The words you are searching are inside this book. To get more targeted content, please make full-text search by clicking here.
Discover the best professional documents and content resources in AnyFlip Document Base.
Search
Published by associazione chiekete, 2021-03-22 07:17:27

celesia-SavignoneeValdiScrivia

celesia-SavignoneeValdiScrivia

BLIOTECA3245
MUTTOS
POGRAFIA SAVIGNONE
E E
N
ZE VAL DI SCRIVIA

PASSEGGIATE APENNINE
PER

EMANUELE CELESIA

NA IESORDO
DEU

GENOVA 1874
TIPOGRAFIA DEL R. ISTITUTO SORDO - MUTI

Prezzo L. 2 .

PASSEGGIATE APENNINE

KOGRAFIASAVIGNONEMUT
LOTeIinS E

VAL DI SCRIVIA

PASSEGGIATE APENNINE
PER

EMANUELE CELESIA

IESSOROC
DET

GENOVA
TIPOGRAFIA DEL R , ISTITUTO SORDO - MUTI

1874

AI
CARAMENTE DILETTI

NIPOTI MIEI
VINCENZO ED EMANUELE CELESIA

AFFINCHÈ CRESCANO
A DECORO E ORNAMENTO

DELLA PATRIA ITALIANA

1
AI CORTESI LETTORI

I. non so veramente da quale smania febbrile
sien gl ' Italiani tirati a disertare nell'estiva
stagione questo lor paradiso , per chiedere alle
valli ed alle montagne della Svizzera e della
Savoia blandimenti e conforti : quasi fra noi
non si avessero e valli e montagne , che per
arridenti prospetti , per sublime orror di na
tura , per ruine d'antiche castella , per do
vizia di popolari leggende , per aure balsamiche
e pure , di tanto soprastano alle più celebrate
della Elvezia e della Germania .

8

E invero nulla pareggia le bellezze molte
plici onde s’ammantano i nostri Apennini , sede
primigenia dell'antica civiltà italica , e in cui
tanti documenti conservansi d' etnografia , di
geologia e di storia naturale , non anco raccolti
o mal noti . Una Società Apennina che , come
altri fece dell'Alpi , si togliesse il carico di
perlustrarne la vasta catena , studiare e porre
in luce i tesori di svariata ragione che in essa
riscontransi, farebbe opera altamente lodevole
e proficua sotto diversi rispetti all ' Italia .

Sul cader dell' agosto del 1869 , recando ai
soci del Club Alpino raccolti in Varallo , il sa
luto delle mie native marine , io proposi un
tal sodalizio , e il mio disegno venne accolto
con plausi dai congregati . Io diceva altresi in
quella occasione :

« Tutte le religioni , al pari della civiltà
primitiva , scesero dalle alte montagne , seguirono
il corso de ' fiumi, e si distesero con le razze
giapetiche ad allagare le vergini terre . L'Ararat ,
l ' Imalaja , l ' Olimpo furono i primi altari de'
popoli : tutte le teogonie della terra hanno i
loro incunaboli nelle cine più eccelse.

» Questo fatto comune a ' tutti i popoli spicca

9

meravigliosamente in Italia : le Alpi e gli Apen
nini furono i primi tempii de nostri antichis
simi progenitori, che sdegnarono impicciolire
la maestà del Nume in angusti recinti . Ebbene :
io prego i Soci Alpinisti a indirizzare le loro
indagini non ai soli massi granitici e alle faune
o flore montane : ma bensì ad allargare le loro
ricerche a' quegli inizi di civiltà italica che
ancor non ebbero istoria . Io nutro la più salda
fiducia che sulle vette de' nostri monti noi
chiariremo l ' enigma dei primi cominciamenti
dei volgi indigeni e delle antiche lor religioni .

» E vaglia il vero ; il Penn , il primo Dio che
la nostra storia ricordi , il Penn che Tito Livio
ci mostra adorato sui vertici del San Bernardo ,
e dai conquistatori romani cambiato in Giove
Pennino , era nella sua origine rappresentato
da una vetta , da un picco , da un acervo di
pietre ; e certamente dal Penn primitivo ebbe
‘ nome il nostro A -Pennino , le cui soinmità
più spiccate ne serbano tuttavia la radicale nei
nomi di Penice , di Pentema , di Penna e
d ' altri moltissimi . Penna ne' dialetti rustici
italici vale ancor cima . Io m ' ebbi già la
ventura , o ch'io m'inganno , di rinvenire in

10

più luoghi del ligure Apennino segni non dubbi
del suo antichissimo culto ; anzi le informi fat
tezze del dio Penn , impresse in una rupe in
Val d'Orco sul Finalese , io feci diligente
mente ritrarre e pubblicai per le stampe in un
libro , a cui straniere Accademie , l'Istituto di
Francia in ispecie , fecero non ingrate acco
glienze.

» Io chieggo adunque che da voi si prose
guano queste indagini intorno le razze genarche
ed auctoctone , tanto nelle armi silicee delle

nostre caverne , quanto nei primi rudimenti
delle arti bambine e nelle lor teodicee ; poiché
i nostri Apennini, . già isole di civiltà nei mari
delle ripetute invasioni , chiudono miniere d’ine
splorate memorie sulle schiatte primigenie , sui
lor dialetti e i lor riti . Con ciò i membri di
questo nobile sodalizio , come delle naturali
discipline, si renderanno assai benemeriti delle
scienze paleontologiche, che avranno in essi
i lor più devoti cultori . » .

Fu sventura che reduce in patria io non
trovassi nelle mie corse apennine che scarsi
seguitatori e compagni . Io non vo ' per fermo
indagare se l ' aritmetica guasti l'animo de '

11

Genovesi, com ' ebbe a scrivere fin da' suoi
tempi il Bonfadio , o se il mare li tragga a'
suoi convulsi abbracciamenti di guisa , da ra
dere loro ne ' cuori ogni amore delle sopra
stanti giogaie ; cert è che assai manco degli
stranieri noi conosciam casa nostra , per la
solita ragione del non curare ciò che si ha
tanto dappresso .

La gioventù nostra accasciata ne ' molli pia
ceri delle città , vero sepolcro de vivi , ignora
le gioie virili de monti . La voluttà che si ef
fonde nell' anima guadagnando l ' erta faticosa
d'un colle , ove l'orizzonte s'allarga e cangiansi
ad ogni svolta i prospetti , sia che l'occhio
s'innalzi ai cacumi che ci stanno a ridosso ,
ardui come obelischi ed ignudi , se non in
quanto una lanugine di musco gli smalta e la
errante catalpa li cinge , de' suoi graziosi ri
cami : sia che si sprofondi in sen della valle ,
seguendo i solchi d'argento che vi segna il
torrente ; quella elevazione e gaiezza di spirito ,
che accoppia al candor dell'infanzia la medi
tazione dell ' uomo maturo che sa leggere nel
libro della natura le arcane vicende de secoli ,
i grandi sconvolgimenti tellurici e le titaniche

12

forze che essa cela nel grembo : tutto è infine
ignorato dai nostri giovani , tuttavia privi del
senso estetico delle montagne .

