1481 le spoglie furono traslate sia nella chiesa cattedrale di Otranto sia
a Napoli, allora capitale del Regno.
Questi testimoni di Cristo furono dal popolo di Dio subito ritenuti e
costantemente venerati come martiri e la Chiesa Idruntina, ogni anno, il
14 agosto, devotamente ne celebrò la memoria.
Il Decreto di conferma del culto da immemorabile tempo tributato
ai Martiri Idruntini fu pubblicato il giorno 14 del mese di dicembre
dell’anno 1771.
Recentemente, presso la Curia Arcivescovile di Otranto, è stata
celebrata l’Inchiesta Diocesana sul martirio dei suddetti Beati e le
accuratissime indagini sul loro martirio sono risultate approfondite al
punto che, dopo il Congresso Peculiare dei Consultori Storici e Teologi,
nonché il voto favorevole della Sessione Ordinaria dei Padri Cardinali
e Vescovi sull’autenticità del martirio loro inflitto in odio alla fede, il
Sommo Pontefice Benedetto Papa XVI, il giorno 6 del mese di luglio
dell’anno 2007, ha disposto la pubblicazione del Decreto sul martirio.
In vista della canonizzazione, la Postulazione della Causa ha sottopo-
sto al giudizio di questa Congregazione delle Cause dei Santi l’asserita
straordinaria guarigione, attribuita all’intercessione dei Beati Martiri
Idruntini, di suor Francesca (al secolo, Cecilia) Levote, che era stata
colpita da un grave carcinoma. La religiosa, monaca dell’Ordine delle
Clarisse nel monastero di Soleto, cittadina presso Otranto, all’età di 51
anni, incominciò ad essere tormentata da dolori e fastidi al basso ventre,
ai quali si aggiunsero, quattro anni dopo, anche nuovi e più acuti sinto-
mi come continue vertigini, vista obnubilata, notevole e dolorosissimo
rigonfiamento dell’addome, abbondante emorragia e perdita di peso.
Ricoverata in precarie condizioni di salute nell’Ospedale di Galatina,
dagli esami clinici le venne riscontrata una voluminosa massa di tumo-
re maligno, che sembrava evolversi in un verosimile danneggiamento
dell’ovaio sinistro: del tutto infausta, dunque, la prognosi formulata, con
prevista durata della vita non superiore agli otto mesi. Anche l’intervento
chirurgico, a cui i medici la sottoposero, non valse minimamente ad
eliminare le sue acute sofferenze.
L’inferma fu quindi sottoposta ad altre terapie a Genova, dove fu
ricoverata in vari ospedali specializzati, senza però ottenere alcun miglio-
ramento e con conferma dell’infausta prognosi circa le possibilità di vita.
151
Ricevette, poi, nuove cure, che per nulla giovarono alla sua guarigione.
Per tutto il periodo della malattia, suor Francesca, insieme alle Conso-
relle e ad altri fedeli, si affidò all’aiuto divino per intercessione dei Beati
Martiri di Otranto, che invocò incessantemente. Proprio durante il suo
ricovero a Genova, in occasione della Peregrinatio diocesana nel quinto
centenario del martirio, l’Urna contenente alcune reliquie dei Martiri fu
portata nel monastero di Soleto e collocata sul letto dell’inferma. Nel
mese di maggio dell’anno 1980, con grande stupore dei medici, l’inferma
non manifestò più alcun segno della malattia, tanto che, trascorso un
altro mese, poté, guarita, rientrare nella sua comunità. Gli accertamenti
clinici, effettuati in seguito, risultarono del tutto negativi e confermarono
la sua completa guarigione.
La coincidenza temporale dimostrò chiarissimamente il nesso tra
l’invocazione dei Venerabili Servi di Dio e la guarigione di suor Francesca
Levote, la quale, da allora, godette ottima salute e ritornò alle normali
occupazioni della vita.
Di questa guarigione considerata straordinaria, presso il Tribunale
della Curia Arcivescovile di Otranto, dal giorno 27 del mese di luglio
dell’anno 2010 al giorno 16 del mese di aprile dell’anno 2011, è stata
effettuata l’Inchiesta Diocesana, la cui autorevolezza e validità giuri-
dica sono state riconosciute dalla Congregazione delle Cause dei Santi
con Decreto del giorno 27 del mese di maggio dell’anno 2011. Gli atti
raccolti sono stati, poi, sottoposti all’esame e al giudizio del Collegio
dei Medici del Dicastero che, nella Sessione del giorno 28 del mese di
giugno dell’anno 2012, ha stabilito che la guarigione fu rapida, completa,
duratura e inspiegabile alla luce delle attuali conoscenze mediche.
