NEL NOME DEL… BISCIONE
di E. Mosca
Don Luigi Avan coniuga bene la fede religiosa con quella
motoris ca, abbinando la passione per le automobili alla
solidarietà. Nel suo oratorio da 25 anni organizza, con il
Club Clay Regazzoni, una mostra di auto spor ve a scopo
benefico, l’occasione per me ersi al volante di Ferrari o
Masera , mentre tu i giorni guida la sua 147 GTA da
290 cv, “ve ura laboratorio” sviluppata negli anni
dall’amico San no Balduzzi, il compianto “mago” di Lodi.
Ma questo “parroco da corsa” ha pure pilotato delle
monoposto in pista.
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Non è il primo e, probabilmente, non sarà l’ul mo dei pre con la… vocazione
motoris ca. Ma, almeno a mia memoria, a differenza di altri di cui si è spesso sen to
parlare in passato, don Luigi Avan non è “solamente” un acceso foso di una o
dell’altra marca, anche se ovviamente anche lui ha le sue preferenze di matrice
nazionale, oppure par colarmente legato a questo o quell’altro pilota, Lui è un
pra cante a vo. E non solo religiosamente parlando, perché il parroco di Cadilana e
Abbadia Cerreto (LO) se ne va in giro tu i giorni con una nera fiammante Alfa Romeo
147 GTA da quasi 300 cv. “Ve ura laboratorio” come la definisce lui. O meglio, come la
definivano loro. Già perché questa
ve ura nell’a uale versione “pompata”
è fru o delle con nue cure di uno dei
più apprezza preparatori delle auto del
Biscione, San no Balduzzi purtroppo
scomparso circa un anno fa, tanto da
portare ben stampato sul metallo della
flangia all’aspirazione una dedica del
“mago” di Lodi all’amico parroco.
Abbiamo conosciuto don Luigi la terza
domenica di marzo, proprio in
occasione del primo “Memorial
Balduzzi”.
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“Da un po’ di tempo avevamo pensato ad organizzare una giornata dedicata a San no –
spiega don Luigi ‐. Ne avevo parlato con una altro prete della zona e, un paio di mesi fa,
saputo che anche il Club Alfa Romeo di Lodi aveva pensato ad una cosa simile abbiamo
messo insieme le forze ed eccoci qua, visto che qui nell’oratorio di Cadilana abbiamo lo
spazio per parcheggiare un bel po’ di automobili e far pranzare un buon numero di
persone. In defini va è un bel modo per stare insieme con la gente”.
Non solo. Perché ormai voi siete roda per ques even motoris ci a cui è legata
anche la solidarietà, in che modo?
“Ogni anno, l’ul ma domenica di aprile, in collaborazione con il Club Clay Regazzoni,
organizziamo una mostra di auto spor ve, Ferrari, Masera ma anche Alfa Romeo, che
ha una cara eris ca ben precisa: i partecipan non pagano alcuna iscrizione, ma nel
pomeriggio si devono impegnare a portare alcune persone a fare un giro sulle loro belle
macchine, in modo tale che la gente che viene non si debba limitare ad ammirarle ma ci
può salire veramente. E tu o l’incasso della giornata viene devoluto al club in tolato al
pilota svizzero, che un anno venne a trovarci confermandosi una persona con grande
umanità, per raccogliere fondi per la ricerca scien fica a favore dei paraplegici e rendere
possibili terapie e l’u lizzo di protesi u li a migliorare le condizioni di vita dei pazien .
Una raccolta fondi che avviene anche tramite la nostra campagna tesseramen .
Quest’anno sarà la 25.ma edizione”.
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Veniamo alla giornata odierna, come ha conosciuto Balduzzi?
“Quando comprai la 147 2.0 Selespeed, conoscendolo di fama mi recai nella sua officina
e pra camente entrammo subito in sintonia. Con la sua cura la macchina guadagnò una
ven na di cavalli. Poi mandò la centralina in Alfa Romeo per velocizzare anche la
cambiata”.
Da qui prese spunto la macchina “laboratorio”?
