COLPO GROSSO!
L’ingegnere Gabriele Rizzo, Team Manager e Dire ore
Tecnico del BRC Racing Team, ci illustra come si è
sviluppato il programma Hyundai che ha portato la
squadra italiana e Gabriele Tarquini alla conquista del
tolo iridato WTCR al primo colpo con la i30 N. Con il
tecnico piemontese analizziamo la categoria TCR, che ha di
fa o rilanciato a livello mondiale le corse Turismo, sia
so o il profilo tecnico che spor vo.
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Sul pennone più alto del WTCR, il Campionato Mondiale Turismo FIA che dal 2018 ha
sos tuito il WTCC, sventola il tricolore. Grazie al sempreverde Gabriele Tarquini e al BRC
Racing Team, che hanno firmato la prima edizione del “nuovo” campionato iridato dedi‐
cato alle ve ure Turismo. E se per il pilota di Giulianova, che vanta una lunga esperienza
nella categoria, si tra a di un bis per nulla scontato ma che sta nella logica delle cose,
per il team di Cherasco la sorpresa è ancora maggiore. Non che sia in discussione il valo‐
re della squadra piemontese, come tes monia la qualifica di team di riferimento della
Casa coreana in ambito nazionale e nel WTCR, ma certamente fare centro al primo
colpo in una categoria così compe va è tanta roba.
Crescita costante
D'altronde che la squadra capitanata da Massimiliano Fissore e Gabriele Rizzo,
rispe vamente in qualità di Team Principal e Team
Manager‐Tecnical Director, avesse i numeri per
ges re un programma di alto livello, sia so o il
profilo tecnico che strategico, lo aveva già
dimostrato in più di una occasione negli ul mi
anni. Innanzitu o con la conquista del CIR 2016
con Giandomenico Basso, dopo averlo sfiorato in
precedenza con la Fiesta alimentata a GPL, ma
anche per avere ges to al meglio impegni
importan a livello iridato rally, come la
partecipazione al Rally di Monte Carlo con Robert
Kubica, e in precedenza per diversi anni un
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apprezzato monomarca con le Kia Venga GPL‐ibride monoges te. Una crescita costante
per un team nato dalla vera passione di Mariano Costamagna, l’imprenditore di
Cherasco che ha costruito dal nulla il Gruppo MTM e che appena può si me e alla guida
di auto e moto da compe zione, e Massimiliano Fissore, che nel 2018 ha messo la
ciliegina sulla torta.
All’ingegnere Gabriele Rizzo chiediamo come si è sviluppato il programma Hyundai?
“Nell’inverno 2016‐2017 Hyundai aveva cominciato a impostare il reparto Customer Ra‐
cing, che allora aveva come unico prodo o la i20 R5 da rally, pianificando la costruzione
della i30 N per la categoria TCR, una macchina dedicata ai clien . La scelta di Hyundai è
stata quella di cercare un team partner che affiancasse il lavoro di sviluppo dell’auto fin
dal primo metro. Quindi la ges one di tu e le operazioni legate al programma, dei test e
delle gare di esordio della ve ura, a fine 2017, che sono state demandate al team scelto.
Per questo programma siamo sta scel noi”.
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Nella scelta, oltre ai risulta o enu dal team BRC in precedenza, ha avuto un certo
peso anche la conoscenza dire a tra lei e l’ing. Andrea Adamo, responsabile del
se ore Customer Racing Hyundai?
“Sarebbe una domanda da rivolgere a lui. Certamente il motorsport è un modo molto
piccolo. Perciò credo che l’ing. Adamo abbia ritenuto che il nostro team fosse la
stru ura ada a anche in funzione delle conoscenze che già c’erano, anche dire amente
tra noi. Inoltre va de o che il BRC Racing Team poteva vantare una esperienza varia, sia
nei rally che in pista, una stru ura in crescita con un buon reparto tecnico. E alla fine,
vis i risulta , penso sia soddisfa o del lavoro svolto da noi”.
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Come si sviluppato, in concreto, il programma?
