151 Ritratto di Bob Noorda negli anni Sessanta © Bob Noorda Design
152 Italo Lupi Lo ricordo, naturalmente elegante, alto, dolcemente nordico con Massimo Vignelli, il suo socio fondatore dell’Unimark-International, nelle straordinarie stanze del Palazzo Fagnani Arese, altissime, nobili e antiche con il modernissimo arredo bianco più bianco, le librerie fino al soffitto, un’aria da grande agenzia di Park Avenue, ma senza inutili lussi, di sobrietà imponente. Intervenendo nel progetto di Albini per la Metropolitana, intuisce che i colori scuri, neri e marroni [...] andavano sublimati dallo squillo rosso-arancio della sua segnaletica, un lampo razionale/funzionale. Non sono un amante delle immagini coordinate e ancor meno amo i manuali che rendono fossili intuizioni e negano rapide, successive modifiche e adattamenti, ma i manuali di Noorda sono un unicum. Perciò ‘chapeau!’ di fronte a un progettista capace di nobilitare per intelligenza, sintesi e corenza anche uno strumento che ha, nella sua scolasticità, i propri limiti e la propria noia. Ammirevole anche la sua capacità di lavorare in gruppo, con altri professionisti che stimava. Come nel caso di un progetto Abet Print per la città di Milano e, soprattutto, nell’invenzione del logo per la Regione Lombardia. C’era stato un concorso pubblico, aperto a tutti, indetto dalla Regione nel suo momento più alto (presidenza di Piero Bassetti). Io ero nella giuria e i partecipanti erano circa 2500. Decidemmo allora di annullare tutto e affidare a progettisti professionisti il compito non facile di questo disegno: capogruppo sarebbe stato Bruno Munari con Noorda, Sambonet e Tovaglia. Non so di chi sia stata l’idea di riferirsi alle incisioni rupestri dei Camuni, ma certo il quadrifoglio risultante portava sicure caratteristiche Noordiane. Come diceva Vico Magistretti, “siamo stati un buon mazzo di carte, è stata una bella mano”. Stazione di Amendola Fiera della linea M1, 1964 © Archivio Storico Fondazione Fiera
153 Franco Mirenzi Lo conoscevo da moltissimi anni, dalla metà degli anni Sessanta. Ho avuto l’occasione di diventare suo collega prima (e socio poi), quando ho cominciato a lavorare nello studio che aveva fondato insieme a Vignelli e altri progettisti internazionali. Io mi occupavo di design industriale e di architettura d’interni, si lavorava in gruppo guidati dal suo entusiasmo e dalla sua grande sensibilità. Bob è stato uno dei primi a immettere nell’industria italiana l’immagine coordinata: tutto doveva essere ricondotto a un unico pensiero progettuale riconducibile al design. Lavorare con lui era entusiasmante: ogni problema veniva risolto in un’atmosfera di serenità. Aveva un atteggiamento semplice e scherzoso. Bravissimo e geniale, ragionare con lui su un progetto significava scoprire cose nuove. E lo scambio era reciproco, perché lui stesso apprezzava le buone idee degli altri che si esprimevano in libertà. Anche in occasione delle recenti polemiche sulla metropolitana, che l’hanno molto amareggiato, è emerso il suo carattere generoso: il suo primo pensiero è stato quello di salvaguardare il progetto delle stazioni di Albini e suo non tanto per vanità quanto per lasciare alla città delle tracce importanti divenute un simbolo del design italiano e milanese. Comprendeva la necessità di qualche adeguamento, da realizzare in modo ragionato e condiviso con chi fino a poco prima se ne era occupato con sapiente impegno. Ho lavorato con lui fino al 2000, quando lo studio di Milano è stato sciolto, quasi dall’inizio della mia carriera. Allora aveva quarant’anni ed era un giovane molto brillante. E dopo tanti anni e progetti, comportamento, aspetto e spirito giovani non l’avevano mai abbandonato. Mario Mastropietro, “Caffè Moak per Bob Noorda”, Documentario, Milano, 2008 “Conosciute le finalità per le quali il logo deve essere creato, lui arriva con delle soluzioni che sembrano apparentemente semplici. In realtà sono semplici perché sono centrate, giocate su una grafica estremamente definita e su un gioco dei colori per i quali ha una particolare sensibilità. In realtà è la semplicità della genialità, questa darei come definizione”.
154 Paola Albini e il corrimano della metropolitana progettata dal nonno Franco e da Franca Helg, 2017 © Ilaria Defilippo Paola e Marco Albini Bob ha lasciato al nostro Paese opere che ne hanno segnato la storia (I loghi di Coop, Regione Lombardia, Mondadori, Feltrinelli. Marchi come Agip, Enel, Touring Club Italiano nonché la segnaletica della Metropolitana di Milano progettata insieme a Franco Albini e Franca Helg nei primi anni ‘60) ed ognuno di noi conosce il suo inestimabile contributo professionale. Ma forse pochi conoscevano l’uomo. Abbiamo avuto l’onore di averlo come membro nel comitato scientifico della Fondazione Franco Albini, nata nel 2007, per cui Bob ha disegnato il logo rifiutando qualunque retribuzione: “È un omaggio per il mio amico Franco! Io non ci vedo quasi più, ma questa è tutta opera mia” diceva. Negli ultimi tempi infatti, aveva perso quasi totalmente l’uso della vista, ma sapeva vedere con un occhio interno capace di cogliere la giustezza di ogni scelta progettuale. Nella linea pulita e leggera dei caratteri del nostro logo, Bob ha reso omaggio al pensiero e all’ideologia di Franco Albini più che con qualunque altra parola. In quel marchio è riassunta la loro esperienza comune, la traccia di un rapporto fatto di silenzi e di sensibilità spiccate. Siamo certi che Franco ne sarebbe stato orgoglioso e che oggi chissà, forse lo starà ringraziando personalmente in quel misterioso “spazio atmosferico” – è il caso di dirlo - che segue alla vita terrena. Ci piace immaginarli ancora insieme, ancora al lavoro, ancora intenti a progettare opere di sobria bellezza e profonda utilità. A noi non resta che serbare in cuore il suo esempio, il carattere gentile, la sua spiazzante modestia e quei piccoli gesti che hanno dipinto nel tempo, un’amicizia. Bob, nella tristezza di questa perdita c’è tutta la pienezza del nostro incontro e l’indimenticabile tenerezza del tuo ricordo.
