tale istanza – depositata quattro settimane dopo la richiesta del Comune di Peio di ottenere concessione per l’impianto Castra Canoe – si poneva di fatto in concorrenza con quella di Peio. Successivamente, la Provincia, tramite pareri espressi dal Servizio turismo e sport, dal Servizio bacini montani e dal Servizio urbanistica e tutela del pa-


100 esaggio, si pronunciava a favore delle richieste fatte dal Consorzio, bloccando così la costruzione del nuovo impianto Castra Canoe, nonostante le argomentazioni e le motivazioni addotte dal Comune di Peio. Gli sviluppi della vicenda sono ancora in corso. Il Comune di Peio ritiene infondati i pareri negativi espressi dai servizi provinciali e considera inaccettabile la domanda del Consorzio irriguo e di miglioramento fondiario della Val di Non (CMF), il quale, per irrigare terreni posti a una quota media di 500/600 m., vorrebbe prelevare l’acqua dal torrente Noce a quota 1.109,00 m., a una distanza di oltre 40 chilometri dai fondi. Per questi e altri fondati motivi, il 31 gennaio 2019 il Comune di Peio, con provvedimento consiliare n. 5, assunto all’unanimità, deliberava: “la propria totale contrarietà (da esprimersi in tutte le sedi e a tutti i livelli possibili) alla domanda presentata a scopo irriguo dal CMF della Val di Non, per la sua evidente e dimostrata inutilità, per la sua irrazionalità e per la sua insostenibilità ambientale ed economica, con grave e pregiudizievole danno irreparabile per le importanti e strategiche attività fluviali e turistiche dell’intera Valle di Sole”. Nell’aprile del 2020, contro il rigetto della domanda di concessione da parte della Provincia autonoma di Trento, il Comune di Peio ha presentato ricorso al Tribunale superiore delle acque pubbliche di Roma. Questo tribunale, in seduta collegiale, si è poi espresso con sentenza, depositata il 21 ottobre del 2021, riconoscendo integralmente le ragioni del Comune di Peio, annullando con motivazioni perentorie il provvedimento di rigetto della Provincia. La decisione non risolve tutte le problematiche per giungere all’ottenimento della concessione del nuovo impianto, ma blocca temporaneamente le richieste concorrenti avanzate dal CMF di 2° Grado della Val di Non”. Dati di concessione Superficie tot. del bacino imbrifero sotteso (UTILE) 63,30 kmq Portata media di concessione 1.500 l/s Portata massima derivabile 4.000 l/s Quota pelo morto superiore vasca di carico 1.111,20 m slm Quota pelo morto inferiore a valle meccanismo motore 980,50 m slm Salto di concessione 130,70 m potenza nominale media (1500 x 130,70/ 102) 1.922,06 kW Dati di concessione Potenza turbina tipo Francis gruppo 1.460 kW Potenza turbina tipo Francis gruppo 2.735 kW Potenza turbine Francis 1+2 in contemporaneo 3.662 kW Producibilità media annua stimata su 365 giorni 13.500.000 kWh Quote idrauliche e salti Quota traversa 1.111,20 m s.l.m. Quota sfioratore di regolazione 1.111,20 m s.l.m. Quota restituzione 979,65 m s.l.m.


