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© 2011 Suor Maria Antonietta Sorre
In copertina: Asilo Infantile Suor Maria Antonietta Sorre
fotografia di Stefano Sgarella
Referenze fotografiche:
Asilo Infantile, Archivio storico
Biblioteca civica di Cernusco s/N, Archivio della memoria
Archivio Istituto Suore Marcelline
Progetto grafico:
Pecora Nera ADV - www.pecoraneraadv.it
Impaginazione grafica:
Lucrezia Pizzigoni Pettinari
Si ringrazia per la collaborazione:
BCC - Banca di Credito Cooperativo di Cernusco s/N
Amministrazione Municipale di Cernusco s/N
Istituto Suore Marcelline
I privati per le immagini storiche fornite
Le foto e i testi qui pubblicati
sono di proprietà dellÊAsilo Infantile Suor Maria Antonietta Sorre.
˚ vietata la riproduzione, anche parziale.
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ASILO INFANTILE
Suor Maria
Antonietta Sorre
1886 - 2011
A cura di Pierluigi Assi
Testi di:
Pierluigi Assi
Fiorenzo Bertoli
Francesca Brambilla Pisoni
Elisabetta Ferrario
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Indice
Prefazione
6 LÊAsilo Suor M.A. Sorre compie 125 anni
Parte prima: Le origini
11 La fondazione dellÊAsilo Infantile
21 La seconda fase dellÊAsilo Infantile
Parte seconda: Lo sviluppo recente
39 LÊampliamento degli anni Sessanta
43 Il Centenario e lÊintitolazione dellÊAsilo a Suor Sorre
46 Il Nido: „La casina dei tigli‰
49 LÊ Asilo Infantile oggi
56 LÊorganico dellÊEnte Morale nel 2011
Appendice
58 I documenti storici
66 Il Piano dellÊOfferta Formativa
70 Giochi, preci e scarabocchi di Carlo Alberti
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Prefazione
ÊAsilo Suor M.A. Sorre compie 125 anni
Nel lontano 1884 un Comitato costituito da alcuni notabili locali fondò un Asilo per „togliere i bambini dal
pericolo della strada‰. LÊobiettivo era quindi inizialmente di custodia dei bambini. LÊanno successivo, il Comi-
tato decise di organizzare pedagogicamente lÊIstituzione con il sostegno delle suore Marcelline e lÊaccesso a
contributi finanziari della Cassa di Risparmio di Milano e del Ministero della Pubblica Istruzione.
Il 4 novembre 1887 fu inaugurata la sede edificata su un terreno donato dalle Marcelline. Le suore hanno sempre gestito
gratuitamente lÊEnte, mentre lÊAmministrazione comunale provvedeva alla refezione. Negli anni Sessanta lÊincremento della
popolazione rese necessario lÊampliamento della sede. Fu il cardinal Giovanni Colombo ad inaugurare la nuova struttura.
Alla fine degli anni Settanta il Comune e lÊAsilo decisero di sottoscrivere una convenzione che regolasse i loro rapporti e
sancisse lÊappartenenza dellÊAsilo Sorre al sistema educativo/scolastico del comune.
Dal 1996 lÊAsilo è stato affiancato da un micronido che accoglie i bambini a partire dai diciotto mesi. LÊEnte è retto da un
Consiglio di Amministrazione composto da nove membri di cui sei eletti in rappresentanza dei soci e dei genitori, mentre i tre
membri di diritto sono nominati dallÊIstituto delle Suore Marcelline, dalla Parrocchia e dai discendenti della famiglia Biraghi,
a tutela dei valori originari dellÊEnte.
Finalità principale dellÊinsegnamento è la crescita armonica e complessiva della personalità dei bambini nellÊambito di una
dimensione religiosa. La nostra è innanzitutto una scuola cattolica, con dei valori aggiunti, quale lÊaccoglienza e la solidarietà.
Il profondo significato originario dellÊEnte è stato recentemente indagato grazie al puntuale lavoro di ricerca di una cernu-
schese, Francesca Brambilla Pisoni. La tesi di laurea: LÊeducazione infantile a Cernusco sul Naviglio nellÊOttocento. Le ori-
gini della Scuola Materna „Suor M.A.Sorre‰ (1884-1886) è stata discussa allÊUniversità Cattolica del Sacro Cuore, relatrice
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la prof. Carla Francesca Ghizzoni, nellÊa.a. 2009-2010.
LÊoccasione è stata ghiotta!
Il Consiglio si è subito attivato per lasciare un segno tangibile nel 125° anniversario della fondazione dellÊEnte: una pubblica-
zione che ne documentasse la storia. Il Consigliere Pierluigi Assi ha „tradotto‰ la tesi di laurea elaborando un testo divulgativo
sulle origini dellÊEnte e sul sistema educativo utilizzato nellÊOttocento. Io ho approfondito lÊampliamento dellÊAsilo realizzato
negli anni Sessanta dello scorso secolo. Il coordinatore del nostro Asilo, Fiorenzo Bertoli ha realizzato uno spaccato della
realtà attuale: la vita e le attività che si svolgono ai nostri giorni.
Lo studio, condotto sui documenti dellÊArchivio storico dellÊEnte, dellÊArchivio parrocchiale e dellÊArchivio Generalizio
delle Suore Marcelline a Milano ha evidenziato la modernità del metodo pedagogico su cui si basa, oggi come 125 anni fa.
La didattica è portata avanti da personale qualificato e motivato.
Un grazie sentito va al personale tutto, ai Presidenti e ai Consiglieri che hanno prestato la loro opera con entusiasmo, senza
percepire alcun compenso se non la soddisfazione di aver lavorato per educare intere generazioni di cernuschesi.
Un ringraziamento va anche alle istituzioni che, consce del valore morale ed educativo dellÊEnte, lÊhanno sostenuto durante
lÊintero cammino. Mi riferisco alle diverse Amministrazioni municipali e alla Parrocchia, ma anche agli Istituti di Credito
quali la storica Cassa di Risparmio delle Province Lombarde e al più recente Credito Cooperativo. Voglio chiudere i ringrazia-
menti ricordando lÊIstituto delle Suore Marcelline che hanno prestato allÊAsilo strutture in comodato gratuito e tutte le Suore
che hanno offerto con grande dedizione la loro opera a titolo gratuito da quel lontano 1885.
Il Presidente
Elisabetta Ferrario
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La fondazione dell’Asilo Infantile
Francesca Brambilla Pisoni
l contesto sociale cernuschese a fine Ottocento
Negli ultimi decenni dellÊOttocento, Cernusco sul Naviglio era interessata da una progressiva espansione
dellÊindustria manifatturiera che stava trasformando lÊeconomia del paese, fino ad allora prevalentemente rurale.
Alle soglie del secolo XIX, il settore tessile era caratterizzato da una manodopera numerosa composta da centinaia
di donne e bambini addetti al processo produttivo vero e proprio e da pochi uomini preposti alla manutenzione degli impianti.
In particolare, negli anni Ê70 e Ê80, il comparto era colpito da una crisi generalizzata, a causa della guerra, delle tariffe e
da una sovrapproduzione che esasperava il fenomeno del pendolarismo e inaspriva le condizioni di vita di molti abitanti.
Questo stato di cose costringeva molti genitori a lasciare incustoditi i figli in età prescolare per larga parte della giornata o a
iniziarli precocemente al lavoro.
˚ in questo momento particolare della storia di Cernusco, che don Giovanni Tizzoni pensò di costituire un Asilo per i bambini
del popolo. Per molti aspetti la genesi dellÊAsilo di Cernusco può essere assimilata, nelle sue modalità e nelle sue motivazioni
di fondo, a quella di molti altri istituti infantili sorti in quel periodo, grazie ad esponenti del clero locale e ad un tessuto sociale
unito dai vincoli della solidarietà, nello sforzo corale di far fronte ai bisogni di cura e assistenza dei bimbi più piccoli.
In pochi anni il servizio erogato dallÊAsilo di Cernusco si qualificò rapidamente e progressivamente anche da un punto di
vista pedagogico, grazie alla spiccata sensibilità educativa di don Tizzoni, e allÊopera delle Suore Marcelline, dal momento in
cui assunsero la responsabilità dellÊinsegnamento e della direzione didattica dellÊIstituto infantile.
Il Comitato promotore dellÊAsilo
A Cernusco sul Naviglio, negli anni ottanta dellÊOttocento, lÊideale del focolare domestico come luogo elettivo per crescere
i bambini in età prescolare rimaneva concretamente inaccessibile a molte famiglie contadine che erano costrette a lasciare i
loro figli incustoditi o ad avviarli al lavoro troppo precocemente, esponendoli a gravi inconvenienti. Era quindi evidente il
bisogno di un asilo che raccogliesse e custodisse i bambini durante il tempo che la massima parte degli abitanti dedicava al
lavoro 1.
Così, verso la fine del 1883, don Giovanni Tizzoni, preoccupato per le condizioni precarie in cui versava gran parte della
gioventù di Cernusco, sia dal punto di vista morale che fisico, pensò di istituire un Comitato promotore al fine di provvedere
alla fondazione di un Asilo infantile per i bambini del popolo. Con questo scopo si rivolse al conte Carlo Borromeo e al
Cav. Giani, che erano rispettivamente il Presidente ed il Segretario dellÊAssociazione per la Fondazione di Asili Infantili di
campagna nella provincia di Milano: unÊistituzione che, tra i suoi obiettivi, si proponeva di favorire lo sviluppo degli Asili ru-
rali nei Comuni della provincia che ne erano sprovvisti. Con il sostegno di questa Associazione, don Giovanni Tizzoni cercò,
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col popolo cernuschese, di organizzare un Comitato e studiare il problema della fondazione dellÊAsilo infantile.
Per don Tizzoni non fu difficile trovare altri cittadini che condividessero i suoi nobili ideali ed il suo desiderio di impegnarsi
concretamente per migliorare le condizioni dellÊinfanzia a Cernusco. Infatti, alla sua iniziativa aderirono e collaborarono
subito altri quattro membri: il Cav. Dott. Giovanni Nolli che assunse il ruolo di Presidente effettivo del Comitato, il Sig.
Giuseppe Porati in qualità di Presidente onorario, il Cav. Dott. Enrico Biraghi e il Sig. Nicolò Carini. Don Giovanni rivestì la
carica di Segretario e di Tesoriere.
