UNA VITA A
PIENI GIRI
di E. Mosca
Tullio Abbate oltre che un grande campione di motonau ca è
anche un innovatore del se ore. Ma sopra u o è un grande
appassionato di motori e di Formula 1. Mol campioni e tecnici
del circus negli anni ‘80 sono passa dal suo can ere e da casa
sua. Tra le amicizie più stre e quella con Villeneuve. Ha
conosciuto anche Ferrari, da cui ha avuto i motori 12 cilindri
per una barca. E poi come dimen care le sfide in motoscafo
con i campioni della F. 1 organizzate da lui sul Lago di Como.
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La lance a del “contagiri” segna
se ant’uno anni ma Tullio
Abbate non ci pensa neppure a
mollare la mane a
dell’acceleratore. Sempre a pieni
giri, come i motori che spingono
le sue barche. E con lo sguardo
alto verso il futuro, come la prua
dei suoi motoscafi. Lo troviamo
in pieno fermento nel suo
quar er generale, il can ere di
Mezzegra (CO), davan alla sua…
pista di prova: lo specchio
d’acqua racchiuso tra la punta Balbianello e Bellagio, dove da sempre collauda le sue
creature acqua che. E prima di lui papà Guido, uno dei pionieri, oltre che campione,
della motonau ca dell’epoca. Qui Guido Abbate, nel 1953, monta su una sua barca il
motore 8 cilindri Alfa Romeo usato in precedenza sull’Alfe a di Fangio realizzando il
bolide con cui Mario Verga o ene il record di velocità alla media di 226 km/h. Una
folgorazione per l’allora ragazzino Tullio, che non ha dubbi su quale sarà la sua strada. E
buon sangue non mente, perché Tullio si dimostrerà campione di razza e grande
innovatore.
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A par re dalla grande svolta con la fibra di vetro. Anche in questo caso una
folgorazione, come avvenne?
“Alla 6 Ore di Parigi del 1968 tra i
tan mostri mi colpisce una
piccola barche a americana con
la carena a V. Era pure bru a,
ma dava del filo torcere alle altre
più poten , perché essendo in
vetroresina era più leggera. Mi si
accese la luce. Mi innamorai di
quel materiale e iniziarono i
problemi con papà: lui costruiva
“Stradivari” col mone e non
poteva sopportare questo
“tradimento” dal figlio. Ma io non mi arresi: nel garage, dato che il can ere mi era
vietato, realizzai il mio primo motoscafo prontamente riba ezzato “casse a dei
garofani” da papà Guido. Ma la “casse a dei garofani” si prese ben presto la sua
rivincita: nel ’64 rischiai di vincere l’Europeo, con un motore 1.300 contro i big che
avevano motoroni di 5.000 e oltre di cilindrata. Le loro barche pesavano 15 quintali, la
mia 300 kg!”
Da allora le vi orie si sono susseguite senza interruzione, nello sport e
nell’a vità imprenditoriale, con la realizzazione di quasi 10.000 barche, ma
la voglia di innovare non è venuta meno. E Tullio Abbate punta a un record
davvero innova vo. Quale?
“Il Record mondiale di velocità
sul km lanciato a propulsione
ele rica – risponde mostrandoci
il disegno di una barca
avveniris ca ‐. Magari
stabilendo anche due prima di
durata, sui 30 e 60 minu . A
seconda della durata delle
ba erie. Conosco ancora poco i
motori ele rici. Ho provato solo
un paio di macchine ele riche,
tra cui la Tesla, ma trovo ci siano
della cara eris che interessan
da trasferire anche sulle
barche”.
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Per questo sta realizzando con un piccolo costru ore di automobili da corsa
anche una ve ura a doppia motorizzazione?
“Questa ve ura è nata con l’intento di fare parte della dotazione di una grande barca
(25 mt) che ho proge ato e in parte costruito, dove la metà anteriore è adibita alla vita
di bordo mentre la parte posteriore può ospitare un tender e questa ve ura che
consen rebbe la mobilità quando si a racca in un porto, anche in presenza di aree con
limitazioni della circolazione per i normali veicoli. Insomma un “gioca olo” dalle
dimensioni contenute, semplice, piacevole e confortevole. Non abbiamo certo la
pretesa di diventare grandi Costru ori ma restando entro un certo limite di prezzo
(40.000 euro) credo si possa realizzare una piccola serie da proporre a persone con
esigenze di mobilità par colari, tra cui i miei clien che l’hanno apprezzata alla
presentazione”.
Già negli anni ’80 aveva realizzato una ve ura su base buggy, perciò quella
delle auto è vera passione, com’è nata?
“Durante i giorni del record di Verga ebbi modo di conoscere l’ing. Gioacchino Colombo
dell’Alfa Romeo e Giamba sta Guido , meccanico del reparto corse noto per avere
vinto a fianco di Nuvolari la famosa edizione della 1000 Miglia a fari spen . Con
Guido , amico di mio papà che peraltro abitava a Bellagio, cominciai a frequentare i
gran premi, dove ben presto feci amicizia con tu i grandi campioni, tecnici e
proprietari di team, la maggior parte dei quali vennero poi a visitare il mio can ere e
divennero miei clien ”.
