SPORTIVA DI…
FAMIGLIA
Foto E. Schiavi di E. Mosca
La coupé anglotedesca è stata grande protagonista nel periodo
di massimo splendore dell’Europeo Turismo, all’inizio degli anni
’70, pilotata anche da campioni del calibro di Stewart, Lauda e
Mass. Nel servizio presentiamo il primo esemplare di RS2600
giunto in Italia, prima utilizzato dalla filiale italiana dell’Ovale Blu
come vettura dimostrativa e poi trasformata in vettura da corsa in
versione 3.0 litri Gr. 2.
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Il 1969 è stato l’anno del primo uomo sulla luna, del leggendario Festival di
Woodstock e dei primi Boeing 747. In quello stesso anno, mezzo secolo fa, la
Ford Capri debuttò sulle strade di tutta Europa. Al lancio, lo slogan pubblicitario
(tradotto) la definiva “l’auto che ti sei sempre promesso”. E fu un successo, con
oltre 1,8 milioni di esemplari prodotti, in tre serie che hanno coperto un arco
temporale di 17 anni. Per l’occasione anche noi di Motorstyle vogliamo
festeggiare questo prestigioso compleanno, con questo servizio che oltre a
raccontare la genesi della coupè dell’Ovale Blu, la sua evoluzione ed i successi
sportivi, illustra nei dettagli la preparazione della prima RS 2600 da corsa
realizzata in Italia.
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Progetto globale
Un anno dopo la
presentazione della
Escort, nel 1968,
sempre al Salone
dell’auto di Bruxelles
fece il suo debutto la
Ford Capri. Un progetto
ambizioso quello della
Ford Europa, che voleva
ripercorrere il successo
internazionale della
Escort affiancando alla
tranquilla berlina, anche
se non mancarono certo
le versioni sportive di
questa vettura, una
coupè dalle caratteristiche naturalmente più sportiveggianti, tale da
rappresentare anche un’ottima base per la versione da corsa in grado di
competere nella divisione maggiore dei campionati Turismo pur mantenendo
confort e vivibilità di una vettura da famiglia. Per questo la progettazione della
nuova vettura tenne impegnati per una decina di anni i tecnici delle due filiali
europee dell’Ovale blu, quella tedesca e quella britannica, con il centro stile di
quest’ultima (Dagenham) che si aggiudica la “competizione”. Sotto la stessa
carrozzeria, costruita nelle fabbriche situate in Germania, Belgio e Inghilterra,
vengono montate diverse motorizzazioni: da 1.300 a 1.700 cc per quelle
costruite in Germania, da 1.300 a 1.600 quelle costruite oltremanica. A queste si
affianca anche una versione più sportiva, spinta da un motore V6 di 2.000 cc,
ma già nello stesso anno vengono introdotte due nuove motorizzazioni ancora
più spinte: un V6 3.000 da 138 cv per il mercato britannico e un V6 2.300 a
doppio carburatore da
125 cv su quello
tedesco. Il modello
top di gamma viene
ulteriormente
potenziato tramite
due importanti
evoluzioni: la
cilindrata sale a 2,6
litri e il doppio
carburatore lascia il
posto all’iniezione
meccanica. Nasce
così la Capri RS2600,
che fa da base alle
vetture per le
competizioni Turismo.
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Nasce un mito
Le cronache dell’epoca
raccontano che, in
Germania, la RS 2600 fosse
già un oggetto di culto da
parte degli appassionati
ancora prima di essere in
vendita. E quando arrivò sul
mercato, in numero limitato
per l’omologazione in Gr. 2,
tutto lo stock andò a ruba in
brevissimo tempo, con i
concessionari che non
riuscivano a soddisfare la
richiesta dei clienti.
D’altronde come dargli torto.
La coupè dell’Ovale blu si presentava come una vera sportiva sia come
sostanza, con il V6 2,6 litri a iniezione che erogava 150 cv, sia come look, senza
paraurti né copriruote, con doppio terminale di scarico, con verniciatura standard
nelle combinazioni grigioblu, arancionenero, rossonero e, più avanti, anche
biancoblu, i colori delle vetture ufficiali da corsa. Ma aveva anche un grande
baule e quattro posti a sedere abbastanza comodi per una famiglia. Il tutto ad un
prezzo decisamente competitivo: 15.799 DM. E aggiungendo altri 2.000 DM si
potevano avere anche optional come radio, tettuccio apribile e cinture di
sicurezza a bretella.
