ATTRAZIONE
FATALE
di E. Mosca
Sta per partire la 23.ma edizione del Rallye MonteCarlo
Historique. Con l’aiuto di Marianna Ambrogi, DS del Classic Team
che schiera 12 equipaggi con la punta di diamante Maurizio Verini
oltre ad essere in gara come navigatrice su una Fiat 124 Abarth,
vediamo come si organizza una delle gare storiche più
affascinanti e impegnative.
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Si è da poco concluso il
Rallye di Montecarlo che
ha dato il via alla stagione
WRC 2020, ma tra poche
ore i motori torneranno a
rombare sulle stradine e
sulle colline alle spalle del
principato. In questo caso
si tratterà delle vetture
d’epoca che daranno vita
alla versione storica del
rally più famoso del mondo:
il Rallye di MonteCarlo
Historique, giunto alla sua
23.ma edizione. La gara
che ogni appassionato di
vetture d’epoca sogna di
fare almeno una volta nella vita, perché nonostante si disputi con la formula “a
media” rimane, con ogni probabilità, il rally storico più affascinante e
impegnativo. Affascinante perché quando dici rally pensi automaticamente al
“Monte”, e impegnativo sia per la formula che si rifà alle edizioni epiche della
gara monegasca, con un lungo trasferimento da varie città europee e diversi
giorni di gara per un totale di circa 3.000 distribuiti di giorno e di notte, sia per le
condizioni sempre critiche e mutevoli del fondo, con neve e ghiaccio pronte a
tradire i piloti alla minima disattenzione o eccesso di confidenza. Ad aggiungere
ulteriore fascino per gli equipaggi che prendono il via da Milano le modalità con
cui è organizzata dall’anno scorso la partenza. Infatti, dopo l’esposizione nelle
giornate di giovedì e venerdì, le vetture muoveranno alle 18 da Corso Venezia,
davanti alla sede AC Milano, per recarsi in Piazza Duomo dove saliranno sullo
scenografico palco per prendere ufficialmente il via della gara con il lungo
trasferimento fino a Valence. Tra la folta pattuglia tricolore spicca il Classic Team,
che schiera ben 12 vetture con l’equipaggio di punta composto dal campione di
rally Maurizio Verini affiancato da Roberto Ricci su una Fiat 128 Coupè, che ha
organizzato la partecipazione alla gara in modo professionale e completo.
Proprio perché la partecipazione ad una gara così impegnativa deve tenere
presente diversi aspetti, che solo l’esperienza di chi l’ha già disputata conosce.
Dettagli che possono sembrare insignificante ma che invece possono fare la
differenza tra godersi al meglio la gara oppure rischiare che quello che era la
realizzazione di un sogno possa trasformarsi in una sorta di incubo. Per saperne
di più e magari dare qualche “dritta” agli appassionati che ambiscono a
partecipare in futuro al Rallye MonteCarlo Historique, abbiamo chiesto lumi a
Marianna Ambrogi, che conosce la materia a 360 gradi, perché oltre a svolgere il
ruolo di DS del team e navigatrice in gara sulla 124 Abarth Gr. 4 a fianco di
Alberto Bonamini collabora da sempre con il padre Mauro nella gestione della
University Motors, una tra le strutture più blasonate del motorsport che si
occuperà dell’assistenza allo squadrone ligure.
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Innanzitutto, com’è partito il progetto?
“Dall’esperienza dell’anno scorso ,
quando insieme a Marco Gandino del
Classic Team avevamo fatto un gruppo di
sei amici. Una cosa fatta all’ultimo minuto,
senza un vero progetto. Avevamo solo le
giacche a vento tutte uguali. Per il resto
ognuno si era organizzato per conto
proprio: alberghi, assistenza, ricognizioni.
