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Published by biraghimg, 2021-01-19 09:32:34

Belletà - Quaderno 1

Belletà - Quaderno 1

ATTIMI DI BELLEZZA

101

Durante la crociera dell’estate scorsa, ho visitato il museo
internazionale di Olimpia. Sia prima che durante la visita
ero molto emozionato perché proprio quell’anno, a scuola,
avevo studiato la civiltà greca e le sue opere e non mi
sembrava vero che le vedessi dal vivo.

Il sito archeologico mi è piaciuto molto ed è stato
interessante individuare tra le rovine dei templi, le antiche
colonne e le loro varie componenti.

Sono rimasto stupito dal fatto che dal vivo ho potuto
constatare e quasi toccare con la mano il volume, la
profondità, il dinamismo delle scene e ho potuto osservare
il chiaroscuro che in fotografia non era facilmente
riconoscibile.

B.G.
102

Prima che scoppiasse tutta questa situazione c’erano un
sacco di cose che facevo e che mi facevano stare bene ma
la cosa che mi manca di più è uscire con gli amici
tranquillamente, mi manca la libertà di fare ciò che voglio
senza che ci sia un coprifuoco, senza che qualcuno mentre
sto facendo un aperitivo mi mandi via perché sono le sei.
Mi manca andare a ballare e divertirmi senza avere
problemi o pensieri nella testa.
Questa situazione non la sto vivendo nel miglior modo,
soprattutto durante la quarantena ho avuto molti crolli,
attacchi d’ansia, ora stanno migliorando ma non sono
passati soprattutto i crolli emotivi.
Secondo me per noi questa situazione è molto più difficile
perché noi abbiamo bisogno di stare con i nostri amici di
parlare sfogarci e fare gli scemi insieme.
Non puoi rinchiudere degli adolescenti in casa per mesi
oppure togliergli tutte le attività di sfogo perché sono gli
anni migliori questi, e così vengono rovinati.
C.G.

103

Il momento in cui sono stato rapito dalla bellezza della
mia vita è successa quest’estate.

Mi trovavo in Valle d’Aosta a più di 3000 m con la mia
famiglia e alcuni nostri amici; rispettando i distanziamenti
siamo comunque riusciti a vivere un’ esperienza
mozzafiato. Ripensando a quei momenti provo sempre
molta felicità e capisco in quegli attimi che quelle
emozioni nel periodo di lockdown non potrò più provarle.
In queste situazioni mi sento libero di vivere la mia vita
perché non ci sono limiti.

D.S.

104

D.P.
105

Ne ho avuti tanti di momenti di rapimento, ma i migliori
in assoluto sono stati quelli in compagnia dei miei amici.
In quei momenti mi sentivo davvero libero, con la musica
di sottofondo, le partite a scala e ad uno, le mangiate
insieme al parco, le risate durante le ore buche a scuola, le
parlate sotto la pioggia e tanto altro

G.B.
106

I miei momenti di rapimento, li passo così.
Niente per a testa, con le persone che amo e con cui sto
bene.
Vorrei che tornasse tutto alla normalità, nessuna
preoccupazione , niente ansie e paure. Tornare a vivere e
godermi la vita come solo un adolescente può fare.
Tutto questo non doveva capitare adesso, ora ci sarà,forse,
spero di no, un altro lockdown, cosa che avrei preferito che
non ci fosse, ma non importa ormai il 2020 è passato,
manca un mese in realtà, potrebbe succedere molto altro.
La tensione si sente,tutto che va per il verso sbagliato
sempre.
In casa mia per quanto riguarda il covid si ha paura, ma
non si può vivere così.
Cerco di staccare la testa dal mondo, la musica nelle
cuffiette, volume altissimo.
Mi mancano i giorni d’estate dove uscivo alle 14 e tornavo
alle 20, dove il covid sembrava sparito e si poteva
guardare un orizzonte roseo.
A quanto pare si sbagliavano tutti, si peggiora di giorno in
giorno.

107

Le sere fuori con il mio ragazzo ed i miei amici, seduti su
una panchina,i giri in macchina con le canzoni ad alto
volume ed i finestrini abbassati cantando a squarciagola.
Quando andavamo al lago solo per passare una giornata
diversa… rivorrei tutto questo.
Spero finisca tutto al più presto.

R.A.

108

Era una sera di luglio, dove il COVID era sfumato in
secondo piano, stavamo tornando da una serata stupenda
dove abbiamo ballato e scherzato, un po’ una serata tipo,
dove ci godevamo la nostra età dove si era spensierati e
l’unica preoccupazione era tornare a casa e non farsi
sgamare dai nostri genitori…
Adesso queste serate vivono solo nella nostra memoria,
per via di questo virus, che oltre ad annientare e uccidere
persone, annienta pure la nostra vivacità, la nostra
spensieratezza, semplicemente la bellezza di essere
adolescente.
L’unica cosa che mi fa vedere uno spiraglio di luce in
fondo a questo lungo tunnel è la speranza, la speranza che
trovino presto il vaccino, che chiudendo di nuovo tutto si
riesca a risolvere qualcosa.
Spero di tornare alla vita di sempre, alla vera vita, non alla
“sopravvivenza”.