I membri del Comitato appartenevano alle famiglie più in vista di Cernusco per casato e per censo e dettero lustro al paese
per lÊimpegno civile e per la generosità delle elargizioni con cui sostennero varie iniziative a favore della comunità. I rappre-
sentanti del Comitato divennero soci ordinari dellÊOpera Pia per la fondazione degli Asili rurali nella provincia di Milano,
versando una somma pari a £. 2 per la durata di un quinquennio e per ogni azione, con decorrenza dal 1885.
Nel marzo del 1884, questo Comitato era già così compatto ed attivo da essere in grado di lanciare schede di sottoscrizione
per la fondazione dellÊAsilo infantile e raccogliere i fondi necessari a finanziare lÊiniziativa. Il Comitato riuscì a finanziare il
suo progetto contando anche su ripetute sovvenzioni stanziate dal Comitato per la Fondazione degli Asili di campagna nella
Provincia di Milano, dalla Cassa di Risparmio di Milano, dal Ministero della Pubblica Istruzione, dal Ministero dellÊInterno,
dalla Congregazione delle Suore Marcelline e da altre Istituzioni benefiche.
Il documento recante il lungo elenco dei soci fondatori, dei soci perpetui e di quelli benemeriti custodito nellÊArchivio storico
della Scuola materna „Suor M. A. Sorre‰, mostra che la proposta del Comitato trovò largo consenso presso molte famiglie di
Cernusco, disponibili a fare generose elargizioni.
Il ÂfondatoreÊ Don Felice Giovanni Tizzoni
Le tappe della vicenda umana e spirituale del fondatore dellÊAsilo ci sono note solo in parte, in quanto esistono solo informa-
zioni frammentarie. Felice Giovanni Tizzoni nacque a Cernusco sul Naviglio il 12 luglio 1834 da Domenica Biraghi, sorella
di Mons. Luigi Biraghi (il fondatore della Congregazione di S. Marcellina) e Federico Tizzoni i quali si unirono in matrimo-
nio nellÊaprile del 1828 nella parrocchia di S. Maria Assunta in Cernusco 2. Giovanni fu il primo di altri quattro figli, infatti
il 20 luglio del 1853 nacque Emilio 3, il 29 luglio 1837 Maria Teresa 4, il 23 marzo 1840 fu battezzato Angelo Edoardo 5 e il 2
dicembre del 1841 Stella Felicita 6.
I Biraghi erano una famiglia della borghesia terriera lombarda. Da Vignate, essi si erano trasferiti a Cernusco sul Naviglio nel
1803, stabilendo la loro abitazione nella cascina Castellana, una signorile villa settecentesca 7. I Tizzoni invece, originari di
Vanzago, si erano trasferiti a Cernusco allÊinizio dellÊOttocento e, grazie alla perizia agronoma del loro capostipite Giuseppe
Tizzoni, divennero un singolare esempio di ascesa sociale. Essi, infatti, subentrarono nei possedimenti dei Padri Barnabiti e
del conte Greppi 8. I dati dei registri parrocchiali a corredo della certificazione di Battesimo di Giovanni Tizzoni, ci informano
sulla condizione sociale di Federico e Domenica, che venivano indicati come speziali.
Giovanni Tizzoni studiò nel Seminario Maggiore di Milano e fu ordinato sacerdote il 29 maggio 1858. Nel 1861, si trasferì a
Merate (Lecco) presso il Collegio di Educazione ed Istruzione Elementare e Ginnasiale Alessandro Manzoni, che allora era
diretto dai sacerdoti della diocesi 9. Don Giovanni prestò servizio presso questa struttura educativa dedicandosi pienamente
allÊinsegnamento fino al 1881.
Oltre allÊattività di insegnante, nel 1862 svolse anche la funzione di vice rettore del Collegio e quella di censore della disci-
plina nei due anni successivi .10
LÊanno 1882 segnò una svolta per don Giovanni, in quanto ritornò a Cernusco per dedicarsi al ministero del confessionale.
AllÊepoca aveva quarantotto anni: si ignorano i motivi di questo trasferimento e non si hanno notizie a proposito del suo stato
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di salute; è certo il fatto che il „Professore Emerito‰ 11 dimorò a Cernusco sul Naviglio per una decina dÊanni, ossia fino alla
sua morte avvenuta il 20 dicembre del 1889 .12
Don Giovanni Tizzoni rivelò una certa affinità con lo zio per quanto riguardava lÊattitudine allo studio, il brillante ingegno e
la vasta cultura, nonché per una spiccata sensibilità nellÊintercettare i bisogni educativi della realtà contemporanea.
Gli anni dedicati allÊinsegnamento, rafforzarono in don Giovanni Tizzoni lÊattitudine educativa, consolidarono in lui la ca-
pacità di instaurare una relazione empatica col prossimo e di essere solidale con lÊesperienza umana tanto che, ritornato a
Cernusco, egli non smise di interessarsi e prodigarsi per la gioventù più bisognosa.
La lettera di accompagnamento alle schede di sottoscrizione
Nel 1884 il Comitato Promotore indisse una sottoscrizione a favore dellÊAsilo. Interessante era la lettera di accompagna-
mento unita alle schede, non solo perché testimoniava la stima nutrita per gli asili in considerazione dei concreti vantaggi
che essi arrecavano, ma soprattutto perché sottolineava come a quel
tempo gli Istituti per lÊInfanzia potevano nascere e diffondersi proprio
grazie allÊiniziativa di privati cittadini che con generosità mettevano a
disposizione gratuitamente le proprie risorse.
Si legge nella breve lettera: „I sottoscritti, onde soddisfare il vivo de-
siderio della popolazione di Cernusco di avere anchÊessa lÊAsilo pei
suoi bambini, si unirono in Comitato per promuoverne lÊistituzione.
Sarebbe affatto inutile ripetere tutte le ragioni, che dimostrano lÊop-
portunità e i vantaggi degli Asili infantili dal momento che il loro
rapido diffondersi, il loro sviluppo sempre crescente, il favore e gli
aiuti che trovano larghissimi nelle Congregazioni di Carità, nei Mu-
nicipi, e specialmente nei privati, provano più che a sufficienza che
essi provvedono ad un vero e sentito bisogno: lÊevidenza dei fatti ne è
lÊeloquente elogio, e la migliore raccomandazione. ˚ quindi con piena
fiducia che ci rivolgiamo a V. S. onde ottenere pel nascente Asilo di
Cernusco quel maggior concorso che il sentimento di fare opera gran-
demente utile, e lÊamore di questo nostro paese Le suggeriscono‰ .13
La prima sede dellÊAsilo
Nel novembre dello stesso anno, il 1884, il Comitato ebbe la gioia e
la soddisfazione di aprire il primo Asilo Infantile di Cernusco in un
locale del ÂPalazzo TizzoniÊ, messo a disposizione dalla famiglia gra-
tuitamente.
LÊAsilo era aperto tutti i giorni esclusi i festivi, a partire dalla metà di
novembre fino ai primi di settembre. Dal manoscritto del Comitato
Certificato di adesione del Comitato promotore allÊAssociazione
per la fondazione degli Asili infantili di campagna. 1885
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promotore sulle origini dellÊAsilo Infantile datato 1 febbraio 1886 apprendiamo che la media giornaliera dei fanciulli e delle
fanciulle che lo frequentavano si aggirava intorno al centinaio.
LÊelevato numero di bambini, potrebbe far pensare che la realtà dellÊAsilo fosse più vicina ad un luogo di custodia per togliere
i fanciulli dal pericolo della strada, che ad una istituzione pedagogicamente organizzata. Tuttavia, lo stesso manoscritto ci
informa della presenza di una maestra „di molta esperienza‰ e „con regolare patente‰, la quale „custodisce i fanciulli‰, e
„comparte loro quella prima educazione che alla loro condizione convien meglio, preparandoli così alla Scuola Elementare‰.
La presenza di una maestra con regolare patente coadiuvata da unÊassistente era un elemento che accreditava lÊattività
dellÊAsilo, dato che in quegli anni la qualifica del titolo di studio ufficiale non era una condizione indispensabile per insegnare
negli Istituti infantili, e lÊelemento discriminante nellÊassunzione del personale non era tanto lÊabilità quanto lÊanzianità.
DÊaltra parte, lÊevidente sproporzione del rapporto tra il numero dei bambini e quello delle insegnanti doveva costituire un
ostacolo allÊorganizzazione di qualunque attività che ambiva a qualificarsi come educativa.
Questa situazione non caratterizzava solo lÊAsilo di Cernusco, ma rappresentava un dato comune a molti istituti per lÊinfanzia.
Palazzo Tizzoni, dunque, fu la sede dellÊAsilo per i primi due anni
della sua attività ma, certamente, tanto don Tizzoni quanto gli altri
suoi collaboratori, dovevano essere consapevoli sin dallÊinizio della
provvisorietà di quel luogo, dato che la ristrettezza dei locali con-
dizionava la vita e le scelte dellÊAsilo, costringendolo a selezionare
lÊutenza accolta. Infatti, nel già citato manoscritto del Comitato datato
1 febbraio 1886, che descriveva la realtà dellÊAsilo nei suoi primordi,
si affermava esplicitamente che „per meglio assicurare lÊavvenire, e
anche per la ristrettezza dei locali, vi fu limitata lÊaccettazione, in
questi primi due anni di suo esercizio, ai fanciulli dÊambo i sessi nel
sesto anno di loro età‰.
˚ interessante il fatto che, dovendo selezionare i bambini da ammettere
allÊAsilo, il Comitato si orientò proprio verso i fanciulli di sei anni e
non su quelli più piccoli. Questa scelta può essere messa in relazione
con le nuove prospettive che si aprirono per gli Asili di campagna ver-
so lÊinizio degli anni settanta. Infatti, in quel periodo gli Asili rurali
cominciarono a valorizzare maggiormente lÊistanza istruttiva, rispetto
al momento della cura e della formazione in senso lato, perché si
pensò che essi potessero fungere da alternativa al primo ciclo delle
Scuole elementari, là dove i Comuni faticavano ad assolvere il loro
mandato di gestione e promozione delle Scuole primarie.