101 1 | Per un approfondimento, si rimanda alla documentazione presente sul sito del Comune di Peio (www.comune.peio.tn.it): in alto, nella sezione «aree tematiche» evidenziata in rosso, è disponibile l’accesso all’argomento «centrali idroelettriche», ove sono messi a disposizione, anche in versione scaricabile, tutti i documenti più importanti dell’operazione, dal 2004 al 2020. 2 | Le condotte, tutte aventi un diametro di 2,2 metri, sono state realizzate in parte con l’utilizzo dei nuovi materiali in PVC sabbiati, in parte, nei tratti di versante e con forti spinte di pressione, tramite il collaudato utilizzo dell’acciaio. La lunghezza totale delle opere di adduzione dei tre nuovi impianti è di circa 7,5 Km, dalla centrale di Cogolo Pont e sino a Cusiano alla confluenza con la Vermigliana. 3 | La prima concessione per l’opera di Maso Castra, con impianto nella parte centrale della Val di Peio (dal Mulino e sino al Forno di Noale), risale al 17 maggio del 2010 (determinazione n. 64, rettificata con la n. 76 del 24 giugno 2010). Tuttavia, successivamente, al fine di risolvere il fenomeno dell’hydropeaking sino alla confluenza della Vermigliana, la Provincia autonoma di Trento ha richiesto di rivedere tutti i progetti, con l’aggiunta di altri due impianti, uno a monte e uno a valle, prefigurando così l’assetto attuale dei tre impianti in serie a cascata, da Cogolo-Pont fino a Cusiano, alla confluenza della Vermigliana. La concessione per Maso Castra, così come modificata, viene rilasciata al Comune di Peio, in data 22 novembre 2012, determina N. 188 con potenza di kW 2.967 (in variante delle concessioni N. 64 e 76 del maggio 2010); la concessione per Cusiano viene rilasciata alla società Alto Noce Srl, in data 22 novembre 2012, determina N. 189 con potenza nominale di kW 2.944,31; la concessione per Masi di Contra viene rilasciata al Comune di Peio, in data 3 dicembre 2012, determina N. 195 con potenza di kW 2.985,08. 4 | Per dare un’idea della complessità della fase progettuale, che ha reso possibile la costruzione degli impianti, e delle tempistiche, nella loro successione, riportiamo qui di seguito i principali progetti di avanzamento: preliminare Castra I° 2004, Integrazione Castra I° 2007, definitivo Castra I°, preliminare Contra I° 2008, preliminare Castra II° in parallelo 2010, preliminare Cusiano I° 2010, preliminare Castra III° 2012, definitivo ed esecutivo Cusiano II° 2012, Variante Contra per galleria corta settembre 2012, Variante Contra per galleria lunga novembre 2012, definitivo Contra II° 2013, esecutivo Castra III° e Contra II° 2013, Variante Contra senza galleria e con sifone giugno 2013, Variante Cusiano e Castra III° per canoe agosto 2013. 5 | Nell’inserto numero 1, anno 2014, mese di giugno, della rivista Voci di palazzo, edita dal Comune di Peio, si legge, a firma di Francesco Framba, una relazione di 36 pagine che illustra le fasi salienti dell’iter procedurale, con un linguaggio tecnico al tempo stesso chiaro e comprensibile. Francesco Framba, presente per tre legislature consecutive nel consiglio comunale di Peio con diverse competenze, più volte assessore e vicesindaco, ha voluto fortemente la realizzazione dei nuovi impianti idroelettrici, scommettendo in prima persona sull’avvio del progetto, sulla realizzazione e sulla conclusione delle opere. 6 | Per i tre impianti di Maso Castra, Masi di Contra e Cusiano, l’amministrazione di Peio è accreditata nei contingenti per gli incentivi GSE disponibili dal primo Registro concorrenziale del 6.12.2012. 7 | L’utilizzo del contratto di associazione in partecipazione ha rappresentato per il Comune di Peio una soluzione inedita e innovativa: dallo 01.01.2013, con l’entrata in vigore del “Patto di Stabilità”, non era più possibile per i Comuni contrarre nuovi mutui, neppure per investimenti molto redditizi, come le centrali in oggetto. L’utilizzo di questo strumento, pur dopo una prima fase di difficoltà, dovuta al fatto che gli uffici comunali nutrivano dubbi sull’effettiva possibilità di percorrere questa strada, si è rivelato giuridicamente corretto ed estremamente valido da un punto di vista pratico e operativo. 8 | L’azienda vincitrice del bando è la PAC Pejo Srl, dei fratelli Mario e Riccardo Parolini, che ha creduto fortemente nell’operazione, sin dal principio, dimostrando una grande fiducia nei confronti del Comune di Peio e la volontà di condividere con l’amministrazione il lungo e difficile percorso che ha condotto alla costruzione delle centrali. 9 | Definizione condivisa dall’ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. 10 | Sul sito del Comune di Peio è scaricabile il documento del Piano di monitoraggio ambientale quinquennale con gli aggiornamenti e lo stato dell’arte dei lavori. 11 | Per coloro che fossero interessati, si ricorda la possibilità di consultare la relazione su Le nuove centrali del Comune di Peio: energia pulita e risorse per il nostro futuro, un documento redatto nel 2016 dall’Assessorato alle attività economiche, energia e bilancio del Comune di Peio.