155 “Ecco una caratteristica tipica del modo di Noorda: sapeva sempre che cosa si doveva fare, senza incertezze, senza troppi sofismi. Aveva la capacità di vedere subito la soluzione migliore e di saperla trasmettere con efficacia. Era un vero leader e un ottimo maestro.” Francesco Dondina, “Il mondo bello di Bob Noorda” in On the road, Bob Noorda il grafico del viaggio, Milano, AIAP, 2015, p. 151
156 Massimo Vignelli A Milano, agli inizi degli anni Sessanta, Bob Noorda era il designer con cui volevo collaborare. Il suo celebre lavoro per la Metropolitana di Milano era di altissimo livello. La nostra amicizia nacque recandoci insieme ogni settimana in auto a Venezia per insegnare graphic design alla Scuola di Design Industriale. Quell'esperienza e quella vicinanza hanno cementato la nostra amicizia e nel 1964 abbiamo deciso di unire i nostri uffici; questo accadde quando, insieme ad altri amici di Chicago, fondammo Unimark International. Per un anno abbiamo lavorato insieme allo stesso tavolo, ciascuno ai suoi progetti, scambiandoci continuamente le impressioni reciproche. Quando sono partito per gli Stati Uniti, ho messo nelle sue mani tutti i miei clienti e lui se ne è preso cura, senza perderne nessuno. Negli anni successivi, insieme, abbiamo lavorato ad alcuni progetti, tra i quali la segnaletica della Metropolitana di New York. Ricordo quando Bob venne a New York e trascorreva l'intera giornata sottoterra, nella metropolitana, per osservare il flusso del traffico e individuare i punti chiave in cui collocare la segnaletica. Ricordo anche che decidevamo insieme ogni dettaglio, dalla scelta del carattere alla spaziatura, dal codice dei colori alla fase di realizzazione. Bob aveva una mente molto
157 ordinata, era un piacere vedere come, in lui, la logica prevalesse sui fattori emotivi per trovare la miglior soluzione possibile. Il suo lavoro era estremamente organizzato, la sua origine olandese ne rifletteva la cultura, dando a tutti i suoi progetti un carattere spartano ed essenziale. La sua figura elegante e i modi gentili gli hanno aperto tutte le porte della società milanese, offrendogli l'opportunità di entrare in contatto con i clienti migliori. Le sue maniere erano cortesi, pacate, quelle che definiremmo da vero gentiluomo. Il suo design ne rifletteva il carattere in ogni dettaglio. Il suo eccezionale senso della tipografia si può cogliere in tutto l'interminabile elenco delle pubblicazioni da lui realizzate nel corso degli anni. Era sposato a una prolifica designer, Ornella, una presenza complementare nella sua vita, che ha apportato un elemento di briosità e freschezza al suo stile sobrio. Quando Unimark ha chiuso gli uffici americani, Bob ha mantenuto in attività ancora per molti anni quello di Milano, diventandone proprietario. Bob Noorda è stato un designer che ha contribuito enormemente al riconoscimento della nostra professione, una persona nobile verso cui tutti noi siamo debitori. Il suo esempio rimarrà un faro per noi tutti. Massimo Vignelli © Mija Riedel
158 L’appartamento di Ornella Noorda a Milano. La prima cosa che cattura il mio sguardo è un dipinto di Fontana. Ogni centimetro quadrato trasuda arte. Ornella mi dà un caloroso benvenuto al piano di sopra, un ampio e luminoso attico. Mi fa vedere le sue piante, orgogliosamente in mostra nell’atrio dietro grandi lastre di vetro. Iniziamo subito una piacevole conversazione che dura fino al tardo pomeriggio. Parlando con Ornella, dimentico la sua reputazione da designer di prodotto, e il fatto che sia la vedova di Bob Noorda (1927-2010), il padre della grafica italiana. Bob Noorda nacque nei Paesi Bassi ma si trasferì in Italia all’inizio della sua carriera. I suoi progetti sono ancora visibili ovunque in Italia: il logo di Eni, il maggiore fornitore energetico in Italia; la segnaletica della metropolitana a Milano; il logo di una delle maggiori catene di supermercati italiani, la COOP, e molto altro. La sua presenza si percepisce ancora a casa di Ornella. È una donna vitale e carismatica che ama tutte le forme d’arte e, sopratutto, la natura. Lungo la sua vita ha lavorato su progetti elaborati e ama la sperimentazione e l’assemblaggio. Plastica e vetro restano i suoi materiali preferiti per la loro trasparenza e perché sono difficili da modellare. La prima cosa che ero curiosa di sapere era in proposito al lavoro di Ornella, e così iniziò l’intervista. Cosa significa per te essere una designer, e come descriveresti il tuo lavoro? Se dovessi dire cosa faccio, risponderei: tutto. Mi piace dedicarmi a ogni tipo di lavoro in cui posso esprimere la mia immaginazione e creatività. Sono una designer a tutto tondo e ogni volta che ho l’opportunità di lavorare con un nuovo materiale o di sviluppare un progetto che non ho mai fatto, sono sempre molto entusiasta. Anche se significa essere ‘la moglie di Bob Noorda’ per tutta la vita. Giorgia Zuccari The Dots Magazine, n°7, Milano, aprile 2013, p. 10 UNA VITA DI PASSIONE PER IL DESIGN La moglie Ornella
159 Intervista a Ornella Noorda, 2013 © Daniele Tamagni
160 “Eravamo diversi e allo stesso tempo ci completavamo a vicenda.” Ornella Noorda, “Una vita di passione per il design con Bob Noorda” in The Dots Magazine, n°7, Milano, aprile 2013
161 Un ritratto di Ornella e Bob Noorda © Carla Cerati
