50 Divulgazione scientifica
51 Divulgazione scientifica Juan Huarte, Essame de gl’ingegni de gl’huomini per apprender le scienze, presso Aldo Manuzio, Venezia, 1590, frontespizio. Juan Huarte, Essame de gl’ingegni de gl’huomini per apprender le scienze, presso Aldo Manuzio, Venezia, 1586, pp. 94-5.
52 Ginnastica Girolamo Mercuriale, L’arte della ginnastica, presso Iuntas, Venezia, 1569, frontespizio. Sull’opera Questo trattato del medico forlivese Girolamo Mercuriale fu pubblicato per la prima volta a Venezia nel 1569 ed inaugurò la nascita della medicina dello sport. Dedicato al Cardinale Alessandro Farnese, ebbe negli anni successivi numerose ristampe a Venezia e conobbe anche un’edizione parigina. Suddiviso in sei libri tratta una storia
53 Ginnastica Girolamo Mercuriale, L’arte della ginnastica, presso Iuntas, Venezia, 1569, p. 1. della ginnastica – divisa in tre categorie: la bellica, la legittima o medica e la viziosa o atletica – secondo un approccio medico. In particolare, il quarto libro è dedicato all’utilità degli esercizi ginnici per i soggetti sani, malati e convalescenti. Vi si descrive la maniera di esercitarsi, il tempo, il luogo e la durata ottimali per gli esercizi, tra i quali son compresi: vocalizzazioni, lettura, riso e pianto, considerati utili a regolare gli umori in eccesso nell’organismo. (p.g.)
54 Educazione femminile Lodovico Dolce, Dialogo della Institution delle donne, presso Gabriel Giolito de Ferrari, Venezia, 1547, frontespizio. Sull’autore Lodovico Dolce nacque a Venezia nel 1508 da un’antica famiglia che aveva accesso al Maggior Consiglio. Rimasto ben presto orfano venne affidato al doge Loredan e alla famiglia Corner; terminati gli studi, svolti a Padova, tornò a Venezia dove, per sopravvivere, non poté far altro che mettere a frutto la sua educazione letteraria. Risolutiva in questo senso, anche se mai lucrosa, fu la collaborazione in qualità di curatore di testi con la grande impresa tipografica della famiglia Giolito, professione che il Dolce esercitò fino alla morte, avvenuta nel 1568. Fu uno dei primi esempi di una nuova figura professionale: il redattore, il curatore redazionale, organicamente legato alla struttura produttiva, la quale divenne in quegli anni il committente pressoché esclusivo per gli operatori culturali. Scrittore in versi e in prosa, il Dolce si cimentò in tutti i generi letterari, soprattutto in quelli più in voga e aderenti alla temperie culturale e sociale del secolo – il trattato in forma di dialogo e il testo teatrale, tragedia e commedia – trasportando all’interno della sua produzione creativa l’attenzione alle richieste del mercato librario, esercitata nel quotidiano mestiere redazionale. Il Dialogo della instituzione delle Donne, pubblicato dallo stampatore veneziano Giolito una prima volta nel 1545, fu poi ampliato nelle successive edizioni del 1547 e del 1553. (P.G.)
55 educazione femminile Lodovico Dolce, Dialogo della Institution delle donne, presso Gabriel Giolito de Ferrari, Venezia, 1547, p. 1. Sullo stampatore Nato a Trino da Giovanni il Vecchio e Guglielmina Borgominieri, Gabriele Giolito de Ferrari si stabilì a Venezia nel 1523 dove aprì la sua stamperia in prossimità del ponte del Rialto. La bottega era conosciuta come Libreria della Fenice e la fenice era anche il logo prescelto assieme al motto «Della mia morte eterna vita vivo». Venezia non fu l’unica sede delle tipografie Giolito, poiché di lì a qualche anno vediamo la famiglia attiva anche a Napoli, Bologna e Ferrara. La tipografia Giolito si specializzò nella stampa di opere in lingua volgare tra cui la famosa Divina Commedia del 1555, le Rime del Petrarca, il Decameron, l’Orlando Furioso e altre opere di autori suoi contemporanei, oltre a traduzioni dallo spagnolo. (A.A.)
