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Dal Fondo Antiquario di INDIRE le suggestioni per una ricerca sul libro di scuola vecchio e nuovo e gli spunti per il prosieguo di una valorizzazione significativa del nostro prezioso patrimonio documentario e culturale. Le autrici in questo volume hanno preso in esame, attraverso un'accurata ricerca archivistica del fondo INDIRE di Firenze, le pubblicazioni per l'educazione scolastica dei secoli XVI-XVIII.

Il volume è a cura di Pamela Giorgi e Alessandra Anichini.

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Published by Indire Ricerca, 2023-06-07 04:30:01

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Dal Fondo Antiquario di INDIRE le suggestioni per una ricerca sul libro di scuola vecchio e nuovo e gli spunti per il prosieguo di una valorizzazione significativa del nostro prezioso patrimonio documentario e culturale. Le autrici in questo volume hanno preso in esame, attraverso un'accurata ricerca archivistica del fondo INDIRE di Firenze, le pubblicazioni per l'educazione scolastica dei secoli XVI-XVIII.

Il volume è a cura di Pamela Giorgi e Alessandra Anichini.

Keywords: scuola,libri di scuola,documentazione,archivio,INDIRE

150 educazione del popolo Giuseppe Antonio Pozzi, Sopra l’educazione del volgo, presso Giuseppe Galeazzi, Milano, 1776, frontespizio. Sull’autore L’abate Pietro Chiari (1712-1715), giovanissimo seguì per qualche tempo il padre, colonnello al servizio di Venezia, ma non tardò ad accorgersi di non avere alcuna predisposizione per la carriera militare e divenne gesuita. Nell’ordine rimase sino al 1747, anno in cui, abbandonata la congregazione, si recò a Venezia ove trovò aiuto presso la potente famiglia Grimani, che gli agevolò l’inserimento nell’ambiente letterario locale. Scrisse circa una sessantina di commedie e numerosi libretti d’opera, oltre ad un’interessante produzione saggistica di argomento filosofico, allora alquanto diffusa, cui dedicò alcune opere, tra cui L’uomo. Lettere filosofiche (1755) e La filosofia per tutti (1756), entrambe in versi martelliani, in cui è da notare il suo impegno di un’opera di divulgazione. In seguito, dal 1761 al 1762, fu direttore della Gazzetta Veneta. Dal 1762 si trasferì a Brescia, sua città natale, ove trascorse gli ultimi anni di vita. (P.G.)


151 educazione del popolo Girolamo Bocalosi, Dell’educazione democratica da darsi al popolo italiano, presso Francesco Pogliani e comp, Milano, 1796, frontespizio. Illuminismo e istruzione del popolo L’ istruzione del popolo e l’allargamento del sapere, secondo una diffusa convinzione di molti illuministi, erano il segno della crescita della libertà degli individui. Del resto Rousseau stesso aveva sollevato la questione dell’autonomia degli individui, che veniva fatta dipendere dal sapere. La ricerca della conoscenza e del sapere da parte delle masse divenne un viatico alla loro emancipazione, in un contesto dove i nemici da battere erano l’ignoranza, la credulità, il fanatismo religioso, il senso dell’immutabilità delle cose e delle condizioni degli uomini. Tutti questi elementi favorivano, infatti, a parere degli illuministi, la conservazione di un dominio che contrastava il cambiamento, il progresso, la perfettibilità degli uomini, i quali possono crescere e affinarsi grazie all’educazione e all’istruzione. Il grande naturalista Georges Louis Leclerc conte di Buffon (1707-1788), parlando della doppia natura dell’uomo, l’una


152 educazione del popolo animale, l’altra spirituale, scriveva: «Il principio spirituale si manifesta […] solo successivamente, e si sviluppa e si perfeziona con l’educazione. È infatti attraverso la comunicazione dei pensieri degli altri che il bambino acquista pensieri propri e diviene un essere pensante e ragionevole: senza questa comunicazione, in base al grado di attività o di inattività del suo senso interno materiale, non sarebbe che stupido o svagato». (P.G.) Sull’autore Scarsa fu presso i posteri la fortuna di Girolamo Bocalosi (1760-1800), sia come autore, sia come uomo politico: e questo spiega in parte la mancanza di notizie precise intorno alla sua vita. Ricordato in primo luogo e soprattutto come pedagogista, nacque a Firenze, ma si formò probabilmente nell’ambiente universitario pisano, ove fu forse compagno di studi di Filippo Buonarroti e Giovanni Ristori. Si notano, infatti, molti punti di affinità fra i tre giacobini toscani: affinità maturate forse nella locale loggia massonica. Dopo il 1784 fu a Verona, allora nella Repubblica di San Marco, e l’anno successivo si trasferì a Venezia, qui pubblicava, con lo pseudonimo piuttosto significativo di Crittantropo, un volume di Saggi filosofici dedicati al patrizio veneto Ascanio Giustinian. Diversi altri saggi vennero pubblicati negli anni che intercorrono fra il 1784 e il 1790 in molti dei quali Bocalosi esprimeva già tutte le sue posizioni antiautoritarie e anticlericali. Dopo lo scoppio della Rivoluzione francese dovette passare dalla opposizione intellettuale alla concreta azione politica, nel 1792 la polizia scoprì a Verona una loggia massonica e nel darne notizia alle autorità veneziane denunciava anche la presenza di un: «fiorentino, avventuriero, residente a Verona da molti anni, insegnante prima in casa del conte Alberto Sacco e poi del conte Giuseppe Della Riva. Uomo di cultura non disprezzabile, ma di mente esaltata, autore fra l’altro di poesia adulatoria, ma pronto a trasformarsi all’occasione propizia in violento libellista». Alla fine del 1793 fu processato e ne fu disposta l’espulsione dalla Repubblica. Dal 1797, dopo l’arrivo dell’armata francese in Italia, visse a Milano, dove gli fu concessa, non senza difficoltà, la cittadinanza cisalpina, e dove probabilmente si trattenne fino all’arrivo degli Austro-Russi (1799). A Milano si dette a ripubblicare con notevoli variazioni e ampliamenti i propri scritti e soprattutto compose quella che rimarrà come la sua opera fondamentale: Dell’educazione democratica da darsi al popolo italiano (1796). Il suo pensiero pedagogico prendeva naturalmente l’avvio dal Rousseau dell’Émile; mentre le sue premesse politiche s’ispirano all’idea di un’Italia unita in repubblica secondo i principi del giacobinismo egualitario. Il trattato, inficiato dall’astrattismo in quanto dà come già scontata la sconfitta della reazione, presenta un completo piano di studi per il giovane, dall’infanzia fino agli studi universitari. La realizzazione di questo piano di studi spetta esclusivamente allo Stato e deve tendere a creare uno spirito unico e l’amore disciplinato di una medesima costituzione. Tutto l’insegnamento deve essere impostato secondo la razionalità più assoluta e secondo fermi principi antiaristocratici e repubblicani. (P.G.)


