EDIZIONE 2018
Pompeo Batoni: San Marino risolleva la Repubblica
Museo di Stato di San Marino
LA STORIA DELLA
SRAEPNUBMBALIRCIANDOI
COMPENDIO A CURA DI AUGUSTO CASALI
PREFAZIONE
«Benché il Vostro dominio sia piccolo nondimeno il Vostro Stato
è uno dei più onorati di tutta la storia.»
Abramo Lincoln
Ho sempre ritenuto il lavoro dello Stato di San Marino”; si tratta di
27 Capitoli pubblicati sul sito dal 5
del Prof. Francesco Balsimelli, gennaio al 27 luglio 2017, tratti dal
libro del Prof. Francesco Balsimelli.
“Elementi di Diritto Pubblico Ne ho curato la stesura
cercando di renderla confacente allo
Sammarinese”, oltre che un autorevole strumento utilizzato che ovviamente
impone la massima essenzialità;
trattato di Diritto Costituzionale, un comunque penso che il risultato finale
sia qualcosa di apprezzabile e
magnifico compendio della millenaria comunque utile, anche perché
arricchito dalle immagini e
storia della Repubblica di San Marino, dall’impaginazione di Marco Cirone
un mago di internet, al quale esprimo
in quanto esso contiene cenni su la mia riconoscenza perché senza il
suo genio non sarei certamente
avvenimenti storici e politici riuscito nell’impresa.
Ora quel lavoro diverrà
fondamentali per il nostro Paese; uno una piccola pubblicazione anche
cartacea, ma se a qualcuno dovesse
strumento agile, facilmente capitare tra le mani e avesse mai voglia
di consultarlo io fornisco un prezioso
consultabile, addirittura invitante una consiglio, al di sopra di ogni sospetto:
cercate di reperire la pubblicazione
volta che lo si consulti. originale del Prof. Balsimelli, sarebbe
senz’altro la scelta migliore.
La pubblicazione ad opera
della G.P.E. (Gruppo Poligrafico
Editoriale) risale all’ormai lontano
1966 e non credo che oggi siano in
moltissimi a conoscerne l’esistenza. E’
un peccato perché con il minimo
sforzo ognuno potrebbe impossessarsi
di una importante, puntuale, attenta
ed utile conoscenza dell’affascinante
storia dello Stato di San Marino: sapere
da dove si viene, rende più facile
capire dove andare.
Le nuove tecnologie
sviluppatisi nel corso degli anni
rendono ora più agile ed efficace la
circolazione delle idee, delle notizie e
la trasmissione della conoscenza.
Così, quando ho avviato un mio sito
“La Voce del Monte”, tra le altre cose
trattate ho pensato di inserire la “Storia
LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
INDICE
PARTE 01 - PREMESSA
7 CHE COS’E’ UNO STATO?
La prima domanda che dobbiamo farci per parlare della Re-
pubblica di San Marino è: che cos’è uno Stato?
9 LE FONTI
Le origini della Comunità Sammarinese non sono riconduci-
bili a precisi documenti storici.
PARTE 02 - GLI INIZI
11 MARINO DA ARBE
Tutti i vari biografi concordano sul fatto che Marino era na-
tivo di Arbe, luogo della Dalmazia.
14 NASCITA ED ESPANSIONE
Assodato dunque che San Marino è uno Stato dobbiamo
chiederci quando ebbe origine la sua popolazione, i suoi
confini territoriali originari ed infine quando...
16 ALFONSO D’ARAGONA
Durante la prima guerra contro i Malatesta (1458), San Mari-
no era alleata di Alfonso d’Aragona Re di Napoli.
18 PRIMI STANZIAMENTI
Dobbiamo a questo punto porci una domanda: era abitato il
Monte Titano quando Donna Felicita lo donò a Marino?
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LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
PARTE 03 - LO SVILUPPO
20 LA CRESCITA DEMOGRAFICA
E’ possibile che non molto dopo l’arrivo di Marino sulla som-
mità del Monte Titano, alcuni famigliari di Donna Felicita,
convertitisi, l’abbiano seguito.
22 LA SOCIETA’ CIVILE
Se abbastanza chiara risulta l’origine della popolazione sam-
marinese e del territorio di San Marino, la mancanza di docu-
menti e carte rende molto incerto lo sviluppo...
24 DA MONASTERO A COMUNE
Come si reggeva la Comunità Sammarinese nel periodo del
Monastero?
PARTE 04 - L’ORDINAMENTO GIURIDICO
26 PRIME LEGGI
L’importanza degli Statuti per San Marino è notevole perché
contengono la storia delle Istituzioni dal XIII al XVII secolo.
28 GLI STATUTI
Lo Statuto più antico conservato nell’Archivio Statale, man-
cante di alcuni fogli. Doveva trattarsi di un codice membran-
aceo che, il Delfico e il Malagola assegnano...
32 L’ARENGO
Il passaggio dall’autorità del Monastero a quella dell’Arengo
avvenne senza sussulti. Quando era ritenuto necessario ri-
unire l’Arengo, la sera prima i Consules...
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LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
36 IL CONSIGLIO
La terza rubrica degli Statuti del ‘600 stabilisce le facoltà del
Consiglio, che praticamente era dotato di poteri assoluti.
42 LA PRIMA LEGGE ELETTORALE
A seguito di quanto deciso dall’Arengo dei Capi-Famiglia, il
5 maggio 1906 fu redatto e adottato un Regolamento che in
pratica equivaleva alla prima legge elettorale.
46 LA NUOVA LEGGE ELETTORALE
Il Partito Popolare Sammarinese nell’aprile 1920 presentò
una istanza affinché il Consiglio si sciogliesse e fossero in-
dette nuove elezioni.
52 LA RIFORMA ELETTORALE DEL ‘58
Con la riforma della Legge Elettorale del 23 dicembre 1958
vengono introdotte sostanziali innovazioni rispetto al pas-
sato.
PARTE 05 - I GIORNI NOSTRI
54 LA STORIA CONTEMPORANEA
Si conclude con questo capitolo «La storia dello Stato di San
Marino».
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LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
PARTE 01 - PREMESSA
CHE COS’E’ UNO STATO?
La prima domanda che dobbiamo farci per parlare della Repub-
blica di San Marino è: che cos’è uno Stato?
Esistono diverse teorie che si intrecciano e convergono.
Secondo alcuni lo «Stato è un contratto col quale l‘uomo avrebbe
posto fine alla sua condizione di assoluta libertà per creare una vita
sociale».
Altri definiscono lo Stato «Un’aggregazione politica riferentesi tanto
al complesso territoriale e demografico, quanto al rapporto di coesi-
stenza e di connessione di leggi e di organi che su quello imperano.»
Per altri ancora invece lo Stato è «Il popolo di un determinato territo-
rio, ordinato politicamente…»
Quindi lo Stato, per essere considerato tale, deve possedere tre ele-
menti fondamentali: territorio, popolazione e ordinamento politico.
San Marino dunque, con il suo territorio, con la sua popolazione e
con il suo peculiare ordinamento politico, non vi è dubbio che sia
uno Stato. E poiché l’uguaglianza giuridica fra gli Stati è un concetto
7
LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
CHE COS’E’ UNO STATO?
fermo del diritto internazionale, Stato è di fatto in rapporti con gli
la Repubblica di San Marino, in- altri Stati della comunità interna-
dipendentemente dall’entità del zionale.
proprio territorio e popolazione, Quest’ultima condizione, al fine
è, in diritto e in fatto, uno Stato di poter attuare la convivenza e
Sovrano e Indipendente, così funzionare, impone ai cittadini
come gli altri Stati. dei vari Stati rinunce alla loro
Parlando di indipendenza ed libertà personale, dovendosi as-
autonomia, termini che sostan- soggettare ai vincoli imposti da
zialmente si corrispondono, è trattati e convenzioni, che, evi-
comunque necessario un dis- dentemente, limitano in parte
tinguo fra «sovranità interna», l’indipendenza e la sovranità
per cui lo Stato si regge attra- degli Stati aderenti.
verso propri ordinamenti e non L’epoca che stiamo viven-
subisce ingerenze di altri Stati, do fornisce una rappresen-
e «sovranità esterna» per cui lo tazione plastica dei concetti
«... mentre l’Italia, dopo la caduta dell’Impero Romano, passò dal regime feu-
dale al periodo comunale indi alla signoria, San Marino nacque libero e, dal
breve periodo del Monasterium, passò al Comune ed alla Repubblica senza
conoscere feudalesimo, senza signoria...»
sopra esposti, frutto anche ragionamento, la Repubblica di passò dal regime feudale al pe-
dell’evoluzione dei vari orga- San Marino è uno degli Stati più riodo comunale indi alla signo-
nismi internazionali e della con- antichi del mondo e dalla sua ria, San Marino nacque libero e
cretizzazione dell’Integrazione fondazione, che ufficialmente dal breve periodo del Monaste-
Europea attraverso l’U.E., la risale al 301 d.C., è sopravvissuta rium, passò al Comune ed alla
cui attuale configurazione, più indenne attraverso i secoli e Repubblica senza conoscere
economica che politica, in virtù gli eventi anche tragici della feudalesimo, senza subir signo-
dell’equazione costi/benefici, storia, realizzando quello che ria. Anche quando i Consules
viene messa in discussione da gli studiosi hanno definito «un accentravano in sé tutti i poteri,
vari Stati aderenti, a cominciare miracolo della storia», cioè non si può dire che San Marino
dal Regno Unito che dall’U.E. è la continuità di questo libero fosse un Principato: non vi fu-
uscita per volontà del popolo, Comune. rono mai a San Marino dei tiranni
espressa attraverso un apposito Il Prof. Francesco Balsimelli, e dei sudditi, bensì Cittadini e
referendum. scrive: «… mentre l’Italia dopo Governi.»
Ma per tornare al nostro la caduta dell’Impero Romano,
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LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
PARTE 01 - PREMESSA
LE FONTI
Le origini della Comunità Sammarinese non sono riconducibili a
precisi documenti storici.
Le fonti a cui è stato possibile attingere sono gli «Acta Santorum»,
una raccolta di notizie ricavate da documenti antichi e memorie ma-
noscritte che si riferiscono alla vita dei Santi, avviata dal fondatore
dell’Ordine dei Bollandisti, Jean Bolland, nato a Liegi il 13 agosto
1596 e morto ad Anversa il 12 settembre 1665.
Fra i manoscritti più antichi esaminati si trova il «Codice riminese»,
attribuito al XII secolo, intitolato «incipit vita Sancti Marini confes-
soris…», ed altre fonti citate dai Bollandisti.
