Giovanni Moro
Clemente Salsa
pitture, stucchi e decorazioni nel Comune di
Bori
;
in copertina:
dettaglio del manifesto, dipinto da Clemente Salsa,
per l’inaugurazione del Nuovo Cinema Teatro,
19 settembre 1920
Giovanni Moro
CLEMENTE SALSA
Pitture, stucchi e decorazioni
nel Comune di Borghetto di Borbera
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Borghetto di Borbera 2016
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I
Prefazione
di Enrico Bussalino
Come sindaco di Borghetto di Borbera ho il privilegio e l’onore di presentare
questo lavoro, frutto della fatica di un nostro giovane concittadino,
particolarmente attento alla realtà della cultura locale: Giovanni Moro. Spesso
si sente dire che i giovani sono disinteressati e non hanno a cuore la realtà
che li circonda, le loro radici. Penso che quanto leggerete possa contribuire a
sfatare questo luogo comune.
Le pagine che seguono ci fanno capire che anche il nostro paese custodisce
dei tesori d'arte che meritano di essere conosciuti e valorizzati. Anche per
questo la nostra amministrazione, pur tra le ristrettezze economiche di
questo momento, ha voluto provvedere al restauro della cappelletta
all'incrocio tra via Roma e via Boriana: anch'essa ospita un lavoro di Clemente
Salsa che trovate descritto nelle pagine che seguono.
Un grazie a don Fulvio che ha promosso questa iniziativa; con lui ringrazio i
sacerdoti che hanno lavorato e lavorano per le nostre sei parrocchie.
A tutti auguro una buona lettura, alla scoperta dei tesori che Salsa ha lasciato
nelle nostre chiese e case, sperando che questo volume abbia a Borghetto e
non solo la diffusione che merita.
Borghetto di Borbera, 18 novembre 2015
Geom. Enrico Bussalino
~3~
Prefazione
di don Fulvio Berti
Poco più di un anno fa proposi al giovane Giovanni Moro, studente all’ultimo
anno di Liceo classico, di «lavorare un po’» sulle numerose opere di Clemente
Salsa presenti sul territorio del comune di Borghetto di Berbera: pensavo ne
potesse risultare un lavoro dignitoso per la tesina personale da presentare
all’Esame di Stato. Il reperimento del materiale era abbastanza semplice: già
molto avevo selezionato nel preparare i progetti di restauro delle decorazioni
delle chiese di Persi e San Rocco in Torre, Borghetto era stato oggetto di un
intervento recente ed immaginavo - non ero ancora parroco del capoluogo
quando il lavoro è iniziato - che anche l'archivio di quella Parrocchia,
diligentemente ordinato dal dott. Dimitri Brunetti, al pari di quelli delle altre
cinque parrocchie in cui è diviso il territorio comunale, non avrebbe lesinato
notizie. Sapevo, poi, che Giovanni si muoveva bene nelle parrocchie di Molo e
Sorli ed aveva una certa passione per il territorio e per tutto quello che è
cultura locale: era l'interlocutore giusto per il lavoro che avevo in mente, ma
che, per mancanza di tempo, non avrei mai potuto realizzare in prima
persona!
Una volta messa insieme la documentazione fotografica ed archivistica
relativa alle chiese parrocchiali ci siamo accorti di quanto intenso fosse stato
il lavoro di Salsa sul territorio comunale: si può dire che non ci sia chiesa,
oratorio o cappella che non custodisca un intervento dell'allievo di Gambini. Il
ritrovamento di un piccolo acquerello in casa di una mia parrocchiana ha dato
impulso alla ricerca di opere di Salsa di proprietà privata: numerose sono
state le persone che hanno risposto all'articolo - appello che Giovanni ha
scritto per Quattropagine - ed hanno accettato di far fotografare soffitti di
sale, vetri di credenze, anche una cappella funeraria...
Il lavoro di Giovanni è tutto qui, nelle pagine che seguono: ben più che una
tesina per l'Esame di Stato! Oltre alla fatica di girare, fotografare, ricercare
documenti ha ascoltato con pazienza i numerosi borghettesi che hanno visto
lavorare Salsa e conoscono le motivazioni che hanno spinto a far realizzare
alcune opere. Un grande ringraziamento alla figlia di Clemente Salsa, signora
Anna Maria, che ha accettato di aprire la sua casa per raccontare qualcosa di
più della biografia del padre - artista. È sempre importante raccogliere le
testimonianze orali perché, a causa dell’inesorabile scorrere della vita umana,
sono quelle che più facilmente vanno perdute.
Un sentito ringraziamento alla dott. Manuela Bonadeo, storica dell'arte, che
ha accettato di stendere l’analisi complessiva delle opere di Salsa che trovate
~4~
in apertura di questo libretto e agli amici di Bellinzago, paese natio del
pittore, a cui va il merito di aver realizzato un primo volumetto sul loro
concittadino e di aver reperito presso l’Archivio di Stato di Novara il foglio
matricolare del Pittore. Un grazie a Giovanni che ha accettato con entusiasmo
la mia proposta e la ha sviluppata con intraprendenza e passione. In questa
sede è doveroso ricordare che, per i restauri delle opere di Salsa presenti
nella chiesa parrocchiale di N. S. Assunta di Persi e della facciata dell’Oratorio
di San Rocco a Torre Ratti, sono stati fondamentali i contributi erogati dalla
Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, dalla Diocesi di Tortona e dalla
Società Ricreativa di Persi. A questi contributi «istituzionali» si uniscono,
ovviamente, le tante elargizioni di singoli fedeli che hanno a cuore che le loro
chiese siano non solo belle da vedere, ma soprattutto luoghi degni per offrire
il culto a Dio.
L'auspicio è che questo lavoro dia nuovo impulso per restaurare le opere di
Salsa che oggi versano in cattivo stato di conservazione e che, nell’arco di
pochi anni, rischiano di essere irrimediabilmente perdute.
Persi, 22 novembre 2015, solennità di Cristo Re dell’universo
don Fulvio Berti
~5~
Prefazione
degli "Amici del caffè"
Qualche anno fa l'Associazione culturale "La contrada del gallo" di Bellinzago
diede alle stampe un agile libretto che andava ad approfondire la vicenda
artistica di Clemente Salsa, bellinzaghese di nascita, ma alessandrino di
adozione.
Oggi, grazie alle sollecitazioni di don Fulvio Berti e di Giovanni Moro,
l'Associazione culturale gli "Amici del caffè” di Bellinzago torna ad
interessarsi dello stesso argomento, per tratteggiare nuovamente la storia di
questo pittore, arricchita di nuove scoperte.
All’epoca avevamo scritto che le scarse informazioni sulla biografia del Salsa
ci derivavano da atti di archivio e dalle notizie gentilmente fornite dalla figlia
del pittore. In particolar modo, nell’atto n. 97 dell’anno 1886, si leggeva:
«L'anno del Signore 1885 il giorno 20 del mese di agosto nella parrocchia di
S. Clemente Comune di Bellinzago è stato presentato alla chiesa un fanciullo
nato il 19 del mese di Agosto alle ore sette ant figlio di Luigi Salsa del fu
Clemente nativo di Bellinzago e della Gavinelli Adele del vivente Giuseppe nativa
di Bellinzago, coniugi Salsa domiciliati in Bellinzago, cui si amministra il
Battesimo da me sottoscritto e si imposero i nomi Clemente Giuseppe essendo
padrino Bovio Giuseppe di Giuseppe.
Sac. Luigi Meazza»
Nel censimento del 1863, aggiornato al 1893, si riscontrano informazioni più
precise, che integrano le precedenti; si vede infatti che Clemente Salsa era il
settimo di dieci fratelli, di cui tre morti nel primo anno di vita, come appare
dall’elenco riportato:
Giuseppa Maddalena 26.08.1878
Agnese Savina 20.01.1880 +31.01.1880
Maria Guglielmina 01.02.1881 +21.09.1882
Primo Clemente 10.06.1882
Luigi Pietro 07.01.1884
Maria Antonia 19.08.1885 +25.08.1885
Clemente Giuseppe 19.08.1886
Antonio Giuseppe 16.07 1889
Maria Catterina
Pio Giovanni 16.05.1891
11.07.1893
Per un errore di stampa emergevano due date discordanti riguardanti la
nascita. Nel registro delle nascite dell’anno 1886 all'atto n° 97 infatti
compariva l'anno 1885.