Da quella esperienza, dato che siamo tutti
amici che abitualmente prendono parte al
campionato “a media”, ci è venuta l’idea
di fare qualcosa di organizzato
proponendo un pacchetto completo:
partire tutti da Milano, dormire tutti nello
stesso albergo, poter contare su
un’assistenza organizzata e avere tutte le
informazioni necessarie relative a road
book e, per coloro i quali non hanno
tempo disponibile, le note delle
ricognizioni. Questo per ottimizzare gli
sforzi, perché organizzare una gara come
il Monte Carlo è impegnativo. E la cosa è
piaciuta, perché al gruppo di 6 equipaggi
che partecipa abitualmente al campionato
a media, perciò ci si conosce bene e c’è feeling, si sono aggiunte altre
persone”.
Anche perché partecipare al “Monte” è il sogno di ogni
appassionato?
“Chi decide di partecipare a questa gara ne parla 12 mesi all’anno. E’ quasi una
malattia. Dopo la gara se ne parla da febbraio a luglio, quando si pensa di rifarlo,
ad agosto si invia l’iscrizione e da lì in poi si comincia a parlare di quello che si
farà. Soprattutto dopo l’edizione dell’anno scorso, che è stata magica: siamo
partiti e arrivati con la neve. Paesaggi tutti bianchi, indimenticabili. Insomma
l’immagine tipica del “Monte” che ogni appassionato ha nel cuore. Hanno pure
dovuto sospendere un paio di speciali perché impraticabili”.
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Ci sono dei parametri selettivi per quanto riguarda l’iscrizione?
“Come detto conviene inviare la domanda di iscrizione per tempo. Perchè da
quello che so dovrebbero essere arrivate circa 400 domande di iscrizione e sono
state accettate 310 auto. L’accettazione è a discrezione degli organizzatori. Non
penso esistano parametri definiti, credo che nel momento in cui deve essere
fatta una selezione la scelta delle esclusioni cada su modelli rappresentati in
abbondanza. Quindi mi sentirei di consigliare di proporre una vettura particolare.
Poi subentrano altre variabili, come la composizione degli equipaggi, la
partecipazione a precedenti edizioni, il palmarès della vettura. Per quanto ci
riguarda siamo stati tutti accettati. Ciascuno ha inviato la propria domanda
autonomamente, poi al momento dell’accettazione la scuderia ha comunicato
l’affiliazione di quel determinato equipaggio, anche per competere per l’apposita
classifica Scuderie che tiene conto dei risultati di cinque vetture. Tanto che noi
abbiamo creato due squadre: Classic Team e Classic Team Historic Rally”.
Ma in pratica cosa comporta la partecipazione a questa gara?
“Innanzitutto si deve inviare l’iscrizione ad
agosto, accompagnata dalla tassa di
iscrizione che viene restituita in caso non
venga accettata. Conviene muoversi per
tempo, perché arrivare all’ultimo minuto può
significare non essere accettati oppure dover
partire da una località più lontana, come
successo a noi nel 2017 quando dovemmo
prendere il via da Francoforte. Quindi
conviene muoversi per tempo anche nella
prenotazione degli alberghi, altrimenti anche
in questo caso si rischia di finire lontani dalla
zona di gara. A novembre viene data
conferma dell’iscrizione e allora si comincia a
fare sul serio. Bisogna programmare gli
interventi sulla vettura e le ricognizioni,
solitamente nel periodo post natalizio e ad
inizio gennaio, in modo tale da avere delle
condizioni simili del tracciato. Ovviamente
ciascuno era libero di svolgere le ricognizioni
anche in funzione dei propri impegni, dato che si tratta di una fase impegnativa
che riguarda 500 km di PS. Due settimane fa eravamo in sei equipaggi sul Turini
a provare le PS notturne e metteremo a disposizione di tutti i nostri rilievi. Inoltre
possiamo contare sull’aiuto di Maurizio Aiolfi, un autentico guru delle gare a
media, che ci ha messo a disposizione i video delle ricognizioni che esegue
avvalendosi di due GoPro con le quali filma sia la strada sia il mediometro, lo
strumento che usiamo tutti. Così anche chi non ha potuto effettuare le
ricognizioni potrà basarsi sui video per prendere i riferimenti con il roadbook.
