Pontefici, Cardinali, Vescovi, Religiosi, Popolo di Dio, tutti
si sono interessati degli 800 Martiri di Otranto lungo i secoli1.
Da Sisto IV a Giovanni Paolo II, da Serafino da Squillace
all’attuale Arcivescovo mons. Donato Negro, da Alfonso
d’Aragona alla coppia regale Paola e Alberto del Belgio,
dall’Italia, dal mondo intero, tutti vengono da Antonio Pri-
maldo e Compagni.
Lavorando in Cattedrale fin dal 1956, ho visto che la
devozione del popolo cristiano di tutto il mondo (lo ripeto,
di tutto il mondo), verso i Martiri, lungi dall’affievolirsi, è
un continuo crescendo.
Ho visto il pontefice Giovanni Paolo II venire in Otranto
per venerare «il martirio degli 800 martiri» e additarli a quin-
dicimila giovani come «uomini autentici, decisi e coerenti,
ben radicati nella loro storia» e come modello da imitare «di
fronte alle suggestioni di certe ideologie contemporanee che
esaltano e proclamano l’ateismo teorico e pratico».
Il Papa chiese a quei giovani: «Oggi sareste disposti a
ripetere, con piena convinzione e consapevolezza, le parole
dei Beati Martiri: Scegliamo piuttosto di morire per Cristo
con qualsiasi genere di morte, anziché rinnegarlo?»2.
1 Cfr. G. Gianfreda, Storicità del Martirio dei Martiri di Otranto, Edizioni
del Grifo, Lecce 1991. Nel 1771 Clemente XIV dichiarò Beati i martiri Antonio
Primaldo e Compagni; cfr. Appendice, Documento n. 1.
2 Giovanni Paolo II, Ai giovani, in “L’Eco Idruntina”…, cit., pp. 342-343.
101
Ho visto tantissimi Vescovi d’Italia e di altre nazioni, da
soli o con pellegrinaggi, inginocchiarsi davanti alle urne dei
BB. Martiri e pregare.
Ho visto centinaia di migliaia e, potrei dire, milioni di
persone sostare davanti a quelle Reliquie benedette. Li ho visti
pensosi, raccolti, devoti. Spesso ho udito dire: «Noi, oggi,
saremmo disposti a morire per Cristo, come fecero questi
martiri?». «Se oggi, io fossi chiamato a testimoniare la mia
fede, sarei capace di fare la scelta che fecero gli ottocento
cittadini di Otranto nel 1480?».
Ho visto gente piangere davanti ai sette grandi armadi in
noce, che custodiscono i resti mortali degli uccisi sul colle
della Minerva; gente che ha riacquistato la fede o l’ha irro-
bustita, specialmente quando ho fatto vedere «le parti molli»
degli organi umani con dentro il cibo del 1480, la “lingua
intatta legata all’osso ioide”, le “colonne vertebrali intatte”,
le “sopracciglie”, ecc.3.
Ho visto atei, riverenti e silenziosi, fermarsi, a lungo,
davanti alle urne.
Ho udito il Presidente della Repubblica Italiana Sandro
Pertini che diceva ai suoi compagni, poco attenti e distratti,
queste testuali parole: «Compagni, possiamo accettare o no il
credo religioso di questi, ma davanti a gente che muore per la
propria fede, dobbiamo rispetto e imparare ad essere coerenti».
Potrei ancora continuare a scrivere ed a ripetere testimo-
nianze di fede e di culto, ma mi piace raccontare un singolare
e commovente episodio.
Nel 1963 ebbi il piacere di ascoltare il seguente episodio
3 Questi straordinari resti dei Martiri sono contenuti nell’armadio piccolo
della Cappella dei Ss. Martiri.
102
dalla viva voce dei genitori diAntonella Zacchino.Antonella,
nata a Nardò nel 1955 e domiciliata in Otranto fin dall’età di
due anni, era affetta da linfogranuloma.
I genitori, Sandro e Olga, appresa la triste notizia, ac-
compagnarono la ragazza da diversi specialisti. Tutti ne
confermarono la diagnosi.
Il cinque giugno del 1963, il prof. Salvatore Erroi, pri-
mario dell’ospedale civile di Poggiardo, che aveva in cura
Antonella, fa un prelievo e lo manda al laboratorio di ana-
tomia patologica di Firenze dal prof. Costa, che risponde col
seguente telegramma: “ZacchinoAntonella linfo-granuloma”.
I genitori, straziati dal dolore, pregano e attendono la
fine di Antonella… si chiudono in casa, visitati da parenti
e amici.
Un giorno di agosto del 1963 il dott. Salvatore Del Prete,
che lavorava nell’ospedale di Sant’Anna a Torino, ritornato
per alcuni giorni di ferie nel suo paese d’origine, la vicina
Cerfignano, fa visita alla famiglia di Antonella, di cui è anche
parente.
La trova in grande costernazione e, conosciuto il caso,
propone a Sandro e ad Olga: «Perché non vi rivolgete al prof.
Dogliotti di Torino per un suo autorevole parere?».
«Chi è costui?», gli chiedono.
«È uno dei grandi specialisti in materia».
«Senz’altro», dicono i genitori di Antonella, e lo incari-
cano di prenotare, al più presto, un posto nella clinica ove
Dogliotti opera.
Il dott. Del Prete ritorna in anticipo a Torino e, dopo
qualche giorno, telefona ad Otranto invitando i parenti ad
accompagnare Antonella a Torino.
103
La piccola famiglia parte per la capitale del Piemonte,
sperando e pregando.
In Otranto, intanto, si celebra la tredicina dei BB. Martiri.
Arrivati a Torino e preso posto in clinica, il giorno dopo
il prof. Dogliotti visita la ragazza e, dopo attento esame,
esclama: «Purtroppo non c’è niente da fare! Antonella è
affetta da linfogranuloma maligno».
I genitori della paziente rimangono senza parole. Impietriti
dal dolore e, con gli occhi in lacrime, supplicano il Professore
di salvare la loro bambina.