153 Educazione femminile Trattato degli studj delle donne opera di un accademico Intronato, parte seconda, resso Francesco Pitteri, Venezia, 1740, frontespizio. Scrittura e lettura per le fanciulle Nell’età moderna l’educazione femminile fu meno organizzata, più episodica e più lenta rispetto a quella maschile, sia nell’Europa cattolica, sia in quella protestante. I ragazzi che frequentavano la scuola erano più numerosi delle ragazze, la loro carriera scolastica più duratura e completa< questo si fondava sull’idea di un diverso destino tra uomini e donne: per i primi l’affermazione all’esterno, per


154 Educazione femminile Disgrazie di donna Urania ovvero degli studi femminili, presso Bodoniani, Parma, 1753, p. 1. le seconde una vita familiare e ritirata. Ma già a partire dalla metà del Seicento, proprio negli ambienti aristocratici o della ricca borghesia, si generalizzò la convinzione dell’utilità della scrittura e della lettura anche per le donne, per quanto prevalesse sempre una grande prudenza: l’eccesso di sapere, infatti, avrebbe esposto le donne al rischio di divenire troppo saccenti, presuntuose ed inquiete e dunque potenziale motivo di turbamento della stabilità sociale. (P.G.)


155 Educazione femminile Disgrazie di donna Urania ovvero degli studi femminili, presso Bodoniani, Parma, 1753, indice.


156 Educazione femminile I luoghi della formazione Quali erano i luoghi ove si svolgeva l’educazione femminile? Ruolo centrale era riservato alla famiglia e al modello domestico. L’educazione ai valori cristiani e alle norme sociali di comportamento doveva avvenire prima di tutto in casa. Mentre al padre spettavano le decisioni sul suo destino (matrimonio, monacazione), spettava alla madre impartire una buona formazione. In ambienti sociali alti la ragazza poteva avere un maestro o un precettore, ma prevaleva, rispetto all’accumulo, l’interiorizzazione dei comportamenti piuttosto che dei saperi (contegno, sguardo, etc…). Nelle famiglie più povere, invece, le fanciulle venivano istruite anche alla cura della casa, al senso del risparmio, alla cura dell’orto e all’allevamento di piccoli animali. L’influenza della Riforma ebbe conseguenze anche in questo settore, poiché anche alle bambine si aprì la possibilità di seguire le scuole di dottrina cristiana, dove accanto all’insegnamento religioso si faceva anche opera di prima alfabetizzazione. Con questo scopo sorsero, tra gli altri, le Orsoline e le Visitandine di Francesco di Sales e Jeanne de Chantal. Le scuole di dottrina cristiana, tenute in locali sovente attigui ai conventi, erano rivolte alle ragazze povere e vi si impartiva un’istruzione gratuita ed elementare, incentrata sulla conoscenza del catechismo, ma grazie alle quali potevano giungere ad una prima alfabetizzazione. Il fine era quello di preparare ragazze e spose capaci di vivere in società, colte ma non pedanti, di forti sentimenti religiosi, buone spose e madri, a meno che il soggiorno in convento non aprisse loro la vocazione religiosa. Con l’incremento della richiesta di alfabetizzazione aumentò sia l’offerta religiosa sia la presenza di maestre laiche pagate dalle comunità locali e dalle famiglie. (P.G.)


157 Educazione femminile Francois de Salignac, De l’education del filles, presso Arkstez & Merkus, Amsterdam & Leipzig, 1758, frontespizio. Sull’autore: De l’éducation des filles (1687) di Fracois De Salignac fu una delle opere che influirono maggiormente sulla pratica educativa femminile. Per lui l’interiorizzazione del senso religioso, l’istruzione, il comportamento in società avrebbero dovuto mirare a formare una donna equilibrata, socialmente integrata. La sua proposta educativa si collocava oltre l’atteggiamento misogino di chi non tollerava la presenza femminile se non come mera decorazione da salotto, puntando invece al raggiungimento della presenza nella vita sociale che, pur nel rispetto dei limiti convenuti, sappia ricoprire in modo appropriato il proprio ruolo. (P.G.)


158 Educazione femminile Educazione delle fanciulle, presso stamperia di Carlo Palese, Venezia, 1775, frontespizio. Verità non conosciute ovvero avvertimenti a una madre per dare saggia educazione alle figlie, presso Stamperia di San Tommaso d’Aquino, Bologna, 1782, frontespizio.


159 Educazione femminile Formazione della ‘buona moglie’ L’ educazione femminile, ancor più della maschile, fu segnata dalla priorità di fare della bambina una buona moglie fedele e madre educatrice dei figli, nonché capace di gestire bene la casa. La regola prevedeva, dunque, un’educazione ritirata, incentrata sulla abilità nei lavori muliebri e la subordinazione al vigile controllo materno per poi passare a quello maritale. Compito dell’educatore era quello, dunque, di indirizzare le allieve verso le virtù cristiane, fortificandole e indicando dei precetti di vita basati su una rigida moralità. (P.G.) Istruzioni per le giovani dame che entrano nel mondo e si maritano, presso Francesco Vendramini Mosca, Vicenza, 1782, frontespizio.


ab


161 Educazione femminile Rosa Califronia contessa romana, Breve difesa dei diritti delle donne, presso stamperia Taglioretti al Cordusio in Milano, Assisi, 1794, frontespizio. Istruzione femminile ed età dei Lumi Con l’Illuminismo si accrebbe l’attenzione all’educazione della bambina percepita sempre più come soggetto distinto dal bambino. La letteratura educativa si caratterizzò per una visione pessimistica della natura femminile su cui pesava l’antico pregiudizio teologico e la concezione riduttiva della sua educazione. Rousseau stesso trattò dell’educazione femminile sia ne L’Emile (1762) sia nella Lettera del 1763 al principe di Wutenberg sull’educazione della figlia Sophie. L’approccio di Rousseau, sostanzialmente teso all’integrazione dei due sessi, fu certamente il più moderno per l’epoca, sebbene anche lui si dicesse fermamente contrario ad un eccesso di educazione intellettuale poiché riteneva che gli studi femminili si dovessero mantenere attinenti alla pratica. (P.G.) Istruzioni per le giovani dame che entrano nel mondo e si maritano, presso Francesco Vendramini Mosca, Vicenza, 1782, a. pp. 68-9, b. pp. 80-1.