Ne questo è tutto . La civiltà va oggidi pe
netrando ne' più riposti meati della sociale
compagine e scalza l'antico ; ma pur troppo ,
insiem coll'antico , trascina entro i suoi vor
tici l'opera del pensiero , e quella figlia vergine
della natura , l'arte ingenua e pudica , che
sgorga dalle labbra del popolo , senza belletto e
adulterazione di sorta alcuna . Oh ! salviamo a'
nostri nipoti qualche frammento delle età leggen
darie : diamo all'Italia , che ancor ne va priva ,
i Hausmärchen , che i fratelli Grimm diedero
alla Germania ! Noi scopriremo le traccie de'
solenni avvenimenti che agitarono la società ,
nelle tradizioni , ne' provverbi , ne' canti , ne?
dialetti de' volghi montani ; perfin le fiabe , i
racconti delle streghe , dei folletti e de’ lemuri ,
ponno acquistare una vera gravità letteraria ,
aprendo il campo a studi e raffronti psicologici ,
linguistici ed etnografici, dacchè ogni nazione
ebbe a subire un tal ciclo , il solo per avven
tura che serbi veramente l ' impronta dell'ori
ginalità popolare .

13

Senonchè volendo di parole fare a miccino ,
dirò qui soltanto che io mi terrei felicissimo ,
se con queste incondite note potessi invogliare
la gioventù odierna a scorrere i dossi de ' no
stri Apennini , raccoglierne le tradizioni , pro
muovere la fondazione di qualche stazione
metereologica e il rimboscamento delle foreste,
incitarla a studiare la litologia , la mineralogia ,
la geologia specialmente stratigrafica e paleon
tologica , la storia naturale insomma delle no
stre montagne . Io apro per un lato - la via .
Mi segua chi ama ritemprare alle abbondevoli
e vive sorgenti della natura l'anima affranta
dalle compassate prammatiche di una società
spuria , che ci vende orpello per oro . Mi segua
chi ama in un colla robustezza del corpo ad
doppiare la vigoria dell'intelletto e del cuore .



S 1.

L ' Antola

Salve, o re degli Apennini ligustici ! Dal sommo
delle tue balze, che elevandosi di ben 1585 metri
sul livello del mare , non hanno dal Mongioja al
Penice chi le agguagli in altezza , abbraccio col
guardo l'ampia distesa del pelago , spazio sulle ir
rigue pianure lombarde , seguendo i sinuosi serpeg
giamenti del Po e de' vari fiumi che in lui si , con
fondono : a tramontana ' e a ponente corre l'occhio
a quella catena di monti che soprasta al Bobbiese
e ai valichi della Crosiglia e del monte di Cento
Croci , dove l’Apennino lentamente degradando si
avvalla da un lato alle rive dell' Entella , il fiume
cantato da Dante , e declina dall'altro sulle uber
lose campagne di Parma e Piacenza . La cerchia

16

dell’Alpi giganteggia nel fondo e ne inquadra i
svariati prospetti.

Altri picchi men ardui , ma non men lieti d'in
cantevoli scene , sorgono intorno all' Antola, quasi
a rendere omaggio a questo gigante de' monti: il
Petra-Fraccia , il Zucchetto, il Refino, il Montigia ,
l’Alpe , il Carpi , il Buffaloro, il Lasci , il Monte Reale
ed altri . Son diramazioni dell' Antola le pendici ,
che da questo spiccandosi , corrono lungo la riva
destra del torrente Brevenna pel monte Alpisella al
monte Berci a cavaliere di Savignone , e pel Pas
sentena al rio Vallenzona , ch' indi tramuta il suo
nome in quello di Vobbia .

La petrosa ossatura di queste giogaje è di are
naria e di calcare a fucoidi, traversata talora da
massi di serpentino , in cui rinvengonsi conchiglie
marine. In più luoghi t' occorrono eziandio roccie
seminate di geoli sferiche , ovali e cilindriche,
aventi nel mezzo bellissime cristallizzazioni . Non
sempre per altro ti si mostra costante la natura
del suolo. Una gran parle de' gioghi fra Antola e
Lesma , non che quelli che s' addossano alla Boc
chetla , hanno i fianchi cospersi di una crosta di
tufo arenoso misto a terra comune ; ond'è
che a primavera rigogliosi vi crescono i prati
e l'crbe aromatiche che matura l'estate , e che

17

offrono opimi pascoli al gregge. I colli intermedi
per contro non ti danno che terra tufata bianchic

cia o ferrugginosa, ossia di roseo colore : gli esposti
ai venti australi van coperti di castagni e di quer

cie : brulli affatto quelli a maestrale , e di null'altro
abbondevoli che di ginestre , lecci e ginepri . Ivi
niun indizio volcanico , com ' ebbe già ad avvertire
lo Spallanzani . Presso Montobbio e ne' monti adia

centi si rinvengono miniere con piriti di rame e
di ferro. (1 )

( 1 ) Nel Bollettino della Società Geologica di Francia , 2.a
Serie, Tom . XIX , trovo una nota di Lorenzo Pareto , col
titolo : Coupes, à travers l’Apennin, des bords de la medi
terranée à la vallée du Po. Io ne cavo i passi seguenti « Les
principaux accidents orographiques , tels que ce grand
contre -fort qu'on appelle le contre- fort d'Antola , et qui
va des environs de ' Gênes se terminer aux environs de
Stradella , ù il forme une espèce de cap , indiquent que le
relief du pays a été influencé par une force agissant dans
la meme direction que celle qui a causé une grande partie
du relief des Alpes occidentales. En effet, les principales
sommitės de ce contre - fort qui se trouvent entre la Trebbia
et la Scrivia , sont à peu - près alignées dans le sens du S. S. 0.
au N. N. E. , et les vallées de la Trebbia et de la Scrivia ,
ainsi que la plaine de Novi à Tortone, qui devait former
autrefois une espèce de golfe, ont à peu près cette même di
rection , qui est aussi celle des grandes masses de serpentine
qui constituent a l'0. de Gênes les montagnes de Pegli et

E. CELESIA . Passeggiate Apennine

18

L' Antola, ch' io direi volentieri il Righi del no
stro Apennino, divide le valli del Trebbia e dello
Scrivia. Le piante che maggiormente vi provano
sono i faggi: in minor numero gli abeti e le ro
veri. Ma pur troppo le piante vanno ogni di più
disertando le vette : e se provvide leggi non mi
rano a ripopolarle, la rigidezza del clima, le inon
dazioni , la siccità ed altri flagelli faranno costar

de Voltri, et des vallées de la Stura e de l’Olba, et dont on
peut croire que l'émersion a contribué beaucoup au relief
du pays . "

E appresso « ... pour donner une idée de cette chaîne
plus près de son origine vers les Alpes , je me contenterai
d'indiquer, pour ces environs de Gênes, qu'en partant des
montagnes serpentineuses de Voltri ou de Pegli , et en mar
chant dans le sens de l'E. N. E. , on voit d'abord des roches
métamorphiques qui ont l' aspect de schistes micacés et
talqueux, puis des calcaires, tantôt compactes , tantôt sub
grenus, parfois dolomitiques au conctat de la serpentine,
près des schistes argileux luisants avec de nombreuses veines
de quartz mêlés avec quelques calcaires , lesquels schistes .
peu à peu passent à des schistes du macigno et ensuite au
calcaire à fucoides, sur lesquels reposent souvant, sur les
hauteurs dans l'espace qui est entre Pietra Bissara et Casella,
des grandes masses de conglomerat miocène, qui s'élèvent a
Monte Tigra a 866 mètres, et à Monte Maggio a 1002 mètres,
et dont les couches paraissent disposées en forme de fond
de bateau , se relevant à l’ 0. et à l'E » .

19

cara a quegli alpigiani la smania di voler tutto
atterrare.