“Noi abbiamo seguito tu o lo sviluppo della macchina, fin dai primi chilometri percorsi
sulla pista di prova Hyundai nel pressi di Francoforte con il primo proto po, con la pre‐
senza fissa di Gabriele Tarquini in qualità di pilota Hyundai di riferimento per lo sviluppo
di questa ve ura fin dalla prima uscita. Quindi ci siamo occupa di schierare in pista la
ve ura deliberata, a fine 2017 nelle ul me due gare del TCR Interna onal, con Menù e
Tarquini che ha vinto all’esordio. La conseguenza naturale è stata quella di essere uno
dei team che ha ges to due delle Hyundai nel nascente WTCR”.
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Rispe o agli impegni preceden , questo programma ha richiesto un ulteriore
potenziamento della stru ura BRC Racing Team?
“Certamente. D’altronde il livello di questa sfida era più elevato di quelle affrontate in
passato, per gli avversari e il contesto. E’ un campionato del Mondo FIA. Noi abbiamo
avuto un’evoluzione. Abbiamo dovuto inves re in personale, ampliare le nostre compe‐
tenze, ingrandire la stru ura e la logis ca. Peraltro va considerato che abbiamo
effe uato anche una crescita come quan tà di programmi, perché nel 2018 oltre al
WTCR abbiamo corso anche nel TCR Italy e affrontato un programma con una Hyundai
i20 R5 nel WRC2 con il giovane pilota francese Pier‐Luis Loubet, supportato dalla sua Fe‐
derazione. E il fa o che la Federazione Francese abbia deciso di affidare a noi il pro‐
gramma di un suo pilota è stata una bella soddisfazione. Il BRC Racing Team sta avendo
una con nua evoluzione, che probabilmente non è ancora finita”.
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Come team di riferimento svolgete una grossa mole di lavoro a conta o con la
stru ura tecnica Hyundai?
“Da un certo punto di vista noi ges amo le macchine in pista come qualsiasi altro team
clien . Parallelamente in molte a vità ancora adesso siamo fornitori di alcuni servizi: ad
esempio per i test di sviluppo Hyundai si avvale ancora della nostra stru ura. Anche per
il modello Veloster che Hyundai omologherà in TCR. Ovviamente questo ci pone in una
condizione privilegiata, di conta o quasi quo diano con il reparto R&D e l’ufficio tecnico
Hyundai. Poi nelle gare noi abbiamo a disposizione esa amente lo stesso prodo o di
ogni altro cliente. Ovviamente il know‐how che abbiamo costruito durante questa a vi‐
tà poi si riversa nella ges one in gara, sia per Tarquini e Michelisz nel mondiale sia per
Scalvini e Paolino nell’italiano. Quindi diciamo che cerchiamo di trarre il massimo
vantaggio da questa nostra posizione esclusiva”.
Sappiamo che, data la limitazione di cos che non consentono troppi stravolgimen , è
importante poter par re da una buona base della ve ura di serie per o enere una
valida TCR, com’è stato lo sviluppo della i30 N TCR?
“E’ stato un proge o molto par colare, perché entrambi sono anda avan molto in
parallelo. Non è nato prima l’uovo della gallina, ma possiamo dire siano due uova covate
in parallelo. Questo ha dato la possibilità ad entrambi i prodo di massimizzare il ri‐
sultato, sia in termini di prestazioni sia come rapporto qualità‐prezzo. La ve ura di serie
è un’o ma base per la ve ura da corsa e ha guidato alcune scelte tecniche: trazione
anteriore, un motore 2.0 litri iniezione dire a sovralimentato che già di base eroga 285
cv, quindi buone prestazioni. Anche perché in Hyundai ci tenevano a fare un buon pro‐
do o di serie griffato N, il brand spor vo della casa coreana. La versione TCR sfru a la
meccanica in modo esa amente uguale, così come la base di telaio e geometria so‐
spensioni. Il regolamento consente delle modifiche, ma mantenendo l’archite ura in
termini di geometria, quindi di soluzioni tecniche”.
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Pro e contro della categoria TCR?