Certamente la creazione di una rete di asili-scuola avrebbe contri-
buito notevolmente a fronteggiare la piaga dellÊanalfabetismo ma il
Governo, nella persona del Ministro della Pubblica Istruzione Cesare
Correnti, non approvò questa richiesta, avanzata dallÊAssociazione
degli Asili rurali, per non anticipare eccessivamente la scolarizzazio-
ne dei bambini, e più ancora per il timore di mettere in crisi la realtà
della Scuola pubblica .14
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I metodi educativi negli asili del XIX secolo
La tradizione degli asili in Italia è legata al nome del sacerdote cremonese Ferrante Aporti ,15 che nel 1828 diede avvio alla sua
prima esperienza nel campo dellÊeducazione infantile aprendo un asilo a pagamento che accoglieva bimbi dai 2 anni e mezzo
ai 6 anni. A questa esperienza seguirono lÊapertura del primo asilo gratuito (pagato dalle Autorità Austriache) nel 1830 e della
prima scuola infantile rurale nel 1834.
La sua sperimentazione si configurava come unÊistituzione agli antipodi rispetto alle vecchie sale di custodia, poiché ad esso
veniva esplicitamente attribuito il compito di garantire ai bambini non solo unÊautentica educazione, ma anche una prima forma
di alfabetizzazione .16 Tuttavia, gli asili aportiani non raccolsero a lungo il pieno consenso né da parte del governo né da parte del
mondo cattolico ufficiale i quali, per motivi dÊordine diverso, erano disposti piuttosto a tollerare queste istituzioni, e solo a patto
che si muovessero entro lÊambito delle opere private di beneficenza o assistenza. Le finalità educative, esplicitamente affermate
dai fondatori degli asili, furono concretamente misconosciute dalla classe politica dirigente attraverso vari atti legislativi .17
Più in particolare, nella legge Casati, gli asili infantili venivano equiparati alle istituzioni assistenziali promosse da iniziative
caritative e, in quanto tali, erano esclusi dal sistema formativo ufficiale dipendente dal Ministero della Pubblica Istruzione.
Essi, infatti, furono posti sotto la giurisdizione del Ministero degli Interni.
Nei Regolamenti attuativi della legge Casati, promulgati da Terenzio Mamiani nel 1860, lÊunica clausola alla quale era vinco-
lata la possibilità di aprire un asilo era la presentazione di un certificato medico, che garantisse la salubrità del luogo adibito
allÊaccoglienza dei fanciulli. Per il resto, veniva accordata la facoltà di insegnare anche a maestre che non avevano conseguito
alcun titolo di studio che attestasse la loro idoneità. Anche la legge del ministro Rattazzi sul riordino delle Opere Pie, del 3
agosto 1862, dichiarò gli Asili infantili istituzioni di beneficenza e assistenza a tutti gli effetti, ratificandone la dipendenza dal
Ministero dellÊInterno. Questa configurazione giuridico-istituzionale comportava sia vantaggi che svantaggi: se da una parte
Foto di gruppo. 1936
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stimolava lÊiniziativa di diversi soggetti della società civile, sulla base del principio di solidarietà, come si è visto nel caso
dellÊAsilo di Cernusco, dallÊaltra non solo misconosceva gli aspetti educativi degli asili, ma limitava anche lÊintervento dello
Stato allÊerogazione di modesti e saltuari sussidi e ad un controllo piuttosto formale sugli aspetti puramente amministrativi
degli enti gestori .18
LÊasilo promosso da Aporti si proponeva essenzialmente di:
• accogliere e preservare dai pericoli della strada i figli dei lavoratori
• aiutare le famiglie a sostenerli mediante la refezione
• educare i bambini al fine di migliorare le condizioni sociali degli italiani e promuovere una coscienza nazionale.
Gli orari degli asili erano gli stessi di quelli delle scuole elementari: dalle 8 alle 17. Le attività variavano ogni mezzÊora:
allÊeducazione fisica erano dedicate 5 ore mentre alle attività cultuali (scrittura di astine, corretta pronuncia delle parole, pro-
mozione della coscienza nazionale, lettura e scrittura nellÊultimo anno) erano dedicate 4 ore.
Grossomodo negli stessi anni in Germania, e poi in tutta Europa, si andava diffondendo un altro metodo dedicato alla cura
dei bambini, ideato da Friedrich Wilhelm August Fröbel (1782 –1852). La teoria formulata da questo pedagogista tedesco si
basava sulla convinzione che il bambino esprimesse se stesso non tanto con le parole, ma attraverso il gioco.
Per favorire questo modo di esprimersi ideò un suo metodo di insegnamento basato sul movimento: gioco, ginnastica, colti-
vazione di orti, canto, lettura e scrittura. In tempi diversi venivano offerti ai bambini i ÂdoniÊ, ovvero un solido geometrico (un
cubo, una sfera, un cilindro, ⁄) e ne veniva spiegato lÊuso che se ne poteva fare.
Per realizzare questo progetto, nel 1840 creò i ÂKindergartenÊ, ovvero i Âgiardini dellÊinfanziaÊ, in cui venivano intrattenuti e
istruiti i bimbi. Molti pedagogisti, fra cui Maria Montessori, si rifanno a Fröbel che, per il suo modo di pensare lÊeducazione
dei bimbi, fu soprannominato Âil Pedagogista del RomanticismoÊ.
Foto di gruppo. 1930
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La situazione educativa
La prima fase di vita dellÊAsilo di Cernusco sul Naviglio ricalcava le tappe con cui, negli anni ottanta dellÊOttocento, gli isti-
tuti infantili si diffusero nellÊItalia settentrionale: generalmente essi erano frutto dellÊopera di esponenti del clero diocesano
che, per la loro prossimità con la gente, erano maggiormente sensibili ai bisogni dei ceti popolari .19 Nelle motivazioni di
fondo, lÊattività dellÊAsilo poteva essere assimilata a molti istituti infantili dellÊepoca in cui le finalità assistenziali finivano
per prevalere su quelle pedagogiche.
Il Rapporto di Carlo Gioda del 1889 al ministro della Pubblica Istruzione P. Boselli, fotografava la realtà degli istituti infantili,
sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, proprio negli anni in cui lÊAsilo cernuschese andava consolidandosi, e a tal
proposito affermava: „In molti Asili i bambini, riuniti in unÊaula sola, sorpassano i 130. Una istitutrice che abbia da educare
così gran numero di bambini, tutti ne saranno persuasi, non può fare nulla che valga‰. I dati della Relazione Gioda ci permet-
tono di contestualizzare meglio le vicende dellÊAsilo Infantile di Cernusco in un panorama Italiano e comprenderne i tratti
originali. Quando veniva inaugurato lÊAsilo di Cernusco, nel 1884, gli asili pubblici presenti nella penisola erano 1.433 e 602
quelli privati; nellÊanno successivo se ne contavano complessivamente 2.083; mentre nel 1886 essi arrivarono ad un totale
di 2.139. Mettendo a confronto i contenuti delle relazioni degli anni 1884, 1885, 1886 si nota un progressivo interessamento
nei confronti degli asili infantili, nel tentativo di comprenderne la situazione attraverso una gamma più articolata di parametri
inerenti allÊaspetto più propriamente educativo.
Infatti, la documentazione prodotta per lÊanno 1884 forniva notizie di varia
natura, come ad esempio il numero dei Comuni in cui avevano sede gli asili,
se lÊaccesso era gratuito e a quale età gli alunni venivano accolti. Le statistiche
dellÊanno successivo fornivano anche notizie relative al personale docente o
gestore degli istituti infantili. Nel 1886 comparivano i dati inerenti la que-
stione del metodo seguito negli asili, problema fino ad allora dibattuto tra gli
educatori, in parte schierati a difesa del metodo propugnato dallÊAporti ed in
parte tesi ad accreditare il metodo frobeliano. In riferimento allÊanno 1889,
poi, il Rapporto Gioda forniva notizie ancora più dettagliate: a quella data
il numero totale degli asili infantili era di 2.118 unità (di cui 1.034 eretti in
Ente morale, 421 fondati dai Comuni, 92 da altri Enti non meglio specificati,
99 istituiti dalle Società per gli Asili e 472 creati da privati).
Dal 1886 al 1889 il numero degli asili eretti in Ente morale si era accresciuto
di 58 unità e, allo stesso tempo, erano aumentati anche quelli aperti dai Co-
muni, da altri Enti e Associazioni che, generalmente, assicuravano agli asili
maggior stabilità e garanzia di una direzione competente, rispetto a quelli
istituiti da privati cittadini.
Questi dati segnalano che stava progressivamente maturando la consapevolezza
delle potenzialità educative insite in queste istituzioni e che anche i genitori
dei bambini non si accontentavano più degli asili che si limitavano ad erogare
un intervento di tipo assistenziale, sul modello delle vecchie sale da custodia .20
Di questo, il Tizzoni era pienamente convinto e si preoccupò di assicurare al
suo Asilo un adeguato sviluppo anche dal punto di vista pedagogico.
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La seconda fase dell’Asilo Infantile
Francesca Brambilla Pisoni
a ÂcrisiÊ del 1886 e lÊerezione dellÊAsilo ad Ente Morale
Ritornando alle vicende dellÊAsilo infantile di Cernusco, il Comitato promotore continuava a lavorare senza so-
sta al fine di reperire azionisti annuali e triennali che contribuissero a sostenere e sviluppare lÊAsilo nativo. Un
manoscritto datato 1 febbraio 1886, dimostra che lÊattività dellÊAsilo proseguiva in piena efficienza e trasparenza,
suscitando lÊammirazione di molte famiglie e della stessa Associazione degli Asili di campagna della provincia di Milano.
Si legge nel documento: „Il buon andamento dellÊAsilo, i vantaggiosi risultati ottenuti, sono testimoniati dalla piena soddisfa-
zione dei genitori, dalle congratulazioni del Comitato milanese promotore degli Asili rurali, che in persona dellÊIllustrissimo
Presidente volle verificarne le condizioni e i profitti, e dalle altre molte persone che vi fecero visite e esami‰ .21
LÊAsilo, quindi, proseguì la sua attività fino al giugno del 1886, quando fu costretto a chiudere provvisoriamente per mancanza
della sede. Infatti, lÊamministrazione dellÊOspedale Maggiore di Milano, che aveva acquisito Palazzo Tizzoni, avvocava a sé
il locale gratuitamente messo a disposizione dalla famiglia, destinandolo ad altri usi.
