IL MODELLO OLIGARCHICO DI SPARTA Licurgo.
Una rigida organizzazione sociale Solo a Sparta anche
alle donne veniva fornita
La città di Sparta (detta anche Lacedemone) sorse probabilmente in- un’educazione ginnica.
torno al X secolo a.C. dall’unione di villaggi abitati da genti doriche.
Nel VII secolo a.C. essa esercitava il predominio su buona parte del
Peloponneso, ottenuto grazie all’efficiente organizzazione militare.
Il modello oligarchico spartano era basato sull’esistenza di tre ceti
sociali ben distinti. Il gruppo dominante era costituito dagli Spartia-
ti, discendenti dai Dori. Essi erano gli unici detentori del potere, in
quanto erano proprietari della maggior parte delle terre ed erano gli
unici a godere dei diritti politici. Si dedicavano esclusivamente al
mestiere delle armi e tutta la loro educazione (dall’età di sette anni)
si basava sull’addestramento fisico e militare, con una disciplina
molto rigida.
Nei centri minori, nei dintorni di Sparta, abitavano i Perieci: popo-
lazioni sottomesse, alle quali però era stata lasciata la proprietà delle
terre. Essi si dedicavano all’agricoltura, al commercio e all’artigiana-
to, ma non avevano diritti politici.
Ridotti a una condizione di semischiavitù erano gli Iloti, che costi-
tuivano quasi l’80% della popolazione; anch’essi si dedicavano al-
l’agricoltura, ma non possedevano terre.
LA SOCIETÀ SPARTANA
SPARTIATI (circa 10 000)
governano la pólis e costituiscono
l’esercito; godono di tutti i diritti
Classe dominante
Classi subalterne
PERIECI (circa 50 000) ILOTI (circa 200 000) Oplita sparta-
no, VI sec. a.C.
svolgono le attività artigianali coltivano le terre degli Spartiati Da sotto l’elmo ri-
e commerciali; in condizioni di semischiavitù; cadono i riccioli
di capelli. Secon-
non hanno diritti politici non hanno alcun diritto do Erodoto, gli
Spartani si pettinava-
Per ricordare no prima della batta-
glia “per morire con i
• Quando nacque Sparta? Come conquistò il predominio su gran parte capelli a posto”. Dal
del Peloponneso? punto di vista storico
occorre sottolineare
• Chi erano gli Spartiati? che Sparta è la pólis
• Quali attività svolgevano i Perieci? Quali diritti politici possedevano? per eccellenza, nella
• Qual era la condizione degli Iloti? quale si può osservare la
trasformazione dell’eserci-
50 CAPITOLO 4 - LE CIVILTÀ DELLA GRECIA to avvenuta in tutta la Gre-
cia a partire dall’VIII sec.
a.C., con la presenza degli
opliti, cioè fanti ben armati e
protetti, che formavano la
cosiddetta falange.
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L’organizzazione politica Per ricordare
Come altre póleis greche, anche Sparta attribuì le sue leggi e il suo ordina- • Chi fu il leggendario legislatore di
mento politico a un personaggio leggendario, Licurgo, che sarebbe vissuto tra Sparta?
il IX e l’VIII secolo a.C. Secondo la leggenda, Licurgo fece giurare ai cittadini
che mai avrebbero modificato la sua Costituzione. E così fu, per sempre. • Quali furono le caratteristiche del-
l’organizzazione politica di Sparta?
In realtà, l’organizzazione politica e civile di Sparta fu il frutto di una lunga
evoluzione, ma in effetti è vero che essa mantenne invariata nei secoli una so- • Che cos’era la Lega del Peloponne-
cietà aristocratica, la cui vita politica era riservata agli Spartiati. Essi, riuniti in so? Quali città ne facevano parte?
assemblea, eleggevano i due re – cui spettava il supremo comando militare – e
gli altri magistrati che governavano la città, promulgavano le leggi e ammini- Costituzione
stravano la giustizia. È la legge fondamentale di uno
Stato, che stabilisce le regole per
Nel VI secolo a.C. le póleis sottoposte all’influenza di Sparta furono riunite la sua organizzazione e per la forma-
nella Lega del Peloponneso: un’alleanza militare in base alla quale, in caso di zione di tutte le leggi particolari
guerra, le città sarebbero intervenute in aiuto di Sparta. necessarie per governarlo.
L’ORGANIZZAZIONE POLITICA DI SPARTA (dalla fine del VI sec. a.C.)
APELLA (assemblea degli Spartiati maschi, precisamente
dei combattenti che avessero compiuto trent’anni)
GHERUSÌA elegge 5 EFORI
(2 re più 28 geronti approva o (magistrati eletti
o anziani di almeno 60 anni) respinge le annualmente)
proposte esercitano le principali funzioni politi-
di che, amministrano la giustizia, con-
i re hanno i geronti propongono le leggi, trollano l’operato della Gherusìa
il supremo decidono la pace e la guerra,
comando militare
giudicano i delitti più gravi
ATENE, CULLA DELLA DEMOCRAZIA Per ricordare
Il regime aristocratico e le leggi di Dracone • Quali tipi di organizzazione politi-
ca vennero instaurati inizialmente
A differenza di Sparta, Atene più volte mutò la propria organizzazione e le ad Atene?
istituzioni politiche. Anch’essa, all’inizio, fu governata da una monarchia; poi,
nell’VIII secolo a.C. circa, come avvenne nel resto del mondo greco, si instaurò • Chi stabilì per Atene le prime leg-
un regime aristocratico, guidato cioè dai nobili. gi scritte? Perché si trattò di una
svolta importante?
Il governo aristocratico si consolidò nel VII secolo a.C., quando, secondo la
tradizione, Dracone diede alla città le prime leggi scritte. Si trattò di una svol- • Quali importanti trasformazioni si
ta importante nella vita della pólis, perché da quel momento le leggi non furo- verificarono ad Atene?
no più affidate all’arbitrio dei governanti; tuttavia, esse non modificavano
l’organizzazione politica della città e lasciavano il potere agli aristocratici.
Nel frattempo, però, la società ateniese si andava trasformando profondamen-
te, grazie alla fioritura delle attività economiche, artigianali e commerciali. Si
formò così una nuova categoria di cittadini – soprattutto artigiani e mercanti
– che si vantava di portare ricchezza alla città e quindi reclamava il diritto di
partecipare al governo.
© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 4 - LE CIVILTÀ DELLA GRECIA 51
La riforma oligarchica di Solone Mobilità sociale
Possibilità per i membri di una socie-
Una prima importante svolta nell’organizzazione politica ateniese si ebbe con Solo- tà di passare da un ceto sociale a un
ne, il quale, nel 594 a.C., divise la popolazione in quattro gruppi, basati su diversi altro. In positivo, si tratta di una
livelli di ricchezza, a ciascuno dei quali corrispondevano diritti politici diversi. “scalata” verso una migliore condi-
zione, guadagnata grazie al successo
Con la riforma di Solone, la società ateniese acquistava una maggiore mobilità nel lavoro o alla carriera politica. La
sociale, in quanto ai cittadini era permesso di passare da un gruppo a un altro mobilità può essere però anche
modificando l’entità del proprio patrimonio. I cittadini più poveri, però, ancora verso il basso, per diverse cause,
non avevano accesso alle cariche politiche più alte; potevano invece partecipare soprattutto di natura economica.
all’assemblea che riuniva tutti i cittadini liberi, l’Ecclesìa, con diritto di voto, e far
parte del tribunale popolare, l’Elièa.
La riforma di Solone era una riforma di tipo oligarchico, perché ancora pochi
erano coloro che, di fatto, esercitavano veramente il potere. Tuttavia, essa fu
molto importante, perché pose le basi della democrazia, allargando a un mag-
gior numero di cittadini la possibilità di partecipare alla vita politica.
Per ricordare Statuetta in bronzo
di Atena, la dea
• Quale importante riforma venne introdotta da Solone? protettrice della
città di Atene.
• Quali furono le novità introdotte dalla riforma di Solone?
• Perché la riforma di Solone era ancora legata a un ordinamento di tipo oligarchico?
LA RIFORMA DI SOLONE (inizio VI sec. a.C.)
BULÉ 9 ARCONTI gli ex arconti AREÒPAGO
(Consiglio dei 400) • governano la città costituiscono • funzioni giudiziarie
• tratta gli affari e di controllo
correnti
elegge elegge
ECCLESÌA (assemblea popolare) partecipano ELIÈA (tribunale popolare)
• decide sulla pace e sulla guerra • giudica i vari reati
• approva le leggi • esamina i ricorsi contro
i magistrati
CITTADINI LIBERI* divisi in quattro classi
(Pentacosiomedimni - Hippeis - Zeugiti - Teti)
* Non sono compresi i meteci, le donne e gli schiavi
La tirannide di Pisistrato Per ricordare
La riforma di Solone non riuscì ad appianare i conflitti sociali. Anzi, gli aristo- • Chi era Pisistrato? Che cosa fece?
cratici, che volevano riappropriarsi del potere, fomentavano continue rivolte. Di
questa situazione di instabilità politica approfittò Pisistrato, un capo militare che • Che cosa accadde ad Atene du-
nel 561 a.C. si impadronì del potere e si proclamò signore della città, diventan- rante il periodo in cui Pisistrato
done il tiranno. mantenne il potere?
Pisistrato era un nobile, ma come i tiranni di altre città greche, rafforzò il pro-
prio potere cercando il consenso popolare e governò con moderazione; favorì i
ceti mercantili e fece allestire la prima grande flotta ateniese. Sotto il suo governo
Atene godette di un periodo di pace e di prosperità.
52 CAPITOLO 4 - LE CIVILTÀ DELLA GRECIA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS
La riforma democratica di Clistene Tiranno
Oggi questa parola è sinonimo
Fu Clistene, nel 508 a.C., a stroncare definitivamente la potenza degli aristo- di dèspota, cioè di persona che
cratici, attuando una riforma in senso democratico che allargava la partecipa- governa in modo prepotente,
zione politica a tutti i ceti sociali. commettendo dei soprusi nei
confronti della popolazione. In
Clistene divise l’Attica in distretti e la popolazione in dieci tribù, ciascuna con Grecia, il tiranno era colui che assu-
gli stessi diritti e poteri. Sia questa divisione, non più fondata sulla nobiltà o sulla meva il potere in caso di necessità
ricchezza, sia il sorteggio delle cariche politiche garantivano l’uguaglianza dei e in momenti particolarmente diffi-
cittadini. cili, nei quali era necessario che
una sola persona prendesse deci-
Per ricordare sioni per il bene della comunità.
• Quale riforma venne avviata da Clistene?
• Che cosa intendeva garantire la riforma di Clistene?
LA RIFORMA DI CLISTENE (fine VI sec. a.C.)
BULÉ ELIÈA 10 STRATEGHI 10 ARCONTI
(Consiglio dei 500) (10 tribunali popolari) (comandanti militari) (magistratura annuale)
• propone le leggi • comandano a turno • realizzano le direttive
• funzioni di controllo • amministrazione l’esercito
della giustizia della Bulé
sorteggia sorteggia elegge elegge
ECCLESÌA (assemblea popolare) • approva le leggi
¬
¬
¬
¬
¬
¬
¬¬
¬
¬
¬
¬
partecipano
CITTADINI LIBERI* divisi in tribù territoriali
TRIBÙ
DISTRETTI DELLA COSTA DISTRETTI URBANI DISTRETTI INTERNI
* Non sono compresi i meteci, le donne e gli schiavi
La democrazia si allarga Per ricordare
Nella sua forma più completa, la democrazia si realizzò in Atene solo nel corso • Quale fu la caratteristica princi-
del V secolo a.C. Si trattò di una democrazia diretta, fondata sulla centralità pale della democrazia ateniese?
dell’Ecclesìa.
• Qual era il compito dell’Ecclesìa?