Oh perchè non seminarvi l' ailante? E' non teme
asprezza di verno e di gelo : vive degli elementi
dell'aria , sprofonda le sue barbe fra gli interstizi
delle scogliere in cui nasce , e man mano si crea
dattorno un molle terriccio , composto del sasso
ch' ei sgretola e delle proprie sue foglie. L' ailante
è la pianta altrice per eccellenza de' boschi e do'
prati .

Ma se rari i grandi alberi , vi abbondano per
contro le più preziose generazioni d'erbe medici
nali e di fiori. I naturalisti , i botanici traggono in
primavera a raccogliervi la tormentilla, il napello,
la genziana, l' elleboro bianco e nero, la valeriana,
la centaura maggiore e minore, la digitale purpu
rea , il lichene islandico, la betonica, la pulmunaria
e infinite altre piante ed arbusti assai ricercati ,
gradito pascolo alle serpi e alle vipere, che in nu
mero stragrande vi annidano. Senonchè soprave
nendo a stormi le gru nel loro ritorno alle fredde
alpi , piombano dall'alto sovr ' esse e ne fan pieno
sterminio.

Nè di fiori mirabili per freschezza e varietà di
colori ha diffetto in quelle erte pendici : e fra que
sti tira singolarmente lo sguardo una specie di ga

20

rofani bianchi ( diantus sylvestris ) odorosissimi , che
sbocciano ai primi tepori d' aprile, e de' quali le
giovani moutanine sogliono ornare le chiome. Im
perciocchè nella stagione della mietitura de' fieni,
i terrazzani delle vallate che siedono alle falde della

montagna , recansi a brigatelle su quegli altipiani
come a vera festa campestre : e le donne , cam
biando i lor corpetti di filaticcio in leggiadre ga
murrine, e le gonne di bavella in guarnaletti di fine
tela , danno opera anch' esse in un co' mariti , co'
fratelli e co' figli alla falciatura dell' erbe, facendo
letto lo strato odoroso de' timi , e passando ben
quindici dì (chè tanto dura il tempo del mietere) in
allegre canzoni , in giocondi sebben chiazzosi tra
stulli . Gli è il vero convivale de' nostri Apennini .

21

S 2.

Lo Scrivia .

Bella e lieta valle si è quella cui solca lo Scrivia
(Jria), il quale ha le sue scaturigini sui dossi del
l'Antola , di Prelà e di Fo sopra Torriglia , non che
su quelli di Corsica e Spina nell'alto Bisagno. In
grossato sotto Montobbio pel congiungimento del
Laccio e del Pentema, si allarga presso Casella in
un letto di oltre cencinquanta metri , ed ivi riceve
i tributi del torrente Brevenna ; quindi per un alveo
che va restringendosi , dopo quasi due miglia di
corso , giunge al villaggio di Savignone , ov' è ca
valcato da un ponte di un solo arco convesso e
solidissimo, costruttovi nel secolo XV dai Fieschi e
dai borghigiani. Bagna indi la grossa terra di Bu
salla , ricevendo le acque del Migliarese che ha le
sorgive ne' Giovi : del Busalletta che nasce sull ' al
ture di Fiaccone : del Seminella , che movendo da
monte Castello e da Croce Fieschi, lambe Camarza
e mette foce a Busalla : del Madonetta che sbocca
presso al Borgo de' Fornari : del Traveisa che ha

22

le sue origini sopra Fiaccone e si scarica ne'pressi
del Borgo anzidetto : del rio di Petra - Fraccia che
riversasi a Ronco, e infine del Vobbia che nasconde
il suo capo nelle bricche di Passentena ed Alpisella
e devolvesi nello Scrivia presso Isola del Cantone.
Pervenuto a Serravalle, torcesi bruscamente a tra
montana, correndo verso Tortona, cui soltanto com
peteva il dritto di derivar l'acqua dal fiume per
l'irrigazione de' campi, in virtù di special conces
sione fattale dal Barbarossa, confermata dal trattato
di Costanza e da diversi altri imperanti ; appresso
sfiora il limite occidentale della provincia di Vo
ghera , e dopo un corso di pressoché dieciotto leghe,
a maestrale di questa città , versasi in Po presso
Stradella .

Se or ti dicessi, o lettore , che queste vallonate
e le adiacenti montagne furono un dì sepolte nei
flutti, e che ore di presente pascola il gregge, va
gavano i muti armenti del pelago , forse un lieve
sogghigno ti sfiorirebbe le labbra . Eppur nulla omai
di più certo . Se l'istoria scritta è il documento che
testifica dell'umane vicende, la terra è anch'essa
un volume che ci syolge gli arcani dell' epoche
geologiche, e chiarisce le profondità misteriose di
quelle età remotissime.

Osservando la postura orografica di questa parte

23

dell' Apennino, egli è facile arguire, che allorquando
i salsi frutti occupavano le pianure lombarde, quel
l'angolo della valle del Po che più si avanza a
mezzogiorno , formando quasi una specie di estuario
fra le colline del Monferrato e del Tortonese, man
dava in val di Scrivia un braccio di mare che
inoltravasi fino alle spalle di Genova . Ciò è messo
in sodo dal terreno terziario medio o miocene, che
corona le alture laterali di questa valle , non che
dalle roccie de' monti Maggio, Sorrive , Croce Fie
schi e loro adiacenze, composte di pudinga e ban
chi di molossa con entrovi conchiglie marine e
traccie di combustibili verso Roccaforte e Voltaggio;
il che ci porta a riferire tali pudinghe all'epoca
della formazione terziaria media . E dacchè un altro

dei pochissimi luoghi in cui tal terreno si mostri
fra noi , si è il capo di Portofino, cosi non è « ir
ragionevole il credere, scrive Lorenzo Pareto, che
le pudinghe di monte Maggio del versante setten
Irionale fossero unile a quelle di Portofino nel ver
sante meridionale, e che qui , più ancora che un
golfo, esistesse un braccio di mare che isolava gli
alti monti calcarei che stanno verso l ' Antola , cioè
a tramontana levante della nostra città. » (1 )

(1 ) Descrizione di Genova e del Genovesato. Tom . 1 pag. 57.

24

Del resto, questa riunione di pudinghe e arenarie
del bacino dell ' Adriatico o del lalo occidentale
dell ' Apennino con quelle del lato meridionale , si
riproduce in un altro punto della Liguria, cioè, alle
spalle di Albissola e Savona , e precisamente al
giovo di Santa Giustina , ove i banchi di molassa
con traccie di lignite e conchiglie , costitueati la
parte più eccelsa dei monti , si legano da occidente
coi terreni terziari medi delle valli dell ' Erro e del
Bormida , e da mezzogiorno con quelli che declinano
al mare tra Varazze, Celle e Albissola .

Ritiratosi il mare, sollentravano i grandi laghi. Av
venne nel nostro Apennino ciò che riscontrasi in
Francia , ove dai monti dell'Alvernia fino al bacino
della Senna si notò l'esistenza di una serie di golfi
ad altezze diverse , come eziandio della Svevia dalla
città d'Ulma fino alle pianure del Reno . Di parec
chi di questi laghi troviamo ancora le traccie nelle
forre delle nostre montagne , ove ad ogni tratto ti
occorrono strati di conchiglie fluviali e lacustri ,
quali le Melanopsis, le Melanie, le Neritine ed
altre non poche.