La preoccupazione principale di don Giovanni Tizzoni e dei suoi collaboratori fu quella di assicurare maggiore stabilità
allÊAsilo infantile, anche attraverso la garanzia di un riconoscimento giuridico ufficiale. Così il Comitato, grazie allÊappoggio
di personalità politiche che a lui si associavano tramite le relazioni sociali del Tizzoni e del Biraghi, in data 16 febbraio 1886
inoltrava valida domanda a S. Maestà il re Umberto I, tramite il Ministro Depretis, allora al Ministero degli Interni, affinché
lÊAsilo fosse eretto in Ente Morale.
Nel documento ufficiale, al quale veniva allegato lo Statuto organico elaborato da don Tizzoni, dal Dott. Biraghi e dal
Cav. Nolli, si leggeva: „Il sottoscritto Comitato per dare stabile fondamento a tale istituzione, per regolarne lÊesercizio con
norme determinate, e per provvedere al suo maggior vantaggio e sviluppo, fa istanza perché lÊAsilo Infantile di Cernusco sia
eretto in Corpo morale, e ne venga approvato lo Statuto organico che presenta insieme a questa domanda‰ .22 Il decreto tanto
ambito non tardò ad arrivare: il 16 luglio 1886 il re Umberto I approvava ufficialmente lÊerezione in Ente Morale dellÊAsilo
Infantile.
Il Primo Consiglio Direttivo
Con lÊistituzione dellÊEnte Morale, cessava lÊopera del Comitato promotore e, secondo quanto previsto dallo Statuto, bisognava
creare il nuovo Consiglio legale. Nella sala comunale di Cernusco, in data 26 settembre 1886, veniva convocata lÊassemblea
generale degli azionisti e dei soci perpetui per la nomina della Direzione amministrativa dellÊAsilo infantile.
Vennero eletti quali membri del Consiglio amministrativo: Giovanni Nolli, Pietro Tizzoni, Nicolò Carini, Enrico Biraghi
e il Prevosto don Giuseppe Toselli. Alla Direzione, così costituita, spettava il compito di redigere il Regolamento interno
21
dellÊAsilo, di nominare le maestre patentate e il personale di servizio stabilendo la retribuzione di entrambe le categorie, di
prendere decisioni in merito allÊammissione o al licenziamento dei bambini, nonché la facoltà di deliberare in merito allÊim-
piego dei capitali dellÊOpera Pia .23
Tra i consiglieri spicca la figura di Enrico Biraghi (1838-1912), figlio di Pietro ed Emilia Marzorati, nato a Cernusco sul Naviglio.
Giovanissimo partecipò quale volontario alla Campagna per lÊIndipendenza e lÊUnità dÊItalia del 1859 con grado di Sergente nel
Corpo Cacciatori delle Alpi. Al comando di Giuseppe Garibaldi si distinse nelle battaglie di Varese e di San Fermo (26-27 maggio
1859) tanto da ottenere la medaglia commemorativa della seconda Guerra dÊIndipendenza. Il 14 giugno 1859 venne congedato
dallÊesercito del Regno di Sardegna. Riprese gli studi e si laureò in Legge a Pavia il 22 dicembre 1860. Sposò in prime nozze Giulia
Tizzoni, parente del Presidente del Consiglio dellÊasilo e, in seconde nozze, Rita Carini (1850-1898), figlia del Consigliere Vincenzo,
da cui ebbe tre figli. Consigliere era anche Nicolò Carini (1809-1883), ricco imprenditore locale che risiedeva nella villa sita sulla
via Cavour, ove era anche la sua filanda e un filatoio.
La costruzione dellÊedificio
Don Giovanni Tizzoni non diede le dimissioni prima di aver assicurato lÊIstituzione su solide basi. Infatti, fin dagli inizi, egli
era consapevole che per assicurare la continuità dellÊOpera ed estendere i suoi benefici ad un maggior numero di fanciulli,
bisognava affrontare al più presto il problema dellÊerezione di un edificio proprio.
La lettera che Madre Videmari scrisse al Comitato promotore, in data 4 novembre 1885, è di particolare interesse al fine
di documentare le tappe più significative che determinarono lo sviluppo dellÊAsilo in merito sia alla questione edilizia sia
alla sua organizzazione pedagogica, testimoniando come a quella data il Tizzoni avesse già provveduto ad avviare le prati-
che necessarie per risolvere entrambe le questioni. In questo scritto la Madre Videmari dopo essersi vivamente compiaciuta
col Comitato per aver promosso „unÊopera così filantropica con tanto senno ed amore‰ ,24 facendosi interprete dello spirito
del loro Fondatore Mons. L. Biraghi, manifestava le intenzioni delle Marcelline di donare una superficie di terreno pari a
circa mille e cinquecento metri quadrati per la costruzione dellÊAsilo, in una zona adiacente al Collegio, lungo la strada
che collegava Cernusco a Carugate. La Congregazione si impegnava anche ad anticipare la somma di denaro eventual-
mente mancante per la costruzione dellÊAsilo (da rimborsare in futuro in rate da convenirsi), e si assicurava la prelazione
nellÊacquisto dello stabile, al prezzo che venisse offerto ad altri, per evitare un eventuale „vicino molesto‰ ,25 che turbasse
la quiete del Collegio. Sempre nella stessa lettera la venerata Madre dichiarava di assumere gratuitamente la responsabilità
„dellÊesercizio dellÊAsilo‰ ,26 fino a che ciò era cosa gradita al Comitato.
In cambio le Marcelline si riservavano la possibilità di usufruire dei locali superiori del costruendo Asilo per lÊistruzione
delle fanciulle che provenivano dalle scuole comunali e per lÊinsegnamento festivo. Nel concludere la lettera, suor M. Vide-
mari ringraziava il Comitato promotore per lÊaccettazione del dono, accompagnato dalle preghiere propiziatrici di tutte le
sue consorelle.
La costruzione dellÊAsilo poteva essere avviata grazie al sostegno assicurato dalla Congregazione delle Suore Marcelline,
dagli stanziamenti deliberati dalla Deputazione provinciale di Milano, che assegnava £ 1.000 allÊAsilo di Cernusco, dal
Comitato per gli Asili rurali della provincia di Milano, che aveva accolto la domanda di un sussidio per lÊerezione del fab-
bricato dellÊAsilo e grazie ad un attivo depositato alla Cassa di Risparmio di Milano di £ 7.053,10 per affrontare le prime
spese di costruzione .27
LÊincarico del progetto venne affidato allÊ Ing. Giovanni De Simoni di Milano, che nel settembre 1886 consegnava lÊelabo-
rato definitivo. Per avere unÊidea dellÊampiezza e dellÊorganizzazione della nuova struttura da realizzare, è utile riportare
un breve stralcio della relazione del progetto: „Il fabbricato si compone di due piani con quattro aule più relativi servizi,
22
Facciata dellÊAsilo Infantile come dal progetto originale. 1886
23
più le cantine con il pozzo nero, il pozzo bianco ed eventualmente un apparecchio di riscaldamento.
NellÊintento di avere una costruzione economica si è dovuto trascurare tutta la decorazione esterna in pietra, limitandosi
ad una ornamentazione a tinta ed ad un bugnato di puro rilievo eseguito collÊintonaco come appare dallo schizzo della
facciata. Nel progetto si sono lasciate molte aperture di comunicazione, che allÊatto pratico potranno essere eliminate,
rendendo meno gravosa la spesa dei serramenti, così pure nella perizia si è ritenuto plafonare tutti i locali, lusso che può anche
omettersi trattandosi di scuola di campagna‰ 28.
˚ interessante notare come il progetto del nuovo stabile, pur ispirandosi a criteri di economicità, non trascurasse nulla di
quanto poteva concorrere alla funzionalità e soprattutto alla salubrità del luogo, prevedendo persino lÊinstallazione di un
apparecchio di riscaldamento. Questa cura, riservata alla progettazione dei ambienti dellÊerigendo Asilo, era certamente
in sintonia anche con il gusto e lo spirito delle Suore Marcelline che, pur eleggendo la sobrietà come stile di vita, erano
consapevoli che anche lÊattenzione nel provvedere ad un ambiente decoroso, bello e pulito aveva una valenza pedagogica
e rientrava a pieno titolo nellÊagire educativo, nella misura in cui veicolava il rispetto per la dignità della persona umana.
Il progetto della nuova sede dellÊAsilo 29 non è poca cosa se si pensa che la Relazione Gioda, già citata, relativamente allÊanno
1889 affermava che la questione dei locali, e più in generale degli edifici in cui gli Asili svolgevano la loro attività, costituiva
una problematica di estrema attualità.
Si legge nella Relazione: „[⁄] Perché questÊedificio si possa dire ben adatto allÊuso cui è destinato, conviene che abbia
ampie aule, bene illuminate e ventilate, pulitissime sempre [⁄] Di questa ampia casa pulita e allegra hanno bisogno grande
i più dei bambini; perché ben diverse sono le stanze, in cui abitano le loro famiglie. E non ne avranno soltanto vantag-
gio fisico: lÊordine, la decenza e la simmetria del mondo esterno giovano assai alla loro morale ed estetica educazione.
Or, che giudizio daremo noi di quelle innumerevoli scuole, basse, anguste, oscure, in cui vivono (perché non dire soffrono?)
parecchie migliaia di bambini? [⁄] Le informazioni ricevute ci costringono a confessare che pessime sono le condizioni
dei locali, del materiale didattico e delle sup-
pellettili nella maggior parte dei nostri Asili.