L’assemblea decideva direttamente la pace e la guerra, le alleanze, i trattati, di-
scuteva le leggi. Si riuniva nell’agorá e tutti i partecipanti avevano il diritto di pa- • Che cos’era l’ostracismo?
rola. L’assemblea eleggeva gli strateghi (i capi militari) e gli arconti (i governan-
ti); le altre cariche erano sorteggiate. • Quali erano le limitazioni che an-
cora caratterizzavano la demo-
Se un cittadino sembrava attentare alla democrazia e faceva temere un ritorno crazia ateniese?
alla tirannide, l’assemblea poteva inviarlo in esilio. Questa procedura si chiamava
ostracismo, perché il nome del sospettato veniva scritto su un coccio
(l’óstrakon) dai membri dell’assemblea e, se sui 6000 partecipanti, più della metà
si pronunciava contro quella persona scrivendone il nome sul coccio, essa veniva
bandita e allontanata dalla città anche per dieci anni.
Con la sua organizzazione politica, Atene rappresentò un esempio di democra-
zia, non solo per i contemporanei, ma anche per i posteri, pur con le limitazio-
ni tipiche di tutto il mondo greco, cioè l’esclusione degli stranieri, delle donne
e degli schiavi.
© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 4 - LE CIVILTÀ DELLA GRECIA 53
5. Le guerre contro l’Impero persiano Per ricordare
LA PRIMA GUERRA GRECO-PERSIANA • Qual era la condizione del-
le colonie dell’Asia Minore?
Nel V secolo a.C. la Grecia dominava su tutto il Mediterraneo, sfruttando soprattutto
la rete dei rapporti con le sue colonie. Diversa, invece, era la situazione delle póleis del- • Che cosa accadde
l’Asia Minore (Mileto, Samo, Chio), che erano state conquistate dai Persiani (545 a.C.). nel 499 a.C.?
Quali erano i progetti
Nel 499 a.C. le città greche dell’Asia Minore si ribellarono al potere persiano, ma la espansionistici del re
loro rivolta fu repressa con violenza e Mileto fu rasa al suolo. La guerra contro le colo- persiano Dario?
nie greche rappresentava solo una parte del più ampio progetto espansionistico del re
persiano Dario, il quale, dopo aver annesso l’Egitto e sottomesso la Macedonia, mirava • Che cosa fecero le città
alla conquista della Grecia. greche per resistere all’of-
fensiva dei Persiani? Che
Di fronte al pericolo persiano, nel 491 a.C. le città greche si unirono in un’alleanza cosa accadde a Maratona?
per garantire la difesa comune. Un anno dopo, nel 490 a.C., l’esercito persiano sbarcò
sul suolo greco, presso Maratona, circa quaranta chilometri a nord di Atene. Novemila • Quali furono gli esiti della
soldati ateniesi, guidati dall’abile comandante Milziade, e un migliaio di soldati venuti vittoria ottenuta dai Greci?
dalla città di Platea, dopo una dura battaglia sconfissero il potente esercito di Dario.
La vittoria contro il potente Impero persiano salvò la libertà di tutte le póleis, ma
soprattutto mise in evidenza la superiorità militare di Atene, che assunse il ruolo di
città-guida di tutta la Grecia.
Guerrieri
greci (a sinistra)
e persiani
(a destra).
SERSE E L’INIZIO DELLA SECONDA GUERRA GRECO-PERSIANA
Nel 480 a.C. il successore di Dario, l’imperatore Serse, decise di muovere nuovamen- Per ricordare
te guerra contro la Grecia. L’imponente esercito persiano scese nella penisola greca da
nord, scortato dalla flotta che navigava lungo le coste della Tracia e della Tessaglia. • Da dove entrò in Grecia
Serse?
Di fronte a questa nuova minaccia, alcune città si arresero, ma Atene decise di oppor-
si, ottenendo l’appoggio da parte di tutte le póleis che non volevano perdere la liber- • Quale fu la reazione delle
tà. A questa nuova alleanza antipersiana aderì anche Sparta, che assunse la guida del- póleis greche?
l’esercito, affidato a Leonida.
• Che cosa accadde al
Proprio Leonida fu protagonista di uno degli episodi più eroici della storia greca. Il passo delle Termopili?
comandante, dopo avere fatto ritirare il grosso dell’esercito, si attestò con soli 300 sol-
dati al passo delle Termopili, tra le montagne, dove tese un’imboscata ai nemici. I
Greci erano enormemente inferiori di numero, ma resistettero da eroi fino alla morte,
rallentando il passaggio dei nemici e consentendo al resto dell’esercito di organizzare
la difesa.
54 CAPITOLO 4 - LE CIVILTÀ DELLA GRECIA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS
LA VITTORIA FINALE DEI GRECI Moneta con nave
fenicia. I Fenici
Dopo avere massacrato Leonida e i suoi soldati, l’eser- costituivano la
cito persiano proseguì la sua avanzata fino ad Atene, componente
che fu invasa e saccheggiata. Gli Ateniesi avevano principale della
trovato rifugio sull’isola di Salamina, posta di fronte flotta persiana.
alla città. Lo scontro tra
le due flotte
Fu proprio nello stretto braccio di mare che sepa- fu, quindi,
rava Salamina dalla terraferma che avvenne lo scon- anche quello
tro decisivo. Le grosse navi persiane, che manovra- tra i rivali più
vano faticosamente a causa del poco spazio disponi- accaniti nel
bile, furono accerchiate e colpite dalle agili navi gre- commercio
che: la vittoria dei Greci fu strepitosa. mediterraneo.
L’anno seguente, nel 479 a.C., l’Impero persiano veniva
definitivamente sconfitto dai Greci: l’esercito di terra fu
vinto a Platea dalle truppe spartane, mentre la flotta venne
sopraffatta dagli Ateniesi a Capo Micale, lungo le coste dell’Asia
Minore.
Per ricordare
• Che cosa fecero i Persiani dopo avere superato
le Termopili?
• Perché i Greci riuscirono a vincere nella
battaglia di Salamina?
• Dove i Persiani furono definitivamente sconfitti?
Le carte illustrano
le fasi fondamentali
della battaglia
di Salamina.
© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 4 - LE CIVILTÀ DELLA GRECIA 55
Anche noi storici
ttivazioniA didatticheConoscere eventi e fenomeni storici VF
1. Indica se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F).
a. Creta è la più grande delle isole egee.
b. I Cretesi subivano l’egemonia commerciale degli altri popoli mediterranei.
c. Le città-palazzo ospitavano esclusivamente la residenza del sovrano.
d. Il momento di massimo splendore della civiltà cretese fu tra il 1700 e il 1450 a.C.
e. Il palazzo di Cnosso era la residenza del Re Minotauro.
Conoscere eventi e fenomeni storici
2. Completa il testo con le informazioni mancanti.
La popolazione degli …………….....……. si stabilì nel Peloponneso, fondando numerose città, tra cui la più importante fu
…………….....……. . Dopo aver subito fino al XV sec. a.C. la potenza economica di …………….....……., i Micenei comincia-
rono a espandersi sulle coste …………….....……. e fino al Mar Nero, incontrando la resistenza della città di
…………….....……., poi sconfitta nel XIII sec. a.C.
Le città micenee erano città-………….....……., protette da imponenti mura; il palazzo del re era posto nella
…………….....……., la parte più elevata della città. La civiltà micenea conobbe un rapido declino a partire dal
…………….....……. .
[a. XII secolo. a.C - b. acropoli - c. Micene - d. Creta - e. dell’Asia Minore - f. fortezze - g. Achei - h. Troia]
Comprendere e utilizzare il linguaggio della storia
3. Scrivi le corrette definizioni per i seguenti termini ed espressioni.
a. “Secoli bui”: ......................................................................... d. Dèi antropomorfi: ...............................................................
b. Pólis: ...................................................................................... e. Politeismo: ............................................................................
c. Agorá: .................................................................................... f. Santuario: ..............................................................................
Conoscere eventi e fenomeni storici
4. Completa il testo con le informazioni mancanti.
a. Prima colonizzazione
- Periodo: ..................................................................................................................................................................................................
- Cause: .....................................................................................................................................................................................................
- Aree geografiche interessate: ..............................................................................................................................................................
b. Seconda colonizzazione
- Periodo: ..................................................................................................................................................................................................
- Cause: .....................................................................................................................................................................................................
- Aree geografiche interessate: ..............................................................................................................................................................
Stabilire relazioni
5. Indica a quale città (Sparta o Atene) si riferiscono le seguenti caratteristiche.
a. È basata sulla forza militare e sul governo oligarchico. ....................................................................................................
b. È basata sul commercio ed è aperta a forme di governo democratiche. .........................................................................
c. Diventerà la città guida della cultura classica. ................................................................................................................
d. Deve il suo ordinamento politico al legislatore Licurgo. .................................................................................................
e. Mutò più volte la propria organizzazione e le istituzioni politiche. ..................................................................................
56 CAPITOLO 4 - LE CIVILTÀ DELLA GRECIA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS
Organizzare le conoscenze in forma schematica Attivazioni didattiche
6. Completa lo schema seguente, utilizzando le espressioni fornite.
LA SOCIETÀ SPARTANA
1. ...........................................................
2. .......................... 3. .........................
4. ...........................................................
Classe dominante [a. costituiscono l’esercito -
Classi subalterne b. Perieci - c. non hanno diritti politici -
d. coltivano le terre in condizioni di
5. ................................................ 8. ................................................ semischiavitù - e. Iloti -
6. ................................................ 9. ................................................ f. non hanno diritti -
..................................................... ..................................................... g. godono di tutti i diritti - h. Spartiati -
7. ................................................ 10. ............................................... i. svolgono le attività artigianali e com-
merciali - l. governano la pólis]
Stabilire relazioni
7. Opera i collegamenti corretti.
a. Dracone 1. riforma democratica
b. Solone 2. tirannide
c. Pisistrato 3. riforma oligarchica
d. Clistene 4. regime aristocratico
Comprendere e utilizzare il linguaggio della storia
8. Scrivi le definizioni corrette dei seguenti termini o espressioni.
a. Oligarchia: ............................................................................ e. Efori: ......................................................................................
b. Costituzione: ........................................................................ f. Elièa: ......................................................................................
c. Apella: ................................................................................... g. Strateghi: ...............................................................................
d. Ecclesìa: ................................................................................. h. Ostracismo: ..........................................................................
Conoscere eventi e fenomeni storici
9. Ricostruisci le fasi dello scontro tra l’Impero persiano e le città greche, completando le seguenti affermazioni.
a. Il conflitto tra l’Impero persiano e la Grecia scoppiò perché le colonie greche dell’Asia Minore ...........................................
......................................................................................................................................................................................................................
b. 491 a.C.: alleanza tra Sparta, Atene e altre città greche con lo scopo ..........................................................................................
c. 490 a.C.: l’esercito persiano si scontrò con i Greci, guidati da Milziade, a ..................................... Vittoria:.............................
d. 480 a.C.: i Persiani attaccarono di nuovo la Grecia. Atene si preparò con una potente flotta guidata da: .................................
e. Sparta affrontò l’esercito persiano tra i monti: alle ..................................................... Vittoria:.......................................................
f. L’esercito persiano invase ............................................... e la distrusse.
g. Gli Ateniesi attaccarono con la loro flotta presso ..................................................... Vittoria:..........................................................
h. 479 a.C.: definitivo scontro tra Greci e Persiani a .............................................................................................................................
i. Vittoria definitiva:......................................................................................................................................................................................
© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 4 - LE CIVILTÀ DELLA GRECIA 57
6. L’Età di Pericle: l’espansionismo e la democrazia
SPARTA E ATENE PRENDONO STRADE DIVERSE Per ricordare
Sparta e Atene, unite vittoriosamente nella lotta contro i Persiani, dopo che il pericolo • Che cosa accadde a Sparta
fu cessato tornarono a essere antagoniste e le loro storie procedettero per lungo tempo e Atene dopo la fine delle
in direzioni diverse. guerre contro la Persia?
Sparta non volle mutare la sua politica tradizionale per inseguire progetti di espan- • Quale linea politica
sione. Impegnata a controllare la popolazione degli Iloti, sempre sul punto di ribel- adottò Sparta?
larsi, si accontentò di confermare e difendere la propria egemonia sul Peloponneso.