Il giorno 22 del mese di settembre dell’anno 2012, si è tenuto, con
esito favorevole, il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi e il gior-
no 11 del mese di dicembre dello stesso anno la Sessione Ordinaria dei
Padri Cardinali e Vescovi, presieduta da me Cardinale Angelo Amato.
In entrambi i congressi, sia dei Consultori sia dei Cardinali e Vescovi,
al quesito se il miracolo consti compiuto per volontà divina, è stata data
risposta affermativa.
Fatta, infine, di tutti questi dati, accurata relazione al Sommo Pon-
tefice Benedetto XVI dal sottoscritto Cardinale Prefetto, Sua Santità,
in data odierna, accogliendo e approvando i voti della Congregazione
152
delle Cause dei Santi, ha dichiarato: «Consta il miracolo compiuto da
Dio per intercessione dei Beati Antonio Primaldo e Compagni, ovvero
della rapida, completa e costante guarigione di suor Francesca Levote da
“cancro endometrioide dell’ovaio sinistro con progressione metastatica
sistemica (IV stadio) e grave compromissione dello stato generale”».
Il Sommo Pontefice ha, poi, disposto che questo Decreto venga pub-
blicato e inserito tra gli Atti della Congregazione delle Cause dei Santi.
Dato a Roma, il giorno 20 del mese di Dicembre a. D. 2012.
Angelo Card. Amato, S.D.B.
Prefetto
Marcello Bartolucci
Arciv. tit. di Bevagna
Segretario
Il Decreto “super miracolo” è pubblicato in lingua latina in AAS CV (2013), pp. 940-
943 e, anche con traduzione in lingua italiana, ne L’Eco Idruntina, anno 2013, pp. 107-116.
153
DOCUMENTO n. 5*
LETTERE DECRETALI
FRAN
CISCVS
PP
Servus Servorum Dei
ad perpetuam rei memoriam.
«Hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello»
(Ap 7,14).
Il martirio diAntonio Primaldo e Compagni, figli dellaChiesa Idruntina,
avvenne all’epoca dell’espansionismo verso occidente dell’impero Turco
Ottomano che, dopo la conquista di Costantinopoli nel 1453 e l’occupazione
di gran parte della penisola Balcanica, era pervenuto al massimo livello.
Il giorno 28 luglio 1480, un’imponente flotta turca approdò sul
litorale Otrantino con un potentissimo esercito e un’ingente quantità di
artiglierie. Posto l’assedio alla città, il comandante turco Gedik Achmed
Pascià intimò agli abitanti di arrendersi e di sottomettersi al Sultano, ma
essi rifiutarono di consegnarsi. In quel tempo, Otranto era presidiata da
un modesto contingente militare, del tutto inadeguato per resistere da un
simile assalto, e di conseguenza la difesa della città ricadde totalmente
sui cittadini, che resistettero con grande coraggio. Dopo quindici giorni
di durissimi bombardamenti, il 12 agosto Otranto venne espugnata da-
gli invasori, che, dopo aver travolto l’ultima resistenza e sottoposta la
città a un feroce saccheggio, fecero irruzione nella chiesa cattedrale e
trucidarono l’Arcivescovo Stefano Pendinelli, i canonici, i sacerdoti e
numerosi fedeli ivi raccolti in preghiera.
* Traduzione dal testo latino.
154
Il giorno seguente, Gedik Achmed Pascià ordinò che tutti gli uomini
superstiti, circa 800 da quindici anni in su, fossero condotti al suo cospetto
fuori dalle mura cittadine, al colle della Minerva. Qui il comandante,
tramite un interprete, impose loro di rinnegare la fede cristiana e di
abbracciare la religione Islamica in cambio della vita. Senza esitazione
alcuna, a nome di tutti, rispose Antonio Pezzulla, poi denominato Pri-
maldo, un umile calzolaio o cimatore di panni. Apertamente dichiarò
che egli e i suoi concittadini credevano Gesù Cristo Figlio di Dio e loro
Signore e vero Dio: affermò anche che piuttosto preferivano mille volte
morire che rinnegarlo e farsi Turchi. Un mormorio di assenso confermò la
corale volontà di restare fedeli alla propria fede, anche a costo della vita.
