STORIA DI UNA GIULIA GT,
DAL FIENILE ALLA PISTA
PARTE 3 PREPARAZIONE SCOCCA
di E. Mosca
MISSION
POSSIBLE
Passione, volontà, e capacità ovviamente, possono fare
miracoli. “Speranza”, una Alfa Romeo GT data per “spacciata”
non solo torna… sulle proprie ruote ma, grazie all’intervento di
Leonardo Mattia e altri appassionati, si trasforma in una
splendida macchina da corsa che a breve andrà in pista.
Ripercorriamo il restauro e la meticolosa preparazione della
scocca, che il precedente proprietario riteneva impossibili.
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Pensiamo di poter dire che, in fondo, ogni restauro racchiude una storia di
passione. Soprattutto nel caso specifico, quando ad eseguirlo è prima di tutto un
vero appassionato, che va oltre le logiche di tanti professionisti del settore che
ragionano prima di tutto in termini commerciali. Ma nel caso della storia che
stiamo ripercorrendo a capitoli, quella di “Speranza”, crediamo di non esagerare
definendolo quasi un miracolo. Non solo perché questa vettura data per
“spacciata” è stata riportata alla vita, ma perché questa Alfa Romeo GT 1600 si è
trasformata in una vettura da corsa, con la massima preparazione in Gr. 5. Nella
scorsa “puntata” abbiamo illustrato la preparazione del motore, in questa
passiamo alla scocca.
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Pazza idea
Circa tre anni fa Leonardo
Mattia ricevette una
telefonata dal padre
Agostino, motorista alla De
Sanctis negli anni Sessanta
quando il Costruttore romano
realizzava monoposto di F.
850 e F. 3 al top, nella quale
gli comunicava la volontà di
un amico di famiglia di
regalargli una Alfa Romeo GT
1.3 del 1972 che “giaceva” da
anni sotto una tettoia. Papà
Agostino anticipa al figlio che
la vettura è malmessa per
quanto riguarda telaio e
carrozzeria, tanto che vari
carrozzieri interpellati dal proprietario ne hanno sconsigliato il tentativo di
restauro che avrebbe richiesto cifre proibitive dato il lavoro da eseguire, ma
completa di tutta la parte meccanica che potrebbe essere utilizzata come ricambi
per qualche restauro che esegue. Leonardo si reca a vedere la vettura e, pur
verificando le condizioni critiche della scocca, accetta il regalo chiedendo di
effettuare il cambio di proprietà. Infatti, quello che per un carrozziere “normale”
non sarebbe stato un lavoro “sostenibile”, per un appassionato alfista che si
diletta ad eseguire restauri nei ritagli di tempo viene vista come la possibilità di
restituire la vita ad uno dei suoi modelli preferiti. Nel frattempo, manco a farlo
apposta, l’appassionato romano è alle prese con la preparazione di un motore
GT 1600 in versione corsa Gruppo 2, quindi ecco materializzarsi la pazza quanto
fantastica idea di preparare una vettura completa da corsa per Gian Luigi Picchi,
ex pilota Autodelta (vincitore di un titolo Europeo Turismo 1971 con la GTA 1.3
“Junior” e di due titoli Italiani di F. 850 e F.3) e in precedenza pilota alla De
Sanctis, conosciuto durante una serata di ritrovo tra componenti della prestigiosa
scuderia De Sanctis con la quale Picchi vinse il titolo di F. 850. Leonardo Mattia
illustra il progetto a Marco Vita, presidente del Club Alfisti Romani, che assicura il
suo appoggio. Quindi il progetto prende forma, con l’ex proprietario che si
dichiara assolutamente incredulo circa il risultato positivo di questa sorta di
“mission impossible”, e dalle parole si passa ai fatti.