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Facciamo dei nomi?
“Stewart, Fi paldi, Rosberg,
Piquet, Prost, Andre , Ickx che
rimane uno dei miei migliori
amici, Pironi che poi è diventato
anche mio socio in affari,
Villeneuve con cui ebbi il legame
più profondo e che trascorse
diversi periodi a casa mia. E tu
gli italiani, allora numerosi in F.
1: Merzario, che era della zona,
Patrese che ha fa o da padrino a
uno dei miei figli, Giacomelli. Tra
i tecnici e team manager,
Ducarouge, Chapman, Dennis,
Williams. Fino a cinque anni fa non mi sono perso un GP di Monaco, la Costa Azzurra è
un po’ la mia seconda patria per mo vi commerciali. In Italia i pilo alloggiavano spesso
a Villa D’Este, che non è molto distante da qui, dove io andavo a prenderli con i miei
motoscafi”.
Nacquero così le sfide a Villa d’Este con i campioni della F. 1?
“L’idea ci venne in spiaggia a
Saint Tropez nell’agosto ’81. In
meno di un mese preparai se e
barche (sei più una di scorta) e
la se mana prima del GP
d’Italia ’81 e ’82 disputammo i
Trofei Rothmans con i migliori
pilo di F. 1 del momento. Allora
era molto più semplice il
conta o con i pilo e tu
acce avano di buon grado.
S amo parlando di due mondi
completamente diversi rispe o
a oggi. Poi erano tu
appassiona , salivano in barca
con me e dopo pochi minu
volevano prendere in mano i
comandi”.
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Domanda dalla risposta pra camente scontata: chi era il più scatenato?
“Certamente Villeneuve, ma Pironi non era da meno. In barca avevano lo stesso spirito
compe vo che me evano con le auto, su strada e in pista”.
Lei che li ha conosciu bene entrambi aveva intuito che potesse succedere
quello che è successo tra loro?
“Erano due persone molto
diverse: Gilles era una persona
semplice, un meccanico. Io ho
ancora a casa la sua casse a dei
ferri. Lui amava lavorare sui
motori, che smontava e
rimontava completamente. A
volte in can ere era in grado di
fare lavori sulle barche meglio
dei miei meccanici. Pironi
proveniva da una famiglia ricca,
era un po’ viziato. Il primo era
un amico vero, che si sarebbe
bu ato nel fuoco, l’altro era
molto opportunista. Io sono
convinto che Gilles sia morto a
Imola. Mi spiego: il mercoledì
pomeriggio, prima di par re per Zolder, lo trascorse a casa mia e percepii che c’era
qualcosa di strano. Non era lo stesso. Ma ancora di più mi aveva colpito un episodio
accaduto il lunedì, quando lo accompagnai a Maranello. Nel pomeriggio si verificò la
spaccatura con Ferrari e lui si sen tradito. Al ritorno in elico ero, in a erraggio fece
una manovra insensata, che non era da lui, e per la prima volta me la vidi davvero
bru a. Poi sappiamo tu com’è andata”.
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Tra i suoi ospi ci fu anche il geniale Chapman, le diede qualche dri a per le
barche?
“Dalla Lotus “rubai” l’idea dell’ale one che usai su uno dei miei motoscafi da record”.
Ha conosciuto anche Bernie Ecclestone?
“Bernie conobbe la ex moglie
Slavica proprio a casa nostra,
dov’era venuta con altri amici.
Andammo tu insieme a
mangiare una pizza a Menaggio,
poi loro trascorsero il
pomeriggio a casa nostra e da lì
par la loro storia. Con Bernie
sono sempre stato in buoni
rappor , ma non così profondi
perché non parlo benissimo
l’inglese”.
Tra i suoi clien anche altri due
grandi campioni come Senna e
Schumacher, come li ricorda?
“Per Senna avevamo realizzato, con il suo simbolo, la barca turis ca più veloce al
mondo, doveva venire a provarla ma purtroppo non ci fu il tempo. Ho conosciuto poco
Ayrton, ma ho avuto l’impressione di un ragazzo molto educato, quasi mido.
Esa amente l’opposto di Piquet. Shumacher venne da noi per comprare una barca dopo
aver vinto il secondo tolo mondiale. Ricordo un ragazzo tranquillo e alla mano, ma
secondo me ha segnato il cambiamento rispe o ai pilo di una volta, con i quali c’era
più camera smo”.
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A proposito, come giudica l’a uale F. 1?
“Mi piace ancora, anche se non
la capisco. Da spor vo dico che
tu e quelle regole e limitazioni
sono un nonsenso. E poi ci vedo
troppe mosse poli che. Preferi‐
sco la MotoGP”.
Ha conosciuto anche Enzo Ferra‐
ri, che impressione ne ebbe?
