1900 Ti Super
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LA BERLINA CHE
VINCE LE CORSE
di E. Mosca
La 1900 ha rappresentato negli anni Cinquanta una svolta per
l’Alfa Romeo. La sua versione sportiva Ti Super si è pure guada
gnata sul campo la definizione di “berlina che vince le corse”.
Abbiamo provato, in pista e su strada, su un tracciato cittadino, la
vettura preparata dalla Scuderia del Portello per partecipare alla
Carrera Panamericana.
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La 1900 rappresenta certamente una
pietra miliare nella storia Alfa Romeo,
perché all’inizio degli anni ‘50 segnò la
svolta verso la nuova tecnologia di
costruzione delle automobili ma anche
nella realtà industriale della casa
milanese, necessaria per affrontare la
cosiddetta motorizzazione di massa,
vitale per la sopravvivenza e sviluppo
di ogni azienda automobilistica nel
dopoguerra.
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Rivoluzione al Portello
Sul finire degli anni Quaranta, Busso, progettista dei gruppi
ritenendo la 6C 2500 ormai superata, i meccanici, per l’asse anteriore scelse
vertici Alfa Romeo diedero il via al lo schema a quadrilateri trasversali,
progetto di una vettura al passo con le ammortizzatori telescopici con molle
nuove tecnologie costruttive, che elicoidali separate e barra antirollio,
riguardavano innanzitutto la scocca mentre l’inedita sospensione
integrata al telaio. La nuova vettura, posteriore aveva il ponte rigido, con
progettata con la supervisione di ammortizzatori telescopici e molle
Orazio Satta Puliga, vantava anche coassiali, collegato longitudinalmente
altre raffinatezze meccaniche. Tra al telaio tramite due puntoni che
queste il “cuore” della 1900: un quattro stabilizzavano tutto l’insieme. Lo
cilindri, in luogo dei precedenti studio, delle linee ma anche delle
frazionamenti a sei e otto cilindri, che dimensioni e caratteristiche dei
manteneva la raffinata tradizione della lamierati fino alle attrezzature
testata in lega leggera, dei doppi alberi produttive, fu eseguito nel polo
a camme in testa e camere di scoppio industriale del Portello. Il battesimo
emisferiche. La prima versione di stradale della nuova vettura avvenne a
questo motore, di 1.884 cc con inizio marzo del 1950,
basamento in alluminio e mentre un prototipo
monocarburatore, cominciò a girare al marciante fu
banco a metà gennaio 1950, erogando presentato a
una novantina di cavalli. Per la maggio
sospensione anteriore Giuseppe all’esterno
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del Salone di Torino. Quindi, con le berlina “normale” fu affiancata la
linee un po’ riviste, la vettura definitiva versione TI (Turismo Internazionale),
fu presentata alla stampa, a Milano, e sviluppata per i clienti sportivi che
ufficialmente al Salone di Parigi volevano cimentarsi nelle corse, che
nell’ottobre dello stesso anno. Nel grazie ad una fasatura più spinta del
1951 fu lanciata la versione coupè motore derivato dalla Sprint e
sportiva denominata “Sprint”, carburatore doppio corpo vantava una
realizzata dalla carrozzeria Touring e potenza massima di 100 cv a 5.500 giri/
spinta da un motore potenziato che min, oltre a montare freni a tamburo di
erogava poco meno di 100 cv. L’anno diametro maggiore per compensare le
successivo, con le catene di maggiori prestazioni.
montaggio pienamente operative, alla
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La berlina che vince le corse
Per ottenere maggiore po seppur a scapito dell’ero
tenza senza pregiudicare gazione. Degli oltre 17.000
l’affidabilità, nel 1954 la ci esemplari di 1900 berlina
lindrata venne portata a prodotti fino al 1959,
1.975 cc, aumentando di 2 quando cessò la produzio
mm l’alesaggio e mante ne, solo 1.050 furono rea
nendo invariata la corsa. lizzati nell’allestimento
Così tutte le versioni gua sportivo “TI” e “TI Super”. E
dagnarono la denominazio grazie ai numerosi succes
ne “Super”, con le versioni si in ambito sportivo, fu co
TI e coupè che adottavano niato il noto slogan
due carburatori doppio pubblicitario “ la berlina di
corpo arrivando ad una po famiglia che vince le
tenza massima a 115 cv, corse”.