• Quali vantaggi seppe
A differenza di Sparta, Atene cercò di trarre il massimo vantaggio dal prestigio guada- trarre Atene dalla vittoria
gnato con la vittoria sui Persiani. La potenza della sua flotta, infatti, non solo rappre- contro i Persiani?
sentava una garanzia per la difesa della Grecia, ma era anche un prezioso strumento
per espandere i traffici commerciali e aumentare le ricchezze che ne derivavano.
LA LEGA DI DELO E LA POLITICA ESPANSIONISTICA ATENIESE Per ricordare
Le póleis più interessate a una politica di espansionismo mercantile (quelle del- • Quali póleis si unirono
l’Egeo e della costa asiatica principalmente), nel 477 a.C. costituirono un’alleanza mili- nella Lega di Delo?
tare, la Lega di Delo (o delio-attica), a capo della quale si pose Atene.
• Qual era lo scopo
Ufficialmente, il fine dell’alleanza era quello di predisporre una difesa permanente dichiarato della Lega?
contro la Persia; a questo scopo, le città che aderivano al patto erano tenute a contri-
buire all’allestimento di una flotta e al versamento di denaro, che veniva depositato al • Che cosa accadde alla
santuario di Delo, pronto per essere impiegato in caso di guerra. Lega di Delo dopo la
sconfitta dei Persani?
Inizialmente la Lega perseguì il fine per cui era nata: ci furono parecchi scontri nel-
l’Egeo, in seguito ai quali il pericolo persiano venne di fatto eliminato (la pace di Cal-
lia del 449 a.C. sancì la fine del conflitto). A quel punto la Lega non avrebbe più avuto
ragione di esistere, ma Atene volle ugualmente conservarla, facendone uno strumento
per esercitare la propria egemonia politica ed economica su tutto il Mar Egeo.
PERICLE E L’EGEMONIA ATENIESE Per ricordare
Ispiratore principale della politica espansionistia ateniese fu un abile uomo politico: • Chi fu il principale ispira-
Pericle (495-429 a.C.). Eletto stratega nel 461 a.C., Pericle venne riconfermato nella cari- tore della politica espan-
ca per trent’anni consecutivi, diventando di fatto l’unico, indiscusso signore di Atene. sionistica ateniese?
L’obiettivo primario dell’azione politica di Pericle era quello di trasformare Atene in • Qual era l’obiettivo
una grande potenza militare ed economica, in grado di imporsi come centro vitale primario da realizzare?
di tutto l’Egeo e del Mediterraneo orientale.
• Quali furono i ceti sociali
Per realizzare tale progetto, Pericle aveva bisogno, naturalmente, dell’appoggio del fondamentali per la realiz-
popolo, che avrebbe dovuto sostenere gli sforzi e i sacrifici richiesti da un pro- zazione del nuovo pro-
gramma politico così ambizioso. Pericle, pertanto, favorì i ceti so- gramma politico?
ciali protagonisti della vittoria contro i Persiani: ar-
tigiani, marinai e commercianti. Nave a remi greca, particolare
di un vaso attico (metà del VI
sec. a.C.).
58 CAPITOLO 4 - LE CIVILTÀ DELLA GRECIA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS
VERSO LA DEMOCRAZIA PIENA Gli schiavi erano adibiti ai lavori
agricoli e utilizzati nei grandi
Per ottenere un consenso ancora più largo da parte della popolazione, Pericle rifor- cantieri navali del Pireo.
mò la Costituzione di Clistene, allargando la partecipazione a settori più ampi della
popolazione: Per ricordare
• aumentò i poteri dell’Ecclesìa, l’assemblea dei cittadini; • Quali riforme apportò
• concesse anche alle classi sociali inferiori l’accesso alla carica di arconte; Pericle alla Costituzione
• ridusse il potere dell’Areópago, e, quindi, degli aristocratici; di Clistene? Perché?
• stabilì un compenso per coloro che si dedicavano alla vita politica, rendendola
• Come può essere
accessibile anche ai più poveri. considerata la democrazia
ateniese dei tempi di
Grazie a questi Pericle? Quali limiti essa
provvedimenti, ancora dimostrava?
Pericle portò la
democrazia atenie- Raffigurazione simbolica della
se alla sua forma più “Democrazia” che incorona
allargata, come non il Demos (popolo).
era mai avvenuto in
nessun’altra parte
del mondo antico.
Occorre comunque
ricordare che pure
nell’Atene di Pericle,
dove vivevano circa
150 mila abitanti,
le persone che
potevano godere dei
diritti politici erano
circa 20 mila; le altre
130 mila – donne,
schiavi e stranieri –
ne erano ancora
escluse.
© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 4 - LE CIVILTÀ DELLA GRECIA 59
Busto di Pericle. PPrroottaaggoonniissttii
PERICLE, SIGNORE DI ATENE
L’UOMO PIÙ IMPORTANTE DEL SUO TEMPO
Nato nel 495 a.C., Pericle fu il vero protagonista politico del suo tempo. Di origini
aristocratiche, guidò il governo di Atene per oltre trent’anni, dal 461 al 429 a.C.
Egli trasformò la sua città, ricostruendo l’Acropoli con una serie di maestose opere
pubbliche e grandiosi monumenti, e la rese una fortezza inespugnabile. Legò ai suoi
progetti i nomi di alcuni dei maggiori artisti del tempo, l’architetto Fidia (490-430
a.C.) e gli scultori Mirone e Policleto; promosse lo sviluppo del teatro favorendo le
opere dei più grandi tragediografi greci: Eschilo, Sofocle e poi Euripide.
Proprio nel segno di questo straordinario splendore, un intero periodo della storia
prese il nome di Età di Pericle.
UN ARISTOCRATICO A SERVIZIO DELLA DEMOCRAZIA
Ricco di ingegno e oratore affascinante, Pericle non governò con la forza, ma con-
quistando il consenso popolare e perfezionando i meccanismi della partecipazione
democratica ateniese. Nell’Età di Pericle, infatti, la democrazia si rafforzò e si estese
alle classi più povere, che poterono partecipare direttamente alla vita politica, dovere
fondamentale di un buon cittadino. Così ne parla lo stesso Pericle:
Per dimenticare le fatiche, abbiamo procurato al nostro spirito moltissimi svaghi, celebrando
secondo il costume tradizionale giochi e feste che si susseguono per tutto l’anno e abitando in
case fornite di ogni agio […]. Presso di noi le stesse persone si curano dei loro interessi priva-
ti e delle questioni pubbliche; coloro che si dedicano ad attività particolari conoscono perfetta-
mente i problemi politici; poiché, soli tra tutti, consideriamo il cittadino che non se ne cura non
una persona tranquilla e per bene ma un uomo addirittura inutile.
da Plutarco, Vita di Pericle
VINCITORE DI BATTAGLIE, UCCISO DALLA PESTE
Fu ammirato e amato da molti, ma anche odiato dai suoi rivali che lo accusavano
di demagogia, cioè di lusingare il popolo per ottenere il consenso.
Sotto il suo governo prese avvio uno dei conflitti più lunghi e disastrosi della
storia di Atene, la Guerra del Peloponneso, in cui la città combatté contro la
sua avversaria di sempre: Sparta.
Pericle non vide mai la fine di questa guerra, perché perì vittima dell’epide-
mia di peste che si abbatté sulla città nel 430 a.C. Ecco il racconto degli ulti-
mi giorni di vita del grande uomo politico:
Quando ormai la fine di Pericle era prossima, i cittadini migliori e gli amici ancora vivi, se-
duti intorno al letto, si misero a discorrere della virtù e della grande potenza che il moren-
te aveva avuto, ad annoverarne le gesta e i numerosi trofei: nove battaglie aveva vinto co-
me generale, e aveva eretto altrettanti trofei in nome del suo paese. Ciò si dicevano l’un l’al-
tro, credendo che Pericle avesse ormai perso conoscenza e non potesse udire. Invece egli sen-
tì e capì tutto, e nel bel mezzo del discorso intervenne a dire di stupirsi che elogiassero e ri-
cordassero di sé alcuni eventi, in cui aveva avuto parte anche il caso e che a molti generali
era riuscito di compiere precedentemente, mentre non citavano la sua gloria più grande: “il
fatto”, disse testualmente, “che nessun Ateniese per colpa mia dovette vestirsi a lutto”.
da Plutarco, Vita di Pericle
60 CAPITOLO 4 - LE CIVILTÀ DELLA GRECIA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS
ATENE, LA CITTÀ PIÙ BELLA DEL MONDO ANTICO Per ricordare
L’occasione concreta che consentì a Pericle di realizzare i suoi progetti fu l’ac- • Quali eventi favorirono
cendersi di una lunga serie di conflitti che coinvolse numerose città greche. Pericle nella realizzazione
del suo progetto politico?
Approfittando del momento di disorientamento e di disordine, Pericle nel 454
a.C. spostò ad Atene il tesoro della Lega di Delo, impiegandolo per lanciare un • Che cosa doveva
vasto programma di opere pubbliche. rappresentare la nuova
acropoli di Atene?
Per prima cosa, Pericle volle ricostruire sull’acropoli i templi che i Persiani ave-
vano distrutto. La nuova acropoli, tutta di marmo, non doveva rappresentare so- • Quali obiettivi poté
lo il centro rinnovato di Atene, ma diventare il cuore di tutta la Grecia, il san- raggiungere Pericle
tuario panellenico, cioè di tutti i Greci. attraverso la ricostruzione
dell’acropoli?
La ricostruzione dell’acropoli consentì a Pericle di raggiungere due obiettivi:
• egli creò vaste opportunità di lavoro per tutti gli abitanti di Atene, generando L’acropoli di Atene
ricchezza e aumentando il consenso da parte dei cittadini;
• soprattutto, però, egli poté permettersi di avere al proprio servizio i più gran-
di artisti dell’epoca, che in breve tempo fecero di Atene la città più bella di
tutto il mondo antico.
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© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 4 - LE CIVILTÀ DELLA GRECIA 61
APPROFONDIMENTI
SSttoorriiaa ee vviittaa qquuoottiiddiiaannaa
COSÌ VIVEVANO I GRECI
I Greci trascorrevano gran parte della giornata fuori casa. Il clima caldo li spingeva
in piazza o nelle strade; per questo non mostravano di curare molto le abitazioni pri-
vate. Naturalmente, vi era differenza tra le case dei più ricchi e quelle del popolo.
I grandi proprietari terrieri, i generali, gli aristocratici avevano abitazioni conforte-
voli, solitamente divise in due zone, quella degli uomini e quella riservata alle don-
ne (detta gineceo). Nelle campagne sorgevano ville discrete, senza lusso.
Le case abitate dal popolo erano modeste, costruite con esili muri di legno, di pie-
tra o di mattoni crudi, senza l’uso di calce né di cemento, tanto che i ladri riuscivano
facilmente ad aprire una breccia. Poche e piccolissime erano le finestre; le abitazioni
di medie dimensioni avevano un cortile interno con un porticato.
Panche, cassapanche e letti in legno o in bronzo erano i mobili presenti nelle stanze,
accompagnati dai vasi dipinti, dalle armi e, nel caso di famiglie particolarmente bene-
stanti, da pitture e mosaici artistici.
62 CAPITOLO 4 - LE CIVILTÀ DELLA GRECIA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS
L’ETÀ D’ORO DELL’ARTE E DELLA CULTURA Per ricordare
L’Età di Pericle è stata definita il primo “Rinascimento” dell’Occidente, per la • Come è stata definita
realizzazione di opere di eccezionale valore artistico e la presenza di straordina- l’Età di Pericle? Perché?
rie personalità in tutti i campi del sapere umano.
• Quale fu l’opera artistica
Tra gli artisti possiamo citare gli architetti Ictino e Callicrate, ma soprattutto lo più importante realizzata
scultore e architetto Fidia (490-430 a.C.), amico personale di Pericle. Essi furono durante l’Età d Pericle?
impegnati a ricostruire i monumenti dell’acropoli, in particolare il famoso tempio
dedicato alla dea Atena, il Partenone. A Fidia si deve il complesso di bassorilievi • Quale altra espressione
che ornavano i frontoni e il fregio del tempio, un vero capolavoro della scultura artistica raggiunse il
diventato modello per tutti gli artisti dei secoli successivi, fino a oggi. massimo splendore?