162 Educazione dei nobili


163 Educazione dei nobili Lettres sur l’education des princes Avec une Lettre de Milton, presso John True-Man, Edimburgo, 1746, frontespizio. Niccolò Gaetano Dell’Aquila D’Aragona, La discliplina del cavalier giovane, presso Gennaro Vincenzo Muzio, Napoli, 1738, frontespizio. William Darrell, Il Gentiluomo istruito, presso Giovanni Manfré, Padova, 1746.


164 Riflessioni sull’educazione Stéphanie Félicité Genlis, Adéle et Théodore, ou lettres sur l’éducation, presso M. Lambert & F.J. Baudouin, Parigi 1783, frontespizio. Sull’autore Adéle et Théodore è un romanzo epistolare e allo stesso tempo un trattato sull’educazione pubblicato nel 1782 da una nota scrittrice francese, la contessa Stéphanie-Félicité de Genlis (1746-1830), che fu autrice prolifica (a suo nome oltre 120 opere) e di grande successo, sia di pubblico sia di critica. La sua forte devozione cattolica e la sua ostilità verso i philosophes (in particolare verso il loro ateismo), fece sì che, nel diciannovesimo secolo, le sue opere cadessero rapidamente fuori moda. Gli studi biografici e le indagini relative al periodo


165 Riflessioni sull’educazione La figliuolanza da’ genitori cristianamente educata, opera del Padre Fulgenzio Maria Riccardi, presso Gian Michele Briolo, Torino, 1779, frontespizio. rivoluzionario non l’hanno mai ignorata del tutto, benché l’interesse per i dettagli più personali ed intimi della sua vita abbiano spesso fatto ombra al rilievo effettivo delle sue pubblicazioni. Si ricorda, in questa sede, l’instancabile campagna per l’istruzione e, in particolare, l’istruzione femminile, che la Genlis condusse nell’ultimo tratto della vita; proprio questa, soprattutto negli ultimi decenni, ha contribuito ad un forte ritorno di interesse per la sua figura. (P.G.)


166 Riflessioni sull’educazione Sul Problema di Molineux Questa storia filosofica racconta la più grande discussione gnoseologica tra Seicento e Settecento. In che cosa consiste il problema di Molyneux? La questione nasce nel 1688, quando l’irlandese William Molyneux, studioso di ottica, pose all’amico Locke il seguente interrogativo: un cieco dalla nascita, al quale si sia insegnato a distinguere mediante il tatto un cubo da una sfera, ove recuperi improvvisamente la vista, sarà in grado di distinguere il cubo dalla sfera, senza far ricorso al tatto? Nel Settecento illuminista, poche polemiche eccitano l’ingegno dei philosophes come questo problema, che diviene un banco di prova della disputa tra empiristi e innatismi. Per i primi, il caso del non vedente operato dimostra come la conoscenza non si fondi mai su principi innati, non derivati dall’esperienza. I giudizi su cui fondiamo il nostro sapere hanno un’origine esclusivamente empirica. Per i secondi, al contrario, un sapere vero e indubitabile non può che fondarsi su principi a priori. (P.G.)


167 Riflessioni sull’educazione Cristofano Sarti, L’ottica della natura e dell’educazione indirizzata a risolvere il famoso problema di Molineux, presso Francesco Bonsignori, Lucca, 1742, frontespizio. Sull’autore John Locke (1634-1704). Secondo John Locke il processo per l’acquisizione della conoscenza parte dall’esperienza diretta, che può essere interna o esterna al soggetto e che prosegue poi, tramite associazioni e astrazioni fino a giungere al raggiungimento di idee complesse o principi generali. Tale visione dell’apprendimento si pone in netto contrasto con la pedagogia umanistica molto più dogmatica, e contemporaneamente si avvicina a una visione dell’apprendere psicologicamente fondata. A livello metodologico egli si raccomandava dunque di utilizzare l’intelletto partendo dal semplice per arrivare gradatamente al complesso, ponendo attenzione alle conferme empiriche e a una considerazione critica dei rapporti che emergono tra le idee sotto esame. Pertanto, il compito dell’educazione intellettuale per Locke è quello di evitare gli estremi della cultura enciclopedica o un’eccessiva specializzazione, mirando invece a far acquisire all’alunno la capacità di gestire il proprio apprendere attraverso l’uso critico della ragione, che per l’autore si traduceva nel riconoscimento della complessità di un problema, nel mettere in discussione le proprie opinioni confrontandole con quelle degli altri, nella disponibilità alla ricerca della verità senza darla per scontata come possesso della mente e quindi solo da riscoprire. Il compito dell’educazione non era più, per Locke, quello di trasmettere con esattezza i contenuti di una determinata materia o disciplina, ma quanto quello di favorire l’apertura della mente e sviluppare la libertà del pensiero. (P.G.)


168 Riflessioni sull’educazione John Locke, Arte dell’educare i fanciulli, presso Dionigi Ramanzini Libraio, Verona, 1736, frontespizio.


169 Gian Giacomo Rousseau, Riflessioni sull’educazione L’allievo della natura, parte prima, Leida, 1770, frontespizio.


170 Riflessioni sull’educazione Sull’autore Jean Jacques Rousseau (1712-1778). La sua è una figura centrale nella storia della pedagogia. Per la società nuova che Rousseau ipotizza è necessaria una nuova umanità, una generazione di cittadini consapevoli e buoni, di cui idealmente Émile è il primo rappresentante. Il suo Émile (1762) può essere letto come un ‘programma minimo’, cioè come un tentativo di riforma morale e civile sulla piccola scala dell’individuo, che viene intrapreso perché si riconosce l’impossibilità pratica di attuare una simile riforma sulla grande scala dello Stato. Rousseau mette al centro del suo discorso il bambino ed elabora una nuova immagine dell’infanzia, vista come vicina all’uomo di natura, buono e animato dalla pietà, socievole ma anche autonomo, ed articolata in tappe evolutive tra loro assai diverse per capacità cognitive e atteggiamenti morali. Politica e pedagogia sono strettamente unite in Rousseau, poiché l’una è il presupposto e il completamento dell’altra e insieme rendono possibile la riforma integrale dell’uomo e della società, riconducendola verso il recupero della condizione naturale, cioè per vie totalmente artificiali e non ingenue, attivate attraverso un radicale sforzo razionale. Uno dei suoi meriti principali è quello di cogliere l’aspetto puerocentrico dell’educazione e di comprendere come l’educatore debba porsi al servizio della spontaneità naturale del fanciullo anziché intervenire sulla natura, piegandola ai propri desideri. Deve, insomma, assumere egli stesso il modo di accostare la realtà che è propria del bambino, anziché costringerlo ad interessarsi a ciò che è fuori dai suoi bisogni concreti. Per le accuse che rivolse alla società con la sua opera Émile subì la condanna delle autorità sia religiose sia civili. Rousseau immagina, infatti, di allevare Emilio in campagna lontano dalle influenze di coetanei ed adulti, al fine di conservarne l’integrità. Partendo dal presupposto che l’uomo è portato per sua natura ad imitare, si preoccupava di offrire al suo discepolo modelli esclusivamente positivi. Lontano dai suoi simili sarebbe stato più facile per l’educatore orientare positivamente. L’esigenza prioritaria era quella di fare di Emilio un uomo, prima che un magistrato, un soldato o un prete, cioè prima di offrirgli qualsiasi insegnamento professionale o sociale. Nell’Émile, inoltre, Rousseau si dichiara anche convinto dell’inadeguatezza di ogni precetto morale, poiché reputa necessario convincere nella pratica il suo discepolo dell’utilità di comportarsi correttamente facendo leva unicamente sul desiderio di distinguersi e di meritarsi il rispetto dei suoi simili come mezzo per indurlo ad agire bene. (P.G.)


