GRAN PREMI VS LE MANS,
FRENI A CONFRONTO
di E. Mosca
Foto M. Campi
Alla vigilia della 24 Ore di Le Mans, alla quale ha partecipato per il 31° anno
equipaggiando gran parte delle ve ure in tu e le categorie, Brembo ha
comunicato una serie di da molto interessan riguardo gli impian
frenan , che ci consentono di fare un confronto tra quelli u lizza dalle
Formula 1 nei gran premi e sui proto pi e GTE nella maratona francese.
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Da anni i gran premi di Formula 1 e la 24 Ore di Le Mans rappresentano le due più
importan compe zioni al mondo per proto pi a qua ro ruote, scoperte nel primo caso
e coperte nel secondo. La compe zione tra i Costru ori presen in queste compe zioni,
con massicci inves men , hanno portato le ve ure a disporre di potenze notevoli, fino
a mille cavalli, e unitamente allo sviluppo aerodinamico raggiungere prestazioni
velocis che eleva ssime. A fronte dell’aumento velocis co, però, per essere
compe ve le ve ure devono poter contare anche su sistemi frenan sempre più
evolu , che consentono di rallentare le ve ure in spazi sempre più brevi oltre a
garan re la massima efficienza e affidabilità per tu o l’arco della compe zione:
massimo due ore per un gran premio, un giorno interno per la maratona de La Sarthe.
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Impegno globale Brembo
Proprio alla vigilia dell’87.ma edizione della 24 Ore di Le Mans, Brembo che fornisce gran
parte dei team che partecipano alle due tipologie di corse e che vanta una esperienza
pluriennale in entrambi gli ambiti, ha fornito degli interessanti elementi di confronto tra le due
differenti tipologie di impianti frenanti. Innanzitutto va specificato che anche in F. 1 l’azienda
bergamasca fornisce impianti personalizzati per ogni team, ma se nel Circus si tratta di
differenze di dettaglio nel caso della regina delle gare endurance vi sono differenze basilari tra
le quattro categorie che vi partecipano: LMP1 e LMP2 sono prototipi, che utilizzano dischi e
pastiglie in carbonio, mentre GTE Pro e GTE Am sono riservate alle Gran Turismo che
utilizzano dischi in acciaio.
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Formula 1 vs LMP1
In Formula 1 le decelerazioni sono molto
intense, con valori spesso superiori ai 5
g (a Monza 5,6 g), mentre alla 24 Ore di
LeMans l’intensità della frenata non
supera i 3,3 g, complice la differente
massa tra le due tipologie di vetture: una
monoposto di F. 1 vanta un peso minimo
di 743 kg con pilota a bordo, mentre per
una LMP1 il peso minimo è di 875 kg
(835 kg le LMP1 non ibride). Per contro,
mentre un gran premio di F. 1 non si
protrae oltre le due ore a Le Mans si
corre per un giorno intero. Se volessimo
fare un confronto, prendendo come paragone il circuito di Spa abbastanza simile come
caratteristiche a Le Mans, per l’intero Gran Premio del Belgio una F. 1 affronta circa 310
frenate, mentre nell’arco della 24 Ore di Le Mans una LMP1 può superare le 4.200 frenate.
L’unico elemento in comune tra gli impianti frenanti delle vetture che affrontano le due
differenti tipologie di gare è il carbonio con cui sono realizzati i dischi freno. Cambiano invece,
e anche di parecchio, le caratteristiche dei dischi e l’utilizzo, come mostra la tabella qui
sotto.
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La differenza che balza subito all’occhio riguarda il
diametro massimo, 278 mm per la F. 1 mentre per
le LMP1 arriva fino a 370 mm, determinato
dall’alloggiamento all’interno dei cerchi, da 13” in F.
