DNA VINCENTE
di E. Mosca
Conosciamo nei de agli la Hyundai i20 R5, che in parte sfru a il
know‐how maturato con la sorella “maggiore” WRC, dalla viva vo‐
ce dell’ingegnere Andrea Adamo a capo della divisione motorsport
clien della Casa coreana.
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Anche nel motorsport è essenziale l’economia di scala. Infa , dato il notevole
inves mento effe uato nella propria stru ura motorsport di Alzenau per affrontare il
programma WRC ai massimi livelli, Hyundai ha pensato bene di o mizzare i cos e
me ere a fru o l’immenso know‐how maturato in tre stagioni nel mondiale rally
avviando anche il programma riservato ai clien spor vi. Nel se ore rally, la categoria
per eccellenza des nata ai clien è senza dubbio la R5, al ver ce nei campiona
nazionali, come il nostro CIR (Campionato Italiano Rally), e cade a a livello mondiale,
con il campionato WRC2. Date queste premesse, c’era molta a esa per la versione R5
Hyundai New Genera on i20, che potremmo definire “junior” rispe o alla sorella
maggiore WRC. Anche perché dalle par di Alzenau sono abitua a fare le cose per bene
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Un uomo al comando
E anche in questo caso Hyundai Motorsport
non si è smen ta, chiamando a “guidare” la
divisione clien un tecnico d’eccezione: Andrea
Adamo, uno dei più no race engineering nel
panorama del motorsport internazionale, con
esperienze ai massimi livelli sia in pista, con le
ruote coperte, sia nei rally. L’ingegnere
piemontese, infa , dopo l’esperienza in pista
con Alfa Romeo nel WTCC era passato ai rally
sviluppando le Fiat Punto Abarth S1600 e
S2000, quindi era tornato alla Velocità prima
proge ando la Porsche Panamera Superstars e
poi la Honda Civic Type R il programma
ufficiale Jas Honda nel WTCC. A fine 2015,
Adamo è entrato in Hyundai Motorsport con il
ruolo di Customer Racing Manager,
occupandosi della ges one della divisione
clien proprio nella fase che dall’inizio dello
sviluppo della nuova ve ura l’ha
accompagnata fino al debu o in gara avvenuto a fine se embre nel Tour de Corse 2016,
con tre ve ure affidate a Stephane Sarrazin, Jacques‐Julien Renucci e al nostro Fabio
Andolfi, quest’ul ma ve ura ges ta dalla squadra italiana HMI e supportata dal
programma federale Aci‐Sport. A fine novembre è arrivata la prima vi oria assoluta per
la i20 R5, nell’ul ma prova del campionato francese al Rally du Var con Kevin Abbring, a
sancire la validità della nuova ve ura di cui, infa , nel fra empo ne sono sta vendu
diversi esemplari. In occasione del Monza Rally Show non ci siamo fa sfuggire
l’occasione di conoscere proprio dalla viva voce dell’ingegner Adamo com’è fa a la
“baby” Hyundai i20, passando ai raggi X proprio la ve ura del HMI‐Hyundai Italian Rally
Team.
Per i clien spor vi
Innanzitu o abbiamo chiesto all’ing. Adamo di illustrarci la filosofia della categoria R5.
“La categoria R5 è stata introdo a dalla FIA per avere ve ure da compe zione con
prestazioni interessan a cos ragionevoli rispe o a quanto si stava verificando con le
S2000. In linea generale, il regolamento consente di effe uare delle modifiche alla
scocca in modo tale da consen re la trasformazione di una normale ve ura stradale a
trazione anteriore in una ve ura con trazione a qua ro ruote motrici, con l’installazione
di un differenziale posteriore e modifiche radicali alla sospensione posteriore”. Ci sono
analogie tra la i20 R5 e la ve ura WRC da cui avete potuto a ngere in base
all’esperienza triennale maturata? “Tra i due prodo ci sono eviden differenze, ma
anche alcune importan similitudini sia di conce o tecnico sia di stru ura. Ad esempio,
la collaborazione con lo stesso fornitore di ammor zzatori ci ha permesso di avere uno
stre o rapporto a livello di tarature e se ng. Però è evidente che la i20 R5 è una
ve ura nata per team non ufficiali e per pilo gentleman, perciò oltre che essere meno
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costosa è una ve ura più facile da guidare e da ges re dal punto di vista tecnico da
parte del team. Ciò non toglie che la R5 sia comunque una ve ura con performance
molto interessan ”.