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Dedicata alla Carrera Panamericana
La vettura di questo servizio, datata 1954, è Panamericana, una gara che si disputa in
stata restaurata e preparata dalla Scuderia Messico su un percorso stradale molto
del Portello, circa una ventina di anni fa, per veloce, dove la “berlinona” milanese poteva
partecipare a competizioni in pista ma far valere le eccellenti doti di allungo del suo
soprattutto su strada. Suo terreno ideale di quattro cilindri. E in effetti la “nostra” vettura,
conquista negli anni Cinquanta, come allestita nella livrea simile a quella con cui
conferma il ricco palmarès anche nella Mille corse Bruno Bonini (storico collaudatore e
Miglia di quel periodo, quando la maggior pilota Alfa Romeo, oltre che Socio della
parte delle competizioni si svolgevano Scuderia) negli anni ‘50, se l’è cavata più che
appunto sulle strade. Nello specifico, la 1900 bene, conquistando la piazza d’onore di
TI Super del Club milanese, è stata preparata categoria nell’edizione 2002 della Carrera e
con l’obbiettivo di partecipare alla Carrera quindi la vittoria nel Tour Auto 2009.
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Scocca alleggerita e rinforzata
La scocca, dopo essere stata svuotata condizioni generali non hanno richiesto
di ogni tipo di rivestimento e paratia un grosso lavoro di lattoneria, limitato
protettiva, è stata completamente al ripristino di alcune parti leggermente
sverniciata per verificare lo stato dei intaccate dalla corrosione. In questa
lamierati, che essendo in buone fase, per alleggerirla il più possibile,
sono stati asportati tutti i supporti non
necessari all’utilizzo sportivo. Quindi la
scocca è stata rinforzata con la
risaldatura degli accoppiamenti dei
lamierati nelle aree più critiche, come
le zone di attacco delle sospensioni e il
tunnel centrale, e l’applicazione della
gabbia di sicurezza fissata,
imbullonata sulle apposite piastre, in
sei punti.
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Assetto di compromesso
Le sospensioni mantengono schema e
componenti originali, così come le
boccole rigide di ancoraggio dei
trapezi, tranne che per le molle più
rigide e gli ammortizzatori Koni racing
regolabili in compressione ed
estensione. Anche la barra antirollio
anteriore è di diametro, e quindi carico,
maggiore. L’obbiettivo era un assetto
più rigido, così da evitare un eccessivo
coricamento e trasferimento di carico,
pur senza arrivare all’estremizzazione
di un assetto da pista. Quindi, un
compromesso in grado di assicurare
una buona guidabilità sia in pista sia componenti originali: oltre alla pompa,
su strada, dove è necessario assorbire che comanda il circuito unico, i tamburi
le asperità e sconnessioni del fondo con alettatura di raffreddamento
stradale, potendo anche contare sulle obliqua all’anteriore e longitudinale al
regolazioni degli ammortizzatori per posteriore, mentre le “suole” delle
adattarsi alle specifiche esigenze. Un doppie ganasce sono di materiale
assetto evidentemente azzeccato, speciale per migliorare l’attrito. I
come ha confermato la vittoria nel Tour tamburi anteriori sono torniti
Auto 2009, la classica francese che nel sull’angolo esterno per consentire il
suo percorso alterna prove speciali su montaggio dei cerchi in lega leggera
strada ad altre in pista. Anche da 5Jx15”, calzati da pneumatici Avon
l’impianto frenante mantiene 185/70 15.
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Potenza e affidabilità
Sul quattro cilindri 2.0 litri, data la
tipologia di gare con notevole
chilometraggio, è stato eseguito
un lavoro di preparazione con
l’obbiettivo di incrementare la
potenza mantenendo una buona
affidabilità. Bielle e albero motore
sono stati alleggeriti e bilanciati,
quest’ultimo insieme al volano,
mentre i pistoni sono stati
sostituiti con altri dal profilo
superiore modificato per ottenere
un maggiore rapporto di
compressione. Le valvole sono
originali, ma lavorate sul profilo
per assicurare un migliore flusso,
così come sono stati ottimizzati i
condotti eliminando tutti gli scalini
di accoppiamento, mentre gli
alberi a camme sono
appositamente realizzati per
ottenere una fasatura più
aggressiva. Invariati i carburatori
doppio corpo, adeguati come getti
e livelli e con dei cornetti
d’aspirazione in luogo della cassa
filtro. Invariati anche i collettori di
scarico singoli, mentre il terminale
è stato appositamente studiato
con l’uscita laterale nella parte
sinistra. Originale anche il
radiatore di serie, con l’aggiunta
di una ventola comandata
elettricamente dal pilota, in caso
di traffico durante i trasferimenti
stradali, così come è stato
aggiunto un radiatore per il
lubrificante motore. Il risultato
finale sfiora i 160 cv a 6.700 giri/
min. La trasmissione rimane
originale, con il cambio
sincronizzato a quattro rapporti,
con leva di comando sul piantone
del volante, albero di trasmissione
e differenziale senza
autobloccante, con rapporto al
1 ponte 9/41.