~6~
Il suo primo lavoro fu un ritratto su tela eseguito a Firenze, città dove svolse il
servizio militare, nel 1908; qui frequentò la scuola di pittura Tapparelli.
Poco conosciamo della sua formazione, ma da una lettera datata 25 giugno
1950 veniamo a sapere che il pittore è contento di poter ritornare a
Bellinzago dopo 50 anni dai suoi primi lavori, nella stessa chiesa, quella di
S. Anna, dove ebbe inizio la sua carriera.
La chiesa compatronale di S. Anna, situata nel centro del borgo, venne
affrescata tra 1900 e 1901 da Rodolfo Gambini, pittore milanese nato nel
1855 e morto nel 1928. Questo ci induce a pensare che la carriera del Salsa
ebbe inizio quando era molto giovane, proprio come allievo del Gambini.
Quest’artista fu molto attivo nel periodo a cavallo fra la fine del 1800 e gli
inizi del 1900, soprattutto nelle zone dell’Alessandrino, della Lombardia e
della Liguria; moltissime sono le testimonianze ancora visibili del suo
operato, a cui collaborarono anche i figli.
Dallo stesso atto contenente i dati di nascita apprendiamo che si sposò il 27
novembre 1919 con Alice Angela nella Parrocchia di Serravalle Scrivia. Il
matrimonio fu coronato dalla nascita delle due figlie Adelia ed Anna Maria; la
coppia viveva ormai a Serravalle Scrivia, dove il Salsa ebbe un’intensa attività.
Molto noto nella zona dell'alessandrino, lavorò fino alla morte, avvenuta il 21
gennaio 1979 a Serravalle Scrivia, alla veneranda età di 93 anni, lasciando
moltissimi lavori in tutti i territori che ebbe la ventura di attraversare.
L’Associazione gli "Amici del caffè" ringrazia vivamente don Fulvio Berti e
Giovanni Moro per tutto il lavoro di ricerca, che ha permesso non solo di
integrare anche quanto già pubblicato, ma soprattutto di riscoprire e tener
viva la memoria e l’opera del nostro concittadino, il pittore e decoratore
Clemente Salsa.
Federica Mingozzi
Giacomo Musetta
-7-
Premessa
Forse qualcuno ignora il potere della prospettiva: basta cambiare un punto di
vista e lo stesso luogo e le stesse persone appaiono diverse.
Conobbi per lo meno il nome di Clemente Salsa ancor prima di sapere che era
un pittore. Non ricordo quanti anni avevo né che occasione particolare fosse,
solo che mi trovavo in chiesa, al mio paese, durante una messa mattutina.
Ricordo anche che, forse per un capriccio, mi rifiutai di andare a fare il
chierichetto e mi accomodai nelle panche, vicino a mia nonna. L’abitudine, in
alcuni casi, limita le prospettive. Vedere la mia chiesa da lì mi spiazzava, non
sembrava neppure quel luogo che, da quando avevo cominciato a elaborare
ricordi più duraturi, immaginavo unicamente esistesse solo dall’altare verso il
portone di uscita. Perché da quel punto mi ero abituato a vederlo, e non avevo
mai provato a pensarlo diversamente. E da quella posizione, sotto l'attenzione
di tutti, un bambino un po’ timoroso si limita a servire nel migliore dei modi
la messa, prendere la sua caramella come premio, e correre verso l’uscita,
dove la mamma ti dice di non mangiarla adesso, ma di aspettare dopo pranzo:
non alza la testa più di tanto. Dalle panche, però, tutto cambia. Appena
terminata la funzione ebbi un gesto istintivo, guardai dal basso verso l'alto la
statua del Cristo, che si impone sopra l'altare maggiore, e proseguii con lo
sguardo sempre più in alto, fino a scorgere quella parte di chiesa a cui non
avevo dato troppa attenzione, fino ad allora. E fu in quel momento che
l'occhio cadde su tre lettere 'C.S.G.': proprio sopra di me. Con la testa rivolta
completamente verso la volta affrescata, chiesi cosa significassero. Vicino alla
nonna nessuno lo sapeva.
Poco tempo dopo riaccade lo stesso movimento del collo, e scorsi poco più
avanti, molto armoniosamente, la firma per esteso: Clemente Salsa Gavinelli.
Questo nome rimase in me in tutti questi anni, senza che sapessi nulla di più.
Poi, i'allora mio parroco, don Secchi, durante altre ricerche, mi diede la
possibilità di vedere alcuni bozzetti conservati in archivio parrocchiale: in
quel momento rividi quella firma e cominciai a saperne qualcosa di più grazie
ad altri documenti archiviati. All'incirca un anno fa, dopo aver parlato con don
Berti, é cominciata la sua riscoperta. Si era appena occupato del restauro di
alcuni affreschi nella Parrocchiale di Persi e il suo contributo è stato a dir
poco essenziale. Seguire un ragazzo, pur appassionato di storia locale e
riconoscente alle sue radici, sono sicuro che non sia così scontato per un
~8~
parroco così impegnato. Questa è una riscoperta parziale, per lo meno nelle
opere. Clemente Salsa ha lasciato il segno in così tanti paesi che, per dare un
primo senso a questo lavoro, si è dovuto circoscrivere l’attività al territorio di
Borghetto di Borbera, con una sola eccezione, dovuta a un legame storico e
affettivo che ne rendeva impossibile l’esclusione da questo volume. Tuttavia,
è stato doveroso inserire alcuni richiami, talvolta fotografici, ad altri luoghi in
cui ha operato al di fuori dei confini comunali, perché il territorio di
Borghetto sia la partenza di un percorso di riscoperta e valorizzazione
artistica e culturale che possa andare oltre un confine amministrativo.
Il pittore, stuccatore e decoratore Clemente Salsa è una possibile chiave di
lettura di questo territorio che, quasi nella sua totalità, si ripercorre e rivive
seguendo le sue orme, che vengono dalla pianura novarese e si inerpicano
verso l’alta Val Borbera. È un altro punto di vista, un’altra prospettiva, non
abituale, per guardare questa nostra terra. È una chiave di lettura di un
territorio, per tanti aspetti frastagliato, ma che possiede una sua unitarietà e,
con questa, un’ulteriore unicità.
Giovanni Moro
~9~
I LUOGHI DI CLEMENTE SALSA
Cittadino di adozione borghettese
9 Chiesa S.Vittore 9 Oratorio S.Lucia
9 S Antonino 9 Oratorio S.Rocco
9 Cappelletto S Rocco 9 Oratorio S.Martino
9 Cappelletto SS ma Trinità 9 Chiesa S.Lorenzo
9 Santuario Madonna di Lourdes 9 Santuario Madonna della Neve
9 Chiesa S.Pietro in Vincoli 9 Cappelletto Annunciazione
9 Chiesa S.Stefano Protomartire 9 Cappella Grossi
9 Oratorio S. Fermo 9 Nuovo cinema-teatro
9 Oratorio S Antonio 9 Albergo Ridella
9 Chiesa S Mana Assunta 9 Cappelletto Madonna di Caravaggio
9 Oratorio S.Antonio 9 Oratorio S. Pietro
-10-
BIOGRAFIA
Clemente Giuseppe Salsa nasce a Bellinzago Novarese il 19 agosto 1886 da
Luigi, del fu Clemente, di famiglia contadina, e Adele Gavinelli, del vivente
Giuseppe, di famiglia signorile. Entrambe le famiglie sono di Bellinzago. Il
giorno successivo alla nascita gli viene amministrato il Battesimo daH'allora
Clemente Salsa in trincea
don Luigi Meazza, imponendogli i nomi di Clemente Giuseppe, essendo
padrino Giuseppe Bovio di Giuseppe. Sappiamo che fu il settimo di dieci
fratelli; cinque maschi e cinque femmine, dei quali un maschio e una femmina
emigrarono in Argentina. 11 nome Clemente, già del nonno paterno, è un nome
di famiglia ed è anche quello del santo patrono branzagotto. Sappiamo che
frequenta poi gli studi fino alla terza elementare, sempre nel paese natio.