Gli scrittori del ‘600 tramandando le prime notizie veridiche, trat-
tarono le vite dei Santi introducendovi episodi favolosi, rendendo
davvero difficile distinguere in modo attendibile il vero dal falso.
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LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
LE FONTI
Le fonti a cui è stato possibile attingere sono gli «Acta Santorum», una rac-
colta di notizie ricavate da documenti antichi e memorie manoscritte che
si riferiscono alla vita dei Santi, avviata dal fondatore dell’Ordine dei Bol-
landisti Jean Bolland nato a Liegi il 13 agosto 1596 e morto ad Anversa il 12
settembre 1665.
un altro scheletro, sistemando ridica e, aperta l’urna, furono
quello del Patrono in un’urna trovate le ossa del Santo con
nascosta in un luogo che poi ri- l’iscrizione: «Ossa Divi Marini
mase ignorato per secoli. Diaconi Confessoris».
In verità di Vite di San Marino Poi l’Arciprete della Pieve, Don L’urna fu sigillata dal Vescovo,
se ne conoscono diverse, ma Marino Bonetti, dopo giorni di mentre il Cranio fu sistemato in
non fanno altro che ripetere, in ritiro preso il convento dei P.P. un reliquiario d’argento dorato
alcuni casi alterando, le notizie Cappuccini, affinchè il Signore e sistemato in una nicchia pro-
tramandate dai Bollandisti. lo ispirasse nel ritrovamento tetta.
Comunque l’interessamento delle reliquie del Santo Marino,
per la Vita del Fondatore e per alle tre di notte del 3 maggio L’urna, dopo una nuova ricog-
la libertà della nostra comunità 1586 si recò al Tempio con altri nizione effettuata nel 1726,
da parte di numerosi scrittori, frati cappuccini e rotta la base fu ricollocata sotto l’Altare
denota il fatto che la fama e il dell’Altar Maggiore, rinvenne Maggiore dove rimane anche
culto del Santo Marino era piut- l’urna che aveva impressa una dopo la demolizione della vec-
tosto diffusa fin dai tempi più Croce con incisa una leggenda: chia Pieve e la costruzione
antichi. «clausa ab antiquis nobis aperta dell’attuale.
Marini – Sancta manent membra
Tanto è vero che i Sammarinesi, hic nobis cunctisrecolenda».
per evitare l’eventuale trafuga-
mento delle Ossa del Santo, le L’Arciprete diede immediata
sostituirono nella tomba con notizia al Vescovo Feretrano
Mons. Francesco Sormani, il
quale, recatosi a San Marino,
compì la ricognizione giu-
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LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
PARTE 02 - GLI INIZI
MARINO DA ARBE
Tutti i vari biografi concordano sul fatto che Marino era nativo di Arbe,
luogo della Dalmazia, così come è certo che fosse uno scalpellino.
Infatti Arbe abbondava di ottimi marmi e probabilmente l’arte di tag-
liapietre doveva essere praticata ampiamente.
D’altronde Marino e Leo approdarono alla Città di Rimini per
prestare la loro opera alla ricostruzione e ai restauri di quella città.
Quando ciò avvenne è meno certo.
Alcuni fisserebbero la venuta di Marino negli ultimi anni del
secolo III, all’epoca dell’editto di Diocleziano e Massimiano.
Questa ipotesi verrebbe avvallata dall’esistenza di un «pozzo» nel
chiostro del Convento di San Marino in Rimini, divenuta poi nel
tempo Parrocchia San Bartolomeo e Marino, infatti dall’iscrizione
appostavi risulterebbe che il «pozzo» sarebbe stato scavato da
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LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
MARINO DA ARBE
Tutti i vari biografi concordano sul fatto che Marino era nativo di Arbe, luogo della Dalmazia,
così come è certo che fosse uno scalpellino. Infatti Arbe abbondava di ottimi marmi e probabil-
mente l’arte di tagliapietre doveva essere praticata ampiamente.
D’altronde Marino e Leo approdarono alla Città di Rimini per prestare la loro opera alla
ricostruzione e ai restauri di quella città.
Marino nell’anno 300. ipotesi, che però tali restano, e famigliari. E sempre qui deve
si accetta, magari a denti stretti, essere avvenuta la contestata
Altri, ed è la tradizione diffusa, quella che meglio si concilia donazione del Monte Titano.
sostengono che Marino e Leo con la cronologia e la logica.
sarebbero fuggiti da Arbe per Scappando da Rimini, Leo Marino, comunque, quando
sottrarsi alla persecuzione di e Marino percorsero il greto abbandona Rimini, sale sul
Diocleziano, ma noi sappiamo del fiume Marecchia fino alla Monte Titano per trascorrere il
che l’editto di persecuzione confluenza del torrente San tempo che gli rimane da vivere,
è del Febbraio 303. Quindi Marino. senza muoversi più, rendendo
bisognerebbe pensare che l’anima a Dio «verso la fine del
Marino fosse scappato qualche Qui, i due fuggiaschi, divisero IV secolo».
anno prima.
le loro strade. Leo proseguì
Altri ancora sostengono
che Marino sia giunto a e si ritirò sul Feretrio; Marino
Rimini nel 359 e vengono
intrecciate notizie e calcoli che continuò sul Fosso del Re e
coinvolgono atti, studi, Papi
e Vescovi imperanti, senza della Fornace, trovando prima
però giungere ad una certezza
storico-scientifica. rifugio in una grotta della
Solitamente, quando si Baldasserona, posseduta,
brancola nell’indefinito si
è costretti a procedere per assieme alle terre circostanti,
dalla Matrona riminese Felicita
o Felicissima.
E quì deve essere avvenuto il
miracolo della salvezza di Vero,
figlio della Matrona, la quale si
convertì assieme a tutti i suoi
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LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
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LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
PARTE 02 - GLI INIZI
NASCITA ED
ESPANSIONE
Assodato dunque che San Marino è uno Stato dobbiamo
chiederci quando ebbe origine la sua popolazione, i suoi confini
territoriali originari ed infine quando la Comunità religiosa lasciò
il passo ad un vero e proprio Ordinamento Comunale.
Il primo nucleo territoriale consistette indubbiamente nella sommità
del Monte Titano e nell’adiacente terreno ottenuto in dono da Donna
Felicità.
Successivamente, alla fine dell’IX Secolo, il territorio di San Marino era
di circa 4 Kmq e per circa 300 anni non si ha notizia di ampliamenti del
medesimo; poi sorto il Comune, il territorio si espanse per acquisto,
per annessione e per conquista.
Nel 1100 il Comune acquistò il Castello di Pennarossa con la sua
giurisdizione dai fratelli Polano, Buonconte, Federico e Arnoldo, conti
di Montefeltro. Furono pagati 300 ducati d’oro.
Nel 1170 furono acquistati dal Monastero di San Gregorio in Conca
alcuni fondi, tra cui parte del Castello di Casole e di Fiorentino, in
cambio di 1.500 lire di Ravenna versate al Priore del Monastero.
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LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
NASCITA ED ESPANSIONE
Dunque, prima del 1253
il Territorio di San Marino Il primo nucleo territoriale
consistette indubbiamente
comprendeva: la Guaita nella sommità del Monte Ti-
tano e nell’adiacente terreno
con l’abitato compreso nel ottenuto in dono da Donna
Felicità.
primo girone, le Piagge,
San Marino acquistò da
Poggio Castellano, Checco di Donato di
Bertinoro il Castello di
Tezano, Santa Mustiola, Pietracuta per 34 ducati
d’oro. Ma poi queste terre
Monte Cucco, Mercatale, furono perdute. Non si
sa come né perché. Non
Valdragone, Cailungo e esistono documenti. Solo
ipotesi.
Domagnano.
Taluni imputarono la cosa
Complessivamente il alle scarse milizie di cui San
Marino poteva disporre;
territorio sammarinese era altri hanno ipotizzato
rinunce a seguito di trattati
passato da 4 a 12 Kmq. di pace; altri ancora hanno
ammesso che furono
Poi, nel 1253, fu acquistata modalità di acquisizione e per l’annessione venduti e con il ricavato
l’altra metà del Castello di di Busignano, i cui abitanti chiesero di far fossero state rafforzate
Casole da Taddeo Conte di parte del Comune di San Marino, e al cui le mura castellane; lo
Montefeltro, comprensiva territorio era annessa una parte di Valle storico Melchiorre Delfico
di 18 fondi, per la somma di Sant’Anastasio. sostenne che ciò avvenne
400 monete di Ravenna e di «… per una romana
Ancona. A seguito di numerose guerre dovute curialesca prepotenza.».
Alla fine del XIII Secolo il affrontare per difendere i propri confini
territorio di San Marino combattute contro i Vescovi Feretrani Sta di fatto che nel 1389
era diviso in 10 zone Uberto e Benvenuto, che accampavano il territorio di San Marino
quasi interamente coperte diritti su alcune terre, i Sammarinesi non occupava più di 32
di boschi, denominate occuparono a loro volta altri territori: Kmq.
Gualdarie. Montemaggio, Tausano e Montefotogno,
Le Gualdarie contavano estendendo, a metà del XV Secolo,
da 150 a 650 ettari, l’estensione del proprio territorio a 50 Kmq.
raggiungendo complessi-
vamente 2.520 ettari, Poi, dopo un periodo in cui non si hanno
corrispondenti a circa 26 notizie di ulteriori variazioni, nel 1375
Kmq.
Nel 1320 il territorio di San
Marino aumenta ancora
per l’aggiunta di Cerreto,
menzionato nei documenti
ma di cui si ignorano le
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LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
PARTE 02 - GLI INIZI
ALFONSO
D’ARAGONA
Durante la prima guerra contro i Malatesta (1458), San Marino
era alleata di Alfonso d’Aragona Re di Napoli.
Le milizie sammarinesi avevano occupato gran parte del territorio ne-
mico fatta eccezione per Rimini, ma per intercessione di Pio II fu rag-
giunta la pace. San Marino, in cambio dei sacrifici sostenuti, ebbe in
cambio solo il Castello di Fiorentino senza la Corte.
Per volontà del popolo il Castello di Fiorentino venne completamente
distrutto in quanto costituiva un pericoloso avamposto nel caso che
le vicende delle guerre volgessero in futuro a favore dei Malatesta
di Rimini. Per cui di quel Castello rimangono oggi solo i ruderi. Nella
terza ed ultima guerra Malatestiana, i sammarinesi si allearono con
il Papa Pio II, il quale, prima mediatore, divenne acerrimo nemico di
Sigismondo Malatesta.