Scocca modificata e irrigidita
Il pianale è modificato in modo sostanziale
nella parte centrale, dove è stato creato un
tunnel, che deve rientrare in un “box”
delle dimensioni definite dal regolamento,
per ospitare l’albero di trasmissione, e
posteriore. Qui, sempre entro aree definite
dal regolamento, sono sta modifica i
passaruota posteriori per alloggiare le
ruote di dimensioni maggiori (8x18” da
asfalto e 6,5x15” da terra) e il gruppo
molla ammor zzatore nella posizione più
consona alla sospensione modificata nello
schema MacPherson, e una parte del
pianale per ospitare il serbatoio di sicurezza da 80 lt. Più vincolan le modifiche
concesse per i passaruota anteriori, per i quali è possibile solo asportare alcune par di
rives mento dovendo peraltro mantenere i gruppi o ci originali. Cosa che vincola
parecchio la possibilità di posizionamento dei vari par colari, dovendo fare i con con
l’ingombro degli pneuma ci (diametro di 650 mm sia da asfalto che da terra) durante
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l’escursione della sospensione e la fase di sterzata. La scocca è stata poi irrigidita
ripassando le saldature tra l’accoppiamento dei lamiera ed i pun più sollecita , come
i duomi anteriori e passaruota posteriori ed i pun di a acco delle sospensioni. Quindi è
stata applicata la gabbia di sicurezza, saldata alla scocca, che va a legare tu o l’insieme
collegando il pianale con i pun a acco delle sospensioni, per le quali sono sta crea
due apposi telaie all’anteriore e posteriore.
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Asse o di compromesso
La sospensione anteriore man ene lo
schema MacPherson, ma il triangolo
inferiore è realizzato ad hoc, in tubolare
di acciaio. I pun di a acco, con
ancoraggio tramite uniball, sono sta
riposiziona potendosi muovere entro
un’area sferica di 20 mm. Anche il
montante è stato completamente
ridisegnato, con il vincolo
dell’intercambiabilità sulle qua ro
ruote, potendo u lizzare un numero
limitato di staffe per fissare le varie
componen . Aspe o di non poca
importanza, perché come spiega l’ing.
Adamo “con un numero limitato di
staffe omologabili, il disegno del
montante deve essere semplificato in
modo tale che possa essere mutuabile
per ogni angolo e per le diverse
necessità, dovendo anche tenere
presente il cambiamento di asse o tra
terra e asfalto. Infa , per le ve ure da
rally è necessario avere un mix o male
delle geometrie per l’u lizzo sia su
asfalto che su terra. Inoltre, tu o deve essere robusto e affidabile e, nel caso delle R5,
bisogna anche stare nel te o di costo di 180.000 euro. Proprio per limitare i cos , mol
componen sono liberi ma hanno un peso minimo vincolato dal regolamento per
impedire l’u lizzo di materiali sofis ca . Infine, una volta effe uata l’omologazione della
ve ura, con tu componen riporta in fiche, le successive modifiche sono limitate a
un numero di 3‐5 “jocker” a seconda degli anni di vita della ve ura”. Questo spiega
quanto sia importante definire al meglio, durante lo sviluppo, le specifiche della ve ura
prima dell’omologazione della stessa. Gli ammor zzatori anteriori, Extreme regolabili a
tre vie, in estensione e in compressione alle alte e basse velocità, sono posiziona dietro
l’asse ver cale delle ruote, soluzione che, come spiega il tecnico piemontese, “consente
di avere a livello di frenata un minore carico radiale sulle boccole di strisciamento,
quindi riducendo le frizioni in modo tale da avere meno isteresi dell’ammor zzatore nei
movimen di corsa”. Va altresì aggiunto che il regolamento impone, sempre per limitare
i cos , che gli ammor zzatori non possano essere realizza in maniera ar gianale ma da
un grande Costru ore. Le molle, invece, sono libere. Syulla Hyundai i20, la molla
principale è accoppiata a una più piccola, cosidde a “helper”, che ha la sola funzione di
mantenere in posizione quella principale anche nella fase di massima estensione della
sospensione. Il punto di a acco superiore dell’ammor zzatore è fisso, tramite apposita
piastra, mentre all’interno della piastra di fissaggio inferiore, sul montante, vi sono
apposite piastrine tramite le quali variare l’angolo di camber. Le sospensioni posteriori
sono pra camente uguali alle anteriori, ma la staffa di fissaggio dell’ammor zzatore è in
asse con l’asse ver cale delle ruote. Vi sono 6 pi di barre an rollio omologate, a scelta
tra anteriore e posteriore, con tre pun di fissaggio diversi sul triangolo inferiore per
regolare il grado di rigidità.
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Dall’asfalto alla terra
Per il passaggio dall’asse o da asfalto a quello da terra c’è un apposito kit con
componen diverse. Tra queste, gli ammor zzatori, di costruzione e lunghezza
differente, per sopportare il maggiore sforzo derivante dai colpi che devono assorbire e
consen re maggiore escursione, oltre naturalmente a molle di carico più morbido.
L’impianto frenante è dotato di doppie pompe racing, con ripar tore di frenata tra i due
assi, e dischi freno autoven la e baffa da 355x32 mm accoppia a pinze a qua ro
pompan sulle qua ro ruote per asfalto, mentre per le gare su terra si passa a dischi
freno da 300 mm, sos tuendo le staffe di fissaggio delle pinze, per consen rne
l’alloggiamento all’interno dei cerchi più piccoli: 6,5Jx15” invece di quelli da 8Jx18”
u lizza su asfalto. L’impianto frenante è completato dal freno a mano idraulico, con
stacco idraulico della trazione al ponte posteriore quando viene azionato. Oltre alle
regolazioni, anche il carico delle barre an rollio è più morbido, e spesso non viene
u lizzata quella anteriore. Infine, per le gare su terra vengono ado ate tu a una serie di
para e, in teflon, a protezione sia della parte inferiore della scocca sia dei componen
delle sospensioni.