Nel 1906 inizia il servizio militare e il 1 novembre entra nel 19° Reggimento
Artiglieria da Campagna. 11 15 settembre 1907 è promosso al grado di
Caporale e il 30 settembre dell’anno successivo è Caporal Maggiore.
Trasferito al 17° Reggimento Artiglieria da Campagna è mandato in congedo
illimitato il 2 dicembre 1909. Nel 1908, mentre soggiorna a Firenze, sempre
in occasione del servizio militare, riesce a frequentare una scuola di pittura. È
di questo anno la sua prima opera di cui abbiamo notizia: un ritratto di
vecchio. Salsa diviene allievo e poi collaboratore di Rodolfo Gambini
(1855-1928], milanese di origine, pittore formatosi all’Accademia di Brera
che, verosimilmente, conosce circa nel 1914, al momento dei cantieri
decorativi in alcune chiese di Bellinzago, tra cui la parrocchiale. Al seguito di
~ n~
Gambini, arriva nelle zone dell’alessandrino,
prima dell'entrata dell’Italia nel primo conflitto •
mondiale: l’artista milanese ha parecchie i
commesse nei territori delle diocesi di Tortona e ;
di Alessandria. Tra l'altro, proprio ad Alessandria,
vive, ha bottega e muore. Clemente partecipa alla . i
Grande Guerra, dopo essere stato chiamato alle
armi per effetto del Regio Decreto del 22 aprile
1915, e il 23 del mese successivo rientra col grado
di Sergente nel suo Reggimento, dove resta fino al
10 marzo 1919. Riceve un encomio solenne dal
Comando del IX Corpo d’Armata per un’azione
militare in Val Costeana (Belluno, comune di
Cortina d’Ampezzo). A Cortina elabora diversi
disegni-schizzi su carta e scatta una serie di
fotografìe alle opere che ha occasione di vedere. È
autorizzato a fregiarsi della medaglia "Gennaio 1916 - lo e la mia
commemorativa nazionale della guerra 1915-1918 morosa mentre godevo la
e ad apporre sul nastro distintivo tante stelle a prima licenza invernale a
cinque punte quanti gli anni passati al fronte (tutti
e quattro, quindi), come da Regio Decreto, e anche Serravalle"
della medaglia a ricordo dell'Unità di Italia (1922). Il 27 novembre 1919 si
unisce in matrimonio con Angela Alice, una giovane sarta di Serravalle Scrivia.
4* Con lei ha due figlie, Adelia e Anna Maria.
Nel 1941 viene sospeso definitivamente dagli obblighi
di servizio militare per l'età. Dopo l’armistizio del
1943, i tedeschi arrivano anche a Serravalle Scrivia.
L’anno successivo occupano il suo appartamento e
quello di una famiglia vicina. Così, assieme alla moglie,
alle figlie, alle figlie gemelle di un cugino e alla suocera,
caricato quel che si può su un carretto, si rifugia fino a
fine conflitto a San Martino di Sorli, in una casettina
formata da due piccole stanze di proprietà di Gigetto
(Luigi Balbi), generalmente affittate a villeggianti, ma
Una delle primissime in quel tempo occupate da sfollati serravallesi. La
opere in età giovanile in moglie, la suocera e le figlie aiutano spesso a preparare
una terrazza nel centro i viveri, soprattutto pasta, per i partigiani. Qui Adelia,
storico di Bellinzago la figlia primogenita, conosce il suo futuro marito: è un
partigiano che è sopravvissuto all'eccidio della Benedicta, ripiegando e
rifugiandosi da uno zio nel genovese e che, successivamente, dopo aver
disceso la Val Berbera, ha raggiunto il castello di Sorli, in cui è rifugiato.
Durante questo periodo Clemente Salsa opera nelle località che compongono
Sorli, a Garbagna, Rocchetta e Molo con le relative frazioni. Al compimento dei
- 12 ~
90 anni, tornando nei luoghi in cui combattè il primo conflitto mondiale,
ritrova, in particolare, uno dei dipinti di cui si era fatto uno schizzo anni
prima, che tiene ancora custodito nel portafoglio. Alla veneranda età di 92
anni esegue ancora stampi e stucchi, che porta a far cuocere alla fornace Balbi
a Libarna. Vive sempre a Serravalle fino alla morte, avvenuta il 21 gennaio
1979, all’età di 93 anni.
~13~
UN'ANALISI DELL’OPERA DI CLEMENTE SALSA
L'attività di Clemente Salsa in Valle Borbera e, più genericamente, nel
territorio della diocesi di Tortona, è quella tipica di un pittore attivo e
longevo, legato al luogo in cui vive, disposto a prestare la propria opera in
interventi di varia natura, quasi sempre su edifici preesistenti e non di nuova
costruzione, che richiedono di essere affrescati, decorati o restaurati. Per
ciascuno di questi lavori, Salsa si rende disponibile a soddisfare le richieste
della committenza con zelo, ponendo al vaglio, non di rado, anche progetti e
bozzetti circostanziati.
La scarsa documentazione relativa al pittore si esaurisce, in alcuni casi, negli
archivi parrocchiali che custodiscono richieste scritte di commesse, ricevute
di pagamento e bozzetti preparatori. Le notizie biografiche, invece, hanno
fonti eterogenee e, oltre a quelle meramente anagrafiche o relative al servizio
militare, sono spesso confinate nell'oralità e nei ricordi della famiglia.
Ritessere la sua vicenda artistica da queste notizie significa, in primo luogo,
attestarlo nel novero piuttosto nutrito dei pittori che si sono formati nel clima
delle Avanguardie scegliendo di rimanere ancorati alla tradizione accademica
che, nel caso di Salsa, lo pone a confronto sia con un ambito piemontese di
confine sia, soprattutto, con quello lombardo e braidense nello specifico. Se si
eccettua il soggiorno fiorentino, di cui pare difficile rintracciare fonti precise e
quindi precise sfere di influenza, dobbiamo ricondurre Salsa a Brera e al suo
ancestrale ancoraggio al realismo di matrice lombarda, al rigore dei
procedimenti esecutivi impartiti in accademia, all'atmosfera di tradizione
prestigiosa, quanto quasi immobile - una sorta di profilassi nei confronti della
temperie distruttiva e rinnovatrice delle
Avanguardie.
L'accademia di Brera, infatti, è luogo di formazione
del pittore Rodolfo Gambini (1855-1928), milanese
di origine. La collaborazione con Gambini si protrae
oltre gli anni Venti, come dà conto l'intervento nella
chiesa di San Giacomo ad Acquata datato 1923. Per
la presenza di Salsa lungo il Borbera può essere
preso come terminus post quem il lavoro decorativo j
presso l'albergo Ribella di Persi, eseguito nel 1913
come riferisce Salsa stesso in una lettera del 1969
indirizzata all’arciprete Don Santo Pulicini di Persi e
conservata nel medesimo archivio parrocchiale.
Testimonianza che potrebbe anticipare di qualche
tempo l'inizio della collaborazione con il Gambini. Affresco raffigurante la
Oltre che per questa committenza pubblica e a mietitura del grano,
carattere religioso, l'artista lavora anche per quella Serravalle Scrivia
-14-
privata, che si risolve in esiti a volte parecchio distanti rispetto a quelli a tema
sacro cui deve la maggiore notorietà e riconoscibilità. Nelle opere a carattere
privato, non di rado su tela o su cartone, il pittore mostra una varietà di scelte
esecutive raramente rintracciabile altrove, mostrandosi attento ai temi del
vero nei ritratti e nelle scene di quotidianità, ma anche a quelli del lavoro,
come ben si evince dalle rappresentazioni di mondine chine nelle risaie.
Ad una lettura generale, comunque, la pittura di Salsa rimane fedelmente
ancorata ad un robusto realismo, frutto dell'alunnato presso Gambini e della
scelta di attenersi a valori pittorici tradizionali: gli anni delle prime uscite
pubbliche dell'artista corrispondono al generico "ritorno all'ordine" prodotto
dallo sconvolgimento emotivo ed artistico delle Avanguardie Storiche e
generano risposte di vario genere, tra le quali si impone quella del movimento
Novecento, formalmente indipendente dalle ideologie, ma supportato con
energia dal Regime come strumento culturale di ancoraggio alla lunga e
gloriosa storia pittorica italiana.