In tale occasione, però, i sammarinesi vollero preventivamente mettere
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LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
Alfonso di Trastámara, detto il Magnanimo (1394 – 1458), principe spagnolo della casa reale di Castiglia, re di Aragona
con il nome di Alfonso V, come Alfonso III re di Valencia, come Alfonso II re di Sardegna, come Alfonso I, re di Maiorca
e di Sicilia, re titolare di Corsica, di Gerusalemme e d’Ungheria, conte Alfonso IV di Barcellona e delle contee catalane
(Rossiglione e Cerdagna) dal 1416 al 1458, duca titolare di Atene e Neopatria, re Alfonso I di Napoli dal 1442 al 1458.
in chiaro le cose garantendosi Si aprì una lunga contesa fra Nel corso della campagna
eventuali compensi. Fu San Marino e Verucchio per Napoleonica del 1797, il
raggiunto dunque il trattato di l’interpretazione del trattato Generale Napoleone Bonaparte,
Fossombrone del 21 settembre di Fossombrone al riguardo rimasto ammirato di trovare in
1462, firmato dal Card. Di Teano di alcune terre. Alla fine si mezzo agli stati d’Italia quello
Legato Pontificio, ratificato da addivenne ad un accordo di che definì «échantillon de
Pio II. compromesso e i confini furono liberté», il 7 febbraio inviò a San
Nel trattato veniva stipulato che fissati al «Ventoso», esattamente Marino lo scienziato Gaspare
a San Marino sarebbero stati in località «Il Sorbo», mentre la Monge a rendere ossequio
concessi in dominio assoluto, la Chiesa di «Stradolo» rimase nel all’antichissima Repubblica,
Corte di Fiorentino, i Castelli di territorio di Verucchio. Anche il offrendo un ampliamento
Montegiardino e di Serravalle Castello di Serravalle, che aveva del territorio che avrebbe
con le rispettive Corti, terreni e firmato un atto di sottomissione incorporato tutti i domini
giurisdizioni. allo Stato Pontificio, non giunse malatestiani fino a raggiungere
La guerra si concluse subito alle dipendenze di San lo sbocco sul mare.
vittoriosamente nella primavera Marino. Ciò avvenne solo il 19 Ma l’offerta fu rifiutata.
del 1463. marzo 1464. Il timore era che se il territorio
Il Papa, con bolla del 27 giugno, sammarinese fosse divenuto
confermò le concessioni Il territorio conquistato era troppo appetibile per le sue
stabilite dal trattato di cui già si di circa 30 Kmq e andava a dimensioni, avrebbe corso il
è detto, ma riconobbe legittimo raddoppiare quello già esistente, rischio, nel corso del tempo, di
anche il possesso del Castello così la Repubblica di San Marino essere incorporata nello Stato
di Faetano che si era arreso raggiunse la sua massima entità Pontificio prima e nel Regno
spontaneamente alle milizie territoriale, rimasta invariata nel d’Italia poi.
sammarinesi. tempo: 61 Kmq.
Va infine ricordato che nella cir-
costanza citata gli abitanti di Pie-
tracuta e di Montemaggio fecero
giungere al Monge una supplica
per poter tornare a fare parte del-
la Repubblica di San Marino dal-
la quale erano stati staccati «da
perfidia, raggiro e fatale desti-
no»; ma, a seguito della rinuncia
fatta rispetto alle offerte del Gen-
erale Napoleone, la petizione
non ebbe alcun seguito.
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LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
PARTE 02 - GLI INIZI
PRIMI
STANZIAMENTI
Dobbiamo a questo punto porci una domanda: era abitato il
Monte Titano quando Donna Felicita lo donò a Marino?
Parrebbe che Marino, desideroso di condurre una vita di preghiera,
non avrebbe abbandonato mai la zona della Baldasserona.
D’altronde se anche vi fossero stati abitanti in quel che sembrava
essere un monte pieno di selve, gradualmente è ragionevole pensare
che fossero scesi alle appendici del Monte, vicino alle sorgenti, non
appena cessarono le ragioni di sicurezza che li avevano indotti a
cercare rifugio altrove.
Gli scavi hanno rivelato qualche reperto archeologico: tracce di
stanziamenti umbri e etruschi, ma di romano ben poco. Sulla cima
niente di più che avanzi di sepolcri villanoviani, a testimonianza degli
usi di quell’antichissima gente che riservava le alture come zone
cimiteriali.
E’ presumibile dunque che inizialmente Marino fosse solo e che
da solo si costruì il Sacello dove raccogliersi in preghiera e dove
ricoverarsi la notte.
I Bollandisti fanno riferimento alla Chiesa di San Pietro, costruita in
18
LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
PRIMI STANZIAMENTI
seguito, sul ciglio del monte e poi sacrificata per la costruzione dell’attuale Basilica del Santo.
La costruzione della Chiesetta di San Pietro deve comunque aver richiesto l’opera di maestranze
esperte e fornite di tutti gli strumenti necessari. La qualcosa lascia pensare che, sopraggiunte una
nuova persecuzione ariana prima e pagana poi, molti lapicidi di fede cattolica impegnati a Rimini, si
siano trasferiti e cercato scampo sulla libera Terra del Titano raggiungendo Marino e abbiano dato una
mano per la nuova costruzione.
19
LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
PARTE 03 - LO SVILUPPO
LA CRESCITA
DEMOGRAFICA
E’ possibile che non molto dopo l’arrivo di Marino sulla sommità
del Monte Titano, alcuni famigliari di Donna Felicita, convertitisi,
l’abbiano seguito.
Così come è altresì probabile che qualche pastore o boscaiolo
si sia unito all’esiguo gruppo e che, insieme, costituendo un
primo piccolo nucleo di persone stabili, siano stati d’aiuto
nella coltivazione della terra, nella caccia e nella costruzione di
qualche primordiale capanna che fungesse da ricovero.
Alla fine del secolo V o all’inizio del secolo VI sorge il Monastero,
attorno al quale, di certo, venne a formarsi un piccolo villaggio
laico di artigiani e di contadini dipendenti ed officianti dell’Abate.
Contestualmente al crollo dell’Impero Romano e a seguito
delle invasioni Barbariche, con l’intento di sfuggire alla tirannia
feudale, in molti abbandonarono le campagne per rifugiarsi sulle
alture più impervie e più difficili da raggiungere.
Così i pochi fedeli della prima ora furono raggiunti da altri che
20
LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
LA CRESCITA DEMOGRAFICA
«nota delle persone della
provincia del Montefeltro»,
la Repubblica di San Marino
contava 3.537 abitanti; nel
1865, un censimento stabilì
che la popolazione era
divenuta di 7.080 persone; nel
1906, all’epoca dell’Arengo,
gli abitanti erano 10.000.
contribuirono a rendere la 1320. Attualmente, anno di grazia
comunità del Monte Titano 2017, gli abitanti della
più numerosa. Secondo la descrizione del Repubblica di San Marino
Card. Anglico, il Castello di sono circa 34.000.
E’ pressoché impossibile San Marino era, nel 1371, il
individuare il movimento più popoloso del Vicariato di
demografico dei primi cinque Montefeltro.
secoli. Quel che è certo è
che nel 885 gli abitanti che Nella relazione si parla di «240
popolavano i 4 Kmq del Monte focularia... una cum villis»,
Titano erano ancora in numero quindi, calcolando sulla base
scarso, ma poi la popolazione della coabitazione di quei
aumentò gradualmente in tempi circa otto persone per
rapporto all’incremento del focolare, si può dedurre che
territorio di cui già si è detto gli abitanti del Castello di San
precedentemente. Marino fossero circa 2.000.
Nella seconda metà del XIII Se poi si aggiungono altri 116
secolo, il territorio era diviso in «focolari» disseminati sui 30
10 Gualdarie e la popolazione Kmq conquistati con la terza
era di circa 1.500 abitanti, ed ultima guerra Malatestiana,
a cui si aggiunsero poi i la popolazione complessiva
pochi abitanti di Casole e di nel 1464 era di 2.848 abitanti.
Busignano, rispettivamente il
9 aprile 1253 ed il 10 febbraio Nel 1627, stando alla
21
LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
PARTE 03 - LO SVILUPPO
LA SOCIETA’ CIVILE
Se abbastanza chiara risulta l’origine della popolazione samma-
rinese e del territorio di San Marino, la mancanza di documenti
e carte rende molto incerto lo sviluppo della società civile e dei
suoi istituti, almeno per i primi secoli dopo alla morte di Marino.
Nel secolo successivo si ha notizia dell’esistenza di un
Monastero.
Infatti esiste una lettera che il Monaco Eugippio scrisse nel
511 al Diacono Pascasio, da cui è possibile dedurre che
alla fine del V secolo o all’inizio del VI secolo esisteva sul
Monte Titano un Monastero; ma né il Monastero né il Monte
portavano ancora il titolo «Sancti Marini», probabilmente
perché il culto del Confessore non era ancora pienamente
riconosciuto.
Una conferma ufficiale dell’esistenza del Monastero a San
Marino la si trova nel «Placito Feretrano» (vedi immagine
a pagina seguente) del 20 febbraio 885. Si tratta del
documento più antico, conservato nell’Archivio di Stato,
22
LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
LA SOCIETA’ CIVILE
in copia membranacea Si tratta di una disputa
della fine del XI secolo,
cioè 200 anni dopo mossa dal Vescovo di Rimini,
l’originale.
Deltone, il quale contestava
il possesso di alcuni fondi
Questo documento fu detenuti, secondo lui,
scoperto dal pesarese illegalmente dall’Abate
Annibale degli Abati Stefano del Monastero di San
Olivieri il quale, Marino.
avendo sposato nel
1733 la Sammarinese Monastero di San
Marino non dipendeva
Teresa Belluzzi, figlia dal Vescovo di Rimini
in quanto è Lui stesso
di Francesco Maria, che chiama a giudizio
l’Abate Stefano ap-
Patrizio Sammarinese pellandosi ad una
giuria neutrale; non
e più volte Capitano dipendeva neppure
dal Vescovo né dal
Reggente, aveva occa- Duca del Montefeltro,
poiché essi stessi sono
sione di esaminare giudici nella contesa e
non parti in causa.
molto attentamente
Quindi in quella legale
l’Archivio, lasciandoci San Marino dimostrò
chiaramente di essere
un «sommario» di tutte indipendente; libero
tanto dal Vescovo
le pergamene esistenti, di Rimini, quanto
dal Vescovo di
compilato nel 1749 e Placito Feretrano Montefeltro.
comprendente il docu- presieduto dal Vescovo Giovanni
di Montefeltro e dal Duca Orso
mento del «Placito in rappresentanza della potestà
civile, ed in presenza di diverse
Feretrano». decine di giuristi ed avvocati. La
disputa fu molto controversa perché
Si tratta di una disputa fra contendenti a legge diversa:
mossa dal Vescovo romana o franca gli uni (Deltone) e
di Rimini, Deltone, il longobarda gli altri (Stefano).
quale contestava il
possesso di alcuni fondi Questa contesa comunque è la
detenuti, secondo lui, testimonianza che alla fine del IX
illegalmente dall’Abate secolo San Marino era riconosciuto
Stefano del Monastero indipendente sia dal Vescovo di
di San Marino. Rimini, che dalla Potestà religiosa
e civile del Montefeltro. Infatti il
Il Vescovo si rivolge
ai giudici e si apre un
vero e proprio processo
23
LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
PARTE 03 - LO SVILUPPO
DA MONASTERO A
COMUNE
Come si reggeva la Comunità Sammarinese nel periodo del Monastero?