56 educazione dei religiosa
57 educazione dei religiosa Antonio Possevino, Coltura de gl’ingegni, presso Giorgio Greco, Vicenza 1598, frontespizio. Istruzione religiosa e laica Nel mondo cattolico della Controriforma, il concilio di Trento se confermò, da un lato, i punti dottrinali messi in dubbio dal movimento protestante, mirò, dall’altro, ad agire anche con un’opera di moralizzazione interna alla Chiesa, prendendo misure contro immoralità e ignoranza del clero. Vennero pertanto istituiti nuovi seminari per formare in maniera rigorosa i futuri sacerdoti, sia dal punto di vista culturale che morale. Questo comportò anche un rinato interesse per lo studio della lingua latina e la scolastica. L’ordine religioso gesuita, fondato da sant’Ignazio di Loyola (1491-1556), occupò un ruolo centrale in questa fase storica. Accanto all’ordine dei Gesuiti ve ne furono anche altri sorti con intenti prevalentemente educativi. Si ricorda, tra i vari, una figura atipica, perché non molto legata alla linea pedagogica controriformisitca, quella di san Giuseppe Calasanzio (1556-1648) fondatore delle Scuole Pie e poi dei Padri scolopi: egli creò nei quartieri poveri di Roma le prime scuole popolari in cui si insegnavano molte materie pratiche e professionalizzanti, come le scienze fisiche, la geometria, l’aritmetica e la musica. Quanto al mondo protestante, occorre tener presente che fondamento del pensiero protestante è che la verità non sta nell’insegnamento della Chiesa, ma nelle Sacre Scritture, che tutti i fedeli devono conoscere e saper interpretare. Da questa visione discese sia il tema della diffusione della scuola pubblica, gestita o dallo Stato (nel caso dei luterani) o dalla Chiesa (nel caso dei calvinisti) sia quello dell’obbligatorietà dell’istruzione. Questa era considerata fondamentale dai protestanti che, sostenendo la libera lettura dei testi sacri, dovevano fornire ai fedeli strumenti per permettere loro di leggere. D’altro canto, però, la Riforma con la sua idea dell’individuo come totalmente guidato nel suo cammino dal volere di Dio impoverì le idee pedagogiche promosse dall’Umanesimo, a favore di una formazione dove l’educazione religiosa diveniva centrale. (P.G.)
58 educazione dei religiosa
59 Arte della memoria L’Arte della memoria Affermava Pier Paolo Vergerio (1498-1565) che «La memoria senza ingegno ha poco merito, ma viceversa un ingegno privo di memoria poco vale o punto, se in specie si ha riguardo alla dottrina: ché altra è la faccenda poi nella pratica, dove può impiegarsi invece della memoria, la scrittura» (Epistole di P.P. Vergerio, a cura della Deputazione Veneta di Storia patria, 1887, Epistola X). Usate nell’antichità dai grandi oratori, le tecniche di memorizzazione erano molto importanti prima della diffusione dell’alfabetizzazione, poiché la conoscenza e la tradizione culturale venivano tramandate oralmente. Quello dell’arte e del funzionamento della memoria (o mnemotecnica) fu un settore classico della ricerca filosofica e molti dei grandi filosofi e retori (Cicerone, Quintiliano, Sant’Agostino, San Tommaso, Giordano Bruno, etc.) furono studiosi di questa disciplina. Notissimo, tra tutti, il nome di Giovanni Pico della Mirandola (1463-1494) di cui è rimasta letteralmente proverbiale la prodigiosa capacità di tenere a mente numerose opere, grazie a cui fondò la sua vasta cultura enciclopedica. Si dice che sapesse recitare l’intera Divina Commedia, impresa che pare gli riuscisse con qualunque poema appena terminato di leggere. (P.G.) Antonio Possevino, Coltura de gl’ingegni, presso Giorgio Greco, Vicenza, 1598, p. IV.