[⁄] non dobbiamo tacere che i buoni, i per-
fetti Asili sono in numero troppo scarso‰ .30
I lavori del nuovo fabbricato furono com-
pletati in circa un anno, tanto che lÊAsilo
fu inaugurato il quattro novembre del 1887,
con massima soddisfazione di tutti i promo-
tori e del Direttivo dellÊAsilo. In una lettera
del Presidente allÊIng. De Simoni, inviata in
occasione della circostanza, si legge: „Oggi
alla presenza dei piccoli ragazzi di Cernusco
venne inaugurato lÊAsilo Infantile, destinato
ad iniziare la loro educazione intellettuale e
morale. Altro quindi non ci resta che inviare
una parola di ben sentita riconoscenza a chi
ne formò il piano, e ne diresse lÊopera con
savio consiglio e con arte sì delicata sino a
farle raggiungere la sua perfezione‰ .31 LÊinfermeria. 1937
24
Le Suore Marcelline e lÊAsilo infantile di Cernusco
Dopo il primo anno di attività, don Tizzoni e i suoi collaboratori avvertirono lÊurgenza di potenziare anche la dimensione edu-
cativa dellÊAsilo, organizzandolo in una prospettiva più propriamente pedagogica. Di qui la decisione di affidare la direzione
e lÊinsegnamento alle Suore di S. Marcellina. Non era solo la provata esperienza nel campo dellÊeducazione a designarle come
le persone più adeguate per assumere il mandato con competenza e professionalità: lÊIstituto delle Marcelline esprimeva il
comune legame di don Tizzoni al Biraghi e alla terra cernuschese.
Il refettorio. 1937
Le speranze e i propositi che animavano don Tizzoni furono pienamente condivisi dalla Madre Generale delle Marcelline, suor
Marina Videmari che, con generosità, accettava di assumere gratuitamente il mandato della direzione didattica e dellÊinse-
gnamento nellÊAsilo, a nome della Congregazione. Come già accennato, dopo lÊUnità dÊItalia molti asili poterono proseguire
e rinnovarsi con il sostegno di fedeli laici e, più spesso, di parroci, di sacerdoti, o delle comunità religiose. Le Congregazioni
religiose femminili recarono un contributo particolarmente significativo proprio allÊincremento dellÊeducazione infantile,
moltiplicando le iniziative in questo settore e riservando un posto di primo piano alla gestione degli asili .32
In quegli anni, per la Congregazione delle Suore Marcelline, lÊistruzione infantile rappresentava un fronte educativo in parte
nuovo poiché, nel campo dellÊeducazione, essa aveva concentrato la sua attenzione principalmente sulle ragazze più grandi,
che venivano accolte nei Collegi a partire dai sei anni fino allÊetà di dodici. ˚ da sottolineare, perciò, la flessibilità e lÊampiezza
di vedute della Madre Videmari, che da subito collaborò con prontezza allÊopera del Comitato.
25
In concomitanza con lÊinaugurazione del nuovo edificio che accoglieva lÊAsilo, in una lettera datata 10 ottobre 1887, Madre
Marina comunicava allÊAmministrazione dellÊAsilo i nominativi delle suore delegate per „la cura, sorveglianza ed istruzione
dei bambini dellÊAsilo di Cernusco‰. Dal testo della lettera si intuisce che le maestre effettivamente messe a disposizione
dalla Madre generale probabilmente erano anche più di quante si fosse pensato di inviare inizialmente.
Si legge al riguardo: „Ho dovuto aumentare a quattro il numero del personale perché mi sono persuasa che due sole non
potevano rimanere occupate per unÊintera giornata‰ .33
Grazie alla ricordata lettera scritta dalla Madre Marina Videmari allÊAmministrazione dellÊAsilo, in data 10 ottobre
1887, conosciamo i nomi delle prime quattro maestre che ella assegnò allÊIstituto infantile di Cernusco: Villa Maria
Antonia, che assumeva anche lÊincarico di Direttrice dellÊAsilo, Velini Iginia, Brusa Maria e Avanti Giuseppina. Sempre
nella medesima lettera, esse venivano indicate tutte come maestre e dotate dunque di patente.
Purtroppo, per la maggior parte di esse non conosciamo che il nome, poiché la documentazione reperita, ad eccezione
di suor Maria Brusa, non fornisce notizie in merito ai loro dati anagrafici, al loro profilo professionale, alle mansioni
svolte presso lÊIstituto delle Suore Marcelline prima di prestare il loro servizio nellÊAsilo di Cernusco.
Per quanto riguarda suor Maria Brusa, invece, sappiamo che nacque a Vimercate (Milano) il 21 maggio del 1853, da
Giuseppe e Angela Ronchi. Prima di entrare nella Congregazione delle Suore Marcelline, nel 1884, Maria aveva già
completato la sua formazione per diventare maestra. Dal 1869 al 1873, ella frequentò lÊAsilo infantile Luigi Ponti, a
Vimercate, in qualità di maestra assistente, „dando prova di capacità e zelo‰ .34 Al termine di questo periodo, in data
12 aprile 1873, lÊaspirante maestra sostenne e superò gli esami nelle materie obbligatorie per conseguire la Patente
magistrale di grado inferiore. Inoltre, il 24 settembre del 1883, dopo aver regolarmente frequentato il corso, ella con-
seguì anche lÊattestato di abilitazione allÊinsegnamento della Ginnastica educativa nelle Scuole elementari e negli Asili
dÊinfanzia, dimostrando di possedere soddisfacenti abilità teorico-pratiche. Suor Maria si spense il 20 ottobre del 1936.
Di lei si dice che fu ‰buona, semplice, retta, laboriosa‰, e certamente dovette lasciare un ricordo positivo nei suoi piccoli
alunni se, nel suo necrologio si ricorda che, ‰fatti adulti, i suoi bimbi di un tempo avevano per la loro suor Brusa mille
finezze‰ .35
La descrizione di suor Brusa ci restituisce anche unÊimmagine tipica della maestra dÊasilo nella seconda metà
dellÊOttocento: a lei si chiedeva di dedicarsi anima e corpo alla vita dellÊAsilo (spesso il matrimonio era una causa
automatica di licenziamento), in una professione che, qualificandosi come tutta materna, escludeva a priori che
una buona educatrice potesse abbinare la cura dei propri figli con quella degli altri, anche solo per il fatto che, du-
rante la lunga giornata lavorativa, la maestra era chiamata ad essere sempre calma, imperturbabile nel viso e nei
modi, comprensiva ma ferma, ricordando che la sua funzione consisteva nel „continuare le sollecitudini della ma-
dre e preparare il terreno allÊopera del maestro‰ .36 Si ricordi, dÊaltra parte, come il Biraghi stesso avesse educato
le sue suore esortandole a vivere tra le alunne dei collegi con la semplicità del rapporto famigliare, facendo atten-
zione anche alla salute fisica delle educande, promuovendo tra loro un clima di serenità e, mentre additava lÊamore
materno per le alunne quale vertice delle virtù di una religiosa educatrice, egli le definiva „madri educatrici‰ ,37
fortemente responsabili di ogni parola e di ogni gesto.
E certamente questa responsabilità, insieme alla consapevolezza che la formazione della prima infanzia era destinata
ad essere un punto di riferimento, conscio o inconscio, per tutta la vita, doveva essere ben viva in Madre Marina, dato
che per lÊAsilo, e questo è un fatto da sottolineare, ella riservò un personale docente culturalmente e pedagogicamente
qualificato.
Questo fatto, che di per sé non era per nulla scontato, acquista maggior valore se confrontato con le condizioni che in
26
27
generale caratterizzavano la classe magistrale tra Otto e Novecento e se si considerano, nello specifico, i requisiti allora
richiesti per insegnare negli asili infantili.
Gli alunni e il metodo pedagogico
Nello Statuto Organico dellÊAsilo, allÊarticolo n. 3, si legge che lÊIstituto accoglieva principalmente i bambini poveri di ambo
i sessi. Gli alunni poveri erano ammessi allÊasilo gratuitamente, tuttavia la Direzione amministrativa si riservava la facoltà di
stabilire una tassa o un contributo mensile per le bambine e i bambini meno bisognosi .38
Relativamente a questo aspetto, lÊAsilo di Cernusco si comportava come la maggior parte degli Istituti infantili del tempo: nel
1889, infatti, su un to-
tale di 2.118 asili, 889
erano gratuiti, in 978
parte degli alunni cor-
rispondeva una retta, e
solo in 251 asili tutti
gli alunni frequentanti
erano ammessi a pa-
gamento. Secondo il
parere di C. Gioda,
questa situazione deri-
vava dal fatto che molti
dei promotori di asili
consideravano ancora
questi istituti come
una sorta di alberghi
di poveri fanciulli, e
ciò ritornava a detri-
mento dellÊimmagine
dellÊasilo come istitu-
zione educativa. A tal
proposito egli afferma-
va: „Se dallÊuniversale
Foto di gruppo. 1935 lÊAsilo fosse tenuto
come un vero e proprio
Istituto di educazione, del quale verrà giorno che non si potrà più fare senza, noi vedremmo gli abbienti mandarvi a educare i
loro figlioli al modo istesso con cui ora li avviano alle scuole elementari e mezzane‰ .39
Nello Statuto dellÊAsilo di Cernusco si specificava, inoltre, che gli alunni accolti dovevano avere cinque o sei anni e che, com-
piuti i sei anni, dovevano essere licenziati per poter frequentare le scuole elementari .40 Il fatto di stabilire il sesto anno di età
come il limite massimo, raggiunto il quale era interdetta la frequentazione dellÊAsilo, era un particolare di rilievo. Infatti, se
in quegli anni erano pochissimi gli Asili pubblici che accoglievano bambini prima dei tre anni compiuti o al di sotto del quarto
anno di età (ad eccezione di qualche asilo privato), erano molti, invece, quelli che ospitavano bambini già in età scolare .41
28
Il più delle volte questa situazione si verificava in conseguenza della difficoltà dei Comuni ad assolvere i loro obblighi in
ambito scolastico; infatti anche a Cernusco spesso non cÊerano aule e insegnanti in numero sufficiente.
Gli alunni dellÊAsilo potevano profittare della refe-
zione, che veniva dispensata gratuitamente per quat-
tro mesi allÊanno. Questa prassi, che univa lÊopera
della carità a quella dellÊeducazione, era tanto più
lodevole se si pensa che la maggior parte dei bam-
bini appartenevano a famiglie povere.