162 Come ricordi il tuo periodo da insegnante? Ho insegnato per molti anni all’Istituto Europeo di Design (IED) a Milano e ho deciso di smettere dopo la morte di mio figlio e poi dei lavori commissionati da Tokyo. Ho insegnato in vari corsi - packaging, design del prodotto, anche pubblicazioni per l’infanzia. Ho insegnato ai miei studenti ad abbandonare schemi prefissati e liberare la loro creatività per creare qualcosa di inaspettato e sorprendente. Qual è la tua relazione con le tecnologie digitali, e come hai vissuto il cambiamento? Ci è voluto molto impegno per usare i programmi di grafica, ma grazie alla pazienza del mio assistente, Paolo Vitti, ora me la cavo con Photoshop. Mi piace molto perché posso mescolare tutte le memorie che ho in mente e crearne di nuove con grande facilità. La tecnologia mi affascina. Mi ricordo dell’epoca in cui disegnavo a mano ogni progetto. Mio marito, d’altro canto, era irritato perché sosteneva che il computer non aiutasse la consistenza delle idee e portasse la gente a dimenticare l’iportanza del progetto manuale. Hai preso parte in eventi culturali? Ce n’è uno che ricordi in particolare? Poco dopo la mia domanda Ornella mi ha mostrato alcune foto dei suoi viaggi con Bob. Era comossa nel ricordare come condividessero la loro grande passione. Ci invitavano spesso a pranzi, cene e lezioni. Ho sempre visitato i Saloni, non solo di Milano ma anche in Nord Europa: Francia, Paesi Bassi, e Germania. Mi sento nostalgica ripensando ai Saloni nella vecchia Fiera di Lotto a Milano e mi fa effetto vedere tutto vuoto adesso. Ricordo con grande gioia il viaggio organizzato dal governo olandese nel 2006 in onore di mio marito, per evidenziare le radici della cultura grafica olandese. Siamo partiti per Amsterdam e abbiamo visitato anche The Hague e Rotterdam. È stata una meravigliosa dimostrazione d’affetto e riconoscimento da parte dei Paesi Bassi per Bob, che ha lasciato il suo segno sulla storia della grafica su scala internazionale. Come hai incontrato tuo marito? Ho incontrato Bob per la prima volta al compleanno di Arnold Maker, a cui eravamo stati invitati entrambi. Ho immediatamente individuato un uomo che mi attraeva, seduto al tavolo con una ragazza. Quattro giorni dopo il primo incontro andai a Firm Italia per rivederlo con il pretesto di mostrargli alcuni miei progetti. Dopo, ho potuto conoscerlo meglio durante un viaggio io Yugoslavia organizzato da amici comuni. Com’era Bob Noorda? Bob non era dolce né sorridente: era un introverso olandese, a differenza mia. Eravamo diversi ma allo stesso tempo ci completavamo. Era rigoroso, elegante, e non cercava mai di compiacere le persone. Il suo carattere si è probabilmente indurito durante il periodo passato nella colonia olandese di Sumatra durante la seconda guerra mondiale, dove combatté nella giungla e poi riuscì a trovare lavoro per un giornale locale come assistente medico. “Il suo è stato un ruolo fondamentale: ha spaziato in tutti gli ambiti della comunicazione visiva lasciando un segno forte, pregnante, ma urlato mai. Non ha mai voluto imporre il suo segno alla committenza.” Mario Mastropietro, “Caffè Moak per Bob Noorda”, Documentario, Milano, 2008
163 Bob e Ornella Noorda durante un viaggio insieme © Archivio Bob Noorda
164 Prese il tifo e rimase sordo da un orecchio per l’uso di una medicina sperimentale. Quando tornò nei Paesi Bassi, si dovette nascondere dai nazisti ed escogitò una botola con una scala nascosta nel soffitto della casa dove passava giornate in compagnia di suo fratello. Com’è stata l’esperienza da insegnantedi tuo marito? Ha insegnato comunicazione visiva per un periodo allo IED e poi per molti anni al Politecnico di Milano. Bob era solito a dire, “Il processo delle idee non si può spiegare. Posso solo dire che è un processo lento, individuale e di ricerca per trovare la sintesi incondizionata. È difficile.” Questa era anche la cosa più importante che voleva insegnare ai suoi studenti. Mi dicevano che li faceva faticare e che li complimentava di rado. Era lusingato dall’insegnare al Politecnico. Ricordo il giorno che gli diedero una laurea ad honorem. Fu molto commovente. Andandocene, sentimmo interminabili applausi, e gli studenti si alzavano quando gli passavamo accanto. Cosa voleva dire per lui “essere internazionale”? Bob lavorava per importanti firme internazionali, incluse Pirelli, Biennale, le metropolitane di New York e San Paolo, Agip, Mondadori, Feltrinelli, Barilla, Enel, finché lui e il suo partner, Vignelli, hanno aperto sedi all’estero di Unimark. Intervista a Ornella Noorda, 2013 © Daniele Tamagni
165 Abbiamo viaggiato molto; accompagnavo Bob soprattutto in viaggi a New York e Chicago. New York non mi piaceva molto per via dei grattacieli altissimi, che toglievano spazio al cielo. Preferivo Chicago che, con il suo grande lago, dava alla natura più spazio e respiro. Non mi è mai piaciuta la mania americana delle dimensioni. Come hai vissuto le differenze tra Italia e Olanda? La prima cosa, penso, è la bellezza dei panorami olandesi, la loro capacità di preservare ed enfatizzare la natura. Amo i canali, il cielo ampio che copre le case basse; è diverso dall’Italia, che non è stata in grado di dare la giusta importanza al verde civico. L’Olanda è molto organizzata in termini di segnali stradali e trasporto pubblico. L’austerità domina, anche se gli olandesi si sono sempre dimostrati allegri e amichevoli. Apprezzo molto le piste ciclabili e, quando ero ad Amsterdam, sembrava straordinario il poter noleggiare una bici in qualunque momento. È come se gli olandesi avessero fatto tutto prima e meglio degli italiani. Vi scambiavate opinioni sui progetti su cui stavate lavorando? Lavoravamo su cose completamente diverse. Mentre io sperimentavo con ogni progetto e creavo in tre dimensioni, Bob era il maestro dell’arte grafica e della linea. Era molto
166 “Era rigoroso, elegante, e non cercava mai di compiacere le persone.” Bob e ornella Noorda a un matrimonio al lago di como © Bob Noorda Design Ornella Noorda, “Una vita di passione per il design con Bob Noorda” in The Dots Magazine, n°7, Milano, aprile 2013