60 Arte della memoria a c b Lodovico Dolce, Del modo di accrescere e conservar la memoria, presso gli Eredi di Marchiò Sessa, Venezia 1570, a. frontespizio, b. p. 53, c. p. 54, d. p. 55, e. p. 56.
61 Arte della memoria d e
62 Classici Orazio Toscanella, I modi più communi con che ha scritto Cicerone le sue epistole, presso Bolognino Zaltieri, Venezia, 1558, frontespizio. Orazio Toscanella, I modi più communi con che ha scritto Cicerone le sue epistole, presso Bolognino Zaltieri, Venezia, 1558, a. pp. 14-5, b. pp. 22-3.
63 Classici a b
64 Classici Orazio Toscanella, Precetti necessarii overo miscellane sopra diverse cose pertinenti alla Grammatica, Retorica, Topica, Loica, Poetica, Historia & altre facoltà, presso Lodovico Avanzo, Venezia, 1567, a. frontespizio, b. p. 43. a
65 Riflessioni sull’educazione b
66 editoria Editoria a Venezia Dalla Germania, dove l’arte della stampa prese avvio alla fine del 1400, gli artigiani tedeschi diffusero la nuova tecnica anche nella nostra penisola. Tra le altre città italiane, Venezia aveva le condizioni economiche, politiche e geografiche più favorevoli allo sviluppo dell’attività Aldo Manuzio, Eleganze insieme con la copia della lingua Toscana e Latina, presso Aldo Manuzio, Venezia, 1559, frontespizio.
67 editoria editoriale, e nell’arco di pochi anni divenne il più importante centro europeo del libro a stampa producendo, con le sue 150 stamperie, quasi la metà dei libri pubblicati in Italia. Anche il governo intervenne nella regolamentazione di questa fiorente attività che rappresentava una delle principali fonti di reddito per la città. Alla metà del XVI secolo, il Consiglio dei Dieci deliberò la nascita di un’Università dei librai e degli stampatori. L’immatricolazione serviva ad ottenere il privilegio, ovvero il diritto di proprietà letteraria. La questione della proprietà era, allora, solo agli inizi: autori e stampatori avevano avviato quel processo di tutela della propria opera avvalendosi dei privilegi, licenze che garantivano il diritto esclusivo di stampa e di vendita di un libro per un certo numero di anni. I privilegi erano tuttavia limitati ad un preciso ambito territoriale; solo al papa era concesso il diritto di rilasciare privilegi con valore universale. L’attività editoriale era spesso sostenuta da alcune famiglie patrizie, che vi investivano i propri capitali: nacquero così le prime grandi imprese editoriali, con un numero elevato di dipendenti e precisi progetti editoriali. Esse si avvalevano di collaboratori esterni: Pietro Bembo ed Erasmo collaborarono, ad esempio, con Manuzio che si avvalse anche dell’esperienza tecnica di Griffo. Oltre alla tipografia di Aldo Manuzio, erano presenti a Venezia altri editori-librai, tra cui i Giunti, Giovanni Griffio, i Giolito de Ferrari, i Marcolini. I primi si specializzarono presto in editoria religiosa e scientifica, creando una rete di vendita europea, dalla Spagna fino alla Polonia. I Giolito produssero soprattutto libri in volgare, tra cui le opere di Dante, Petrarca e Boccaccio. Il libro, intanto, stava assumendo la forma che ancora oggi conosciamo: il frontespizio con il titolo, il nome dell’autore, dell’eventuale dedicatario, dello stampatore. Comparvero indici e suddivisione in capitoli, il formato si ridusse fino a diventare tascabile. La lettura era diventata un’attività più diffusa, praticata da fasce sempre più ampie di popolazione. (A.A.)