Dogliotti, più per accontentare i genitori che per altro, dice:
«Tentiamo un ultimo disperato rimedio, ma è necessario che il
signor Zacchino oggi stesso vada a Firenze dal prof. Costa, spe-
cialista presso l’Istituto Istologico dell’Università di Firenze».
«Professore», risponde Sandro, «per mia figlia, questo
ed altro».
Dogliotti fa il prelievo adAntonella e lo consegna al padre
che, immediatamente, parte per Firenze.
In clinica rimangono mamma e figlia.
Di notte Olga piange e prega. Prega i Martiri di Otranto.
Poi, dopo mezzanotte, stanca, poggia la testa sulla sponda
del letto di Antonella. Si assopisce. Le sembra di essere sul
marciapiede della villa di Otranto e di vedere un’enorme
processione di persone biancovestite che sfilano silenzio-
samente lungo la strada. Lei, ai margini della strada, prega.
Uno di quella schiera si stacca dal gruppo, le si avvicina
e le dice:
«Non piangere, Antonella guarirà».
Olga si sveglia di soprassalto. Guarda la bambina: dorme.
Poco dopo arriva Sandro che porta il risultato dell’esame
104
Napoli, Chiesa di Santa Caterina a Formiello: I Martiri di Otranto, dipinto di
L. Scorrano
istologico e a cui la moglie racconta il sogno. Più tardi, ecco
il prof. Dogliotti. Guarda la diagnosi del prof. Costa e, an-
cora una volta, esclama: «Non c’è niente da fare. Antonella
è affetta da linfogranuloma maligno».
Sandro e Olga si guardano e, ancora una volta, lo suppli-
cano di fare qualcosa per salvare Antonella.
Dogliotti, mosso a compassione, esamina ancora una
volta lo stesso vetrino, portato da Firenze, e lo trova sano,
senza traccia alcuna di male. Meravigliato, chiede: «Cosa
avete fatto?».
Sandro ed Olga credono che per Antonella non ci sia più
niente da fare. E Dogliotti: «Vostra figlia sta bene. È guarita.
Ma ditemi…, cosa avete fatto?».
Olga racconta: «Il 14 agosto in Otranto, ove io abito, si
celebra la festa dei Santi Martiri.
Durante la notte, mentre vegliavo presso il letto di mia figlia,
ho pregato insistentemente i Santi Martiri per la guarigione
di Antonella. Verso le quattro del mattino mi sono assopita
e, in sogno, ho visto una schiera di persone biancovestite.
Una di esse si è staccata dal gruppo, si è avvicinata e mi ha
detto:Antonella guarirà. Mi sono svegliata di soprassalto. Ho
toccato Antonella. Dormiva ed era in un bagno di sudore»4.
E Dogliotti: «Solo Dio può fare certe cose per umiliare
noi, piccoli uomini della terra. Tornate a casa. Ci rivedremo
fra un mese».
Arrivati ad Otranto, Sandro ed Olga vengono subito in Cat-
tedrale e con commossa emozione mi raccontano l’accaduto.
4 Copia della parziale documentazione clinica reperita è stata inserita nel
Processo diocesano per la canonizzazione inviato alla Congregazione delle
Cause dei Santi.
106
Passato il mese, la piccola famiglia riprende la via per
Torino. Dogliotti visita Antonella. La trova in perfetta salute.
E così per diversi mesi.
Oggi Antonella è a Milano e lavora presso la sorella.
Il fatto, secondo me, ha dello straordinario!
Un linfogranuloma che scompare da un momento all’al-
tro, senza interventi e senza cure, dopo i necessari riscontri
medici, potrebbe qualificarsi un miracolo quoadam modum:
il riconoscerlo o no come miracolo spetta unicamente alla
Chiesa.
Certamente è una segnalazione meritevole di considera-
zione e, come tale, la documentazione clinica reperita, uni-
tamente alla deposizione giurata dei genitori della giovane,
è stata allegata alla documentazione del processo diocesano,
e se ne dà notizia come testimonianza anche nella Positio
super Martyrio (anno 1996, pp. 565-568).
Restiamo in comunitaria fiduciosa attesa, mentre come
Chiesa locale continuiamo a pregare che il Signore “additi
oggi, alle soglie del terzo millennio cristiano, Antonio Pri-
maldo e Compagni testimoni esemplari al Popolo di Dio” e
modello di vita alle comunità cristiane.
107
Marittima, chiesa parrocchiale: Antonio Primaldo e i Martiri di Otranto: l’elogio
della dignità di un popolo, tela di Guido Villa (anno 2012)
CAPITOLO DECIMO
Verso la Canonizzazione
(I due Processi canonici)
La canonizzazione dei circa Ottocento Otrantini, deca-
pitati per la fede sul colle della Minerva, è stata da sempre
ed unanimamente auspicata dalla Chiesa Idruntina e dalla
Città di Otranto.
Il culto tributato ai Beati Martiri si è rivelato particolar-
mente intenso dagli anni 1970 e seguenti ed ha avuto il suo
momento culminante nel 1980, in occasione della preparazione
e celebrazione del quinto centenario dell’evento martiriale con
il Pellegrinaggio apostolico ad Otranto domenica 5 ottobre
1980 del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, oggi Santo, e la
celebrazione Eucaristica da Lui presieduta sul locus martyrii.
Dal 1980 fino al 2013, dopo un’ampia e sistematica ri-
cerca storica e di approfonditi studi da parte della specifica
Commissione storica diocesana, si sono tenuti, con la guida
della Congregazione delle Cause dei Santi, due momenti
processuali determinanti. Se pur brevemente, ripercorriamo
il cammino vissuto e percorso dalla Chiesa di Otranto.
1. L’Inchiesta sulla storicità del martirio (1988-2007) è
stata avviata ad iniziativa dell’arcivescovo mons. Vincenzo
Franco (1981-1993), oggi emerito di Otranto.