Chi volesse più divisatamente conoscere la na
tura del terreno di cui sopra ſu cenno , terreno che ,
più antico assai delle marne subapennine, costituisce
le giogaje soprastanti a val di Scrivia , dovrebbe

25

stabilire tre grandi suddivisioni , le quali però non
conservano, qualunque ne sia la cagione, un ordine
sempre costante . Nella sua parte inferiore, lo di
remo con le parole del già memorato scrittore , or
dinariamente « regnano delle enormi masse di pu
dinga poligenica , in cui si mostrano ciottoli di
svariatissima natura e di diversa dimensione, legati
spesso da un cemento sabbioso ; nella divisione di
mezzo sono dei macigui a molasse con letti di pu
dinga generalmente a piccoli grani , e molasse mar
nose od anco marna mista a sabbia ; nella parte
superiore poi sono delle arenarie indurile di colore
ordinariamente più chiaro che nella parte inferiore
e direi meno miste di ciottoli di diversa natura ;
i fossili che vi si rinvengono, differiscono da quelli
del terreno subapennino, sono talora spatizzati in
generale meno ben conservati : vi sono molti zoofiti
e non mancano in alcuni punti impressioni vege
tabili ; chè anzi questo terreno tra noi è quello che
contiene traccie più notevoli e banchi di combu
stibile fossile. » ( 1 )

Val di Scrivia era in altri tempi una landa aspra
e selvaggia . Sui monti che la sopragiudicano, erra
vano nelle prime età storiche le tribù dei Veturj,

(1 ) Idem . pag . 54 .

26

che contrastarono queste lerre ai Romani . Nell'anno
606 di Roma il console Spurio Postumio Albino
Magno ponea mano ad aprirvi una via che colle
gasse Genova alla regione cispadana e le asse
gnava il suo nome. La Postumia, corrottamente
Costuma , salia per val di Polcevera a Pontede
cimo , il cui nome ricorda l' uso antichissimo di
segnare le strade con pietre miliari: i luoghi di
Ceptiema ed il rio Vinelasca che costeggiava ( 1 )
sono ancora mal noti ; forse pel giogo di N. S. della
Vittoria , meno erto e repente , calava in val di
Scrivia , lambendo le terre ed i pagi che appresso
addoniandaronsi Busalla , Borgo de Fornari , Pieve ,
Isola buona , Ronco , Villavecchia , Isola e Pietra Bis
sara . Ivi la malagevolezza de' passi costrinse i Ro
mani a fare enormi tagliate di massi calcarei , mercè
le quali, secondando gli aggiramenti delle montagne,
metteva a Rigoroso sott' esso il colle Aventino, oggi
Ventino, fino ad Arquata , entrava Libarna e n'usciva
rimpetto ai monti della Crena a libeccio . Ove par
tiasi in due rami : l'uno correva a Gavi , l'altro ,
radendo il colle di Brionte, varcato lo Scrivia presso
Cassano, per Villavernia tirava a Tortona (2).

( 1) V. la Tavola di bronzo scoperta in Polcevera nel 1506.
(2) Celesia, Porti e Vie Strate, pag. 43.

27

Qual fosse val di Scrivia ne' secoli della barba
rie, ignoriamo : certo è che i feudatarj fecero aspra
guerra alle strade e incepparonvi ogni commer
cio. Nel furiare delle fazioni guelfe e ghibelline,
gli Spinola la reseró teatro di corucci e di sangue ,
in ispecie ne' subiti assalmenti che i Genovesi di
parte guelfa moveano a que' fieri ghibellini , che
aveano popolato di rocche e castella le balze di quelle
costiere. Or la valle è quanto altra mai ridentissima :
vedi sorgere a ogni tratto case, palazzetti e giardini :
i balsamici effluvj dell' aria e trecento fonti d' acque
perenni la rendono gradito soggiorno negli estivi
calori .

Le montagne altissime e vigorosamente boscate
di castagni , di noci , d'olmi , di roveri e d'altre
maniere di piante, fanno strano contrasto con le
costicelle e coclivi di dolce pendio , come quelli
della Ceschiera , di Gabbia, di Carpeneto, di Vobbio
e di Salissola , i cui terreni or s'elevano , or in
larghi ondeggiamenti s'adagiano , e rendono apriche
le rive del fiume. Il quale mena gran volume di
acque quando in ispecie piove sui monti : e allor la
sua furia è improvvisa e impetuosa per modo, che
non consente riparo alcuno a chi si trovasse in
mezzo a ' suoi vortici .

L'itiologia di questa fiumana si compone di

28

specie diverse, come le triglie, gli sbarbari , i qua
gliastri e le anguille . Più al basso, cioè presso Car
bonara e Castelnovo , ov ' ebbe i natali il Bandello,
e presso Alzano si hanno a primavera que' saporo
sissimi pesci che chiamano stiggi, i quali dal Po ri
montano la correntia del Gume , per depor le loro
ova nelle sue chiare e fresche acque. Non è raro
trovarvi eziandio buone, lontre , che in maggior co
pia si avrebbero, se savi provvedimenti vietassero la
pescagione in alcuni mesi dell'anno , la quale , a
dir vero , si fa ognora più scarsa . Imperciocchè le
frequenti piene , originate dal diboscamento delle
foreste, fan sì che smuovendo le ghiaje, i ciottoli e
i massi che ingombrano il letto della fiumana, ne
resti sperperato il fregolo e ucciso il pesce ; al che
se aggiungi l' avvelenamento dell' acque e perfin
l'uso delle torpedini, non porrà strano se a breve
andare i nostri torrenti saran del tutto infecondi.

29

S 3.

Il Borgo di Savignone .

Finor queste valli e queste montagne non ebbero
istoria ; eppur dovrebbe ogni sasso porgerci un
qualche insegnamento , e rinnovare nella memoria
degli uomini i casi di cui fu testimone. Raccoglia
mone adunque le tradizioni anzi che il soffio del
l'età le disperda : alle cose antiche colleghiamo le
nuove : e della storia , che spesso è palude stagnante,
facciamo acqua viva , che nel suo corso rallegri e
fecondi il terreno.

A destra dello Scrivia siede alle falde del Berci
il villaggio di Savignone (Savinio) , nel bel mezzo
d'una cerchia di monti che lo serrano a setten
trione, e lo lasciano aperto a mezzodì ed a ponente .
Poche case s' aggruppano intorno la chiesa parroc
chiale sacra al principe degli apostoli , e fan cinta
ad un piazzale inclinato della lunghezza di cento
passi a un dipresso e della larghezza di circa qua
ranta : in cima al quale torreggia maestoso il pa
lazzo de' Fieschi colla faccia vôlta a ponente. In

30

fondo verso libeccio sorge la chiesa anzidetta, che
per vetustà rovinata , venne rifatta del suo da Urbano

Fieschi nel 1691 ; di che ci è testimonio la seguente
iscrizione , che una mano vandalica avulse dalle

pareti del tempio, e che io scovai fra le immondezze

d' una scala segreta , dove forse giace ancor di

presente.

D. 0. M.

PETRO APOSTOLORUM PRINCIPI PERPETUA ,LITATIONE SIBI SUISQUE
PROPITIANDO

TEMPLUM HOC VETUSTATE COLLAPSUM PROPRIO AERE RESTITUTUM
URBANUS DE FLISCO SAVIGNONI MARCHIO COMES LAVANIE

ETERNUM SACRAT
AVITÆ PIETATIS ET CRISTIANE MUNIFICENTIÆ

MONUMENTUM.

ANNO SALUTIS MDCLXXXXI.