Immediato seguì l’ordine di condanna a morte e tutti furono uccisi e i
loro corpi oltraggiati. I cadaveri rimasero insepolti sul luogo dell’eccidio
per circa un anno, dove li trovarono le truppe inviate per la liberazione
della città. Nel maggio 1481 furono raccolti nella vicina chiesa “al fonte
della Minerva” e, nel settembre successivo, Alfonso d’Aragona, cacciati
i nemici dalla città di Otranto, trasferì i corpi dei Martiri nella cripta della
cattedrale. Egli stesso volle, però, che parte dei corpi venisse traslata a
Napoli, dove furono custoditi prima nella chiesa di santa Maria Mad-
dalena, alla quale venne per questo motivo dato il titolo dei Martiri, e
poi definitivamente deposti nella chiesa di Santa Caterina a Formiello.
Antonio Primaldo e Compagni furono da subito ritenuti martiri di
Cristo e venerati con il titolo di beati e di santi. Lo confermano la diffusa
devozione nei loro confronti e la dedicazione di alcune chiese in Otranto
e in diocesi. Ininterrottamente la Chiesa idruntina ha celebrato la loro
memoria, ogni anno, il 14 agosto.
Nel 1539 fu tenuto il primo Processo Informativo per la loro cano-
nizzazione, il quale, ripreso in più momenti negli anni successivi, venne
finalmente definito negli anni 1770-1771. Il 14 dicembre 1771 fu emanato
il Decreto del Sommo Pontefice Clemente XIV di riconoscimento del
culto tributato ai martiri Idruntini.
Il 5 ottobre 1980 il beato Giovanni Paolo II, Nostro Predecessore,
ricorrendo il quinto centenario di quell’evento, si recò pellegrino sul luogo
del martirio per rendere la massima venerazione alla memoria dei Martiri.
155
In conformità alle norme canoniche, dal 16 febbraio 1991 al 21 marzo
1993, si è tenuta, presso la Curia arcivescovile di Otranto, l’Inchiesta
diocesana sul riconoscimento del loro martirio, la cui validità è stata
acclarata dalla Congregazione delle Cause dei Santi con Decreto del 27
maggio 1994.
Espletato il Processo presso il Dicastero Romano, il 6 luglio 2007
il Sommo Pontefice Benedetto XVI ha accolto e ratificato i voti della
Congregazione, autorizzando il medesimo Dicastero a pubblicare il
Decreto sul martirio.
In vista della canonizzazione, è stata istruita in Otranto dal Venerabile
Fratello Donato Negro, Arcivescovo di Otranto, dal 27 luglio 2010 al
16 aprile 2011, l’Inchiesta diocesana per l’accertamento di una presunta
guarigione attribuita ai beati Antonio Primaldo e Compagni. La Con-
gregazione delle Cause dei Santi, il 27 maggio 2012, ha riconosciuto la
validità giuridica dell’Inchiesta Idruntina e il 28 giugno 2012 i Consultori
Medici del medesimo Dicastero hanno giudicato che la guarigione era
stata rapida, completa, duratura, inspiegabile alla luce delle attuali cono-
scenze mediche. Il 22 settembre dello stesso anno si è tenuto, con esito
favorevole, il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi, e il successivo
11 dicembre i Padri Cardinali e Vescovi, nella Sessione Ordinaria, hanno
giudicato vero miracolo tale guarigione. Il 20 dicembre 2012 il Sommo
Pontefice Benedetto XVI ha autorizzato la pubblicazione del Decreto
sul miracolo. L’11 febbraio 2013 si è tenuto il Concistoro, nel quale lo
Stesso Sommo Pontefice ha stabilito che la canonizzazione si celebrasse
il 12 del successivo mese di maggio.