L’altro campo artistico in cui l’Atene di Pericle raggiunse il vertice fu quello del • A che cosa tendevano l’arte
teatro tragico. Appartengono a questo periodo i tre maggiori tragediografi e la letteratura ateniesi?
greci: Eschilo (che partecipò come soldato alla battaglia di Salamina), Sofocle
(anche lui grande amico di Pericle) ed Euripide.
Tutta l’arte e la letteratura di questo periodo obbedivano al progetto di docu-
mentare il passato glorioso dei miti e degli eroi dell’antica Grecia, trasfor-
mando Atene nella nuova culla della cultura e dell’arte.
LA GUERRA DEL PELOPONNESO Per ricordare
La crescente potenza di Atene, che cercava di imporre la propria egemonia su • Quale reazione suscitò la
tutte le città greche, provocò la reazione delle città della Lega del potenza raggiunta da
Peloponneso, guidata da Sparta. La tensione crebbe a tal punto da sfociare in Atene?
una guerra che si prolungò per quasi 30 anni (431-404 a.C.).
• Come pensò di reagire
Pericle si sentiva sicuro della superiorità della flotta di Atene e pensò che le Pericle di fronte alla
sue navi avrebbero potuto colpire le città ribelli nei loro commerci e nella loro minaccia spartana?
economia, spingendo le popolazioni suddite degli Spartani alla rivolta.
• Che cosa accadde allo
Quando scoppiò la guerra, però, l’esercito spartano prese subito il sopravven- scoppio della guerra?
to, invase l’Attica e saccheggiò le città più importanti. A quel punto, gli avversari
politici di Pericle tentarono di rovesciarlo, mettendo in dubbio le sue capacità di • Fino a quando si prolungò
stratega. Queste manovre, però, si rivelarono inutili, perché ad Atene scoppiò una la guerra?
grave pestilenza, che ne decimò la popolazione e colpì anche Pericle, che morì Come si concluse?
vittima del contagio (429 a.C.).
La guerra continuò, finché sia gli Spartani sia gli Ateniesi, esausti, si accorda-
rono per porre fine ai combattimenti con la pace di Nicia, nel 421 a.C.
© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 4 - LE CIVILTÀ DELLA GRECIA 63
LA FINE DELLA SUPREMAZIA ATENIESE Per ricordare
La pace tra Atene e Sparta durò pochissimo, perché il ceto dei commercianti e de- • Perché la pace tra Sparta
gli armatori ateniesi voleva continuare il conflitto, nella convinzione che alla fine e Atene durò pochissimo?
Atene sarebbe uscita vittoriosa e avrebbe nuovamente dominato il Mediterraneo.
• Chi era Alcibiade? Quale
Fra i nuovi capi militari ateniesi vi era Alcibiade, nipote di Pericle, il quale con- impresa volle tentare?
vinse i suoi concittadini a organizzare una spedizione in Sicilia (415-413 a.C.), Con quale esito?
contro Siracusa, alleata di Sparta. L’esito dell’impresa, però, fu disastroso per
Atene. • In che modo Sparta riuscì
a prevalere su Atene?
A quel punto Sparta, decisa a stroncare la rivale, si accordò con i Persiani, dai
quali ottenne ingenti aiuti economici, grazie ai quali poté allestire una flotta podero- • Come fu trattata Atene
sa, in grado di competere con quella di Atene. Questa, abbandonata dalle città al- dopo la sconfitta? Perché
leate, dopo un lungo conflitto dovette accettare di concludere una pace durissima essa non riuscì più a ri-
(404 a.C.) che, di fatto, poneva fine a qualsiasi ambizione di egemonia. prendersi?
Sparta impose ad Atene – la pólis democratica per eccellenza – un governo Giovane ateniese
oligarchico, detto “dei Trenta Tiranni”, contro il quale la popolazione im- ritratto nell’atto
mediatamente si ribellò e che dopo un anno fu definitivamente rovescia- di partire per la guerra.
to. Tuttavia gli insuccessi militari, la violenza della guerra e la delusione
politica avevano fiaccato l’orgoglio e la forza degli Ateniesi, che non sep-
pero più risollevarsi dalla sconfitta.
L’EGEMONIA DI TEBE E L’AFFERMAZIONE DI UNA
NUOVA POTENZA: LA MACEDONIA
Sparta, vincitrice indiscussa della guerra del Peloponneso, non
poté approfittare fino in fondo della vittoria per imporre il
proprio dominio sulle città sconfitte, perché le continue rivolte
degli Iloti costringevano gli Spartiati a snervanti lotte interne,
al fine di mantenere il potere.
Nel giro di breve tempo, le città un tempo alleate di Atene,
alle quali erano stati imposti governi oligarchici, si ribellarono
contro Sparta, alla quale veniva rimproverato anche il torto di es-
sersi alleata con l’Impero persiano.
Nel 371 a.C. Sparta venne sconfitta a Leuttra da Tebe, che im-
pose la propria egemonia. Nove anni dopo, però, Tebe venne a sua
volta sconfitta da una coalizione che univa Atene e Sparta.
La sconfitta di Tebe segnò l’inizio di un periodo di forte crisi che
portò a compimento il processo di decadenza delle città greche. Or-
mai indebolite da decenni di guerre, le póleis non seppero reagire di fron-
te alla minaccia della nuova potenza emergente: il Regno di Macedonia.
Per ricordare
• Perché Sparta non poté approfittare fino
in fondo della vittoria ottenuta contro Atene?
• Quali città si ribellarono contro Sparta?
Perché?
• Perché l’egemonia di Tebe durò solo nove anni?
• Da che cosa furono provocati l’indebolimento e
la decadenza delle póleis greche?
64 CAPITOLO 4 - LE CIVILTÀ DELLA GRECIA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS
APPROFONDIMENTI
SSttoorriiaa ee ssttoorriiooggrraaffiiaa
I PRIMI STORICI: MEMORIA DEI FATTI E RICERCA DELLA VERITÀ
Le guerre tra Greci e Persiani e la guerra del Peloponneso furono narrate dai due
più grandi storici del mondo greco: Erodoto e Tucidide.
Erodoto (484 a.C. – 425 a.C. circa), nativo di Alicarnasso (città greca dell’Asia Mi-
nore), nella sua opera Storie narra lo scontro tra Greci e Persiani, dedicando ampio
spazio anche alla storia e alle usanze dei vari popoli che costituivano l’ Impero per-
siano.
Tucidide (460 a.C. – 404 a. C.), ateniese, nella sua opera La guerra del Pelopon-
neso (o Storie) narra la guerra tra Ateniesi, Spartani e loro alleati per il dominio della
Grecia.
In queste opere, considerate le capostipiti di tutte le opere di storia, essi si propo-
sero di narrare i fatti così come erano accaduti, secondo un metodo di indagine criti-
ca del passato. Riportiamo di seguito le introduzioni di entrambe le opere, nelle qua-
li gli autori enunciano alcuni dei princìpi fondamentali della ricerca storica.
LA STORIA SECONDO ERODOTO
Oggetto della storia Questa è l’esposizione della ricerca di Erodoto di Ali- Scopo della storia
carnasso, perché non sia cancellato nel tempo il ricordo Conservare il ricordo
Storia come racconto di delle azioni degli uomini e le gesta grandi e meraviglio- dei fatti e delle gesta
fatti umani e non mitici; se dei Greci e dei barbari* non restino senza gloria; inol- del passato, ma anche
i fatti umani considerati tre perché vengano stabilite le cause per cui vennero a indagarne le cause.
nel loro complesso: non solo conflitto [...]
militari e politici, ma anche Metodo della storia
usi, abitudini di vita, ecc. Relativamente ad ogni racconto è mio principio fonda- La storia deve basarsi
mentale trascrivere ciò che da ciascuno viene raccontato sulle testimonianze;
(“storia totale”). come l’ho sentito dire [...] queste devono essere
riportate fedelmente,
Io mi sento in dovere di riferire ciò che si dice, ma cioè come sono state dette
non mi sento affatto impegnato a credere a tutto e (principio della fedeltà
questa mia affermazione sia valida per tutte le cose ai documenti).
che riporto [...].
da Erodoto, Storie, I, 1; II, 123; VII, 152
* Così i Greci chiamavano tutti i popoli non greci.
LA STORIA SECONDO TUCIDIDE
Scopo della storia Tucidide Ateniese scrisse la guerra tra Ateniesi e Oggetto della storia
Peloponnesiaci come combatterono tra di loro; co-
Comprendere i fatti minciò a scriverla appena essa scoppiò. Storia come racconto
umani nel loro divenire, per di fatti politici e militari
Quanto ai fatti accaduti in questa guerra li ritenni de- contemporanei
cogliere le forze che li gni di essere narrati non per averne avuto notizia dal (“storia politica”).
guidano, quindi fornire la primo venuto, né come mi parve.
“chiave” per capire anche Metodo della storia
Narrai soltanto quelli cui io fui presente e quelli che ho
i fatti futuri, che saranno saputo da altri investigandoli con la maggior esattezza La storia deve basarsi
simili a quelli del passato, possibile anche nei particolari [...] solo su testimonianze
accertate, quindi su ciò
visto il persistere della Forse, per chi ascolta, la mancanza di elementi favo- che si è visto direttamente
natura umana. losi renderà meno piacevole l’esposizione, ma chi vorrà o raccontato da altri:
conoscere la verità e dei fatti passati e di quelli futuri, in questo caso la
che, secondo la natura umana, potranno ripetersi tali e testimonianza va
quali e simili, riterrà sufficientemente utile quest’opera esaminata, sviscerata a
[...]. fondo prima di essere
riportata (indagine critica
da Tucidide, La guerra del Peloponneso, I, 22 dei documenti).
© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 4 - LE CIVILTÀ DELLA GRECIA 65
7. Alessandro Magno e l’Ellenismo Per ricordare
FILIPPO II E L’ESPANSIONE DELLA MACEDONIA • Quale ruolo ebbe la Macedonia
nell’ambito del mondo greco?
La Macedonia era rimasta per lungo tempo ai margini del mondo greco: una Quando la situazione iniziò a
terra sfruttata, soprattutto da parte di Atene, per il legname dei suoi boschi e mutare?
l’oro delle sue miniere. Essa si era però conservata indipendente, organizzata in
un regno che si andò via via rafforzando, finché il re Filippo II (382-336 a.C. cir- • Che cosa fece Filippo per accre-
ca), dopo aver conquistato le regioni confinanti a nord-est, diresse le sue mire scere le possibilità di vittoria
espansionistiche verso la Grecia. contro i Greci?
Per essere sicuro di potere sconfiggere gli eserciti greci – che nonostante tutto • Come si comportarono i Greci di
continuavano ad apparire temibili –, Filippo perfezionò il sistema della falange, fronte alle iniziative di Filippo?
un’unità di combattimento che divenne famosa per la sua invincibilità. Quali furono le conseguenze?
• Come si presentò Filippo ai Gre-
ci? Quali erano i suoi progetti?
Di fronte ai pericolosi progetti espansionistici
del sovrano macedone, i Greci erano discordi.
Alcuni pensavano che Filippo non rappresentasse
una minaccia e che il suo intervento fosse piutto-
sto da considerare come un’occasione per ripor-
tare la pace nel mondo greco. Atene e Tebe
decisero, invece, di allearsi contro Filippo, che
invase il territorio e sconfisse le forze greche a
Cheronea, nel 338 a.C., sancendo la fine della
libertà politica delle póleis.
Dopo la vittoria, Filippo non si presentò come
un invasore, ma come il capo dei Greci e propo-
se di guidarli contro l’Impero persiano. Mentre
preparava la spedizione, però, il re venne ucciso
da una congiura di corte, nel 336 a.C.
Una variante di schieramento
della falange ridotta a 5 file.
I soldati della falange erano armati anche di © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS
una spada corta, di un piccolo scudo rotondo
e di una corazza di cuoio.