“FAMIGLIA MORESCHINI - TORINO” FOTOGRAFICO


104 Il fondo fotografico «Dott. Ing. Francesco Augusto Michela Zucco» Il fondo fotografico «Dott. Ing. Francesco Augusto Michela Zucco» custodisce centinaia di immagini eccezionali, che rappresentano un documento di grande valore storico. Gli scatti raccontano la costruzione di diverse dighe e opere di trattenuta, realizzate in diversi luoghi dell’Arco alpino negli anni venti e trenta del Novecento. Le fotografie appartengono a Laura Moreschini, di Agliè, in provincia di Torino, le cui origini sono in parte piemontesi e in parte trentine. Il nonno paterno, Gregorio Moreschini, era di Cogolo. Fu lui a fondare nella seconda metà dell’Ottocento l’acquedotto storico del paese, sulla cui costruzione primigenia si legge, ancora oggi, una scritta che lo ricorda. Il nonno materno, Francesco Augusto Michela Zucco, era nato invece a Torino. Dal 1929, Francesco Augusto partecipò alla progettazione e alla realizzazione della diga del Càreser e del serbatoio di Pian Palù. Per questi motivi, il rapporto di Laura Moreschini (nata peraltro a Cles) con il Trentino è rimasto sempre molto forte. Per diversi anni, la Val di Peio è stata meta dei suoi soggiorni di villeggiatura. Francesco Augusto Michela Zucco, ingegnere e pioniere dell’industria idroelettrica, è l’autore delle immagini del fondo fotografico, che realizzò durante i suoi anni di lavoro, quando era impegnato nella direzione dei lavori per la costruzione di grandi opere idrauliche, soprattutto in Piemonte, in Trentino, in Alto Adige e in Lombardia. Nato il 13 maggio del 1885 a Torino, crebbe in una famiglia benestante e colta, interprete di una profonda tradizione di studi scientifici. Francesco Augusto era figlio dell’ingegnere Giovanni e nipote di Antonio Michela Zucco, inventore di fama internazionale, che negli anni settanta dell’Ottocento brevettò la prima macchina fenostenografica, tuttora in uso presso il Senato della Repubblica a Roma. La costruzione di questo apparecchio, che permise la diffusione della stenografia in tutto il mondo, si basava sul cosiddetto «metodo Michela», che Antonio inventò conducendo ricerche d’avanguardia e risolvendo problemi difficilissimi per quei tempi. Nel segno di questa tradizione, anche Francesco Augusto Michela Zucco scelse gli studi in ingegneria, laureandosi al Politecnico dell’Università di Torino, nei primi anni del Novecento. Successivamente, si trasferì a Milano, dove iniziò a lavorare nel campo