Oggi, quindi, in piazza San Pietro, nel corso di solenni celebrazioni,
abbiamo pronunziato questa formula:
Ad onore della Santissima Trinità, per l’esaltazione della fede
cattolica e l’incremento della vita cristiana, con l’autorità del
nostro Signore Gesù Cristo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e Nostra,
dopo aver lungamente riflettuto, invocato più volte l’aiuto
divino e ascoltato il parere di molti Nostri Fratelli nell’Episcopato,
dichiariamo e definiamo Santi i Beati Antonio Primaldo e
156
Compagni [...] e li iscriviamo nell’Albo dei Santi e stabiliamo
che in tutta la Chiesa essi siano devotamente onorati tra i Santi.
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
L’esempio di Antonio Primaldo e dei suoi Compagni martiri, che con
singolare fortezza abbracciarono la morte per amore di Cristo, tutti i fedeli
imitino e unanimamente li venerino come strenui difensori del Vangelo
di Cristo, dei quali la Chiesa annuncia ed esalta nei secoli la costanza,
la fedeltà e la gloriosa morte. La loro memoria accresca anche il gregge
di Cristo ed evidenzi in fulgidissima luce quanta utilità e grandezza ci
apportino simili virtù e quanto rendano più santa la nostra vita.
Vogliamo poi che tutto ciò che abbiamo stabilito con queste Lettere
ora ed in futuro rimanga valido e immutato, escluso qualunque motivo
di contrarietà minimamente ostante.
Dato in Roma presso S. Pietro, il 12 maggio 2013, primo del Nostro Pontificato.
Le Lettere decretali in lingua latina sono pubblicate in AAS CVI (2014), pp. 343-346
e, anche con traduzione italiana, ne L’Eco Idruntina, anno 2014, I-XVIII (con numerazione
romana distinta).
157
DOCUMENTO n. 6
OMELIA DI PAPA FRANCESCO
Il coraggio della fedeltà a Cristo e al suo Vangelo: è questo il messaggio
che propongono ai cristiani di oggi gli 800 nuovi santi proclamati dal Papa
Francesco domenica mattina, 12 maggio 2013, in Piazza San Pietro.
Ne pubblichiamo il testo.
Cari fratelli e sorelle!
In questa settima Domenica del Tempo di Pasqua ci siamo radunati
con gioia per celebrare una festa della santità. Rendiamo grazie a Dio
che ha fatto risplendere la sua gloria, la gloria dell’Amore, sui Martiri di
Otranto, su Madre Laura Montoya e su Madre María Guadalupe García
Zavala. Saluto tutti voi che siete venuti per questa festa – dall’Italia, dalla
Colombia, dal Messico, da altri Paesi – e vi ringrazio!
Vogliamo guardare ai nuovi Santi alla luce della Parola di Dio pro-
clamata. Una parola che ci ha invitato alla fedeltà a Cristo, anche fino
al martirio; ci ha richiamato l’urgenza e la bellezza di portare Cristo e il
suo Vangelo a tutti; e ci ha parlato della testimonianza della carità, senza
la quale anche il martirio e la missione perdono il loro sapore cristiano.
Gli Atti degli Apostoli, quando ci parlano del diacono Stefano, il pro-
tomartire, insistono nel dire che egli era un uomo “pieno di Spirito Santo”
(6,5; 7,55). Che significa questo? Significa che era pieno dell’Amore
di Dio, che tutta la sua persona, la sua vita era animata dallo Spirito di
Cristo risorto, tanto da seguire Gesù con fedeltà totale, fino al dono di sé.
Oggi la Chiesa propone alla nostra venerazione una schiera di martiri,
che furono chiamati insieme alla suprema testimonianza del Vangelo, nel
1480. Circa ottocento persone, sopravvissute all’assedio e all’invasione di
Otranto, furono decapitate nei pressi di quella città. Si rifiutarono di rinnegare
la propria fede e morirono confessando Cristo risorto. Dove trovarono la
forza per rimanere fedeli? Proprio nella fede, che fa vedere oltre i limiti del
nostro sguardo umano, oltre il confine della vita terrena, fa contemplare «i
cieli aperti» – come dice santo Stefano – e il Cristo vivo alla destra del Padre.
158
Cari amici, conserviamo la fede che abbiamo ricevuto e che è il nostro vero
tesoro, rinnoviamo la nostra fedeltà al Signore, anche in mezzo agli ostacoli
e alle incomprensioni; Dio non ci farà mai mancare forza e serenità.