A questo e ad altri numerosi rivoli di linguaggio plastico e formale, Salsa, in
realtà non risponde. Come non risponde alla scelta, questa sì palesemente
ideologica, di mantenersi sulla strada del realismo quando nel 1938 a Milano
nasce Corrente - prima rivista e poi movimento - in forte e polemica
opposizione all'arte di regime. E proiettata a divenire, negli anni del
dopoguerra, una scelta precisa di appartenenza politica.
Salsa non entra, nemmeno, nel dibattito tra forma e non-forma che polarizzerà
il panorama artistico italiano degli anni Cinquanta, Salsa non si annette a nes
suna vicenda storico-artistica precisa. E questo non per provincialismo miope.
L'analisi del suo
percorso artistico,
pone all'evidenza
almeno due fattori
prioritari: una geo
grafia ristretta ed
una qualità inva
riata. Salsa si muove
di pochissimo dal
linguaggio testato
già nelle prime
esperienze. E a que
sto deve la sua for-
Affresco raffigurante
L'ultima cena,
Chiesa Parrocchiale di
Rocchetta Ligure,
foto ricordo personale
tuna, frutto però non del caso o della limitatezza degli obiettivi, ma di una
scelta consapevole che garantisce stabilità e appagamento.
Se si vuole riconoscere un panorama culturale di riferimento all'opera e alle
scelte espressive di Salsa, esso va rintracciato nel gusto e nell'atmosfera di
revival storico-stilistico che accompagna il generico "ritorno all'ordine" dopo
le Avanguardie insieme a molti altri indirizzi artistici e che definisce il
linguaggio di non pochi pittori educati alla lezione del vero e della tradizione.
Il revival architettonico, peraltro, era già diffuso in Europa e in attesa di
portare anche in Italia il gusto del "rifare" romanico o gotico nella
progettazione degli edifici, soprattutto religiosi. Una questione di gusto,
infatti, piuttosto svincolata dai pressanti richiami al passato che la
propaganda fascista imponeva a livello culturale, interessata com'era alle
connessioni con la romanità più monumentale piuttosto che agli slanci del
gotico.
Tale gusto per l'arte del passato era suffragato dall'attenzione dei critici, che
lo portavano al centro del dibattito culturale, e dalle manifestazioni
pubbliche, che si coagulavano intorno ad eventi espositivi ospitati nelle sedi
più prestigiose dei maggiori centri italiani. A partire dalla fine della Prima
Guerra Mondiale e almeno fino alla metà degli anni Trenta, si sussegue in
Italia una fìtta sequenza di mostre ed esposizioni, a firme prestigiose, che
consente di fare una sistemazione storico-critica più puntuale dell'arte
italiana successiva al Rinascimento.
È in questo quadro culturale che si innesta una generica rivalutazione dei
secoli XVII e XVIII, sostenuta da critici come Roberto bonghi e Ugo Ojetti, e
offerta al grande pubblico in una successione di eventi inaugurata dalla
Mostra della pittura italiana del Seicento e Settecento curata da Ojetti,
appunto, a Palazzo Pitti a Firenze nel 1922. Occasione ufficiale e di ampio
respiro per portare alla luce nuovi orientamenti critici, tesi a rileggere in
modo più esaustivo e perspicace un lungo periodo del passato artistico
italiano genericamente sottostimato e liquidato con l'etichetta della
decadenza. (Quella fu, tra l'altro, la prima occasione di vedere esposta una
sequenza di opere di Caravaggio tale da rivelare la vera statura dell'artista).
La tradizione pittorica italiana viene letta, e proposta in rassegne di questo
genere, senza strappi e immune da influenze provenienti dall'esterno, in
credito di ispirazione e di forma con gli artisti straneri; nello specifico, l'arte
del Seicento è interpretata attraverso questa logica consequenziale della
storia come bacino in cui si ritrovano, maturate, le esperienze dei secoli
precedenti. Il Barocco, dunque, è la logica conclusione del Rinascimento e non
la sua decadenza, anzi è un rifiorire di scuole provinciali e di varietà regionali
come accadeva in pieno Quattrocento.
A questi orientamenti di recupero e di rivalutazione storicistica va, dunque,
annessa l'esperienza pittorica di Salsa, almeno quella più consistente e
pubblica, che a certo Seicento indubbiamente guarda con attenzione come
-16-
veicolo efficace di ispirazione, relativamente soprattutto alla costruzione
dello spazio pittorico, alla monumentalità delle forme, alla evidenza patetica
dei gesti e dell'espressività.
E pure a questo quadro di
riferimento va ricondotto il
suo linguaggio, debitore a
maniere antiche di costru
zione della figura, di uso del
colore, di organizzazione
dello spazio: le forme sono
salde, realizzate spesso at
traverso panneggi scultorei
che tracciano una plasticità
solida. Alla resa espressiva,
connotata da un pathos
spesso accentuato, contribui
scono tutti gli elementi della
rappresentazione: i gesti so
lenni, la tersità dei colori, il
dinamismo contenuto, la La volta affrescata nel santuario di N.S. della Guardia a
scrittura cristallina delle Pagliaro Inferiore (Rocchetta Ligure),
emozioni. foto ricordo personale
L'iconografia è quella dei
santi più noti (Rocco, Sebastiano, Antonio, Carlo) che si ritrovano nella chiesa
di Cerreto Ratti, negli oratori di Liveto, di Roncoli e di Torre Ratti; accanto a
quella di santi suggeriti dalla devozione locale, o più probabilmente da una
committenza in cerca di prestigio, come San Luigi, presente nelle parrocchiali
di Borghetto e di Cerreto.
1 santi fanno sempre da contorno alle immagini deH'Eterno, di Cristo, della
Madonna, esaltate in grandiose cornici decorative a campire gli spazi più
estesi degli edifici e raccontati sia attraverso gli episodi più edificanti
dell'incoronazione (della Vergine a Persi, di Cristo a Molo), dell'Assunzione (a
San Vittore, a Molo), della Trinità (a Molo), sia attraverso i brani evangelici
della Sacra Famiglia (a San Vittore), di Gesù nella bottega del padre (a Persi),
di Gesù tra i fanciulli e di Gesù "buon pastore" (a Cerreto Ratti).
Come accadeva per gli estesi soffitti barocchi, in questi spazi spesso piuttosto
ridotti Salsa organizza composizioni articolate, incorniciate da decori con
motivi floreali, in cui i personaggi si stagliano sugli sfondi cerulei dei cieli
della gloria o su paesaggi verdi di vita; a volte memori del vero, come nel caso
dell'affresco nell'oratorio di San Rocco a Torre Ratti, in cui i santi Rocco e
Sebastiano spiccano da una veduta che lascia scorgere, in lontananza, il
castello di Torre.
~17~
Le quadrature decorative e gli sfondi sono impreziositi, spesso, da putti e
angeli festanti, da medaglioni che custodiscono le figure dei profeti o i simboli
degli evangelisti; nelle volte dalla profondità meno accentuata, l'immagine
principale è trattenuta dal perimetro segnato da vele e lunette, che insistono
sui muri portanti e ospitano, a contorno, santi, profeti, evangelisti appunto.
Il messaggio è sempre edificante e
pedagogico insieme: Salsa somma la
magnificenza del gusto barocco,
sebbene semplificato, all'afflato
educativo dei cicli pittorici tardo
medievali e rinascimentali, quella
bibita pauperum diffusissima a par
tire dal XIV secolo anche nelle aree
lontane dai grandi centri che rac
contava al fedele i contenuti delle
scritture, le vite e i martìri dei santi.
Lo fa mettendo a punto una tecnica
calibratissima nei rapporti tra gli
elementi all'interno della composi
zione e tra i colori, stesi senza di
menticare il guazzo, tecnica in cui
eccelleva il suo maestro Gambini.
Per questo motivo sono abbastanza
frequenti anche le rappresentazioni
della quotidianità dei personaggi
evangelici, di Cristo soprattutto, in
terpretate con semplicità per essere
immediatamente percepibili e vi
Pietro salvato dalle acque, affresco, cine alla sensibilità dei fedeli.
Chiesa di S. Pietro di Vergagni, Leggibilità, facilità di interpreta
foto ricordo personale zione, certezza del risultato, capacità
esecutiva, rispondenza alle richieste della committenza: sono questi, in ultima
analisi, i caratteri eminenti della pittura di Salsa. Sommati al nutrito novero
delle opere e alla loro diffusione capillare, sopratutto in un ambito territoriale
preciso, lo rendono un fatto culturale in cui il territorio stesso può
rintracciare una sua riconoscibilità e un suo proprio senso di appartenenza.