Per quanto riguarda le attività, invece, è difficile
stabilire per quanto tempo i bambini fossero im-
pegnati in esercizi sedentari e con quale frequenza
questi si alternassero al riposo e alle ricreazioni,
non avendo informazioni inerenti allÊordinamento
didattico dellÊAsilo di Cernusco. In generale, le
ore di occupazione dei bambini variavano molto a
seconda dellÊimpostazione pedagogica e didattica
degli Asili. Gioda, ad esempio, denunciava come
un „male grave assai‰ lÊabitudine di tenere i bambini
lungamente occupati in esercizi di lettura e scrittura,
diffusa presso gli „Asili foggiati ad uso scuola‰. Per Scene di uno spettacolo. 1930
contro, egli sottolineava come negli Istituti retti se-
condo buoni metodi educativi, lÊoccupazione seden-
taria durava molto poco, e la ginnastica e i giochi
servivano allo sviluppo del corpo e dellÊintelligenza.
Certamente, lÊorganizzazione didattica rinvia alla
questione dellÊimpostazione metodologica e peda-
gogica dellÊAsilo di cui si dirà in seguito.
A proposito delle osservazioni di Gioda, è interes-
sante sottolineare che, tra le maestre dellÊAsilo, suor
M. Brusa possedeva una preparazione specifica per
lÊinsegnamento della ginnastica educativa. Questo
particolare, insieme alla cura nel provvedere allÊAsilo
un ambiente dotato di ampi spazi allÊaperto, in cui
i piccoli alunni avevano agio di correre e giocare,
suggeriscono un agire educativo teso a valorizzare
anche la dimensione fisica e il bisogno di movi-
mento del bambino, per uno sviluppo armonioso ed
equilibrato della loro persona.
Risulta difficile dire come i bambini trascorressero concretamente le giornate allÊAsilo. Più in particolare, non abbiamo ele-
menti per esprimere una considerazione in merito allÊorganizzazione didattica e non sappiamo se le attività svolte tendevano
29
a valorizzare maggiormente la dimensione ludica o quella più propriamente istruttiva. A questo proposito è lecito solo fare
delle congetture sulla base di quanto, in linea di principio, veniva dichiarato nello Statuto Organico relativamente alle finalità
perseguite dallÊAsilo. Stando a quanto recita lÊarticolo n. 2, si può pensare che lÊIstituto infantile di Cernusco fosse più vicino
allÊasilo aportiano di cui faceva proprie le finalità. Si legge infatti: „Esso (lÊAsilo) ha per iscopo lÊeducazione religiosa, morale,
intellettuale e fisica dei bambini compatibilmente colla loro età, in modo da prepararli alla istruzione elementare‰ .42 Dunque,
tra le istanze prioritarie dellÊattività educativa dellÊAsilo, venivano citate lÊeducazione religiosa, la formazione morale dei
fanciulli, lÊeducazione intellettuale e quella fisica che, comÊè noto, costituivano le finalità fissate da Aporti per i suoi asili.
Si può semmai osservare che il fatto di accogliere i bambini a cinque anni per licenziarli a sei, età dellÊobbligo scolastico,
ci fa pensare che anche lÊAsilo di Cernusco, come altri che applicavano il metodo aportiano, funzionasse come istituzione
propedeutica alla scuola primaria.
La formazione delle insegnati
Per insegnare negli Asili, non
era previsto lÊobbligo della
Patente di scuola normale.
Nel 1880, con il Regolamento
per le scuole normali e per gli
esami di patente dei maestri
elementari, il Ministero della
Pubblica Istruzione rese ob-
bligatori la patente magistrale
di grado inferiore e un certi-
ficato di tirocinio di tre anni
in un giardino dÊinfanzia, ma
tale obbligo era limitato alle
insegnanti dei Giardini fro-
beliani. Solo nove anni più
tardi, nel 1889, il Ministro
Paolo Boselli estese lÊobbliga-
torietà della patente di grado
inferiore a tutte le maestre de-
gli asili infantili che però fos-
sero sovvenzionati dallo Stato; Foto di gruppo. 1928
questa norma venne comunque
largamente disattesa o aggirata attraverso la frequenza di qualche corso, breve e sommario .43 Oltre a ciò mancava ancora un isti-
tuto appositamente destinato alla formazione delle maestre dÊasilo. LÊidea che per insegnare ai bambini non occorreva una cul-
tura o una scienza particolari era un luogo comune indirettamente confermato e legalizzato, se così si può dire, dagli interventi
legislativi in materia dÊistruzione infantile, che, come si è detto, era delegata al Ministero degli Interni .44 Lo stesso Rapporto
Gioda del 1889 ci informa che sul totale di 5.159 maestre dÊasilo, ben il 60%, ovvero 3.050, erano sprovviste di qualsiasi
30
titolo, mentre il restante 40%, che risultava fornito di patente o di certificato, non lasciava soddisfatti per la loro cultura.
Anzi, Gioda affermava esplicitamente lÊurgenza di migliorare la preparazione delle maestre e delle direttrici dÊasilo inviandole
alle conferenze pedagogiche, che il Ministero andava promuovendo in varie città dÊItalia proprio in quegli anni .45 La scarsa
competenza professionale delle maestre dÊasilo era una piaga destinata a rimanere aperta ancora a lungo; basti pensare che
nel 1910, in Italia, su circa 8.000 educatrici dÊinfanzia solamente 2.000 possedevano la patente di scuola elementare e 500 il
diploma specifico di maestra giardiniera .46
La figura della maestra dÊasilo di fine secolo aveva ormai perso molto del prestigio che, nel milanese, le era stato attribuito
nel primo periodo di diffusione degli istituti aportiani: esse finirono col diventare le „sorelle povere‰ delle maestre elementari,
non essendo loro riconosciuta pari dignità professionale. E questo avveniva anche a causa della progressiva diffusione degli
asili infantili rurali e quindi dellÊaumentato fabbisogno di educatrici per gli asili .47
LÊeccellenza di Cernusco tra gli asili nel milanese
I promotori degli asili milanesi
nel 1836 costituirono lÊOpera
Pia Asili di carità per lÊinfanzia
e la puerizia di Milano. Que-
sta associazione era particolar-
mente rispondente alle idee di
F. Aporti. Essa svolse una fun-
zione di guida nella conduzione
del servizio degli Asili infantili
di Milano, che godevano la fama
di essere tra i meglio organizzati
e strutturati grazie soprattutto
allÊopera di G. Sacchi, che tenne
la direzione didattica degli asili
milanesi dal 1836 al 1891, e grazie
al sostegno dei benefattori.
Per quanto riguarda la provincia,
occorre attendere il 1869 per ve-
dere la nascita dellÊAssociazione
degli Asili di Campagna nella
Foto di gruppo. 1923 provincia di Milano. Essa era
retta da un Comitato esecutivo,
composto da un Presidente e da nove consiglieri, da eleggersi dalla assemblea degli associati. AllÊarticolo quarto dello Sta-
tuto organico dellÊAssociazione, approvato con R. D. il 26 agosto 1885, venivano esplicitate le finalità da essa perseguite,
ovvero: promuovere e favorire lÊimpianto di Asili di campagna nei Comuni della Provincia che ne erano sprovvisti; assistere
gli Asili esistenti e che erano associati; concorrere al miglioramento delle condizioni morali ed economiche delle maestre
dÊAsilo mediante premi, assegni di benemerenza, conferenze e scuole speciali; adoperarsi perché fosse sviluppato e vivificato
31
il giusto apprezzamento dellÊutilità degli Asili, impedendone la trasformazione in Scuole ed invocando dalle Autorità locali,
dal Governo e dal Parlamento, i provvedimenti necessari per il più efficace funzionamento degli Asili stessi. Ciascun Asilo
appartenente allÊAssociazione conservava la propria autonomia, ma ogni anno era tenuto a presentare al Comitato esecutivo
dellÊAssociazione una relazione sul proprio andamento economico-morale.
Questa Associazione, diversamente dallÊOpera Pia Asili di carità per lÊinfanzia e la puerizia di Milano, riconosceva ampia
autonomia ai singoli asili nati sotto la sua ala, lasciandoli praticamente isolati dal punto di vista didattico e alla mercè del li-
bero arbitrio dei benefattori locali. Questa organizzazione, a lungo andare, influì negativamente sulla situazione delle maestre
dÊasilo, soprattutto per ciò che riguardava la loro qualificazione: il personale assunto, infatti, era sempre meno soggetto ad una
verifica dei titoli, complice la mancanza di una legge statale e di una norma specifica nei regolamenti dellÊEnte .48
Alla luce di queste considerazioni, il fatto che a quellÊepoca lÊAsilo di Cernusco potesse contare su quattro suore tutte munite
della patente magistrale, costituiva già di per sé un caso straordinario, ma assumeva un carattere tanto più eccezionale se si
pensa che si trattava propriamente di un Asilo di campagna.
Foto di gruppo. 1923
32
33
Note
1 Comitato promotore al re Umberto I, 16 febbraio 1886, in Archivio storico della scuola materna „Suor M. A. Sorre‰ di Cernusco sul Naviglio
(riprodotto in appendice).
2 Cfr. Libro degli atti di nascita della Parrocchia di Santa Maria Assunta, distretto di Gorgonzola, provincia di Milano, nati dal 1/9/1833 al 3/11/1839,
tavola 11, in Archivio della parrocchia di S. Maria Assunta in Cernusco sul Naviglio.
3 Ibidem, tavola 29.
4 Ibidem, tavola 59. Cfr. Libro degli atti di nascita della Parrocchia di Santa Maria Assunta, distretto di Gorgonzola, provincia di Milano, nati dal
18/12/1839 al 1/7/1844, tavola 11, in Archivio della parrocchia di S. Maria Assunta in Cernusco sul Naviglio.
6 Ibidem, tavola 36.
7 Cfr. A Majo, Monsignor Luigi Biraghi. „Gloria del clero ambrosiano‰, cit., p.11.
8 Cfr. L. Ghezzi, Cisnusculum. Memorie storiche relative a Cernusco sul Naviglio, Tipografia Severgnini, Cernusco sul Naviglio 1911, p. 64.
9 Cfr. Milano Sacro. Ossia stato del clero della città e diocesi di Milano, Tipografia e libreria arcivescovile, ditta Giacomo Agnelli, Milano dal 1860.
Anno 1861.
10 Ibidem, anno 1881.
11 Ibidem, anno 1882.
12 Cfr. Atto di morte, in Archivio di stato civile del Comune di Cernusco sul Naviglio. Il documento informa che la morte di don Giovanni Tizzoni
avvenne a Bellagio.