Nominato il Postulatore della causa nella persona di padre
Ambrogio Sanna o.f.m. conv. e costituito il Tribunale dio-
cesano, l’Inchiesta diocesana ha avuto luogo in Otranto dal
15 febbraio 1991 al 21 marzo 1993, ed è stata riconosciuta
valida dalla Congregazione delle Cause dei Santi con decreto
111
del 27 maggio 1994. Ne è seguita l’elaborazione e la stesura
della impegnativa e poderosa Positio super Martyrio (volume
di 570 pagine), definita e stampata a Roma nel 1996, nella
quale è stata raccolta, in forma ordinata ed organica, l’ampia
documentazione per lo studio analitico successivo. Determi-
nante è stato il lavoro del prof. Rosario Jurlaro.
Il 28 aprile 1998, durante l’episcopato dell’arcivescovo
Francesco Cacucci, si è svolto con esito positivo il Congresso
dei Consultori Storici. A seguito del decesso del Postulatore
padre Sanna, l’arcivescovo mons. Donato Negro, in ordine
alla prosecuzione del processo canonico, il 3 giugno 2003
nominava nuova Postulatrice, con sede a Roma, l’avv. Silvia
Monica Correale, di origine argentina.
Il 16 giugno 2006 ha avuto luogo il Congresso dei Consul-
tori Teologi, che all’unanimità “hanno auspicato che questi
eroici figli della Chiesa che è in Otranto possano giungere
presto, se così piacerà al Santo Padre, al desiderato traguardo
della canonizzazione”.
Successivamente, nella Sessione Ordinaria del 17 aprile
2007 i Padri Cardinali e Vescovi hanno riconosciuto che i
Beati Antonio Primaldo e Compagni furono uccisi per la
loro fedeltà a Cristo. E il 6 luglio 2007 il Sommo Pontefice
Benedetto XVI ha disposto la promulgazione del Decreto
sul martirio da parte della Congregazione delle Cause dei
Santi, di cui era Prefetto il Card. José Saraiva Martins e
Segretario S. E. Mons. Michele Di Ruberto1. E fu lo stesso
Cardinale, all’avvio dell’annuale “Tredicina” il successivo
31 luglio a presiedere in Cattedrale la solenne Celebrazione
1 Cfr., Appendice, Documento n. 3, p. 147.
112
Benedetto XVI, Papa emerito
per la presentazione del Decreto alla Comunità diocesana,
condividendo con essa “il sentimento della gioia e della
nostra lode al Signore per il riconoscimento della storicità
del martirio da parte del Santo Padre Benedetto XVI, cui va
il nostro filiale e devoto pensiero”2.
2. Il Processo canonico e il riconoscimento del miracolo
(2007-2013).
Oltre a segni e grazie riferite in diverse fonti storiche,
molteplici sono state nell’ultimo cinquantennio le segnala-
zioni pervenute alla Curia diocesana, tutte diligentemente
raccolte, di presunti eventi prodigiosi attribuiti all’interces-
sione dei Beati Martiri di Otranto, una delle quali segnalata
in precedenza (cfr. pp. 102-107).
Nell’anno 2007, nella doverosa riservatezza, l’arcivescovo
mons. Donato Negro venne a conoscenza di un evento, avve-
nuto nel maggio 1980, mai rivelato e religiosamente custodito.
In preparazione al quinto centenario del martirio (1480-
1980), l’arcivescovo mons. Nicola Riezzo (1969-1981), oggi
Servo di Dio, promosse nell’arcidiocesi la Peregrinatio (16
settembre 1979 - 20 aprile 1980) delle Reliquie dei Martiri
di Otranto, con sosta per alcuni giorni in tutte le parroc-
chie. A Soleto, nei giorni previsti di permanenza, la locale
Comunità monastica delle Sorelle Povere di Santa Chiara
desiderò ardentemente venerare nella sede del Monastero le
Reliquie dei Martiri, anche con il segreto intento di implo-
rare dai Martiri Idruntini la guarigione della loro consorella
suor Francesca Levote, originaria di Rossano Calabro, in
2 Cfr., “L’Eco Idruntina”, anno 2007, pp. 309-316.
114
S. E. Mons. Vincenzo Franco, Pastore della Chiesa di Otranto (1981-1993),
oggi Arcivescovo emerito
quel periodo ricoverata in ospedale a Genova, che era stata
colpita da un grave carcinoma. Le Reliquie furono portate
processionalmente dalla Comunità monastica nella cella di sr.
Francesca, sostando tutte le religiose in implorante preghiera3.
Nella dovuta discrezione l’arcivescovo mons. Donato Ne-
gro, debitamente autorizzato dalla Congregazione delle Cause
dei Santi e costituito il Tribunale ecclesiastico diocesano,
ha aperto l’“Indagine” (27 luglio 2010 - 16 aprile 2011) per
l’accurata ricerca, reperimento e raccolta della documenta-
zione clinica, in parte già in possesso delle stesse Clarisse,
dagli ospedali di Galatina e di Genova dove la religiosa era
stata ricoverata, e l’individuazione prima, e le deposizioni
poi, dei medici in vita che, per competenze diverse, si erano
occupati del caso. È stata anche allegata la documentazione
medica successiva relativa ai periodici controlli clinici.
Trasferita l’intera documentazione a Roma, la Congre-
gazione delle Cause dei Santi presieduta dal Prefetto Card.
Angelo Amato ha proceduto nell’iter processuale secondo
la specifica normativa canonica.
Il Collegio dei Medici del Dicastero romano, nella sessione
del 28 giugno 2012, ha stabilito che “la guarigione fu rapida,
completa, duratura ed inspiegabile alla luce delle attuali cono-
scenze mediche”. Il 22 settembre 2012 si è tenuto il Congresso
dei ConsultoriTeologi e, il 21 dicembre successivo, la sessione
3 Dal 2008 la Comunità monastica ha trasferito la sua sede in Otranto sul colle
dei Martiri nell’ex-convento, adeguatamente ristrutturato, costruito nel 1542 per
accogliere la Comunità dei Padri Minimi di san Francesco di Paola, dove hanno
dimorato fino all’anno 1809.