Dott. Manuela Bonadeo,
Storico dell’arte
-18-
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■
LE OPERE
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-19-
Borghetto di Borbera
CHIESA PARROCCHIALE DI SAN VITTORE
MARTIRE
Sec. XIII-XVIII
Per raggiungere la chiesa bisogna percorrere, sia
provenendo da Persi, sia da Vignole, la via centrale del
paese (via Roma) e svoltare in via III novembre per
ritrovarsi così nella piazza antistante la chiesa, a questo
punto alla nostra sinistra. Fino al 1779 la chiesa
parrocchiale <campestre>, dedicata a San Vittore Martire,
era dove oggi c’è il cimitero. Ma in seguito alla visita pastorale del Vescovo di
Tortona, constatato il grave stato dei muri e delle strutture portanti della pieve,
veniva decretata la sua demolizione con conseguente trasferimento della
parrocchia all’oratorio di San Giovanni Battista, risalente al XII secolo. Dai
documenti conservati in archivio parrocchiale si ha la conferma di quello che si
può intuire dopo una prima visione dell'interno della chiesa: Clemente Salsa
dipinse e decorò molto in questo tempio e, tra le opere più significative, ci sono
sicuramente gli affreschi nella cupola e quello absidale, che si staglia sopra il
coro ligneo. Sulla parete destra dell'unica navata troviamo l'altare del Rosario
con la vergine di scuola ligure e, sul lato in cornu Evangelii, un'epigrafe ricorda
che, nel 1931, Salsa, coadiuvato da colleghi pittori, decoratori e stuccatori
serravallesi come Giovanni Ferrari e Carlo Bailo, col contributo di alcuni
parrocchiani, ultimò i lavori di restauro e rinnovò alcune pitture interne.
Dettaglio della cupola: SS. Trinità in gloria
-20-
Affresco absidale con il nome del committente, l'arciprete Dezza: il martino di S. Vittore
Borghetto di Borbera
ORATORIO DI SANT’ANTONIO
Sec. Xl-XII
Detta comunemente di Sant'Antonino.
È situata subito dopo il bivio per Borghetto di
Borbera, prima di entrare nell'abitato (per chi
proviene da Vignole Borbera), tra la
circonvallazione e la strada interna.
Sulla facciata molto semplice in stile primo
romanico, si può notare un affresco sopra il portale raffigurante la Madonna e
Sant’Antonio da Padova che intercede per Santa Rita. Per la mancanza di
documenti che ne parlino precisamente si può dibattere sull’attribuzione
dell’affresco. Già nel 1655, in un verbale di visita del vescovo monsignor Carlo
Settala, veniva prescritto di "rinnovare la pittura sopra la porta". Lo stile, i colori
e i soggetti nell’affresco che vi è oggi rimandano molto probabilmente a
Clemente Salsa, anche se al momento è comunque impossibile datare e
attribuire con sicurezza l’opera a causa del pessimo stato conservativo della
struttura esterna, che ci impedisce di vedere ad occhio nudo la firma e la data di
esecuzione del dipinto.
Facciata: Madonna
con Bambino e i
santi Antonio da
Padova e Rita da
Cascia
Borghetto di Borbera
CAPPELLETTA DEI
SANTI SEBASTIANO E ROCCO
Ante 1563
Arrivando da Vignole Borbera, poco dopo aver
superato le vecchie scuole elementari, prima che
il paese si stringa tra le storiche case del centro,
sulla nostra sinistra, possiamo notare questa
cappelletta, da poco tornata al suo antico splendore. Gli unici affreschi all'interno
sono ascrivibili a Clemente Salsa, ma non ci è pervenuta la data di esecuzione
dell'opera. Probabilmente, anche la facciata fu decorata a marmorino. La
rappresentazione dei due santi e della Vergine è quella caratteristica del nostro
pittore, anche se appare una particolarità riguardo alla figura di San Rocco.
Difatti, mentre nelle altre raffigurazioni, ai piedi del santo, vi era il simbolico
cane con in bocca un pane, qui l’animale, nell'affresco originario, lecca le piaghe
del santo. Attualmente, resta solo memoria di questa particolarità e, in
mancanza di documentazione fotografica, in sede di restauro si è preferito non
integrare la lacuna.
San Sebastiano, la Vergine e
San Rocco prima e dopo il recente
restauro
~ 23-
Borghetto di Borbera
SANTUARIO
MADONNA DELLA NEVE
7 luglio 1672
Provenendo da Vignole Borbera,
percorsa la circonvallazione di Borghetto
fino al semaforo, occorre svoltare in Via
Santuario Ca' de Bello, alla nostra
sinistra. Dopo aver percorso alcuni chilometri tra i cascinotti, si giunge a una
zona pianeggiante, ultimo baluardo del Comune di Borghetto, da cui si possono
raggiungere, tramite strade sterrate, sia Montespineto, sia Albarasca, frazione di
Stazzano: qui appare imponente il suddetto Santuario, molte volte modificato ed
ampliato. Questo tempio è molto caro alla popolazione locale, che, dal 1890, vi
festeggia con solennità il 5 agosto, come istituito da don Dezza, il cui nome
compare proprio nell’affresco absidale di Salsa in parrocchia a Borghetto. Nel
1933 Clemente Salsa affresca la volta del presbiterio e del coro; non si fanno
riferimenti a precedenti pitture.
Affresco al centro della volta del presbiterio: l'incoronazione della Vergine
~ 24 ~
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L'ancona della Vergine Lauretana fra i Santi Martino e Cipriano
~25~
L'ancona dell'altare, raffigurante Vergine Lauretana affiancata dai santi vescovi
Martino e Cipriano, risale almeno al 1795, quando da una convenzione tra
['allora parroco di Borghetto don Gio.Batta Leale e i pittori Giovanni Paolo e
Antonio Muratori, si evince il "far di novo un quadro rappresentante la Madona
del Loretto e S. Cipriano e Martino". Se si intende il far di novo derivante dalla
locuzione latina ex novo, cioè "far qualcosa da capo, ancora una volta”, allora
possiamo datarla in quest'anno. Nell’oratorio di San Michele in Borghetto vi è, a
supportare questa tesi, un affresco seicentesco che rappresenta proprio la
Madonna di Loreto tra due santi, attribuita ad un ignoto, che può essere
considerato il "cartone” ispiratore di questo affresco al santuario. Un’altra
possibile interpretazione della stessa espressione, però, potrebbe farci intendere
un restauro di un precedente affresco, e in tal caso l’ancona sarebbe la parte
superstite di un muro della primitiva cappella seicentesca. In ogni caso, occupa
questa posizione dal 1867, anno in cui, in seguito a degli ampliamenti del
Santuario, fu ricollocata grazie al capomastro borghettese Giuseppe Gallo. A
Clemente Salsa, nel 1938, fu commissionato il restauro proprio di questa ancona,
che consistette in una ripulitura dalla patina di annerimento formatasi col
tempo. Forse ispirandosi a questa immagine, Salsa realizzò un’edicola votiva su
una parete esterna di una abitazione in Vicolo Chiuso, a Borghetto Borbera, nel
1948 (ved. pag. 57).
LA VIA CRUCIS
Questa via crucis risale al 1737, ma nel 1833 le quattordici cappelle furono
sostituite e nel 1927 ridipinte da Clemente Salsa, grazie a una sottoscrizione
pubblica. A causa delle intemperie, gli affreschi, che versavano in pessime
condizioni, sono stati abbastanza recentemente sostituti da bassorilievi in
bronzo, certamente di minor valore, ma decisamente più resistenti.
-26-
Molo Berbera
CHIESA PARROCCHIALE DI
SAN PIETRO IN VINCOLI
Sec. XI-XII.XVI
Una volta giunti a Molo Berbera, sia arrivando da
Garbagna sia da Borghetto, è necessario svoltare e
percorrere il ponte e la salita che dà accesso alla parte
alta e storica del paese. Una volta che si ha il campanile
di fronte è necessario proseguire dritto e affrontare un
piccolo dosso, dopo il quale la strada scende curvando
poco a destra, fino al piazzale antistante la chiesa.