1 e da 18” nei proto pi. Lo spessore è uguale, 32
mm, ma sono molto più numerosi i fori di raffredda‐
mento pra ca : oltre 1.400 per la F. 1, fino a 430
per la LMP1. Infa la ven lazione delle LMP1 non è
così esasperata come sulle F. 1, perché nella gara di
24 ore i proto pi hanno il problema inverso rispe o
alle monoposto nei gran premi, dovendo impedire
invece che la temperatura di esercizio non cali
troppo, sopra u o di no e oppure durante le neu‐
tralizzazioni. In entrambi i casi le ve ure u lizzano
anche le pas glie Brembo in carbonio, ovviamente
di spessore maggiore per i proto pi in modo tale da garan re la piena funzionalità durante
tu e le 24 ore di gara. Allo scopo, bas pensare che su una Formula 1 il consumo di dischi e pa‐
s glie per l’intero gran premio è inferiore al millimetro, mentre su un proto po al termine della
24 Ore di Le Mans si registra un consumo di 3‐4 mm per il disco e di 8‐10 mm per la pas ‐
glia.
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Carbonio per i proto pi, Ghisa per le GTE
I dischi dei proto pi delle catego‐
rie LMP1 e LMP2 sono realizza
in carbonio, materiale che coniu‐
ga al meglio la capacità di dissi‐
pare il calore e la leggerezza. Una
delle principali differenze tra i
dischi u lizza dalle due catego‐
rie sta nella “modalità di fis‐
saggio” del disco alla campana:
le LMP2 u lizzano il meno costo‐
so trascinamento a bussoline,
usato fino a pochi anni fa dalle
LMP1, mentre la categoria
maggiore ado a nella maggior
parte dei casi il più costoso tra‐
scinamento “spline”. Una soluzione mutuata dalla F. 1, che consiste nell’inserimento di
un elemento in tanio (campana) che collega la fascia frenante al mozzo. Negli anni pre‐
ceden la ven lazione era fortemente limitata nella portata in ingresso per effe o del
blocco causato dai fissaggi della fascia frenante, mentre con l’introduzione dello “spli‐
ne”, una sorta di ingranaggio a ruota dentata, la parte interna del disco si è aperta al
flusso d’aria. Per le ve ure GTE (Grand Touring Endurance), invece il regolamento vieta
l’u lizzo di dischi freno in carbonio, perciò Brembo fornisce dischi compos con fascia
frenante in ghisa e campana in alluminio. In questo caso, però, i team possono scegliere
tra differen pi di “baffatura” delle fasce frenan , alla ricerca del miglior compromesso
tra “bite” in frenata e durata di dischi e pas glie. Inoltre, il diametro dei dischi varia
molto tra anteriore e posteriore, anche in funzione delle scelte dei singoli team. In tu i
casi, Brembo me e a disposizione dei team un materiale d’a rito cara erizzato, come
vedremo più avan , da un’usura
estremamente rido a e da una
più efficace conducibilità termi‐
ca. Questo materiale garan sce
o mi warm‐up, cioè massima
rapidità nel raggiungimento della
temperatura d’esercizio più effi‐
ciente, ampio range di u lizzo sia
in termini di pressione sia di
temperatura, oltre ad una rispo‐
sta di a rito molto lineare. Tu e
cara eris che che consentono al
pilota la perfe a modulazione
della frenata. Infine, l’usura
molto limitata consente di
mantenere le prestazioni inalterate e ripe bili da inizio a fine gara.
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Le differenze tra LMP1 e GTE
“Detto che sulle LMP1 il materiale
d’attrito è il carbonio, l’attenzione di
Brembo si è concentrata
sull’ottimizzazione delle dimensioni dei
dischi, con un diametro massimo di 370
mm per uno spessore di 32 mm ed i fori
di ventilazione che possono arrivare fino
a 400. Il range della temperatura di
esercizio spazia tra i 350° e gli 800°, con
un consumo che nell’arco delle 24 ore di
gara può arrivare a 34 mm. Le vetture
GTE utilizzano invece dischi freno in
ghisa, che possono arrivare a un
diametro massimo di 390 mm per uno
spessore di 35 mm. Questi non hanno fori di ventilazione, ma pale o alette fino a un massimo
di 72. Il loro range ottimale di esercizio spazia tra i 300° ed i 750° ed il consumo per l’intera
gara è limitato a 1 mm. Su entrambe le tipologie di materiali, però, pesa l’incognita della
temperatura corretta di esercizio, determinata da vari fattori quali le condizioni meteo avverse
oppure, come nel caso del circuito francese, il raffreddamento dei materiali sui lunghi rettilinei.