“Pra camente si. Quando ri rai da lui la 147 GTA mi disse: veniamoci incontro, tu paghi
il materiale e io ci me o la manodopera. Per prima cosa sos tuimmo l’impianto di
scarico, guadagnando 7 cv, poi fece ancora qualche lavore o, così io mi sono ritrovato la
bombe a a uale e lui un kit da proporre anche ad altri clien ”.
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Ma il vostro rapporto è andato anche oltre questa “collaborazione tecnica”, vero?
“Certamente. Lui si era molto
legato a questo posto, dove spesso
ci si trovava a mangiare con i
tecnici Alfa Romeo. Gli piacevano
molto queste rimpatriate. E con
me aveva trovato qualcuno con cui
parlare di tu o: delle macchine
certamente, ma anche della vita di
tu i giorni. Io almeno una volta
alla se mana passavo in officina e
se per caso saltavo
l’appuntamento mi chiamava
subito per verificare che non ci
fosse qualche problema. Si era
creato un rapporto profondo,
ancora più stre o negli ul mi
tempi in cui aveva cominciato ad avere problemi di salute. Il suo cruccio maggiore era
quello che non ci fosse nessuno a portare avan l’a vità spor va e le preparazioni”.
Come è cominciata questa passione per le auto spor ve?
“Pra camente c’è sempre stata. Io sono del 1945, perciò nel dopoguerra non avevo la
possibilità di acquistare un’automobile. Però, abitando in un paese in campagna, che in
pra ca era una grande cascina, compensavo guidando i tra ori. Nel 1969 comprai la mia
prima macchina, una Fiat 500. Poi nell’aprile del 1970 ebbi l’occasione di acquistare la
Mini 850 MKI, che già a giugno montava due bei carburatori dell’Orto che fecero
aumentare la velocità da 160 a 170 km/h. Insomma, a me piace guidare automobili con
cara ere spor vo”.
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Ma ha pure avuto l’occasione di provare auto da corsa, come c’è riuscito?
“Nel 1972, con un gruppo di Milano esperto in ques even , organizzammo una
gimkana automobilis ca per raccogliere i fondi necessari ad organizzare i “Giochi della
Gioventù” dell’oratorio di Selerano sul Lambro, dove ero parroco allora, dato che il
comune non aveva potuto aiutarci. In quell’occasione conobbi diverse persone
dell’ambiente spor vo automobilis co, così nacque la possibilità di provare alcune auto
da corsa: Formula Monza sull’autodromo brianzolo, F. Alfa Boxer e Opel Lotus a Misano,
ma anche Renault 5 Coppa e una Lancia Stratos preparata per la pista”.
Come andò?
“Molto bene”.
Perciò, poi disputò anche qualche corsa?
“Non posso dirlo.”
Dopo varie insistenze, senza risultato, riusciamo ad avere soddisfazione
solo ricorrendo a una domanda trabocchetto sparata a bruciapelo: corse
con lo pseudonimo?
“Si”.
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Preferisce la pista o i rally?
“I rally. Però le occasioni sono capitate in pista e le ho colte ben volen eri. Comunque
diverse volte sono andato in pista anche con la mia 147 GTA, in occasione di even
organizza dall’amico Romeo Bardelli, e pur senza rischiare mi sono tolto delle belle
soddisfazioni, perché i suoi 230 km/h li ra tu ”.
C’è una macchina dei sogni, che le piacerebbe avere o per lo meno provare ?
“No. Mi ritengo soddisfa o della mia 147 GTA da 290 cv. Poi ogni tanto ho il piacere di
guidare la Masera che usiamo come ve ura di rappresentanza del club Clay Regazzoni
e ho guidato anche diverse Ferrari di quelle che vengono qui per la mostra, compresa la
Testarossa. Ma tra tu e, quasi quasi preferisco ancora la mia”.
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E le monoposto?
“E’ tu o diverso. Primo perché le ho provate in pista, perciò sono emozioni di un certo
po. Questa invece la guido su strade normali e quindi cambia la prospe va. So o un
certo aspe o, è più adrenalinico”.
Ma con i limi come la me amo?