Nulla m' è dato divisar di vantaggio intorno le
vicende di quella chiesa, poichè il suo pievano as
serivami ignorare ogni cosa dei tempi trascorsi , e
non aver libri o registri alle mani , che ne chiari
scano alcun poco il passato ; io però debho aggiun
gere che le molte lapidi e iscrizioni sepolcrali che
ornavanla ' , ( da una infuori che esiste ancor per
metà) vennero barbaricamente, or fa pochi anni ,
ridotte in ischeggie per farne pavimento alla stessa.

Al, destro fianco della chiesa s'innalza un altro

palazzo, detto ľOspedale, poichè a tal fine mura

31

valo, correndo il 1770, il conte Gerolamo col con
corso eziandio de' borghigiani. Senonchè il Fieschi
non potendo allora preveder la bufera che spazzo
l ' istituzione de' feudi, ' non legò rendita alcuna al
l' ospizio ; al che non provvide del pari il di lui
successore il conte Agostino Fieschi, cacciato in esi
glio come parteggiatore ch' egli era del reggimento
oligarchico ; talchè la pia Opera non potè servire
all' intento cui venia destinata da' suoi fondatori.

Parecchi altri palazzuoli e villini di leggiadra fat
tura furono di recente costrutti in prossimità della
piazza , e ne rendono l'aspetto gajo e piacevole.

Savignone , benchè capoluogo di mandamento,
si compone di tre soli comuni : il borgo di questo
. nome , Casella e Croce Fieschi. Novera sette par
rocchie, cioè, di S. Pietro nella borgata principale,
di S. Bartolomeo di Vallecalda , di N. S. Assunta
di Vaccarezza, di S. Anna nel luogo di Nenno , di
S. Michele in Clavarezza, di S. Lorenzo in Pareto,
e di S. Margherita nella terra di Tonno. Corre il
suo territorio per oltre dieci miglia in lunghezza e
tre di larghezza , da levante a ponente : sparso di
molti villaggi e casali : cioè, Renesso, Gabbia, Ponte,
Olmi , Casarza, Bisolagno, Gualdrà , Vallecalda, Ca
salbolzone, Cernante, Porcile, Mereti , Casalline, Ca
saleggio e parecchi altri . La popolazione ammonta

32

a diecimila abitanti a un dipresso. Rigido talora
n' è il clima , di guisa che la vernata del 1834 uc
cise pressochè tutte le piante : l'aria però n'è quanto
altra mai saluberrima. La terra , altrice di castagni
e di noci , mena poche biade , e ogni maniera di
civaje v è pressochè sconosciuta. Scarse del paro
le frutta , tranne ciliegie , pere ruggine, mele bur
rone e carovelle , non che susine diacciuole, nespole
e sorbe ; i vini non buoni .

Come in ogni altro feudo a' confini della repub
blica, così in questo trovavano asilo e impunità
sicarj e banditi , che in altri tempi corruppero
l' ingenua semplicità del costume. Quindi astuti e
versatili gli uomini odierni , che molto tengono
ancora de' nativi macigni.... Vivono però igno
rantissimi: di che ci son testimonio i pregiudizi che
a piene mani vi sparsero sacerdoti retrivi e ribel
lanti alle leggi: il diffelto di scuole ammodo , e
ľ abbandono che fan de' lor monti, per tragittarsi
in America, o quanto meno per calare nelle risaje
lombarde , donde riportano febbri e corruitela .

Le donne non possono vantare la serena beltà
delle Torrigliesi, non la fresca avvenenza delle gio
vanette della Casella, e neanco lo svelto ed elegante
taglio di persona delle foresi di Montobbio ; pur ve
n'ha di assai graziose e leggiadre. Senonchè i la

33

vori de' campi in cui si travagliano, e l' accalcarsi
che fanno in un vasto opificio , che sorge a' lembi
del lor territorio, ne illividisce i rosei calori di
guisa, che ogni vaghezza di forme n'è a breve
andare smarrita.

De' quadrupedi che vivono in queste montagne
ricorderò il tasso, la volpe , la faina, la donnola , il
riccio, lo scojatolo e il ghiro ; molte le specie dei
sorci , non rara la lepre, e abbondevoli i chirotteri,

abitatori delle crepaccie e degli antri . Nelle vernate
più aspre fu visto eziandio qualche lupo. Fra i vo
latili giova accennar l' aquila degli Apennini , che
nidifica fra i dirupi del Berci, di Sorrive e di monte
Maggio : diverse specie di falchi e di rapaci notturni ,
comuni i corvi , i cucculi , i picchi , le nociuolaje,

le passere scopajuole, le gazze , i tordi , le pernici ,
e ne' luoghi più scabri qualche raro picchio mura
jolo ( Tichodroma muraria), il più leggiadro abi
tatore delle nostre montagne . Fra i rettili , l' erpeto
logo troverà due specie di vipere, la vipera aspis
e la vipera berus, diversi colubri, l ' orbisolo, il
milardo, le coronelle e le biscie acquajuole : fre
quenti le lucertole , il rospo, il ramarro e le rane .
V' ha eziandio ricchezza d'insetti : e gli entomologi

che perlustreran queste valli , torneran sempre con

lauto bottino di gai lepidotteri .

E. CELESIA. Passeggiate Apennine 3

34

S 4. ,

Cenni storici .

Intorno il 1183 troviam Savignone ( le cui ori
gini si perdono nella notte de' tempi ) in podestà
de' Tortonesi , che vi mandarono a castellano un
Ogerio. Correndo il 1242 , dominavalo Guglielmo
Spinola, fuoriuscito e ribelle della repubblica geno
vese . Avendo egli in quel tempo inviato un suo
figliuolo a far omaggio all'imperatore e a volgerlo
a' danni della sua patria , Corrado di Concessio po
destà di Genova , deliberò d ' oppugnare le terre dello
Spinola, e senza por tempo in mezzo, nel mese di
marzo , quanto più segretamente gli venne fatto,
cavalcò con le milizie genovesi e con quelle delle
Podesterie in val di Scrivia, ed occupò il castello di
Ronco . In una seconda correria del mese di aprile
espugnò non senza sangue le castella di Savignone
e di Costapellata , talchè lo Spinola si vide costretto
a scendere ad accordi di pace , e col trattato del 7
maggio riconoscere la sovranità della repubblica .

Antichissimo è il dominio de' Fieschi a Savignone ,

35

poichè i patrj annali ricordano ch' e'vendeano nel
l' anno 1361 questa terra ad Andronico Boccanegra.
La ebbe nel 1392. Antoniotto Adorno per tradimento,
e quindi passò in balia della repubblica dal 1429
al 1432. Come ritornasse in possessione de' Fieschi
ignoriamo. Cert' è che sotto il reggimento di Gal
leazzo Sforza i Conti esularono in Roma , e Savi
gnone in un colle altre castella ebbe presidio du
cale. Ma spento il tiranno ( 1476 ) , Obbietto Fiesco
le ritolse a' nemici, e oppose loro la più strenua
difesa, finchè vinto, dovè cedere Torriglia, Montob
bio e Savignone, ed egli stesso venne tratto in Mi
lano, ove, involtosi in una trama contro la duchessa
Bona, fu sostenuto prigione.

Senonchè la prevalenza sforzesca essendo pe' mali
suoi portamenti venuta in uggia a' Genovesi , Pro
spero Adorno divisò liberarne la patria, e abbracciò
la parte de' Fieschi, a capo de' quali stava allora
Gianluigi fratello d'Obbietto. La reggenza lombarda ,
a frenarne le rivolture , mando un fioritissimo eser
cito d'oltre sedici migliaja di fanti: ma il Fieschi
con ardite fazioni lo sbaragliava . Chiusisi i nemici
in Savignone e in Montobbio ch'erano ancora in lor
mani, duravano ostinati nelle difese, ma egli assedia
tili ne' lor propugnacoli, riprese i suoi antichi posse
dimenti , e ritenne i prigionieri pel riscatto d'Obbietto.

