ALL’INFERNO E RITORNO
di E. Mosca
Nel giorno della sua scomparsa riproponiamo una intervista che facemmo
tre anni fa a Lauda durante il Gran Premio d’Italia, a quarant’anni dal suo
tragico incidente al Nurburgring e dal miracoloso rientro proprio a Monza
solo quaranta giorni dopo essere stato ad un passo dalla morte. Una breve
chiacchierata che, a differenza di come veniva dipinto, mostra un lato molto
umano del campione austriaco.
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Si è fa o la fama di freddo calcolatore, ma anche Niki Lauda quando torna a Monza
avverte un’emozione par colare. Glielo abbiamo le o negli occhi quando gli abbiamo
chiesto di raccontarci cosa provò quel week end di quarant’anni fa quando a distanza di
soli quaranta giorni dal terribile rogo del Nurburgring, dopo il quale aveva ricevuto
anche l’estrema unzione, tornò con le ferite ancora sanguinan a calarsi nell’abitacolo
della sua Ferrari.
“Fu molto difficile. Perché oltre alle ferite avevo tanta pressione intorno. Già dal giovedì,
quando i medici avevano mol dubbi a rilasciarmi il consenso a correre. Poi venerdì, con
la pioggia, fu un disastro. Avevo paura. Sabato, invece, è cambiato tu o. Mi sono de o
che non dovevo pensare a nulla di quello che stava intorno ma guidare solo per me. Così
è tornato il feeling con la macchina e sono andato più veloce di Regazzoni e Reutemann.
Anche la gara andò bene, con un quarto posto. Tu o era tornato normale, come
tes moniano i due toli conquista negli anni successivi”.
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Quando era in ospedale ebbe dei dubbi sulla possibilità di un ritorno alle corse?
“Mol . D’altronde i do ori erano molto sce ci su una mia ripresa. Come ne ebbi il
primo giorno qui a Monza, mentre il giorno successivo scomparvero e ripresi ad andare
veloce come prima”.
La decisione di forzare il rientro avvenne anche a seguito dell’ingaggio di Reutemann?
“No. La decisione di Ferrari era più che comprensibile, perché nessuno pensava che sarei
potuto tornare dopo soli 40 giorni e c’era in ballo un tolo. Ma io avevo da pensare ai
miei di problemi, non certo a Reuteman”.
Le è piaciuto il film Rush?
“Si. Ha fa o un quadro molto realis co di com’era il nostro sport allora e delle emozioni
che vivevamo noi pilo ”.
La F. 1 è molto cambiata, le piace?
“I miei tempi sono fini . La F. 1 di oggi è molto diversa. I pilo sono molto più giovani,
rischiano molto meno e guadagnano molto di più. E’ un’evoluzione normale”.
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