In questa antica chiesa abbaziale, avvolta da un fascino misterioso dovuto alla
sua storia, Salsa operò nel 1929. Eseguì un vero e proprio rinnovo di tutti i
dipinti e delle decorazioni interne, ma non è attestato cosa di preciso portò la
comunità a farlo realizzare, né come potesse apparire l’interno prima
dell’intervento dell'artista. Le uniche notizie pervenuteci parlano di alcuni
affreschi poco consoni all'ambiente religioso. Tutte le decorazioni e tutti i dipinti
interni appaiono ad oggi in buono stato conservativo ed è una delle chiese in cui
è rimasta più inalterata la pennellata di Salsa. Consultando l'archivio
parrocchiale si ha la conferma che da allora non è stato fatto alcun restauro, se
non quelli effettuati dallo stesso artista nella primavera del 1945 e circa nel
1963. Tra le chiese del comune è forse quella più ricca di pitture e decorazioni in
toto firmati Salsa. Sulla facciata comparivano un affresco raffigurante la Vergine
del Rosario e sul timpano un occhio, ma entrambe le opere sono andate perdute.
Solo in questa chiesa compare la firma per esteso, in cui a seguito del suo nome e
cognome, l'artista mette il cognome della madre, Gavinelli. Questo unicum si
deve a una allora fanciulla, Rosalinda, alla quale Salsa aveva fatto presente,
ironicamente, la difficoltà del suo nome. Così, come i giovanissimi sanno ben
fare, la fanciulla insistette tanto con Salsa chiedendogli ripetutamente il suo
nome per controbatterne la stranezza che l'artista finì per scriverglielo
chiaramente sulla volta. È qui, inoltre, ben visibile il finto marmo dipinto sulle
pareti, lo stesso che vi era nel Santuario della Madonna di Lourdes, nell'oratorio
di S. Martino e di San Pietro. La consegna delle chiavi a Pietro, volta della navata
i
a5
Cristo Re con particolare della firma in cui compare anche la "G", che sta per Gavinelli,
cognome della madre bellinzaghese
-28-
I
Castello di Molo DELLA SANTISSIMA
CAPPELLETTA
TRINITÀ
1947
Salendo da Molo Berbera verso le rovine
dell’antico castello e della villa lì sorta, appena
arrivati in cresta, troviamo una cappelletti.
edificata nel luogo preciso ove si trovava l'antica
chiesa del castello, intitolata proprio alla
Santissima Trinità. La storica chiesa, in pessime
condizioni già a fine Ottocento, fu lasciata crollare.
Nel 1947 quel che rimaneva dell'antico edificio,
ormai irrecuperabile, fu completamente demolito e al suo posto fu eretta, in
memoria, questa cappella, subito affrescata da Salsa. Al di là di alcune semplici
raffigurazioni religiose all'interno, è notevole la decorazione "a marmorino"
della facciata e dei due pilastri del pronao, caratteristica dello stile dell'artista
serravallese.
— 29 —
I
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Decorazione interna: la SS. Trinità. Sullo sfondo si intravede l'abitato di Castello di Molo
~30~
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Castello di Molo
SANTUARIO DELLA
MADONNA DI LOURDES
Sec.XX
Superata la Cappelletti della Santissima
Trinità, dopo poche centinaia di metri, ci
si trova innanzi all'abside di questo
santuario, edificata all’ombra della torre
millenaria dell'antico castello di Molo Borbera, visibile da ogni via di accesso alla
frazione. Il santuario sorse durante gli anni della prima guerra mondiale e si
narra sia stato cominciato dalle donne delle ville della zona, come voto mentre i
loro uomini erano al fronte. Fu ultimato nel 1919 circa. Clemente Salsa, nel 1945,
fu il primo e l'unico pittore e decoratore che intervenne in questo tempio.
L’edifìcio era stato decorato totalmente al suo interno, tuttavia è andato perduto,
in seguito a un restauro, il finto marmo che decorava tutte le pareti, e ci
rimangono gli affreschi nella volta, nel transetto e nell'abside.
Il catino absidale: la SS. Trinità fra gli angeli
~31~
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*
Affresco al centro del transetto: Papa Pio IX inginocchiato davanti all'immacolata
Concezione
-32-
Cerreto di Molo
ORATORIO DI SAN MICHELE
Superato Molo Berbera in direzione
Garbagna, alla nostra destra, troviamo un
bivio e una strada si inerpica per circa un
chilometro fino ad attraversare l'abitato di
Cerreto di Molo. Proseguendo sulla strada
storica, senza prendere la piccola
circonvallazione, si giunge nella piazzetta
dell'oratorio. Non abbiamo notizie storiche
sufficienti per poter datare la piccola
struttura,quasi interamente in pietra a vista. Sia il sopraporta di ingresso, sia gli
interni furono eseguiti da Clemente Salsa, indicativamente nel 1950. L'affresco
in facciata, a causa della sua esposizione, è andato perduto e già da tempo
sostituito. Delle decorazioni e degli affreschi all'interno ci rimane la parete di
fondo e parte della volta. Alcune infiltrazioni in anni passati hanno danneggiato
seriamente rintonaco e conseguentemente gli affreschi: perciò è andata perduta
quella porzione ove Salsa aveva apportato la firma e la data di esecuzione.
%
San Michele che uccide il drago
~33~
Roncoli
ORATORIO DI SANT’ANTONIO ABATE
Subito dopo aver superato Persi, proseguendo di poco
la strada che porta alle Strette del torrente Berbera,
troviamo sulla nostra sinistra un bivio che conduce a
tre località, due delle quali luoghi molto particolari e
significativi per quanto riguarda l'operato di Clemente
Salsa.
La prima località è Roncoli, antica frazione di Molo
Borbera e dipendenza della parrocchia dello stesso
paese, che era raggiungibile tramite una strada
sterrata, ancora esistente, che collega queste tre "ville" all’antico Monastero di
Molo. Non sappiamo datare
l’oratorio dedicato a
Sant’Antonio Abate, ma
possiamo considerarlo dello
stesso periodo del centro
abitato, completamento ideale
del complesso monastico di
Molo. Difatti sono molti
riferimenti, toponomastici e
strutturali, che rimandano a
questo antico paese come
alloggio di monaci benedettini.
Il nostro pittore arrivò qui in
circostanze particolari. Siamo
nel 1944 e questi territori sono
sulla linea di contesa tra forze
partigiane e naziste. L’interno
dell’oratorio non fu decorato
molto e poco di significativo vi è,
a parte l’affresco riportato qui a
fianco. La facciata, invece,
semplice nella struttura, serba
tutta una storia degna di
attenzione, sia per l'originalità
sia per l'unicità sia per la valenza
storica e affettiva degli abitanti
del paese. Probabilmente, come Sant'Antonio Abate e San Sebastiano, al centro la
vedremo, alloggiò in questo Vergine col bambino e il coro d'angeli caratteristico
periodo a Fontana, l’altra località
che si trova poco distante sulla
stessa strada.
-34-
LA FACCIATA:
ARTE E STORIA
Negli affreschi in facciata
si fa riferimento a
quanto accaduto durante
un rastrellamento
nazista verso il termine
del secondo conflitto
mondiale. Come già
detto, la storia remota
vede questo luogo legato
all’attività monastica, ma Scorcio della parte superiore della facciata,
quella più recente alla (foto anni '90)
produzione e lavorazione
della castagna.
E proprio da un castagno partiamo per questa nostra riscoperta di Salsa.
Il castagno in questione, uno dei mille che incorniciavano il paese, si trova ancor
oggi appena dietro l'oratorio. Mentre partigiani e nazisti si fronteggiano su più
alture della Valle, anche Roncoli è terra di confine, di discese notturne dai monti
e di rastrellamenti. Alle prime luci di un giorno verso il finire della guerra, i
nazisti entrano in paese, spingono e radunano gli abitanti all’ombra dell’albero
ormai secolare, che si trova in strada
Erbarola, appena dietro l'oratorio. Il
timore che quella possa essere una
terribile esecuzione porta gli abitanti,
da sempre molto devoti e legati a S.
Antonio, a far voto di dipingere la
facciata, povera e logora, se avessero
avuto salva la vita. Gli esiti della
vicenda, fortunatamente ed
1 evidentemente positivi, portano
quindi alla commissione a Clemente
Salsa, a spese della piccola frazione.