“Naturalmente non vado su strade trafficate, preferisco stradine di campagna dove ci
sono molte curve e poco traffico. Anche perché secondo me il vero gusto della guida
non è andare a 200 all’ora, ma guidare su un bel tra o misto. Ad esempio, qui vicino c’è
un tra o di strada che se fosse più larga di due metri sarebbe un tra o di pista tra le più
belle”.
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Nell’ambito clericale, però, non è l’unico con la passione dei motori. Qualche anno fa
venne chiamato dalla curia a Milano per soddisfare una richiesta par colare dell’allora
Cardinale Te amanzi, quale?
“Alcuni anni fa un inserto di Qua roruote pubblicò a marzo una mia intervista, perciò
molte persone vennero a conoscenza della mia passione. Verso luglio mi comunicarono
che il Cardinale Te amanzi avrebbe voluto collegare una visita pastorale a Monza
recandosi anche all’Autodromo in occasione dei test di F. 1, sostenendo che in fondo
sarebbe stato anche un modo un po’ diverso per avvicinare anche quella parte di fedeli.
Non solo, nell’occasione gli sarebbe anche piaciuto percorrere un giro di pista su una
ve ura spor va condo a da un pilota. Allora conta ai i dirigen dell’Autodromo che
risposero posi vamente, così come l’amico Ivan Capelli che si rese disponibile a portare
in macchina il Cardinale. Io non potei essere presente perché dove essere presente in
classe per l’inizio dell’anno scolas co, ma Capelli mi racconto che dopo un primo giro
percorso ad andatura piu osto “tranquilla” Te amanzi gli chiese di spingere un po’ di
più”.
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Le corse le segue sempre?
“Si. Devo dire che la Formula E non mi entusiasma per niente. Ma anche la Formula 1
a uale spesso fa addormentare. Probabilmente anche il regolamento tecnico
contribuisce a questo appia mento. Una volta c’era più fantasia, bas pensare a
macchine come la Tyrrell a sei ruote. Io per cominciare toglierei tu a l’aerodinamica e
l’ele ronica. Infa credo che proprio l’ele ronica agevoli l’arrivo in F. 1 di pilo così
giovani, che invece dubito sarebbero in grado di pilotare una monoposto degli anni ’80.
Non voglio dire che sia facile guidare una Formula 1, ma il problema è capire chi
effe vamente talento, perché l’automobile conta troppo. Infa abbiamo visto
Verstappen che due anni fa appena arrivato in Red Bull fece sfracelli con una
monoposto valida, mentre l’anno scorso con una macchina non così compe va ha
sofferto pure lui. Mentre sono convinto che se Hamilton e Ve el si scambiassero le
macchine vedremmo dei risulta diversi per la Ferrari. Purtroppo la tecnologia ha
limitato molto lo spe acolo nelle corse automobilis che, anche nelle corse per ve ure
GT e Turismo dove prima c’era molta bagarre mentre ora spesso sono dei trenini di
automobili. D’altronde con le macchine moderne tu arrivano a frenare talmente so o
la curva che non c’è lo spazio fisico per tentare il sorpasso, mentre ai tempi Schumacher
riusciva a fare la differenza proprio in frenata. Ora sarebbe impossibile anche per uno
come lui. A ualmente mi diverto di più a guardare la MotoGP, ma anche lì il mezzo
comincia ad avere troppa importanza”.
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Lei che è giornalmente a conta o con mol giovani pensa sia a causa di questo che da
parte loro c’è molta meno passione verso gli sport motoris ci oppure ci sono altre
cause?
“I giovani sono innanzitu o appassiona al diver mento, allo sballo. Sono pochi quelli
che hanno degli interessi. Ma anche i genitori a volte non hanno le idee chiare e non
indirizzano bene i propri figli. Un po’ di tempo fa a scuola, ad esempio, mi capitò di
raccogliere le lamentele di un genitore perché il figlio spendeva tu a la paghe a per il
motorino che gli aveva regalato, io gli risposi che doveva ritenersi fortunato perché così
non poteva spendere soldi per altre cose molto più dannose. Per fortuna c’è anche
qualche ragazzo appassionato di automobili d’epoca, che certamente può essere una
passione costosa ma almeno è ancora sana”.
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