S.A.

109

26 luglio 2019

Avevo deciso di aderire, come ogni anno, a un’iniziativa
dell’oratorio: il campeggio.

I ragazzi dalla quarta elementare alla terza superiore,
divisi in gruppi, partivano per una settimana in montagna
e trascorrevano il periodo insieme. Le giornate venivano
organizzate dai catechisti o comunque dai ragazzi più
grandi che si prendevano questo impegno, si dormiva
nelle tende e l’utilizzo del cellulare non era consentito.
Quell’anno sono andata con i ragazzi e le ragazze dalla
prima alla terza superiore.
Un’esperienza indimenticabile.

Il 26 era uno degli ultimi giorni della vacanza, ma fu uno
dei più belli; durante la serata siamo andati in un
boschetto vicino al campeggio e lontano dai rumori del
paese, ci siamo sdraiati uno di fianco all’altro su dei teli e
abbiamo guardato le stelle.

Nulla di complicato; stare in silenzio e alzare gli occhi,
forse un’azione data per scontata e alla quale in pochi
prestano attenzione.

Per guardare una stella c’è bisogno di fermarsi e iniziare a
riflettere, ragionare. Tutti in silenzio con i propri dubbi e i
propri pensieri. E allora inizi a scrutare l’infinito con cura,
senza fretta, fino a quando il tuo sguardo viene rapito da

110

una stella in particolare, un po' come se in qualche modo
ti rappresentasse.
Ma hai mai pensato che quella stessa stella potrebbe essere
guardata anche da qualcun altro?
Che chissà potrebbe essere proprio lì di fianco a te come
potrebbe anche essere dall’altra parte del mondo.
Hai mai pensato che potrebbe essere vista diversamente;
magari quella persona la vede come un semplice puntino
bianco; oppure ne esplora il significato, immaginando
l’immensa quantità di luce che la fa brillare, la forza
gravitazionale che attirerà a sé chissà quali fantastici
pianeti; forse spererà che cada, per poter esprimere un
desiderio; o magari sogna di raggiungerla, di sfiorarla,
non importa come, ma vuole arrivarci.
In un magico mondo di connessioni, in cui un semplice
sguardo, ti permette di arrivare a miliardi di chilometri di
distanza, creando un collegamento con una parte remota
dell’universo, ti deve far capire. Ti deve far capire che la
distanza, i problemi, sono dei limiti fisici scavalcabili,
anche se magari con difficoltà, ma sicuramente superabili,
con la forza, la determinazione, il coraggio di mettersi in
discussione, ancora una volta.

111

Non è facile, anzi, è particolarmente difficile, ma le
soddisfazioni più grandi, la felicità più concreta, viene da
percorsi lenti, messi alla prova più e più volte.
La vita non è un percorso rettilineo, è un continuo sali e
scendi; usa le salite per guardare in alto, goditi la discesa
ad occhi chiusi. Se serve piangi, ridi, urla.
Ma sempre nel rispetto di te stesso. E non ti dimenticare di
alzare gli occhi al cielo per guardare la tua stella.
È stato proprio in quella sera che ho realizzato quanto
fosse bella la mia vita; la fortuna che ho di vivere in una
famiglia unica e speciale come la mia; i miei genitori che si
prendono cura di me, mi proteggono e mi trasmettono
insegnamenti importanti giorno dopo giorno.
I miei fratelli che mi tengono compagnia e ai quali,
nonostante le litigate, voglio un gran bene e le mie sorelle
che sono pronte a consolarmi costantemente e a suggerire
la cosa giusta da fare.
I miei nonni che sono sempre lì ad attendermi a braccia
aperte.
I miei amici che mi sostengono senza dubbi e che ogni
giorno mi rendono felice.
Ho realizzato quanto fossi fortunata ad essere circondata
da persone che mi amano e mi vogliono bene

112

indipendentemente da quello che accade e che restano al
mio fianco.

V.E.

113

CARO PROFESSORE

114

Caro professore,

Le scrivo questa lettera per ricordarle che lei è umano

quanto me, non credo che fare la puntigliosa,scrivendole

che da marzo fino a giugno si è comportato in modo

troppo rigido sia il modo giusto per aprirle gli occhi, ma

passo dopo passo potrei raccontarle le mie emozioni in

quel periodo buio.

Era la sera del 9 marzo 2020, quando il primo ministro

Giuseppe Conte richiamava all’attenzione l’Italia per una

brutta notizia: - il paese chiude e si ferma, tranne per servizi

essenziali-.

Il giorno dopo sulle prime pagine dei giornali a carattere

cubitale spiccava la parola “pandemia”.

A parer mio l’inizio di un incubo.

Come entrambi sappiamo, professore, l’incubo

comprendeva tutti, nessuno escluso.

Le strade vuote, gli ospedali pieni, le mascherine a ruba,

l’igienizzante venduto a prezzi inequivocabili, i

supermercati presi d’assalto, la televisione piena di notizie

drammatiche e la popolazione in lutto.

Potessimo rappresentarla su un palcoscenico ci sarebbe un

telo bianco del tutto sporco che col passare del tempo

viene rovinato, strappato, sporcato da noi, persone

egoiste.