167 consistente e severo con il suo stesso lavoro e non diceva mai nulla del mio. Abbiamo lavorato insieme per Bellato. Io ho progettato tutta la loro immagine, dal furgone alla cassetta per i cataloghi, e Bob ha progettato il logo. Ma anche lavorando sullo stesso progetto lavoravamo individualmente. Ci davamo suggerimenti a vicenda, ma Bob rifiutava di farsi influenzare. Io ho addolcito alcuni aspetti del suo carattere e i suoi gusti, ma mai i suoi lavori. Bob ha influenzato l’arredamento dell’appartamento? Quale oggetto in casa ti ricorda di più di lui? Appena ho visto questa casa, ho subito iniziato a lavorarci perché quando ho le idee non riesco a fermarle. Ogni volta che chiedevo a Bob la sua opinione, i suoi consigli arrivavano mesi dopo quando avevo già risolto la questione. Ho progettato e arredato la casa in cui vivevamo, e a Bob piaceva molto. Quando degli amici architetti ci hanno fatto complimenti sulla casa, Bob ha risposto come se ne avesse preso parte anche lui. Mi fece ridere e mi irritò allo stesso tempo. Ho un caro ricordo di quel grande dipinto sul muro che apparteneva alla mia famiglia, con Bob che imita la posa per farsi fotografare. Hai trasmesso la passione del design ai tuoi figli? Entrambi i miei figli hanno studiato architettura. Helbert ha studiato architettura, ma era irritato dalle frequenti domande dei professori sul suo cognome. La sua vera passione era la fotografia. Ha lavorato per Vogue, Armani, Dior e altri grandi nomi del mondo della moda. Mi diceva sempre: ‘Mamma, finalmente mi apprezzano e nessuno mi chiede se sono il figlio di Noorda’. È morto da sette anni. Mia figlia, Catharin, ha iniziato nello studio di suo padre, come suo fratello, ora è architetto e gestisce uno studio di successo con suo marito. Verso la fine dell’intervista Ornella si è alzata improvvisamente per godersi la luce rossa del sole su Milano. Dal suo attico, la vista toglieva il fiato e potevamo vedere il Monte Rosa. La natura ci ha concesso un momento di riposo e nostalgia. “Il « troppo » era un concetto che a Noorda non piaceva e mai nei suoi progetti si ritrovava una sbavatura: tutto era «normalmente giusto », di una normalità frutto di un processo complesso in grado di eliminare il superfluo per raggiungere il nucleo centrale, nudo e puro. Un denso essere scarni convinto che semplicità significasse sottrarre l’ovvio e raggiungere il significativo.” Daniela Piscitelli “Noorda o della semplicità” in On the road, Bob Noorda il grafico del viaggio, Milano, AIAP, 2015, p. 13
168 “La mia impostazione della grafica è senz’altro il rigore, il metodo, direi il dare un servizio.” Bob Noorda, “Lauree ad Honorem”, Politecnico di Milano, 2005 “Lauree ad Honorem: Bob Noorda”, video youtube, 2005 Ritratto di profilo di Noorda © Oblique Studio
169 Frequentavamo il terzo anno del corso di grafica presso l’Istituto Europeo di Design di Milano e fummo informati che quell’anno avremmo avuto come docente di Segnaletica e simbologia e di Immagine coordinata “il grande Bob Noorda”. Ci fu subito presentato come una specie di mito, come il meglio che la nostra scuola ci potesse fornire. Avevo già visto e letto di lui e quanto ci veniva riferito in quel momento attecchiva facilmente nell’animo entusiasmabile di noi giovani. Venne il giorno dell’inizio del corso. II modo di condurre le lezioni fu più visivo che verbale. Ho sempre avuto l’impressione che Bob si trincerasse dietro al fatto che l’italiano non fosse la sua lingua madre per nascondere in realtà quello che per lui era un grande valore: la semplicità. Quindi la semplicità dell’esposizione non tramite tante parole, ma tramite esempi chiari, come i segni che realizzava nella sua professione. Ci divise in gruppi di lavoro di 3/5 allievi, ciascuno con un progetto da sviluppare. Quando ci disse “Venite in studio così vediamo insieme il lavoro” a noi non parve vero: ci consentiva di andare ‘al Tempio’, chiamavamo così L’Unimark International Design Corporation di Milano. Lo studio era in via Santa Maria Fulcorina 20, al piano nobile del secentesco palazzo Fagnani e si raggiungeva tramite una sontuosa scalinata in marmo, amplissima e in penombra: degna di un vero tempio. Dopo i progetti per gli esami, mi segui anche per la tesi finale all’Europeo sull’Immagine coordinata per l’assessorato alla Cultura del Comune di Sondrio e, quando, due mesi dopo mi propose di diventare la sua assistente, toccai il cielo con un dito. Presi servizio da Noorda il primo febbraio del 1984. Iniziai malissimo, senza presentarmi in orario: per l’agitazione non ero riuscita a dormire la sera precedente e non avevo sentito la sveglia il mattino dopo. Penso però che fu una delle poche mie mancanze: l’ultimo giorno Cristina Rainoldi VIVA LA GRAFICA UNITA! Il valore della semplicità On the road, Bob Noorda il grafico del viaggio, Milano, AIAP, 2015
170 di lavoro all’Unimark, cinque anni dopo, Bob prese il nastro adesivo di carta e sigillò dall’esterno la porta del mio piccolo ufficio. Fu il più bel complimento che poteva farmi. In tutti quegli anni avevo lavorato fianco a fianco con lui all’immagine di molte aziende (Coop, Agip, Max-Mayer) e allo sviluppo di quasi tutta la produzione del Touring Club Italiano, molto intensa in quel periodo e in cui lui mi coinvolse gradualmente, lasciandomi man mano più autonomia e concedendomi ben presto di apporre anche il mio nome sul colophon dei volumi. Progettammo insieme “Grandi itinerari automobilistici nel paesaggio italiano”, “Itinerari turistici da... Milano”, “Giappone” primo volume della collana “Guide ai paesi lontani’. Mi resi conto poco alla volta, sia della conoscenza di Bob anche dei luoghi meno noti d’Italia (l’aveva girata in lungo e in largo con tutti i mezzi di locomozione), sia del suo amore e interesse per i viaggi e la cultura di tutti i paesi del mondo. Chiaramente le foto non erano ancora digitali e Bob, col lentino incollato al visore, osservava e sceglieva i fotocolor che poi io dovevo quotare. Per realizzare il menabò finale, una volta arrivate le prove di stampa era mio compito tagliare gli stamponi con il vecchio parallelografo e la squadra: se l’asse centrale della foto non era perfettamente verticale erano guai. Per me venticinquenne, essere l’assistente di un grafico così affermato rese la vita professionale più facile; anche negli anni successivi se non avessi affrontato i problemi progettuali ricercando l’essenzialità che il metodo di Noorda mi aveva insegnato, sarebbe stato tutto più complicato. Ancora oggi dopo più di vent’anni il suo nome e l’imprinting che ci ha dato sono parte fondamentale dei miei discorsi professionali e non solo, perché di quel gruppo di studenti, facevano parte anche mio marito e i miei amici ancor oggi più cari. Mi sposai, trent’anni dopo Bob e Ornella Noorda. Tra i telegrammi quello che più mi colpì recitava: Viva la grafica unita! “Noorda è quindi prima di tutto un grande ascoltatore. Lui quando riceve il brief si siede, ascolta, fa poche domande. Poi quando esce dalla riunione lui sa già che cosa farà. Questo è il tratto che caratterizza un grafico di qualità da uno un po’ meno talentuoso. Poi l’altro tratto della sua attività è quello che gli consente di presentare lavori sempre perfetti, perché sempre curati nel minimo dettaglio”. Andrea Kerbaker, “Caffè Moak per Bob Noorda”, Documentario, Milano, 2008