Mentre veneriamo i Martiri di Otranto, chiediamo a Dio di sostenere
tanti cristiani che, proprio in questi tempi e in tante parti del mondo,
adesso, ancora soffrono violenze, e dia loro il coraggio della fedeltà e
di rispondere al male col bene.
Il secondo pensiero lo possiamo ricavare dalle parole di Gesù che
abbiamo ascoltato nel Vangelo: «Prego per quelli che crederanno in me
mediante la loro parola: perché tutti siano una cosa sola; come tu, Pa-
dre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi» (Gv 17,20). Santa Laura
Montoya è stata strumento di evangelizzazione prima come insegnante e
poi come madre spirituale degli indigeni, ai quali infuse speranza, acco-
gliendoli con l’amore appreso da Dio e portandoli a Lui con un efficacia
pedagogica che rispettava la loro cultura e non si contrapponeva ad essa.
Nella sua opera di evangelizzazione Madre Laura si fece veramente tutta
a tutti, secondo l’espressione di san Paolo (cfr 1Cor 9,22). Anche oggi le
sue figlie spirituali vivono e portano il Vangelo nei luoghi più reconditi
e bisognosi, come una sorta di avanguardia della Chiesa.
Questa prima santa nata nella bella terra colombiana ci insegna ad
essere generosi con Dio, a non vivere la fede da soli – come se fosse
possibile vivere la fede in modo isolato –, ma a comunicarla, a portare
la gioia del Vangelo con la parola e la testimonianza di vita in ogni
ambiente in cui ci troviamo. In qualsiasi luogo in cui viviamo, irradiare
questa vita del Vangelo! Ci insegna a vedere il volto di Gesù riflesso
nell’altro, a vincere indifferenza e individualismo, che corrodono le co-
munità cristiane e corrodono il nostro cuore, e ci insegna ad accogliere
tutti senza pregiudizi, senza discriminazioni, senza reticenze, con amore
sincero, donando loro il meglio di noi stessi e soprattutto condividendo
con loro ciò che abbiamo di più prezioso, che non sono le nostre opere
o le nostre organizzazioni, no! Quello che abbiamo di più prezioso è
Cristo e il suo Vangelo.
159
Infine, un terzo pensiero. Nel Vangelo di oggi, Gesù prega il Padre
con queste parole: «Io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò
conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato, sia in essi e io in
loro» (Gv 17,26). La fedeltà dei martiri fino alla morte e la proclama-
zione del Vangelo a tutti si radicano, hanno la loro radice nell’amore di
Dio effuso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo (cfr Rm 5,5),
e nella testimonianza che dobbiamo dare di questo amore nella nostra
vita quotidiana. Santa María Guadalupe García Zavala lo sapeva bene.
Rinunciando a una vita comoda – quanto danno arreca la vita comoda,
il benessere; l’“imborghesimento” del cuore ci paralizza –, rinunciando
a una vita comoda per seguire la chiamata di Gesù, insegnava ad amare
la povertà, per poter amare di più i poveri e gli infermi. Madre Lupita
si inginocchiava sul pavimento dell’Ospedale davanti agli ammalati e
agli abbandonati per servirli con tenerezza e compassione. E questo si
chiama: “toccare la carne di Cristo”. I poveri, gli abbandonati, gli in-
fermi, gli emarginati sono la carne di Cristo. E Madre Lupita toccava la
carne di Cristo e ci ha insegnato questo modo di agire: non vergognarsi,
non avere paura, non provare ripugnanza a “toccare la carne di Cristo”!
Madre Lupita aveva capito che cosa significa questo “toccare la carne di
Cristo”. Anche oggi le sue figlie spirituali cercano di riflettere l’amore
di Dio nelle opere di carità, senza risparmiare sacrifici e affrontando
con mitezza, con perseveranza apostolica (hypomonē), sopportando con
coraggio qualunque ostacolo.
Questa nuova Santa messicana ci invita ad amare come Gesù ci ha
amato, e questo comporta non chiudersi in se stessi, nei propri problemi,
nelle proprie idee, nei propri interessi, in questo piccolo mondo che ci arreca
tanto danno, ma uscire e andare incontro a chi ha bisogno di attenzione,
di comprensione, di aiuto, per portargli la calorosa vicinanza dell’amore
di Dio, attraverso gesti di delicatezza, di affetto sincero e di amore.
