STELLA DEL DTM
di E. Mosca
In occasione della gara di Misano siamo stati ospiti
nel box Mercedes, potendo vedere da vicino quasi
tutti i particolari della C63. Ecco com’è fatta l’au
tentica regina del DTM 2018, che ha conquistato tutti
e tre i titoli in palio.
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Il cambio regolamentare per la stagione 2018, con una ulteriore limitazione
dell'aerodinamica, aveva giocato a favore della Mercedes soprattutto nella parte
iniziale della stagione, in cui le coupé della Stella avevano dimostrato di avere
una marcia in più rispetto alle rivali: BMW ma soprattutto i campioni in carica Au
di, che sembravano avere accusato il colpo in misura maggiore. Infatti fino al
round tricolore a Misano sembrava non esserci storia sul marchio che avrebbe
portato a casa il titolo in questa stagione. Al massimo, il dubbio poteva riguarda
re quale dei piloti “stellati” lo avrebbe firmato fra i tre in lizza fino a quel mo
mento: Gary Paffett, Paul Di Resta e il nostro Edoardo Mortara. Ma dal
Nurburgring la musica è cambiata, con il campione in carica Renè Rast e il team
Rosberg che hanno trovato il bandolo della matassa rimettendo in corsa l’Audi
RS5, tanto da collezionare sei vittorie consecutive fino ad arrivare a giocarsi il ti
tolo nel round finale con Gary Paffett. Anche l’inglese, da parte sua, dalla doppia
battuta a vuoto di Misano in poi è stato più regolare, e anche meno sfortunato,
riuscendo a spuntarla per solo 4 punti. Così la Casa della Stella a tre punte ha
fatto “cappotto” conquistando tutti e tre i titoli in palio, Piloti, Marche e Team, pri
ma di salutare definitivamente la compagnia per impegnarsi in modo più diretto
nella Formula E. Noi abbiamo approfittato della tappa di Misano, e dell’ospitalità
di tutte e tre le Case, per conoscere da vicino i mostri del DTM, che delle Turi
smo hanno solo l’aspetto esterno, ed in particolare della regina della catego
ria.
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Prototipi travestiti
Basta un semplice colpo d’occhio per rendersi conto che una vettura DTM, a
parte le sembianze esterne per lo meno della parte superiore, ha ben poco a che
vedere con il modello della vettura stradale che richiama. In realtà si tratta di veri
e propri prototipi, con un livello di sofisticazione tecnica molto alto ma senza
quelle diavolerie elettroniche che oltre a “castrare” l’effettivo talento dei piloti, in
questo senso è stata anche limitata l’aerodinamica, contribuiscono a far lievitare
i costi a livelli disumani. Inoltre, proprio per limitare i costi, il regolamento tecnico
impone alle tre Case attualmente impegnate nel DTM (oltre a Mercedes, che sa
rà “rimpiazzata” dalla Aston Martin nel 2019, Audi e BMW) l’utilizzo di diverse
componenti comuni. A partire dal telaio, monoscocca in composito di soli 132 kg
di peso con strutture di assorbimento d’urto integrate, anteriori, laterali e poste
riori, e roll bar nella parte superiore. Questo è rivestito da una carrozzeria,
anch’essa in composito che contribuisce a contenere il peso entro i 1.031 kg con
pilota e relativo equipaggiamento compresi, che richiama un modello di vettura
scelto dalla Casa. Nello specifico la C 63 AMG coupè. La carrozzeria riprende le
linee del modello scelto nella parte superiore al mozzo ruota, mentre al di sotto
di questo la carrozzeria viene modificata in modo importante per ottimizzare l’ae
rodinamica, così come sono ampiamente allargati i passaruota fino alla di
mensione massima prevista dal regolamento.
