METAMORFOSI SPORTIVA
di E. Mosca
Dopo il conflitto mondiale molti preparatori partirono da pianali e meccaniche di
grande serie per realizzare vetture sportive con cui partecipare alle corse di veloci
tà su strada. Così nacquero molte barchette, come quella del servizio. Ecco l’affa
scinante storia della metamorfosi di una Fiat 508C da semplice utilitaria ad
automobile sportiva, grazie ad una giovane appassionata e alle abili cure di due
specialisti: Morelli per la carrozzeria e Stanguellini per il motore.
Nel secondo dopoguerra, sopra u o a par re dagli anni Cinquanta, rimosse le macerie
del confli o mondiale l’Italia, oltre che il resto dell’Europa e buona parte delle nazioni
coinvolte, è nel pieno boom economico. La ripresa e lo sviluppo delle a vità industriali
porta nuovo benessere a una fascia sempre più ampia di popolazione e questo fenome‐
no dà il via alla cosidde a motorizzazione di massa. Da qui l’esigenza per le case auto‐
mobilis che di realizzare anche modelli più popolari e promuovere il proprio marchio.
Le corse in automobile su strada, in quegli anni molto in auge anche perché gli autodro‐
mi permanen erano davvero pochissimi, oltre che un severo banco di prova per le
ve ure rappresentavano un formidabile mezzo di diffusione, perché a raversando
1
centri abita e ci à andavano dire amente in mezzo al grande pubblico, buona parte
del quale avrebbe potuto rappresentare l’eventuale futura clientela. Con il termine del
confli o mondiale era ripresa anche l’a vità automobilis ca spor va, in un primo
tempo recuperando e aggiornando ve ure nascoste alla vigilia della guerra ma ben pre‐
sto realizzando anche nuovi proge .
Arrivano le “Barche e”
Proprio questo fermento contribuì allo sviluppo di un nuovo segmento di ve ure defini‐
te “Barche e”. Con questo termine si
definiva un’automobile spor va
aperta con due pos secchi, con fini‐
ture molto spartane a vantaggio della
leggerezza, una carrozzeria spesso in
alluminio proprio a vantaggio della
leggerezza che avvolgeva l’autotelaio
fino a coprire le ruote, motore ante‐
riore, sopra u o all’inizio di piccola
cilindrata e quindi economico, e tra‐
zione posteriore. Un segmento di au‐
tomobili che ebbe grande successo
per il successivo ventennio, per alme‐
no due buoni mo vi.
2
3
4
Fascino immortale
Oltre all’indubbio fascino s lis co che ne fa ancora oggi ve ure molto ricercate dai
collezionis e appassiona che partecipano a gare di Regolarità, le “Barche e” so‐
pra u o su un certo po di traccia mis potevano far valere la propria filosofia tecnica
dando filo da torcere a ve ure ben più poten , grazie a leggerezza e agilità che
compensavano la potenza limitata. Inoltre nella maggior parte dei casi erano pure deci‐
samente più economiche rispe o a ve ure spor ve più blasonate, dato che in mol casi
venivano realizzate su meccanica di grande serie, consentendo quindi a mol appassio‐
na di approcciare le corse automobilis che fino ad allora rimaste appannaggio solo di
un ristre o novero di persone molto facoltose. Questo anche perché le “Barche e” si
dividevano in due pologie: quelle costruite ad hoc da piccoli Costru ori specializza , su
telai specifici magari tubolari, oppure quelle che venivano realizzate ricarrozzando pia‐
nali di ve ure di grande serie, così come la meccanica, anche di mol anni preceden ,
abba endo così ancora di più i cos .
Pezzi unici
In ogni caso si tra ava di automobili realizzate in piccole serie, oppure pochissimi
esemplari se non addiri ura pezzi unici. Anche perché, proprio per il loro u lizzo in gara
venivano spesso modificate, magari a seguito delle riparazioni dovute a inciden oppure
per seguire l’evoluzione tecnica dato che la carriera poteva a raversare vari lustri, tanto
da diventare degli auten ci pezzi unici, differen una dall’altra, magari per semplici
de agli, pur essendo uscite in origine dalla stessa azienda. E’ un po’ il caso della ve ura
del nostro servizio, una Fiat 508/1100 S Barche a Morelli.