Fedeltà a Cristo e al suo Vangelo, per annunciarlo con la parola e
con la vita, testimoniando l’amore di Dio con il nostro amore, con la
nostra carità verso tutti: sono luminosi esempi ed insegnamenti che ci
offrono i Santi proclamati oggi, ma che suscitano anche domande alla
nostra vita cristiana: come io sono fedele a Cristo? Portiamo con noi
160
questa domanda, per pensarla durante la giornata: come io sono fedele
a Cristo? Sono capace di “far vedere” la mia fede con rispetto, ma anche
con coraggio? Sono attento agli altri, mi accorgo di chi è nel bisogno,
vedo in tutti fratelli e sorelle da amare? Chiediamo, per intercessione
della Beata Vergine Maria e dei nuovi Santi, che il Signore riempia la
nostra vita con la gioia del suo amore. Così sia.
Francesco
L’omelia di papa Francesco è pubblicata in AAS CV (2013) pp. 447-449 e ne L’Eco
Idruntina, anno 2013, pp. 234-237.
161
Santuario di Santa Maria dei Martiri, interno: lapide marmorea
LAPIDI E INNI AI SANTI MARTIRI
All’interno della chiesa di S. Francesco di Paola e Santuario di Santa
Maria dei Martiri:
chiunque tu sia che vieni
s u q u e s t o c o l l e d e l l a M i n e rva
a s c o lta
sono io Otranto che ti parlo
Nell’anno 1480 vivevo tranquilla
e d i m e n t i c ata
quando sull’alba del 28 di luglio
m i v i d i c i n ta d a n av i l i o e d a s c h i e r e o t t o m a n e
m ’ i n t i m a r o n o l a r e s a a b u o n i pat t i : l i r i f i u ta i
e n o n c o n tat i i n e m i c i
s b a r a z z ata m i d ’ a l c u n e c e n t i n a i a d i t i m i d i p r e s i d i a r i
c h i u s e l e p o rt e e g e t tat e n e i n m a r e l e c h i av i
g i u r a i d i r e s i s t e r e s i n o a l l ’ e s t r e m o f i d e n t e d i p o t e r s a lva r e
i l r e g n o e l ’ I ta l i a d a l l a i n va s i o n e c o l t e m p o r e gg i a r e
t r e g i o r n i f u i b o m b a r d ata e d e r o a r m ata d i l a n c e e d i f r e cc e
n e l 1 d ’ a g o s t o c a d e va n o d i r o cc at e l e m i e m u r a
eppure tenni da me lonttano per altri 11 giorni il nemico
i l 1 2 ° n o n av e n d o c h i p i ù va l e s s e a d i f e n d e r m i
s u c a d av e r i d i 1 2 m i l a F i g l i m i e i
mantenuto il giuramento caddi
caddi ma due giorni dopo
mi bastò il cuore di confortare su questo colle
al martirio per la fede di Gesù Cristo
altri 800 figli miei egri o feriti
superstiti alla guerra ed alla strage
dopo 13 altri mesi Iddio mi liberò dalle mani dei nemici
e d o gg i 1 4 a g o s t o 1 8 8 0 r i c h i a m at i a l l a m i a m e m o r i a
quanti più ho potuto nomi dei martiri e dei difensori miei
l i h o s c o l p i t i s u l l e tav o l e m a r m o r e e
di questo tempio
Dettata nel 1880 dallo storico Luigi De Simone, nel IV centenario del martirio. Nella
stessa ricorrenza, a cura del can. Salvatore Massaro (1847-1934), furono incisi su quattro
lapidi marmoree alcuni nomi di Guerrieri morti combattendo nell’agosto 1480 (in difesa
della Città), di Martiri fra gli Ottocento e di Guerrieri morti combattendo nel 1481.