Per essere precisi, va detto che gli organizzatori non consegnano un vero e
proprio roadbook ma solamente un itinerario con la numerazione delle strade ed
il riferimento chilometrico dove svoltare ma, anche perché spesso l’itinerario
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viene cambiato in corso d’opera
per situazioni contingenti e
comunicato solo via mail, solo con
questo credo che ben pochi
riuscirebbero ad arrivare al
traguardo. Per fortuna c’è un
concorrente spagnolo che si
prende la briga di realizzare un
vero roadbook e ce lo mette a
dosposizione. Peraltro, trattandosi
di una gara a media è
fondamentale poter contare su un
roadbook preciso, per non avere
dei riferimenti errati sulla media
reale è necessario correggere
l’impostazione dello strumento che ci indica la media inserendo riferimenti
quanto più precisi possibile. Questo perché in teoria bisognerebbe sempre
essere nella media corretta, ma con le condizioni di fondo mutevole come al
MonteCarlo non è assolutamente semplice, dato che in caso di strade pulite ci
si potrebbe annoiare ma di notte con fondo innevato o ghiacciato tenere i 50 km/
h di media non è per nulla facile. Tanto che io e Alberto abbiamo deciso di fare la
PS 14, 35 km tutti curve e tornanti di notte, con le note come nei rally. Per tutto
questo dico che è importante poter contare su un’organizzazione che ti possa
dare più informazioni possibili, così come poter contare sull’assistenza sia
perché può intervenire risolvendo un problema sia perché ti segue fino a inizio
prova e può montare le gomme più idonee magari grazie alle informazioni di chi
è passato prima sul tracciato”.
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A tal proposito, ci sono limitazioni sulle gomme?
“No. le gomme sono libere. Le limitazioni riguardano numero e tipologia di
chiodi. Quasi tutti utilizzano tre tipi di gomme: oltre alle termiche, le Sisteron e le
Burzet, in pratica una tutta chiodata e l’altra metà termica e metà chiodata”.
Abbiamo parlato di assistenza, che sarà curata da University
Motors, quanti uomini e mezzi saranno impegnati per i vostri 12
equipaggi?“
“Oltre ai 24 tra piloti e navigatori, il gruppo muoverà un
totale di una cinquantina di persone. Vi saranno sette
furgoni di assistenza, una navetta per accompagnare
gli equipaggi in albergo e riportarli al parco chiuso
oppure per muoversi rapidamente da una assistenza
all’altra magari per recuperare del materiale. Inoltre
avremo un camper che funge da punto di riferimento
ai riordini, così da poter restare al caldo nei tempi
morti dei riordini oltre a potersi rifocillare o riposare
nelle soste. Anche perchè quest’anno il percorso della
lunga tappa di avvicinamento sarà interamente su
strade normali e non tratti autostradali come l’anno
scorso, quando riuscimmo addirittura a riposare
qualche ora in un albergo”.
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Qual è la differenza di approccio tra chi punta a vincere e chi
partecipa per puro divertimento?
“Posto che quando si è in gara si
punta sempre ad ottenere il
risultato migliore, noi che lo
facciamo per puro divertimento
abbiamo limitato le ricognizioni
alle sole prove notturne, per una
maggiore sicurezza, mentre chi
punta a vincere passa il mese
precedente la gara a provare le
PS. Perchè il “Monte” è una gara
impegnativa e non si può lasciare
nulla al caso. E siccome date le
condizioni difficili non è facile
mantenere la media, bisogna
poter contare su note precise,
curva per curva, così come il
ruolo del navigatore è
importantissimo, perché oltre ad essere preciso nel dettare le note e calcolare
correttamente la media, quindi avere una mente logica, deve mantenere il
sangue freddo e risolvere rapidamente i problemi quando si verificano. Per
questo a me piace molto il ruolo di navigatrice, perché certamente conta il pilota
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bravo ma il bravo navigatore ti può far vincere la gara. Non a caso abbiamo
affiancato Roberto Ricci alla nostra punta di diamante, Maurizio Verini, perché
oltre ad essere uno dei migliori navigatori ha pure corso come pilota, quindi
conosce tutte le realtà”.