115

Ma non ci rendiamo conto che quel telo bianco è la nostra
libertà.

I mesi passati assieme prof. sono stati pesanti, per me e per
lei, ne sono certa. Svegliarsi la mattina a casa propria e
sapere che si dovrà passare l’intera giornata attaccati ad
uno schermo non è eccitante quanto il pensiero di alzarsi,
uscire di casa e vivere.

Sa, mio nonno non è più tra noi a causa di un cambio di
programma: l’hanno obbligato a uscire dai suoi schemi e
si è ritrovato spaesato, senza più la sua solita rutine da
seguire.
Certo per un anziano di novatanove anni è più che
normale rischiare di non abituarsi a cose nuove
soprattutto in Madagascar, ma se ci pensiamo bene anche
noi abbiamo avuto un cambiamento enorme: da un giorno
all’altro venire a sapere di non poter più vivere come si
faceva prima.

Che strano, no?

Le rivelo professore che per la prima volta ho odiato la
scuola, forse è meglio dire la DAD.

Ha di sicuro i suoi pregi: ad esempio è un collegamento
veloce e per tutti e il fatto di avere magari delle lezioni
registrate aiuta sia lei che noi; inoltre noi abbiamo la
possibilità di riascoltare le sue parole per capire un

116

concetto e lei può cercare di spiegare al meglio il suddetto
argomento.
Nonostante questo non credo abbia altri pregi: forse sono
così tanto legata e abituata alla scuola diretta e concreta,
dove si instaurano dibattiti, si cerca di aiutarsi a vicenda
che non riesco a pensare a un altro modo per fare scuola.
Ammettiamo professore, dove ha incontrato quelle
persone che in ogni momento brutto le strappavano un
sorriso?
Odio con tutto il mio cuore parlare dei miei sentimenti alle
persone, che siano amici o famigliari o altri ; non credo di
aver mai detto a un'unica persona tutto ciò che provo,
perché sono convinta che rivelarsi renda deboli, un po’
come quando si gioca a nascondino e cerchi il nascondiglio
perfetto.
Comunque oggi, caro professore voglio rivelarle qualcosa
di me, so per certo di non essere sempre partecipe in
classe, e anche per questo c’è un motivo, ma ho paura ...
ho paura perché so cos’ho provato a marzo e credo di non
riuscire a sopportarlo una seconda volta.
Tutte le mie emozioni si sono amplificate e ho provato
dolore, rabbia, inquietudine, confusione, ansia, speranza,
nervosismo e molto altro.

117

Tutti chiedevano qualcosa, tutti esigevano un
comportamento attivo da parte mia.
La mia energia quotidiana piano piano è diminuita,
perché sono passata dal vivere nel mondo esterno a vivere
incollata alla sedia.
Vivendo in quel modo ho subito sulla mia pelle il cambio
di giornata che ha subito mio nonno, l’energia
cambia e la voglia di vivere a pieno scende: forse mi
sbaglio, ma se lei è umano quanto me capirà di cosa
sto parlando.
Cordiali saluti, una studentessa.

C.S.

118

In questo periodo così particolare la paura e le
preoccupazioni sono tantissime.

Una delle paure che più mi tormentano in queste
settimane è quella di contrarre il virus senza rendermene
conto e di poterlo passare ai miei familiari e alle persone a
cui tengo di più magari provocando anche situazioni
gravi.

Penso sia una preoccupazione comune e forse banale
perchè purtroppo questo virus non lo possiamo
controllare e non possiamo considerarci immuni e sicuri
di non contrarlo.
Nel mio piccolo rispetto alla scuola posso dire che la
situazione sta diventando sempre più difficile da gestire
in quanto le ore in videolezione sono molto più pesanti e
faticose da un punto di vista fisico e

anche mentale e socializzare e uscire con i propri amici è
diventato sempre più difficile e pericoloso.

Già dopo 3 o 4 ore di videolezione alla scrivania davanti al
computer sento una stanchezza fisica come gli occhi
bruciare e il mal di testa crescere.

Capisco che è inevitabile passare tante ore al computer in
questa situazione spiacevole, ma forse inventare dei
piccoli accorgimenti nel modo di fare lezione aiuterebbe
sia noi studenti sia gli insegnanti.

119

Penso potrebbe essere più comodo fare lezioni da 45
minuti e magari fare una pausa di 5 minuti tra una lezione
e l’altra giusto per alzarsi un attimo dalla sedia.
Suggerirei forse ai professori di alleggerire un minimo i
compiti per casa in modo da non passare tutta la giornata
alla scrivania.
Per il resto penso che sia difficile per tutti abituarsi alla
didattica a distanza e quindi venirsi incontro come
possibile in questo periodo renderebbe meno pesante
questa spiacevole situazione.

A.M.

120

Onestamente credo che il sentimento piu presente in me è
l’essere stremata.

Mi sembra di vivere perennemente dentro un incubo del
quale aspetto la fine giorno dopo giorno senza accettare
che sia diventato la normalità.