36

La signoria di Savignone dopo la congiura del
conte Gianluigi , smembrata dell'ottava sua parte
appartenente al grande ribelle , venne da Carlo V
donata al conte Ettore Fieschi ( 1548). Il quale in
una cogli altri suoi compartecipi sottopose alla su
periorità del sacro romano impero le rimanenti
1
porzioni della contea, eretta così per la prima volta
in feudo : e correndo il 1864 ne fu investito cia

scuno d' essi per le rispettive sue parti dall'impe
ratore Ferdinando I , con ogni più ampio privilegio
ed onoranza , quella compreso di lasciare al feudo
la natura di allodio che avea per l'addietro.

Continuò così l'illustre casato de'Fieschi ad eser

citare piena balia su Savignone , eleggendovi per
l'amministrazione della giustizia il podestà , il com
missario ed altri maestrati minori , e bandendovi
leggi e statuti a tenore delle circostanze e de' tempi .

Pervenute nel decorso degli anni tutte le parte
cipazioni del feudo nella discendenza del memorato
Ettore Fieschi , e ristretle nei conti Innocenzo e Gi
rolamo di lui pronipoti , costoro volendo torre via
ogni cagione di piato, vennero nel 1678 alla divi
sione della loro giurisdizione , e di uno ch'era per
lo innanzi , formarono due feudi distinti, compren
dendo nella stessa divisione anche il feudo di

Mongiardino, già dote della contessa Tomasina Spi

37

nola lor madre . Ebbe il conte Innocenzo la parte
detta la Croce, dal borgo di questo nome : toccò al
conte Gerolamo la terra che ritenne il primo nome
di Savignone. Senonchè il conte Gerolamo, volgendo
il 1685, accrebbe i suoi domini d'assai, coll'acquisto
di alcune terre feudali, addimandate Frassinello ,
Chiappe e Senarega , già possedute dal conte Pier
Francesco Fieschi , come affatto disgiunte e indipen
denti dalla signoria di Savignone.

Pochi anni appresso , cioè nel 1690 , il conte
Luca Oitavio Fieschi , un de' consignori del feudo,
vendeva ogni suo diritto al conte Innocenzo e ad
Urbano suo figlio e successore del conte Gerolamo ,
nelle cui mani venne a restringersi l'intero di
stretto di Savignone , cioè i luoghi di Vallecalda ,
di Casella , di Avoso , di Frassinello, di Casarza, di
Frascineto , di Ternano , di Claverezza , di Vacca
rezza , di Chiappe , di Senarega , di Ceriasca , di
Tonno, di Nenno ( 1 ) , di Casareggio , di Carsi , di
Mereta , di Agneto , di Gabbia , di Ponte, di Prelo ,

( 1 ) I nomi de' luoghi chiariscono talvolta la loro istoria.
Tonno, per dirne di alcuni, nel linguaggio de' bassi tempi
valeva tributo o luogo da cui levavasi un qualche balzello;
Nenno deriva da nemus, boscaglia ; Frassinello e Frassineto
dai frassini: Cerriasca dai cerri ; Prelo da prædium , podere :
Sorriva da sub ripa etc.

38

di Monte Maggio , di Sorriva e lor rispettive adia
cenze.

La soppressione dei feudi avvenuta nel 1798
estinse la sovranità di questi luoghi nella prosapia
de' Fieschi , il cui ultimo rampollo fu il conte Ago
stino , che mancò ai vivi nel 1827. I feudi impe
riali coi trattati di Campo Formio e di Luneville
vennero aggregati alla repubblica sotto il nome di
Monti Liguri.

39

S 5.

Statuti ,

Curiosa e non inutile opera sarebbe il raccogliere
le principali provvisioni de' nostri Statuti, da' quali
verrebbe anzi gran lume alla istoria civile, giacchè
potremmo con più di certezza conoscere, fino a qual
punto la longobardica o franca dominazione siensi
abbarbicate fra noi , e quali traccie lasciassero nelle
leggi de' nostri somuni . Ma non comportando il mio
tema siffatte ricerche, mi restringerò a toccare le parti
colarità più notevoli de' Statuti di Savignone , dei
quali mi venne alle mani un preziosissimo codice
che risale al secolo XVII.

Trovo ch' ivi avea stanza un podestà o commis
sario, col carico di siederé ogni giorno al Banco
di Ragione, eccetlo que' giorni che per li presenti
statuti restano feriali. Egli avea piena , ampia e
libera autoritá, podestá e balia di poter decidere
e 'terminarc tutte le liti : con obbligo di recarsi il
mercoledi e il sabbato ď ogni settimana al borgo
della Croce, et ivi dimorare fino alle 22 ore al

40

meno , per ivi rendere ragione et amministrar giu
stizia . Egli aveva al suo servigio un Cavallero e
due messi, e se nel far detenere alcuno gli parrà
aver bisogno, potrà comandare gli uomini di quella
giurisdizione, che con le loro armi accompagnino
la giustizia.

Stava a guardia della rocca un castellano, retri
buito di lire diecianove di Genova al mese : egli,
fra gli altri uffici, doveva tuttavolta ' vedesse venire
verso Savignone più di due persone a cavallo ,
darne con botte alla campanella segno ; e se sarà
di notte con un tiro di cannone . E i caporali delle
ville, cioè di Piazza - Savignone, di Castel Rosso ( 1 ) ,
della Gabbia, della Petra , del Bosco, di Nenno, di
Renezzo , di Sementella , di Monte Maglio (2) , di
Serra, di Valleggie e di S. Bartolomeo di Vallecalda ,
appena sentiranno di notte il Castellano di Savi

( 1) Sull' altura che domina quel groppo di case che tut
tavia ritiene il nome di Castel Rosso, scorgonsi gli avanzi
d'un antico torrione e bastita che fronteggiava la valle.

( 2) Oggi forse S. Rocco . Del resto la montagna che gli
Statuti dicono Maglio, fu ab antico Mons Major, onde poi
Monte Maggio , come quello che sovrasta ad ogni altro. An
che Dante in questo senso cantava :

Che se altra è maggio, nulla è più spiacente. -
Cant. VI.

41

gnone tirare, se ne correranno subito alla volta
della loro chiesa e daranno nelle campane, convo
cando cosi li loro uomini con le loro armi, e dopo
convocati, se ne verranno con esse alla volta di
Savignone o dove sentiranno essere il Podestà e
Commissario per essere in suo ajuto e favore, sotto
pena a quello che mancasse di lire venticinque e
di un tratto di corda da darsegli in pubblico.
Questi uomini armati poteano esser condotti dai
Conti ove meglio lor talentava per soli tre giorni :
volti i quali , doveano sovvenirli di vitto ; in tempo
di pace i sudditi eran tenuti a provvedere i lor
signori di cavalcature, di legna, e tre volte all'anno
far la ronda in castello.

Assai più gravati i forestieri, che doveano pagare
il pedaggio ; le some grosse , ossia di mercanzia ,
soldo uno per ciascuna soma : la soma del grano
o altre cose mangiative, denari sei per soma di
Genova : le bestie armentine, soldi quattro per
testa .