“Credo sia stata un’idea geniale quella del TCR, come d’altronde confermano i risulta
sia in termini di macchine che corrono sia come Costru ori impegna . E’ una ve ura
con cos contenu che fa ampio uso della componen s ca di serie su una macchina
che sostanzialmente è una trazione anteriore, quasi tu e di 2.0 litri sovralimentate, pri‐
ve di restri ori. I parametri sui quali si controllano le prestazioni della ve ura, e sui quali
si agisce per il BOP, sono sostanzialemente tre: livello potenza motore, che la categoria
definisce in 340 cv e 410 Nm in una finestra di lavoro da circa 4.500 a 6.500‐7.000 giri,
peso e altezza da terra. Il regolamento tecnico è definito sul motore e soluzioni di so‐
spensioni, per arrivare ad un prodo o che ha un costo estremamente contenuto (la
Hyundai i30 N TCR costa 128.000 euro + tasse) per il livello di prestazioni che offre. Per
fare un paragone, le vecchie TC1, quelle WTCC, avevano delle prestazioni in pista più ve‐
loci di circa 1” a km, quindi circa 3‐4” al giro su un circuito normale, che visivamente e
televisivamente non si notano, ma il costo ve ura è ne amente inferiore per il TCR. Poi
il regolamento prevede il meccanismo del BOP, per cui WSC Interna onal che de ene il
regolamento tecnico, fa annualmente una fotografia delle prestazioni delle ve ure con
una serie di test tecnici che vanno dalla prova in pista con pilo di riferimento, ai test in
galleria del vento, fino alle prestazioni di potenza del motore, a fronte dei quali definisce
i livelli di peso, prestazioni di potenza, altezza minima da terra con cui equiparare le pre‐
stazioni. La Hyundai, insieme alla più recente Honda, è l’ul ma ve ura ad essere nata su
questo regolamento, perciò ovviamente si è cercato di interpretarlo al limite per arriva‐
re a una ve ura che di fa o è il riferimento a uale della categoria. Quindi pur restando
coerente con lo spirito del regolamento ed i cos di ges one, si è cercato di fare una
ve ura più performante possibile senza però dimen care che è des nata ai clien .
Quindi deve avere anche una buona fruibilità. Crediamo che il risultato sia buono da i
risulta o enu in tu i campiona e non solo con il pilota di ver ce. La categoria ha
ques tre parametri base tramite i quali si equiparano le ve ure, poi si applica la formu‐
la del “compensa on weight” che sulla base delle migliori prestazioni in termini di
tempo sul giro realizzato dalle migliori due macchine per ogni marchio su una media dei
tre even determina una ulteriore quan tà di zavorra associata al modello in ques one,
con cui si cerca di rendere più equilibrate nel tempo le prestazioni garantendo così una
maggiore varietà di vincitori e podi tra i vari team presen . Questo rende la compe zio‐
ne varia e la vi oria è definita dai de agli e dal saper me ere a punto la macchina sugli
ul mi decimi, come confermano i distacchi veramente minimi tra i pilo ”.
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Insomma, pare di capire che il sistema per cercare di equiparare le prestazioni tra le
varie ve ure, BOP e Compensa on Weight, sia stato o mizzato però non sempre
nell’arco della stagione è filato tu o liscio?
“Con l’effe o sul “Compensa on weight”, figlio della formula matema ca dei tempi sul
giro, ovviamente il Costru ore che ha i team e pilo migliori subisce una penalizzazione.
Perché sono quelli che o engono le migliori prestazioni, sopra u o se si fanno ba aglia
tra loro. E’ quello che è successo a noi quest’anno. Nella lo a tra i due team ed i qua ro
pilo , i nostri Tarquini e Michelisz e Muller e Bjiork dell’altro team Hyundai, la lo a ha
spinto le prestazioni sempre al massimo e in base alla formula matema ca questa supe‐
riorità ha avvantaggiato altri modelli in termini di peso. A metà anno c’è stata una revi‐
sione del BOP che ha gravato Hyundai e agevolato altri marchi, perché nei primi tre
even si era notata una superiorità del pacche o Hyundai: noi in Marocco e Ungheria,
l’altro team al Nurburgring. Questo ci ha penalizzato e al quarto evento, a Zandvoort,
dove ci hanno appesan to di 60 kg, ci siamo ritrova nelle retrovie. Questo è un aspe o
che WSC e FIA devono capire e modificare, ma sono il primo a dire che non è facile da
ges re e quindi da migliorare. Certamente per i team non sono così facili da spiegare
ques capovolgimen a chi non è così dentro al sistema, come fosi e sponsor. A fronte
di questa variazione di peso e l’ulteriore penalizzazione di 10 mm in più di altezza da
terra, abbiamo cercato di capire come fare funzionare al meglio la ve ura e nel corso
dell’anno il miglioramento è stato costante. Poi con l’onda del “Compensa on Weight”,
che ci ha prima tolto il peso per poi ridarcelo, siamo torna alla vi oria e a navigare nel
mucchio. Questo significa che se il regolamento rimane uguale l’ideale per una squadra
sarebbe avere il controllo di tu e e qua ro le ve ure del marchio, potendo così fare
strategia: se ad esempio capita un weekend dove le cose vanno male e sei in fondo alla
griglia, è stupido lasciare che uno dei propri pilo faccia il miglior giro in gara, perché
questo risultato viene tenuto presente per la formula e quindi crea una penalizzazione”.