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Appunto, un campione come Verini non si accontenterà certo di
partecipare?
“Non credo proprio. Non fosse altro per deformazione professionale. Anche se
lui dice di accontentarsi di quello che verrà”.
E la macchina quanto conta per il risultato?
“Iniziamo col dire che al “Monte” l’unico limite imposto per le vetture è l’anno di
costruzione, quest’anno fino al 1979 che sarà abbassato al 1976 dall’anno
prossimo. Per il resto si può partecipare sia con vetture stradali sia con vetture
da corsa, perché siano modelli che hanno partecipato all’epoca alla gara. Quindi
ciascuno può partecipare con la sua macchina purché rientri in questi semplici
parametri. Inoltre in queste gare, a differenza di quanto avviene nella Regolarità,
non ci sono coefficienti che possono favorire alcuni modelli costruiti in
determinati periodi. Io sono convinta che nelle tradizionali gare a media sia
preferibile una vettura stradale, più facilmente gestibile da un gentleman driver,
mentre nel MonteCarlo dove le prove notturne fanno tradizionalmente la
differenza l’auto da corsa possa rivelarsi vincente, perché in queste situazioni si
va forte. Naturalmente con un assetto adeguato, più alzato da terra e
ammorbidito in funzione delle diverse condizioni, e azzeccando con l’assistenza
le gomme idonee. In queste prove, però, conterà molto anche la capacità di
guida e l’allenamento, perché vi si arriva dopo estenuanti giornate di gara e la
fatica psicofisica potrebbe giocare brutti scherzi”.
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Alla luce di quanto ci siamo detti, parliamo anche di vil denaro
che spesso è quello che vieta la realizzazione dei sogni. Quanto
costa partecipare ad una gara come il Rallye MonteCarlo
Historique?
“In effetti anche l’impegno economico non è
indifferente. A partire dalla tassa di iscrizione
di 5.000 euro, che dà diritto ai due
pernottamenti finali a Monaco e alla cena di
gala per l’equipaggio. Questo è un costo
fisso, mentre per tutte le altre voci la forbice
può essere più o meno ampia, perché
bisogna preventivare il costo degli alberghi, a
Milano e a Valence, un minimo di rialzo della
vettura prima e dopo la gara, la dotazione
degli pneumatici e l’assistenza, che considero
fondamentale perché ritengo assurdo
spendere una cifra così importante per
l’iscrizione e rischiare di rimanere fermi per
un guasto, magari banale, risolvibile da un
meccanico con un minimo di ricambi. Perciò
considerato tutto questo, secondo me
bisogna mettere in preventivo una spesa dai
10.000 ai 15.000 euro ”.
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Non ti piacerebbe stare sul sedile di sinistra?
“No. Pur lavorando con mio padre da
20 anni, quindi sempre a stretto
contatto con le auto da corsa, posso
garantire che non mi è mai venuta la
voglia di correre ma neppure di provare
una macchina da corsa. Soprattutto
nella gare in pista, dove mi piace
troppo gestire le cose dal muretto.
Anche perché sono convinta che noi
donne non siamo portate per la
velocità, in pista e nei rally. E’ inutile
che ci intestardiamo, non ci viene e so
anche il perché: noi siamo molto
logiche, quindi difficilmente riusciamo a
staccare completamente il cervello, mentre sono convinta che un buon pilota,
pur senza esagerare, quando serve deve avere un minimo di quella follia che ti
dà la marcia in più. E a noi donne manca questa capacità, perché non l’abbiamo
in natura, mentre invece abbiamo la logica che dalla parte del navigatore è un
valore aggiunto. Mentre è diverso nelle gare a media, come dimostra la nostra
Alexia Giugni, campionessa italiana femminile che spesso mette dietro molti
maschietti. Infatti in questo tipo di gare, forse, potrei anche divertirmi a guidare.