68 editoria Sullo stampatore Aldo Manuzio In una Venezia che è divenuta il maggiore centro europeo per l’attività editoriale, si apre tra il 1494 e il 1495, la stamperia di Aldo Manuzio (1450 ca.-1515). Nella prefazione alla grammatica greca Erotemata di Costantino Lascaris, pubblicata tra febbraio e marzo 1495, lo stampatore dichiara espressamente il suo intento. Aldo Manuzio ha studiato latino e greco, ha fatto l’istitutore per diversi anni e il suo principale obiettivo è quello di diffondere la cultura classica pubblicando e traducendo opere della tradizione ellenica e romana. Nel 1498 escono i 5 volumi della monumentale edizione di Aristotele e le opere di Aristofane, a seguire altre opere di autori latini. L’impegno filologico si unisce all’attenzione per la qualità della stampa, alla forma del libro, agli aspetti tipografici. Nel 1499 il Polifilo di Colonna si distingue per l’uso delle illustrazioni inserite all’interno del testo che ne fanno uno dei volumi più pregiati del Rinascimento. Le edizioni Manuzio si distinguono anche per la sperimentazione di piccoli formati: il Virgilio del 1501, in 8° piccolo (enchiridii forma) e stampato nel corsivo inciso da Francesco Griffo (carattere detto ben presto italico o aldino) rappresenta il primo vero esempio di libro moderno. Il nuovo carattere particolarmente leggibile anche a dimensioni assai ridotte, si adatta al piccolo formato. Il nuovo formato contribuisce ad una più ampia diffusione del libro, come è testimoniato anche da tanta ritrattistica del primo Cinquecento o anche da fonti letterarie. «Partitomi del bosco, io me ne vo a una fonte, et di quivi in un mio uccellare – scriveva Niccolò Machiavelli nella famosissima lettera a Francesco Vettori del 10 dicembre 1513 –. Ho un libro sotto, o Dante o Petrarca, o un di questi poeti minori, come Tibullo, Ovvidio et simili: leggo quelle loro amorose passioni et quelli loro amori, ricordomi de’ mia, godomi un pezzo in questo pensiero». (A.A.)
69 editoria Aldo Manuzio, Eleganze insieme con la copia della lingua Toscana e Latina, presso Aldo Manuzio, Venezia, 1559, p. 16.
Secolo XVII La Sezione “Seicentine” si compone di 100 unità, che andavano ad arricchire l’allestimento della stanza del Seicento del Museo Nazionale della Scuola, ove erano raccolti ricordi, documenti e volumi originali relativi a scuola ed educazione nel secolo XVII. I volumi rappresentano bene alcuni aspetti salienti della scuola dell’età barocca: caratterizzata in prevalenza dalle necessità della Controriforma Cattolica. Di qui il sorgere di ordini religiosi dedicati esclusivamente alle attività educative, come i Barnabiti, gli Scolopi e, soprattutto, i Gesuiti, che andarono elaborando un nuovo tipo di istituto scolastico in cui retorica e cultura classica venivano richiamate ad una funzione morale. Fu favorito, il sorgere dei Collegi che ebbero in Italia il momento più importante della loro storia: essi si proponevano, infatti, di giungere alla formazione spirituale e morale dei giovani attenendosi ai principi della religione Cattolica. La Chiesa, attraverso gli ordini religiosi e il controllo delle autorità diocesane, giunse quasi al monopolio della scuola, anche se non mancarono casi di scuole laiche, come quello che il Comune di Verona affidò ad Orlando Pescetti, ma anche queste si uniformarono al modello di insegnamento Controriformistico. I ragazzi fin dall’età di cinque anni venivano iniziati agli studi letterari (che comprendevano grammatica, cioè insegnamento del latino e del greco, la poetica, la retorica, la dialettica, la storia, un po’ di autori italiani), l’insegnamento dell’aritmetica era prevalentemente limitata a uso degli affari pratici, mentre le scienze matematiche erano considerate troppo alte per esser adeguate dalle menti dei fanciulli, che venivano comunque educati alle facoltà di ragione e di memoria ritenute parte dello spirito. Agli studi giovanili seguivano tre anni di
72 Grammatica, retorica, dialettica e lingua italiana un corso filosofico con indirizzo retorico-umanistico e quindi gli studi universitari. Non mancavano gli esercizi fisici che comprendevano: equitazione, scherma e caccia. (P.G.) Gérard Pelletier e Buon Bourbon, Reginae eloquentiae palatium sive exercitationes oratoriae, presso S. Bénard, Parigi, 1664, a. frontespizio, b. dedicatoria. Gérard Pelletier e Buon Bourbon, Reginae eloquentiae palatium sive exercitationes oratoriae, presso S. Bénard, Parigi, 1664, incisione. a b
73 Grammatica, retorica, dialettica e lingua italiana
74 Grammatica, retorica, dialettica e lingua italiana Onofrio Orobuoni da Piacenza, Osservazioni sopra la lingua volgare, Stampa Ducale di Giovanni Balzachi, Piacenza, 1667, frontespizio. Giacomo Pergamini da Fossombrone, Il memoriale della lingua italiana, presso Giovan Battista Ciotti, Venezia, 1617, frontespizio.