171 John Locke, Guida dell’intelletto Riflessioni sull’educazione nella ricerca della verità, presso Gaetano Motta, Milano, 1776, frontespizio.


172 Riflessioni sull’educazione Riballier, De L’Education physique et morale des enfantes des deux sexes, presso Nyon l’aîné Librarie, Parigi, 1785, frontespizio. Educazione dei due sessi Sebbene alcuni filosofi illuministi avessero posizioni a favore dell’uguaglianza fra i sessi, anche il Settecento vide in prevalenza quale soggetto da formare l’individuo maschio, mentre la bambina così come l’adolescente donna erano cresciute come ombre anche nelle teorie dei grandi pensatori. Rousseau, ad esempio, nell’Émile, esponendo la storia d’amore tra Emile e Sophie, descrive quest’ultima secondo i tradizionali dati della biologia e della fisiologia classiche, a giustificazione della limitatezza come tratto peculiare della natura femminile: «Da questa differenza individuabile nel campo dei rapporti morali tra l’uno e l’altro [sesso] … L’uno [quello maschile] deve essere attivo e forte, l’altro [quello femminile] passivo e debole … E in effetti quasi tutte le bambine imparano con ripugnanza a leggere e a scrivere» (Émile, Laterza, Roma-Bari 2003, pp. 212-5). Insomma, ancora nel Settecento, il protagonista assoluto dei percorsi formativi restò comunque il sesso maschile, ciò anche nei casi in cui si prendeva in considerazione la diversità: i soggetti che la detenevano erano considerati come destinatari di un’educazione ‘speciale’e ‘a parte’ rispetto ai curricola dell’individuo ‘normale’, ovvero il maschio. (P.G.)


173 Editoria Diritto d’autore Le prime forme di tutela del diritto d’autore sono privilegi a carattere monopolistico concessi da un’autorità pubblica (ad esempio lo stesso sovrano), per un certo periodo di tempo e relativi ad un determinato spazio fisico. La nascita di queste concessioni esclusive non riguarda tanto l’autore dell’opera, quanto chi si impegna nella produzione fisica dell’oggetto libro e alla sua diffusione presso il pubblico. In questo senso, offrire tutela significa soprattutto proteggere l’impegno economico di editori e stampatori, impegnati a concentrare su un certo territorio la loro impresa commerciale e la tecnica. La tutela serve anche a favorire il mantenimento del patrimonio culturale, nonché ad esercitare il controllo censorio sul medesimo. Con il passare del tempo, il privilegio evolve verso la tutela dell’artista, vero autore di un’opera. Il primo diritto di proprietà letteraria per un libro viene concessa all’umanista Marcantonio Sbellico, nel 1436 per una storia di Venezia. Se l’idea della proprietà letteraria nasce in questi anni, solo nel XVIII secolo troverà la sua definitiva sistemazione. L’autore come proprietario della sua opera viene legalmente riconosciuto per la prima volta in Inghilterra nel 1710, in Francia nel 1793, in Prussia nel 1794. Nel 1764 Diderot pubblica a Parigi la Lettre sur le commerce de la librairie in cui riconosce il diritto soggettivo dell’autore sulla propria creazione. Nel frattempo Condorcet esprime convinzioni diverse nei suoi Fragments sur la liberté de la presse, sostenendo la libera circolazione delle idee e immaginando sistemi di pubblicazione basati su sottoscrizioni, orientati alla produzione di testi che sono concepiti come opere collettive e continuamente integrabili. (A.A.)


175 Appendice Sistemi scolastici nei secoli XVI-XVIII a cura di Pamela Giorgi Secoli XVI-XVII Questo arco temporale è centrale in Europa per il mutamento del modo di concepire l’educazione, la funzione dell’istruzione e l’organizzazione didattica. Già il Medioevo aveva visto il sorgere delle Università (Bologna, Parigi, Padova) e l’aumento delle scuole per soddisfare il bisogno di istruzione del ceto mercantile emergente. Le esigenze educative dei figli dei mercanti, che avevano il potere economico e in parte quello politico nelle città italiane cresciute nel numero degli abitanti, nello spazio e nelle aspirazioni, erano diverse da quelle dei castellani feudali. La borghesia cittadina, infatti, aveva dato avvio ad una riflessione sulla vita in aperta competizione con le gerarchie ecclesiastiche e questa nuova tendenza aveva fatto avvertire l’insufficienza e l’invecchiamento delle antiche strutture scolastiche. Anche in Italia, come in altre regioni d’Europa il controllo dei processi educativi cominciò allora, con una certa gradualità, a trasferirsi dal completo controllo dei clerici a quello dei laici. Tuttavia le tecniche dell’insegnamento rimasero le stesse fino al termine del Medioevo. A partire dal sec. XVI, oltre alle trasformazioni economico-sociali, avviatesi già nel secondo Medioevo, di cui abbiam fatto cenno, un altro elemento concorse a mutare il quadro dell’insegnamento: il compimento dei processi politici unitari delle grandi monarchie di Francia, Spagna, Inghilterra e Impero Asburgico. Qui lo sviluppo di amministrazione pubblica e burocrazia, indispensabili al