Né le buone provvisioni mancavano. Era prescritto
che in ogni villa si eleggessero due Maestrali, che
avean per ufficio il debito di pesare almeno una
volta il giorno il pane, et almeno due volte la
settimana rivedere i pesi e le misure, e di otto in
otto giorni dare la meta del pane, tenendo cura

42

che nella loro villa secondo la detta meta si faccia
il giusto. Era altresì loro ufficio di mantenere in
buon assetto le strade, proibire di legnare ne' boschi
e di far lavajuoli che riescano sulle pubbliche vie :
prescrizioni che apertamente dimostrano quanto le
condizioni della civiltà e dell'igiene si avessero in
pregio, laddove a' di nostri ogni norma di giusto e
ogni abito di decoro vi è miseramente sbandita ....

E' pare altresì che non iscarsa nè misera affatto
fosse la popolazione in que' tempi , quale è pur
troppo oggidi, in cui la piaga di una costante emi
grazione depaupera e vedova della gioventù più
robusta le valli apennine. Ivi allora non men del
pane abbondavan le grascie, e di beccherie non vi
era diffetto . Infatti prescrivea lo Statuto, che fossero
i macelli forniti di carne di capretti e ďagnello,
e che debbano dal principio del mese di giugno
fino a tutto il mese di settembre ammazzare ogni
settimana almeno due vitelle , una il sabbato a
ľaltra il martedi, e venderle indifferentemente
denari 26 di Genova la libbra ; e seguono altri

provvedimenti per diversi generi di carni , quello
compreso di spacciare in un macello separato dagli
altri le carni di pecore, capre, bestie bovine rovi
nate o morsicate dai lupi, che pare abbondassero
in quelle montagne.

43

Lo Statuto registra altresi minutamente le pene
da infliggersi ai diversi generi di maleficio. Nè que
ste erano gravi, da quelle infuori che puniano il
delitto della beslemmia . Imperciocchè il reo sarà
la prima volta condannato e punito in lire cin
quanta di Genova e tratto uno di corda da dar
segli in pubblico : e se tal bestemmiatore non si
emenderà , né terrà conto del divino el umano giu
dizio, ma persevererà nel suo cattivo et abbomi
nevole vizio ..... sia condannato in lire cento di
Genova , et ad essergli pubblicamente, stando legato
alla berlina , forato con ferro rovente et infuocato
la bestemmiatrice lingua ; la terza volta condanna
vasi alla galera.

I comandamenti, le gride , i lodi de' Conti, non
men che le citazioni , i bandi e i libelli affiggevansi
alla Porta della Reba ( 1 ) nel villaggio della Croce :
e alla colonna del Portico di Savignone ; in tempi
manco remoti prevalse l'uso di affiggerli all'olmo
che ombreggiava la piazza.

( 1) Voce moresca che suona repositorio di biade o mer
cato. Vi fu recata da Genova, ove aveasi del pari il luogo
della reba, raiba , raibetta , erettavi , al dire del Giustiniani,
nel 1344.

44

S 6.

Il Castello di Savignone .

Gli Spinola dapprima e indi i Fieschi aveano
popolato di baluardi e di rocche i cacumi inacessi
delle montagne : e gli avanzi che tuttavia ne riman
gono a Montobbio, a Ronco , a Busalla , a Borgo dei
Fornari , a Monte Rosso, a Pietra Bissara , ad Isola
del Cantone e a Croce Fieschi, dan loro l'aspetto
di nidi d' avoltoj tra le rupi .

Saliamo al castello di Savignone. Siede questo ,
quasi a vedetta della valle, sulla poppa d'un colle
scosceso , all'altezza di cento quarantacinque metri
dal piazzale della borgata . Trovo che i Tortonesi
l' eressero nel 1207 , da' quali passò a' mani de' si
gnori di Lavagna che gagliardamente munianlo e
rinfiancavanlo di bastite e di torri . Mostravasi an
cora intatto nell'ultimo scorcio del secolo andato,
sebben non più sede de Conti, ma vôlto ad uso di
carcere . Oggidi a mala pena tra i cadenti vecchiumi
ť è dato scorgere i varj ripiani , lo spazzo interno,

45

le corticelle, gli androni , le svoltatoje e le prigioni
cavate nel vivo macigno. È inaccessibile da ogni
lato, da uno infuori, ove una via trarupata e diffi
cile , tra enormi massi di pudinga , metle a quelle
immani ruine . Un roccioso picco, tirato quasi a fil
di sinopia, dai cui fendimenti sbucano astori, falchi
e poane, battendo le loro alaccie con mille aggira
menti diversi, lo serra da settentrione ; tra questo
picco e il castello spalancasi un profondo burrone,
che , dà le vertigini a chi dal fortilizio s' affaccia a
misurarne gli abissi . In quel baratro si divalla un
torrente, che quando piove a ciel rotto, infrangen
dosi fra gli scogli interposti , ribolle , s' arruffa , e
ripercosso in que' scheggioni di rupe , manda un
pauroso ruggito. Altri monti altissimi gli fan d' ogni
lato ghirlanda , di guisa , che solo da mezzodi re
stano aperti larghi prospetti allo sguardo : e scorgi ,
quasi a' tuoi piedi , le borgate di Savignone, della
Gabbia , di Vallecalda , e i tortuosi serpeggiamenti dello
Scrivia giù in fondo : e i Gioghi e il valico della
Bocchelta più lungi . S'eleva a manca su tutti il
monte Maggio, come una immensa cortina ; ma i
suoi fianchi boscati e i sublimi suoi vertici , onde il
Camiasca e i rivoli di Pianbertone e di Creusi van

ricchi di perpetui umori : non che i casali di Se
mentella , del · Renezzo e di S. Rocco, che scorgonsi

46

biancheggiare tra il verde degli alberi , ne rendono
men paurosa la vista .

Era questa la solitaria dimora di que' potenti
baroni, che dominavano le terre all'intorno ; ed or
le torri abbarbicale nel vivo roccione, non più vi
gilate da battifredi e bastite, onde usciano i signori
a menare con improvvise gualdane guasti e diser
tamenti sulle terre nemiche : e in cui ne rivolgi
menti del popolo genovese trovavano un securo ri
cetto contro il furiare delle fazioni , cadono d'ogni
parte sfaldate: i dumi , gli sterpi, l'edera, il sam
buco , le more, le ortiche , le rose canine e il ver
basco contendonsi ivi l'impero: l ' upupa , il gufo e
il ramarro abitano le informi macerie, ch' io cerco
ripopolare di storiali fantasime e di popolari leg
gende . Ma indarno t' avvieni in qualche reliquia che
ti dichiari le diverse vicende del maniero feudale :
i tempi delle sue imprese son avvolti nel sudario
d ' un passato impenetrabile , talchè sol poche me
morie m'è dato cavar dalle tenebre di una istoria
mal nota.

47

S 7.

La Fosca .

Scorrendo i casali della montana vallata, trovai
dovunque confuse rammemoranze di patiti soprusi ,
di masnadieri , di guerre e di sangue . E spesso quando
la tempesta si aggroppa in sen delle nubi , e guizza
il baleno, illuminando di tetro bagliore la selva , vi
dero i montigiani una processione di spetri lenta
mente discendere dal castello, spargersi per le deserte
convalli , e . dissiparsi qual nebbia al primo apparire
dell'alba . Sono re, duchi , cardinali e baroni , quai
vestiti di bianche dalmatiche e agitanti ardenti tur
riboli : quai cinti di maglie ferrate e anelanti alla
pugna ne' luoghi stessi che furono testimoni delle
opere loro. Cosi narrano le vecchiarelle, così mi fu
confermato da un contadino, che tolsi a compagno
nel visitare il burrato sottostante alla roccia , in
quella stagione in cui la pochezza dell' acque
consente inoltrarsi e carpare a gran pena e non
senza pericolo fra le strozzature di que' avvallati
dirupi .