Suor Francesca Levote ha vissuto con la sua Comunità in quel luogo ed ha
concluso la sua esistenza terrena il 5 febbraio 2012, all’età di 85 anni. La salma è
sepolta nel Cimitero di Otranto nella cappella dell’Istituto delle Maestre Pie Filippini.
116
ordinaria dei Padri Cardinali e Vescovi: in entrambe le assise
“al quesito se il miracolo consti compiuto per volontà divina
è stata data risposta affermativa”. Il Santo Padre Benedetto
XVI, accogliendo ed approvando i voti della Congregazione
delle Cause dei Santi, il 20 dicembre 2012 ha autorizzato
la promulgazione del Decretum super Miracolo a firma del
Card. Angelo Amato e di S.E. Mons. Marcello Bartolucci,
rispettivamente Prefetto e Segretario del Dicastero vaticano
per le Cause dei Santi. In esso autorevolmente si dichiara:
“Consta il miracolo compiuto da Dio per intercessione dei
Beati Antonio Primaldo e Compagni, ovvero della rapida,
completa e costante guarigione di suor Francesca Levote”4.
L’11 febbraio 2013 Benedetto XVI ha tenuto il Concistoro
Ordinario Pubblico per la canonizzazione dei Beati Antonio
Primaldo e Compagni (1480), Martiri di Otranto, e altre due
Religiose decretando che essi “siano iscritti nell’Albo dei
Santi da domenica 12 maggio 2013”5.
Tale Concistoro sarà ricordato nella storia anche per
l’inatteso annunzio della rinunzia, per motivi di salute, di
Benedetto XVI al ministero petrino, dato a conclusione della
solenne Assise.
Asuggello definitivo il Santo Padre Francesco, nella stessa
data della Canonizzazione (12 maggio 2013), ha emanato
le Lettere Decretali con firma autografa, ove, al termine del
documento pontificio, si riporta la solenne specifica formula
papale:
Ad onore della Santissima Trinità, per l’esalta-
zione della fede cattolica e l’incremento della vita
4 Cfr., Appendice, Documento n. 5, p. 154.
5 Cfr., “L’Eco Idruntina”, anno 2013, p. 117.
117
L'Arcivescovo di Bari-Bitonto S. E. Mons. Francesco Cacucci, già Arcivescovo
di Otranto (1993-1999)
cristiana, con l’autorità del nostro Signore Gesù
Cristo, dei SantiApostoli Pietro e Paolo e Nostra,
dopo aver lungamente riflettuto, invocato più
volte l’aiuto divino e ascoltato il parere di molti
Nostri Fratelli nell’Episcopato, dichiariamo
e definiamo Santi i Beati Antonio Primaldo e
Compagni [...] e li iscriviamo nell’Albo dei Santi
e stabiliamo che in tutta la Chiesa essi siano
devotamente onorati tra i Santi.
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito
Santo6.
6 Cfr., Appendice, Documento n. 5, p. 154.
119
Otranto, Chiesa Maria SS.ma Immacolata, presbiterio: I Martiri di Otranto,
affresco di Luigi De Mitri (anno 2010, m 15x5)
CAPITOLO UNDICESIMO
L’evento della Canonizzazione
(La Chiesa di Otranto
con Papa Francesco in Piazza San Pietro)
Manifesto diocesano
Era del tutto scontato che l’annunzio della canonizzazio-
ne, da secoli desiderata ed attesa dalla Chiesa di Otranto,
suscitasse una vera “mobilitazione” della città di Otranto,
dell’intera Comunità diocesana e delle popolazioni salentine.
Intensa è stata la preparazione spirituale, tenuta dapprima
nelle parrocchie e con incontri diocesani ad Otranto nei giorni
4-10 maggio1, aiutati e guidati da due opuscoli diocesani
pubblicati per la ricorrenza della canonizzazione, uno di
mons. Arcivescovo dal titolo “I loro nomi sono scritti nei
cieli”, un’organica riflessione spirituale e pastorale2; l’altro,
di carattere storico, “I Martiri di Otranto nell’Albo dei Santi”,
a cura di Salvatore Marra3.
Domenica 13 maggio 2013 la città e l’arcidiocesi di Otranto,
in religioso pellegrinaggio ed in profonda esultanza, sono con-
venute massicciamente in Piazza San Pietro a Roma, raggiunti
da tanti “Idruntini” che dimorano in diverse località italiane
ed estere; vi hanno partecipato gli Arcivescovi e Vescovi
delle Chiese di Puglia, l’intero Presbiterio diocesano con le
Comunità religiose, un folto numero di diversamente abili,
anziani e malati amorevolmente accompagnati dai volontari
1 Ne “L’Eco Idruntina” (a. 2013, pp. 216-230) sono riportati gli interventi
degli ecc.mi mons. Vincenzo Pisanello, Vescovo di Oria; mons. Luigi Martella,
Vescovo di Molfetta; e di mons. Arcivescovo.
2 Il documento pastorale è pubblicato ne L’Eco Idruntina, a. 2013, pp. 52-69.
3 I due sussidi sono stati stampati dall’Editrice Salentina di Galatina nel
mese di marzo 2013.
123
In piazza San Pietro, l’arazzo dei Martiri di Otranto, al centro della facciata
della Basilica Vaticana
Il Santo Padre Francesco stringe al cuore il Reliquiario dei Martiri di Otranto
Papa Francesco accoglie il saluto e l’omaggio dell’Arcivescovo di Otranto Mons.
Donato Negro
dell’UNITALSI diocesana, il Sindaco con le Autorità civili
e militari di Otranto, Autorità provinciali, regionali e nazio-
nali: un appuntamento e una festa veramente di tutti (circa
ottomila persone), visibilmente riconoscibili dai cappellini
e foulard rossi, emblematica e simbolica chiazza di sangue
nel limpido chiarore di un tiepido giorno primaverile.
