BENTORNATA GIULIETTA
di E. Mosca
Mentre si trovava in Messico per correre la Carrera Panamericana, il
presidente della Scuderia del Portello Marco Cajani ritrova ca
sualmente una delle tre Giulietta Spider che l’Alfa Romeo aveva pre
parato nel 1956 per correre a Sebring. Il restauro è stato lungo e
impegnativo, ma ne è valsa assolutamente la pena visto il fascino e
l’esclusività della vettura, che abbiamo potuto provare su strada e in
pista.
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Il mercato USA è sempre stato molto importante per il marchio del Biscione, perciò quando nel
1955 l'importatore Alfa Romeo degli USA, Hoffmann di New York, chiese alla casa milanese di
realizzare una versione spider della Giulietta Sprint impegnandosi ad acquistarne 2500
esemplari per il mercato nordamericano, da sempre molto ricettivo per le versioni “aperte”
delle vetture sportive, l'Alfa Romeo bandì un concorso presso i migliori carrozzieri dell'epoca
per realizzare la nuova vettura. Bertone presentò un progetto firmato da Franco Scaglione che
però non fu tenuto in considerazione perché già produceva la Giulietta Sprint e, forse, i vertici
del Portello temevano che non sarebbe stato in grado di allestire una ulteriore linea di produ
zione. Ad aggiudicarsi la commessa fu allora Pininfarina, che nel tracciare le linee della nuova
spider Alfa Romeo si ispirò a un altro suo progetto fortunato: la Lancia Aurelia B24.
Per quanto riguarda la meccanica, la Giulietta spider montava un motore quattro cilindri di
1.290 cc, con distribuzione bialbero in testa e alimentazione tramite carburatore doppio corpo
Solex semiinvertito, con una potenza massima di 65 cv in grado di spingere la vettura ad una
velocità massima di 165 km/h. Le sospensioni anteriori erano a ruote indipendenti mentre al
posteriore c'era il classico ponte rigido. I freni erano a tamburo sulle quattro ruote. La versione
“Veloce”, grazie anche all'adozione di due carburatori doppio corpo e il rapporto di compres
sione portato a 9:1, vantava invece una ventina di cavalli in più raggiungendo una velocità
massima di 180 km/h.
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Progetto “Sebring”
Dato il grosso riscontro promozionale che avevano i successi ottenuti nelle competizioni pres
so l’appassionato pubblico americano, sulla scia di quanto era già stato fatto in precedenza
per la Giulietta Sprint Hoffmann chiese ai vertici Alfa Romeo di realizzare anche una versione
da corsa della Giulietta Spider da schierare nelle più importanti gare americane. Anche in que
sto caso, ad Arese non se la sentirono di deludere un personaggio commercialmente così
importante, perciò tre vetture della primissima serie di 24 spider prodotte, con la sigla identifi
cativa “750G” che stava a significare monoposto e che fu poi rilevata dalla serie “750F” come
biposto, vennero preparate in modo particolare, con l'apertura per il solo pilota avvolto da un
cupolino in plexiglass mentre una carenatura copriva l'altro posto, per la 12 Ore di Sebring,
allora considerata la gara clou negli USA e quindi con grande impatto mediatico. Delle tre
vetture approntate dal Reparto Esperienze due furono spedite negli USA mentre l'altra restò in
Italia per proseguire il lavoro di collaudo e sviluppo. Con questa, Consalvo Sanesi disputò il gi
ro di Sicilia e prese il via nella Mille Miglia del 1956 dove però ebbe un grave incidente, le cro
nache parlarono di un guasto tecnico, nel quale la macchina andò distrutta. Il programma fu
così stoppato e delle due vetture già negli USA si persero le tracce negli
anni.
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Ritrovamento… fortunato
Nel 1991 la Scuderia del Portello prese parte alla Carrera Panamericana schierando le Alfa
Romeo 1900. Al termine della gara, un appassionato messicano collezionista di vetture Alfa
Romeo invitò il presidente del Club milanese, Marco Cajani, a cena nella sua lussuosa dimora
per mostrargli la sua collezione di vetture. Cajani si fece accompagnare da Bruno Bonini, sto
rico collaudatore e pilota della casa del
Biscione per anni in forza al Reparto
esperienze, al quale non sfuggì tra le au
to ancora da restaurare una scocca,
piuttosto mal messa e senza buona parte
della meccanica, con dei “segni particola
ri” inconfondibili ai suoi occhi esperti. Al
termine della serata Bonini consigliò
caldamente a Cajani di acquistare la
vettura rivelandogli l'importante pedegree
di quel “rudere”. Al collezionista messica
no, ignaro dell'identità di quel “rottame”
abbandonato in un angolo della sua tenu
ta, non parve vero di poterlo cedere in
cambio di un motore preparato di una
1900, che la Scuderia aveva come scorta, di cui aveva gran bisogno per completare il restau
ro di una vettura. Quello che si può definire un bel colpo di c… fortuna!