176 a cura di Pamela Giorgi funzionamento statuale, resero necessario il rafforzare la cultura scritta poiché si necessitava crescentemente di personale dotato di adeguata preparazione. Si ebbe perciò un conseguente aumento dei luoghi d’istruzione e una loro maggiore diffusione capillare sul territorio. Occorre tener presente, tuttavia, che l’effettiva possibilità di frequentare una scuola fu ancora a lungo privilegio di pochissimi. Ne restavano esclusi i contadini, che erano la maggioranza della popolazione, e ne godevano solo parzialmente gli artigiani, sebbene le corporazioni dei mestieri non avessero trascurato mai l’educazione (limitatamente agli insegnamenti legati all’attività artigianale) fuori però dalle istituzioni scolastiche, oltre i palazzi dei principi e dei signori, cioè in connessione col mondo del lavoro. Quanto alla formazione dei tecnici, furono centrali le scuole d’abaco, che, così come nel periodo medievale, anche in quello rinascimentale operarono attivamente. Esse venivano incontro alla necessità di istruirsi e di addestrarsi, degli artigiani e dei mercanti e di altre categorie professionali. L’insegnamento era basato sulla matematica, spiegata con metodi applicativi; l’allievo, o meglio dire l’apprendista, infatti, imparava tramite i metodi dell’osservazione e dell’esercitazione su problemi del mestiere che stava imparando. In queste scuole i manuali scritti, redatti in lingua volgare, erano pochi. Una nuova classe si collocava fra aristocrazia laica ed ecclesiastica: la classe operativa, che si era data progressivamente all’agricoltura, ai commerci, alle industrie. Sul costume di queste classi mercantili si modellò la società italiana e sivenne anche elaborando uno schema di educazione superiore. Dalle loro scuole private, precettoriali, si diffusero esempi, libri, norme trasmesse più tardi ai collegi laici ed ecclesiastici per i figli della classe dirigente. Alla base di questo rinnovamento sociale si trova una diversa valutazione dell’attività umana: al pensare si affianca con la medesima dignità anche il fare economico-produttivo. Un esempio di questo mutamento è l’iter pedagogico che il giovane dovrà perseguire, tratteggiato dal fiorentino Matteo Palmieri (1406-1475): nell’opera Della vita civile si trova


177 Sistemi scolastici nei secoli XVI-XVIII strutturato il suo concetto di educazione, per cui la naturale condizione umana è comunitaria e il rapporto intercorrente tra virtù individuale e sociale si instaura proprio grazie alla dinamica educativa, che si avvale di due fattori sostanziali, cioè l’unità delle discipline studiate e le suggestioni ambientali. Il concetto di “cittadinanza” diventa centrale nelle riflessioni educative del secolo XVI: non si trattava più di formare solo i signori e i loro figli, quanto gli uomini appartenenti ai ceti emergenti, capaci di governare e di partecipare alla vita civile. La consuetudine con i classici vi contribuì sviluppando un sistema dell’istruzione teso a sviluppare la morale in rapporto con i grandi modelli. Già Leon Battista Alberti (1404-1472), ad esempio, aveva affermato che la sola letteratura non avesse valore se non è capace di dare un contributo al benessere comune. Alla fine del Quattrocento risaliva un primo intervento dei religiosi nel settore dell’istruzione dei laici, con l’istituzione delle scuole di dottrina cristiana, che funzionavano solo la domenica e gli altri giorni festivi, il cui scopo principale era l’insegnamento del catechismo ai ragazzi del popolo: poiché insieme al catechismo vi si insegnava anche a leggere e scrivere, esse dettero un contributo all’innalzamento dell’alfabetismo. Fu poi la Riforma Cattolica a determinare l’incremento delle scuole ecclesiastiche per i laici istituite, prima dai Gesuiti poi da altri ordini religiosi. L’educazione umanistica, ispirata alla riscoperta della classicità, fondata sull’apprendimento del latino e del greco,  ebbe tanta fortuna da costituire per secoli lo strumento formativo per eccellenza dei ceti dirigenti, di cui i collegi – retti dagli ordini religiosi nel mondo cattolico e dalle comunità protestanti nei Paesi riformati – furono il luogo principe per la formazione e l’educazione delle élite laiche lungo tutta l’età moderna. La loro nascita fu contemporanea a quella dei seminari (la scuola per il clero, nata durante la Riforma) e le due tipologie di scuola si influenzarono reciprocamente: tanto che i collegi vennero definiti seminaria nobilium, conoscendo una diffusione straordinaria soprattutto ad opera della


178 a cura di Pamela Giorgi Compagnia di Gesù, l’ordine che legò strettamente la sua attività apostolica all’insegnamento. Questa ‘rivoluzione educativa’ è riscontrabile sia nei metodi didattici sia nei libri per la scuola, che conobbero per la prima volta una specializzazione graduale. Si predisposero quindi libri destinati alla scuola in modo esplicito ed ispirati a criteri didattici veri e propri: ai manuali degli umanisti si affiancarono ben presto i testi redatti dagli insegnanti degli ordini religiosi al fine di offrire gli strumenti didattici per gli istituti dei loro ordini. Particolarmente prolifici furono i Gesuiti, i cui manuali furono in uso per secoli nei collegi gesuitici, così come molti testi furono scritti sia dai Barnabiti sia dagli Scolopi. Ciò tuttavia non determinò la scomparse di quei testi usati tradizionalmente per l’insegnamento, come i catechismi o la raccolta di massime. La sensibilità filologica del tempo, inoltre, aveva reso d’obbligo l’apprendimento delle lingue classiche attraverso le fonti: videro così la luce edizioni integrali di opere latine e greche, a partire dal secolo XVII, poi, si cominciò persino a studiare la geometria sugli scritti originali di Euclide. Come già detto, il secolo XVIII vide il proliferare dei collegi gesuitici: in Italia, se ne contavano ben 111. All’inizio vi si insegnava anche a leggere e scrivere, ma abbastanza rapidamente si trasformarono in istituzioni rivolte a ragazzi dei ceti medi e soprattutto superiori (molti collegi erano riservati ai nobili) già alfabetizzati e con conoscenze elementari di latino, ai quali si forniva un’istruzione di alto livello. Gli studenti erano divisi in cinque classi successive: tre di grammatica, una di umanesimo e una di retorica. La permanenza in ciascuna classe dipendeva dai risultati conseguiti, ma in media era di un anno, tranne la classe di umanesimo, nella quale si rimaneva in media due anni. I ragazzi iniziavano la scuola a 10-11 anni e la terminavano in media a 16-17 anni. I programmi, uguali in tutti i collegi, riprendevano sostanzialmente quelli delle scuole umanistiche rinascimentali. Le principali innovazioni consistettero nell’inserimento di un insegnamento religioso e nello studio regolare del greco. Le lezioni si svolgevano in latino e non vi era posto per il programma svolto, tradizionalmente in volgare, nelle scuole