48

Ecco, egli dicevami , arrestandosi un tratto sotto
la china di un enorme scoscendimento e facendosi
i crocioni sul petto, ecco il luogo che si addomanda
il Salto dell'uomo. Ivi una fiammella in certi giorni
dell'anno si vede balenare, agitarsi, volteggiare in
lorno il ciglio della ripida balza , quasi in attesa di
un' altra fiammella, la quale salendo su pel mac

1
chione viene a raggiungerla . Allor raddoppiasi , quasi
un senso di gioja informasse quell' anime , il loro
splendore: ricambiansi un bacio di fiamma e dile
guano. L'una piglia la via del castello e si affonda

tra le macie del torrione : l'altra, strisciando lungo
il dirupo, s' abbica in quella fenditura che vede ....
Oh ! non muova oltre ; questo luogo è maladetto ,
qui non mette erba nè fiore, nè passa augello che
non mandi strida d'orrore : sol talvolta un enorme
biscione .....

— Mi parlaste d'anime tramutate in fiammelle che
qui s'incontrano: conoscete per avventura la storia
di coloro che il destino condanna a questo nuovo
modo di pena ?

Per San Janni , se la conosco ! La è una storia
di delitti che fa rizzare i capelli .... Noi siam
poveri idioti , noi : ma so da mio nonno, che ne'
tempi addietro , e son degli anni ben molti , fu qui un
signore, il quale ebbe al pari di lei , scusi veh ! la

49

strana vaghezza di visitare il burrone. Questi gli
parrò della Fosca ...

Della Fosca diceste ? Sediamo su questo masso
e parlate.

Come le aggrada. Veramente non saprei recitarle
appuntino quanto l'ignoto signore ebbe a dire : non
i nomi di tutti i personaggi , nè i tempi , che forse
eran quelli in cui Berta filava : ma su per giù rac
contava le cose seguenti.

Una volta c'era un re nella città di Milano, il
quale preso alle bellezze di una figliuola del conte ,
e accennava al castello, la volle a consorle . Grandi
furono gli apprestamenti di nozze : il convito durò
un anno e un dì , e v'intervenpero i più prestanti
cavalieri d'Italia . La Fosca , chè tale era il nome
della donzella , fra i corrotti costumi della corte
lombarda perdette in breve il profumo di quelle
virtù che già l' abbelliano, anzi divenne malvagia
di guisa, che tutta la città vergognava de' tristi suoi
portamenti. Laonde per sottrarsi in parte al biasimo
che le ne venia , fermò di abbandonare per alcun
tempo Milano : fu in Mantova, se ben rammento ,
in Venezia ed altrove, ma ovunque lasciò di se tri
stissima voce.

- La fama de' suoi mancamenti giunse agli orec
chi del principe , il quale divisò lavare la macchia

E. CELESIA , Passeggiate Apennine

50

recata al suo nome, uccidendo la Fosca e un giovane
paggio , parmi si chiamasse .... aspetti .... il Gon
zaga , che la pubblica voce le dava per amatore.
Senonchè addattasi la Genovese dei sinistri disegni
del consorte, quanto più celatamente le venne fatto,
uscì dalla reggia e si ridusse fra le solitudini di
queste montagne.

Il castello accolse la figliuola del conte con
tutte le dimostrazioni d'onore dovute al suo grado :
soltanto essa volle se ne celasse l'arrivo per tema
delle vendette del principe, finché non n ' avesse
sentore il di lei padre , che allor guerreggiava in
non so quali contrade.

- Pochi di appresso un pellegrino coperto di la
cero sajo, con barba cadente sul petto , salia lenta
mente al castello , e chiedea gli fosse per misericordia
concesso un ricovero presso la cappella di S. Rocco,
che ancor si vede in que' pressi . La Fosca, avutolo
al suo cospetto e intrattenutasi lungamente con lui
in devote orazioni , gli ottennea dal castellano di
poter albergare in quella vecchia stamberga . Erano
per altro frequenti e quasi quotidiane le visite, che
essa faceva , a edificazione dell'anima sua , alla ca
pella di S. Rocco, mandando altresì copiose ' elemo
sine di vivande al pellegrino, la cui pietà lo facea
dalle genti de' vicini villaggi avere in concetto di

51 >

santo . Queste sue visite dovette per altro la Fosca
smettere in breve, poichè essendosi visti girovagare
per le circostanti montagne uomini d'aspetto sini
stro, nacque il fondato timore ch'e' fossero spiatori
e sicarj mandati dal principe ad attentare ai di lei
giorni.

Or oda . Era una notle assai tetra : tacevan le

scolte sepolte nel sonno : una cupa solitudine re
gnava all'intorno : soltanto nella capella di S. Rocco
ardeva un lumicino , indizio delle protratte 'orazioni
dell ' eremita : un altro ne splendea fra le gotiche
arcate del castello da questa parte che prospetta il
burrato : ma il lume è spento ben tosto , e tutto
rientra nell'oscurità più profonda.

- Se un raggio di luna avesse allora listato le
cavità di questa voragine, si sarebbe visto un gio
vinetto, leggiero come uno scojattolo, inerpicarsi su
per le reste del sasso, afferrandosi alli sterpi e alle
screpolature de' greppi , e puntando delle mani e
de' piedi tra i fessi di que' scheggioni , superar non
senza fatica l'orlo del precipizio, sott' esso il ver
rone da dove sparito poc' anzi era il lume. Ivi ,
dopo brevissima sosta , la di lui mano agguanta una
fune che irta di nodi gli venia calata dall' alto : si
leva da terra , ascende e dispare nel vano della
finestra.

52

– Passano alcune ore , di cui solo a Dio noto è
l' arcano : s'apre un' altra volta il verrone, e il gio
vinetto ne discende del pari agilissimo come v'era
salito . Una testa di donna in cui riconosciamo la
Fosca, sporgendosi sul largo davanzale di pietra,
s'accerta che niun sinistro gl'incolse : e tutto è nuo
vamente silenzio. Soltanto un sordo rumore , come
di un tonfo, par le giunga all'orecchio : ma forse,
ella pensava , o m' inganno; o questo è lo strido di
qualche augello notturno, che cova tra gl' incavi degli
opposti roccioni: forse è l'urlo del vento ' nelle forre
del precipizio. E gittando sotto le coltri la testa ,
s'addormenta nell' ebbrezza di nuovi amori .

– Fattosi di mattino , affrettossi a mandare pe’
consueti messi le giornaliere provvisioni al romito :
ma il lugurio è deserto, la lampada della capella è
spenta : stan dispersi sul terreno i cenci e il bor
done del pellegrino : ma di lui non v'è traccia ve
runa . I messi scorrono il bosco, scendono nella
borgata , perlustrano i diversi casali : niuno de' ter
rieri ne sa dare contezza . Soltanto rapportano aver
rinvenuto in fondo alla lacca il corpo di un gio
vane imberbe , sfraccellato in guisa si orrenda ,
che mal se ne poteano discernere le primitive fat
tezze. Ben essi ne avrebbero rimossa da quel luogo
la salma , se un serpe enorme attortigliato al cada


Click to View FlipBook Version