105 idroelettrico, occupandosi della produzione di energia in ambiente alpino. Nel 1922 progettò e diresse i lavori per la costruzione della diga di Kastel e della centrale di Sottofrua, in Piemonte, portando a termine nella stessa zona una serie di altre opere. Nel 1926, trasferitosi in Alto Adige, condusse i lavori della diga di Vizze, con l’impianto di Prati di Vizze, nei pressi di Vipiteno. Negli anni trenta volse il suo sguardo alla Lombardia, nella provincia di Chiavenna, dove studiò la possibilità di stoccaggio per le acque del lago Benedetto e dove diresse i lavori per la costruzione della diga. Ma è in Trentino, nella Val di Peio, che si concentrarono le sue attenzioni e i suoi interessi principali, per quasi un decennio. Nel 1929 Michela Zucco prese servizio nel cantiere del Càreser, partecipando direttamente alla costruzione della diga, del piano inclinato, della centrale, della palazzina degli ingegneri e delle casette adibite ad alloggio degli operai. I reportage fotografici che documentano questi lavori - quelli della Val di Peio, così come quelli delle altre regioni in cui l’ingegnere lavorò - costituiscono oggi una preziosa fonte oggettiva della storia, capace di riportarci con lo sguardo a quegli anni, quasi un secolo fa, con grande realismo ed empatia. Gli album sulla costruzione della diga del Càreser e del serbatoio di Malga Mare, in particolare, sono stati prodotti tra il 1928 e il 1932. Le immagini «mettono in scena» lo svolgimento dei lavori con gli stati di avanzamento delle opere in muratura della diga principale, lo sviluppo della cantieristica secondaria, la realizzazione del sistema viabilistico per la movimentazione dei materiali da valle verso monte e quello per gli spostamenti delle squadre di operai, le attività di scavo e di sgombero della terra, la costruzione delle teleferiche e dei baraccamenti per le officine e per i depositi, le movimentazioni di ghiaia e sabbie, l’armatura dei cunicoli d’ispezione, l’uso degli escavatori e degli altri macchinari. Inoltre, la sensibilità con cui l’obiettivo ha colto l’elemento umano, rappresentato dalla manodopera, contribuisce a dare importanza alle fotografie. È questo un vero e proprio valore aggiunto. Gli scatti di Michela Zucco ritraggono non soltanto l’opera, ma anche l’operaio, fotografato nello svolgimento delle sue mansioni e alle prese con gli eccessi dell’ambiente alpino d’alta quota, nelle «terre alte», che poneva difficoltà tecniche oggettive e gravi problemi di sicurezza sui cantieri. Le squadre di operai erano esposte al rischio del lavoro di miniera, quando facevano i turni nelle gallerie, ma anche alle temperature basse e ai venti gelidi, quando operavano in superficie. Per lunghe settimane lavoravano allo sgombero della neve dai cantieri - come documentano le immagini – e utilizzavano gli sci per i loro spostamenti. Le immagini del fondo fotografico «Dott. Ing. Francesco Augusto Michela Zucco» sono state conservate con cura dagli eredi di Michela Zucco, giungendo così fino a Laura Moreschini, che le ha custodite con grande attenzione. Gli autori di questo volume, insieme con l’amministrazione di Peio e con la cittadinanza, tengono a sottolineare il sentimento di gratitudine nei confronti di Laura Moreschini e della sua famiglia, per aver consentito gratuitamente all’utilizzo delle immagini nella stampa di questo volume. Per valorizzare nel modo più opportuno le fotografie del fondo, viene proposta qui di seguito una selezione di scatti, inediti, collocata in un album appositamente dedicato.


106 Costruzione delle fondamenta del piccolo edificio per gli alloggi dei lavoratori, inizio anni trenta del Novecento (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino). Pagina a fianco: I primi lavori di scavo per la costruzione della diga principale, vista da valle, 12 settembre 1930 (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino).


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108 Il cantiere della diga del Càreser, settembre 1930 (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino). Pagina a fianco: Operai impegnati nei lavori di pulizia della roccia, settembre 1930 (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino).


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110 Teleferica per il trasporto della ghiaia e della sabbia, agosto 1930 (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino). Pagina a fianco: Durante i lavori, l’utilizzo dell’escavatore, agosto 1930 (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino).


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112 Sul cantiere, lungo i binari dei carrelli per il trasporto dei materiali, 10 luglio 1930 (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino). Pagina a fianco: Un’immagine del cantiere ricoperto dalla neve, a testimonianza delle dure condizioni di lavoro a cui erano costretti gli operai, novembre 1929 (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino).