Nell’omelia il Santo Padre, ponendo l’interrogativo “Dove
i Martiri di Otranto trovarono la forza per rimanere fedeli?”,
risponde: “Proprio nella fede, che fa vedere oltre i limiti del
nostro sguardo umano; oltre il confine della vita terrena; fa
contemplare «i cieli aperti... e il Cristo vivo alla destra del
Padre»”. Ed ha esortato tutti: “Cari amici, conserviamo la fede
che abbiamo ricevuto e che è il nostro vero tesoro, rinnovia-
mo la nostra fedeltà al Signore, anche in mezzo agli ostacoli
e alle incomprensioni; Dio non ci farà mancare mai forza e
serenità”. E intensa emozione ha suscitato in tutti l’accosta-
mento: “Mentre veneriamo i Martiri di Otranto, chiediamo
a Dio di sostenere tanti cristiani che, proprio in questi tempi
e in tante parti del mondo, adesso, ancora soffrono violenza,
e dia loro il coraggio della fedeltà e di rispondere al male col
bene”4, quasi esplicitazione e commento del commosso gesto
compiuto poco prima stringendo al suo cuore, in religioso
silenzio, le Reliquie dei Martiri.
Quanto come Comunità diocesana si è vissuto in esultanza
a Roma con Papa Francesco (a pochi giorni della sua elezione
a Vescovo di Roma) è gioiosamente custodito nel cuore e
nella memoria di tutti: l’arazzo dei Santi Antonio Primaldo
e Compagni, Martiri di Otranto, al centro dell’imponente
4 Cfr., Appendice, Documento n. 6, p. 158.
127
facciata della basilica Vaticana, è stato costante punto di
richiamo e convergenza di una Piazza esultante, gremita di
fedeli e pellegrini convenuti. E sul volto del Signore Gesù,
al vertice dell’arazzo, gli sguardi attratti e devoti sembrava
s’incrociassero con quelli gloriosi dei Santi Martiri Idruntini
in uno stesso cantico di lode e di ringraziamento.
La “Celebrazione di ringraziamento” si è tenuta in Otranto
domenica 30 maggio 2013 nel Piazzale adiacente i giardini
della Città, presieduta dal Prefetto della Congregazione delle
Cause dei Santi il Card. Angelo Amato, al quale ha rivolto
il saluto di accoglienza l’Arcivescovo. Alla solenne Litur-
gia hanno partecipato i Vescovi delle Chiese del Salento, il
Presbiterio diocesano, Autorità cittadine e provinciali nell’e-
sultanza devota e riconoscente della città e dell’arcidiocesi.
L’Arcivescovo Mons. Donato Negro rivolge il saluto al Card. Angelo Amato
e ai Vescovi delle Chiese del Salento nella “Celebrazione di ringraziamento”
128
CAPITOLO DODICESIMO
La Madonna di Otranto
(Venerata l’8 settembre)
Otranto, Cattedrale: Madonna di Otranto, statua lignea (sec. XIV) prima del restauro
La statua della Madonna di Otranto o delle Grazie è lignea
e, molto probabilmente, risale al sec. XIV. Ha il bambino
Gesù sulle ginocchia e prega a mani giunte. Il suo sguardo
non è rivolto al «frutto benedetto del suo grembo»1, ma a
quel figlio che Gesù le consegnò dalla Croce quando le disse:
«Donna, ecco tuo figlio»2.
Questa statua fu coinvolta nei fatti del 1480: lo attesta il
seguente episodio.
Dopo la presa di Otranto, un turco3, entrato nella Cattedrale
e vista la bella icona, pensando che fosse di oro, la prese e la
portò con sé a Valona, sua patria. Qui giunto, si accorse che
la statua era di legno dorato e, deluso, la gettò «come cosa
vile e abietta»4 in un ripostiglio.
In casa del turco vi era una schiava otrantina la quale,
nel vedere la sua Madonna in quel posto ignobile, soffriva
indicibilmente e pensava come fare per liberarla.
La Madonna le venne incontro.
La moglie del turco fu «presa dai dolori del parto con
grave pericolo di morire»5.
Interpellati, i medici non seppero dare alcun rimedio.
1 Lc, 1,42.
2 Gv, 19, 26.
3 Cfr. L. De Morra, S. Visita 1607, Archivio Diocesano Otranto; G. M.
Laggetto, op. cit., p. 88.
4 Cfr. L. De Morra, op. cit.
5 G. M. Laggetto, op. cit., p. 88.
131
Il caso era disperato; la signora, in fin di vita.
«La schiava otrantina, ispirata da Dio, pensò fosse quello
il momento buono per liberare la Madonna da quel luogo»6.
Si presentò al turco ed è verosimile che sia avvenuto questo
dialogo tra i due: «Se vuoi che la signora guarisca, c’è un
solo rimedio…», disse la schiava otrantina.
«Quale?» interruppe il turco.
«Che tu liberi quell’augusta Signora che tieni sotto il let-
to, che la mandi al suo paese, ad Otranto: la mia Madonna
libererà la tua signora dal pericolo di morte».
Il turco irrise lo zelo dell’otrantina:
«Cosa può la tua Madonna, se la scienza e i medici sono
impotenti?».
La ragazza, con più fede, ribatte’:
«Solo la mia Madonna potrà guarire tua moglie, restituire
il sorriso a questa casa, ridarti la gioia».
Il turco pensò: «Questa ragazza è furba: vuole ritornare
al suo paese, e approfitta del mio dolore» e le disse:
«Tu sei mia schiava: tu non tornerai più in Italia. Se ti
darò la Madonna, chi la porterà ad Otranto?».
«Sono convinta, riprese la schiava, che io non vedrò
mai più la mia Otranto; che dovrò morire in terra straniera.
Però, se desideri che tua moglie guarisca, è necessario che
tu liberi quell’augusta Signora. Per raggiungere Otranto, la
mia Madonna non ha bisogno di nessuno: sola vi andrà; io
rimarrò qui, tua schiava, e la signora guarirà».