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Operazione recupero
La scocca numero 0045 si trovava in pessime condizioni, tanto che per trasportarla fu neces
sario stabilizzarla saldando dei tubetti nell'area di apertura delle portiere per evitare che nella
movimentazione andasse fuori squadra. La corrosione aveva intaccato in modo importante la
parte inferiore della scocca, non risparmiando la
traversa posteriore e buona parte dei brancardi,
ma fortunatamente era stata molto meno
aggressiva con la parte superiore dei lamierati e
con i tubi, di sezione rettangolare, di rinforzo
della struttura “aperta”. Così come si erano
conservate in discreto stato portiere e cofani in
alluminio. Per verificare l'effettivo stato di corro
sione dei lamierati superiori la scocca è stata
sottoposta a diversi cicli di sabbiatura, partendo
da quella fine e con poca pressione per non compromettere parti eventualmente recuperabili,
e parti delicate come quelle in alluminio, passando via via ad una pressione maggiore fino ad
arrivare alla lamiera viva. Quindi è iniziato il lavo
ro di lattoneria, prima asportando le parti irrime
diabilmente compromesse, come i fondi, la
traversa posteriore, i passaruota ed i brancardi,
poi sostituiti con particolari di ricambio, e quindi
procedendo al lavoro di ripristino dei lamierati so
lo in parte intaccati dalla corrosione, così da
salvaguardare al massimo l'originalità della vettu
ra. Alcune porzioni di lamiera, nella parte inferiore
dei parafanghi e la cornice passaruota, sono
state asportate e rimpiazzate con parti realizzate ad hoc e saldate a filo continuo, mentre la
parte anteriore interna del muso ha richiesto la sostituzione completa. Al termine del lavoro di
lattoneria su tutta la superficie è stato steso uno
strato di primer per evitare il riformarsi di ossida
zione. Anche perchè il restauro è durato alcuni
anni, procedendo per varie fasi intervallate da
tempi “morti” dovuti sia per la realizzazione di
alcuni particolari di carrozzeria sia per il reperi
mento di alcuni particolari speciali di meccanica,
come ad esempio la particolare batteria di carbu
ratori doppio corpo Weber tipo 40DC03 molto diffi
cili da reperire. Tempi “morti” obbligati, anche
perché terminato il lavoro di lattoneria per poter
procedere al montaggio delle parti smontabili e
verificare l'accoppiamento, l'allineamento e le
“arie, è stato necessario disporre di tutti i particolari, alcuni realizzati ex novo e altri reperiti non
senza difficoltà.
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Parti speciali
Come accennato, alcune parti di carrozzeria
particolari sono state realizzate appositamente.
Tra queste la carenatura, smontabile e rea
lizzata in alluminio, del secondo posto e il relati
vo cupolino in plexiglass, con profilo di fissaggio
curvo in alluminio, con una doppia soluzione
per essere usato sia in configurazione monopo
sto, con le due parti laterali che si allungano fi
no alle spalle del pilota, sia in configurazione
biposto, cioè asportando la parte sinistra del cu
polino pilota e aggiungendo un piccolo para
brezza davanti al passeggero. Altro particolare appositamente realizzato, in alluminio, è il
cupolino aerodinamico di copertura del tappo serbatoio benzina, sollevabile per consentire il
rifornimento, che si allunga dietro la testa del pilota. Altri particolari speciali montati all'origine
su questa vettura hanno richiesto una accurata ricerca, come i fanalini posteriori Carello che
venivano montati sulle Giulietta esportate negli USA, così come la strumentazione americana
con tachimetro in Miglia.
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Rosso Alfa
Terminato il lavoro di lattoneria, tutte le superfici
della carrozzeria sono state lisciate con vari
passaggi di carta abrasiva, prima a grana gros
sa e poi sempre più fine, quindi è stato steso
uno strato di stucco metallico a sua volta lisciato
con vari passaggi di carta abrasiva più fine
(400800) in modo tale da ottenere un semplice
velo necessario a compensare l’allineamento, a
cui ha fatto seguito uno strato di fondo epossidi
co e, infine, il fondo di preparazione alla verni
ciatura, lisciato con carta abrasiva 1200 e 1400.
La verniciatura è iniziata dalle parti interne di abitacolo,
opportunamente sigillate in precedenza così come le parti
scatolate, vani motore e bagagli, sottoscocca e passaruota,
dello stesso colore rosso della carrozzeria. Le parti interne
dell’abitacolo, la parte inferiore della scocca e dei passaruo
ta, sono poi state ricoperte con uno strato protettivo di
materiale plastico. Quindi la carrozzeria esterna, e
contemporaneamente le parti smontabili come portiere e
cofani, è stata dipinta con tre strati di vernice, lasciati “ripo
sare” per una settimana, in modo tale da garantire la
perfetta cristallizzazione, prima di procedere a due pas
saggi di lucidatura che hanno contribuito ad accentuare
l’effetto liscio della superficie e vivacizzare ancora di più la
carica racing del classico “Rosso Alfa”.