66 CAPITOLO 4 - LE CIVILTÀ DELLA GRECIA
L’IMPERO “UNIVERSALE” DI ALESSANDRO Per ricordare
A Filippo successe il giovane figlio Alessandro. Nato nel 356 a.C., Alessandro fu edu- • In che modo Alessandro
cato a Pella, capitale del Regno macedone, da uno dei maggiori filosofi dell’antichità, dimostrò subito le sue do-
Aristotele (384-322 a.C.). Divenuto re a soli vent’anni, dimostrò presto le sue doti di ti di comandante militare?
comandante militare, distruggendo Tebe, che aveva osato ribellarsi alla sua autorità.
• Che cosa fece Alessandro
Nel 334 a.C. Alessandro riprese il progetto espansionistico del padre e decise di poco dopo essere salito
muovere guerra contro l’Impero persiano. Alla guida di un esercito di Macedoni, Greci sul trono?
e mercenari, egli iniziò una fortunata spedizione in Oriente. Dopo avere sconfitto ri-
petutamente l’esercito persiano (a Granico, nel 334 a.C., e a Isso, nel 333 a.C.), il re • Perché l’impero costruito
macedone colse la vittoria definitiva contro Dario III a Gaugamela, nel 331 a.C. da Alessandro fu definito
“universale”?
Nel 332 a.C. Alessandro aveva già conquistato anche la Fenicia, la Siria e l’Egitto. Ne-
gli anni successivi, egli creò un nuovo, vastissimo impero, che si estendeva dalla Ma- Mercenario
cedonia sino al fiume Indo. Un impero che raccoglieva tutti i territori più importan- Soldato che combatte
ti del mondo allora conosciuto e che per questo fu detto “universale”. A motivo delle dietro pagamento di un
sue straordinarie imprese militari, Alessandro fu chiamato Magno (“il Grande”). compenso, facendo del
mestiere delle armi la
propria professione e
ponendosi a servizio di chi è
disposto a offrirgli denaro
in cambio della sua abilità
militare, che è, appunto, la
“merce” che egli vende.
Rilievo con scena di battaglia
tra Alessandro e Dario.
© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 4 - LE CIVILTÀ DELLA GRECIA 67
PPrroottaaggoonniissttii
ALESSANDRO MAGNO
UN UOMO INSAZIABILE DI FAMA E DI GLORIA
Così lo storico romano Quinto Curzo Rufo (I sec. d.C.) fa parlare Alessandro Magno,
nella sua opera Storie di Alessandro Magno:
Partito dalla Macedonia, sono ora signore della Grecia, ho sottomesso la Tracia e l’Illiria, co-
mando ai Triballi e ai Medi, posseggo l’Asia dalle rive dell’Ellesponto a quelle del Mar Ros-
so. E non sono più lontano dagli estremi confini della terra; uscitone fuori, ho deciso di
aprirmi un’altra natura, un altro mondo... Darò gloria a luoghi sconosciuti, aprirò a tutte
le genti quelle terre che la natura aveva relegato lontano.
Busto di E così ne parla lo storico:
Alessandro Magno.
La sua avidità di gloria e l’insaziabile desiderio di fama non gli lasciavano vedere nulla
d’impossibile, nulla di troppo lontano… Misurava se stesso con la durata non della vita, ma
della gloria.
Questo è, in breve, il ritratto che la tradizione storica ha delineato di Alessandro Ma-
gno, uno dei personaggi più amati ed esaltati della storia. In una vita breve, durata
solo 33 anni (nato nel 356 a.C. morì nel 323 a.C.), riuscì a creare un impero immenso
che dalla natìa Macedonia si estendeva fino all’India, ad est, e all’Egitto, a sud.
LA TESTIMONIANZA DI PLUTARCO
Le imprese di Alessandro ci sono note soprattutto attraverso il racconto che ne fece lo storico
greco Plutarco (46 d.C. ca.-125 d.C.), il quale, nella sua opera Le vite, in cui narra la storia di mol-
ti uomini illustri, raccolse diverse tradizioni e testimonianze riguardo al governatore macedone.
Nei testi che seguono sono riportati brani nei quali Plutarco racconta alcuni tra gli eventi più im-
portanti della vita di Alessandro Magno.
Un grande filosofo come precettore
Per educare Alessandro, suo padre Filippo (382 a.C.-336 a.C.) mandò a chiamare il filosofo più dotto ed in-
signe del suo tempo, Aristotele, e gli diede un compenso adeguato. Alessandro apprese così non solo le disci-
pline morali e politiche, ma anche quelle più segrete, che i filosofi non rivelano a molti. (Alessandro) era per
natura amico della cultura e della lettura.
L’Iliade, che egli stimava e chiamava “avviamento alla virtù guerresca”, tenne sempre con sé in una edizio-
ne fornitagli da Aristotele, insieme col pugnale, sotto il cuscino. Quando era nel centro dell’Asia, non aven-
do libri, ordinò di mandargliene.
La personalità di Alessandro
Alessandro ebbe, fin dalla giovinezza, un ardente desiderio di gloria. Un giorno i suoi amici gli chiesero se
intendeva presentarsi ai Giochi Olimpici e partecipare alla gara della corsa, in cui era molto abile. Alessan-
dro rispose: “Io mi presenterei solo se i miei avversari fossero re”.
Un altro tratto del suo carattere era la generosità. Dopo la battaglia di Isso, gli furono condotte, prigioniere, la
madre e la moglie di Dario, con le sue due figlie. Alessandro fu sensibile alla loro sventura e mandò uno dei suoi
compagni a dir loro che Dario non era morto, che non dovevano aver paura di Alessandro e che non sarebbe
mancato loro nessuno degli onori di cui godevano quando Dario era re.
La grande prova: la distruzione di Tebe
Poco tempo dopo il suo avvento al trono, Alessandro ebbe notizia che i Tebani si erano ribellati, e che gli Ate-
niesi si erano alleati ad essi. Alessandro passò lo stretto delle Termopili e a quelli che lo accompagnavano
disse: “L’oratore Demostene mi chiamò fanciullo, mentre io guerreggiavo in Illiria e nei paesi dei Triballi. Mi
chiamò giovinetto, quando fui in Tessaglia: è ora che io gli dimostri dinanzi alle mura di Atene che io sono
un uomo fatto”.
68 CAPITOLO 4 - LE CIVILTÀ DELLA GRECIA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS
Giunto a Tebe volle dare tempo ai Tebani di pentirsi, ma siccome questi non si pentivano, lasciò libera azio-
ne ai Macedoni non pensando ormai che alla guerra. Avvenne una lotta terribile in cui i Tebani combatte-
rono con un ardore ed un coraggio superiori alle loro forze, poiché i nemici erano, in proporzione, molto più
numerosi di loro.
Ma dopo una lunga e vigorosa resistenza la guarnigione macedone, che stava in una cittadella vicina a Te-
be, chiamata Cadmea, caricò i Tebani alle spalle; questi, circondati dalle armi nemiche, ben presto furono
vinti ed annientati e la città venne saccheggiata e distrutta. Alessandro voleva con questa terribile condan-
na della città di Tebe atterrire gli altri Greci. Non si può descrivere quale sia stato il martirio subìto da quel-
la povera città durante il saccheggio.
In Egitto, dall’oracolo di Giove Ammone
Durante questo viaggio un dio gli inviò numerosi segni e aiuti. Dapprima fece scendere sulla terra piogge co-
sì abbondanti che allontanarono il timore della sete; queste piogge inumidendo le calde sabbie resero l’aria
più pura e più facile da respirare. Più tardi un nugolo di corvi si posò alla testa delle armate che non sape-
vano esattamente quale via seguire, guidandole col loro gracchiare quando esse si sbandavano durante la
notte.
Passato il deserto, quando giunse alla città il profeta di Ammone gli andò incontro per portargli i saluti del
dio, come quelli di un padre.
Alessandro gli chiese dapprima se qualcuno degli uccisori di suo padre era sfuggito alla sua vendetta. “Non
bestemmiare”, esclamò allora il profeta, “tu non hai affatto un padre mortale”.
Alessandro interrogò poi l’oracolo sull’impero e gli chiese se il dio gli avrebbe concessa la grazia di divenire
il dominatore di tutti gli uomini. E il dio gli rispose di sì per bocca del suo profeta. Alessandro dopo questa
risposta, fece offerte magnifiche al dio, e colmò di doni i suoi sacerdoti. Ecco ciò che raccontano la maggior
parte degli storici.
L’incontro fra Alessandro e Tassile in India
Il re Tassile in India possedeva un dominio grande quanto l’Egitto e ricco di pascoli e di frutti come nessun al-
tro Paese del mondo. Quando incontrò Alessandro, Tassile, dopo averlo salutato, gli disse: “Alessandro, che
bisogno c’è mai di fare guerra e di venire alle mani se non sei venuto per togliere a noi l’acqua e le altre cose
necessarie alla nostra sopravvivenza? Se io sono più ricco di te in terreni e denaro sono pronto a dividerli con
te, se ne ho meno non rifiuto di accettare da te ciò che vorrai regalarmi”.
Alessandro, commosso da quella sincerità, gli fece grandi doni e invitandolo a un banchetto gli presentò una cop-
pa dicendogli: “Bevo alla tua salute e, con questo brindisi, ti regalo mille talenti”.
Questa generosità offese grandemente gli amici di Alessandro, ma produsse ottimo effetto sui barbari, dei
quali si guadagnò così l’affetto.
Questo famoso mosaico
rinvenuto a Pompei
(copia di epoca romana
di un dipinto risalente
al IV-III sec. a.C.)
raffigura la battaglia
di Isso del 333 a.C.,
durante la quale
Alessandro (in sella
al cavallo, a sinistra)
sconfisse il re persiano
Dario III (sul carro con
il volto atterrito, al
centro dell’immagine).
© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 4 - LE CIVILTÀ DELLA GRECIA 69
L’ORGANIZZAZIONE DELL’IMPERO Per ricordare
Giunto alle foci del fiume Indo nel 325 a.C., Alessandro avrebbe voluto prose- • Perché Alessandro non
guire, ma i soldati si ribellarono, rifiutandosi di continuare a combattere. Egli fu poté proseguire le sue
quindi costretto a fare ritorno verso Occidente e si stabilì a Babilonia, che scel- conquiste? Che cosa fece
se come capitale del suo impero e dalla quale si dedicò all’organizzazione dei a Babilonia?
suoi domini: operazione nella quale egli si dimostrò assai capace.
• Quali obiettivi si propone-
Alessandro si proponeva due obiettivi: va di raggiungere Ales-
• da un lato egli intendeva amministrare gli immensi territori che aveva con- sandro Magno?
quistato, in modo da mantenerne il controllo ed evitare ribellioni; • Che cosa fece per realiz-
• dall’altro, pur dimostrandosi tollerante verso le tradizioni delle diverse genti, si zarli?
proponeva di unificare culturalmente tutti i popoli sottomessi, operando
una sintesi tra la cultura greca e quella orientale.
Per ottenere questi risultati, Alessandro Magno conservò ed estese a tutto l’im-
pero alcune strutture amministrative già adottate dai Persiani, istituì una mo-
neta unica per agevolare il commercio, introdusse come lingua ufficiale dell’im-
pero il greco, facilitò i matrimoni tra persone di etnie diverse e promosse la
fondazione di nuove città, destinate ad essere colonizzate dai Greci.
LA MORTE DI ALESSANDRO E LA DIVISIONE DELL’IMPERO Per ricordare
A Babilonia, mentre progettava altre spedizioni militari, Alessandro morì, pro- • Quando morì Alessandro?
babilmente di malaria, nel 323 a.C.: aveva solo 33 anni.
• Chi governò l’Impero do-
Poiché l’imperatore non aveva lasciato eredi, i suoi generali si occuparono del po la sua morte? Con
governo delle varie regioni dell’Impero. Ben presto, però, scoppiarono violente quali risultati?
lotte, che nel giro di pochi decenni portarono alla spartizione dei territori con-
quistati da Alessandro in vari regni indipendenti, guidati dai discendenti dei ge- • Quali regni nacquero dal-
nerali. la spartizione dell’impero
di Alessandro?