13 Lettera di accompagnamento delle schede di sottoscrizione che il Comitato promotore lanciò per sostenere la fondazione dellÊAsilo, 30 marzo 1884,
in Archivio storico della scuola materna „Suor M. A. Sorre‰ di Cernusco sul Naviglio.
14 In merito alla realtà milanese si veda, ad esempio, C. Sideri, La maestra dÊasilo: il caso di Milano, in A. Gigli Marchetti, N. Torcellan (a cura di),
Donna Lombarda 1860-1945, Franco Angeli, Milano 1992, p. 193.
15 Cfr. L. Pazzaglia, Asili, Chiesa e mondo cattolico nellÊItalia dellÊ800, in L. Pazzaglia, R. Sani (a cura di), Scuola e società nellÊItalia Unita: dalla
Legge Casati al centro sinistra, La Scuola, Brescia 2001, pp. 84-85.
16 A tal proposito si veda C. Sideri, Ferrante Aporti: sacerdote, italiano, educatore. Biografia del fondatore delle scuole infantili in Italia sulla base di
nuova documentazione inedita, Franco Angeli, Milano 1999; M. Piseri, Ferrante Aporti nella tradizione educativa lombarda ed europea, La Scuola,
Brescia 2008.
17 Cfr. C. Sideri, Ferrante Aporti e le scuole infantili in Italia, in „Annali di storia dellÊeducazione e delle istituzioni scolastiche‰, n. 6, 1999, p. 28.
18 LÊassimilazione degli asili alle istituzioni di beneficienza e assistenza rimase sostanzialmente immutata almeno fino al 1923, anno in cui - grazie
alla riforma Gentile - gli asili vennero riconoscuti come istituzioni educative e, perciò, inquadrati nel grado preparatorio dellÊistruzione primaria.
19 Cfr. R. S. Di Pol, LÊistruzione infantile in Italia. Dal Risorgimento alla Riforma Moratti, Marco Valeri Editore, Torino 2005, pp.188-200.
20 Cfr. L. Pazzaglia, Asili, Chiesa e mondo cattolico nellÊItalia dellÊ800, cit., p. 76.
21 C. Gioda, Gli asili per lÊinfanzia in Italia. Rapporto allÊon. Ministro per la Pubblica istruzione P. Boselli, in D. Gasparini (a cura di), Adolfo Pick,
Il pensiero e lÊopera con una scelta di scritti sullÊeducazione, Edizioni del Centro Didattico Nazionale di Studi e Documentazione, Firenze 1970,
Vol. III, p. 265-269.
22 Manoscritto del Comitato promotore sulle origini dellÊAsilo infantile, 1 febbraio 1886, cit.
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23 Lettera del Comitato promotore al re Umberto I, 16 febbraio 1886, cit.
24 Cfr. Statuto Organico dellÊAsilo Infantile di Cernusco sul Naviglio, Tipografia del Patronato, 1 febbraio 1886, p. 9, in Archivio storico della scuola
materna „Suor M. A. Sorre‰ di Cernusco sul Naviglio (riprodotto in appendice).
25 Madre Marina Videmari al Comitato promotore, 4 novembre 1885, in Archivio Generalizio delle Suore Marcelline in Milano.
26 Ibidem.
27 Ibidem.
28 Cfr. Cenni sullÊorigine dellÊAsilo, 19 dicembre 1933, cit.
29 1886-1986 Cernusco sul Naviglio. Centenario di fondazione dellÊAsilo Infantile, Tipografia Galimberti, Cernusco sul Naviglio 1986. Si tratta di un
opuscoletto redatto per la celebrazione del centenario dellÊistituzione, che assembla e riproduce alcuni documenti relativi alla storia dellÊAsilo.
30 Si veda: Facciata dellÊAsilo Infantile come dal progetto originale, 1886, in Archivio storico della scuola materna „Suor M. A. Sorre‰ di Cernusco
sul Naviglio.
31 C. Gioda, Gli asili per lÊinfanzia in Italia. Rapporto allÊon. Ministro per la Pubblica istruzione P. Boselli, cit., p. 273.
32 Citato in 1886-1986 Cernusco sul Naviglio. Centenario di fondazione dellÊAsilo Infantile, cit.
33 Cfr. L. Pazzaglia, Asili, Chiesa e mondo cattolico nellÊItalia dellÊ800, cit., pp. 82-83.
34 Madre Marina Videmari allÊAmministrazione dellÊAsilo Infantile di Cernusco sul Naviglio, 10 ottobre 1887, in Archivio Generalizio delle Suore
Marcelline in Milano.
35 Certificazione dellÊattività di Maria Brusa presso lÊAsilo infantile di Vimercate in qualità di maestra assistente, 4 agosto 1898, in Archivio Genera-
lizio delle Suore Marcelline in Milano (riprodotto in appendice).
36 Necrologio di suor Maria Brusa, in Archivio Generalizio delle Suore Marcelline in Milano.
37 C. Sideri, La maestra dÊasilo: il caso di Milano, cit., p.193.
38 L. Biraghi, Regola delle Suore Orsoline di S. Marcellina, cit., p. 61.
39 Cfr. Statuto Organico dellÊAsilo Infantile di Cernusco sul Naviglio, cit., p. 5.
40 C. Gioda, Gli asili per lÊinfanzia in Italia. Rapporto allÊon. Ministro per la Pubblica istruzione P. Boselli, cit., p. 267.
41 Cfr. Statuto Organico dellÊAsilo Infantile di Cernusco sul Naviglio, cit., p. 5.
42 Cfr. C. Gioda, Gli asili per lÊinfanzia in Italia. Rapporto allÊon. Ministro per la Pubblica istruzione P. Boselli, cit., p. 268.
43 Statuto Organico dellÊAsilo Infantile di Cernusco sul Naviglio, cit., p. 5.
44 Cfr. R. S. Di Pol, LÊistruzione infantile in Italia. Dal Risorgimento alla Riforma Moratti, cit., pp. 200-201.
45 Si pensi, ad esempio, alla riforma delle Opere Pie promossa da F. Crispi nel 1890 che, sulla stessa linea di quella del 1862, cui già si è
accennato, confermava lÊesclusiva funzione assistenziale degli asili: cfr. R. S. Di Pol, LÊistruzione infantile in Italia.
Dal Risorgimento alla Riforma Moratti,
cit., p. 200; E. Catarsi, G. Genovesi, LÊinfanzia a scuola. LÊeducazione infantile in Italia dalle sale di custodia allamaterna statale, cit., p. 63.
46 Cfr. C. Gioda, Gli asili per lÊinfanzia in Italia. Rapporto allÊon. Ministro per la Pubblica istruzione P. Boselli, cit., p. 272.
47 Cfr. E. Catarsi, G. Genovesi, LÊinfanzia a scuola. LÊeducazione infantile in Italia dalle sale di custodia alla materna statale, cit., p. 78.
48 Cfr. C. Sideri, La maestra dÊasilo: il caso di Milano, cit., pp. 187-189.
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L’ampliamento degli anni Sessanta
Elisabetta Ferrario
a necessità di un ampliamento della Scuola Materna emerse a partire dal 1961. La popolazione di Cernusco
era quasi raddoppiata dal quel lontano 1886 che ne vide la fondazione. LÊincremento demografico del comune
si andava facendo sempre più sostenuto per le nuove nascite, ma soprattutto per lÊimmigrazione che raggiunse
punte di 1044 unità nel 1964 su 320 nascite. Gli abitanti di Cernusco raggiunsero le 15.934 unità. UnÊaltra on-
data migratoria si ebbe nel 1970 con 1293 immigrati su 380 nascite portando la popolazione sulla soglia dei 20.000 abitanti.
In questo trend temporale anche le iscrizioni alle scuole materne sÊimpennarono, e non solo per lÊincremento della popola-
zione. Il fenomeno dellÊoccupazione femminile estesa su tutte le classi sociali inizia, proprio in questi anni, a determinare la
necessità di servizi atti alla custodia dei bambini. Nel 1967 gli iscritti alla scuola materna erano solo 380, dieci anni più tardi
arrivarono a 1.030.
Un questionario compilato in data 27 novembre 1961 e firmato dallÊallora presidente Mario Lucioni fornisce preziose indi-
cazioni sulla struttura dellÊAsilo. La sede, pur costruita allo scopo dallo stesso Ente, era ormai diventata inadeguata. LÊAsilo
era dotato di quattro aule, di cucina e refettorio, di spogliatoi, di servizi igienici e lavanderia. I 237 bambini accolti avevano
spazi adeguati anche per il gioco avendo a disposizione tre cortili alberati.
Il calendario prevedeva lÊinizio del servizio i primi giorni di ottobre sino a fine luglio con chiusura solo la domenica.
Il personale insegnante era formato da quattro maestre e da una direttrice, tutte religiose dellÊordine delle Suore Marcelline.
Le maestre erano dotate di diploma di abilitazione allÊinsegnamento, mentre la direttrice aveva anche il diploma di maestra
elementare e di insegnamento di lettere nella Scuola Media. LÊAsilo era inoltre dotato di una Suora infermiera diplomata e di
quattro assistenti, sempre Suore Marcelline, di supporto alle quattro titolari. La compresenza, altro fiore allÊocchiello della
nostra scuola, era quindi già allÊepoca praticata.
Il livello professionale altamente qualificato del personale è stato da sempre un elemento caratterizzante dellÊAsilo „Suor
M. Antonietta Sorre‰, come pure il metodo educativo adottato, fusione del metodo Montessori, Patri e Marcucci... Questo lo
stato di fatto allÊinizio degli anni Sessanta. Valutata la situazione, il Consiglio deliberò la necessità dellÊampliamento della
struttura e si attivò per trovare i fondi necessari. A tal fine, il Presidente Lucioni inviò una petizione al Cav. Avv. Adrio Casati,
Presidente della provincia di Milano per un aiuto finanziario che consentisse la costruzione di un nuovo Asilo considerato
lÊincremento demografico passato da 6.000 a 16.000 abitanti.
La missiva fa riferimento ad un precedente progetto elaborato nel 1957 quale ampliamento del vecchio stabile che peraltro
non avrebbe lasciato spazio per i giochi dei bambini andando ad occupare lÊintera area. Il documento precisa che „si è ceduto
il vecchio asilo (che diventerà oratorio femminile) e si possiede un bellissimo terreno angolare di circa 5.000 mq‰. LÊacqui-
sizione dellÊarea avvenne attraverso una permuta con la Curia. Il progetto per un nuovo e „modernissimo Asilo‰ di 200-250
posti con un costo preventivato di 65 milioni di lire venne predisposto dallÊIngegner Achille Belloni.