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Costi sotto controllo
Altre componenti comuni sono l’impianto frenante, ammortizzatori e barre anti
rollio, cambio, cerchi, splitter, fondo, estrattore e l’ala posteriore. Peraltro,
sempre in tema di limitazione dei costi, va sottolineato che molte di queste parti
sono contingentate. Ad esempio, ogni vettura può utilizzare solo tre set di dischi
freno per l’intera stagione, mentre sono nove i set di pastiglie a disposizione. Co
sì come ogni Casa può utilizzare un massimo di otto motori per le sei vetture
schierate (due per ciascuno dei tre team). Anche gli pneumatici Hankook sono
contingentati: ogni pilota ha a disposizione otto set per l’intero weekend, calco
lando che in gara deve obbligatoriamente effettuare un pit stop con cambio
gomme, che può essere svolto da un massimo di nove persone con una sola pi
stola pneumatica per parte.
Aerodinamica limitata
Per questa stagione c’è stata una limitazione dell’aerodinamica che ha
comportato la diminuzione di circa un terzo del carico disponibile in precedenza.
Modifiche che hanno propiziato un maggiore apporto dei piloti nella guida, quindi
maggiori possibilità di sorpassi, e una riduzione dei costi data dalla minore possi
bilità di intervento. Infatti, da quest’anno è possibile utilizzare un solo
“flick” (piccolo flap) anteriore per lato, peraltro di dimensioni inferiori rispetto ai
precedenti, così come sono state eliminate tutte le paratie presenti nei canali
laterali che passano sotto le portiere. Lo splitter, uguale per tutti come dimensio
ni e forme generali superiori, può essere modificato nella parte inferiore dove ci
sono due canali venturi che convogliano il flusso nella parte posteriore verso l’e
strattore. Anche l’ala posteriore è uguale per tutti, a profilo singolo con flap supe
riore mobile con funzione DRS (Drag Reduction System), che il pilota può
azionare per un massimo di 36 volte durante la gara per agevolare il sorpasso
della vettura che precede, a patto di avere un gap inferiore al secondo sulla
stessa nel momento in cui si passa sul traguardo nel giro in cui si vuole effettua
re l’operazione. La posizione verticale del flap si ripristina automaticamente non
appena il pilota rilascia l’acceleratore oppure frena. Naturalmente in tema aero
dinamico c’è un grosso studio anche per quanto riguarda la fluidodinamica
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interna al cofano motore e passaruota, sia per ottimizzare il raffreddamento sia
per limitare il conseguente effetto portante ed i vortici causati dal flusso d’aria
necessario a raffreddare radiatori e freni. Infatti, la grossa bocca centrale, posta
appena sopra lo splitter, è divisa in tre parti: ai due lati le aperture più grandi per
portare aria ai radiatori sdoppiati, mentre nell’area centrale viene presa l’aria per
il raffreddamento dei freni anteriori, tramite due condotti. Quindi, nella parte su
periore c’è una ulteriore apertura centrale che incanala l’aria che alimenta la pre
sa dinamica poi sdoppiata nei due cassoncini d’aspirazione flangiati. I dischi
freno sono completamente carenati con cestelli che chiudono sia la parte poste
riore, dove si collegano i condotti che portano aria di raffreddamento, sia quella
anteriore, per ottimizzare raffreddamento e aerodinamica. Va sottolineato che
una volta omologate, a inizio stagione, le componenti aerodinamiche così come
quelle meccaniche vengono congelate quindi non è più possibile apportare mo
difiche significative.