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Guida fisica
Avevamo già avuto modo di provare la che il percorso è chiuso al traffico. Sui
1900 Ti Super del Portello in pista, lunghi rettifili monzesi il quattro cilindri
alcuni anni fa a Monza partecipando del “Biscione” aveva potuto dare il
ad una edizione della Coppa meglio di sé esibendosi in allunghi
Intereuropa, perciò eravamo proprio decisi e costanti, soprattutto sopra i
curiosi di completare la conoscenza 5.500 giri quando la musicalità
della “berlinona” milanese mettendola rasentava quella di un violino. Quello
alla prova anche su strada. che sulle prime ci aveva creato
Abbiamo fatto di più, portandola su un qualche patema, invece, era la frenata:
circuito cittadino, il “Circuito delle non proprio... aggressiva! Poi con il
Mura” in città alta a Bergamo durante passare dei giri ci avevamo fatto il
l’ultima edizione della rievocazione del callo, abituandoci a far scorrere il
Bergamo Historic Gran Prix. Un macchinone “buttandolo” dentro in
tracciato dalle caratteristiche curva facendo girare il posteriore con
pressoché complete, lodato anche da l’effetto frenante. Ottenendo così un
Tazio Nuvolari che al volante dell’Alfa doppio effetto positivo: rallentare
Romeo P3 qui vinse nel 1935 l’unica ulteriormente la vettura e limitare il
edizione del Bergamo Gran Prix, sottosterzo che altrimenti si sarebbe
perché alterna tratti tortuosi ad altri con manifestato. Una tecnica che
curve veloci fino a due allunghi dove funzionava sia per le frenate più
poter accelerare in tutta sicurezza dato violente, alle varianti, sia per le curve
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più veloci, tipo Lesmo, variante Ascari peraltro bisogna prestare attenzione a
e Parabolica, dove la 1900 andava non andare in “fuorigiri” mettendo a
fatta “scivolare” evitando rischio le valvole che sono una parte
impuntamenti, con il conseguente “sensibile” del quattro cilindri 1900. Sul
sollevamento della ruota posteriore tracciato bergamasco, ammorbidito
interna, che in mancanza l’assetto con un paio di “click” di
dell’autobloccante si rivelano deleteri ammortizzatori, la 1900 ha dimostrato
per la perdita di accelerazione. Un di assorbire bene le asperità del
“equilibrio” abbastanza semplice da terreno, così come la temibile
mettere in pratica, data l’insospettabile compressione alla curva S. Agostino,
docilità della “berlinona” e relativa senza creare scompensi. Peraltro,
precisione dello sterzo, che però nell’impegnativa staccata in discesa
anche per la mancanza del che precede questa curva, che si
servosterzo faceva sentire la sua effettua peraltro con la macchina
massa sulle braccia. L’altra fase sbilanciata per la precedente curva
delicata, per la quale occorre affinare verso sinistra che precede la curva a
la tecnica, riguarda la cambiata: verso destra, abbiamo dovuto
trattandosi di un cambio stradale, per ritrovare il feeling con la frenata
giunta con leva sul piantone dello limitata, così come all’ingresso del
sterzo e conseguenti leveraggi, quindi tornantino del Lantro, molto lento da
con una certa escursione, non si può percorrere in seconda marcia,
certo pensare di effettuare cambiate abbiamo dovuto manovrare il cambio
fulminee, soprattutto nel passaggio tra con i guanti di velluto, mentre negli
terza e quarta marcia in salita, pena allunghi del Viale Cento Piante e
l’inevitabile grattata, così come nella Baluardo S. Grata abbiamo di nuovo
scalata dalla quarta alla terza e, potuto godere della musicalità del
ancora di più, alla seconda, dove bialbero del Biscione. La 1900 se l’è
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cavata discretamente anche nei punti
che ritenevamo più critici per la sua
mole, come il tornantino del Lantro e la
bella serie di curve di S. Giacomo.
Certo, qui abbiamo dovuto lavorare
parecchio di braccia ruotando il bel
“volantone” Nardi con corona in legno, e
alla fine della manche di mezz’ora un
certo affaticamento si è fatto sentire,
accompagnato dal caldo nell’abitacolo,
ma il divertimento è stato
grande!
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