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Dalla strada alla pista
Constatato quanto i successi nelle competizioni avevano giovato alle vendite
della Escort, i grandi capi della Ford erano tra i più accesi sostenitori
dell’impegno nelle corse, tanto che ancora con la Escort in piena attività il
reparto corse di Colonia si mise già al lavoro sulla Capri 2.3 GT. Il debutto
avvenne nei rally, nel 1969, schierando piloti di un certo calibro come Dieter
Glemser e Tim Schenken, e due rally come navigatore al fianco di JeanFrancois
Piot li disputa anche un certo Jean Todt. L’anno successivo la Capri schiera
nell’Europeo Turismo tre vetture ufficiali con un nutrito gruppo di piloti di cui
fanno parte anche Rolf Stommelen e un equipaggio “rosa” composto da
Annelore Werner e Yvette Fontaine, ma nonostante l’arrivo nella seconda parte
della stagione di una versione 2.4 GT i risultati non furono eclatanti.
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Successi a raffica
La musica fu ben diversa nell’allora blasonato Campionato Europeo Montagna,
dove Jochen Mass porta al debutto la RS 2.6 andando a podio in tutte le sei
gare disputate e conquistando la piazza d’onore finale con due vittorie all’attivo.
Il 1971 e 1972 sono i due anni record per la Capri RS, portata a 2,9 litri. Nel ’71
Glemser vince il titolo Europeo e anche la prestigiosa 24 Ore di Spa, in coppia
con Alex SolerRoig, mentre Mass conquista il titolo tedesco con un cappotto: 8
vittorie sulle 8 gare in programma! L’anno dopo, lanciato in ambito continentale
Mass non tradisce le aspettative dominando il campionato davanti a Glemser,
con 8 vittorie su 9 gare, e vincendo pure la prestigiosa 24 Ore di Spa in coppia
con il giovane HansJoachim Stuck che, invece, si aggiudica il titolo tedesco con
9 vittorie su 10 gare. Ma a fine anno arriva il fulmine a ciel sereno: Jochen
Neerpash, che dal nulla aveva creato e sviluppato il reparto corse di Colonia
dando vita all’invincibile armata Ford nelle corse Turismo, passa armi e bagagli
alla BMW, seguito anche da Stuck. La Casa bavarese ha già pronta la 3.0 CSL,
abbondantemente alleggerita (da qui la L nella sigla) e con motore maggiorato
per rientrare nella categoria oltre 3000, che fa il vuoto andando a vincere il titolo
1973 con Toine Hezemans. Michael Kranefuss, subentrato a Neerpasch, cerca
di correre ai ripari facendo spremere dal preparatore Weslake 325 cv dal V6
Ford portato a 3.0 litri, che però è ormai al limite dello sviluppo, e schierando
piloti del calibro di Jackie Stewart, Jody Scheckter, Emerson Fittipaldi, John
Fitzpatrick, Hans Heyer, Gerard Larrousse e l’immancabile Jochen Mass.
Purtroppo, la mancanza di omologazione non consentì alla Ford di montare la
versione 3.4 del V6 che preparata dalla Cosworth era accreditata di circa 400 cv.
Con l’incremento delle potenze, peraltro, un altro limite della Capri derivava dalla
mancanza di appendici aerodinamiche. Infatti, nel 1974 la Capri oltre al motore
3.4 16V da 415 cv monta una vistosa ala posteriore per migliorare stabilità e
trazione. Modifiche che gioveranno alla vettura dell’ovale blu che, anche in
mancanza della BMW nel frattempo ritiratasi dall’attività sportiva ufficiale per la
crisi petrolifera del 1973, torna a conquistare il titolo continentale con Heyer.
Quindi, anche la Ford interruppe il proprio impegno ufficiale.
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L’auto che piaceva ai campioni
In una intervista dell’epoca, Jochen Mass
definiva la Capri RS “una vettura da corsa
eccezionale per gli standard dell’epoca.