Quest’anno non ho praticamente vissuto, ho passato mesi
chiusa tra le mura di casa e quando finalmente tutto
sembrava quasi tornato alla normalità ( tra le onde del
mare e il sole), e il resto sembrava fosse solo un lontano
ricordo, con l’arrivo del freddo è tornato quello che mai
era stato per me solo un ricordo.
Mi sento privata di tutte le esperienze che alla mia età
avrei il diritto di vivere e puntualmente mi sento un
egoista a pensare a questo mentre genitori stanno
perdendo il lavoro e intere generazioni finendo sul
lastrico.

Ma credo che ogni problema che ognuno di noi vive non
sia paragonabile, proprio perché dipende da chi lo sta
vivendo. Purtroppo o per fortuna il mio unico problema è
una stanchezza che mi porto dietro da mesi, stanchezza di
appartenere ad una realtà di cui non avrei mai voluto
così.
Mi piange il cuore a pensare a tutte le cose che davamo per
scontato, alle cose normali come respirare senza avere

121

paura, abbracciarsi quando se ne ha il bisogno, stare
all’aria aperta.

Comprendo che per la nostra salute e quella degli altri sia
giusto proseguire la didattica a distanza, poiché i mezzi
non erano attrezzati e potenziati per le norme di sicurezza
imposte dal COVID e questo penso sia il fattore principale.

Ma, solo il pensiero di una didattica fatta di interazioni
tramite un computer per ore che paiono infinite, seduti da
soli nella propria camera , senza avere nemmeno la
possibilità di uscire e distrarsi con sport o amici, mi rende
esausta.
Ho paura che torni tutto come a Marzo, quando le mie
giornate erano composte solamente da studio, compiti da
consegnare, messaggi e mail infinite ad ogni ora del
giorno.

La tecnologia, che dalla nostra generazione era
considerata la migliore amica, era diventata il mio nemico
più grande.

Provavo un sentimento di ansia costante, quella dell'
essere osservati, senza alcun tipo di privacy, come fossimo
stati a scuola ventiquattro ore su ventiquattro.

Ho paura che torni così, se non peggio.

Non voglio accanirmi contro qualcuno in particolare o
cercare un capro espiatorio perché la scuola non si merita

122

questo, dato che i professori stanno facendo di tutto per
farci continuare a studiare e rimanere attivi , ma chiederei
gentilmente di considerare l’impatto psicologico su uno
studente medio del fatto di vivere attaccato ad uno
schermo per ore e ore in una stanza da solo, chiuso in casa,
senza interazioni con l’esterno, per non parlare di possibili
conoscenti positivi al virus se non deceduti!!

Non c’è mai stato uno stop a questo inferno che fa
parte delle nostre vite da ormai un anno, e penso che la
scuola dovrebbe essere un contesto nel quale gli studenti
siano stimolati ad imparare, ma anche a “ distrarsi “ da
ciò che li circonda, senza certamente ignorare ciò che sta
succedendo.

A.V.

123

Qualche riflessione sulla Dad e accorato appello ai nostri
professori:
1. Collaborazione: siamo tutti in un momento difficile e al
posto di vederci come degli alunni che devono sottostare
a dei professori, proviamo a guardarci come persone
umane che affrontano la stessa situazione con la
differenza unica che alcuni devono imparare e altri
insegnare con leggerezza e in modo piacevole..
possibilmente.

2.Sapendo già cosa implica fare lezione da casa e che
l’anno scorso molti studenti sono stati male
psicologicamente, chiediamo umanità in tutto: noi
veniamo incontro a voi e voi a noi, come bisognerebbe
sempre fare.

3.Apprezzo la disponibilità di potervi contattare ma
questo non significa essere reperibili 24 ore su 24 e 7 giorni
su 7, specialmente il sabato e la domenica, questa cosa vale
per studenti e professori.

4 Non per il fatto che siamo in casa tutto il giorno questo
si possa tradurre nell'idea che non abbiamo nulla da fare!

124

Anzi!! siamo più stanchi mentalmente stando davanti al
pc !!
Aggiungo solo con grande dolore che si sono manifestati
tra noi tali livelli d'ansia con vomito, mal di pancia, pianti,
attacchi di panico, da dover ricorrere alle cure di specialisti
con annesse prescrizioni di gocce per l'ansia!!
Sono così preoccupata...

B.D.

125

Ho la preoccuopazione che la scuola diventi il mio unico
pensiero di ogni giornata, il mio unico scopo.
Ho paura di tornare al periodo di quarantena. Penso sia
stato uno dei periodi più brutti della mia vita a causa di
molti fattori che, mescolandosi, hanno dato vita ad un vero

e proprio caos dentro di me, sia in fisico che psicologico.
126

Uno di questi fattori è stata proprio la scuola. Ho trovato
molto difficile impegnarmi come al solito in ambito
scolastico. Ho trovato poca comprensione nella maggior
parte dei professori nei confronti di noi studenti. Grandi
carichi di compiti e verifiche sia scritte che orali. Ho notato
anche un mancato riconoscimento dell’impegno degli
studenti da parte dei professori, che sostengono che a casa
non facciamo nulla.
Più comprensione: noi viviamo la DAD in modo più
impegnativo della didattica tradizionale.
Carichi di compiti non eccessivi: noi facciamo il possibile per
rendere questa situazione non pesante, cercando sempre
di impegnarci e studiare, ma non fate diventare la scuola
come l’unica attività da svolgere durante tutte le giornate,
siamo adolescenti, vogliamo goderci la nostra giovane età
al meglio!
Ottimizzare il numero delle ore delle videolezioni a giornata:
non possiamo stare nove ore seduti davanti a un
computer.