Poiché nei primi documenti si parla di «monaco» (511), è ipotizzabile che la
scarsa popolazione composta da boscaioli, artigiani e coloni, si raccogliesse
attorno al Monastero senza alcuna regola o legge se non il vincolo religioso.
Nel 855, però, si parla molto chiaramente di «Presbiter
Abbas».
Evidentemente accanto al Monastero era già sorta
la Chiesa e un gruppetto di famiglie vivevano nelle
capanne costruite attorno alla Chiesa, la quale non
tarderà a divenire Parrocchiale e Battesimale: la «Domus
plebis», luogo in cui la modesta comunità raccoltasi si
recava non solo per pregare e per assistere alle sacre
funzioni ma anche per amministrarsi e per individuare
ed imporre a tutta la Comunità le prime norme del vivere
in comune.
Il timore di scorrerie portò molto presto a sentire il
bisogno di cingere il Monastero di difese adeguate,
24
LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
DA MONASTERO A COMUNE
e quindi, per opera rudimentale costitu-
dell’Abate, sorgono zione politica, la
le prime rudimentali prima nomina dei
fortificazioni. Magistrati (Consules)
e la prima redazione
Infatti la Bolla di degli Statuti, anche
se, per mancanza di
Onorio II, con la quale documenti, non è
possibile risalire oltre
il Papa confermava nel il 1244 per conoscere
i nomi dei primi
1125 la giurisdizione Consoli ed oltre il
1253 per avere notizia
ecclesiastica della dei primi Statuti.
Chiesa Sammarinese
alla Diocesi Feretrana,
nominando la Pieve
di San Marino, dice
chiaramente «plebem
S.Marini cum castello.» Onorio II, nato Lamberto Scannabecchi (Fiag-
nano, 9 febbraio 1060 – Roma, 13 febbraio
Quindi alla fine del 1130), è stato il 163° papa della Chiesa cattoli-
ca dal 1124 alla morte.
secolo XI esisteva
fonte: Wikipedia
indubbiamente un
«Rector» della Chiesa, mentre il
Castello a difesa del Comune, affrancatosi dall’autorità
religiosa, prosegue la sua
Monastero e degli esistenza indipendente e libero,
sviluppando una vera e propria
abitanti che vivevano aggregazione civile.
nelle adiacenze. E’ in questo modo che si è
verificata la trasformazione da
Inizialmente l’Abate Monastero a Comune, e si può
ben dire che è da quel preciso
è il capo della momento che comincia la vera
storia di San Marino come entità
comunità religiosa statuale, anche se storicamente è
impossibile determinare l’epoca
ma anche di quella esatta del trapasso.
civile, poi, attraverso A quei tempi risale la prima
l’organizzazione mili-
tare del Castello,
l’Abate cede il passo
alla potestà civile e
quando la Chiesa ed
il Monastero vengono
incorporate nella dio-
cesi feretrana, l’Abate
rimane semplice
25
LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
PARTE 04 - L’ORDINAMENTO GIURIDICO
PRIME LEGGI
L’importanza degli Statuti per San Marino è notevole perché contengono la
storia delle Istituzioni dal XIII al XVII secolo. Una delle prime conseguenze
dell’indipendenza politica dei Comuni sancita nel 1183 dalTrattato di Costan-
za fu quella di poter fare leggi riconoscendo tutte le consuetudini che via via
erano andate acquistando valore di legge e che dopo il 1183 vennero scritte.
Ogni legislazione, fermo restando lo «jus gentium» quale
elemento generale, assunse, secondo il luogo, una fisionomia
particolare.
Le redazioni degli Statuti, verso la fine del secolo XIII e durante
il XIV, crescono e si moltiplicano, così l’Italia contò centinaia
di Statuti Municipali. Si chiamavano statutari quei cittadini che
venivano chiamati a proporre e compilare le «riformagioni»
contenute negli Statuti.
Mentre tutte le città italiane potevano legiferare solo in virtù
di concessione da parte di un Signore, come ad esempio nei
territori soggetti alla Serenissima o al Papa, San Marino non ebbe
bisogno di licenza da nessuno ed i suoi Statuti non furono mai
26
LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
PRIME LEGGI
e la testimonianza della sua
indipendenza.
Da un rogito del 5 aprile
1253 si desume che doveva
esistere uno Statuto: si
trattava dell’aggregazione
di 9 persone da Casole alla
cittadinanza di San Marino.
Ma altri documenti d’archivio
risalenti al 1253, 1254, 1278
attestano l’esistenza a San
Marino di una Legge scritta.
Statuto di Bologna del 1376 Archivio di stato di Bologna Il Malagola asserisce,
riferendosi a San Marino:
sottoposti all’approvazione i contravventori la multa «… i primissimi monumenti
di chicchessia e, ad onor di 2.000 fiorini d’oro e della legislazione statutaria
del vero, per le peculiarità l’annullamento degli Statuti non furono secondi per
del Comune c’è addirittura stessi, San Marino non si tempo e per importanza a
da chiedersi se San Marino sentì affatto in dovere di quegli degli altri Comuni e
per dettarsi le leggi abbia adempiere alle ingiunzioni che anzi debbiamo contarli
avuto necessità di aspettare e lasciò passare i tre mesi fra i più antichi.».
il Trattato di Costanza. concessi come termine
perentorio.
Quando nella metà del
1300 il Cardinale Egidio Non incorse in nessuna delle
d’Albornoz ebbe il mandato sanzioni previste, infatti
dal Papa Innocenzo VI di negli Statuti di San Marino
richiamare all’obbedienza non si legge mai che essi
le provincie della Toscana, fossero fatti in nome e per
del Ducato di Spoleto, della delega di qualche Potentato,
Marca Anconetana e della quindi la legislazione
Romagna, comminando per sammarinese è lo specchio
27
LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
PARTE 04 - L’ORDINAMENTO GIURIDICO
GLI STATUTI
Lo Statuto più antico, conservato nell’Archivio Statale, è man-
cante di alcuni fogli. Doveva trattarsi di un codice membranaceo
che, il Delfico e il Malagola assegnano al periodo di tempo che
va dal 1295 al 1302. Fu rinvenuto sotto una pila di carte giudizi-
arie dal Malagola quando nel 1885 ebbe l’incarico di riordinare
l’Archivio dal Consiglio .
Tale Statuto è diviso in due parti, in una sono contenute 85 rubriche
comprendenti:
• svariate norme sull’elezione dei Capitani;
• il giuramento, anche da parte degli altri Ufficiali;
• le pene comminate ai bestemmiatori, gli omicidi, gli incendiari e i
ladri;
• poi multe per chi non interveniva in Consiglio o per chi, sia nel
Consiglio che nell’Arengo, interloquiva mentre un altro parlava;
contravvenzioni contro i fornai; disposizioni riguardanti le guardie;
regole di procedura nelle cause civili; l’assegnazione dei confini
delle Gualdarie con le quali era diviso il territorio sammarinese.
La seconda parte contiene invece «riforme» e «aggiunte» dal 1320 al
1342, cioè disposizioni in materia di:
28
LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
GLI STATUTI
• manutenzione delle vie sui conservato, risale al 1317, giunto
confini con Rimini; sino a noi, dopo tre secoli, per
• obbligo dei Capitani merito del Malagola che con un
Reggenti di consegnare, al lavoro certosino riuscì a salvarlo.
termine del loro mandato, Questo Statuto era composto
una balestra con 24 quadrelli di 57 rubriche che, con poco
(frecce) da consegnare al ordine, riguardano:
Massaro del Comune; • pene per delitti;
• ingiunzione ai nobili e ai • disposizioni di procedura
potenti di tenersi lontano civile;
dalla Città; • di polizia annonaria;
• fissazione dell’onorario • di sicurezza e di ordine
dovuto ai notai. pubblico;
• altre prevedono la
Il secondo Statuto, anch’esso con conservazione della
fogli mancanti e pessimamente
«Fratta»;
Lo Statuto più antico, conservato nell’Archivio Statale, è mancante di alcuni
fogli. Doveva trattarsi di un codice membranaceo che il Delfino e il Malagola
assegnano al periodo di tempo che va dal 1295 al 1302.
• altri ancora stabiliscono dal punto di vista dell’ordine e del ovvero dell’ordinamento politico
pene per chi offende i sistema, con gli Statuti del 1352 ed amministrativo.
Capitani Reggenti; / 1353 si giunge ad una forma
statutaria ragionata. Quindi le Il secondo Libro si occupa
• per chi reca danni alla materie trattate dalle rubriche • delle Cause Civili
proprietà altrui; non vagano qua e là ma risultano • e della procedura del diritto
raccolte in tre libri e segnano
• oppure fissano norme di indubbiamente un passo in privato.
igiene pubblica; avanti decisivo nell’evoluzione
statutaria di San Marino. Il terzo Libro riguarda tutto
• vietano di lavorare nei giorni • il diritto penale
festivi; Il primo Libro tratta: • e della procedura relativa,
• dei Capitani Reggenti con l’indicazione dei reati e delle
• proibiscono il gioco • e delle maggiori Cariche e pene.
d’azzardo e limitano persino
le spese nunziali. della loro giurisdizione Un volume di 87 carte, costituisce
Se i primi due Statuti non
costituiscono un lavoro organico
29
LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
I primi abitanti del Titano ovviamente non avevano Leggi, ma riconobbero da subito l’autorità paterna e patriarcale
dell’Abate. Però, successivamente al passaggio dal Monastero al Comune, questi si occupava della difesa dei suoi
possessi fondiari e dell’assistenza spirituale dei fedeli. Cosicché rimasero sul campo problemi che divennero presto
sociali e politici e che necessitavano di una organizzazione condivisa.