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114 Stazione della teleferica per il trasporto della ghiaia e della sabbia, novembre 1929 (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino). Pagina a fianco: Dalla stazione della teleferica, l’itinerario con la «rotta» nella neve, tracciata dai lavoratori per raggiungere le postazioni del cantiere, novembre 1929 (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino).


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116 Operai nei pressi della teleferica, 20 ottobre 1929 (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino). Pagina a fianco: Stazione a monte della teleferica, 15 novembre 1929 (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino).


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118 Gli impegnativi lavori di scavo con le squadre di operai all’opera, 15 agosto 1929 (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino). Pagina a fianco: Il cantiere degli operai, con gli edifici e baraccamenti realizzati in quota, per consentire l’alloggiamento dei macchinari e del personale, 30 luglio 1929 (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino).


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120 Le fasi di trasporto del cemento, da valle verso monte, presso la stazione di arrivo della teleferica, 10 luglio 1929 (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino). Pagina a fianco: La traccia battuta nella neve, con gli sci, per monitorare lo stato del cantiere nei mesi invernali, inizio degli anni trenta del Novecento (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino).


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122 Il trasporto dei materiali per la costruzione della diga sui vagoni, agosto 1930 (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino). Pagina a fianco: Le operazioni di sgombero della neve, in primavera, richiedevano l’impiego di numerose squadre di operai e intere giornate di lavoro, 15 maggio 1931 (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino).


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124 L’armatura del cunicoli di ispezione della diga secondaria, 15 luglio 1931 (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino). Pagina a fianco: Le squadre impegnate nella costruzione della diga, settembre 1931 (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino).


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126 Lo stato di avanzamento dei lavori nell’estate del 1932, luglio 1932 (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino). Pagina a fianco: La diga principale, vista da monte, 7 settembre 1932 (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino).


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128 Veduta del cantiere e del bacino, da monte, 24 settembre 1932 (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino). Pagina a fianco: Veduta del bacino da monte, e dell’escavatore a razze, 24 settembre 1932 (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino).


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130 Veduta generale del bacino da monte, 10 ottobre 1932 (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino).


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132 Il bacino imbiancato dalle prime nevi d’autunno, 10 ottobre 1932 (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino). Pagina a fianco: Gruppo Ortles-Cevedale, Vedretta del Càreser con la diga di sbarramento, 11 aprile 1933 (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino).


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134 L’opera di sbarramento, vista di fianco, con le squadre di lavoratori impegnate nella costruzione del muro, inizio degli anni trenta del Novecento (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino). Pagina a fianco: La diga di sbarramento in fase avanzata di lavoro, anni trenta del Novecento (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino).


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136 Veduta panoramica, anni trenta del Novecento (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino).


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138 Il «villaggio» degli operai in alta quota, affacciato sul cantiere, in un’immagine incantevole sopra le nebbie di fondovalle, ottobre 1932 (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino). Pagina a fianco: Veduta panoramica, da valle, anni trenta del Novecento (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino).


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140 L’imponenza dell’opera di sbarramento, incuneata nella montagna, 10 settembre 1933 (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino). Pagina a fianco: Una veduta della diga da valle, anni trenta del Novecento (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino).


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142 Lo stato di avanzamento dei lavori, settembre 1933 (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino). Pagina a fianco: Il bacino parzialmente riempito, anni trenta del Novecento (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino).


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144 Un particolare della stazione di arrivo della teleferica, 1934 (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino). Pagina a fianco: Fasi di collaudo di alcuni macchinari, con gli operai in posa per le foto di rito, settembre 1934 (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino).


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146 Sospesi tra la terra e il cielo, a oltre 2.000 metri di altitudine, gli operai impegnati sui ponteggi per il trasporto del materiale sui vagoni, settembre 1934 (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino). Pagina a fianco: Sul coronamento della diga, settembre 1934 (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino).


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148 Veduta della diga, settembre 1935 (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino). Pagina a fianco: Il cantiere principale della diga, settembre 1935 (Fondo «Famiglia Laura Moreschini», San Giorgio Canavese, Torino).


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