Lo saprò con ogni probabilità l’anno prossimo quando per festeggiare i 50 anni
della University Motors ho convinto mio papà a fare il “Monte” con me. Lui guida
molto bene, anche se non ha mai corso, ma lo convincerò a farmi guidare. Allo
scopo abbiamo già acquistato una Mini Cooper S, perché mi piace come
macchina e perché rappresenta gli inizi della nostra attività sportiva”.
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Nell’ambito storico delle gare di regolarità e a media, negli ultimi
anni pare aumentata la frequentazione femminile, così come pare
diminuita la fascia d’età, vero?
“L’ambiente rimane sempre a forte percentuale maschile, ma le donne che lo
frequentano sono sempre più vere appassionate che semplici accompagnatrici.
Come dimostra ancora la nostra Alexia, che corre con la sua macchina e la sua
navigatrice mentre il marito fa equipaggio a sé. Indubbiamente l’ambiente delle
storiche, nelle varie specialità, è cresciuto molto negli ultimi anni, forse anche un
po’ per moda. Fatto sta che anche la fascia media d’età è calata molto: nel 2013
alla 1000 Miglia erano tutti “Over”, mentre nel 2017 ho notato tanti quarantenni”.
Nelle corse si suol dire che il più grande rivale è il compagno di
squadra, nel vostro gruppo c’è forte rivalità?
“Come in tutte le competizioni c’è una certa rivalità, ma si tratta di quella sana,
goliardica. Che comincia già due mesi prima con le varie prese in giro e
prosegue nei giorni di gara quando ci si trova alla sera a bere una birra e si
scherza su quanto magari è andato storto durante la giornata. Alla fine il bello
delle gare è questo per noi che le facciamo per passione e non per lavoro”.
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Aspettative?
“Innanzitutto ci godremo lo spettacolo della partenza con il Duomo che fa da
sfondo, che è tanta roba. E’ una bella vetrina e per la maggior parte dei nostri
equipaggi che sono milanesi una soddisfazione in più partire dalla propria città.
E poi sarà importante vedere il traguardo finale, anche perché è un bel piacere
salire sul palco finale di MonteCarlo. Poi mi piacerebbe stare nei primi 50, cosa
che sarebbe stata possibile già l’ano scorso senza un’uscita di strada. Per
fortuna siamo riusciti a ripartire e finire la gara. Anche questo fa parte del gioco.
Con Alberto formiamo un equipaggio affiatato, perciò in ogni caso ci divertiamo e
la prendiamo con filosofia. Infatti l’altro consiglio che i sento di dare è quello di
partecipare a queste gare con un amico o comunque con una persona con la
quale c’è feeling, perché si sta tanto tempo in macchina insieme e non mancano
momenti di stress nei quali è facile perdere il controllo. Perchè nessuno di noi si
gioca la carriera, perciò la cosa primaria è divertirsi. Poi naturalmente un bel
risultato fa sempre piacere”.
Beh, buon divertimento!
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* Gli equipaggi Classic Team
MarcoLeva-Paolo Casaleggio e Claudio Mosconi-Ermanno Keller (Lancia
Fulvia HF del 1971 e 1969); Antonio Rossi-Paolo Giafusti (Renault 5
Alpine 1971); Paolo Gandino-Danilo Scarcella (Saab 96 V4 1971); Aberto
Bonamini-Marianna Ambrogi (Fiat 124 Abarth 1975); Alexia Giugni-
Cristina Biagi, portacolori di Europa Donna per la cura e prevenzione
dei tumori al seno, e Luciano Marchina-Francesco Barbi su Renault
Alpine A110 del 1971 e 1969); Pietro Tenconi-Nicola Manzini e
Francesco e Giorgio Liberatore (Mini Cooper del 1972 e 1974); Marco
Corbetta-Alessandro Moretti (Fiat 128 Coupè 1973); Enrico Regalia-
Riccardo Aspesi (Fiat 1100 1954); Christian Bonnet-Elena Solomatina
(AR Giulietta TI 1961).
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