I principali Regni - detti “Regni ellenistici” - sorti nel III secolo a.C. furono:
• il Regno d’Egitto;
• il Regno di Siria;
• il Regno di Macedonia;
• il Regno di Pergamo.
LA CIVILTÀ ELLENISTICA Per ricordare
Con la morte di Alessandro Magno, ebbe fine il suo progetto di un grande im- • Quale progetto proseguì
pero universale, ma gli sopravvisse l’altra grande impresa che egli si era sforza- anche dopo la morte di
to di compiere: quella dell’unità culturale alla quale aveva cercato di ricondurre Alessandro Magno?
gran parte del mondo antico.
• Perché il periodo compre-
Il periodo che va dalla morte di Alessandro fino alla conquista romana dell’Egit- so fra la morte di Alessan-
to (30 a.C.) è detto Età ellenistica o Ellenismo, perché in esso sopravvisse la dro Magno e la conquista
grande civiltà della Grecia, che i Greci chiamavano Ellade (da cui, appunto, “El- romana dell’Egitto è chia-
lenismo”). mato “Età ellenistica”?
Con l’espressione “civiltà ellenistica” vengono dunque indicate tutte le espres- • Che cosa si intende con
sioni culturali, artistiche, scientifiche del periodo compreso fra il 323 e il 30 l’espressione “civiltà elle-
a.C., che risentirono fortemente dell’influsso della civiltà greca. Greca, infatti, fu la nistica”? Perché?
lingua del potere e della cultura; greco fu il modello urbanistico adottato nelle
tante città di nuova fondazione; greco fu lo stile della nuova arte e della letteratu- © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS
ra, e greca fu la matrice delle nuove scuole di filosofia (Epicureismo e Stoicismo).
70 CAPITOLO 4 - LE CIVILTÀ DELLA GRECIA
UNA CULTURA “MONDIALE” Papiro alessandrino del II sec. a.C.: riporta un testo di astronomia relativo
a costellazioni e pianeti.
Nonostante l’importanza della cul-
tura greca, l’orizzonte nel quale si Una delle statue più famose
sviluppò la nuova civiltà ellenistica dell’arte ellenistica:
andava oltre i confini della Grecia il Laocoonte
e dell’Occidente, godendo anche con i suoi figli.
dell’apporto, della genialità e del- Copia in marmo di
l’originalità di tante culture un originale
diverse. Questa fusione tra elemen- in bronzo.
ti di origini differenti contribuì ad
accrescere la ricchezza della civiltà
ellenistica.
La lingua, l’arte, la scienza greca,
diffuse fin nel cuore dell’Asia, diven-
nero il patrimonio comune del
mondo allora conosciuto: una vera
cultura “mondiale”. Gli stessi Roma-
ni, del resto, assorbirono la cultura
greca principalmente attraverso la
sua elaborazione ellenistica.
Alessandria d’Egitto, con il suo
Museo (luogo d’incontro degli stu-
diosi più famosi) e la sua biblioteca
(con 700 000 e forse più rotoli di
papiro), fu la capitale culturale del-
l’Ellenismo e della conservazione
della cultura greca. Eccezionale fu
anche lo sviluppo delle scienze,
con scienziati come il matematico
Euclide (III sec. a.C.), il matemati-
co e fisico Archimede (III sec.
a.C.), i geografi e astronomi Ari-
starco di Samo (III sec. a.C.) ed
Eratostene (III sec. a.C.).
Per ricordare
• Che cosa contribuì ad accrescere la
ricchezza della civiltà ellenistica?
• Perché si può parlare di una “cultura
mondiale” a proposito della cultura
ellenistica?
• Quali furono i luoghi e i protagonisti
più importanti della civiltà ellenistica?
© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 4 - LE CIVILTÀ DELLA GRECIA 71
Anche noi storici
ttivazioniA didatticheConoscere eventi e fenomeni storici VF
1. Indica se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F).
a. Sparta e Atene, dopo la vittoria contro i Persiani, si alleano definitivamente.
b. La Lega di Delo era un’alleanza militare con a capo Atene.
c. Pericle fu l’indiscusso signore di Atene.
d. La riforma della Costituzione di Clistere ridusse la partecipazione del popolo alla politica.
e. Sotto Pericle, Atene conobbe un periodo di degrado urbano.
f. L’Età di Pericle è stata definita il primo “Rinascimento” dell’Occidente.
Conoscere eventi e fenomeni storici
2. Completa la seguente sintesi sulla guerra del Peloponneso, usando le espressioni sotto elencate.
a. Contro la supremazia ateniese ci fu la reazione delle città del Peloponneso guidate da ……..............……....................…,
nell’anno ………...................… .
b. Il fatto militare più grave per gli Ateniesi fu l’ ………………….........................……………… .
c. Del tutto imprevedibile fu la ………………........……….............................………, nella quale morì anche Pericle.
d. La prima fase della guerra si concluse nell’anno ………..........……… .
e. Dopo alcuni anni, nel 415 a.C., Alcibiade propose agli Ateniesi di indebolire Sparta, portando la guerra nelle colonie.
Fu organizzata una spedizione contro ………...............................……………, con esito ………………………...................….. per
Atene.
f. Sparta chiese aiuto ai …………………..........................………… .
g. Questa fase della lunga guerra per Atene si risolse con una ……………….................……………........................ .
h. I governi oligarchici imposti in molte città suscitarono il malcontento e l’opposizione militare.
i. A Leuttra …………………..........….. fu vinta da …………............………., che a sua volta, ma per pochi anni, esercitò la su-
premazia.
l. La guerra del Peloponneso si concluse nell’anno …….......……………., senza che nessuna delle tre città rivali,
……………….........................................………………………………., potesse ripristinare la sua egemonia.
[a. 431a.C. - b. pestilenza - c. Sparta - d. invasione dell’esercito spartano - e. Siracusa - f. Persiani - g. disastroso - h. Sparta -
i. pace durissima - l. 362 a.C. - m. Tebe - n. Sparta, Atene, Tebe - o. 421 a.C.]
Conoscere eventi e fenomeni storici
3. Indica con X la risposta corretta tra quelle proposte.
a. La pace tra Atene e Sparta
1. durò pochissimo.
2. segnò l’inizio di oltre un secolo di concordia.
b. Alcibiade era
1. il nipote di Pericle.
2. un celebre condottiero di Sparta.
c. Chi usufruì degli aiuti economici dei Persiani per allestire una poderosa flotta?
1. Atene. 2. Sparta.
d. La pace del 404 a.C. segna per Atene
1. la fine delle ambizioni di egemonia.
2. la definitiva supremazia su Sparta.
e. Il governo “dei Trenta Tiranni” era
1. un governo oligarchico. 2. una dittatura.
72 CAPITOLO 4 - LE CIVILTÀ DELLA GRECIA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS
Conoscere eventi e fenomeni storici Attivazioni didattiche
4. Completa il testo con le informazioni mancanti.
Le continue rivolte degli ………………...…. costrinsero gli ………………...…. a snervanti lotte interne. Nel giro di breve tempo,
le città un tempo alleate di ………………...…. si ribellarono contro Sparta, accusata di essesi alleata con ………………...…. . Nel
371 a.C. Sparta venne sconfitta a Leuttra da ………………...….; nove anni dopo, questa venne a sua volta sconfitta da una
………………...…. che univa Atene e Sparta. La sconfitta di Tebe segnò l’inizio di un periodo di crisi, che portò a compimen-
to il ……………..........…...…. delle città greche.
[ a. l’Impero persiano - b. coalizione - c. Spartiati - d. Atene - e. Tebe - f. processo di decadenza - g. Iloti ]
Conoscere eventi e fenomeni storici VF
5. Indica se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F).
a. Filippo II di Macedonia sconfisse le forze greche a Cheronea.
b. Alessandro era il fratello minore di Filippo.
c. Alessandro riprese il progetto espansionistico contro l’Impero persiano.
d. I mercenari erano i fedelissimi dell’esercito macedone.
e. L’impero creato da Alessandro fu definito “universale”.
f. Alessandro si proponeva di unificare culturalmente tutti i popoli sottomessi.
g. La lingua ufficiale dell’impero era il greco.
Conoscere eventi e fenomeni storici d. il Regno ………………...….
6. Completa correttamente inserendo le informazioni mancanti.
I “Regni ellenistici” furono:
a. il Regno ………………...…. b. il Regno ………………...…. c. il Regno ………………...….
Conoscere eventi e fenomeni storici
7. Completa il testo con le informazioni mancanti.
Il periodo che va dalla morte di Alessandro fino alla conquista romana dell’Egitto è detto ………………...…. o ……………...….
.............. . Con questa espressione vengono indicate tutte le espressioni ………………...…., ………………...…. e ………………...….
che risentirono fortemente dell’influsso della civiltà greca: la ……………….. del potere e della cultura, il ……….........………...….
......... adottato nelle città, lo stile dell’ ………..…. e della letteratura, la matrice delle nuove scuole di ………………...…. .
[a. modello urbanistico - b. artistiche - c. Ellenismo - d. culturali - e. lingua - f. filosofia - g. arte - h. Età ellenistica - i. scientifiche]
Ricavare informazioni da un documento storico
8. Leggi il seguente passo tratto dalla Vita di Pericle di Plurtaco, che riporta un discorso attribuito a Pericle, quindi
rispondi alle domande.
Per dimenticare le fatiche, abbiamo procurato al nostro spirito moltissimi svaghi, celebrando secondo il costume tradizio-
nale giochi e feste che si susseguono per tutto l’anno e abitando in case fornite di ogni agio, il cui godimento quotidiano
scaccia da noi la tristezza. [...] Mentre gli avversari vengono fin da giovani educati con faticoso esercizio al valore in guer-
ra, noi, pur vivendo con abbandono la vita, con pari forze affrontiamo pericoli uguali.
Presso di noi le stesse persone si curano dei loro interessi privati e delle questioni pubbliche; coloro che si dedicano ad
attività particolari conoscono perfettamente i problemi politici; poiché, soli tra tutti, consideriamo il cittadino che non
se ne cura non una persona tranquilla e per bene ma un uomo addirittura inutile.
da Plutarco, Vita di Pericle
a. Qual è, secondo Pericle, lo stile di vita degli Ateniesi e a quali interessi mirano? ............................................................
......................................................................................................................................................................................................................
b. Da quali parole puoi desumere l’importanza che Pericle attribuisce alla vita politica? .............................................................
......................................................................................................................................................................................................................
© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 4 - LE CIVILTÀ DELLA GRECIA 73
Le civiltà europee
5 prima di Roma
1. I primi popoli dell’Europa
e dell’Italia
LA SITUAZIONE DI ARRETRATEZZA DELLE POPOLAZIONI Per ricordare
• Qual era la situazione di
EUROPEE gran parte delle civiltà
europee nel III millennio
Nel III millennio a.C., mentre si andavano sviluppando le raffina- a.C.?
te civiltà dell’Egitto, della Mesopotamia e dell’Oriente, buona parte
• A che cosa era dovuto
delle popolazioni europee mostrava ancora una situazione di questo fatto?
grande arretratezza, tanto da poter dire che non erano ancora
uscite dall’Età neolitica. • Quale importante
popolazione si sovrappo-
Possiamo spiegare questo fenomeno con il fatto che l’Eu- se ai popoli neolitici
ropa continentale, fino al VII secolo a.C., venne sfrut- europei a partire dal II
tata dalle più avanzate civiltà mediterranee per millennio a.C.?
l’approvvigionamento di materie prime: rame, sta-
gno, ambra e sale. Lo sfruttamento subìto e il gio-
go imposto dalle altre popolazioni non permise-
ro ai popoli europei di svilupparsi e di dar vi-
ta a forme di civiltà più progredite.
Alle popolazioni neolitiche originarie dell’Eu-
ropa si sovrapposero, a partire dal II millennio
a.C., altri popoli, tra cui i Celti, provenienti
dalla Pianura danubiana, che nei secoli suc-
cessivi iniziarono a espandere la loro influenza
nelle regioni che oggi corrispondono alla Boemia,
alla Francia, alla Spagna e alle isole britanniche.