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Taglio e cucito
La prima ispezione accurata in officina conferma i timori del restauratore
romano, anche in base alla notevole esperienza maturata nel corso di precedenti
lavori su questo tipo di vetture, soprattutto quelle costruite dopo il 1968 che a
seguito della variazione del trattamento delle lamiere evidenziano una
corrosione maggiore. Tutti i punti tradizionalmente a rischio sono infatti
abbondantemente intaccati dalla corrosione: fondi, fascioni sottoporta, arcate
parafanghi, vano ruota scorta, paratie laterali baule e addirittura la lamiera sotto
il lunotto, mentre il fascione posteriore era stato sostituito, come spesso si usava
all’epoca, con un altro adatto ad alloggiare i fanalini posteriori più grandi. Ma il
peggio arriva quando “Leo” asporta i fascioni sottoporta realizzando che i
longheroni interni, in pratica l’ossatura portante della scocca, sono anch’essi
corrosi in modo irreparabile. Allora vengono rimontate tutte le parti asportate,
portiere, cofani e vetri, in modo tale che contribuiscano a mantenere gli ingombri
corretti, e dopo avere verificato l’allineamento e le corrette dimensioni generali
della scocca, oltre che dei punti di attacco delle sospensioni e altre parti
meccaniche, all’interno della scocca viene realizzata una sorta di gabbia, con dei
tubi fissati in vari punti, così da “legare” tutto l’insieme per evitare che nel corso
del successivo profondo lavoro di lattoneria alcune parti possano “muoversi”.
Vengono sostituiti i due longheroni, i fondi, il piano baule e una porzione di
lamiera del lato destro, il piano dietro il lunotto, il fascione posteriore con
l’alloggiamento dei fanalini piccoli della 1.3, la traversa anteriore, il musetto e
varie porzioni di lamiera sui parafanghi posteriori, negli angoli di alloggiamento
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delle superfici vetrate e nella parte inferiore della scocca. Volendo mantenere
l’elegante “silhouette” originale della GT, ma al tempo stesso ampliare la
carreggiata anteriore, “Leo” ha scelto di non applicare i classici parafangoni
fissati con rivetti ma di ribattere manualmente, con martellina e piastra di
riscontro, la parte interna dei parafanghi originali ampliandoli di 31 mm per lato,
così da contenere l’allargamento delle carreggiate e le ruote maggiorate da
7,5Jx15”. Sempre per non modificare le linee originali si sceglie di non ampliare
la carreggiata posteriore, che avrebbe richiesto l’applicazione di codolini esterni
ai passaruota. Quindi la scocca è stata fissata sul banco dima, in otto punti, per
verificare nuovamente allineamento, quote e accoppiamento, dopo avere
montato portiere e cofani, dovendo intervenire per “recuperare” un
disallineamento longitudinale di 4 mm nella parte posteriore.
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Leggera ma resistente
Con la scocca sul banco dima sono state
saldate al pianale, dopo una verifica della
posizione dei punti di fissaggio (tramite
bulloni) effettuata appoggiando la gabbia
di sicurezza completa, le sei piastre di
ancoraggio della gabbia di sicurezza e le
due piastre di ancoraggio delle cinture di
sicurezza. Il lavoro di rinforzo della scocca
è proseguito riprendendo con cordoncini
di saldatura l’accoppiamento dei lamierati,
in modo particolare nei punti più sollecitati
come il tunnel centrale, i punti di attacco
delle sospensioni e gli angoli del vano
motore, applicando anche dei fazzoletti di
lamiera a rinforzo di alcune aree
particolarmente soggette a stress, come
gli attacchi sospensioni, i montanti
posteriori, il punto di attacco del triangolo
di reazione posteriore, a cui è collegata la
scatola differenziale e il ponte posteriore,
e il punto di fissaggio della scatola guida
sulla traversa anteriore. Quest’area
subisce già una notevole sollecitazione sulla vettura stradale, ma nella vettura
da corsa viene sottoposta ad uno stress ancora maggiore dovuto al grip
garantito dagli pneumatici slick e dall’assetto più rigido, perciò il punto di
fissaggio della scatola guida è stato rinforzato applicando una piastra da 3 mm.
Va precisato che nel corso del lavoro di irrigidimento della scocca sono state
eseguite due tipologie di saldature, a seconda della funzione che dovevano
sostenere: nei punti dove è richiesta una maggiore resistenza, le saldature sono
state fatte a filo continuo con materiale acciaioso, in modo tale che le stesse
evitino il “movimento” delle parti unite tra loro scongiurando potenziali “fratture”
nel materiale applicato, mentre in quelle dove è richiesta minore resistenza e
maggiore elasticità, le parti superiori fino alla capote ma anche altri angoli,
montanti posteriori e parafiamma, le saldature sono state eseguite ad ossigeno e
ottone. A livello di curiosità possiamo dire che nella precedente fase di verifica
della scocca, Leonardo Mattia aveva accertato la mancanza di almeno 180 punti
di saldatura, tramite puntatrice elettrica, non effettuati a suo tempo in catena di
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montaggio. Naturalmente trattandosi di una vettura da corsa si deve cercare di
ottenere una scocca con buoni valori di rigidità, ma allo stesso tempo il materiale
di irrigidimento della struttura non deve andare a gravare eccessivamente sul
peso, perciò è necessario ottenere il migliore rapporto tra rigidità della struttura e
il peso della stessa, tenendo presente il peso minimo fissato dal regolamento per
la vettura in condizioni di gara.