171 Una delle più grandi sale della sede di Milano di Unimark International, 1966 © Aldo Ballo
172 Vorrei dire della presenza di Bob Noorda, non del ricordo. Di come sia tuttora presente la lezione della sua vita dedicata al progetto della comunicazione. Di quanto sia visibile nel lavoro di designer appartenente a più di una generazione. Fra questi anch’io. Ho conosciuto Bob Noorda come docente, agli inizi degli anni ‘80. Mi chiamò a lavorare con lui quando ero ancora studente. Da allora il rapporto umano e professionale non si è più interrotto. Ho potuto seguire molto da vicino lo svolgersi della sua lezione. Vorrei provare a riassumerla attraverso la scelta di pochi lemmi. Iniziando da una parola chiave. Insegnamento È indubbio che sia stato un maestro. Ha insegnato per tutto il corso della sua vita, lo riteneva un dovere. Ha insegnato soprattutto con l’esempio. Sia in ambito accademico sia nella professione. Non ha mai voluto enunciare teorie o imporre il proprio pensiero. Bob è stato un maestro che non saliva in cattedra. Coerenza La sua filosofia disciplinare discendeva direttamente dal Bauhaus: prevalenza della funzione e conseguente costruzione formale. Lavorare con lui significava avere come riferimento concreto e vicino i principi fondanti del graphic design. Significava mantenersi lontani da mode e tendenze. Servizio La grafica è servizio. Questo principio riassumeva il suo lavoro. Testimonia la consapevolezza della responsabilità sociale del designer. Spiega la sua modestia anche di fronte al successo di progetti importanti. Il miglior complimento che potesse fare a un progetto era: “Funziona”. Rigore L’approccio al progetto era razionale. A partire dall’attenta osservazione dello stato di fatto, attraverso l’impossessamento e il dominio completo del tema di progetto, fino a individuare la soluzione, come fosse celata nelle premesse. Libertà Amava la libertà e l’indipendenza. Secondo questi valori agiva anche nella vita professionale. Amava progettare e lasciar progettare autonomamente. Favorendo la condizione per cui il progetto fosse amato. Semplicità Andare in profondità, eliminando il superfluo, per comunicare l’essenziale. Nella professione e nelle relazioni personali. Semplicità come saggezza. Per i più una dura conquista, in Bob appariva una qualità innata. Gentilezza Ma anche discrezione ed eleganza: i tratti distintivi del suo carattere. Dissimulati da un’amabile noncuranza, che gli permetteva di osservare il circostante con distaccata, spesso ironica partecipazione. Poche parole, ma forse dovevano essere ancora meno per rispettare la limpida lezione di Bob Noorda. Maurizio Minoggio UN MAESTRO CHE NON SALIVA IN CATTEDRA Dagli occhi di uno studente On the road, Bob Noorda il grafico del viaggio, Milano, AIAP, 2015
173 Bob Noorda che insegna ai suoi allievi dell’Umanitaria, Milano © umanitaria.it “La genuina nobiltà dei suoi modi, la sua meravigliosa autoironia, la completa assenza di presunzione e pregiudizio, hanno costituito per me un insegnamento non meno prezioso di quello tratto dal suo lavoro di design.” Cristina Rainoldi “Viva la grafica unita!” in On the road, Bob Noorda il grafico del viaggio, Milano, AIAP, 2015, p. 159
174 “Il processo delle idee non si può spiegare. Posso solo dire che è un processo lento, individuale e di ricerca per trovare la sintesi incondizionata. È difficile.” Bob Noorda, “Bob Noorda. La misura dei segni” in Bob Noorda Design, Milano, Editore 24 ORE Cultura S.r.l., 2015, p. 17
175 Bob Noorda alla stazione San Babila di Milano, 1964 © Wikipedia
176 L’archivio di Bob Noorda entra a far parte delle collezioni dello CSAC nel 1996: un corposo nucleo di progetti comprensivo di oltre 5.000 elaborati realizzati a partire dalla seconda metà degli anni ’50 fino ad arrivare alle produzioni più recenti degli anni ’90. Un compendio di circa 40 anni di attività professionale di uno tra i più importanti protagonisti del rinnovamento della progettazione grafica in Italia. All’interno del fondo sono presenti i primi lavori realizzati per l’azienda Pirelli sullo scorcio degli anni ‘50 quando Noorda si trasferisce dall’Olanda a Milano che proprio in quegli anni, ma soprattutto nel decennio successivo, vive una stagione di grandi fermenti culturali favoriti dalla incalzante ripresa economica. [...] È in questo periodo che si affermano in ambito internazionale il design del prodotto e il graphic design e nascono le prime importanti agenzie pubblicitarie. Lo stesso Bob Noorda fonda insieme a Massimo Vignelli nel ‘65 la agenzia Unimark International a cui spetta il primato della introduzione in Italia del modello dell’immagine coordinata aziendale che troverà larga adozione nei decenni successivi. Numerosi sono, all’interno dell’archivio, i materiali, dallo schizzo, al bozzetto, al disegno esecutivo, al manifesto, alla documentazione fotografica, realizzati da questa agenzia che aveva sedi oltre che a Milano anche a New York dove operava Vignelli. Nel fondo sono conservati gli elaborati eseguiti da Noorda per gli editori: Feltrinelli, Mondadori e Vallecchi, con i quali intrattiene proficui rapporti di collaborazione e per il Touring Club, cui si aggiungono le campagne promozionali per grandi aziende tra cui: Dreher, Agip, Olivetti, Stella Artois, Coop, Zucchi, Zegna, Zanuso, che gli affidano la cura del restyling dei loro marchi o la progettazione di nuove proposte e campagne pubblicitarie. A questi progetti si assommano i documenti relativi alla collaborazione con la Biennale di Venezia e la Triennale di Milano, nonché gli studi realizzati per la Regione Lombardia per cui progetta il marchio insieme a Tovaglia, Munari e Sambonet. Il linguaggio di Noorda, sempre improntato Paola Pagliari csacparma.it, 20 Maggio 2020 Luoghi per ricordare FONDO ARCHIVISTICO BOB NOORDA