Mentre centralmente, nella parte
superiore, una scena rappresenta la
i*' preghiera e la speranza con la figura
di S.Antonio abate e San Paolo
eremita nel deserto, nei due riquadri,
rispettivamente a sinistra e destra, si
rammentano quei momenti di grande
Gli abitanti sotto il castagno, riquadro di paura e apprensione. Nella prima
sinistra scena si nota l’albero e il resto del
castagneto che sale la pendice del
-35-
monte con ai piedi diversi abitanti del paese intimoriti, che si stringono l'un
l’altro, che si tengono per mano o con le mani sulla testa per lo sconforto. Sono
tutte persone realmente esistite e ne possiamo riconoscere ancora la maggior
parte: il giovane appoggiato al castagno è Rocco Roncoli (Ruchein); il ragazzo col
berretto che sbuca da dietro il tronco è Marco Roncoli (Marcotto), la bambina
tenuta per mano è Maria Assunta Franco, l’uomo vestito di scuro è Armando
Franco e la giovane alla destra Rosina Tosonotto di Cadisi. Accanto a lei, con
camicia e pantaloni eleganti c’è Giovanni Roncoli (Meicotto). Più indietro, vestita
di bianco, appare Maria Roncoli con accanto Eugenia Arsene (Gemma). Più
indietro ancora possiamo ancora trovare Elvira Ferrarotti e Anna Botassi. Due
tedeschi, alla nostra sinistra, portano via una cassa contenente dei salami nella
cenere.
La scena del saccheggiamento è
invece la seconda, nel riquadro di
destra. Nel paese deserto i nazisti
portano via tutto il possibile. La
frazione è riprodotta piuttosto
fedelmente e vista solo con
qualche errore di prospettiva dal
vecchio cimitero, delimitato dalla
pietra sferica con incastonata una
croce (conservata nella piccola
piazza davanti all'oratorio) che
nella scena appare spezzata dal
saccheggio: con la croce riversa a
terra c’è tutta la disperazione e
l'apprensione del momento ma
anche tutta l'irruenza e
l'arroganza nazista. L’abitazione
da cui un soldato sta portando via
dei salami nel dipinto originale
era più bassa: questo è dovuto a
un errore durante un restauro in
cui la casa è stata raffigurata
erroneamente come si presenta
oggi. Mentre un soldato sta di
guardia e un altro più indietro dà Il rastrellamento in paese, riquadro di destra
delle indicazioni ai commilitoni,
altri soldati portano via delle galline e il simbolico maiale. In questo mondo
contadino il maialino non è solo il simbolo del santo patrono, ma anche una delle
principali fonti di sostentamento e il suo ratto è un furto materiale e un
sacrilegio allo stesso tempo.
~36~
Fontana di Molo
ORATORIO DI SAN FERMO
La strada prosegue e si giunge a Fontana, dove cessa
di essere asfaltata e continua poi sterrata sulle pendici
del monte Gavasa. Questa frazione è, come Roncoli,
storicamente collegata agli eventi di Monastero di
Molo. Poco si sa di questo antico oratorio, che,
probabilmente, si può far risalire all’epoca dei monaci
benedettini che fondarono pure Roncoli. È di piccole
dimensioni e si trova vicino alla fontana che dà il
nome al paese. Clemente Salsa operò qui nel 1944,
anno in cui lavorò molto in queste convalli del Borbera, e non ci sono tracce di
altri interventi artistici, a
parte il suo. Sulla facciata
dell'oratorio sono
conservati tre affreschi,
imitando lo stile di
Sant’Antonio Abate in
Roncoli, adatta to alla
struttura diversa di questo
piccolo tempio. L'interno è
scarsamente decorato, ma
degno di nota è
sicuramente l’affresco
dietro l’altare con Santa
Margherita Maria Alacoque.
L'apparizione del Sacro Cuore a
Santa Margherita Maria Alacoque
■
Prato di Sorli
CHIESA PARROCCHIALE DI
SAN LORENZO
Percorrendo i "giri”, la strada che si
inerpica dalla provinciale per Molo, si
giunge a Sorli, che non è altro che un
toponimo che abbraccia i nomi di
molte località che ne formano il
territorio. Storicamente erano
comprese in Sorli anche Albarasca, ora frazione di Stazzano, e Righetto, ora
frazione a sé. Arrivati sulla cresta, in località Bancora, occorre svoltare a destra e
giungere, dopo poche centinaia di metri, in località Prato. L'Oratorio di San
Lorenzo diventa chiesa parrocchiale nel 1532 e viene notevolmente ampliato nel
Settecento. La struttura originaria non possedeva che una sola navata e non
aveva il campanile. Seppur la facciata lasci intuire tre navate, la chiesa ne
possiede due, in quanto alla nostra destra vi sono i locali della sagrestia. Nel
1944, Salsa operò lungo la navata centrale, sulla volta della stessa navata e
nell’abside principale. Il finto marmo delle pareti è andato perduto e appare
assai alterata anche la pennellata originale, dopo il restauro voluto da Don Carlo
Bolchi nel secolo scorso. Anche la raffigurazione della graticola e di San Lorenzo
arso vivo, giudicata troppo cruenta, fu fatta modificare dallo stesso sacerdote:
ora possiamo vedere il santo che ascende al cielo, ma è evidente come la sua
rappresentazione, che si staglia su un azzurro tempera, non sia dell’artista
serravallese e, anzi, stoni non poco col resto dell'affresco rimasto originale.
Tf7 Dettaglio della
UI volta della
navata
'A S centrale:
l'Agnello sul
fg libro con i
sette sigilli
-38 —
- Miti «HÈtf* ‘
Il Martirio di San Lorenzo, catino dell’abside
QUEL TRAGICO SAN LORENZO
Un evento accaduto in questa frazione, rimasto impresso nella memoria di chi
ancora abita quei luoghi, ma anche alla figlia secondogenita di Clemente Salsa,
Anna Maria, è quanto accaduto la sera del 10 agosto 1944. A Sorli è festa
patronale, e in questi paesi e allora voleva dire una giornata di grandissima festa.
Dopo le rituali celebrazioni religiose in onore di San Lorenzo, la sera, gli abitanti,
decisero di organizzare un ballo sotto un tendone. Ogni sera, dopo il coprifuoco,
era cosa consueta oscurare le finestre delle abitazioni per evitare "Pippo" (nome
con cui venivano popolarmente chiamati, nelle fasi finali della seconda guerra
mondiale, gli aerei da caccia notturna, che compivano solitarie incursioni nel
nord Italia). Erano piccoli bombardieri che arrivavano in volo radente, per
evitare la contraerea, sganciando bombe o mitragliando nel buio della notte.
Erano da poco passate le 22 quando, dopo qualche bicchiere di troppo, anche
per i tedeschi presenti, per evitare di “non poter dire di no" a un soldato, le
donne della famiglia Salsa si erano dirette verso San Martino, dove erano
sfollate. Quella sera Pippo, vedendo la luce del tendone da ballo, forse per
incuria o per un oscuramento mal fatto, sganciò una bomba, che uccise uno degli
abitanti.
-39-
San Martino di Sorli
ORATORIO DI SAN MARTINO
Sec. XI
Prima di giungere all’attuale chiesa
parrocchiale di Sorli, si nota alla nostra
sinistra, appena sotto il livello della
strada, un tempio romanico, che ha vista
sulla pianura Padana. Questo è l’oratorio
che fu chiesa parrocchiale di Sorli fino al
1532. Si trova nell’antico borgo di San
Martino, ai piedi del monte dove si scorgono ancora oggi i ruderi del castello. I
documenti testimoniano come anticamente fosse alle dipendenze dei monaci di
Molo. Tutta la struttura è in pietra a vista e conserva dall’epoca di edificazione il
campanile e una piccola parte dell’abside. Ha una sola navata e degli affreschi
originali rimane, nella parete sinistra, una raffigurazione di San Martino in abiti
signorili trecenteschi, inglobato fino a pochi anni fa nell'opera del nostro artista
serravallese, che operò qui nel 1944 e decorò l'intero oratorio. Dopo alcuni
recenti restauri, che hanno riportato la pietra a vista all’interno e abbattuto il
vecchio altare, è andata perduta tutta la decorazione in finto marmo policromo
delle pareti, uguale a quella in Castello di Molo (anch'essa perduta] e a quella
ancora ben conservata nella chiesa parrocchiale di Molo. Anche l'altare in
mattoni intonacati, sormontato da una nicchia, molto simile a quello che vi era
nel Santuario della Madonna di Lourdes a Castello di Molo, era stato decorato da
Salsa. Ci rimangono gli affreschi della volta e del catino absidale, tra i quali
notiamo la consueta rappresentazione di San Martino in armi che divide il
mantello con il povero.