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77 Grammatica, retorica, dialettica e lingua italiana Giacomo Pergamini da Fossombrone, Il memoriale della lingua italiana, presso Giovan Battista Ciotti, Venezia, 1617, p. 5. Sul volume Il volume, edito per la prima volta nel 1602, presso Giovanni Battista Ciotti, ebbe diverse ristampe, tra cui questa, una del 1617 e una del 1656, presso Guerigli. L’edizione, già pronta nel 1608 ma pubblicata postuma dal nipote del Pergamini Orazio Negri, venne accresciuta con l’aggiunta di molti autori del Cinquecento, tra cui Bembo, Trissino, Speroni e Tasso. Il merito dell’autore consiste nell’aver compiuto una revisione completa dei materiali a disposizione senza affidarsi ai vocabolari precedenti, con una ricchezza di autori e di testi assai notevole. Lo scopo del volume è principalmente didattico: si spiega l’attenzione alla pronuncia, i riferimenti grammaticali, le corrispondenze latine. Le definizioni sono spesso semplici equivalenze sinonimiche o corrispondenze antonimiche o ancora sono costruite con perifrasi. (A.A.) Sull’autore Giacomo Pergamino (o Pergamini), nato a Fossombrone nel 1531 e morto a Roma nel 1615, svolse attività di lettore di diritto a Bologna, fu canonico a Roma e Fossombrone e segretario presso vari prelati. La sua opera principale, il Memoriale della lingua, uscì per la prima volta nel 1602 e fu ripubblicata dopo la morte dell’autore, ad opera del nipote Orazio Negri. L’opera presenta una rassegna ampia di termini attinti da autori della letteratura italiana di varie epoche, raccolti e selezionati di prima mano. (A.A.)
78 Grammatica, retorica, dialettica e lingua italiana
79 Grammatica, retorica, dialettica e lingua italiana Giacomo Pergamini da Fossombrone, Il memoriale della lingua italiana, presso Giovan Battista Ciotti, Venezia, 1617, appendice. Sullo stampatore La tipografia di Altobello Salicato, specializzata nella stampa di testi giuridici, aveva la sua sede nel Campo San Canciano di Venezia, nel sestiere di Cannareggio. Il suo logo era la Fortezza, una donna in piedi che sorregge la parte superiore di una colonna spezzata, il motto prescelto «Materiam superat opus».Tipografo e libraio attivo fino dal 1569, lavorò da solo e in società con Pacifico Da Ponte, Giacomo Vincenzi, Andrea Muschio, Domenico Nicolini da Sabbio. Nel 1609 la sua sottoscrizione venne sostituita da quella degli eredi. (A.A.) Eleganze Insieme con la copia della lingua toscana, e latina, Scielte da Aldo Manutio, presso Altobello Salicato, Venezia, 1609, frontespizio.