“Conobbi Ferrari tramite Ville‐
neuve e Pironi. Mi sento di acco‐
munarlo a mio padre. Grandi
persone, che incutevano
soggezione. Si instaurò un
rapporto di rispe o e quando gli
chiesi di poter u lizzare i motori Ferrari per le mie barche mi fece avere prima un 512 a
carburatori e quindi due motori a iniezione che marinizzammo per montarli sul “Boxer”,
l’unica barca al mondo con i motori del Cavallino. Poi crede di averla combinata gros‐
sa, perché provando il primo proto po a Saint Tropez incrociammo la barca a vela di
Von Karajan e visto che andavamo piu osto spedi interpretai i suoi ges di saluto per
una sorta di rimprovero. Perciò quando un mese dopo, a Maranello, il Commendatore a
pranzo mi disse di aver ricevuto una le era dal “Maestro” in cui si parlava di me crede
di essermi giocato i suoi motori. Invece Ferrari, dopo avermi tenuto sulle spine, tu o
compiaciuto aggiunse che Karajan gli aveva scri o che nessuno strumento musicale
avrebbe potuto emanare una melodia come i suoi motori monta sulla barca”.
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Il suo rapporto con Ferrari è proseguito anche con le auto, ma ne ha avute
anche di altre marche, quali ricorda di più?
“Certamente la 512 BB a carburatori, che ho tu ora. Una ve ura dal grande fascino, ma
è meglio non fare commen tecnici. Purtroppo oggi ci sono sempre meno occasioni di
usarla, però mi basta aprire il garage e guardarla per sen rmi soddisfa o. Mi piaceva
molto anche la Dino 246, che mi sono pen to di avere venduto. Ricordo con piacere
anche la Porsche Carrera 2.7 e la Mercedes 500 per la comodità, mentre ho avuto
qualche problema con la De Tomaso Pantera. A livello di prestazioni quella che mi ha
dato maggiori soddisfazioni, cronometro alla mano su un tra o che io allora percorrevo
spesso, dal casello di Milano al passo del Turchino, quindi una parte veloce e un’altra
mista, è stata la Carrera 2.7. Ma a poca distanza seguiva l’Alfa 164 TD, mentre la 512 BB
era più staccata”!
C’è una macchina che le sarebbe piaciuto avere oppure desidera
ancora?
“Essendo ferrarista di fede, il mio sogno sarebbe di prendere una Modena e montargli
un 12 cilindri 3.0 litri. Perché per me una Ferrari deve avere 12 cilindri”.
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Un appassionato DOC di motori come lei come concilia la propulsione
ele rica?
“Sono due mondi completamente diversi, ma credo ci possa essere spazio per entrambi.
Certo non posso dire che l’ele rico mi trasme a le stesse sensazioni del rombo di un 12
cilindri, infa stanno studiando degli accorgimen per fare sen re rumore. Insomma
manca il cuore”.
E al volante ci sa fare come con il mone? Ha mai corso?
“Una sola volta. A Monza, con le Alfa 164 nella “Celebrity Race” durante il week end del
GP d’Italia. Par i con il quarto tempo e alla prima variante mi trovai affiancato a
Ermanno Ronchi (s lista e pilota di auto storiche), che tagliò la chicane passando primo.
Per tre giri lo seguii, ma io non acce o di stare dietro e tentai un’entrata alla garibaldina
in Parabolica finendo a ruote all’aria. Poi David Thieme, tolare della Essex, mi invitò a
correre la 24 Ore di Rouen su una Porsche 917 insieme a Pironi, Andre e Mass. La
provai a Zandvoort, era una macchina velocissima ma instabile, che mi trasme eva
preoccupazione. Al termine della giornata arrivai a girare a quasi una decina di secondi
dai loro tempi, ma rinunciai perché non me la sen vo. Anche perché, per come la vedo
io, non ha senso correre senza la speranza di fare bene”.
Ci sono analogie tra correre in barca e in automobile?
“Certamente, anche se sono due cose diverse. Però in entrambe ci sono le stesse
componen essenziali: il motore e la velocità, la voglia di sfida, sensibilità e coraggio”.
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Le piacciono le auto d’epoca?
“Molto. Sono molto a accato alla mia 512 BB a carburatori. Mol mi hanno chiesto di
vendergliela, ma niente da fare. E poi ho ammirato auto fantas che alla partenza della
1000 Miglia dove sono andato insieme a Ickx”.
Con cui ha un grande feeling, vero?
“E’ un gran pilota. E lo dimostra il fa o che ha vinto con tu o. Oltre che un gran signore,
che non parla mai a sproposito, è un grande tecnico. Quando correva con le barche
stava anche mezza giornata per fare il seggiolino giusto. Ricordo che una volta tenne
impegnato per tre giorni il tornitore per modellare la manopola degli acceleratori in
modo che aderisse perfe amente al palmo della mano. E in gara non si prendeva mai
rischi inu li”.
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