163
A memoria del pellegrinaggio apostolico ad Otranto del Pontefice San
Giovanni Paolo II
In questo luogo sacro
b a g n at o d a l s a n g u e
d e i B e at i M a rt i r i i d r u n t i n i
nel quinto centenario
del loro eroico sacrificio
il 5 ottobre 1980
S . S . G I O VA N N I PA O L O I I
sostò in preghiera
rendendo solenne venerazione
a quanti in ogni tempo
i mm o l a n o l a v i t a p e r C r i s t o
2 aprile 1982
Nel decimo anniversario
della visita pastorale ad Otranto
d i S . S . G I O VA N N I PA O L O I I
pellegrino apostolico
in venerazione
a i B e at i M a rt i r i i d r u n t i n i
S.E. MONS. VINCENZO FRANCO
arcivescovo di Otranto
ripristinando l’originario titolo
d a g l i av i p r e s c e lt o
per la chiesa eretta
sul colle del martirio
questo tempio elevò a
SANTUARIO
di SANTA MARIA DEI MARTIRI
il 12 agosto 1990
i n s p i r i t u a l e e s u lta n z a
la comunità cristiana di Otranto
e mons. Quintino Gianfreda rettore
posero
I testi di entrambi le lapidi sono stati redatti da mons. Quintino Gianfreda
164
COLLE DEI MARTIRI
Ai piedi della scalinata, su due lapidi di marmo si legge:
O Clivo glorioso
Santo altare della fede
sopra di te
ottocento otrantini
s ’ i mm o l a r o n o
in olocausto a Dio
A voi generosi
che pugnando nel 1480
fugaste dai lidi ausoni
le orde mussulmane
onore e riconoscenza
l a pat r i a t r i b u ta
All’interno della cappellina, posta lungo la scalinata, è scritto:
Qui stette il sasso
dove gli ottocento idruntini
d e c o l l at i p e r l a f e d e m o r i r o n o
l a c o l o n n a d i f r o n t e r a mm e n t a
il supplizio del carnefice Berlabei
a sì grande spettacolo d’eroismo
convertito
p a s s e gg e r o c h i u n q u e t u s e i
plaudi alla fortezza
dei nostri Martiri
e ai trofei della cristiana religione
165
A L PA R C O D E I M A RT I R I
Da questa piana di terra e mare
nell’anno cinquecentesimo del Martirio di Otranto
violenza di turchi ottomani
mano benedicente nel sole
G i o va n n i P a o l o II P a pa
levò
m e s s a gg i o d i p a c e e g i u s t i z i a
al popolo d’Oriente
al mondo intero
Nell’anniversario Otranto pose
5 ottobre 1981
Testo composto dal prof. Donato Moro
166
ANTICO INNO
in onore dei Martiri di Otranto
Christi nobiles Atletae,
Fidei Sidera, salvete,
Hidruntini Martyres.
Laudes vestras celebramus,
Vestram opem imploramus
In adversis casibus.
Ad certamen evocati,
Eluistis Achomati,
Iram ducis barbari.
Laudes vestras etc.
Prestans opus, Deo gratum
Pro quo diu stetisse est datum
Incorrupta corpora.
Laudes vestras etc.
Supra montem ea renident,
Mirabundi turcae vident,
Nec audent comburere.
Laudes vestras etc.
Gloria Patri, Verbo aeterno,
Sancto Flamini Superno
Sit per omne saeculum.
Laudes vestras etc.
Testo composto e pubblicato, unitamente alla "Tredicina", dall’arcivescovo Francesco
Maria Bressi nel 1889
Musica di anonimo
167
INNO AI BEATI MARTIRI PER IL V CENTENARIO (1480-1980)
Mirabili atleti di Cristo
ancor risplendon sul colle,
ancora, imbevute di sangue,
profuman soavi le zolle:
Il lungo fluire del tempo
non vela la gloria dei Santi,
e lode perenne al Signore
si leva dai cuori esultanti.
Rit.: Salve, Beati Martiri
Eroi di Santa Fede,
vanto di Terra d’Otranto,
da voi imploriam mercede.
I popoli smarriti
dall’odio e dall’errore
pel vostro sacrificio
ritornino al Signore.
La fiamma del giorno d’agosto
vampate di luce sferzava
e un canto di lieta speranza
la scure del boia troncava;
effluvi dai campi e dal mare
salivano al cielo inesauste;
eretto Primaldo seguiva
il rito del grande olocausto.
Rit.: Salve, Beati Martiri
Dei Martiri mite Regina,
dal cielo guardavi amorosa
quei fiori pestati sul sasso
che or come ghirlanda preziosa
composti nel gran reliquario
ti fanno corona nei tempi.
Noi figli ed eredi dei forti
vogliamo seguirne l’esempio.