Se questo può determinare una frenata non ottimale per le GTE, sulle quali si adottano dischi
con alettature di raffreddamento
specifiche per questo tipo di tracciati
veloci, problemi ancora maggiori
possono insorgere sui prototipi. Infatti la
temperatura di esercizio dei dischi in
carbonio non dovrebbe mai scendere
sotto i 350°, eventualità tutt’altro che
remota nelle situazioni sopra citate,
soglia sotto la quale per l’eccessivo
raffreddamento si può verificare la
cosiddetta “vetrificazione” (glazing) del
materiale d’attrito che non solo può
compromettere l’efficacia della frenata
ma addirittura determinare un consumo
eccessivo e precoce del disco freno.
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Diverse anche le pinze
Tu e le pinze Brembo u lizzate
in gara dai proto pi e GTE sono
di po monoblocco, cioè rica‐
vate dal pieno di un unico blocco
di materiale oppure da un
forgiato. Ma oltre alle differen
geometrie scelte da ciascun
team, per i quali la forma del
corpo pinza è proge ata al fine
di o mizzare il rapporto massa/
rigidezza, le principali differenze
tra i componen u lizza dalle
varie pologie di automobile,
proto pi o GTE, riguarda il mate‐
riale u lizzato per la realizzazione della pinza e la finitura su‐
perficiale. Ad occhio nudo è questa la principale differenza che spicca: le pinze dei
proto pi LMP1 prevede un riporto di nickel, mentre le pinze delle LMP2 e GTE sono ca‐
ra erizzate da una superficie ossidata. Ma la differenza più sostanziale è so opelle.
Infa , le pinze per LMP2 e Gte sono realizzate in lega leggera di alluminio, mentre
quelle delle LMP1 sono realizzate in una par colare lega di alluminio/li o che garan sce
un rapporto decisamente migliore in termini di peso/rigidezza. Per la cronaca, gli
impian frenan Brembo equipaggiano la maggior parte delle ve ure in tu e le clas‐
si.
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Si frena come in 12 gran premi
Pur essendo quello di Le
Mans un tracciato molto più
lungo rispe o a quelli su cui
corre la Formula 1, ad ogni
giro le auto effe uano solo
11 frenate. Il tempo speso
in frenata da una LMP1
ammonta al 15% dell’intera
durata della gara, cioè circa
3 ore e un quarto, mentre
per le GTE si arriva ad una
percentuale del 17%, che
equivale ad oltre 4 ore di
u lizzo. Questo significa che
l’impianto frenante di un
proto po durante la 24 Ore
di Le Mans è so oposto a un u lizzo, mediamente, simile a quello di una monoposto di
Formula 1 in 12 gran premi. Naturalmente sono differen anche i valori delle decelera‐
zioni a cui sono so opos i pilo delle varie categorie: quelli della LMP1 affrontano una
decelerazione media per giro di 2,3 G, che scende a 1,6 G per quelli delle GTE. A tu è
comunque richiesto un carico sul pedale del freno che ammonta a circa 800 kg per ogni
giro, e se pensiamo che l’equipaggio vincitore della scorsa edizione con la Toyota TS050
Hybrid percorse 388 giri totali il conto è presto fa o: i tre pilo hanno dovuto eservitare
un carico complessivo di 310 tonnellate. Tanto per dare un’idea, delle 11 frenate del
circuito francese 6 sono classificate dai tecnici Brembo come altamente impegna ve per
i freni, 4 di media difficoltà e una sola è light. Tra queste la più impegna va è quella
dell’Arche Chicane, che interrompe il Mulsanne Straight, dove le LMP1 arrivano a 335
km/h ed i pilo frenano per 3,21 secondi, con un carico sul pedale di 105 kg e
percorrendo 195 mt, per scendere a 110 km/h. Ques numeri danno perciò l’idea di
quanto la 24 Ore di Le Mans sia un banco di prova insos tuibile per un’azienda come
Brembo per sviluppare soluzioni tecniche, sia in termini di migliori prestazioni possibili
sia come affidabilità, che una volta verificate possono poi essere trasferite sulle auto
stradali.
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