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La Cassa di Risparmio delle Province
lombarde anticipò 50 milioni, il Co-
mune di Cernusco aprì un contributo
annuo di tre milioni e si richiese alla
Provincia un contributo di sei milioni
in tre anni. Altri contributi furono pre-
sto raccolti. Ben dodici milioni furono
registrati come „disponibilità di cassa
delle recenti entrate di beneficenza‰.
LÊAmministrazione provinciale di
Milano si fece carico di un contributo
triennale di un milione e 500.000 lire.
La Cassa di Risparmio concesse un
mutuo di dieci milioni da restituire in
ventÊanni senza interessi, ma richiese
una fidejussione per la stessa cifra sot-
toscritta dal Comune. LÊAmministra-
zione municipale, oltre a farsi carico
della fidejussione, deliberò un contri-
buto di due milioni di lire annui per la LÊIngegner Achille Belloni illustra il progetto del nuovo Asilo al Cardinal G. B. Montini
durata di dieci anni.
Predisposti i fondi, i lavori furono avviati. La scelta di mantenere il nu-
cleo originario e di accostare il nuovo edificio verso settentrione fu ri-
spettosa dellÊantico e storicamente corretta. La facciata rimaneva quella
storica, immagine dellÊantica fondazione dellÊEnte e della sua solidità,
ma il „cuore‰ pulsante del complesso sorgeva con caratteristiche im-
prontate alla funzionalità e ad elevati standard qualitativi. Un grande,
luminoso spazio polifunzionale a doppia altezza costituisce il nucleo
della struttura su cui si affacciano ampie aule. Anche i materiali erano
allÊepoca innovativi, tanto che la struttura regge bene il suo utilizzo
ormai arrivato ai quarantÊanni.
Nonostante la mobilitazione di enti e donatori privati la cifra raccolta
non fu sufficiente alla completa copertura delle spese sostenute.
Una lettera datata 15 luglio 1970 documenta come il delicato momento
fu superato grazie alla donazione di un Consigliere: il dottor Pierluigi
Ferrario che donò un terreno di dieci mila mq allÊAsilo la cui vendi-
ta andò a ripianare il debito ancora aperto con lÊimpresa costruttrice.
La rimanenza entrò nelle casse dellÊAsilo.
LÊampliamento dellÊAsilo si è negli anni dimostrato vincente avendo
predisposto una struttura che tuttÊora ospita 280 bambini.
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Il Centenario e l’intitolazione dell’Asilo
a Suor Sorre
Pierluigi Assi
l centenario
Il centenario di fondazione dellÊAsilo fu celebrato nel 1986 in due momenti principali: i festeggiamenti del 10
e 11 maggio e lÊinaugurazione ufficiale della struttura, dopo importanti opere di ristrutturazione, il 9 novembre.
I momenti celebrativi si svolsero a maggio, in concomitanza con lÊapprovazione dello Statuto organico da parte
del Re Vittorio Emanuele III lÊ11 maggio 1908.
Furono due giornate di sole. I bambini ripercorsero in una rappresentazione teatrale la storia dellÊAsilo, indossando i tradi-
zionali grembiulini a quadretti azzurri e rosa e portando il cestino di vimini.
Anche gli ex allievi presentarono uno spettacolo teatrale incentrato sulla storia dellÊasilo, al quale furono presenti, oltre a tanti
cernuschesi, tutte le autorità della città e delle suore Marcelline.
La domenica pomeriggio ci fu una grande celebrazione eucaristica, presieduta da cinque sacerdoti ex alunni, in rappresentanza
dei ventisette sacerdoti e sessantatre religiose che avevano frequentato lÊAsilo.
Al termine della celebrazione, il Presidente dellÊAsilo offerse una pergamena alla Madre Generale delle suore Marcelline,
suor Maria Elisa Zanchi, in ringraziamento della generosa e costante collaborazione delle suore per tutti i cento anni. I bam-
bini lanciarono in aria i loro coloratissimi palloncini a cui era appeso un grande 100.
Riportiamo il testo del telegramma augurale firmato dal Cardinale Casaroli, a nome del Papa Paolo VI, che più volte era stato
a Cernusco ed aveva benedetto il precedente progetto di ristrutturazione:
Onorevole Direzione Asilo Infantile
Cernusco sul Naviglio
Occasione solenne celebrazione I° centenario fondazione Asilo Infantile in Cernusco sul Naviglio
Sommo Pontefice esprime paterne felicitazioni e formulando voti che provvida istituzione sia sempre largamente feconda
di frutti Cristiana formazione diletti bambini imparte ad essi e partecipanti tutti lieta ricorrenza implorata benedizione
apostolica propiziatrice copiosi doni e grazie celesti.
Cardinale Casaroli
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I festeggiamenti ebbero un grande interesse presso la popolazione; ecco quello che fu dichiarato in Consiglio Comunale in
quel periodo:
„Se la bontà di un processo educativo deve essere valutato in base ai risultati ottenuti, se è vero che la vita bisogna prepa-
rarla da giovani, se Cernusco è giudicata unÊoasi felice alla periferia della grande Milano, sarebbe dunque troppo audace
attribuirne, in parte, un merito agli uomini, che, nella quasi totalità, hanno attinto la loro prima formazione nellÊasilo delle
Marcelline?‰.
La ristrutturazione del fabbricato, benedetta dal Card. Giovanni Colombo, fu celebrata il 9 novembre. In quella occasione si
volle immortalare lÊattivissima Direttrice Suor Maria Antonietta Sorre intestando al suo nome il rinnovato edificio.
Manifestazione per il centenario. 1986
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Suor Maria Antonietta Sorre
Maria Antonietta Sorre (1891-1972) proveniva da una famiglia agiata e, da bambina, frequentò la scuola elementare nel
Collegio delle Marcelline di Cernusco, distinguendosi per vivacità dÊintelligenza ed esuberanza di carattere. Trascorse la
sua giovinezza a Roma, dove si trasferì la fa-
miglia, e qui poté soddisfare la sua passione
per lo studio: conseguì il diploma di maestra
dei Giardini dÊinfanzia e poi quello di mae-
stra elementare, coltivò gli studi letterari e la
sua passione per la musica. Il 2 gennaio 1913
entrò nella Congregazione delle Marcelline,
dove iniziò la sua attività come insegnante
in vari Collegi gestiti dalle Suore. Nel 1921
fu destinata alla Casa di Cernusco: da allora
la direzione dellÊAsilo fu la sua principale
occupazione. Grazie alla sua opera, lÊAsilo
Infantile divenne una scuola materna modello,
ben attrezzata e saggiamente governata.
La scuola fu più volte sede di tirocinio ed ebbe
dagli Ispettori scolastici i più lusinghieri giu-
dizi. Durante la sua gestione, lÊAsilo Infantile
che fu a lei intitolato durante i festeggiamenti
del centenario di fondazione, ebbe numerosi
encomi tra cui una medaglia dÊoro e una dÊar-
gento dal Ministro della Pubblica Istruzione.
Valenzita Mascheroni Assi con Suor Sorre. 1957
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Il Nido: “la casina dei tigli”
Fiorenzo Bertoli
omenica 7 aprile 2002 alle ore 10,45, alla presenza
dellÊallora Parroco don Luigi Caldera, della Madre Ge-
nerale delle suore Marcelline Suor Mariangela Agostoni,
del Sindaco di Cernusco sig. Paolo Frigerio, si inau-
gurava il Nido „La casina dei tigli‰. La struttura collegata alla scuola
materna, attualmente accoglie 46 bambini dai 18 ai 36 mesi.
Un risultato importante, che concludeva un percorso iniziato due anni
prima, nato dalle esigenze delle famiglie e dalla lungimiranza degli
Amministratori. Nel 2000 infatti veniva creata, allÊinterno della strut-
tura della scuola materna, una sezione sperimentale per bambini dai 24
ai 36 mesi, quella che oggi viene comunemente denominata Sezione
Primavera. LÊintento era quello di andare incontro alle esigenze dei
bambini non ancora in età di scuola materna, di poter frequentare un luogo di cre-
scita, di autonomia e di confronto con i pari e nel medesimo tempo incontrare
le esigenze delle mamme lavoratrici, che sapevano di lasciare il proprio
bambino in un luogo protetto e stimolante.
QuellÊesperienza ebbe un tale successo presso le famiglie, che gli Am-
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ministratori dellÊEnte, decisero con un notevole impegno economico, di costruire la struttura
attuale, e di abbassare lÊetà di ingresso a 18 mesi, per dare lÊopportunità di frequentare ad un
numero maggiore di bambini.
La struttura oggi, si presenta al genitore in visita con un aspetto molto
gradevole, immersa nel tappeto verde del giardino che confina con
quello della scuola materna, con grandi vetrate, i soffitti con travi
a vista e la pavimentazione in laminato color betulla, che conferi-
scono allÊambiente unÊaria luminosa e leggera. AllÊinterno, gli spazi
(due saloni per il pranzo e con gli angoli arredati per le attività, due
organizzati per la nanna, e i servizi igienici) sono stati studiati accu-
ratamente, in considerazione dellÊetà dei bambini, delle loro esigenze
psicologiche e fisiologiche. Anche la strutturazione esterna è volta a
stimolare la curiosità, lÊesplorazione e la conoscenza, ma risponde
anche alle esigenze di rassicurazione e riconoscimento ed evita situa-
zioni di disorientamento.
Il Nido è, per i bambini che lo frequentano, un luogo di vita quotidiana,
ricco di esperienze e relazioni significative. Un luogo che
rassicura e facilita il gioco spontaneo. Gli spazi sono
organizzati in funzione dellÊetà e delle proposte educative tenendo conto dei veri bisogni dei bambini, quindi
spazi che sappiano cogliere le molteplici esigenze dei bambini e degli adulti.
Ogni bambino e genitore che entra al Nido, già dal primo sguardo, coglie lÊimmagine della struttura:
ogni spazio comunica qualcosa attraverso la sua forma, le sue dimensioni e la sua luminosità.
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