Il turco, vinto dall’insistenza della donna e desiderando,
d’altra parte, la guarigione della moglie, promise che avrebbe
mandato la statua della Vergine ad Otranto se sua moglie fosse
6 G. M. Laggetto, op. cit., p. 88.
132
guarita. «Subito dopo la promessa, cessati i dolori, la moglie
felicemente partorì»7. Il turco si meravigliò del fatto, ma non si
convertì.Tuttavia mantenne la promessa. Fece «mettere in una
navicella senza remiganti la statua della Madonna»8 e l’affidò
alle onde. Intanto l’esule otrantina, contenta di aver liberata la
sua Signora, pregava sulla riva del mare… La statua si staccò
dalla spiaggia dirigendosi verso Otranto, ove approdava dopo
alcuni giorni. Fu una festa, una gioia per tutti.
Arcivescovo e popolo, Capitolo e clero le uscirono incontro
e l’accompagnarono al tempio.
L’Arcivescovo, il francescano mons. Serafino da Squillace,
primo Presule di Otranto (1482-1514) dopo la partenza dei
turchi, fece costruire sull’altare maggiore della Cattedrale
una nicchia in marmo, completata dall’arcivescovo Pietro
Antonio de Capua, nella quale fu collocata la sacra immagine.
Nel 1564 lo stesso arcivescovo De Capua chiese al Pon-
tefice Pio IV «un’ampia indulgenza».
Il Pontefice, accettando la richiesta del pio e dotto Arcive-
scovo, il 1° ottobre di quell’anno, con «Breve Apostolico»,
concesse in perpetuo il giubileo a chi:
1) avesse visitato la Cattedrale dal pomeriggio del 7 set-
tembre al tramonto del giorno 8, festa della natività di Maria
Santissima;
2) si fosse accostato ai sacramenti della Penitenza e
dell’Eucarestia;
3) avesse pregato secondo le intenzioni del Romano Pon-
tefice e per la missione evangelica della Chiesa9.
7 G. M. Laggetto, op. cit., p. 88.
8 Ibidem.
9 Cfr. Appendice, Documento n. 2, p. 146.
133
Successivamente, Leone XII estese tale privilegio dal
pomeriggio del 7 al tramonto del 16 settembre10.
Il fatto della Madonna di Otranto ha richiamato l’atten-
zione dei grandi e dei piccoli, della Chiesa docente e della
Chiesa discente: Pontefici e Arcivescovi, Capitolo Vaticano
e Capitolo Metropolitano, schiavi e popolo otrantino, folle
di pellegrini, tutti si sono interessati di Maria. Tutti, sebbene
con linguaggio diverso, hanno cantato le sue lodi e le hanno
tributato gratitudine, riconoscenza, amore.
I secoli, riverenti, sono passati davanti a Lei; hanno con-
fessato le loro colpe ed hanno lucrato il giubileo.
Cristiano, la Madonna ti aspetta, ti attende.
È lì sull’Altare dei Martiri, circondata da sette armadi in
noce, gelosi custodi delle sacre Reliquie.
Da quelle urne che
«a egregie cose il forte animo accendono…
E bella e santa fanno al peregrin la terra che le ricetta»11,
parte una voce…
È la voce di Ottocento uomini, che notte e giorno ripetono:
«Vincemmo il male e la morte, perché la Madonna ci aiutò
nell’ora della prova. Senza di lei non avremmo percorso il
cammino che al cielo ci ha condotti.Anche tu, se vuoi vincere
il male, se vuoi una mano amica che nell’ora della prova ti
sostenga e ti spinga nel cammino che conduce a Gesù, sii
devoto di Maria. Senza di lei il cammino è buio; senza di lei
non vi sono stelle nel cielo!».
10 Cfr.Archivio Vaticano, Archivio Capitolare S. Pietro «Madonne Coronate»
44, XXX «Dell’Immagine di Maria Vergine, che si venera nella Chiesa Cattedrale
della Città di Otranto».
11 U. Foscolo, Sepolcri - Odi - Sonetti, Mondadori, Milano 1988.
134
Otranto, Cattedrale: Madonna di Otranto, statua lignea (sec. XIV) dopo il restauro
per mano di Maria Prato (anno 2008)
CAPITOLO TREDICESIMO
La Basilica Cattedrale
(Brevi cenni storici)
Otranto, Basilica Cattedrale: facciata
Nelle pagine 140-141: Cripta della Cattedrale
La Cattedrale, lunga m. 51 e larga m. 25, fu edificata dal
1080 al 1088 sotto l’Arcivescovo Guglielmo; fu consacrata
il primo agosto 1088. È di stile bizantino con elementi pa-
leocristiani ed è riconosciuto monumento nazionale. Ha tre
lunghe navate, divise da dieci archi a ferro di cavallo sostenuti
da quattordici agili colonne, sormontate da artistici capitelli.
La navata centrale è ricoperta da un prezioso soffitto in
legno dorato con intrecci a varietà di ornati, fatto eseguire
dall’arcivescovo Francesco M. De Aste nel 1693.
Sui muri si vedono tracce di antichissimi affreschi, molti
dei quali di stile bizantino.
Di inestimabile valore è il mosaico pavimentale1, opera
del presbitero Pantaleone (1163-1165).
La composizione, in tessere policrone di calcare locale
durissimo, è molto semplice e vivace.
La sua ispirazione è bizantina; con figure simbolico-alle-
goriche, è raffigurata la Storia della Salvezza.
L’albero della vita, simbolo di Dio, attraversa la navata
centrale, e si ritrova nelle seminavate laterali, fiancheggianti
il presbiterio.
Nella navata centrale sono raffigurati la cacciata diAdamo
ed Eva, Re Artù e i sacrifici di Caino e Abele; le stagioni;
il diluvio biblico; la torre di Babele; la figura monocefala
1 Per l’interpretazione del mosaico, cfr. G. Gianfreda, Il mosaico di Otran-
to..., cit.