D’altronde anche la vettura stradale era
fantastica, infatti in ogni viaggio che facevo la
macchina che avevo in uso mi dava grandi
soddisfazioni. Quella da corsa andava guidata
di forza, tanto che spesso ti venivano le bolle
sulle mani”. Ma in generale gli anni ’70 furono
eccezionali per la categoria Turismo, perché
alle gare partecipavano molti dei campioni già
affermati in F. 1 che si divertivano molto con
questa macchina. E questo la dice lunga sulla
validità della Capri”. Tra tutti, il campionissimo
Jakie Stewart, che chiese ai vertici Ford di
tenere sempre una Capri disponibile per
quando avesse avuto tempo. Ma oltre ai piloti
citati in precedenza vi furono anche altri grandi
campioni che corsero con la Capri, come ad
esempio Niki Lauda o l’attuale scopritore di
talenti in Red Bull, Helmut Marko. E gli
aneddoti curiosi non mancano. Marko e
Francois Mazet composero uno degli equipaggi più amati dal pubblico per la
spettacolarità della guida e il temperamento in gara, dove non esitavano a rifilare
“amichevoli” pacche al malcapitato di turno. Poi il francese si ritirò dalle corse
ma, evidentemente, senza abbandonare l’indole “estrosa”, perché le cronache
raccontano che circa una ventina di anni dopo il buon Francois, nel frattempo
diventato un pezzo grosso dell’AC Monaco e amico personale del principe
Ranieri, venne fermato per le strade del principato mentre scorrazzava tranquillo
al volante di una Capri RS 2.6 ancora targata tedesca e con revisione del TUV
abbondantemente scaduta.
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La prima in Italia
Anche la vettura del nostro
servizio vanta una storia
particolare. Innanzitutto perché fu
la prima ad essere importata in
Italia, immatricolata nel 1971 dalla
filiale italiana (come mostra il
documento a parte) e utilizzata
come vettura del parco stampa
per i test delle riviste dell’epoca,
come documentiamo a parte, e
per la normale attività
promozionale. Successivamente
la vettura fu venduta da Ford Italia
e preparata per le corse in
versione Gr. 2. Pilotata da
Giacomo Baroni, conosciuto con lo pseudonimo “Il Ragno”, corse dal 1974 al
1981 sia in pista che in salita gestita da Enore Cantarelli, che negli anni effettuò
diverse evoluzioni. Quindi, dopo anni di inattività, è stata acquistata da Maurizio
Giovannini che, insieme ai figli Gilles e Thomas della GTM Motorsport di Volta
Mantovana (MN), l’ha completamente smontata e restaurata apportando anche
alcune importanti evoluzioni.
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Cilindrata maggiorata
Prima fra tutte la
realizzazione di una nuova
ghigliottina, che ha richiesto
anche il rifacimento dello
spinterogeno, più piccolo, per
ragioni di ingombro. Quindi il
motore, già precedentemente
portato a 3.0 litri di cilindrata,
come avveniva all’epoca, e
dotato di alimentazione a
iniezione tramite pompa
meccanica Kugelfischer
derivata dall’originale, è stato
sottoposto alla classica
preparazione ammessa per il
Gr. 2: alberi a camme di
profilo più spinto, valvole maggiorate in funzione dello spazio disponibile nella
camera di scoppio, bielle in acciaio più robuste (uno dei punti critici di questo
motore, ndr.), pistoni stampati e albero motore alleggerito e bilanciato insieme a
volano e pulegge. Aumentata anche la massa radiante del liquido motore, e
aggiunto il radiatore del lubrificante, per garantire temperature di esercizio
adeguate. Il motore, arretrato di 30 mm per migliorare la distribuzione dei pesi, in
questa configurazione eroga una potenza massima di 300 cv a 7.000 giri/min. e
una coppia max di 45 kgm a 6.000 giri/min, spinta già disponibile oltre i 3.500 giri/
min. Il regolamento consente anche la modifica all’impianto di lubrificazione con
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l’adozione del carter secco, modifica in
programma dopo il nostro servizio nel
corso del quale è stato testato il motore
appena montato. Il cambio rimane lo ZF
originale, ma c’è disponibile anche un
cambio Colotti a 5 rapporti con innesti
frontali, così come rimane originale
l’albero di trasmissione, mentre il
differenziale incorpora un autobloccante
Colotti a molle.