Rit. Salve, Beati Martiri
Testo Prof. G. De Tommasi
Musica Mons. Luigi Corvaglia
168
HANNO VINTO
Hanno vinto per il sangue dell’Agnello
e la testimonianza del loro martirio
perché hanno disprezzato la vita
fino a morire.
Rit. Esultate dunque, o cieli,
Rallegratevi e gioite
Voi che abitate in essi (2v)
Esultate giusti nel Signore,
agli onesti si addice la lode.
Acclamate al Signore con la cetra
e con l’arpa a lui acclamate.
Cantate a Dio un canto nuovo,
suonate la cetra e acclamate
poiché retta è la Parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Testo e Musica di don Biagio Mandorino (anno 1980)
169
O Santi Martiri di questa gloriosa Terra di Otranto,
la cui offerta stringe cielo e terra
in un solo abbraccio,
la vostra fedele testimonianza
ci aiuti a fare della santità
l'anima dei nostri progetti,
la trama dei nostri pensieri
e la sostanza delle nostre relazioni.
Affidiamo a voi il segreto desiderio
di vivere la fedeltà al Vangelo nel lavoro,
nella comunione e nella gioia,
per manifestare a tutti
la larghezza, la lunghezza,
l'altezza e la profondità di quell'Amore
che sorpassa ogni conoscenza.
Amen.
Donato Negro
Arcivescovo
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173
INDICE
PREFAZIONE di Quintino Gianfreda . . . . . . . . p. 7
INTRODUZIONE . . . . . . . . . . . . . ” 9
CAPITOLO PRIMO 11
Otranto . . . . . . . . . . . . . . . . ” 14
Origini . . . . . . . . . . . . . . . ” 14
Otranto fra Oriente e Occidente . . . . . . . . ”
CAPITOLO SECONDO 19
Ambiente storico . . . . . . . . . . . . . ” 23
Maometto II . . . . . . . . . . . . . ”
CAPITOLO TERZO
San Francesco di Paola e Otranto . . . . . . . . . ” 29
CAPITOLO QUARTO
Assedio di Otranto . . . . . . . . . . . . . ” 35
CAPITOLO QUINTO
Martirio eroico . . . . . . . . . . . . . . ” 51
CAPITOLO SESTO
La sofferta liberazione . . . . . . . . . . . . ” 63
CAPITOLO SETTIMO
Grazie ai prodigi . . . . . . . . . . . . . ” 77
CAPITOLO OTTAVO 87
Il Pontefice Giovanni Paolo II in Otranto . . . . . . . ” 89
Arriva il Papa . . . . . . . . . . . . . ” 89
Dal colle dei Martiri al piazzale . . . . . . . . ” 94
L̓incontro con i giovani . . . . . . . . . . ” 98
Una lapide a memoria . . . . . . . . . . . ”
CAPITOLO NONO
Un ininterrotto pellegrinaggio . . . . . . . . . . ” 99
CAPITOLO DECIMO 109
Verso la Canonizzazione. . . . . . . . . . . . ” 111
L̓inchiesta sulla storicità del martirio (1988-2007). . . . ” 114
Il Processo canonico e il riconoscimento del miracolo (2007-2013) ”
CAPITOLO UNDICESIMO
L̓evento della Canonizzazione . . . . . . . . . . ” 121
CAPITOLO DODICESIMO
La Madonna di Otranto . . . . . . . . . . . . ” 129
CAPITOLO TREDICESIMO
La Basilica Cattedrale . . . . . . . . . . . . ” 137
APPENDICE . . . . . . . . . . . . . . ” 143
Documento n. 1 . . . . . . . . . . . . ” 145
Documento n. 2 . . . . . . . . . . . . ” 146
Documento n. 3 . . . . . . . . . . . . ” 147
Documento n. 4 . . . . . . . . . . . . ” 150
Documento n. 5 . . . . . . . . . . . . ” 154
Documento n. 6 . . . . . . . . . . . ” 158
Lapidi e inni ai Martiri di Otranto . . . . . . . ” 163
BIBLIOGRAFIA . . . . . . . . . . . . . ” 171
Finito di stampare
nel mese maggio 2015
da Graficazerottanta - Modugno
per conto delle Edizioni Grifo
via Sant’Ignazio di Loyola, 37 - Lecce