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Torniamo a parlare dei cos : data la vostra esperienza in entrambe le categorie
proviamo a fare un confronto tra una R5 e una TCR, che sono le ve ure top per i
campiona nazionali e internazionali rally e pista?
“L’acquisto di una “vera” R5, con il pacche o di op onal defini vo, costa quasi il doppio
rispe o a una TCR. La ges one di una R5 ges ta per un programma ad alto livello, ad
esempio il WRC2, può avere cos tecnici intorno a 70‐75 euro a km, mentre per una TCR
al top il costo scende a 8‐10 euro‐km. Questo per tu a una serie di mo vi. Per fare de‐
gli esempi, il motore di una TCR è studiato per avere una percorrenza chilometrica di
9.000 km, pra camente due weekend di gare di 24 Ore oppure un paio di stagioni di ga‐
re sprint, mentre il motore di una R5 mediamente può arrivare a circa 2.000 km e ha un
costo di circa 40.000 euro contro i 6.000di quello TCR. La TCR è una ve ura che può es‐
sere ges ta per un impegno di alto livello dalla stessa stru ura che seguiva la TC1,
ovviamente con cos di ges one inferiori, ma è anche una pologia di ve ura che può
essere acquistato dal papà per il figlio giovane e ges to in pista con un collaboratore,
quindi due persone, senza grossi problemi. Perciò la TCR ha uno spe ro di clientela va‐
s ssimo. Per fare un esempio, la macchina TCR così come viene consegnata per le gare
sprint, a livello di meccanica e mappatura motore, rimane esa amente uguale anche
per affrontare le gare endurance, per le quali è disponibile un pacche o limitato al si‐
stema di rifornimento rapido, luci supplementari e Abs. Quindi con la macchina in
condizioni perfe e si può affrontare una 24 Ore del Nurburgring (circa 4.500 km), così
come le gare sprint. E questo dà l’idea dell’affidabilità della macchina. Gli 8‐10 euro‐km
sono determina in gran parte dal materiale di consumo: pas glie e dischi freno. La
turbina fa un po’ meno km (circa 5000). Il cambio è studiato per percorrere i chilome‐
traggi delle gare endurance. Al termine di una 24 Ore si raccomanda lo smontaggio solo
per verifiche di controllo”.
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Da una stagione all’altra c’è un pacche o “evoluzione” con differenze sensibili e quindi
di cos ?
“Lo spirito del regolamento dice che una macchina viene omologata su una scala di tre
anni e in questo periodo non sono possibili delle variazioni. Infa , restando nello speci‐
fico, per il 2019 Hyundai non ha un kit di aggiornamento che rende le macchine 2018
obsolete. Ci sono alcune piccole aree dove i team possono lavorare, ad esempio sul set‐
up degli ammor zzatori, oppure ada ando la macchina agli pneuma ci che possono va‐
riare a seconda dei campiona da anno con anno. Parliamo di 2 o tre decimi su una
qualifica, che certo possono fare la differenza tra vincere o perdere, però l’inves mento
che un team affronta garan sce che almeno per tre anni ha un prodo o stabile anche in
termini di cos per aggiornamento. Quindi il TCR non è una categoria che obbliga ogni
anno a spendere 25‐30.000 euro per un pacche o di aggiornamento altrimen non sei
compe vo. Questo dà l’idea dell’intelligenza con cui è nato questo regolamento e di
come lo si sta applicando”.