80 Grammatica, retorica, dialettica e lingua italiana Eleganze Insieme con la copia della lingua toscana, e latina, Scielte da Aldo Manutio, presso Altobello Salicato, Venezia, 1609, pp. 4-5. Johann Amos Comenius, Nathanaël Duëz, Ianua Aurea reserata quatuor linguarum (latinam, germanicam, gallicam & italicam), presso Sumptibus Ioannis de Tournes Reip. & Academiae Tipographi, Ginevra, 1643, frontespizio.
81 Grammatica, retorica, dialettica e lingua italiana
ab
83 Aritmetica e geometria Johann Amos Comenius, Nathanaël Duëz, Ianua Aurea reserata quatuor lingua rum (latinam, germanicam, gallicam & italicam), presso Sumptibus Ioannis de Tournes Reip. & Academiae Tipographi, Ginevra, 1643, a. pp. 18-9, b. pp. 48-9. Francesco Feliciano Veronese, Libro di aritmetica e geometria Speculativa e practicale, presso Giovanni Giacomo Herz, Venezia, 1659, frontespizio. Sull’autore Francesco Feliciano fu un matematico, nato a Lazise (Verona) nella seconda metà del 1400. Già autore di un Libro de abaco nel 1517, pubblicò il Libro di aritmetica et geometria speculativa et praticale per la prima volta nel 1526. Per anni fu docente della pubblica scuola di Verona, per incarico del Consiglio comunale. In questa scuola allestita a sua cura «insegnava leggere, scrivere, sumare, sottrarre e far conti d’ogni sorte, et altro che apertiene alle mathematice». (A.A.)
84 Aritmetica e geometria Insegnamento dell’aritmetica e della geometria Apartire dalla metà del Cinquecento cominciò a diffondersi nell’Europa cattolica una considerevole rete di Collegi, in gran parte affidati alla Compagnia di Gesù, dedicati all’istruzione dei giovani. La Ratio studiorum consisteva in due corsi triennali, uno grammaticale e uno filosofico; l’argomento principale degli studi era la lingua latina. L’insegnamento della matematica era inserito nel corso filosofico, affiancando la teologia scolastica, la filosofia naturale e la logica aristotelica. I contenuti dell’insegnamento erano simili a quelli della cattedra di matematica delle Università del tardo medioevo, che comprendeva la lettura dei primi sei libri degli Elementi di Euclide e la Sfera del Sacrobosco (Giovanni di Holywood, docente all’Università di Parigi, XIII secolo), Francesco Feliciano Veronese, Libro di aritmetica e geometria Speculativa e practicale, presso Giovanni Giacomo Herz, Venezia, 1659, a. p. 1, b. pp. 196-7. a
85 Aritmetica e geometria che era un compendio dell’Almagesto di Tolomeo. Nel Cinquecento molti insegnanti gesuiti produssero manuali per riproporre la filosofia e la teologia scolastica nel quadro delle grandi responsabilità che l’ordine assumeva sul piano dell’istruzione: la matematica disciplinare fu sottoposta a approfondimenti e revisioni per merito principalmente di Cristoforo Clavio (1537-1612), curatore di un’edizione degli Elementi di Euclide, cui aggiunse commenti e spiegazioni. Alle opere di Clavio nella seconda metà del Seicento si sostituirono, per l’insegnamento nei Collegi dei Gesuiti, due manuali del matematico belga Andreas Tacquet (1612-1660, anch’egli appartenente alla Compagnia di Gesù), l’Arithmeticae theoria et praxis, e gli Elementa geometriae planae ac solidae, finalizzati all’insegnamento dell’aritmetica e della geometria. (P.G.) b
86 Aritmetica e geometria Sull’autore Giuseppe Maria Figatelli da Cento nacque nei dintorni di Cento (Ferrara) nel 1611. Cappuccino dal 1632, fu destinato all’ufficio di predicatore e a quello di guardiano. Divenne presto noto per le sue pubblicazioni di ambito matematico tra cui il Ristretto aritmetico, pubblicato a Modena nel 1664 e il Trattato aritmetico, dedicato all’algebra. Nel 1667 pubblicò a Forlì un trattato di gnomonica, Retta linea gnomonica.Le sue opere seguono due filoni complementari, quello della matematica teorica e quello della matematica applicata. Trascorse gli ultimi anni nel convento di Mirandola, nel Modenese, dove morì nel 1682. (A.A.) Giuseppe Maria Figatelli, Ristretto aritmetico, presso Andrea Cassiani stampator ducale, Modena, 1664, a. frontespizio, b. illustrazione, c. p. 3. a b
87 Aritmetica e geometria c
88 Aritmetica e geometria Giuseppe Maria Figatelli, Ristretto aritmetico, presso Andrea Cassiani stampator ducale, Modena, 1664, pp. 210-1.