Da Gruppo 2 a Gruppo 5
Non solo. Infatti, in questa fase
tutti i preparatori cercano anche di
ottimizzare la distribuzione dei
pesi, togliendo dove possibile parti
non necessarie, soprattutto se
poste nelle zone alte dove
accentuano l’effetto negativo nei
trasferimenti di carico, per
compensare l’aggiunta di elementi
che vanno a rinforzare la scocca,
con l’obbiettivo quando possibile di
scendere sotto il peso minimo
definito in fiche in modo tale da
poter aggiungere zavorra, o spostare particolari, più in basso possibile, così da
abbassare il baricentro, oppure in aree utili ad ottimizzare la distribuzione dei
pesi. Nello specifico, non essendo ipotizzabile il raggiungimento del peso minimo
(675 kg per la 1600 Gr. 5, 775 per il regolamento ARC) dato che le migliori GTA
non scendevano sotto i 780 kg nonostante la “pelle” in peralluman e numerosi
particolari in magnesio, “Leo” si è impegnato per abbassare il più possibile il
peso, ponendosi come obbiettivo 800820 kg con la vettura in ordine di marcia,
cercando la migliore distribuzione. Infatti sono stati asportati il piatto di supporto
della batteria all’interno del cofano motore, dato che questa è stata posizionata
in abitacolo, così come i supporti del terminale
marmitta dato che la stessa esce lateralmente,
così come tutti i gancini e supporti dell’impianto
elettrico, realizzato ex novo, e tutte le altre staffe
e supporti non necessari all’utilizzo racing. Ad
estremizzare ancora di più il lavoro di
alleggerimento è arrivata anche la decisione di
passare dalla versione Gr. 2 alla versione Gr. 5
della vettura, un tipo di regolamento che lascia
molta più libertà di preparazione sia per la
scocca sia per la parte meccanica. A fronte di
questa scelta, portiere e cofani sono stati
realizzati (da uno specialista siciliano) in
vetroresina, così come la plancia, che riproduce
quella della 1.3 post 1968, mentre tutte le
superfici vetrate, tranne il parabrezza anteriore,
sono state realizzate da “Leo” in Lexan, dello
spessore di 5 mm con gli sportellini scorrevoli per
i vetri laterali di pilota e passaggero. Inoltre, data
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la maggiore libertà concessa dal regolamento, il tecnico romano si è impegnato
un un’opera di alleggerimento ancora più accurata, realizzando cinque coppie di
bussole con le quali forare la lamiera, effettuando al tempo stesso una bordatura
che contribuisce a mantenere una buona resistenza meccanica, in diverse aree
dove queste non svolgono funzioni portanti. In questa maniacale ricerca di
alleggerimento, valutando sempre con attenzione aree ed elementi sui quali
intervenire per non pregiudicare la sicurezza, oltre a diversi elementi delle
sospensioni, come avveniva sulla GTA, Leonardo Mattia è addirittura arrivato a
forare quei bulloni che non svolgono funzioni di tenuta: ad esempio sul bullone
della massa, da 8 mm, è stato effettuato un foro centrale di 2 mm.
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Preparazione per la verniciatura
Terminato il lavoro di lattoneria
sono state rimontate tutte le parti
mobili per verificare arie e
accoppiamenti, quindi la scocca è
stata portata presso la Cavallino
Car Service di Roma per la
preparazione e verniciatura. Sulla
gran parte della carrozzeria,
interessata dalle lavorazioni, è
stato steso un leggero strato di
stucco poi rasato in modo tale da
lasciare solo il minimo spessore
indispensabile a ripristinare
l’allineamento delle superfici. Su
tutta la scocca è stato poi steso uno strato di fondo epossidico protettivo, poi
lisciato con vari passaggi di carta abrasiva sempre più fine, dalla 300 alla 600,
prima di passare alla verniciatura. Ma per conoscere la colorazione della vettura
che sarà schierata, nella gara Alfa Revival Cup di Vallelunga, dalla Squadra
Corse del Club Alfisti Romani per Gian Luigi Picchi, dovrete attendere la
presentazione ufficiale. Possiamo però anticiparvi che sarà una livrea che non
passa inosservata!
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