Statuta inclitae terrae Sancti Felicis dall’opportunità dei tempi. Il VI Solo in epoca più recente venne
Modena Statuto, intitolato, «Ordini, riforme considerata l’importanza storica
e decreti statutari» è della metà che gli Statuti hanno assunto con
il IV Statuto conservato del XVI secolo e comprende una il passare del tempo. Infatti questi
nell’Archivio di San Marino ed è serie di Decreti del Consiglio. servono a studiare l’evoluzione
del 1491. Nel 1592 fu ritirato il vecchio e il mutamento della nostra
Statuto, perché ormai illeggibile, legislazione e quindi vengono
E’ composto di sei libri. Nel con l’obiettivo di sottoporlo ad conservati fra i documenti più
sesto libro emerge la necessità una commissione di notai e di preziosi del ricchissimo Archivio
di istituire una Magistratura letterati affinché provvedessero dello Stato di San Marino.
d’Appello. ad una nuova stesura.
A San Marino si pensò di far
Probabilmente le parti non erano Il VII ed ultimo libro degli Statuti, stampare gli Statuti già nel 1560
soddisfatte del giudizio espresso cartaceo, è della seconda metà e il Consiglio ritornò diverse
dai Capitani che avevano del secolo XVI. volte sull’argomento e nel 1568
giurisdizione civile e penale. incaricò una Commissione
Poiché nel corso degli anni di riordinarli a passarli alle
Il V Statuto va dalla metà del emergevano via via nuove stampe, ma per un motivo o per
secolo XVI al 1595. Riproduce gli esigenze, le norme statutarie l’altro prima che ciò accadesse
Statuti precedenti con aggiunte venivano aggiornate con le passarono ben 32 anni.
e modificazioni richieste aggiunte necessarie. Così gli
Statutari lasciavano a bella posta Infatti la prima stampa
in fondo un buon numero di degli Statuti avvenne nel
pagine bianche ove trascrivere 1600, quando prese corpo
i nuovi Decreti e le nuove il volume «Statuta, Decreta
Leggi approvati dal Consiglio. ac ardinamenta illustris
Quando le aggiunte divenivano Reipublicae Sancti Marini».
numerose emergeva l’esigenza
di procedere ad una nuova Nel 1785 poi, il Consiglio ordinò
redazione degli Statuti. la ristampa ma anche questa
volta passarono parecchi anni
Ovviamente, una volta entrato prima che ciò si verificasse e
in vigore il nuovo Statuto, quello solo nel 1834 prese vita la nuova
vecchio veniva trascurato o edizione a cura della Tipografia
disperso, e addirittura i suoi fogli Casali di Forlì, con il titolo:
di ottima pergamena venivano «Leges Statutae Republicae
usati per ricoprire libri di tutt’altro Sancti Marini».
genere.
30
LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
Nel 1895 apparve la terza edizione su due colonne
con traduzione in italiano di Marino Fattori.
L’ultimo Statuto, detto «del 600», conclude in
pratica l’evoluzione legislativa sammarinese dei
secoli precedenti. Alcuni contenuti dei vari Libri
sono rimasti in vigore più o meno a lungo, mentre
altri sono praticamente caduti in disuso e sostituiti da
Codici, Leggi e Decreti promulgati successivamente
fino a giungere all’evoluzione odierna.
I primi abitanti del Titano ovviamente non avevano
Leggi, ma riconobbero da subito l’autorità paterna
e patriarcale dell’Abate. Però, successivamente
al passaggio dal Monastero al Comune, questi si
occupava della difesa dei suoi possessi fondiari
e dell’assistenza spirituale dei fedeli. Cosicché
rimasero sul campo problemi che divennero
presto sociali e politici e che necessitavano di una
organizzazione condivisa.
Così, per poter vivere concordi sullo stesso territorio,
gli abitanti del Titano riconobbero l’autorità dei più
anziani per trattare gli affari comuni, per regolare
la vita della Comunità, per la nomina di cariche
direttive e per esigere collette o tasse per far fronte
alle esigenze economiche ed anche per dare vita alle prime opere rudimentali di difesa del territorio.
Ecco allora sorgere l’Arengo, la congregazione di tutti i capi famiglia «unius pro domo», cioè la prima
assemblea popolare che rappresentava la piena sovranità del minuscolo Stato.
L’esistenza dell’Arengo appare solo nel X Secolo, quando la popolazione si affrancò dall’autorità religiosa
dandosi la prima forma di governo a sovranità popolare.
Con l’affermarsi dell’Arengo, lo Stato di San Marino si apprestò a creare gli Organi della Costituzione
Repubblicana, assumendo nel tempo, attraverso vari stadi, Monastero, Castello e Comune, la vera e
propria forma di Repubblica.
La prima volta che nella storia sammarinese si ritrova la denominazione di «Repubblica», è in una lettera
del Duca Federico d’Urbino, datata 12 gennaio 1448.
31
LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
PARTE 04 - L’ORDINAMENTO GIURIDICO
L’ARENGO
Il passaggio dall’autorità del Monastero a quella dell’Arengo
avvenne senza sussulti. Quando era ritenuto necessario riunire
l’Arengo, la sera prima i Consules facevano suonare la campana
facilmente udibile sul piccolo territorio. La mattina seguente la
campana suonava ancora la «chiamata», ovvero l’invito a tutti i
capi-famiglia di recarsi sul luogo dell’incontro.
Intanto per le vie e nelle piazze il «piazzaro» sollecitava tutti i
«Padri» ad affrettarsi all’Arengo.
All’ora stabilita il Notarius Comunis, per ordine dei Consoli faceva
l’appello chiamando ad alta voce i nomi degli uomini, uno per casa.
Gli assenti erano obbligati a versare al Tesoriere Comunale, una
multa di due Bolognini.
Erano previste pene anche per coloro i quali, in seno all’Arengo,
avessero provocato sedizioni o tumulti o pronunciassero parole
ingiuriose. In questo caso le pene, oltre che pecuniarie, potevano
essere anche corporali ad arbitrio dei Consoli, i quali, prima della
separazione dei poteri, esercitavano anche le funzioni giudiziarie.
L’Arengo come unica potestà legislativa continuò ad esercitare le sue
32
LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
L’ARENGO
funzioni fino al XV secolo, poi, suoi poteri a sessanta dei suoi
con l’aumento delle famiglie componenti ed il trapasso
divenne sempre più difficile la avvenne gradualmente lungo
sua convocazione, sempre più l’arco di un cospicuo lasso di
tumultuose le sue riunioni e tempo in cui i due organismi
sempre più complicate le sue convissero.
deliberazioni.
Convissero, ma in modo
Così si passa dalla partecipa- distinto, tanto è vero che anche
zione diretta del popolo il numero dei suoni di campana
all’esercizio della sovranità, ad era diverso per la convocazione
una partecipazione delegata. dell’Arengo e del Consiglio.
L’Arengo veniva convocato
Anche in questo caso il cambio col suono della campana «ad
di sistema avvenne senza longum», mentre il Consiglio
sussulti e l’Arengo demandò i veniva convocato con il suono
Così si passa dalla partecipazione diretta del popolo all’esercizio della
sovranità, ad una partecipazione delegata. Anche in questo caso il cambio
di sistema avvenne senza sussulti e l’Arengo demandò i suoi poteri a ses-
santa dei suoi componenti.
«ad martellum». periodo di legislatura.
Di diversa entità erano anche le multe per gli Ancora nel 1459 è riscontrata la coesistenza dei
assenti. due organismi legislativi, i quali si congregavano
nella Casa Grande del Comune.
Addirittura verso la fine del XV secolo le Leggi
e i Decreti redatti dagli Statutari e approvati dal Gli Statuti del 600 parlano ancora dell’Arengo,
Consiglio subivano poi la conferma dell’Arengo, delle modalità di convocazione e delle sue facoltà,
considerato quindi una specie di camera alta. ma nel medesimo viene assodato anche che
ormai il Consiglio aveva assunto ogni autorità e
Poiché non esistono notizie di avvenute elezioni preminenza.
prima del 1560, è presumibile che l’Arengo,
come avvenne la prima volta, si riservò il diritto Evidentemente con il passar degli anni era diminuito
di nominare i Consiglieri quando era necessario l’interessamento del popolo alla cosa pubblica e
riempire i vuoti in caso di dimissione, morte o d’altro canto il Consiglio, ormai nelle mani di poche
altre cause, senza che fosse stabilito un regolare famiglie della Città, si arrogò via via ogni autorità
33
LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
relegando l’Arengo ad una
semplice facoltà di petizione
semestrale. Così, verso la fine
del secolo XVIII, si giunge al
predominio aristocratico che
degenererà poi in oligarchia.
L’Arengo non eleggeva più
i propri rappresentanti via
via che questi venivano a
mancare, infatti venivano
semplicemente sostituiti con
nomine per cooptazione e il
Consiglio assunse il titolo di
Sovrano. Inoltre, nonostante
le pene pecuniarie previste,
che del resto non venivano Istanze d’Arengo attuali, le richieste dei cittadini
applicate, erano non pochi
coloro i quali disertavano le
sedute del Consiglio, il quale
gradualmente cadde nelle mani di consorterie delle quali erano a capo la famiglia Belluzzi e la famiglia
Brancuti.
La situazione precipitò fino al punto che i Capitani Reggenti dell’epoca convocavano i Consiglieri
nelle loro case private per trattare cose di interesse pubblico. La Reggenza inoltre non sottostava più
al Sindacato.
Naturalmente questo stato di cose produsse nella parte più sensibile della cittadinanza notevole
disagio. Giunse così una supplica a Guidobaldo II della Rovere Duca d’Urbino il quale, presa a cuore
la questione, decise di stroncare l’arbitrio e la facinorosità esistenti sul Titano. Inviò così a San Marino
come Commissario, Marcantonio Tortora, con una proposta di riforma della Costituzione Sammarinese.
La proposta formulata prevedeva il rinnovo dell’intero Consiglio.
Fu allora convocato, sotto la vigilanza del Commissario, l’Arengo. Dall’urna venivano estratti i
nominativi dei Consiglieri uscenti e, uno alla volta venivano messi in votazione considerando rieletti
coloro i quali avessero ottenuto i due terzi del numero dei votanti.
Dalla relazione del Tortora, inviata al Duca di Urbino il 22 agosto 1560, emergeva l’esito della votazione,
i nomi dei Consiglieri confermati e di quelli esclusi, i nomi dei nuovi eletti in surrogazione degli esclusi,
e ancor più che i Brancuti non erano graditi alla maggioranza del popolo, il quale o era schierato per i
Belluzzi o si manteneva neutrale.
Infatti, dei 20 contadini entrati nel Consiglio, uno solo era per i Brancuti, tre con i Belluzzi, mentre gli
altri eletti venivano definiti dal Tortora «homini da bene». Il rinnovo del Consiglio si raggiunse poi con
34
LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
elezioni suppletive per il raggiungimento del numero dei Consiglieri mancanti.