C.G.

127

Personalmente mi sembra di tornare indientro nel tempo:
tutto torna un po’ più grigio e le giornate sempre più
monotone.
In questi giorni non sto vedendo nessuno al di fuori delle
mura di casa, proprio come nella scorsa quarantena.
Mettere impegno nelle cose che faccio mi risulta
abbastanza difficile, soprattutto in ambito scolastico.
Apprezzerei molto se i professori pensassero un po’ di più
al nostro stato mentale e ci venissero incontro rispetto alla
quantità di studio e di compiti.
Magari fare qualche pausa in più nelle giornate in cui
abbiamo sei o addirittura nove ore sarebbe già un grande
aiuto.
Spero che tutto questo si risolva al più presto e di poter
rivedere il prima possibile i miei amici.

C.C.

128

Basandomi sull’esperienza in didattica a distanza svolta
l’anno scorso, ci sono alcune cose che non sono andate
molto bene e che, a mio parere, potrebbero essere risolte e
migliorate.

Parlando e riferendomi alla mia classe, sono stati
creati i gruppi whatsapp insieme ai professori, ogni
professore il suo gruppo, così da gestire meglio
comunicazioni o avvisi. Sull’ idea di creare questi gruppi
ero pienamente d’accordo, soltanto che la cosa è diventata,
oserei dire, insopportabile.I professori si prendevano la
libertà di scrivere messaggi ad ogni del giorno, qualunque
giorno della settimana. Non c’era mai uno stacco dalla
scuola, era come se la scuola non finisse mai.

Inoltre erano stati concordati degli orari dopo i quali noi
alunni non avremmo potuto scrivere ai professori, se non
in caso di estrema necessità. Questi orari, molte volte, non
sono stati rispettati neanche dai professori stessi.

Un altro punto sul quale mi vorrei soffermare è la
questione compiti, poiché, solitamente a scuola in
presenza un professore assegnava dei compiti al termine
della sua ora di lezione. Durante il periodo in DAD,
invece, venivano fissate scadenze o ci ritrovavamo compiti
di alcune materie segnati senza un preavviso o una
spiegazione.

129

Vorrei inoltre dire che per noi fare lezione da casa è
veramente un peso, per diversi motivi. Qualcuno di noi ha
condizioni familiari complicate, non siamo insieme ai
nostri amici, la situazione in generale è delicata e passare
così tante ore davanti a un computer è veramente
stancante. Vorrei solo dire che non è che a casa l’ impegno
cala o siamo più riposati… anzi, sinceramente, è
esattamente il contrario.

G.M.

130

Rispetto al tema della didattica a distanza che dobbiamo
affrontare sono abbastanza timoroso.
Timoroso nel senso che l’ultima volta che abbiamo vissuto
una situazione scolastica solo a distanza per mesi è stato
un vero incubo, da più punti di vista.
Spero che parlarne questa volta possa servire visto che
quando abbiamo provato a farlo diverse volte prima non
ha sortito alcun effetto.

131

La mia sensazione è quella di essere a scuola 24 ore al
giorno, senza una pausa o uno stacco tra video, lezioni e
compiti.
Anche per il fatto che possiamo essere contattati dai
professori tutti i giorni a tutte le ore mentre se proviamo
noi a scrivere fuori da un certo orario veniamo
rimproverati .

Per quanto mi riguarda a marzo e nei mesi successivi ho
vissuto una situazione di stress ed ansia incredibile: il
periodo era già molto duro di per sé (tenendo comunque
conto che ognuno ha vissuto problemi personali) e in piu
si è aggiunta una grande pressione data dalla scuola, dalla
quale, al contrario, mi aspettavo un aiuto per quanto
possibile.
Spero davvero che questa volta accada qualcosa di
diverso e spero che ci sia più comprensione se noi studenti
chiederemo aiuto o un attimo di tregua.

G.A.

132

Le mie preoccupazioni per questa situazione sono per la
maggior parte rivolte verso la scuola, che seppur
importante non e’ la nostra vita, e spesso (in situazioni già
verificatosi in passato) i docenti non se ne rendono conto.
Essendo stata una rappresentante di classe le mie
preoccupazioni sono quelle di dover tornare a sottostare
all’ego si persone che non mostrano un minimo di
interesse per i nostri problemi e l’ansia di non poterlo
comunicare a nessuno.

P.G.

133

Ritengo che questa situazione di emergenza sanitaria ci ha
resi più vulnerabili, non solo dal punto di vista
“immunitario” ( dei nostri corpi di fronte al virus) , ma
anche da quello psicologico.