5
Nobile antenata
La sua vita inizia nel giugno del 1939, con le forme di una Fiat 508C, quando viene
immatricolata e arriva nel garage di un nobile bolognese dove rimane fino al termine
della Seconda Guerra Mondiale. La 508C era l’ul ma evoluzione del fortunato modello
Fiat 508 Balilla presentata alla Fiera di Milano nel 1932. Un proge o firmato da figure di
spicco dell’automobilismo nazionale di quegli anni, Tranquillo Zerbi, Antonio Fessia,
Bartolomeo Nebbia e Dante Giacosa, che diede vita ad una automobile con prestazioni
e finiture di classe ma dai cos rela vamente contenu . La ve ura era spinta da un
qua ro cilindri in linea da 995 cc, montato anteriormente, che erogava una potenza
massima di 20 cv a 3.500 giri/min, per una velocità massima di circa 80 km/h. Il motore
era accoppiato ad un cambio a tre marce, non sincronizzate, aveva la trazione posteriore
e freni a tamburo sulle qua ro ruote. Questa versione, poi denominata 508A, verrà so‐
s tuita due anni dopo dalla 508B, che oltre ad una carrozzeria più aerodinamica, dispo‐
nibile a due o qua ro porte, montava un cambio a qua ro marce. A fine produzione,
nel 1937, gli esemplari prodo tra le due serie saranno ben 112.000. La 508C, che la
Fiat provò a soprannominare “Nuova Balilla 1100” ma che gli automobilis chiamarono
solo e sempre “1100”, aveva una carrozzeria completamente differente dai modelli pre‐
ceden , montava il qua ro cilindri Fiat 108C di 1.089 cc a valvole in testa che erogava
una potenza massima di 30 cv a 4.400 giri/min per una velocità massima di 95 km/h, un
cambio a qua ro marce più retromarcia, sospensioni anteriori a ruote indipenden con
bracci trasversali e molle e ammor zzatori idraulici a bagno d’olio. Della 508C nelle varie
versioni, Cabriolet, Berlina e Berlina te o apribile, furono realizza 57.000 esemplari
prima che venisse sos tuita, nel 1938, dalla Fiat 1100.
6
7
La metamorfosi
Nel luglio del 1946 la “nostra” Fiat 508C prende la direzione di Ferrara, dove nel 1956
passa nelle mani di una signora che le cambierà la vita. Infa la nuova proprietaria, evi‐
dentemente un’appassionata di auto spor ve e di corse, commissiona ai fratelli Gino
Rolando e Nino Morelli la trasformazione della ve ura in barche a due pos . La
carrozzeria Morelli di Ferrara è molto nota nell’ambiente per avere carrozzato molte
delle barche e OSCA dei fratelli Masera . Nell’immediato dopoguerra i fratelli aprono a
Ferrara l’a vità in proprio ada andosi, come del resto mol all’epoca per far quadrare i
con , a riparare non solo automobili ma anche mezzi agricoli e trasformare auto in ca‐
mioncini. Contempo‐
raneamente, però,
iniziano anche a co‐
struire carrozzerie si‐
luro, barche a e
berline a, per clien
spor vi e piccoli co‐
stru ori che gravita‐
no in zona. La svolta
arriva nel 1952,
quando il colonnello
Armando Francois fa
ves re dai fratelli Mo‐
relli il telaio MT4 ri ‐
rato nudo dalla Casa
dei fratelli Masera . Il
lavoro è ben eseguito
e il costo è contenuto.
Ciò basta per assicurare ai fratelli ferraresi la “ves zione” dei telai OSCA. Non a caso, le
linee della barche a del servizio riprendono un po’ i tra soma ci di quelle OSCA. Il
pianale viene “ves to” con una carrozzeria completamente in alluminio, che contribui‐
sce ad abbassare il peso intorno ai 500 kg, con ampia calandra circolare frontale, piccolo
parabrezza avvolgente e senza cofano posteriore, con la ruota di scorta alloggiata dietro
i sedili so o la carrozzeria. L’abitacolo è completamente spoglio, nel più puro s le delle
barche e che non amme evano nulla di superfluo potesse andare a gravare sul peso,
così come non vi sono maniglie esterne per l’apertura delle por ere. La trasformazione
da u litaria a spor va purosangue è completata dalla sos tuzione del motore originale
con un ben più prestante Fiat 1100S, che già di serie garan va 51 cv a 5.200 giri/min e
che so o le abili cure di Stanguellini ha visto crescere la cavalleria fino a sfiorare quota
80 cv. Che messi a confronto con i poco più di 500 kg di peso danno un rapporto peso
potenza di tu o rispe o per l’epoca. La parte ciclis ca rimane invece invariata, con i
qua ro freni a tamburo, i gruppi molla ammor zzatore idraulici a bagno d’olio anteriori
e gli ammor zzatori idraulici e balestre al posteriore. Nel 1959 la Barche a passa nelle
mani di un’altra giovane appassionata ferrarese, allora appena 22enne, che la ene per
tre anni. Poi la ve ura cambierà altri due proprietari, restando comunque sempre in
provincia di Ferrara e disputando nel fra empo diverse gare su strada dove circola
anche normalmente, fino agli inizi degli anni O anta quando sarà messa a riposo. Una
decina di anni dopo viene acquistata da un appassionato bresciano che la so opone ad
un restauro completo, con la parte carrozzeria affidata ad un apprezzato specialista mo‐
denese, che dura diversi anni. Ed ora eccola qua, ben conservata e con tu o il suo fasci‐
no rimasto inalterato, se non addiri ura accresciuto negli anni. Acquistata da
8
Automobile Tricolore, che l’ha so oposta ad una cura “rinfrescante” della carrozzeria e
ad un controllo della parte meccanica, è tornata in perfe a forma e pronta nuova‐
mente a divorare l’asfalto.
9
10
11