89 Aritmetica e geometria Cristoforo Clavio Bambergense, Aritmetica prattica, presso Stefano Curti, Venezia, 1686, frontespizio. Sull’autore Forse originario della Germania (il suo nome potrebbe essere la latinizzazione di Christoph Klau), studiò presso i Gesuiti e nel 1560 si iscrisse al Collegio Romano dove insegnò matematica fino alla sua morte. Interessato all’astronomia, fu autore di un notevole numero di volumi tra cui gli Elementi di Euclide (1574), un commento alla Sfera di Sacrobosco (1581), libri di aritmetica pratica, di geometria, di algebra. Nel 1579 entrò a far parte della Commissione pontificia per la riforma del calendario giuliano. Il nuovo calendario gregoriano, adottato nel 1582 è lo stesso ancora oggi utilizzato nei paesi occidentali. Clavio fu sostenitore del modello geocentrico, anche se ne riconobbe alcuni limiti. Nel 1611 ricevé Galileo e discusse con lui riguardo alle osservazioni eseguite con il telescopio. Clavio si dimostrò aperto nei confronti delle nuove scoperte, pur mantenendo sempre fede alla visione tradizionale del tempo. (A.A.)
90 Aritmetica e geometria Cristoforo Clavio Bambergense, Aritmetica prattica, presso Stefano Curti, Venezia, 1686, pp. 200-1.
91 Divulgazione scientifica Divulgazione scientifica I n Italia, fino al Quattrocento, il campo dell’elaborazione e della comunicazione scientifica fu costituito quasi solo da traduzioni in volgare di opere latine, arabe e greche. Queste versioni contribuirono ad estendere i confini di diffusione delle opere tradotte oltre la cerchia degli ecclesiastici. Ancora per tutto il Cinquecento le scritture d’ambito scientifico erano ben lontane dallo statuto del testo tecnicoscientifico moderno. La svolta si ebbe nel Seicento, quando la formazione di moderne terminologie tecnico-scientifiche differenziate nelle diverse discipline e la scelta di Galileo Galilei e della sua scuola di adottare l’italiano per la composizione di opere di ricerca scientifica contribuirono alla definizione di un linguaggio scientifico italiano (in particolare della fisica) stilisticamente caratterizzato e ‘alto’. All’arricchimento della comunicazione scientifica corrispose, anche cronologicamente, la formazione del giornalismo culturale, che tuttavia per decenni oscillò tra le due finalità: l’informazione-aggiornamento della comunità internazionale dei dotti e la divulgazione delle più recenti opere, invenzioni e scoperte della scienza e della tecnica. In Italia, oltre alle traduzioni di testi stranieri, le prime opere di carattere e finalità specificamente e dichiaratamente divulgative cominciarono a comparire solo nei primi decenni del Settecento: dai Dialoghi sopra l’ottica neutoniana (1737), di Francesco Algarotti, al trattato Dell’elettricismo (1746) del medico veneziano Eusebio Sguario. (A.A.)