Questo avvenne per l’immediato rinnovo del Consiglio. Per l’avvenire, il Duca propose che ogni anno,
un mese prima della scadenza del termine, i Capitani dovevano convocare l’Arengo in seno al quale
dovevano essere scelti i componenti del nuovo Consiglio.
Infine, il Duca di Urbino ordinava che quei Sammarinesi che erano ricorsi a lui per ottenere il suo
intervento, e che per tale motivo erano stati condannati, fossero assolti da ogni pena, e che lo Stato
fosse mantenuto in concordia in attesa che egli avesse trovato da mandare «un buon Podestà… a
beneficio del detto luogo et a conservazione della sua libertà».
Stando però agli Statuti del 600, ci si rende conto che non dovette passar molto tempo che le cose
andarono come prima.
Come detto, anche se negli Statuti del 1295-1232 nessuna rubrica parla del modo in cui veniva eletto,
il Consiglio fu una emanazione dell’Arengo.
Come già detto doveva essere costituito di 60 padri-famiglia nominati a vita e scelti in proporzione fra
gli abitanti della Terra e del Contado, ed essendo emanazione dell’Assemblea Popolare, ne mantenne
tutte le prerogative e tutti i poteri.
Il Consiglio però, pur essendo detto dei LX ed avendo mantenuto tale denominazione statutaria
deliberando che «sempre così si chiamasse», nei secoli variò più volte di numero.
Alla metà del XVI secolo il numero dei Consiglieri, che era salito ad 86, fu di nuovo riportato a 60, ma
risalì dopo poco tempo a 72 per l’aggiunta di 12 membri rimasti fuori pur se ritenuti meritevoli e degni.
Contestualmente venne anche stabilito che per il futuro non si provvedesse a nuove surrogazioni fino
a riportare il numero dei Consiglieri a 60.
Successivamente, prendendo probabilmente a pretesto la scarsità di uomini degni e capaci, alcune
famiglie che puntavano evidentemente al monopolio politico, nell’ottobre del 1657 i Capitani Reggenti
Giacomo Belluzzi e Camillo Bonelli, essendo morti 15 Consiglieri mentre altri 5 erano continuamente
assenti, tenendo conto che non poche famiglie erano andate estinguendosi per mancanza di
successori, proposero di restringere il numero dei Consiglieri.
Il Consiglio, con soli due voti contrari, stabilì la riduzione a 45 Membri: 30 cittadini e 15 contadini,
aggiungendo che quello fosse per l’avvenire il numero fisso.
Ma in seguito, per la difficoltà di riunire la maggioranza del Consiglio, venne deciso di dichiarare legali
le sedute anche con soli 20 Consiglieri presenti, mentre nel 1739, anno dell’occupazione Alberoniana,
i Consiglieri in vita erano solo 27.
A questo punto San Marino si trova di fronte all’oligarchia più evidente, tanto è vero che il Cardinale
Alberoni per giustificare l’indebita invasione, sicuramente esagerando molto, portò a giustificazione
l’intervento perché a San Marino comandavano «cinque o sei capi coi rispettivi seguaci e consorti,
incettavano i viveri, impinguavano, malversavano e prevaricavano… i Sammarinesi oppressi.»
35
LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
PARTE 04 - L’ORDINAMENTO GIURIDICO
IL CONSIGLIO
La terza rubrica degli Statuti del ‘600 stabilisce le facoltà del
Consiglio che, praticamente, era dotato di poteri assoluti.
Le sostituzioni, in barba alle indicazioni del Duca di Urbino,
Guidobaldo II, continuavano ad avvenire per cooptazione
Non esisteva la separazione dei poteri ma il potere giudiziario, che
precedentemente veniva esercitato dai Capitani, ora era prerogativa
del Consiglio, il quale deteneva la piena potestà sulla vita e sui beni
dei cittadini.
Inoltre il Consiglio aveva la facoltà di eleggere i Giudici delle
Appellazioni e tutti gli altri Ufficiali. Il Consiglio, infine, oltre la facoltà
di imporre tasse e di approvare spese, poteva deliberare ogni cosa
che sembrasse vantaggiosa per la conservazione della Perpetua
Libertà.
Intanto il numero dei componenti il Consiglio era stato fissato in 60,
così suddivisi:
• 40 dovevano essere della Terra e
• 20 del Contado.
36
LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
IL CONSIGLIO
ognuno due candidati;
3. i Consiglieri ne potevano
indicare uno a testa.
Tutti i candidati proposti veniva-
no sottoposti a votazione e
venivano eletti coloro i quali
avevano ottenuto un maggior
numero di suffragi.
In caso di parità si ripetevano le
votazioni.
Particolare di una porta di accesso alla sala del Consiglio Grande e Generale Con l’intento di evitare brogli
assistevano alle operazioni di
I componenti del Consiglio Gli Statuti stabilivano anche voto i Capitani, il Segretario
erano nominati a vita. il diritto ad una forma di del Comune, il Fiscale ed il
Qualora, per varie motivazioni, immunità parlamentare. Infatti Camerlengo. Erano esclusi
si riscontrassero assenze e i Consiglieri non potevano dal voto i consanguinei dei
defezioni, gli Statuti stabilivano essere arrestati o carcerati per candidati fino al 3° grado,
che la validità delle sedute del debiti che non eccedessero la così come prevedeva il diritto
Consiglio potesse essere tale somma di 25 Lire. canonico.
anche con soli 40 consiglieri Inoltre i Consiglieri potevano
presenti. portare armi tranne gli archibugi Il giuramento dei Capitani e
piccoli più facili da nascondere dei Consiglieri avveniva sul
All’atto della nomina i Consi- sotto il vestiario. Vangelo e prima della nomina.
glieri dovevano aver compiuto La convocazione, ad arbitrio dei
il 25° anno di età; il figlio non Quando qualche Consigliere Capitani, avveniva per mezzo
poteva essere Consigliere veniva a mancare, questi della campana della Rocca,
qualora fosse vivente il padre; si surrogava seguendo il poi dopo alcune ore per mezzo
non potevano sedere in seguente iter: della campana della Comunità,
Consiglio più individui di una 1. veniva adunato il Consiglio; ovvero la campana posta alla
stessa casa. 2. i Capitani proponevano Plebe di San Marino.
I Consiglieri venivano così
invitati a raggiungere la Domus
Magna Comunis.
Una volta riunito il Consiglio,
37
LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
dopo le preghiere che vedevano i Capitani e i
Consiglieri in ginocchio, rivolte «a Dio e a San
Marino», si estraevano a sorte due arringatori i
quali avevano il compito di esprimere il loro parere
circa la proposta avanzata dai Capitani, dopo
di che ciascun Consigliere poteva intervenire
esprimendo la propria opinione, e nel caso non
ci fosse concordanza si addiveniva alla votazione
segreta delle proposte.
Molto severa era la disposizione contro chiunque si
permettesse di perorare per sé o per altri una causa
presso i Consiglieri allo scopo di ottenere impieghi
o giustizia o favori, sotto pena, per chi domandava,
di 25 scudi e per chi prometteva, oltre la multa,
anche l’esclusione in perpetuo dal Consiglio.
Non è però dato di sapere con certezza se queste
norme abbiano avuto mai effetto o se siano mai state applicate.
Il Consiglio si riteneva legalmente convocato con la presenza di almeno 40 Consiglieri e le deliberazioni
venivano assunte a maggioranza di voti, solo se si trattava di tasse, di grazie o di spese di qualsiasi
entità, si richiedevano i 2/3.
La distinzione tra i Consiglieri consisteva solo in cittadini, terrieri e contadini. Mai nessun cenno ai
nobili. Infatti la nobiltà era riconosciuta di fatto senza che nessuna legge l’abbia mai codificata. Solo
verso la metà del ‘600 troviamo un cenno alla nobiltà ma, a poco a poco, il Consiglio venne distinto in
tre ordini:
• nobili;
• cittadini e
• contadini.
Fu una evoluzione influenzata dai luoghi vicini e dalla consuetudine invalsa nel secolo delle Accademie
e dei titoli nobiliari.
Durante il periodo della Repubblica Cisalpina, col diffondersi e il prevalere delle idee democratiche,
anche a San Marino, in seguito a suppliche e preghiere, i Consiglieri così detti «Nobili» rinunciarono
al titolo «per mantenersi al livello con gli altri signori consiglieri», e furono omessi anche i titoli di
Eccellenza per i Reggenti.
Non passò molto tempo però e, con l’avvento dell’Impero di Francia e del Regno d’Italia, ne venne
ripristinato l’uso. Con un Decreto del 1807 i Consiglieri furono di nuovo distinti in 20 Nobili, 20 Cittadini
e 20 Contadini e dei due Capitani uno doveva essere Nobile e l’altro della Terra o del Contado.
38
LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
Il Consiglio assunse la denominazione di Principe
e Sovrano; il popolo non ebbe più la possibilità di
eleggere i Consiglieri mancanti.
Ai Padri Famiglia veniva consentito appena il
diritto di varcare la soglia dell’Aula una volta ogni
sei mesi in occasione dell’assunzione delle nuove
Reggenze: la prima domenica immediatamente
successiva all’ingresso dei nuovi Reggenti infatti,
al suono della campana di mezzogiorno, il popolo
era ammesso nella sala del Consiglio a presentare
le così dette istanze d’Arengo. L’Arengo semestrale
era semplicemente una illusione lasciata al popolo
quando il Consiglio era totalmente chiuso in sé e i
cittadini non avevano più alcuna ingerenza nella
cosa pubblica.
Durante questo Arengo, lontano ricordo della
primiera forma di Sovranità popolare, venivano raccolte le istanze verbalmente o per iscritto. Non
venivano discusse immediatamente ma, per Decreto del 15 aprile 1890, esse godevano il privilegio di
essere poste all’ordine del giorno delle sedute consigliari ogni semestre.
Questo Arengo esiste ancora oggi.
All’inizio del XX secolo l’architettura costituzionale di San Marino, basata su consiglierato a vita
e divisione dei ceti, non era più rispondente alle caratteristiche e tendenze prevalentemente
democratiche diffuse un po’ ovunque.
Anche a San Marino era sentita la necessità di profondi cambiamenti.
Dopo un periodo di preparazione piuttosto lungo rispetto all’opinione pubblica che ormai si era
adagiata sulla secolare consuetudine, sentito il parere del Consiglio e i suggerimenti di eminenti
statisti e studiosi amici della Repubblica di San Marino, finalmente si giunse alla riforma da più parti
auspicata.