Carrozzeria “gonfiata”
La carrozzeria è stata
allargata, fino al limite
massimo consen to di
1.820 mm, nella zona
dei parafanghi,
realizza in
vetroresina. Di fa o, la
larghezza massima
della carrozzeria limita
anche l’allargamento
delle carreggiate, dato
che vista in pianta la
carrozzeria deve
coprire almeno la
metà superiore delle
ruote. Le altre
modifiche alla
carrozzeria riguardano
i paraur , con
l’allargamento per raccordarsi con i parafanghi e all’anteriore l’ampliamento della
superficie delle bocche di ingresso dell’aria di raffreddamento, e l’applicazione di una
piccola ala posteriore, non regolabile, fissata nella parte alta del portellone. La Hyundai
i20 R5 ha un peso minimo di 1.230 kg senza equipaggio a bordo. L’impianto ele rico è
realizzato ad hoc, con una powerbox che sovraintende alla ges one di tu o l’apparato
ele rico con centraline sdoppiate per la ges one del motore e dei servizi. Sulle razze del
volante sono posiziona i comandi di alcune funzioni principali, mentre le altre sono
raggruppate sulla console posta tra i due sedili. La strumentazione è composta da due
display digitali con varie pagine richiamabili, uno di fronte al pilota e l’altro posizionato
al centro nella parte bassa in posizione visibile dal navigatore.
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Determinante la base di partenza
Il regolamento R5 impone l’u lizzo di un motore derivato dalla serie, anche di un altro
modello in gamma con la possibilità di adeguare la cilindrata a 1.6 litri, che per il
posizionamento in ve ura può essere montato in posizione più bassa e arretrata,
ruotata di 25° e spostata trasversalmente per il posizionamento del cambio, a pa o di
non modificare i longheroni laterali. Per la preparazione del motore è possibile
omologare albero motore, pistoni, bielle e assi a camme differen , così come realizzare
apposi colle ori di scarico dovendo però montare una turbina di serie, anche di altro
modello e di un altro marchio, la cui pressione massima di sovralimentazione è limitata
a 2,5 bar tramite una valvola pop‐off sigillata dalla Federazione. Il tu o o mizzato dalla
ges one ele ronica del motore, con la mappatura della centralina racing Magne
Marelli. Anche le masse radian devono essere di derivazione di serie. Nello specifico,
radiatore acqua motore e intercooler sono sta affianca ver calmente,
rispe vamente a sinistra e a destra, nella parte frontale in modo tale da sfru are al
meglio lo spazio disponibile. Sempre nella parte frontale, sopra il radiatore, è posta la
bocca della presa d’aria dinamica, mentre nella parte bassa trovano posto il radiatore
idroguida e quello dell’olio motore, dotato di apposita ventolina ele rica ausiliaria. “La
presa d’aria, in realtà, la potremmo definire “quasi” dinamica, perché per sfru are al
meglio il restri ore è necessario avere un grosso volume di calma davan allo stesso per
o mizzare il flusso sulla parte conica di ingresso. Per quanto riguarda la preparazione
del motore, si lavora sull’alleggerimento delle masse in movimento, pur con i limi di
peso stabili dal regolamento, sull’o mizzazione dei flussi, della resa delle camere di
scoppio ed i tempi di risposta del turbo dopo la fase di rilascio, ado ando un sistema
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an ‐leg legato alla post combus one. Comunque, voglio so olineare che da i vincoli
regolamentari, per potere disporre di un motore compe vo è necessario poter par re
da una buona base”. Al termine della cura dei tecnici di Adenau, il qua ro cilindri 1.6
turbo coreano è accreditato di una potenza massima di circa 300 cv a 6.300 giri/min,
con il limitatore fissato al regime massimo di 7.500 giri/min. La trasmissione è composta
da un cambio Sadev (lo spessore minimo della scatola è fissato dal regolamento per
evitare l’u lizzo di materiali troppo sofis ca alla ricerca di leggerezza, ndr.) sequenziale
a cinque rappor con cu‐off, con due scale di rappor omologate, due differenziali
meccanici, anteriore e posteriore ai quali viene ripar ta la coppia motrice al 50% non
essendoci differenziale centrale, con sei rampe omologate, tre all’anteriore e altre ante
al posteriore, e regolazione del precarico interna. Il lubrificante del cambio e
differenziale anteriore è raffreddato tramite uno scambiatore di calore, mentre quello
del differenziale posteriore tramite un radiatorino, con ventolina ele rica, posto nel
baule posteriore. L’unico po di controllo ele ronico ammesso sulla trazione riguarda il
sistema di launch control per o mizzare le partenze.
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