92 Divulgazione scientifica a Ruini Carlo, Del cavallo infermità et suoi rimedii, presso Fioravante Prati, Venezia, 1618, a. frontespizio, b. p. 41, c. p. 247. Sull’opera Considerata uno dei primi trattati scientifici di anatomia veterinaria, Dell’Anatomia e dell’infirmità del cavallo del bolognese Carlo Ruini (1530-1598 si distingue per la qualità e la ricchezza delle immagini. Gli studi condotti sull’apparato iconografico dell’opera non hanno consentito di pervenire ad attribuzioni certe, anche se si può ragionevolmente supporre che le xilografie siano opera di valenti artisti che hanno operato sotto la diretta guida dello stesso Ruini. (A.A.)
93 Divulgazione scientifica c b
ac b
95 Educazione dei nobili Il principe infante ovvero dell’educatione del principe, presso Matthias Perlin, Francoforte, 1619, a. frontespizio, b. indice delle cose notabili, c. indici. Alberto Caprara, Insegnamenti del vivere del conte Alberto Caprara a Massimo suo nipote, presso l’erede di Domenico Barbieri, Bologna, 1672, a. frontespizio, b. p. 1. Sull’autore Alberto Caprara (Bologna 1627 – Bologna 1691), fratello del Cardinale Alessandro Caprara, fu diplomatico, inviato speciale dell’Imperatore Leopoldo I. Soggiornò a Roma tra il 1654 e il 1660. Fu autore di molte opere, tra cui gli Insegnamenti del vivere del conte Alberto Caprara a Massimo suo nipote, pubblicato a Bologna, per l’erede di Domenico Barbieri nel 1672; i Precetti del matrimonio da Plutarco dettati à Polliano, ed Euridice e di nuouo spiegati dal conte Alberto Caprara... al senatore conte Alessio Orsi, e contessa Artimisia Caprara suoi nipoti, stampati a Roma presso la R.C.A. nel 1684; la Relatione del presente Governo ottomano fatta dal sig. Alberto Caprara, stato ultimamente internunzio a quella corte, pubblicata a Lucca, presso Iacinto Paci nel 1684. (A.A.) a b
96 Educazione dei nobili Alberto Caprara, Insegnamenti del vivere del conte Alberto Caprara a Massimo suo nipote, presso l’erede di Domenico Barbieri, Bologna, 1672, illustrazioni.
97 Educazione dei nobili
98 Educazione dei nobili Sull’autore Luigi Giugularis (Nizza Marittima 1607-Messina 1653), proveniente da famiglia nobile, entrò nel 1622 nella Compagnia di Gesù. Fu presto inviato come docente di retorica e matematica nel Collegio di Mondovì e successivamente in quello di Torino. Nel 1637 fu ordinato sacerdote. Nel 1650 venne chiamato a Nizza dal principe Maurizio di Savoia. Per l’istruzione dell’allievo scrisse un trattato politico pubblicato a Torino nel 1650, La scuola della verità aperta a’ prencipi dal padre Luigi Giuglaris della Compagnia di Gesù con occasione della regia educazione data al serenissimo Carlo Emanuele duca di Savoia… da Madama Cristina sua madre, sull’esempio dello Statista regnante composto da Valeriano Castiglione per Carlo Emanuele I. L’opera riscosse molta fortuna in Europa, venne ristampata sette volte, tradotta in portoghese e in francese. Fra i motivi dell’interesse suscitato vi è senza dubbio la polemica antimachiavellica, sviluppata attraverso un dialogo immaginario fra l’autore e il segretario fiorentino, che riproponeva stilemi e argomenti consueti per gli scrittori gesuiti (ad esempio l’identificazione fra il principe e l’Anticristo). (a.a.) Luigi Giuglaris, La scuola della verità aperta a’ Prencipi. Con occasione della Regia Educazione data al serenissimo Carlo Emanuele II, Duca di Savoia, Prencipe di Piemonte da Madama Reale Christiana di Francia sua madre, Bologna, 1650, frontespizio e (pagina a fronte) indici.