E’ stato presentato da poco l’E‐TCR, il campionato per ve ure Turismo ele riche, crede
possa prendere rapidamente piede?
“Di sicuro non nel 2019, ma sono convinto che già nel 2020‐2021 ci sarà parecchio mo‐
vimento. E’ qualcosa di molto concreto. Perché ci sono più Costru ori interessa , tra cui
Hyundai, che hanno messo in can ere un proge o di questo po”
Per un tecnico è più acca vante lavorare nei rally oppure in pista?
“Io personalmente provengo dalla pista, avendo lavorato ai tempi dell’Alfa Romeo nel
WTCC sempre con l’ing. Adamo e Tarquini. Poi sono passato ai rally, nel periodo di a vi‐
tà dell’Abarth proseguendo poi con l’avvio dei programmi BRC nel CIR. Quindi avevo già
una visione piu osto ampia. So o il profilo pre amente tecnico ogni regolamento è
una sfida a fare meglio, però in pista l’apporto che la parte ingegneris ca può dare è più
misurabile, per via della maggiore stabilità delle condizioni, mentre nei rally bisogna
avere una visione molto più ampia ma spesso non si riesce a quan ficare o ogge vare
una variazione. Sono due sfide con sfacce ature diverse. Diciamo che l’ingegnere si
sente un po’ più protagonista in pista dove è in grado di dimostrare che una scelta tecni‐
ca, a prescindere da chi guida, paga in termini di velocità o durata nella gara, quindi se è
vincente o meno. Però la banda di lavoro nei rally è più ampia. In pista è più sofis cato.
Questo vale per ogni aspe o: dalla scelta degli pneuma ci, in pista andando alla ricerca
della pressione ideale mentre nei rally si tra a anche di scegliere la mescola giusta dato
che si possono trovare condizioni molto diverse anche a seconda dei pi di fondo. E’ un
lavoro d’insieme, dove le scelte giuste devono essere versa li. Mentre in pista si lavora
di più sul de aglio riuscendo a valutare meglio la singola soluzione tecnica”.
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Perciò a livello di feeling con il pilota, date tu e le variabili che ci sono nei rally,
possiamo dire che il tecnico si deve fidare di più delle impressioni di chi guida?
“Quello è uguale. L’importanza della relazione del tecnico col pilota è una situazione che
si costruisce. La parte psicologica di chi guida è chiaramente importante. Però nei rally,
proprio per le tante variabili, probabilmente il talento e la fiducia del pilota ha una parte
un po’ superiore rispe o a quello che avviene in pista. Ma per entrambe le specialità un
buon ingegnere deve essere anche un buon psicologo”.
Ora dovrete difendere la vostra posizione al ver ce del WTCR, perciò quali sono i
programmi 2019?
“S amo lavorando con Hyundai per consolidare la nostra presenza nel WTCR. Noi
vorremmo ges re tu e e qua ro le macchine del marchio, anche per poter meglio ge‐
s re le situazioni illustrate in precedenza. Per il 2019 oltre a Tarquini e Michelisz
Hyundai ha messo so o contra o Farfus e Catsburg, vedremo. Inoltre pun amo ad es‐
sere presen in altri campiona offrendo il nostro know‐how: con ogni probabilità
parteciperemo al TCR Italy e s amo valutando anche l’Europeo. Perciò su tre fron nel
TCR, con tre squadre dedicate e mezzi dedica , per essere ai ver ci in ogni campionato.
Inoltre abbiamo fa o un accordo con Hyundai come esclusivis della vendita di ve ure,
ricambi e assistenza tecnica a livello nazionale. Perciò siamo interessa ad essere pre‐
sen noi dire amente come team ma ci auguriamo che altri team e pilo u lizzino la
Hyundai i30”.
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L’anno scorso nel tricolore non è andata probabilmente come vi a endevate, perciò
dato il vostro ruolo di esclusivis Hyundai per l’Italia vi concentrerete in modo
maggiore sul TCR Italy?
“Il TCR Italy è un programma rivolto ai clien , perciò rivaluteremo le relazioni con gli
a uali pilo (Eric Scalvini e Federico Paolino ndr.), parlando anche con altri pilo e team
a cui me ere a disposizione il massimo appoggio per me erli in condizione di vincere il
campionato”.
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