Alcuni hanno paragonato questo contesto alla fine del
mondo. Ad altri sono sorte preoccupazioni riguardo alle
scorte alimentari. Altri hanno iniziato a giudicare il
sistema sanitario “inadeguato”, riferendosi alla mancanza
di un vaccino, ad una llimitata disponibilità di posti letto
di fronte a un così alto numero di malati e alla mancanza
di medici e infermieri.

L’elemento ricorrente in questa crisi è il panico generale,
per il quale il governo ha adottato scelte estreme. Il
lockdown ci ha costretti a rimanere chiusi in casa
causando disastrosi danni economici a intere famiglie.

La paura di infettarsi, la paura di infettare, la paura per i
figli o per gli anziani, la paura di un imminente crisi
economica sono state alimentate da un inevitabile
narrazione giornalistica quotidiana senza filtri, riguardo
l’aumentare dei casi, il numero delle morti, la borsa in calo
ecc.. ecc..

Insomma… un vero e proprio scenario di guerra che ha
portato in poco tempo, per la seconda volta, alla chiusura
delle scuole e alla riedizione della “DAD”, in modo da

134

facilitare la questione dell'affollamento dei mezzi pubblici
( inadeguati per mancanza di fondi e di organizzazione)
ma anche inevitabilmente causandoci anche problemi.

Come?

Il rapporto di “costante connessione” con i docenti via
internet, è causa di stress per molti studenti; anche perché
non avendo modo di praticare attività sportiva all’aperto
o una semplice passeggiata, è come se non fossimo mai
veramente “fuori scuola”.

La mancanza di interazioni concrete con docenti e con i
compagni di classe ci fa sentire soli, poiché l’uomo, da
sempre, ha bisogno di interazioni umane non solo virtuali.

Scuole “pratiche” come liceo artistico, alberghiero … dove
l’utilizzo di materiali e macchinari è a dir poco
indispensabile, si sono ritrovate ad apprendere solo la
teoria, non con la pratica e l’esperienza. L’approccio a
nuovi strumenti per la didattica ci costringe a stare sei ore
o più, di fronte a uno schermo.

Ma ne vale veramente la pena?

Arrivare a fine giornata con il bruciore degli occhi e il mal
di testa per rispettare la regolare quantità di ore suggerite
dal governo per ogni scuola? Personalmente ritengo che in
una situazione di emergenza come questa, questo totale
possa anche essere ridotto.

135

La mancata comprensione da parte di alcuni docenti
ignari delle nostre situazioni familiari e personali ci ha
fatto soffrire.
Nonostante ancora oggi il numero di positivi è ancora in
crescita, spero solo che questa situazione finisca al più
presto per tornare a vivere come prima.

P.I.

136

Beh ..che dire? Eccoci di nuovo bloccati al computer,
mentre interagiamo con insegnati e compagni di classe in
piccoli schermi. Con audio e immagini, che saltano di
tanto in tanto per il consumo della rete elevato.

Mi sembra di stare vivendo in un incubo eterno, che si
prende gioco di noi.

Prima ci hanno fatto credere che potevamo rialzarci da
questa terribile situazione e tornare alle nostre abitudini
quotidiane (convivendo però sempre con la mascherina),
poi, all’improvviso, ci hanno sbattuto con la faccia per
terra, senza lasciarci vedere il barlume di una speranza
all’orizzonte.

È proprio così che mi sento, come se da un punto in bianco
mi avessero privato del mio diritto di andare a scuola, di
socializzare, di fare sport, di fare esperienze.

Ed è come se tutto, perfino il tempo, si fosse fermato e così
pure la mente.

Questo trascorre lento non aiuta a stimolare la mia
crescita, come individuo, come cittadina, come scout,
come atleta.

E ciò mi spaventa: non riuscire a svilupparmi, a vedere e
provare cose meravigliose. Ho paura di perdere i miei
diciassette e diciottanni, anni che dovrebbero essere
indimenticabili.

137

La mia speranza è che riaprano le palestre, perché l’attività
fisica aiuta sia alla mente che al corpo e credo che in questo
momento più di qualsiasi altro ne abbiamo maggiormente
bisogno.

Inoltre prego infinitamente che non chiudano le attività
legate allo scoutismo, perché da quest’anno inizio un
cammino di servizio alla nostra comunità.

L’idea di iniziare questa esperienza mi emoziona, perché
fin da bimba ho sempre sognato di affrontare questa tappa
nella mia vita, a servizio della comunità.
E come ultimo ma non meno importante:la scuola.
Riguardo a questo argomento sono molto delusa dalle
decisioni che ha preso il governo, dato che, come
studentessa, meglio di loro so come è la vita scolastica. E
devo dire che il problema non è all’interno della scuola,
ma negli autobus/mezzi di trasporto: è lì che siamo
ammassati come sardine ed è lì che non vengono
mantenute le distanze.

Se vogliamo dirla tutta a maggior rischio covid sono i
ristoranti, perché ovviamente all’interno del ristorante
non puoi tenere la mascherina se devi mangiare.

Ed è qui che il governo non ha pensato bene.

Per quanto riguarda la nostra scuola sono riusciti a farci
sentire protetti da questa pandemia.