139
140
141
quadricorporea, lo scacchiere dell’essere, un animale an-
drocefalo, i lottatori; il romanzo di Alessandro Magno dello
Pseudo-Callistene, la Chanson de Roland, due elefanti indiani
con due piccoli animali, ecc.
Nel presbiterio ammiriamo l’albero della scienza del
bene e del male, la tentazione dei progenitori, un bestiario,
la regina di Saba, Re Salomone, la sirena, ecc.
Nell’abside ci sono l’episodio biblico del profeta Giona,
una scena di caccia, Sansone, ecc.
Nella navata destra animali feroci, Efialte, Atlante e
Nembrot, ecc.
Nella navata sinistra, l’Inferno e il Paradiso.
A nostro avviso, il mosaico pavimentale di Otranto è una
sintesi meravigliosa di cultura, un modello di «Biblia pau-
perum», un insigne capolavoro di arte musiva.
Bellissima e di grande valore artistico è pure la Cripta
che, con la selva di multiformi colonne dai preziosi capitelli,
sostiene l’abside e il transetto della Cattedrale.
I molteplici archi, che la sorreggono, sono a ferro di cavallo.
Sulle pareti si vedono tracce di affreschi: la Madonna
italo-greca col Bambino in braccio; la disputa di Gesù tra i
dottori nel tempio, S. Nicola, la Nascita di Gesù, Tobia che
seppellisce i morti, S. Francesco che sulla Verna riceve le
Stimmate dal Crocifisso alato, ed altri resti di affreschi. Ne-
gli anni 2013-2014 sono stati eseguiti lavori di restauro e di
adeguamento degli impianti e l’abbattimento delle barriere
architettoniche con accesso diretto da via Basilica.
La Cattedrale e la Cripta sono due gioielli d’arte e di fede.
Nel mondo poche chiese sono così ricche di testimonianze
di fede e di arte come la chiesa Cattedrale di Otranto.
142
APPENDICE
DOCUMENTO n. 1*
* Il processo sul culto ai Martiri idruntini fu istruito dal Vescovo di Lecce Mons. Al-
fonso Sozy Carafa (1751-1783), che il 1 settembre dichiarò: «…dicimus, pronunciamus,
decernimus, declaramus, et definitive sententiamus constitisse et constare publicum cultum
a tempore immemorabili…». Il 14 dicembre 1771 la Congregazione dei Riti emanò e rese
pubblico il Decreto di conferma del culto ab immemorabili tempore.
145
DOCUMENTO n. 2*
Un secondo Breve conferma il primo del 1564, smarrito:
«Con Breve Apostolico della S. di Papa Pio IV, spedito il 1 ottobre
1564, a petizione dell’allora Arcivescovo di Otranto, Mons. Pietro An-
tonio de Capua, fu concesso il Giubileo dai primi Vespri della festa della
Natività di Maria SS.ma fino al tramonto del sole del giorno seguente a
chiunque, veramente pentito, quamprimam, si confessi, si comunichi, visiti
la Chiesa Metropolitana con l’intenzione di lucrare l’indulgenza toties
quoties. L’attuale Arcivescovo1, umilmente, chiede a V. S. di estendere
tale indulgenza a forma di giubileo, come sopra, per tutta l’Ottava di
detta festività in perpetuum
E. D. B.mo
Il Sommo Pontefice Papa Leone XII estende la soprannominata indul-
genza da lucrarsi in ogni singolo anno, in perpetuum, dalla vigilia della
Natività della B. M. V. per otto giorni, alle medesime condizioni.
Dato a Roma, 30 agosto 1828
A. A. I. S. O. L.».
* Leone XII, Indulgentiae Perpetuae, Archivio Vaticano, Roma.
1 L’arcivescovo del tempo è S.E. Mons. Andrea Mansi (1818-1832).
146
DOCUMENTO n. 3
CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI
ARCIDIOCESI DI OTRANTO
CANONIZZAZIONE
DEI BEATI
ANTONIO PRIMALDO
LAICO
E COMPAGNI
(† 1480)
Decreto sul Martirio
«E se anche dovreste soffrire per la giustizia, beati voi! Non vi sgomentate
per paura di loro, né vi turbiate, ma adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori,
pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è
in voi» (1Pt 3,14-15).
L’apostolo Pietro incita i cristiani a non aver paura delle persecuzio-
ni che si abbattono su di loro e li esorta a farsi trovare pronti a rendere
ragione della speranza in Cristo Signore. Secondo questi insegnamenti
si sono comportati il Beato Antonio Primaldo e i suoi Compagni, i quali
manifestarono con coraggio la fede fino a preferire morire piuttosto che
abiurarla.
Dopo la caduta di Costantinopoli in mano ai Turchi nel 1453 e l’as-
sedio a Belgrado del 1456, il sovrano dell’impero degli Ottomani tentò
invano, nel 1479, la conquista dell’isola di Rodi. Puntò allora sull’estrema
costa dell’Italia la più vicina ai porti albanesi già in suo possesso. Il 28
luglio 1480 i Turchi si avvicinarono, con circa 140 navi e circa 15000
uomini, alla città di Otranto, dove vivevano Antonio Primaldo e i suoi
Compagni. La città, allora, contava al massimo seimila abitanti ed era
stata abbandonata dal presidio aragonese, per gli impegni militari in
147
Toscana. Appena posto l’assedio, i Turchi immediatamente richiesero la
resa. Di fronte al rifiuto, la città fu bombardata e, il 12 agosto, cadde nelle
mani dei Turchi che la saccheggiarono e uccisero l’Arcivescovo Stefano,
i canonici, diversi sacerdoti e numerosi fedeli riuniti nella Cattedrale.
Il giorno seguente, il comandante Gedik Achmed Pascià, ordinò che
tutti gli uomini superstiti, circa ottocento dai quindici anni in su, fossero
condotti presso l’accampamento turco e costretti ad apostatare. Istan-
tanea e decisa fu la risposta che a nome di tutti venne data da Antonio
Primaldo, un umile calzolaio o cimatore di panni. Dichiarò che «essi
tenevano Gesù Cristo per figliolo di Dio e che piuttosto volevano mille
volte morire che rinnegarlo e farsi Turchi». Achmed Pascià ordinò allora
l’immediata esecuzione capitale.