Elmo di Agris, LA CIVILTÀ EUROPEA DEI CELTI
rinvenuto
in Charente Nella penisola italica i Celti giunsero in fasi diverse, ma solo Per ricordare
(Francia), nei secoli V e IV a.C. ci fu una migrazione massiccia. Dopo
IV secolo a.C. avere attraversato le Alpi lungo le vie dei mercanti, si insediarono • In quali regioni della peni-
Ferro placcato nella Pianura Padana, scesero lungo la costa adriatica e penetrarono sola italica si insediarono i
di bronzo nell’Italia centrale. Celti?
e rivestito d’oro.
Si riscontrano i I Romani chiamarono i Celti con il nome di “Galli” e la regione da • Come erano considerati i
motivi decorati- essi abitata fu detta Gallia. Li considerarono “barbari”, cioè apparte- Celti dai Romani?
vi del cosiddet- nenti a una civiltà più rozza e primitiva, ma i resti archeologici testi-
to stile vegetale moniano che essi svilupparono una civiltà originale. • Perché i Celti incutevano
continuo. terrore ai loro nemici?
Già nel V secolo a.C. i Celti erano i più abili metallurghi d’Europa
e la padronanza nella lavorazione del ferro favorì la loro espansione. • Come erano chiamati i sa-
Essi incutevano terrore anche agli eserciti più potenti, a motivo del- cerdoti presso i Celti?
la loro forza militare e per il coraggio che sapevano dimostrare in
battaglia.
Grande importanza aveva, per i Celti, la religione; i sacerdoti (chia-
mati “druidi”) godevano di grande prestigio e potere.
74 CAPITOLO 5 - LE CIVILTÀ EUROPEE PRIMA DI ROMA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS
APPROFONDIMENTI
SSttoorriiaa ee vviittaa qquuoottiiddiiaannaa
IL SALE: PIÙ PREZIOSO DELL’ORO
IL SALE: NON SOLO UN ALIMENTO
Presso tutte le civiltà antiche, il sale costituiva uno dei beni più preziosi. Esso, infatti (come il pepe e le altre spezie),
era necessario e fondamentale per l’alimentazione, ma anche come conservante: cibi come carne e pesce potevano
essere conservati a lungo solo grazie al sale.
Per questi motivi, fin dall’antichità il sale fu ritenuto una risorsa vitale per i popoli, tanto che la sua produzione e il
suo commercio erano per lo più controllati direttamente dai sovrani.
Del resto, la sua importanza è anche testimoniata indirettamente dai significati simbolici ad esso attribuiti (sale co-
me elemento di purificazione, come simbolo di perpetuità ecc.) e dal suo uso nelle cerimonie religiose.
L’ESTRAZIONE DEL SALE
Il sale si poteva ricavare dalle acque marine tramite evaporazione (nelle cosiddette saline) o dai giacimenti mine-
rari (salgemma): in entrambi i casi il processo di produzione era alquanto complesso e dovettero passare molti seco-
li prima di riuscire a ottenere un prodotto raffinato.
L’estrazione del sale nelle miniere veniva fatta con un metodo che richiedeva notevoli quantità di legname, come si
può notare dal disegno, per fare bollire l’acqua che, evaporata, lasciava depositato il sale. Un impiego così massiccio di
legname ebbe profonde ripercussioni sull’ambiente: vennero diboscate fitte foreste e furono costruiti pozzi e condotte
di acqua, oltre che strade, per il trasporto del sa- L’acqua veniva fatta scorrere lungo i filoni di salgemma.
le su carri.
LE “VIE DEL SALE”
Dalla zona di produzione, attraverso una com-
plessa e fitta rete di intermediazioni, il sale giun-
geva in tutta l’Europa continentale e, probabil-
mente, anche in alcune regioni dell’Asia non me-
diterranea. Per il suo commercio e la sua distri-
buzione nacquero apposite “vie del sale”, cioè
itinerari lungo i quali il prezioso alimento veniva
portato dalle regioni costiere, o dalle aree di pro-
duzione, ai popoli che ne erano sprovvisti.
Una delle strade più antiche dell’Italia centra-
le, per esempio, era la Via Salaria, costruita dai
Sabini per portare il sale da Roma verso le re-
gioni interne.
IL “PAESE DEL SALE” La
salamoia
Proprio una delle regioni considerate la culla veniva
della civiltà celtica era ricca di miniere di sal- convogliata
gemma, sfruttate già nel I millennio a.C. (e tut- in vasche.
tora in attività). Qui si faceva
evaporare l’acqua,
Hallstatt e tutta la regione del Salzkammer- facendola bollire.
gut (sulle Alpi austriache) erano un vero e pro-
prio “Paese del sale”, sulla cui produzione e
commercio si reggeva l’economia dei popoli
che vi abitavano; ciò è documentato anche dal-
l’abbondanza di toponimi composti con la pa-
rola “sale”: Salzburg (Salisburgo), Hallstatt, Hal-
lein ecc. (salz e hall significano “sale”).
© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 5 - LE CIVILTÀ EUROPEE PRIMA DI ROMA 75
I POPOLI DELL’ITALIA ANTICA Per ricordare
I Greci chiamavano la penisola italica Esperia, cioè “terra di Espero”, ossia “della se- • Come chiamavano i Greci
ra”, perché è situata a occidente della Grecia, quindi nella posizione dove si vede calare la penisola italica? Che
il Sole. Con il termine “Italia”, invece, essi intendevano unicamente il territorio degli cosa indicavano, invece,
Itali, o Vituli, un popolo insediatosi in Calabria: solo in epoca romana questo termine con il nome “Italia”?
sarà usato per designare l’intera penisola.
• A quando risalgono le pri-
Le prime tracce della presenza umana nella penisola italica risalgono a circa me tracce della presenza
700 000 anni fa, quindi all’Età paleolitica. Si tratta di reperti consistenti in strumenti di umana nella penisola itali-
pietra scheggiata, ritrovati nel Lazio, nella Puglia e nel Molise. La rivoluzione neoliti- ca? Dove iniziò la rivolu-
ca avvenne dapprima in Puglia, verso il 6000 a.C., e impiegò circa un millennio per zione neolitica?
raggiungere la Pianura Padana.
• Quali tipi di insediamenti
Nel II millennio a.C. ebbe inizio in Italia l’Età dei metalli. Durante l’Età del bronzo e quali civiltà si sviluppa-
nell’area lombardo-veneta si diffusero insediamenti di palafitte (capanne su laghi e rono in Italia durante l’Età
specchi d’acqua) e di terramare (capanne simili alle palafitte, ma su terra). Tra l’Emilia del bronzo?
e la Puglia si affermava la cultura appenninica, fondata sulla pastorizia, e in Sarde-
gna la civiltà nuragica (vedi pag. 30).
I DIVERSI TIPI DI SEPOLTURA E LE CIVILTÀ P1.
DELL’ETÀ DEL FERRO er ricordare
Negli ultimi due secoli del II millennio a.C. le po- • Quali tipi di sepoltura era-
polazioni presenti nella penisola si differenziarono no usati in Italia?
anche per i tipi di sepoltura, che per gli archeologi
costituiscono un aspetto molto importante per di- • Quali civiltà sorsero in Ita-
stinguere culture diverse. Nelle regioni settentrionali lia durante l’Età del ferro?
i corpi venivano bruciati (incinerazione) e le ceneri
conservate in apposite urne in terracotta; nell’Italia 2.
centro-meridionale, invece, i cadaveri erano sepolti
nella terra (inumazione). 1. Urna biconica dai Monti della Tolfa.
2. Urna con coperchio raffigurante un
Nell’Età del ferro (dal secolo XI a.C.) si espressero
culture più evolute: la cultura atestina, nel Trive- tetto di capanna.
neto, la cultura di Golasecca (tra Piemonte e Lom- 3. Urna in lamina di bronzo.
bardia) e la più celebre, la cultura villanoviana (dal 4. Urna con coperchio a forma d’elmo.
nome della città di Villanova), che fu presente dal- 5. Urna a forma di fungo.
l’Emilia al Lazio e alla Campania e fu probabilmente
alla base della successiva grande cultura etrusca. 4.
Dalla fine del II millennio a.C. abitavano l’Italia
molte popolazioni di origine diversa, individuabili
sulla carta a lato.
5.
3.
76 CAPITOLO 5 - LE CIVILTÀ EUROPEE PRIMA DI ROMA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS
© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 5 - LE CIVILTÀ EUROPEE PRIMA DI ROMA 77
2. La civiltà degli Etruschi Per ricordare
UNA GRANDE CIVILTÀ DALLE ORIGINI ANCORA INCERTE • Dove si insediarono gli
Etruschi? Come vennero
Fra tutti i popoli dell’Italia antica, gli Etruschi furono quelli che espressero la civiltà chiamati dai Greci e dai
più grande e più originale. I Greci li chiamarono Tirreni, dal nome di un loro leggen- Romani?
dario re; i Romani Tusci, da cui deriva il nome Toscana, la loro prima area di insedia-
mento. Gli Etruschi si stanziarono, infatti, tra l’Arno e il Tevere, ma non si sa se fos- • Quali ipotesi sono state
sero originari della regione o provenissero dall’Oriente. fatte circa la loro origine?
Lo storico greco Erodoto (V sec. a.C.) scrive che gli Etruschi giunsero in Italia dal- • Quando sorsero le città
l’Asia Minore; l’erudito greco Dionigi di Alicarnasso (I sec. a.C.) li considerava invece etrusche più importanti?
di origine italica. Anche oggi le due ipotesi rimangono valide. Le somiglianze tra la ci- Dove si diressero per fon-
viltà greca e quella etrusca (alfabeto, tipologia degli dèi, modello politico) si possono dare nuovi insediamenti?
spiegare sia con l’ipotesi che essi provenissero dall’Oriente, sia che fossero una popola-
zione autoctona che assimilò questi elementi dalle civiltà più avanzate del Mediterraneo. • Da quali popolazioni fu li-
mitata l’espansione degli
La loro presenza è documentata dal IX secolo a.C., ma le città più importanti si svi- Etruschi?
lupparono tra l’VIII e il VII secolo a.C. Nel VII secolo a.C. si diressero verso la Cam-
pania e verso il Lazio, insediandosi anche a Roma. A partire dal VI sec. a.C. iniziarono Autoctono
a espandersi verso la Pianura Padana e a fondare numerose città (Bologna, Piacenza, Termine che indica un
Ravenna, Modena, Parma, Mantova). popolo originario della
regione in cui abita e in cui
A contenere l’espansione degli Etruschi verso sud erano le città greche dell’Italia me- si è sviluppata la sua cultura.
ridionale, mentre a nord essi incontrarono la resistenza da parte dei Celti.
FIORITURA E DECADENZA DELLA CIVILTÀ ETRUSCA
Grazie a una consistente flotta, costituita da navi agili e veloci, gli Etruschi si impose-
ro insieme ai Cartaginesi alle colonie greche dell’Italia ed ottennero il predominio
commerciale sul mare Tirreno, che prese da loro il nome.
A partire dal V secolo
a.C. iniziò la decadenza
della potenza etrusca, acce-
lerata nel IV secolo a.C. dal-
lo sbarco dei Siracusani
sulle loro coste, dall’aggres-
sività dei Latini e soprat-
tutto di Roma. Quest’ultima
impose il suo controllo sulle
città etrusche, pur conce-
dendo ad esse una certa au-
tonomia, che permise la
continuazione della loro
grande civiltà.
Per ricordare © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS
• In quali regioni gli Etru-
schi ottennero il predomi-
nio commericale?
• Quali furono le cause
principali della decadenza
degli Etruschi?
78 CAPITOLO 5 - LE CIVILTÀ EUROPEE PRIMA DI ROMA
LA STRUTTURA DELLE CITTÀ E L’ORGANIZZAZIONE DELLA SOCIETÀ Per ricordare
La civiltà degli Etruschi è legata alle loro operose città, ciascuna delle quali era politi- • Quali erano le caratteristi-
camente indipendente. Esse erano poste in luoghi fortificati, difesi da imponenti mura che delle città etrusche?
realizzate con filari regolari di massi di pietra squadrati. L’accesso era consentito attra-
verso porte monumentali, caratteristiche per la loro copertura ad arco: un elemento • Quale fu l’evoluzione del
architettonico rivoluzionario per quei tempi che gli Etruschi utilizzarono per primi e governo delle città etru-
che sarà alla base di tutti i sistemi costruttivi successivi. sche?