138

Vorrei solo dire che sarebbe stato meglio aggiungere dei
mezzi per misurare la febbre all’entrata delle scuole (ed
installarne vari per evitare assembramento) e la possibilità
di avere tamponi gratuiti.
Per il resto non ho niente da discutere, perché finché si
tengono le mascherine e le finestre aperte c’è poca
probabilità di prendere il covid, siccome il virus non è così
concentrato data la ventilazione continua.

R.A.

139

Cosa ho vissuto nella DAD di ottobre?

Emozioni.

Rabbia ed incredulità per ciò che sta accadendo: non mi sarei
aspettato di trovarmi in una situazione così simile a quella
di marzo/aprile.

Tristezza per il fatto di non vedere più i propri compagni.
Paura di non poter apprendere al meglio con la DAD ciò
dovremmo imparare normalmente a scuola.

140

Le materie di indirizzo come laboratorio e progettazione
non sono fattibili a casa
Dolore per non poter praticare manualmente le materie per
cui ho scelto il mio indirizzo è frustrante.
Preoccupazione: avere di nuovo la sensazione di essere a
scuola 24 ore su 24 , proprio come è accaduto durante la
quarantena di marzo (alcuni prof chiedevano a noi di
rispettare l'orario scolastico quando erano loro i primi a
scriverci fuori orario usando la parolina magica“
comunicazione importante” ed ho l'ansia che questo
accada di nuovo).
Ansia per i troppi compiti che potrebbero assegnarci di
nuovo.
Speranza di rimanere in casa il meno possibile perché stare
le ore con gli occhi fissi a guardare uno schermo non fa
assolutamente bene alla nostra salute

S.O.

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Tutta questa situazione che abbiamo già vissuto e che ora,
purtroppo, stiamo rivivendo credo abbia portato nelle
nostre vite un maggior senso di tristezza e di sgomento,
che continua a metterci alla prova.
Questa seconda ondata in cui ci troviamo oggi ha avuto,
su di me, un impatto più forte a livello emotivo. Infatti nei
mesi di marzo, aprile e maggio ci siamo trovati tutti in una
situazione nuova dove nessuno sapeva bene come
comportarsi.
Credo che questo abbia influenzato molto il mio punto di
vista sulle situazioni, un po’ come se, ingenuamente, non
avessi la piena consapevolezza di quello che stava
succedendo.
Invece ora, dopo aver ascoltato molti pareri sulla
questione e dopo aver acquisito maggiore consapevolezza
e maturità su ciò che sta accadendo, di conseguenza le mie
emozioni, paure, preoccupazioni e speranze sono
diventate più profonde e di sicuro sono cambiata… in
bene o in male, non l’ho ancora capito.
Durante l'estate e in autunno tutto sembrava quasi fosse
tornato alla normalità: si, è vero, qualche caso di persona
positiva c’era ancora, ma non come i mesi precedenti; io
avevo ricominciato ad uscire, a stare con i miei amici, era

142

ricominciata anche la scuola. In poche parole tutto
sembrava andare per il verso giusto.

Poi però i casi sono iniziati ad aumentare, con essi anche il
numero di morti ed infine la notizia che ha dato inizio ad
una serie di strane emozioni e sentimenti.

Quando succedono delle disgrazie e ne senti parlare al
telegiornale, provi tristezza, compassione, ma poi basta,
tutto svanisce e torni a fare quello che stavi facendo e mai
ti verrebbe da pensare che potrebbe succedere anche a te,
in qualsiasi momento; ciò che le persone provano quando
subiscono una tragedia penso che noi, o almeno io, non lo
proverò mai in modo vero e autentico come se l’avessi
provato in prima persona. Poi però succede a te e vieni
travolta da forti sentimenti, da confusione e anche da
rabbia.

Nel mio caso ciò che è successo non si può chiamare
disgrazia o tragedia, ma comunque mi ha suscitato
qualcosa, anche se per un breve periodo, come se tutto
d’un tratto avessi ricevuto una scossa che mi ha fatto
aprire gli occhi definitivamente.
Sto parlando del fatto che abbiamo scoperto che mio
fratello é positivo al coronavirus: lui sta bene ed è
asintomatico tranne per il fatto che non sente nè odori nè
sapori ed è per questo che questa situazione non è

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paragonabile a tante altre molto più gravi, ma in qualche
modo non mi ha lasciata indifferente. Subito mi sono
sentita confusa, perché ho sempre sentito storie di altre
persone, poi però mi sono trovata ad affrontare una di
queste storie dentro casa mia. Anche se non è grave come
altre, comunque mi ha fatto riflettere molto su quanto le
cose brutte di cui sentiamo parlare non sono poi così
distanti da noi e basta poco per farle entrare nelle nostre
case e nelle nostre vite.
Inoltre questa riflessione mi ha anche fatto provare altre
emozioni come la rabbia e la paura, perché mi sono accorta
quanto tutto questo è molto più grande di noi e
imprevedibile.
In conclusione posso dire che questa situazione mi ha fatto
provare emozioni molto diverse, ma che tutte insieme
possono creare confusione e anche un po’ di instabilità.
Penso anche che tutto questo mi abbia insegnato molto,
soprattutto il fatto che le persone possono reagire in modi
differenti e l’intensità dei sentimenti e delle paure può
variare da persona a persona, anche al di là della
situazione in cui ci si trova.
Soprattutto su questo ultimo punto alla scuola vorrei
chiedere semplicemente comprensione e pazienza,

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richiesta che penso debba essere soddisfatta da entrambe
le parti: noi e i professori.
Tra tutte le esigenze che io, e anche i miei compagni,
abbiamo, ho deciso di insistere su quest’ultima, perché
non sempre affrontiamo le cose allo stesso modo e a volte
quello che a noi appare superficiale, per altri potrebbe
essere importante o difficile da affrontare.