L'oratorio nel
1998, prima
dei lavori
~ 40 ~
San Martino in armi divide il mantello con il povero
~ 41 ~
Albarasca
ORATORIO DI SAN PIETRO
Proseguendo verso Stazzano, dopo poco, si
giunge ad Albarasca. Questa antica villa è ora
una frazione del Comune di Stazzano. La storia,
però, evidenzia come questo luogo sia
indissolubilmente legato a Sorli, di cui era
frazione fino al 1929, e al Santuario della
Madonna della Neve, motivi per cui si è deciso
di includerlo in questo volume che parla
dell’attività di Clemente Salsa nel Comune di
Borghetto.
Giunti in paese, di fronte alla fontana pubblica,
che lasciamo alla nostra sinistra, una via si
addentra nella parte vecchia, che si espande su una delle tante braccia di tufo di
queste colline. Arroccato in mezzo all’abitato, si erge un piccolo oratorio, a una
sola navata e con un piccolo campanile. Qui Clemente Salsa operò nel 1945,
mentre era sfollato a San Martino. Eseguì non solo affreschi e decorazioni nella
volta e nel catino, che ci sono
rimasti in buona parte, ma
dipinse anche le pareti in finto
marmo policromo, come in San
Martino di Sorli. Anche qui,
però, alcuni recenti lavori
hanno cancellato le tracce delle
decorazioni parietali. Di rilievo
è, inoltre, un olio su tela qui
conservato eseguito senza
alcun dubbio da Clemente
Salsa, anche se non firmato.
Affresco nella volta: •;J.
la consegna delle chiavi a San Pietro
~42~
La vergine coronata dagli angeli con San Martino e Santa Lucia,
olio su tela, ante 1963
Questa tela presenta la stessa scena affrescata nell’edicola in piazza della
fontana (vedi p. 54). Possiamo ammirare il dipinto originale in tutto il suo
splendore. Non possiamo datarla precisamente, ma ci troviamo sicuramente
prima del 1963, anno di realizzazione dell'affresco in piazza. La tela appare
visivamente molto più antica di quest’epoca: molto probabilmente Salsa ne ha
riutilizzata una già dipinta.
~43~
Persi
CHIESA PARROCCHIALE DI
NOSTRA SIGNORA ASSUNTA
Sec. XIV-XV
L’ultimo paese prima delle celebri
"strette” del torrente Borbera,
risalendo la valle, è Persi. La chiesa
parrocchiale si trova al centro del
paese alto ed è raggiungibile da
ognuna delle due strade di accesso. La
storia remota di questa struttura è legata al dominio feudale dei Rati-Opizzoni,
che conservarono il giuspatronato sulla chiesa per molti anni fino alla sua
abolizione e furono certamente munifici committenti.
In questo edificio, che subì molte modifiche strutturali nel tempo e che conserva
opere di celebri pittori seicenteschi, tra cui spicca la prestigiosa tela
dell’Assunzione della Vergine di Luca Giordano, molto operò, intorno al 1937,
Clemente Salsa. Principalmente, si notano i suoi affreschi sulla volta della navata
centrale. Tra i dipinti compare quello della Sacra famiglia al lavoro,
paragonabile a quello nella chiesa parrocchiale di Molo Borbera con la stessa
scena sacra, rappresentata, però, più tradizionalmente. In parrocchia si conserva
un bozzetto ad acquerello, senza data, con il progetto di una nuova facciata da
realizzarsi in occasione del prolungamento della chiesa. Il lavoro non venne mai
eseguito, né si trova citato in altri documenti di archivio.
Volta della navata centrale: la Vergine incoronata dalla SS. Trinità
-44-
I
Volta della navata centrale: Sacra Famiglia al lavoro, tra le allegorie delle Virtù teologali e
della Chiesa
-45 —
Torre Ratti
ORATORIO DI SAN ROCCO
1930
Appena superato Borghetto e dirigendoci verso
Persi, il primo centro abitato, separato ad oggi da
pochi campi dai paesi confinanti, è l'antico borgo di
Torre Ratti. L'oratorio in cui operò Salsa non è il
luogo di culto storico, che è la cappella di San
Bernardo all’intero dell’antico castello, ma un
edificio iniziato nel 1930 per volontà della comunità
di Torre. Un recente restauro ha riportato la facciata
al suo splendore originario. Qui Salsa ha operato in due momenti diversi. Il
primo intervento risale al 1956 e riguarda la decorazione interna del tempio, di
cui riportiamo qui l'immagine dei santi Sebastiano e Rocco, con il tradizionale
cane che porge un pane e sullo sfondo proprio il castello di Torre. Cinque anni
dopo lo stesso pittore tornò per completare la sua opera, dedicandosi alla
facciata dell’oratorio dove ricompaiono i suddetti santi, anche se riproposti da
un cartone diverso rispetto a quelli affrescati all'interno. Un particolare da non
trascurare è la firma in facciata, ai piedi di San Rocco. Qui l'autore serravallese
specifica "modellò e dipinse", per indicare che non si occupò solo dei colori ma
anche delle forme in rilievo che
emergono dalla facciata. Salsa dà una
terza dimensione a quelle decorazioni
che ormai utilizzava da quasi mezzo
secolo su muri di edifici religiosi e
privati. In archivio parrocchiale di Persi
si fa riferimento, inoltre, a un suo
restauro della statua di San Rocco.
In alto: particolare, la firma
A destra: la statua di San Rocco
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San Sebastiano, la Vergine con il coro degli angeli e San Rocco
~47~
Cerreto Ratti
CHIESA DI SANTO STEFANO
PROTOMARTIRE
1654
Provenendo da Borghetto e imboccando il
ponte verso Castel Ratti, svoltiamo poi a
sinistra e, superato Liveto, si arriva a Cerreto
Ratti. Altra via d’accesso alternativa è la panoramica e suggestiva passerella
pedonale sul Borbera che collega Persi direttamente con Cerreto. In questa
frazione di modeste dimensioni si individuano diversi edifici religiosi. La chiesa
in questione, dove operò Salsa nel 1931, è quella edificata come parrocchia nel
XVII secolo, dopo che per gli abitanti era divenuto scomodo raggiungere Persi
prima e poi anche Castel Ratti, seppur per diversi motivi. Non è neppure la
chiesa storica, dato che questa si trova poco fuori il paese ed è dedicata sempre
a Santo Stefano. Una nota tratta dall’archivio parrocchiale di Cerreto, conservato
in Persi, riporta la seguente testimonianza:
■
"Luglio 1931 - Nel mentre si stava " *
pensando di instituire il fondo per la 1 V
decorazione della chiesa che è stata
sempre vivo desiderio della popolazione:
una bella occasione ci si presentava per
attuarla. Stava per terminare i lavori di '■
decorazione e pittura nella parrocchia di
Borghetto di Barbera il pittore Clemente j
Salsa di Serravalle Scrivia, il quale,
avendo poco lavoro, fece insistenza
presso di noi affinché ci determinassimo
a farla pitturare. Ci ha proposto buone
condizioni e facilitazioni come da
scrittura del contratto".
Questa nota, oltre a indicare l’ordine in
cui dipinse queste due parrocchie, ci
mostra come Clemente Salsa vivesse del
suo mestiere di pittore, decoratore e Affresco sull'esterno della casa attìgua alla
stuccatore. A confermare questo c’è vecchia canonica
comunque il numero delle opere o, per lo meno, dei siti censiti (ad oggi) in cui ha
operato, che ammonta a circa un centinaio. Questa mole di lavoro sarebbe
risultata certamente difficile se Clemente avesse considerato il pennello solo
come un secondo lavoro o un passatempo. Tuttavia, la figlia stessa ricorda come,
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