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Meccanica ricondizionata
La vettura, al momento del ritrovamento, aveva
solo parte della meccanica, tra cui sospensioni
e differenziale, mentre non c’erano motore e
cambio. Anche in questo caso, per salvaguarda
re al massimo l’originalità della vettura, le parti
meccaniche presenti sono state ricondizionate. I
bracci sabbiati e riverniciati, le boccole rigide in
bronzo di ancoraggio dei bracci sostituite, così
come le molle mentre per gli ammortizzatori so
no stati adottati dei Koni regolabili in estensio
ne, come all’epoca. Completamente revisionato
l’impianto frenante, con la sostituzione della
pompa e dei cilindretti dei tamburi, anche questi
sostituiti. Quindi sono stati recuperati un cambio Borg Warner
a quattro rapporti e un motore 1.3 della Giulietta Sprint Veloce
1^ serie, come montava la “Sebring”. Il bialbero quattro ci
lindri, su cui sono stati montati i carburatori doppio corpo We
ber tipo 40DC03, è stato affidato per la preparazione in
versione sportiva allo specialista Samuele Baggioli, purtroppo
venuto a mancare due anni fa, che pur eseguendo una prepa
razione meno esasperata rispetto ai motori da pista, dato l’uti
lizzo anche per manifestazioni stradali della Giulietta Sebring,
ne ha ricavato circa 130 cv a 7.200 giri/min. Infatti, dopo la
sua rinascita la Giulietta Sebring della Scuderia del Portello
ha partecipato a diverse manifestazioni di prestigio, in pista
ma soprattutto su strada. Tra queste: Coppa Intereuropa;
Goodwood; Mille Miglia; Targa Florio; Tour de France; Berga
mo Historic Gran Prix, con noi. Il serbatoio benzina è stato so
stituito, con la modifica del condotto che raggiunge il tappo
posto dietro la testa del pilota.
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Assetto stradale
La “Sebring” ci attende fa
sciata nel suo abito rosso.
All’indiscutibile fascino ele
gante della Spider si
aggiunge la particolarità del
posto singolo, configurazio
ne in cui l’abbiamo provata,
con il pannello che copre il
secondo posto, il cupolino
alto e avvolgente che dà
un’impronta tipicamente ra
cing, al pari della carenatura
che si allunga dietro la testa
del pilota. Quindi, l’aspetto è
ancora più filante e corsaio
lo. Insomma, è attrazione
fatale e poterla guidare è un po’ come aver strappato il si per un appuntamento a una donna
speciale. Anche l’abitacolo e il posto di guida sono tipicamente racing, senza alcun rivesti
mento e con la seduta bassa ma lo schienale del sedile da corsa dell’epoca, a mio avviso,
troppo inclinato verso l’indietro. In compenso la visibilità è ottima, attraverso il plexiglass
avvolgente che offre una sensazione di protezione, e stringere tra le mani la corona in legno
del volantone a tre razze Nardi dà un grande piacere. Un colpo di chiave e il mitico bialbero
1.3 del Biscione attacca a ringhiare rispondendo prontamente al minimo stimolo dell’accele
ratore, con un sound secco amplificato dallo scarico piuttosto libero. L’erogazione della po
tenza è fluida, a patto di tenere il quattro cilindri ad un regime brillante, almeno sopra i 3.500
giri/min. Da qui la coppia spinge e il 1.3 in versione Veloce prende i giri che è un piacere mo
strando un bell’allungo. Grazie alla preparazione non esasperata come una versione da pista
provata in precedenza, il motore in definitiva vanta un buon utilizzo, senza richiedere il conti
nuo ricorso al cambio, che tuttavia alla bisogna è tradizionalmente rapido e preciso, con l’uni
ca avvertenza di usare una certa delicatezza nel passaggio in scalata dalla terza alla seconda
aiutandosi con la doppietta. Tra le altre cose che mi sono piaciute di più lo sterzo leggero e
preciso e la taratura dell’as
setto, per utilizzo stradale,
davvero ottimo nell’assorbire
le asperità dell’asfalto senza
creare scompensi e quindi
fastidiosi cambi di traiettoria
che obbligherebbero a conti
nue correzioni di volante. In
definitiva un assetto per
nulla nervoso, che mette a
proprio agio il pilota assicu
rando una guida confortevo
le e rilassante
particolarmente utile so
prattutto nei lunghi tragitti,
con l’anteriore che traccia un
inserimento preciso in curva
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e il posteriore che, a seconda della voglia di divertimento del pilota, si lascia guidare in legge
ro equilibrio disegnando traiettorie come un compasso che aiutano a chiudere la curva, ba
dando però a non esagerare per evitare che sollevando la ruota interna venga meno la
trazione data la mancanza dell’autobloccante, oppure delle belle spazzolate facilissime da ge
stire. Anche la frenata è all’altezza della situazione, con l’unica avvertenza di “pestare” a ruote
dritte nelle frenate più violente per evitare che dato il trasferimento di carico all’anteriore il po
steriore possa scomporsi. Insomma, grande divertimento.
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