S.C.

145

Non so se essere delusa, arrabbiata, triste o rassegnata o
tutte queste cose contemporaneamente.

Più di tutto forse mi sono rassegnata al fatto che nulla sarà
più come prima, che non avremo più una vita serena da
trascorrere in compagnia dei nostri amici più cari, dei
parenti.

Mi sento bloccata, frenata da qualcosa con la quale non si
ha confronto: come un divieto invisibile che non mi lascia
vivere la mia vita per come vorrei.

Sono arrabbiata perché sta accadendo tutto negli anni che
dovrebbero essere i più belli della mia vita. Invece tutti i
giorni sono davanti al computer per sei ore al giorno
cercando di seguire le lezioni online. Sei ore che a fine
giornata si fanno sentire con mal di testa e fastidi agli
occhi.

Non penso che chiudere le scuole possa portare a
migliorare la situazione Covid: penso solo che possa
gravare sull’infermità mentale degli alunni.
Personalmente non penso che riuscirò a superare
quest’altro lockdown perchè sono una persona
estremamente sociale ed affettuosa: amo la compagnia, le
risate, le chiacchierate, gli abbracci e mi sento privata di
tutte queste cose.

NON STO CONDUCENDO LA MIA VERA VITA.

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Mi sto adeguando alle condizioni che ero e sono costretta
a seguire per il mio bene e per il bene degli altri; cosa
giustissima da fare ma non è STATO SUFFICENTE
Anche se tutte le scuole si sono attenute alle norme di
sicurezza per ridurre al minimo la possibilità di contagio
le hanno chiuse lo stesso.
Quindi il problema non sono le scuole ma bensì il resto.
Come ci fanno arrivare a scuola? CON ANCORA MENO
MEZZI DEGLI ANNI SCORSI E CON CORSE RIDOTTE!
COSE ASSURDEE!!!!!
E in più chiudono anche i luoghi dove le persone si
possono incontrare.
Concludo dicendo che morirò di depressione e amarezza.

C.S.

147

Fortunatamente non sto vivendo questa situazione con
particolare ansia, ma con consapevolezza, tuttavia sono a
conoscenza del fatto che non tutti possono reagire come
me e molti miei coetanei stanno vivendo questa situazione
molto male.
Anche se avrei preferito andare a scuola mi trovo
d’accordo con la scelta di chiuderle perché siamo diventati
noi la fonte di trasmissione del virus. In questo mese di
partecipazione ci sono stati grandi problemi tra cui i
trasporti insufficienti, i quali hanno creato numerosi
affollamenti di studenti.

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La distanza spesso non è stata né disposta né mantenuta
come nella nostra succursale dove i banchi non si
trovavano a un metro di distanza ciascuno. Anche l’ora di
educazione fisica non è stata ben organizzata: non è
possibile che non ci si possa cambiare negli spogliatoi ma
si debba uscire dalle palestre sudati per poi prendere
freddo. Tenere la mascherina per un’intera mattinata può
risultare faticoso e dannoso per alcuni (esempio un
bambino è svenuto a causa di ciò).
Personalmente credo che l’organizzazione della nostra
scuola fosse abbastanza buona, con metà classe a scuola e
metà a casa. Non ci sono stati particolari problemi anche
se non è stato conveniente per i laboratori. Giustamente a
casa non abbiamo il materiale ne lo spazio necessario per
affrontare le ore di laboratorio.
In questa didattica a distanza sarebbe meglio ridurre le ore
in quanto rimanere sei ore attaccati al pc provoca ad
esempio costanti mal di testa.

D.M.

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Sto pensando che tutto succede per una ragione, forse
abbiamo perso la vera essenza della vita.
Ci avete pensato a cosa ci ha tolto questo virus? Ci ha tolto
tutte le cose più, più scontate, più banali. O per lo meno
quello che pensiamo possa essere, scontato o banale.
Perché un abbraccio, un bacio, una pacca sulla spalla non
sono mai né scontate e ne banali.
Ci ha tolto la libertà, ci ha tolto quella vita che ormai non
sembra più nostra.
Fa quasi strano pensare che un anno fa non avevamo
limiti, ogni luogo era raggiungibile, tutto era possibile,
eppure non ce ne rendevamo conto...
Siamo abituati ad essere liberi, forse troppo, forse senza
valutare quanto la libertà sia importante perché la diamo
per scontata.
Adesso che non è più scontata le stiamo dando il valore
che merita, vero?

D.S.

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