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Modifiche al posteriore
La scocca, sverniciata, è stata rinforzata
risaldando l’accoppiamento dei lamierati e
ripassando con cordoni di saldatura le
parti più sollecitate, come i punti di
attacco delle sospensioni, in parte
modificati. Aggiornata anche la gabbia di
sicurezza, dell’epoca, con sei punti di
attacco imbullonati. I bracci della
sospensione anteriore, a schema
MacPherson rimangono invariati, ma
sono stati rinforzati così come i montanti,
mentre l’ancoraggio avviene tramite
uniball. Nella parte superiore
l’ammortizzatore, Koni regolabile, è
fissato con una piastra che consente di
modificare angolo di camber e incidenza.
Ampiamente modificata dal GTM
Motorsport, invece, la funzionalità delle
sospensioni posteriori. Rimane il ponte
rigido, rinforzato e con punti di attacco
differenti per migliorare la trazione: infatti
in luogo delle balestre, che formalmente
rimangono ma sono ininfluenti perché composte di un foglio di plastica, sono
stati applicati due doppi puntoni longitudinali e per limitare lo scuotimento
laterale aggiunto il parallelogramma di Watt. La funzione elastica delle balestre è
ora affidata a molle elicoidali coassiali agli ammortizzatori. L’impianto frenante,
con tubi a treccia metallica, conta su doppie pompe racing, con ripartitore di
frenata sui due assi, dischi anteriori autoventilati da 304 mm accoppiati a pinze
Girling a quattro pistoncini, mentre al posteriore vi sono dischi da 267 mm con
pinze a due pistoncini.
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Come una volta
Nel restauro è stata
mantenuta l’ultima
configurazione con
parafanghi maggiorati in
vetroresina, così come lo
splitter anteriore e lo spoiler
posteriore dell’epoca
aggiornati, e per limitare il
peso portiere e cofani, in
lamiera, sono stati alleggeriti
al massimo, arrivando al
peso minimo imposto dal
regolamento di 900 kg. Peso
peraltro distribuito in maniera
ottimale, con una percentuale
del 51% all’anteriore e 49% posteriore, grazie anche al serbatoio maggiorato di
100 lt. montato nel baule posteriore sfruttando l’abbassamento del vano ruota di
scorta.
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SCHEDA TECNICA FORD CAPRI RS 3000
Motore
Posizione anteriore longitudinale. Sei cilindri a V,
monoblocco in ghisa, albero motore in acciaio alleggerito e
bilanciato. Distribuzione aste e bilancieri, due valvole per
cilindro. Alimentazione a iniezione meccanica, pompa
Kugelfischer. Lubrificazione umido. Cilindrata 2995 cc.
Alesaggio x corsa 69x96 mm. Potenza max. 300 cv a
7.000 giri/min. Coppia max 45 kgm a 6.000 giri/min.
Trasmissione
Trazione posteriore. Cambio ZF a 5 marce + RM (Colotti 5
marce a innesti frontali). Differenziale autobloccante
Colotti. Frizione bidisco in materiale sinterizzato.
Autotelaio
Scocca in lamiera di acciaio, rinforzata con aggiunta di
gabbia di sicurezza a 6 punti imbullonata. Parafanghi
maggiorati in vetroresina, splietter e spoiler posteriore.
Sospensioni anteriori a ruote indipendenti, schema
MacPherson, ammortizzatori Koni racing regolabili in
estensione e compressione (regolazione unica), molle
elicoidali coassiali, barra antirollio. Ponte rigido posteriore
con puntoni longitudinali e (finte) balestre, ammortizzatori
Koni racing regolabili , molle elicoidali coassiali, barra
antirollio. Freni a disco sulle quattro ruote, anteriori
autoventilati da 304 mm con pinza Girling a 4 pistoncini,
posteriori da 267 mm con pinza a 2 pistoncini. Doppie
pompe freno, con ripartizione di frenata. Cerchi in lega
leggera da 10J x 15” ant. e 12J x 15” post. Pneumatici
Avon, anteriori 10/21,5 – 15, posteriori 11/25 – 15.
Dimensioni e peso
Passo 2.560 mm. Carreggiata ant. 1.374 mm, post. 1.349
mm. Peso in ordine di marcia 900 kg.
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