179 Sistemi scolastici nei secoli XVI-XVIII d’abaco. Dopo la conclusione degli studi in un normale collegio gli studenti interessati (in genere membri del clero) potevano continuare gli studi in alcune istituzioni superiori che offrivano corsi di logica, filosofia, teologia ed ebraico. Altri ordini religiosi si occuparono invece dell’istruzione in volgare dei ragazzi dei ceti popolari. Particolarmente importanti furono le Scuole pie fondate da Giuseppe Calasanzio (1557-1648), nelle quali, dopo avere imparato a leggere e scrivere e l’abaco (ossia l’aritmetica), gli allievi potevano iniziare a lavorare o proseguire negli studi seguendo un programma di latino. Col tempo gli Scolopi (come fu detto l’ordine fondato da Calasanzio) aggiunsero nelle loro scuole insegnamenti più avanzati, ma non rinunciarono mai all’insegnamento elementare e a quello dell’abaco. Il secolo XVII mise dunque, grazie anche al contributo degli ordini religiosi, un’offerta di istruzione notevolmente accresciuta e i religiosi con un ruolo predominante nella scuola italiana, che rimase incontrastato almeno fino alla seconda metà del Settecento. Già allora, tuttavia, il modello educativo elaborato nell’umanesimo e nell’età delle riforme religiose cominciò ad essere messo in discussione all’interno di ristrette cerchie intellettuali e di piccole porzioni della società, che si interrogarono sugli scopi dell’istruzione collegiale e sull’efficacia delle metodologie applicate. Fu una riflessione che non determinò il tracollo immediato di questo sistema scolastico, ma che lo sottopose ad una revisione graduale. Il passare del tempo aveva reso, infatti, la prevalente opzione collegiale inadeguata ai mutamenti sociali ed economici.  La critica era relativa sia ai contenuti sia alle finalità dell’istruzione ivi impartita, sia, infine, alla lunghezza di quel percorso di studi (che impegnava i giovani per quattro anni prevedendo poi anche il completamento con lo studio universitario). Soprattutto le famiglie dedite ad attività mercantili erano critiche verso un’istruzione esclusivamente umanistica e classicheggiante e dunque poco adatta ai commerci. Significativo è proprio il caso delle attività tipografiche che pur necessitando di persone ben alfabetizzate, con conoscenze linguistiche e culturali, non richiedevano la complessità della summa dei programmi collegiali.


180 a cura di Pamela Giorgi Nacquero nuovi tipi di scuola: da quelle rivolte esclusivamente alla grande nobiltà (Accademie reali o scuole per i paggi) a quelle delle corporazioni di mestiere, alle scuole militari, ai petits collèges. Si svilupparono anche piani di studio innovativi mirati alla formazione del principe; si ricordano quelli di Bossuet Jaques Bénigne (1627-1704) e François Fénelon (1651-1715). In questa nuova prospettiva van lette alcune proposte di riorganizzazione degli studi: Claude Fleury (1640-1723), precettore dei nipoti di Luigi XIV, compose il celebre Traité du choix et de la méthode des études (1686) in cui giudicava improrogabile una riforma che fornisse alla nascente borghesia imprenditoriale i giusti strumenti per le proprie attività d’affari. John Locke (1632-1704) condivise le critiche al sistema scolastico del tempo e la sua più importante opera pedagogica, Pensieri sull’educazione (1693), fu uno dei punti di riferimento anche per il secolo successivo. Una dell’esigenze principali individuate da Locke era quella di educare un cittadino e non un suddito,   capace di capire il significato di un patto stretto con i suoi simili ed attuare un controllo critico del potere da parte dei suoi rappresentanti. Inoltre, egli negò il principio della conoscenza innata, a cui preferiva il primato dell’esperienza che fornisca un contatto diretto con le cose: educare ad abitudini intellettuali antidogmatiche significa educare bene l’uomo. Il nuovo metodo scolastico avrebbe perciò dovuto essere basato sull’apprendimento veicolato dall’osservazione e dall’esperienza più che dalla memorizzazione. All’educazione demandò di formare gli individui entro schemi religiosi e sociali meno rigidamente precostituiti di quelli dei secoli precedenti: essa veniva orientata al controllo di se con il quale l’uomo poteva diventare un essere morale in grado di giudicare in modo ragionevole e di partecipare alla vicenda sociale. Il programma scolastico di Locke auspicava: il ridimensionamento del tradizionale primato delle lingue classiche; in favore dell’insegnamento dell’inglese e del francese, la buona conoscenza della geografia e delle discipline matematiche e fisiche; la formazione etica fondata non solo nei testi sacri ma anche sui classici dell’antichità come


181 Sistemi scolastici nei secoli XVI-XVIII Cicerone; infine, le attività pratiche come il giardinaggio, il lavoro nei boschi, la scherma, la danza e l’equitazione. Si trattava, in sintesi, di una modernizzazione del modello collegiale umanistico dell’uomo colto: non più imperniato di classici, ma virtuoso ed in grado si agire con competenza sul piano delle attività economiche e politiche. Le sue idee avrebbero influenzato gran parte dei riformatori settecenteschi, tra cui Jean-Jacques Rousseau (1712- 1778) in Francia e Gaetano Filangeri (1752-1788) in Italia. Secolo XVIII Dettato dalla volontà di sostituire il progetto educativo dei collegi, si rafforzò, nel secolo XVIII, il progetto di aggiornare i metodi ed i programmi di studio. Seppure avversata dalla Chiesa, si affermò una nuova idea delle facoltà cognitive dell’essere umano: non più concepite come innate, ma fondate nelle esperienze. Anche la medicina infantile suffragava questa impostazione: ridefiniva, infatti, le caratteristiche e la natura del bambino, mentre in campo filosofico la psicologia insegnava a considerarlo come una tabula rasa, dotato però di sensi e di ragione per conoscere il mondo. Questa concezione aprì nuove prospettive all’educazione. L’infanzia iniziò ad esser considerata come la fase in cui si deve acquisire sicurezza nelle proprie capacità e risorse, oltre che come fase della vita in cui si compiono le prime fondamentali esperienze. Non più età imperfetta, ma una fase naturale della vita, imprescindibile per la formazione dell’uomo completo e dunque da tutelarsi. Nel XVIII secolo i regnanti italiani si fecero latori di un nuovo concetto di Stato laico ed autonomo, sganciato dal controllo ecclesiastico. Occorre a tal proposito ricordare come, in tal senso, l’abolizione della Compagnia di Gesù nel 1773 diede un contributo decisivo. I problemi a cui si doveva far fronte erano enormi: le condizioni del popolo, la mancanza dei maestri, gli scarsi investimenti statali e l’assenza quasi totale della didattica, unite ad una coscienza ancora poco chiara della funzione civica dell’istruzione,