Nell’Arengo semestrale del 6 aprile 1902 tre consiglieri presentarono una istanza affinché fosse indetto
un Referendum al fine di conoscere direttamente la volontà dei cittadini. Ma nonostante le norme in
vigore, come già visto, lo prevedessero, l’istanza d’Arengo presentata non giunse mai all’esame del
Consiglio.
Nel corso del semestre successivo, però, nella seduta consigliare dell’8 novembre, l’istanza fu
sottoposta al giudizio del Consiglio ma venne respinta, riconoscendosi che il referendum la Repubblica
di San Marino lo aveva già di fatto in uno dei suoi organi statutari, cioè nell’Arengo dei Capi-Famiglia.
La questione rimase in sospeso per tre anni prima che si arrivasse ad una conclusione. Infatti, nella
39
LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
seduta consiliare del 16 novembre 1905, la Reggenza portò in esame del Consiglio la proposta della
convocazione dell’Arengo e 31 dei 32 consiglieri presenti votarono favorevolmente al decreto che
ordinava la convocazione dell’Arengo, secondo le norme statutarie. Il giorno successivo la Reggenza
annunciava, con un pubblico proclama, la deliberata convocazione fissata, con apposito successivo
decreto, per il giorno di domenica 25 marzo 1906.
Al mattino, alle ore 9:00, i Capitani Reggenti, scortati da seguito, Guardia Nobile e Milizia Uniformata,
si recano alla Pieve per presiedere l’Assemblea dei Capi-famiglia. Una volta formato il seggio, alle
9:30, viene dato accesso alla Chiesa. Effettuato il controllo delle schede da parte della commissione
preposta, alle ore 11:00, chiuse le porte della Chiesa, aveva inizio l’Arengo.
Due erano i quesiti sottoposti al giudizio dei Capi-famiglia. Rispondendo «sì» al primo quesito significava
che, una volta eletto il nuovo Consiglio, questo non sarebbe più stato rinnovato né totalmente né
parzialmente ma dopo la prima elezione i Consiglieri si sarebbero surrogati per cooptazione senza più
l’intervento dell’Arengo. Rispondendo «no» significava che l’Arengo voleva portare mutamenti alla
costituzione, cioè rendere rinnovabile il Consiglio completamente o in parte ogni determinato numero
di anni e per opera dell’Arengo.
Per quanto concerne il secondo quesito rispondendo «sì» significava che si voleva concedere al
contado un numero libero di Consiglieri; rispondendo «no» voleva dire che il numero dei Consiglieri
doveva restare di 40 per la Terra e di 20 per il Contado.
Mentre per il secondo quesito non ci furono incertezze d’interpretazione, per il primo si aprì un serrato
confronto di interpretazione del quesito fra i conservatori e i democratici. Dopo una lunga discussione
si addivenne ad un accordo tramite l’inserimento di una declaratoria. Finalmente alle 12:30, presenti
805 Capi-famiglia, l’Arengo veniva ufficialmente aperto.
Si procedette all’appello per ordine alfabetico e per parrocchia.
Su 805 schede, 802 furono ritenute valide e 3 nulle.
L’esito del primo quesito fu di 75 si e 727 no; per il secondo quesito i sì risultarono 761 e i no 41.
A stragrande maggioranza dunque la riforma fu approvata, segnando una pietra miliare nella storia
della Repubblica di San Marino.
40
LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
41
LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
PARTE 04 - L’ORDINAMENTO GIURIDICO
LA PRIMA LEGGE
ELETTORALE
A seguito di quanto deciso dall’Arengo dei Capi-Famiglia, il
5 maggio 1906 fu redatto e adottato un Regolamento che, in
pratica, equivaleva alla prima legge elettorale.
Infatti, secondo quanto stabilito nel Regolamento, erano elettori tutti
i Capifamiglia o loro delegati (la delega fu poi esclusa nel 1909).
Veniva poi sancito che il cittadino naturalizzato non divenisse mai
cittadino originario.
Dalle funzioni elettorali erano escluse le donne, gli ecclesiastici (con
emendamento dell’ottobre 1906 venne concesso il voto ai sacerdoti),
gli inabilitati per infermità di mente e coloro i quali avessero riportato
condanne di interdizione definitiva o temporanea della piena
capacità giuridica e quelli colpiti da pene e misfatti.
Il territorio della Repubblica di San Marino venne suddiviso in
circoscrizioni, tante quante erano le parrocchie, e a ciascuna
circoscrizione fu attribuito un numero di consiglieri proporzionale al
numero degli abitanti.
I consiglieri vennero così ripartiti:
• Pieve 22;
• Serravalle 12;
42
LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
LA PRIMA LEGGE ELETTORALE
• Faetano 6; occorrevano i seguenti requisiti:
• Montegiardino 4; • Cittadinanza sammarinese
• Fiorentino 2;
• Chiesanuova 4; originaria o naturalizzata;
• Acquaviva 4; • aver compiuto i 25 anni di
• Domagnano 4;
• San Giovanni 2. età;
poi, nel 1909, Pieve e Borgo • non rivestire qualità
furono distaccate con 12
consiglieri Pieve e 10 Borgo. ecclesiastiche;
• non aver subito condanne
Antiche urne per la votazione in A parità di voti ottenuti per
Consiglio Grande e Generale l’accesso in Consiglio aveva la per misfatti.
preferenza il maggiore di età e
nel caso che un candidato fosse Le Elezioni si svolsero il 10
eletto in più parrocchie, gli eletti giugno 1906.
avevano facoltà di optare per
una delle circoscrizioni. Qualora nello spazio di tre
Per essere eletti in Consiglio anni venivano a mancare
dei consiglieri, purché i posti
vacanti fossero meno di dodici,
non si procedeva subito alla
loro sostituzione, soprattutto
se questo succedeva negli in carica con gli stessi poteri e proprio diritto di voto solo nella
ultimi sei mesi del triennio; prerogative fino allo scadere del circoscrizione di sua residenza.
semplicemente si aspettava la semestre reggenziale.
normale scadenza. La nuova Legge prevedeva
Il 15 ottobre 1920 fu promulgata anche che, nel caso venissero
Solo se per varie ragioni fosse la nuova Legge Elettorale a mancare 5 Consiglieri, i posti
venuta a mancare la metà+uno che poneva fine al sistema venissero sostituiti dai candidati
dei membri del Consiglio, di rinnovamento di 1/3 del che nella lista seguivano
il medesimo doveva essere Consiglio ogni tre anni. Con la immediatamente dopo per
rinnovato per intero. nuova Legge veniva stabilito numero di voti; qualora venissero
il rinnovo totale del Consiglio a mancare 6 Consiglieri e fino a
Il consigliere per essere eletto ogni quattro anni. 30, venissero indette Elezioni
doveva essere domiciliato in Parziali, purché non mancassero
Repubblica. Se uno o entrambi Il Collegio Circoscrizionale meno di sei mesi allo scadere
i Capitani Reggenti, nella venne sostituito con il Collegio della Legislatura.
rinnovazione triennale, o in una Unico a scrutinio di Lista
rinnovazione totale, non fossero con il sistema proporzionale; Erano inoltre previsti
eletti nel Consiglio, restavano l’elettore poteva esercitare il
adempimenti tecnico ammini-
43
LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
strativi riguardanti le candidature, la raccolta firme di sostegno,
il deposito delle liste e del simbolo, che a tutt’oggi sono ancora
vigenti. Per quel che riguarda il numero dei candidati per ogni lista,
mentre attualmente devono essere non meno di 12 e al massimo
60, la Legge del 1920 prevedeva qualsiasi numero di candidati non
superiore a 60.
Per essere eleggibili in Consiglio era necessario saper leggere
e scrivere, aver compiuto i 25 anni, non essere ecclesiastico ed
essere domiciliati in Repubblica. Secondo l’art. 20 era limitato a
10 il numero degli impiegati statali eleggibili in Consiglio ma nella
seduta del 25 gennaio 1921 l’Organo Legislativo dichiarava di
soprassedere all’applicazione di tale articolo.
La felice intuizione dei legislatori venne così fatta cadere, creando
di fatto, nel tempo, la più forte corporazione esistente a San Marino.
Il territorio venne suddiviso in otto circoscrizioni:
• Città, San Marino, olio su tela, 1650 circa,
• Borgo, opera di Bartolomeo Gennari
• Serravalle,
• Acquaviva,
• Chiesanuova,
• Domagnano,
• Faetano,
• Montegiardino,
mentre la parrocchia di San Giovanni venne elettoralmente aggregata a quella di Borgo.
All’elettore, oltre alla scheda elettorale, veniva consegnata una busta siglata, nella quale doveva essere
infilata la scheda prima della consegna in busta chiusa al Presidente che l’avrebbe poi inserita nell’urna.
Una scheda valida introdotta nell’urna rappresentava un voto di lista, cioè un voto che andava
indistintamente a tutti i candidati della lista stessa; tuttavia l’elettore poteva manifestare la propria
preferenza, purché le preferenze non fossero superiori a 10. Se la lista prescelta dall’elettore era
incompleta (di minoranza), l’elettore poteva aggiungere il nome di candidati anche di liste diverse da
quella prescelta (voti aggiunti) che non potevano comunque superare il numero dei Consiglieri da
eleggere.
Esaurite le operazioni di conteggio dei voti di lista e dei voti di preferenza, che sono praticamente rimaste
nella sostanza ancora oggi inalterate anche se ovviamente aggiornate alle nuove tecnologie, il Segretario
di Stato per gli Affari Interni notificava le nomine a ciascun eletto entro tre giorni.
Verificata la validità delle nomine da parte della Giunta Permanente, i Consiglieri eletti dovevano prestare
giuramento entro due mesi dal giorno della nomina pena il decadimento se non vi erano giustificati
motivi.
44
LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
45
LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
PARTE 04 - L’ORDINAMENTO GIURIDICO
LA NUOVA LEGGE
ELETTORALE
Il Partito Popolare Sammarinese nell’aprile 1920 presentò una
istanza affinché il Consiglio si sciogliesse e fossero indette nuove
elezioni.
Il Gruppo Socialista Operaio riconosce che il Consiglio, così come
composto, non rappresenta più il pensiero dei cittadini e appoggia la
proposta, aggiungendo che i poteri della Reggenza fossero protratti fino
all’entrata in carica del nuovo Governo scaturito dalle elezioni.
I Socialisti, inoltre, proposero che fossero apportate modifiche alla Legge
Elettorale con l’introduzione del Collegio Unico, della rappresentanza
proporzionale e del suffragio universale.
Le proposte furono in parte accettate e in parte contrastate.
Comunque sta di fatto che il 15 ottobre fu varata dal Consiglio la nuova
Legge Elettorale. Nel novembre successivo la celebrazione delle Elezioni
fece registrare il seguente esito:
• P.P.S. 29 seggi;
• Socialisti 18 seggi;
• Democratici 13 seggi.