177 alla massima chiarezza e essenzialità, volte a favorire l’immediata comprensione del messaggio, trova una straordinaria espressione nell’opera che più di ogni altra lo ha reso famoso: la segnaletica e l’allestimento visivo della Metropolitana di Milano, premiata con il Compasso d’Oro nel 1964, realizzata in collaborazione con gli architetti Franco Albini e Franca Helg che progettano il design degli interni. Di questo progetto sono conservati, oltre al plastico dell’allestimento, anche numerosi studi, disegni esecutivi, stampe fotografiche, riferibili alle ricerche sulla segnaletica. Questi elaborati sono rappresentativi esempi della volontà profusa da Noorda nella ricerca di quegli equilibri grafici e percettivi che meglio esprimono la sinergia con gli arredi interni. L’ obiettivo è quello di perseguire la massima efficacia comunicativa: l’organizzazione di un sistema che faciliti l’utenza nell’orientamento. A tale scopo [...] la scritta bianca su fondo rosso viene studiata partendo dal carattere Helvetica su cui introduce adeguate modifiche ridisegnando i caratteri manualmente, in modo da favorirne la massima leggibilità. A Noorda viene inoltre commissionata la progettazione del marchio della società della Metropolitana Milanese che oltre a comparire sui documenti ufficiali doveva anche servire da forte ed univoco elemento di richiamo ed essere immediatamente riconoscibile nel traffico cittadino. La prima proposta, con le due “M” specchiate simmetricamente una sull’altra e con l’arrotondamento degli spigoli del carattere viene scartata a favore del logo con la doppia “M” affiancata con gli angoli appuntiti del font, versione molto simile a quella che possiamo vedere nel plastico donato allo CSAC. Questa maquette è stata esposta nel 2017, nell’ambito della mostra “Object trouvés. Archivi per un grande magazzino” celebrativa del centenario della nascita de La Rinascente. In questo percorso espositivo era presente anche una sezione che accoglieva i progetti insigniti del premio “Compasso d’Oro” istituito nel 1954. Plastico della Metropolitana di Milano, © Paola Pagliari
178
179 Riferimenti bibliografici PIÙ SEGNO CHE SIMBOLO Articolo 1 - Bob Noorda, Roberto Sambonet, Pino Tovaglia “La progettazione grafica”, in Ricerca e progettazione di un simbolo, una metodologia progettuale grafica a cura di Pietro Gasperini, Bologna, Editore Zanichelli, 1977, p.6-23 Articolo 2 - Francesco Dondina, “Corporate identity, progettare un sistema visivo”, in Bob Noorda. Una vita nel segno della grafica, Milano, Editrice San Raffaele, 2009, p. 57-60 e p. 65-69 Articolo 3 - Bob Noorda, Roberto Sambonet, Pino Tovaglia “Il metodo progettuale, Bruno Munari, 1977”, in Ricerca e progettazione di un simbolo, una metodologia progettuale grafica a cura di Pietro Gasperini, Bologna, Editore Zanichelli, 1977, p.3 Articolo 4 - Bob Noorda, Roberto Sambonet, Pino Tovaglia “Dodici capoversi per il simbolo della Regione”, in Ricerca e progettazione di un simbolo, una metodologia progettuale grafica a cura di Pietro Gasperini, Bologna, Editore Zanichelli, 1977, p.76-77 UN’IDENTITÀ PER L’ENERGIA Articolo 1 - Eni Staff, «La storia del marchio Eni», Eni, 2021 Articolo 2 - Emilio Tadini, “Quel drago di un cane!”, in ECOS, rivista mensile a cura di ENI, Ambiente Idee per il territorio, Anno XXVII, n°6, novembre 1998 Articolo 3 - Francesco Dondina, “Corporate identity, progettare un sistema visivo” in Bob Noorda. Una vita nel segno della grafica, Milano, Editrice San Raffaele, 2009, p. 51-54 Articolo 4 - Giovanni Baule, “Le scritture della complessità” in Bob Noorda Design a cura di M. Piazza, G. Baule e G. Anceschi, Milano, Editore 24 ORE Cultura S.r.l., 2015, p. 176-181 INTERFACCE DI UNA CIVILTÀ DI SEGNI Articolo 1 -Mario Piazza, “Bob Noorda. La misura dei segni” in Bob Noorda Design a cura di M. Piazza, G. Baule e G. Anceschi, Milano, Editore 24 ORE Cultura S.r.l., 2015, p. 14-15 Articolo 2 - Fiorella Bulegato, “Al servizio del viaggiatore, il contributo del Touring Club Italiano” in Design e Corporate Image, Per una storia dell’identità visiva nazionale a cura di Daniele Baroni, Pier Paolo Perruccio, Milano, Franco Angeli Editore, 2012, p. 34-37 Articolo 3 - Francesco Guida, “Identità ed editoria del Touring Club Italiano” in Storia dell’urbanistica, L’Italia del Touring Club 1894-2019”, Palermo, Edizioni Carcol, 2021, p.87-89 Articolo 4 - Piero Carlesi, “Il Touring Club ricorda Bob Noorda”, 12 gennaio 2010, www.touringclub.it UNA SEGNALETICA DI SOTTRAZIONE Articolo 1 - Mario Piazza, “la costruzione di nuovi alfabeti” e “Le scritture della complessità”,in Bob Noorda Design a cura di M. Piazza, G. Baule e G. Anceschi, Milano, Editore 24 ORE Cultura S.r.l., 2015, p. 88-99 e p. 142 -171 Articolo 2 - Francesco Dondina, “Le metropolitane di Milano e New York” e “Corporate identity, progettare un sistema visivo”, in Bob Noorda. Una vita nel segno della grafica, Milano, Editrice San Raffaele, 2009, p. 27-36 e p. 49-51 Articolo 3 - Steven Heller, “Bob Noorda Is Dead at 82; Designer Took Modernism Underground”, The New York Times, nytimes.com, 21 gennaio 2010 Articolo 4 - Alice Rawsthorne, “New York Subway’s Long Dance With a Typeface” The New York Times, nytimes.com, 3 aprile 2011 L’ETERNITÀ DELL’ESSENZIALE Articolo 1 - “Ricordando Bob Noorda”, Milano, Domus, 2010, domusweb.it e Mario Piazza, Italo Lupi, Paola e Marco Albini, “Bob Noorda”, Milano, Abitare Magazine, 2010, www.abitare,it Articolo 2 - Giorgia Zuccari, “A life of passion for design with Bob Noorda”, Connecting the Dots Magazine, n°7, Milano, aprile 2013, thedots.nl Articolo 3 - Cristina Rainoldi “Viva la grafica unita!” in in On the road, Bob Noorda il grafico del viaggio, a cura di Cinzia Ferrara, Francesco E. Guida, Milano, AIAP, 2015, p. 159 Articolo 4 - Maurizio Minoggio,“Un maestro che non saliva in cattedra” in On the road, Bob Noorda il grafico del viaggio, a cura di Cinzia Ferrara, Francesco E. Guida, Milano, AIAP, 2015, p. 157 Articolo 5 - Paola Pagliari, “Fondo archivistico Noorda, Bob Noorda”, 20 Maggio 2020, csaparma.it