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Libertà… vincolata
Dall’anno scorso anche per le sospensioni sono stati introdotti elementi comuni,
come le barre antirollio regolabili su quattro posizioni, oltre all’obbligo di utilizzare
solo molle elicoidali in linea. Questo, unitamente alla conformazione della scocca
e al cambio, posizionato al posteriore, sul quale sono fissati i punti di attacco dei
bracci, ha determinato una scelta comune a tutti e tre i Costruttori dello schema
pushrod sia all’anteriore che al posteriore. Naturalmente ogni costruttore poi ha
cercato di ottimizzare la geometria spostando i punti di attacco nella posizione
considerata migliore, soprattutto al posteriore per ottenere la migliore trazione,
tanto da essere gelosissimi delle proprie scelte cercando di nascondere il più
possibile ad occhi indiscreti, e soprattutto agli obbiettivi, il risultato finale. Inoltre,
l’ampia possibilità di regolazione, degli angoli di camber, convergenza e altezza
da terra, consentono di personalizzare l’assetto sia in funzione del tracciato sia
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delle caratteristiche di guida del pilota. Quindi, per rifinire la messa a punto fina
le, pilota e tecnici intervengono sulla regolazione degli ammortizzatori Multimatic
(altro elemento comune), a quattro vie in estensione e compressione alle alte e
basse velocità e con un terzo elemento che controlla rollio e affondamento, e
delle barre antirollio, su quattro posizioni. Un altro elemento molto importante
nella messa a punto è la pressione degli pneumatici (Hankook, 300/68018 ante
riori, 320/71018 posteriori (slick), su cerchi ATS rispettivamente da 12x18” e
13x18”) molto sensibili alla variazione della temperatura dell’asfalto, che per
funzionare al meglio devono operare entro una “finestra” di temperatura ben de
finita. Infine, il pilota può personalizzare il feeling con lo sterzo regolando la
servoassistenza elettrica.
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Freni in carbonio
L’impianto frenante della AP Racing è un’altra delle parti comuni, composto da
doppie pompe freno, senza ABS ma con ripartitore di frenata sui due assi, dischi
in carbonio autoventilati da 380 mm all’anteriore e 340 mm al posteriore,
accoppiati rispettivamente a pinze monoblocco a sei e quattro pompanti. In caso
di eccessivo surriscaldamento, l’impianto dispone di un sistema di raffredda
mento supplementare a liquido per le pinze anteriori, azionabile dal pilota per un
massimo di due volte a gara. I freni si utilizzano anche nella procedura della
partenza da fermo: tramite una levetta posta dietro la corona volante, nella parte
bassa a destra, il pilota aziona la frizione potendo “giocare” con l’acceleratore,
dato che non c’è launch control ma solo un limitatore di giri, mentre tiene frenata
la vettura con il piede sinistro, pronto a rilasciare la leva della frizione allo spe
gnimento dei semafori.
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Performance e affidabilità
Anche per quanto riguarda i motori il regolamento fissa le caratteristiche base
entro le quali possono muoversi i tecnici: architettura V8 di 90°, cilindrata massi
ma 4.0 litri, quattro valvole per cilindro, albero a gomiti piatto, valore massimo
della corsa 75 mm, bride da 29 mm ai due cassoncini di aspirazione. Con questi
puntelli ben definiti ai tecnici non rimane che lavorare sui dettagli da un punto di
vista meccanico, oltre a “scrivere” la mappatura della centralina elettronica di ge
stione della Bosch. Senza però dimenticare che i motori oltre che performanti
devono prima di tutto essere affidabili, dato il limite di otto unità che ogni Casa
può utilizzare. Nonostante questo limite, i tecnici della Stella sono riusciti a spre
mere dal V8 di Stoccarda la bellezza di circa 500 cv a 7.500 giri/min con una
coppia di 515 Nm. Il cambio, altro elemento comune, è un sequenziale ZF a sei
rapporti con comando manuale tramite i paddle al volante, dotato di cutoff che
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consente il passaggio di rapporto senza rilasciare l’acceleratore e usare la frizio
ne. La scalatura dei rapporti è unica, ma vi sono sei opzioni di rapportatura tra
mite la coppia conica. Il differenziale autobloccante è di tipo meccanico, con
regolazione del precarico. Come detto, non c’è alcun tipo di controllo della trazio
ne, quindi tutto deve essere gestito solo dal pilota.
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