A seguito, però, della mancata accettazione dei Socialisti furono indette
46
LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
nuove elezioni il 10 aprile 1921 e i Popolari si aggiudicarono 10 dei 18 seggi mancanti ottenendo, così, la
maggioranza. Il 10 agosto 1922 venne ufficialmente fondato il Partito Fascista Sammarinese.
Il Consiglio venne a perdere la metà più uno dei suoi membri e, quindi, per decreto venne dichiarato sciolto
e per il 4 marzo 1923 vennero indette nuove Elezioni che si celebrarono a lista unica concordata della quale
facevano parte 30 Fascisti, 20 Popolari e 10 Democratici.
Ma prima ancora dello scadere della quadriennale legislatura il Partito Fascista Sammarinese, essendo riuscito
a varare una ulteriore nuova Legge Elettorale, indisse nuove elezioni per il 12 dicembre 1926, sempre con lista
concordata ma della quale facevano parte 45 Fascisti; 3 Fiancheggiatori; 12 Democratici. Il P.P.S., nel frattempo,
era scomparso dalla scena politica.
L’esito delle Elezioni fu il seguente: Legislatura fu portata da quattro a sei anni; aboliva
• Elettori residenti in Repubblica 2872 il sistema proporzionale sostituendolo con il sistema
• Elettori residenti all’estero 1433 maggioritario.
• Votanti 2445 Tutto questo durò fino alla storica data del 28 luglio
• Voti ottenuti dalla lista denominata «P.F.S.» 2444 1943, quando caduto il fascismo, la Repubblica
• Schede nulle 1. riprese la via indicata il 25 marzo 1906 e dal 15 ottobre
Man mano che passava il tempo le tendenze si 1920. Infatti, dopo il 25 luglio italiano, in seguito
livellavano e la vita per i partiti era sempre più difficile, alla dimostrazione della cittadinanza, la Reggenza
così scomparivano, assorbiti o repressi. Michelotti-Manzoni dichiarava sciolto il Consiglio ed
Nelle successive elezioni fu eletta una Lista totalitaria istituiva un «Governo provvisorio» composta da 20
con immancabili plebisciti. liberi cittadini a cui se ne aggiunsero altri 10.
D’altronde la Legge Elettorale dell’11 ottobre 1926 Venne immediatamente abolita la Legge Elettorale
segnò, sotto l’aspetto democratico, un evidente balzo del 1926 e richiamata in vigore quella del 1920.
indietro. Infatti restrinse il corpo elettorale ai soli capi- I comizi elettorali furono convocati per il 5 settembre
famiglia; lasciava minore facoltà di scelta all’elettore, in 1943.
quanto le elezioni avvenivano solo per 58 Consiglieri Le Elezioni avvennero con lista unica concordata.
perché i Reggenti ne facevano parte di diritto; dava Il 16 settembre 1943 il nuovo Consiglio tenne la sua
agli elettori più di rado la possibilità di nominarsi seduta inaugurale.
i propri rappresentanti, in quanto la durata della
47
LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
Subendo l’influenza degli accadimenti in Italia,
ed in particolare a Rimini, anche a San Marino, il 4
gennaio 1944, si ricostituisce ufficialmente il Fascio
Repubblicano.
Il Consiglio Grande e Generale eletto il 5 settembre
1943, preso atto «della grave situazione in cui versa il
Paese e dei pericoli che lo sovrastavano», deliberava,
il 23 ottobre, di delegare temporaneamente i propri
poteri ad un Consiglio di Stato composto di 20
membri.
Il Consiglio di Stato era così composto:
• I due Capitani Reggenti che lo presiedevano;
• l’Inviato Straordinario presso le Forze
Belligeranti;
• i due Segretari di Stato;
• 10 Membri eletti dal Consiglio stesso nel suo
seno;
• più 5 Membri nominati dalla Reggenza fra i cittadini appartenenti al risorto Partito Fascista
Repubblicano Sammarinese.
Lo stato delle cose rimase tale fino al settembre 1944, quando il Consiglio Grande e Generale decise la
revoca del Consiglio di Stato riprendendosi l’esercizio delle proprie attribuzioni.
Comunque il Consiglio scaturito dalle Elezioni del 5 settembre 1943 non ebbe vita lunga. Infatti, il Partito
Comunista Sammarinese, uscito dalla clandestinità, insieme al vecchio Partito Socialista, diede vita al
«Comitato di Liberazione», divenuto poi «Comitato della Libertà», il quale sosteneva che il Consiglio
Grande e Generale non rispondeva più alle mutate esigenze del Paese e alla volontà dei sammarinesi.
A seguito dell’azione svolta il 10 febbraio 1945 più della metà dei componenti il Consiglio si dimise e
furono convocati i Comizi Elettorali per il giorno di domenica 11 marzo.
Parteciparono alla consultazione elettorale due liste:
• Il «Comitato della Libertà» (composto da Comunisti, Socialisti ed un esponente Cristiano Sociale) e
• L’«Unione Democratica Sammarinese» (composta da Cattolici ed Indipendenti di varia tendenza.
L’esito delle Elezioni fu di 40 seggi al «Comitato della Libertà» e 20 seggi all’«Unione Democratica
Sammarinese». Ottenuto il potere i Social-Comunisti portarono alcune modifiche secondarie alla Legge
Elettorale e al regolamento del Consiglio, non andarono a modificare la disposizione che limitava a non
più di 5 Consiglieri mancanti, per la surrogazione automatica.
Giunti alla normale scadenza della legislatura furono indette nuove Elezioni che si svolsero il 27 febbraio
1949. Anche questa volta le liste furono due, così composte:
• «Comitato della Libertà» (immutato nella sua composizione) e
• «Alleanza Popolare Sammarinese» (composta dal costituitosi Partito Democratico Cristiano
Sammarinese; da elementi della dissolta Unione Democratica Sammarinese e dall’Associazione
48
LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
Patriottica Indipendente del Lavoro – A.P.I.L.,
costituitasi il 12 dicembre 1948).
Il risultato finale vide prevalere ancora il «Comitato
della Libertà» ma con 35 seggi ottenuti, mentre 25
andarono ad «Alleanza Popolare Sammarinese».
Nel corso di questa Legislatura vengono apportate
sostanziali modifiche alla Legge Elettorale del 1920
(venne abrogato l’articolo che ammetteva elezioni
parziali quando venissero a mancare sei consiglieri)
e al regolamento delle sedute del Consiglio del
1907.
Ma anche questa legislatura, che avrebbe dovuto
concludersi nel febbraio del 1953, dovette fermarsi
a metà percorso. Infatti, peggiorando gradualmente
ma inesorabilmente la situazione, il Governo, tramite
la Reggenza, diede mandato ad alcuni suoi rappresentanti di promuovere una intesa fra tutti i gruppi
consiliari mostrandosi disposto a dare all’opposizione una adeguata rappresentanza nel Governo della
Repubblica.
La minoranza fu invitata a laboriose trattative per la formazione del Governo. Era il 1951. Il proposito era
quello di raggiungere un accordo nell’interesse supremo per la salvaguardia della concordia cittadina
e del Paese.
Alla fine i consiglieri di maggioranza e di opposizione e delle varie correnti politiche riuscirono nell’intento.
L’accordo fu sottoscritto il 23 giugno 1951 e principalmente prevedeva:
• scioglimento del Consiglio Grande e Generale e convocazione dei Comizi Elettorali entro la prima
decade di settembre;
• fino alle nuove Elezioni, la competenza del Consiglio sarebbe assunta da un Consiglio di Reggenza
paritetico di 16 Membri presieduto dai Capitani Reggenti;
• presentazione di una Lista Unica Paritetica e adozione del sistema maggioritario con la clausola del
raggiungimento del 60% dei voti;
• nomina paritetica della Reggenza;
• assegnazione della Segreteria degli Esteri alla maggioranza, e della Segreteria degli Interni e Finanze
alla minoranza;
• formazione paritetica di due Commissioni, una per gli Affari Esteri ed una per gli Affari degli Interni e
Finanze di cinque membri ciascuna;
• ripristino dei 2/3 nelle votazioni su oggetti di fondamentale importanza;
• formazione paritetica di tutti gli Organi consultivi ed esecutivi e delle Giunte Ausiliarie;
• soppressione del «Comitato della Libertà» e dell’«Alleanza Democratica».
Una volta divenuto operativo l’accordo il primo problema da affrontare era la precaria situazione econo-
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LA STORIA DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO
nomica che imponeva di ottenere dal Governo
Italiano il pagamento degli arretrati del canone
e la rivalutazione del medesimo, in quanto non
corrispondeva più agli indici del costo reale della
vita.
Il 14 agosto, su apposito mandato da parte
del Consiglio di Reggenza, la Commissione
Sammarinese Affari Esteri si reca a Roma con
lo scopo di discutere le annose pendenze con
il Governo Italiano con la speranza che tutte le
questioni potessero essere affrontate con spirito di
amicizia.
Arrivano intanto le Elezioni Politiche Generali
che furono indette per il 16 settembre ma le liste
presentate, contrariamente a quanto stabilito,
furono 4:
• Democrazia Cristiana,
• Partito Comunista,
• Partito Socialista e
• A.P.I.L.
e venne adottato il sistema proporzionale.
L’esito fu il seguente:
• Democrazia Cristiana 26 seggi;
• Partito Comunista 18 seggi;
• Partito Socialista 13 seggi;
• A.P.I.L. 3 seggi.
Comunisti e Socialisti ottennero, quindi, una maggioranza di 31 seggi, mentre D.C. e A.P.I.L. insieme
potevano contare su di una minoranza di 29 seggi.
La crisi economica, intanto, mordeva e dopo un periodo di relativa calma, in cui il Governo Italiano versò
un cospicuo acconto sugli arretrati del canone, Italia e San Marino ben presto vennero a trovarsi in un
nuovo periodo di stanca che si ripercosse inevitabilmente anche sull’attività governativa sammarinese
di quegli anni.
Prendeva intanto vita il Partito Socialista Democratico, costituitosi ufficialmente nel 1954.
Le nuove Elezioni Politiche Generali, che avrebbero dovuto svolgersi a metà settembre 1955, furono
anticipate al 14 agosto.
Anche questa volta le liste furono 4:
• Democrazia Cristiana,
• Partito Comunista,
• Partito Socialista e
• Partito Socialista Democratico
che, come già detto, si costituì ufficialmente nel 1954.
L’A.P.I.L., presente alle Elezioni precedenti, non presentò la propria lista.
L’esito della Consultazione Elettorale diede modo di costruire una maggioranza a P.C., che
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