180 Riferimenti bibliografici PIÙ SEGNO CHE SIMBOLO Articolo 1 - Bob Noorda, Roberto Sambonet, Pino Tovaglia “La progettazione grafica”, in Ricerca e progettazione di un simbolo, una metodologia progettuale grafica a cura di Pietro Gasperini, Bologna, Editore Zanichelli, 1977, p.6-23 Articolo 2 - Francesco Dondina, “Corporate identity, progettare un sistema visivo”, in Bob Noorda. Una vita nel segno della grafica, Milano, Editrice San Raffaele, 2009, p. 57-60 e p. 65-69 Articolo 3 - Bob Noorda, Roberto Sambonet, Pino Tovaglia “Il metodo progettuale, Bruno Munari, 1977”, in Ricerca e progettazione di un simbolo, una metodologia progettuale grafica a cura di Pietro Gasperini, Bologna, Editore Zanichelli, 1977, p.3 Articolo 4 - Bob Noorda, Roberto Sambonet, Pino Tovaglia “Dodici capoversi per il simbolo della Regione”, in Ricerca e progettazione di un simbolo, una metodologia progettuale grafica a cura di Pietro Gasperini, Bologna, Editore Zanichelli, 1977, p.76-77 UN’IDENTITÀ PER L’ENERGIA Articolo 1 - Eni Staff, «La storia del marchio Eni», Eni, 2021 Articolo 2 - Emilio Tadini, “Quel drago di un cane!”, in ECOS, rivista mensile a cura di ENI, Ambiente Idee per il territorio, Anno XXVII, n°6, novembre 1998 Articolo 3 - Francesco Dondina, “Corporate identity, progettare un sistema visivo” in Bob Noorda. Una vita nel segno della grafica, Milano, Editrice San Raffaele, 2009, p. 51-54 Articolo 4 - Giovanni Baule, “Le scritture della complessità” in Bob Noorda Design a cura di M. Piazza, G. Baule e G. Anceschi, Milano, Editore 24 ORE Cultura S.r.l., 2015, p. 176-181 INTERFACCE DI UNA CIVILTÀ DI SEGNI Articolo 1 -Mario Piazza, “Bob Noorda. La misura dei segni” in Bob Noorda Design a cura di M. Piazza, G. Baule e G. Anceschi, Milano, Editore 24 ORE Cultura S.r.l., 2015, p. 14-15 Articolo 2 - Fiorella Bulegato, “Al servizio del viaggiatore, il contributo del Touring Club Italiano” in Design e Corporate Image, Per una storia dell’identità visiva nazionale a cura di Daniele Baroni, Pier Paolo Perruccio, Milano, Franco Angeli Editore, 2012, p. 34-37 Articolo 3 - Francesco Guida, “Identità ed editoria del Touring Club Italiano” in Storia dell’urbanistica, L’Italia del Touring Club 1894-2019”, Palermo, Edizioni Carcol, 2021, p.87-89 Articolo 4 - Piero Carlesi, “Il Touring Club ricorda Bob Noorda”, 12 gennaio 2010, www.touringclub.it UNA SEGNALETICA DI SOTTRAZIONE Articolo 1 - Mario Piazza, “la costruzione di nuovi alfabeti” e “Le scritture della complessità”,in Bob Noorda Design a cura di M. Piazza, G. Baule e G. Anceschi, Milano, Editore 24 ORE Cultura S.r.l., 2015, p. 88-99 e p. 142 -171 Articolo 2 - Francesco Dondina, “Le metropolitane di Milano e New York” e “Corporate identity, progettare un sistema visivo”, in Bob Noorda. Una vita nel segno della grafica, Milano, Editrice San Raffaele, 2009, p. 27-36 e p. 49-51 Articolo 3 - Steven Heller, “Bob Noorda Is Dead at 82; Designer Took Modernism Underground”, The New York Times, nytimes.com, 21 gennaio 2010 Articolo 4 - Alice Rawsthorne, “New York Subway’s Long Dance With a Typeface” The New York Times, nytimes.com, 3 aprile 2011 L’ETERNITÀ DELL’ESSENZIALE Articolo 1 - “Ricordando Bob Noorda”, Milano, Domus, 2010, domusweb.it e Mario Piazza, Italo Lupi, Paola e Marco Albini, “Bob Noorda”, Milano, Abitare Magazine, 2010, www.abitare,it Articolo 2 - Giorgia Zuccari, “A life of passion for design with Bob Noorda”, Connecting the Dots Magazine, n°7, Milano, aprile 2013, thedots.nl Articolo 3 - Cristina Rainoldi “Viva la grafica unita!” in in On the road, Bob Noorda il grafico del viaggio, a cura di Cinzia Ferrara, Francesco E. Guida, Milano, AIAP, 2015, p. 159 Articolo 4 - Maurizio Minoggio,“Un maestro che non saliva in cattedra” in On the road, Bob Noorda il grafico del viaggio, a cura di Cinzia Ferrara, Francesco E. Guida, Milano, AIAP, 2015, p. 157 Articolo 5 - Paola Pagliari, “Fondo archivistico Noorda, Bob Noorda”, 20 Maggio 2020, csaparma.it
181
182 Rubrica 1 p. 15 - Palazzo della Regione Lombardia © 24OreCultura p. 16 - Schizzi delle proposte per il logo Regione Lombardia di Munari © Ricerca e progettazione di un simbolo, (p.22-23) p. 17 - Pino Tovagliai © domusweb.it p. 18,19 - Processo di rielaborazione e semplificazione della rosa camuna © Ricerca e progettazione di un simbolo, (p.52-54) p. 20 - Studio sul metodo progettuale di Bruno Munari © Da Cosa Nasce Cosa p. 22, 23 -Incisioni rupestri della Val Camonica © www.vallecamonicaunesco.it p. 24,25 - Incisioni rupestri della Val Camonica © www.vallecamonicaunesco.it p. 27 - Nuovo logo Regione Lombardia ©regionelombardia.it p. 29 - Bob Noorda © domusweb.it p. 30,31 - Arte rupestre della Val Camonica © www.vallecamonicaunesco.it p. 33 - Bandiera Regione Lombardia al Palazzo della Regione © 24OreCultura p. 34, 35 - Processo di rielaborazione e semplificazione della rosa camuna, sino ad arrivare al logo Regione Lombardia © Ricerca e progettazione di un simbolo, (p.57-65) p. 36 - Alcune incisioni rupestri della Val Camonica © Bob Noorda Design, (p. 218) p. 38, 39 - Alcuni casi di applicazione del simbolo ©Ricerca e progettazione di un simbolo, (p.70-71) p. 40, 41 - Bob Noorda © Bob Noorda design Rubrica 2 