182 a cura di Pamela Giorgi vanificarono, almeno in parte, i numerosi tentativi dei sovrani illuminati. Si fece largo prima timidamente poi con sempre maggiore forza, un’etica laica o meglio secolarizzata: compito dell’educazione morale non era tanto quella di insegnare i doveri nei confronti di Dio e della comunità dei cristiani, ma nei confronti dei propri concittadini e dello stato, al fine di garantire la ‘pubblica felicità’. Il dibattito sulla laicità aprì anche il tema della funzione della religione nella vita scolastica. Dalla seconda metà del secolo, si accrebbe l’attenzione all’organizzazione della scuola pubblica, anche a livello popolare, specie con i progetti di riforma illuministici. Oltre ai tentativi di riforma dell’istruzione superiore, venne impostata una politica scolastica aperta al popolo, nella quale, in Italia, si distinse per prima la Lombardia di Maria Teresa, seguita dagli altri Stati. Fu a partire dalla Rivoluzione francese e poi con il nuovo assetto dell’Europa dopo il periodo napoleonico, che il ruolo statale nel settore della pubblica istruzione si accentuò anche ai fini del governo della società, mutandonotevolmente l’approccio statuale all’istruzione pubblica. L’educazione fu connessa al concetto di formazione sociale, di cui doveva interessarsi primariamente lo Stato, in vista della costruzione del cittadino e del suo ruolo attivo. In questo periodo nacque la diversificazione delle funzioni della scuola elementare da quelle della scuola media, al cui interno si accentuò la separazione tra gli indirizzi professionali e quelli umanistici-letterari (licei) e si fecero più diffusi i tentativi di operare correttivi didattici per rendere più vivibili e interessanti gli studi e la scuola.


183 Elenco dei volumi pubblicati a cura di Alessandra Anichini Secolo XVI Pietro Borghi, Libro de abacho, presso Bernardino de Bindoni, Venezia, 1540. Ludovico Dolce, Dialogo della Insitution delle donne, presso Gabriel Giolito de Ferrari, Venezia, 1547. Francesco Galigai, Pratica d’Arithmetica, presso i Giunti, Firenze, 1552. Orazio Toscanella, I modi più comuni con che ha scritto Cicerone le sue epistole, presso Bolognino Zaltieri, Venezia, 1558. Pietro Cattaneo, Le pratiche delle due prime matematiche. Libro d’abaco geometria con il pratico e vero modo di misurar la terra, non più mostro da altri, presso Giovanni Griffio, Venezia, 1559. Aldo Manuzio, Eleganze insieme con la copia della lingua Toscana e Latina, presso Aldo Manuzio, Venezia, 1559. Aldo Manunzio, Orthographie ratio ab Aldo Manuntio, Venezia, 1566. Orazio Toscanella, Precetti necessari ovvero miscellane sopra diverse cose pertinenti alla Grammatica, Retorica, Topica, Loica, Poetica, Historia & altre facoltà, presso Lodovico Avanzo, Venezia, 1567. Girolamo Mercuriale, L’arte della ginnastica, presso Iuntas, Venezia, 1569. Ludovico Dolce, Del modo di accrescere e conservar la memoria, presso gli Eredi di Marchiò Sessa, Venezia, 1570. Emanuele Alvari, De Institutione Grammatica, presso gli Eredi di Melchiorre Seffe, Venezia, 1581. Vincenzo Ferrini da Castelnuovo di Garfagnana, Primo Alfabeto esemplare, presso Erasmo Viotti, Parma, 1586. Juan Huarte, Esame de gl’ingegni de gl’huomini per apprender le scienze, presso Aldo Manunzio, Venezia, 1586. Antonio Possevino, Coltura de gl’ingegni, presso Giorgio Greco, Vicenza, 1598. Secolo XVII Filippo Gesualdo, Plutosofia, presso Perin libraro, Vicenza, 1600. Della educazione civile. Secondo la commune opinione de Filosofi, presso Comino Ventura, Bergamo, 1609. Eleganze Insieme con la copia della lingua toscana e latina scielte da Aldo Manutio, presso Altobello Salicato, Venezia, 1609. Giacomo Pergamini da Fossombrone, Il memoriale della lingua


184 a cura di alessandra anichini italiana, presso Giovan Battista Ciotti, Venezia, 1617. Ruini Carlo, Del cavallo infermità et suoi rimedii, presso Fioravante Prati, Venezia, 1618. Il principe infante ovvero dell’educatione del principe, presso Matthias Perlin, Francoforte, 1619. Gasparis Scioppi Conte di Chiaravalle, Consultationes De scholarum & Studiorum ratione, presso Paulum Frambottum, Padova, 1636. Flevry Claude, Traite du Choix et de la Methode Des Etudes, presso Pierre Emery e Charles Clousier, Parigi, 1637. Johann Amos Comenius, Nathanaël Duëz, Ianua Aurea reserata quatuor lingua rum (latinam, germanicam, gallicam & italicam), presso Sumptibus Ioannis de Tournes Reip. & Academiae Tipographi, Ginevra, 1643. Luigi Giuglaris, La scuola della verità aperta a’ Prencipi. Con occasione della Regia Educatione data al serenissimo Carlo Emanuele II, Duca di Savoia, Prencipe di Piemonte da Madama Reale Christiana di Francia sua madre, Bologna, 1650. Orazio Lombardelli, Gli aforismi scolastici, presso Salvestro Marchetti, Siena, 1653. Francesco Feliciano Veronese, Libro di aritmetica e geometria Speculativa e practicale, presso Giovanni Giacomo Herz, Venezia, 1659. Giuseppe Maria Figatelli, Ristretto aritmetico, presso Andrea Cassiani stampator ducale, Modena, 1664. Gérard Pelletier e Buon Bourbon, Reginae eloquentiae palatium sive exercitationes oratoriae, presso S. Bénard, 1664. Onofrio Orobuoni da Piacenza, Osservazioni sopra la lingua volgare, Stampa Ducale di Giovanni Balzachi, Piacenza, 1667. Cristoforo Clavio Bambergense, Aritmetica prattica, presso Stefano Curti, Venezia, 1686. Alberto Caprara, Insegnamenti del vivere del conte Alberto Caprara a Massimo suo nipote, presso l’erede di Domenico Barbieri, Bologna, 1672. Guglielmo Mechonius, Hermathene, Hoc est Mercurii ac Palladis Simulacrum, De Recta Institutione Juventutis Scholastica, presso Joannis Gorlini, Francoforte, 1673. Secolo XVIII Daniello Bartoli, Dell’ortografia italiana trattato del P.D.B, presso Lorenzo Basegio, Venezia, 1709. Alessandro Maria di S. Matteo Romano, Documenti arimmetici, presso stamperia di S. Michele a Ripa Grande, Roma, 1724. John Locke, Arte dell’educare i fanciulli, presso Dionigi Ramanzini Libraio, Verona, 1736. Niccolò Gaetano Dell’Aquila D’Aragona, La discliplina del cavalier giovane, presso Gennaro Vincenzo Muzio, Napoli, 1738. Trattato degli studi delle donne opera di un accademico Intronato, parte seconda, resso Francesco Pitteri, Venezia, 1740. Cristofano Sarti, L’ottica della natura e dell’educazione indirizzata a risolvere il famoso problema di Molineux, presso Francesco Bonsignori, Lucca, 1742. Salvadore Corticelli, Regole ed osservazioni della lingua toscana ridotte a metodo, presso stamperie Remondine, Bassano, 1746. William Darrell, Il Gentiluomo istruito, presso Giovanni Manfré, Padova, 1746. Sébastien Le Clere, Pratica di Geometria in carta e campo. Per istruzione della nobile Gioventù, nella Stamperia del Bernabò e Lazzarini, Roma, 1746. Lettres sur l’education des princes avec une lettre de Milton, presso John True Man, Edimburgo, 1746. Il giovane civile ovvero precetti di civiltà praticati in Francia Ricordati dal Galateo e da altri autori, presso Bartolomeo Borghi, Bologna, 1752. Maestro Giulio Acceta, Gli elementi di Euclide a migliore e più chiara maniera ridotti, presso Stamperia reale, Torino, 1753. Disgrazie di donna Urania ovvero degli studi femminili, presso Bodoniani, Parma, 1753. Pietro Chiari, La filosofia per tutti, presso Angelo Pasinelli, Venezia, 1756. Lo stato presente di tutti i paesi e popoli del mondo, volume ventesimo parte prima, presso Gian Battista Albrizzi, Venezia 1753. Francois de Salignac, De l’education del filles, presso Arkstez & Merkus, Amsterdam & Leipzig, 1758.


