ALBERTO
PONNO
RACCO NTA
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CHI L’HA VISTO?
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In questa seconda puntata l’artista da corsa ci racconta di
come riuscì a piazzare, sul disegno dal quale sarebbero poi
state riprodotte cartoline pubblicitarie e gigantografie,
Stirling Moss al volante della nuova GT Maserati senza
avere alcuna fotografia della quale ritrarre l’asso inglese
sulla vettura del Tridente.
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Ricevuto, in modo un po’ rocambolesco come abbiamo
raccontato nella puntata precedente, l’incarico da Antonio
Ghini, allora responsabile Ufficio Comunicazione Ferrari, di
realizzare se e tavole dalle quali sarebbero poi state
riprodo e delle cartoline pubblicitarie e delle
gigantografie da u lizzare negli stand dei Saloni di Parigi,
Torino e Motor Show di Bologna ma sopra u o nella
grande kermesse in occasione del Concorso di Eleganza di
Pebble Beach, Alberto Ponno si mise all’opera di corsa,
dato che il tempo stringeva, ma per alcune di queste
tavole non mancarono le difficoltà. Una di queste, forse la
più difficoltosa come vedremo, ha riguardato la Masera
3200 GT con alla guida il campione inglese S rling Moss,
scelto come tes monial d’eccezione da i suoi trascorsi
sulle ve ure da corsa del Tridente, sulla quale peraltro il
Gruppo Ferrari‐Masera puntava molto per il rilancio del
marchio dopo il periodo di appannamento seguito alla
ges one De Tomaso.
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Tes monial… in incognito
“Credo sia stato uno dei lavori più difficili della mia
vita – racconta Ponno nel suo “slang” che abbiamo
volutamente mantenuto ‐. Non solo perché non
avevo mai disegnato una ve ura non da corsa, cosa
che implica difficoltà diverse per uno come me che
lavora solo a mano libera: linee ra ssime e ne s‐
sime, colori ai quali non ero abituato… Infa , per
quanto difficoltosa, la cosa più complicata non fu
certo disegnare la macchina… Un giorno andai a
Maranello, dove oramai io e Antonio ci salutavamo
con un abbraccio, per prendere delle foto o diapo‐
si ve della nuova ve ura con al volante colui che
negli anni ‘50 era stato per il Tridente il pilota più
rappresenta vo dopo Juan Manuel Fangio: sir
S rling Moss. Ma loro non le avevano. Come non
ce l’avete?!! Gli chiedo. E’ stato qui a ve ura finita,
l’ha guidata. Lo abbiamo filmato… la risposta. E non
c’avete sue foto mentre guida? Riba o. No, aveva‐
no solo dei filma . Ok, dico, vediamo se è possibile
ricavare un fotogramma dai filma .
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Il “mio” Moss sapere che S rling Moss oramai c’a‐
veva un’età e aveva pure l’occhio
Saliamo su una “Mul pla” rosso “becalino” dopo il famoso incidente
Schumaker con la scri a Ferrari, che lo costrinse ad abbandonare le
’n’apocalisse! Mi portano in un corse. Io dovevo me ere “quel”
centro di elaborazione immagini, Moss alla guida. Chiedo, avete
dove tu si me ono a disposizione qualche bella dia (in quegli anni le
immediatamente. Oh, la Ferrari è belle foto si facevano in diaposi va
sempre la Ferrari! In un’ore a mi anche per pra cità) di questa
fanno vedere il prodo o finito. No, macchina in movimento ma con
non ci siamo per niente, non si ve‐ qualcun altro alla guida? Beh,
dono i de agli e poi la faccia di abbiamo delle foto con i nostri
Moss è indis nguibile. Voi dovete collaudatori. Torniamo in Ferrari e
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mi me ono a disposizione una cata‐
sta di scatole di diaposi ve. Mi me o
a guardarle e ne scelgo una, bella,
con la Masera in piena azione, con
un bel panning dietro e un bel giova‐
no o alla guida. Quello sarà il “mio”
Moss!
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Dalla poltrona al sedile
La sera a casa con nuavo a pensare dove trovare una foto
di Moss a uale!? Ah, ricordatevi che Google e i motori di
ricerca non c’erano. C’erano solo le monumentali video‐
casse e che si inserivano nel coso che normalmente stava
so o al televisore. Quindi mi me o alla ricerca, nei negozi
specializza , di filma VHS di Moss: interviste o qualsiasi
altra cosa in cui lo si vedesse in faccia. Finalmente trovo
una bellissima intervista della BBC, in lingua originale, do‐
ve sir S rling Moss è seduto sulla poltrona di casa con le
belle luci di ripresa sparate in faccia. Il campione inglese
racconta di quando guidava la Mercedes e seguiva Fangio
standogli così dannatamente vicino da rischiare l’incidente
ad un minimo errore dell’argen no. Ma sir S rling diceva:
lui non sbagliava mai, perché lui era semplicemente…
Fangio! Eeeeh?! Beh, bando alle ciance, lo lo avrei tolto
dalla sua comoda poltrona e lo avrei messo sul sedile,
altre anto comodo della Masera coupé… a sua insaputa,
come Scaiola, eh eh eh.
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Foto… montaggio
‘Na parola! La definizione delle casse e VHS faceva schi‐
fo come quella del televisore a catodo, e lui era sempre
in primo piano. Ora, se io avessi sca ato una foto, con
un fermo immagine meccanico di un suo primo piano,
che ‘nte dico, mi sarebbe venuta una dia che avrebbe
proie ato un faccione di un metro, ma a me serviva una
faccia di un cen metro e mezzo, per di più con la luce
proveniente di lato e non di fronte. Così…. così andai
dall’altra parte della stanza e fotografai la parete della
sala con dentro il mobile, con sopra il televisore con
dentro… la faccia di Moss. Insomma, a più di 4 metri di
distanza. E quella dia proie ai… una ciofeca terribile, ma
lì, su quel sedile, io Moss alla fine ce l’ho messo. E
manco tanto male! Del disegno della macchina, bèh, la
cosa più difficile fu tracciare con l’aerografo la linea del
cofano, con un unico segno nero a mano libera. Ovvia‐
mente, a disegno finito. Perciò vietato sbagliare o trema‐
re. Eppoi la vernice a solvente sulla carta non si cancella.
Il giorno dopo, come d’accordo, portai il disegno in
Ferrari. Ghini non c’era, lasciai la cartella e tornai a casa.
Avevo mal di schiena. Più tardi squillò il telefono, era
Antonio (Ghini), che senza tan preamboli esclamò: ma
come cazzo hai fa o?”
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