p. 44 - Enrico Mattei, 1960 © archiviostorico.eni.com p. 46, 47 - L’evoluzione del marchio ENI © eni.com p. 50, 51 - Stazione di servizio AGIP a Roma, 1974 © ECOS p.25 p. 52 - Agip. Cartelli pubblicitari © archiviostorico.com p. 55 - Bob Noorda © monografieimpresa.it p. 57 - Restyling ENI © eni.com p. 58 - Stazione di servizio AGIP © eni.com p. 59 - Stazione di servizio ENI © enistation.com p. 60 - Alcune pagine dal manuale di immagine coordinata © Bob Noorda Design, (p. 184) p. 61 - Il progetto finito © Bob Noorda Design, (p. 185) p. 62 - Progetto per l’entrata alle stazioni di servizio Riferimenti iconografici © Bob Noorda Design, (p. 182) p. 63 - Modello delle stazioni di servizio © Bob Noorda Design, (p. 183) p. 65 - Sede Eni, Piazzale Mattei, 1 © eni.com p. 66 - Stazione di servizio Agip, Arrone © eni.com p. 68 - Agip, Stazione di Servizio Palermo © archiviostorico.eni.com p. 69 - Stazione di servizio Agip, Aosta © eni.com p. 70,71 - Primo distributore Agip San Donato © archiviostorico.eni.com p. 72 - Stazione di servizio Agip, Roma © eni.com p. 73 - Stazione di servizio Agip, Arrone © eni.com p. 74 - Stazione di servizio Eni, Venezia © eni.com p. 75 - Stazione di servizio Eni, Fiumicino, Roma © archiviostorico.eni.com Rubrica 3 p. 79 - Mondadori bookstore © Borderline24.com p. 80 - Marchio gruppo editoriale Mondadori © Archivio Bob Noorda p. 81 - Tavole di studio per il logo Mondadori © Bob Noorda Design, p. 82 - Copertine realizzate da Bob Noorda per Feltrinelli © Archivio AIAP p. 83 - Bob Noorda Design, doppia Immagine coordinata © Casa Editrice Feltrinelli p. 84- Vallecchi Editore Logo © Vallecchi Firenze p. 85 - Copertine realizzate da Bob Noorda per Vallecchi Editore © Archivio AIAP p. 87 - Logo Touring Club italiano © Archivio Storico Touring Club Italiano p. 89 - Rivista mensile, Sartori “La Via Sacra del Carso” Le Vie d’Italia n.7, 1919 © Touring Club Italiano p. 90, 91 - L’ufficio cartelli del Touring Club Italiano, 1930 © Dario Gatti, Archivio Storico Touring Club Italiano p. 95 - Alcuni cartelli indicatori realizzati dal Touring Club Italiano © Lorenzo De Simone p. 96 - Viaggio nella geografia, copertina e pagine interne, 1985 © Lorenzo Grazzani, AIAP p. 98 - Pagina tratta dal manuale di identità visiva del TCI con il marchio in bianco e nero nelle versioni positivo e negativo, 1986 © Lorenzo Grazzani, AIAP p. 99 - Proposte avanzate da Bob Noorda come nuovi loghi
183 © Archivio Storico Touring Club Italiano p. 100 - Schizzo originale © AIAP CDPG e alcune delle copertine per le ‘guide verdi’ del Touring, 1987- 1996 © Lorenzo Grazzani, AIAP p. 101 - Bozzetti preparatori della rivista Il Touring © Archivio Touring Club Italiano p. 102 - Alcune pubblicazioni del TCI © Archivio Touring Club Italiano p. 105 - Pittogrammi di Bob Noorda per il Touring Club Italiano © Archivio Touring Club Italiano p. 106, 107 - Le vie d’Italia, rivista mensile del Touring Club Italiano © Libreria Cicerone Rubrica 4 p. 110 - Stazione Metropolitana di Cordusio, 2014 © Matteo Mazziotti p. 112 -Stazione di Centrale F.S. della metropolitana di Milano © Fondazione Franco Albini p. 113 - Stazione di Amendola-Fiera della metropolitana di Milano © Wikipedia p. 115 - Corrimano della Linea Rossa, 2019 © Pietro Dipace p. 117 - Ingresso della fermata 23 Street © Wes Hicks p. 118, 119 -Inaugurazione della Metropolitana Milanese, 1964 © Archivio Storico ATM p. 121 - Elementi di studio della segnaletica della M1 © Bob Noorda Design, p.86-95 p. 122 - Stazione di Amendola Fiera della linea M1, 1964 © Archivio Storico Fondazione Fiera p. 123 - Stazione di San Babila della linea M1 © Archivio Franco Albini p. 124, 125 - Elementi del sistema comunicativo della Metropolitana Milanese © Domus Magazine e © Bob Noorda Design, p.96-97 p. 126 - L’inaugurazione della Linea rossa, 1964 © Archivio Storico ATM p. 128 - Stazione di São Bento della metropolitana di San Paolo, Brasile © Bob Noorda Design (p.169-171) p. 129 - Tavole di studio della segnaletica per la metropolitana di San Paolo © Bob Noorda Design p. 130 - New York Subway Guide, 1972 © William Luke Transportation Collection p. 132 - New York Subway Guide, 1972 © Cole Transportation Collection p. 135 - Graphics Standard Manual, 1970 © New York City Transit Authority p. 136 - Graphics Standard Manual, 1970 © New York City Transit Authority p. 137 - Segnaletica per il sistema delle linee metropolitane di New York, 1972 © Bob Noorda Design p. 138, 139 - Metropolitana di New York © Sergey Kolkin p. 140, 141 - Stazione di Uptown, Queens & The Bronx © Dom Dada p. 142, 143, 144, 145 - Segnaletica della metropolitana newyorkese © Matias Nuñez Rubrica 5 p. 148 - Bob Noorda © Archivio AIAP p. 151 - Ritratto di Bob Noorda negli anni Sessanta © Bob Noorda Design, (p. 33) p. 152 - Stazione di Amendola Fiera della linea M1, 1964 © Archivio Storico Fondazione Fiera p. 154 - Paola Albini e il corrimano della metropolitana progettata dal nonno Franco e da Franca Helg, 2017 © Ilaria Defilippo, Il Sole 24Ore p. 156, 157 - Massimo Vignelli © Mija Riedel p. 159- Intervista a Ornella Noorda, 2013 © Daniele Tamagni, Connecting the Dots Magazine p. 160, 161 - Un ritratto di Ornella e Bob Noorda © Carla Cerati Bob Noorda Design , (p. 40-41) p. 162 - Bob e Ornella Noorda durante un viaggio insieme ©Archivio Bob Noorda, Bob Noorda Design, (p. 39) p. 164, 165 - Intervista a Ornella Noorda, 2013 © Daniele Tamagni, Connecting the Dots Magazine p. 166 - Bob e Ornella Noorda a un matrimonio al lago di Como, 1970, © Bob Noorda Design, (p. 36) p. 168 - Ritratto di profilo di Noorda © Oblique Studio p. 171 - Una delle più grandi sale della sede di Milano di Unimark International, 1966 © Aldo Ballo, Bob noorda Design, (p. 30) p. 173 - Bob Noorda che insegna ai suoi allievi dell’Umanitaria, Milano © umanitaria.it p. 174, 175 - Bob Noorda alla stazione San Babila di Milano, 1964 © Wikipedia p. 177 - Plastico della Metropolitana di Milano, 1964 © Paola Pagliari, CSAC Parma
184