Ebbero la testa o il corpo tagliati. Per un anno i corpi giacquero inse-
polti sul luogo del supplizio, dove vennero ritrovati dalle truppe inviate
a liberare Otranto. Nel maggio 1481, furono deposti nella vicina chiesa
«al fonte della Minerva» e trasferiti, nel settembre seguente, nella sede
della Cattedrale. Nel 1490, Alfonso d’Aragona fece trasportare a Napoli
parecchi corpi.
Questi testimoni di Cristo furono subito riconosciuti Martiri e diven-
nero oggetto di venerazione da parte del popolo che li considerava validi
intercessori presso Dio. Fin dall’antichità la Chiesa Idruntina celebra
devotamente la loro memoria, ogni anno, il 14 agosto. Nel 1539 fu fatta
una prima inchiesta per la loro beatificazione, ripresa più volte negli
anni successivi; ma solo nel 1755-56 si poté tenere in Otranto, sotto il
Vescovo Niccolò Caracciolo, il processo ordinario, i cui atti però non
furono ritenuti validi dalla Sacra Congregazione dei Riti.
Dal 1770 al 1771 fu celebrato un secondo processo ordinario dal Ve-
scovo di Lecce Alfonso Sozy Carafa. Questo fu presto studiato a Roma e
si ottenne il 14 dicembre 1771 il decreto di conferma del culto da tempo
immemorabile tributato ai Martiri di Otranto, che nel 1721 erano stati
dichiarati Patroni principali di quella Città eArcidiocesi. Il culto tributato
ai Beati si è rivelato particolarmente intenso nel 1980, in occasione del
quinto centenario dell’evento. Le feste furono concluse solennemente con
la celebrazione presieduta dal Sommo Pontefice Giovanni Paolo II il 5
ottobre 1980 in Otranto. La canonizzazione di questi Beati è stata sempre
e continuamente auspicata, ma soltanto recentemente è stato possibile
148
raccogliere in modo sistematico la documentazione storica circa il fatto
del martirio. La commissione storica fu nominata dall’Arcivescovo di
Otranto nel 1988.
L’Inchiesta Diocesana, celebrata negli anni 1991-1993, è stata ricono-
sciuta valida dalla Congregazione delle Cause dei Santi con Decreto del
27 maggio 1994. Il 28 aprile 1998 si è svolto il Congresso dei Consultori
Storici. Il 16 giugno 2006 si è tenuto, con esito positivo, il Congresso
Peculiare dei Consultori Teologi. I Padri Cardinali e Vescovi nella Ses-
sione Ordinaria del 17 aprile 2007, sentita la relazione del Ponente della
Causa, l’Ecc.mo Mons. Salvatore Boccaccio, Vescovo di Frosinone-Ve-
roli-Ferentino, hanno riconosciuto che i Beati Antonio Primaldo e Soci
furono uccisi per la loro fedeltà a Cristo.
Il Sommo Pontefice Benedetto XVI informato dettagliatamente di
tutti questi dati dal sottoscritto Cardinale Prefetto, accogliendo i voti
della Congregazione delle Cause dei Santi e ratificandoli, nel giorno di
oggi, ha dichiarato:
Consta il martirio per la fede
dei Beati Antonio Primaldo, Laico, e Compagni
Il Sommo Pontefice ha disposto che il presente Decreto fosse pubbli-
cato e conservato tra gli atti della Congregazione delle Cause dei Santi.
Dato a Roma, il giorno 6 luglio, anno del Signore 2007.
José Card. Saraiva Martins
Prefetto
Michele Di Ruperto
Arcivescovo Titolare di Biccari
Segretario
Il Decreto in lingua latina è pubblicato in AAS XCIX (2007), pp. 908-910 e, anche
con traduzione in lingua italiana, ne L’Eco Idruntina, anno 2007, pp. 298-305.
149
DOCUMENTO n. 4
CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI
Canonizzazione dei Beati Antonio Primaldo e Compagni
Martiri
(† 13 agosto 1480)
DECRETO SUL MIRACOLO
Il martirio dei Beati Antonio Primaldo e Compagni, Martiri Idruntini,
costituisce un’esemplare testimonianza comunitaria di coerenza della
fede e proclama la forza della mitezza, che vince le tenebre del mondo.
Il loro martirio scaturisce dalla concomitanza di tensioni e di guerra
che, per lungo tempo, caratterizzò le relazioni dell’Europa con l’Impero
Ottomano.
Il giorno 28 del mese di luglio dell’anno 1480, una flotta ottomana
si avvicinò al litorale di Otranto, patria di Antonio Primaldo e dei Com-
pagni, e cinse d’assedio la città, imponendo inaccettabili condizioni per
una resa immediata.
Poiché i cittadini respinsero con fermezza le richieste dei nemici,
questi assalirono Otranto con ogni genere di macchine da guerra – tra
esse alcune denominate bombarde – e il giorno 12 agosto, avendola
espugnata, la saccheggiarono e uccisero l’Arcivescovo Stefano, i cano-
nici del capitolo e numerosissimi presbiteri e fedeli, che si erano riuniti
nella chiesa cattedrale.
Il giorno seguente, il comandante degli Ottomani ordinò che tutti
coloro che erano sopravvissuti a tale devastazione, adulti e giovani che
avessero compiuto almeno quindici anni di età, circa 800, abiurassero
alla fede cristiana. Antonio Primaldo, un umile cimatore di panni, diede
una risposta immediata e decisa dichiarando in nome di tutti che egli e
i suoi compagni preferivano piuttosto morire che rinnegare la fede di
Cristo. A queste parole, repentina seguì la condanna a morte per decapi-
tazione o, in alcuni casi, con lo scempio dell’intero corpo. Per circa un
anno i cadaveri giacquero insepolti sul luogo dell’eccidio, ma nell’anno
150