185 Elenco dei volumi pubblicati Dizionario storico portatile, presso Remondini, Venezia, 1759. Gian Giacomo Rousseau, L’allievo della natura, parte prima, Leida, 1770. Educazione delle fanciulle, presso stamperia di Carlo Palese, Venezia, 1775. Alessandro Zorzi, Del modo di insegnare ai fanciulli le due lingue italiana e latina, per Giuseppe Rinaldi, Ferrara, 1775. John Locke, Guida dell’intelletto nella ricerca della verità, presso Gaetano Motta, Milano, 1776. Giuseppe Antonio Pozzi, Sopra l’educazione del volgo, presso Giuseppe Galeazzi, Milano, 1776. La figliolanza da genitori cristianamente educata, opera del Padre Fulgenzio Maria Riccardi, presso Gian Michele Briolo, Torino, 1779. Amato Accursi Parmigiano, Il donato al senno cioè volgarizzato secondo le regole della lingua toscana. A beneficio de’ Fanciulli principianti in Grammatica, presso Michele Conti, Faenza, 1780. Il giovane istruito nell’arimmetica pratica ed in tutto ciò che le è relativo, presso Francesco Allegrini e comp., Firenze, 1780. Istruzioni per le giovani dame che entrano nel mondo e si maritano, presso Francesco Vendramini Mosca, Vicenza, 1782. Verità non conosciute ovvero avvertimenti a una madre per dare saggia educazione alle figlie, presso Stamperia di San Tommaso d’Aquino, Bologna, 1782. Stéphanie Félicité Genlis, Adéle et Théodore ou lettres sur l’èducation, presso M. Lambert & F.J. Baudouin, Parigi, 1783. Riballier, De L’Education physique et morale des enfantes des deux sexes, presso Nyon l’aîné Librarie, Parigi, 1785. Saverio Bettinelli, Risorgimento d’Italia, presso Remondini, Venezia, 1786. Dizionario delle favole per uso delle scuole d’Italia, presso Leonardo Bassaglia, Venezia 1787. Nicolai de Martino, Elementa geometriae planae seu elementorum euclidis, presso Lucas Valerio, Napoli, 1787. Geometria Tavole, XVIII sec. Enimmi da indovinare pubblica per diletto della gioventù, presso Stamperie Graziosi a Sant’Apollinare, Venezia, 1788. Carlo Rollin, Della maniera d’insegnare e di studiare le belle lettere, Presso Giuseppe Orlandelli, Venezia, 1792. Giovanni Andres, Dell’origine e delle vicende dell’arte di insegnare a parlare ai sordi muti, presso d’Ignazio Alberti, Vienna, 1793. Etienne Bonnot abate di Condillac, Corso di studi utilissimo alla civile gioventù. Tomo I contenente la Grammatica, presso Andrea Santini e Francesco Milli, Venezia, 1794. Rosa Califronia contessa romana, Breve difesa dei diritti delle donne, presso stamperia Taglioretti al Cordusio in Milano, Assisi, 1794. Niccolò de la Croix, Geografia sacra ossia descrizion de’ paesi e de’ luoghi De’ quali si parla nelle Sante Scritture, in Claude Buffick, Geografia Universale, presso Giacomo Storti, Venezia, 1795. Girolamo Bocalosi, Dell’educazione democratica da darsi al popolo italiano, presso Francesco Pogliani e comp, Milano, 1796. Libretto di Abbaco. Per facilissima istruzione de’ fanciulli, presso Damaso Petretti, Roma, 1796.


187 Bibliografia Barbier Frédéric, Storia del libro. Dall’antichità al XX secolo, Edizioni Dedalo, Bari 2004. Chiosso Giorgio, Educazione, pedagogia e scuola dall’Umanesimo al Romanticismo, Mondadori, Milano 2012. Chiosso Giorgio, L’educazione nell’Europa moderna. Teorie e istituzioni dall’umanesimo al primo Ottocento, Mondadori, Milano 2007. Febvre Lucien e Martin HenriJean, La nascita del libro, Laterza, Roma Bari 2005. Gozzer Giovanni (a cura di), Guida D. Annuario della scuola e della cultura, Capriotti Editore, Firenze-Roma 1951. Martin Henri, Jean e Vezin Jean (a cura di), Mise en page et mise en texte du livre manuscript, Cercle de la Librairie, Promodis, 1990. Petrini Enzo (a cura di), Venticinque secoli di storia dell’educazione in Italia, Centro Didattico Nazionale, Firenze 1970. Petrucci Armando, Prima lezione di paleografia, Laterza, RomaBari 2002. Sani Roberto, Educazione e istituzioni scolastiche nell’Italia moderna (secc. XV-XIX). Testi e documenti, Educatt Università Cattolica, Milano 1999. Tuzzi Hans, Libro antico libro moderno. Per una storia comparata, Sylvestre Bonnard, Milano 2006.


Stampato a Firenze nel dicembre 2013 * * *


100 immagini di libri di scuola Il Fondo Antiquario del Museo Nazionale della Scuola di Firenze (secoli XVI-XVIII ) INDIRE Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa Dal Fondo Antiquario di INDIRE le suggestioni per una ricerca sul libro di scuola vecchio e nuovo e gli spunti per il prosieguo di una valorizzazione significativa del nostro prezioso patrimonio documentario e librario. ISBN 978-88-7814-595-5 100 immagini di libri di scuola INDIRE


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