Anticamente, a capo di ogni città etrusca vi era un re-sacerdote – detto “lucumone” –, • Come era strutturata la
il quale, affiancato dai nobili, esercitava il potere politico, militare e religioso. società etrusca?
A partire dal VI secolo a.C. la figura del re scomparve e si imposero forme di governo
oligarchiche.
La società etrusca presentava forti differenze tra le classi sociali. Molto potente fu
sempre l’aristocrazia nobiliare, che deteneva il possesso delle terre; ad essa si affiancò,
con l’espansionismo territoriale e marittimo, un’aristocrazia di tipo mercantile, for-
mata da ricchi mercanti e imprenditori. Contadini e operai costituivano i ceti inferiori,
mentre al livello più basso della scala sociale c’erano gli schiavi.
Bucchero a forma di
gallo con iscrizioni
etrusche in scrittura
alfabetica, trovato
a Viterbo
(VII-VI sec. a.C.).
UN’ECONOMIA BASATA SUL COMMERCIO La porta dell’Arco a
Volterra.
Il cuore dell’economia etrusca era costituito dal commercio, sia marittimo sia terre-
stre. Le mete privilegiate dei mercanti etruschi erano le coste del Mediterraneo, dove Per ricordare
essi si trovavano a stretto contatto e in concorrenza con Fenici e Greci, ma essi com-
merciavano anche con le regioni dell’Europa centrale. • Su quale attività si regge-
va l’economia etrusca?
Il commercio valorizzava e stimolava di riflesso le attività agricole (cereali, vino e
olio) e l’allevamento (cavalli, bovini, pecore, maiali), i cui prodotti venivano esportati • Quali altre attività erano
con successo. importanti?
Fiorente era pure l’artigianato, con manufatti in ceramica (famosi erano i buccheri, • Quali erano i prodotti
vasi in ceramica nera lucida) e i prodotti metallurgici. La regione, ricca di giacimenti principali dell’artigianato
minerari (soprattutto rame e ferro), offriva le materie prime utili per fabbricare suppel- etrusco?
lettili e utensili.
• Quale metallo era presen-
Il ferro, in particolare, veniva estratto dalle miniere dell’Isola d’Elba. Altri metalli, te in gran quantità sul-
come l’oro e l’argento, venivano invece importati e usati con grande maestria dagli l’Isola d’Elba? Quali me-
orafi e dai cesellatori etruschi, che ne ricavavano manufatti di squisita fattura. talli venivano invece im-
portati?
© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 5 - LE CIVILTÀ EUROPEE PRIMA DI ROMA 79
LA RELIGIONE: GLI UOMINI SEMPRE SOTTOPOSTI ALLA VOLONTÀ DIVINA Per ricordare
La religione degli Etruschi era politeistica: fortemente influenzata da quella • Quali erano le caratteristi-
greca, trasmise a sua volta molti dei propri elementi a quella romana. Essa anno- che della religione degli
verava tra le divinità maggiori Tinia (identificato dai Romani con Giove), Uni Etruschi?
(Giunone), Nethus (Nettuno), Menrva (Minerva), il mostruoso Charun (Caronte) e
il dio delle alleanze Voltumna. • Perché era importante co-
noscere la volontà degli
Secondo gli Etruschi, gli uomini erano sempre soggetti al volere degli dèi, per- dèi?
ciò era molto importante riuscire a conoscere in anticipo le loro intenzioni, attraver-
so previsioni accurate. Questo compito era assolto dagli àuguri e dagli arùspici: sa- • Che cosa facevano gli àu-
cerdoti famosi per la loro capacità di interpretare i segnali inviati dagli dèi. guri e gli arùspici?
Gli àuguri studiavano il volo e il canto degli uccelli e, in base a questi, riusci- • Qual era la concezione
vano a individuare la volontà divina; gli arùspici, invece, facevano le loro previ- della storia tipica degli
sioni osservando i visceri degli animali sacrificati, in particolare la conforma- Etruschi?
zione del fegato.
La concezione religiosa degli Etruschi portava con sé anche una particolare con-
cezione della storia. Ai popoli e alle civiltà, come agli individui, era assegnato un
tempo determinato, dopo il quale giungeva il “tramonto”, ossia la decadenza.
Per questo, quando furono sconfitti dai Romani e dovettero rinunciare all’egemo-
nia sulla penisola italica, gli Etruschi lo considerarono un segno del destino, ac-
cettandolo con rassegnazione.
Tomba a dado con finta porta al centro. LA CITTÀ DEI MORTI
Queste tombe riproducono l’immagine della casa,
a conferma che per gli Etruschi la vita
continuava nell’aldilà; la piattaforma
superiore era adibita a luogo
per sacrifici o riti funebri.
80 CAPITOLO 5 - LE CIVILTÀ EUROPEE PRIMA DI ROMA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS
IL CULTO DEI MORTI E LE ESPRESSIONI ARTISTICHE Per ricordare
• Perché gli Etruschi curava-
Elemento fondamentale della religione etrusca era la fede in una vita ultrater- no molto la costruzione
rena. Una particolare cura, perciò, era dedicata alla costruzione delle tombe nel- delle tombe?
le quali si depositavano gli oggetti amati dal defunto e si dipingevano scene • Che cosa erano le necro-
della vita quotidiana. poli?
• Perché è stato importante
La fede degli Etruschi in una vita oltre la morte è testimoniata dalle vaste per gli studiosi ritrovare le
necropoli: “città dei morti” che sorgevano presso i centri urbani nelle quali erano tombe etrusche?
edificate tombe di vario genere e che nel loro impianto – con strade e piccole piaz-
ze – ripetevano lo schema delle città dei vivi. Tra le necropoli più famose di cui si Necropoli
conservano resti importanti vi sono soprattutto quelle di Cerveteri e Tarquinia. Parola che deriva dal greco
nekrós, “morto”, e pólis,
Le tombe costituiscono un documento di eccezionale valore per gli studiosi, “città”, e significa letteral-
perché offrono un’immagine di quella che doveva essere la vita degli Etruschi. Es- mente “città dei morti”.
se stupiscono per la ricchezza degli oggetti ritrovati, per gli splendidi bassori- Spesso le necropoli antiche
lievi e per le bellissime pitture parietali, dai quali emerge la rappresentazione comprendevano importanti
della grande vitalità tipica degli Etruschi: una gioia di vivere (rappresentata con monumenti e, nel caso di
feste, banchetti, danze...) che neppure l’ombra della morte era in grado di cancel- quelle etrusche, tendevano
lare. Nell’aldilà, infatti, coloro che in vita si erano comportati correttamente vive- a ripetere la stessa imposta-
vano felici; solo chi era stato malvagio doveva scontare pene terribili, torturato da zione urbanistica usata per
spiriti demoniaci dall’aspetto pauroso. le città dei vivi.
LA CITTÀ DEI VIVI I templi erano costruiti
generalmente in legno.
Le città etrusche sorgevano
di solito su alture ed erano protette
da ciclopiche mura di difesa.
Alcune tombe a dado presentano una
facciata “a tempio”, con l’aggiunta
di colonne frontali.
Tomba a tumulo, cioè © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS
a forma di collina di terra:
così sono le tombe di Cerveteri CAPITOLO 5 - LE CIVILTÀ EUROPEE PRIMA DI ROMA 81
(Cere), disposte lungo vie e piazze.
La civiltà
6 di Roma
1. Roma dalle origini
alla nascita della Repubblica
LE ORIGINI DI ROMA
Gli antichi storici greci e romani fissarono nell’anno 753 a.C. la data della fondazione di Roma,
circondando le sue origini di un alone di leggenda che rimanda addirittura all’eroe troiano Enea e,
quindi, alle divinità di cui egli, come figlio di Venere, era discendente. Il primo nucleo della città si
sarebbe sviluppato sul colle Palatino.
Al di là della leggenda, oggi gli scavi archeologici permettono di stabilire che già dal X secolo a.C.
nel luogo in cui sarebbe sorta Roma esisteva uno dei villaggi che sorgevano sui colli latini, abitati da
pastori e agricoltori che avevano scelto di stabilirsi in luoghi elevati perché le zone pianeggianti era-
no piene di acquitrini malsani. La posizione dei colli romani e la vicinanza del mare facevano di Ro-
ma un ideale punto di incontro commerciale dei popoli italici.
I villaggi latini avevano costituito una Lega sacra, che celebrava i propri riti presso il tempio di Giove
Laziale, sui Colli Albani. Tra questi villaggi godeva di particolare importanza quello di Alba Longa.
Ben presto, però, fu Roma ad assumere un ruolo preminente. Il Tevere, presso il quale essa sor-
geva, rappresentava un’ottima via di comunicazione: Roma poteva ricevere facilmente le merci di
cui aveva bisogno e altrettanto facilmente poteva esportare i suoi prodotti, tra i quali il sale, che
proveniva dalle saline poste a nord delle foci del Tevere.
La famosa Lupa capitolina, risalente al 450
a.C. circa. I gemelli furono aggiunti
dallo scultore rinasci-
mentale Antonio Ben-
ci, detto il Pollaiolo
(1431-1498).
82 CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA Per ricordare
• Quando, secondo gli storici anti-
chi, venne fondata Roma? Dove
sarebbe sorto il primo nucleo
della città?
• Che cosa hanno messo in evi-
denza gli scavi archeologici? Chi
furono i primi abitanti del luogo
in cui sarebbe sorta Roma?
• Qual era, anticamente, il centro
più importante della regione?
• Perché il luogo in cui sorse Roma
era particolarmente favorevole?
© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS
APPROFONDIMENTI
SSttoorriiaa,, mmiittoo ee ssttoorriiooggrraaffiiaa
LA LEGGENDA DELLE ORIGINI DI ROMA
LA NECESSITÀ DI UN’ORIGINE STRAORDINARIA
Le leggende delle origini di Roma furono elaborate quando la città aveva esteso il proprio dominio su larga parte del
mondo allora conosciuto. Era quindi importante circondarla di un alone mitico, straordinario, adeguato alla posizione che
aveva assunto. Roma doveva avere origini divine e una discendenza eroica, come quella del troiano Enea. Tuttavia, studi
e scoperte archeologiche mostrano come i racconti trasmessi dagli antichi contengano, accanto a elementi leggendari, an-
che sicuri dati storici. Per esempio, recenti scavi hanno riportato alla luce resti delle fondazioni di una cinta muraria risa-
lente all’VIII secolo a.C., il periodo della fondazione della città, datata dagli antichi nel 753 a.C.
IL RACCONTO DELL’ENEIDE
La leggenda celebrata nel poema epico più importante della letteratura latina, l’Eneide di Virgilio (70-19 a.C.), si fon-
dava sulla vicenda di Enea, un principe troiano figlio di Venere e di Anchise. Fuggito da Troia con il padre e il figlio Asca-
nio (o Iulo, capostipite della stirpe Iulia, da cui discenderanno anche Giulio Cesare e Ottaviano Augusto), secondo il rac-
conto di Virgilio Enea avrebbe raggiunto il Lazio, dove sposò Lavinia – figlia del re Latino – e fondò la città di Lavinio. Dai
discendenti di Enea e di Ascanio sarebbe poi nata una grande, nuova città: Roma.
LA FONDAZIONE DI ROMA SECONDO TITO LIVIO
Basandosi sul racconto di Virgilio, fu uno dei maggiori storici romani, Tito Livio, vissuto alla fine del I secolo a.C.,
che nella sua opera Annali dalla fondazione della città (in latino Ab urbe condita) narrò la fondazione di Roma da par-
te dei più famosi discendenti di Ascanio: Romolo e Remo.
Ascanio, senza dubbio figlio di Enea, essendo molto cresciuta la popolazione di Lavinio, lasciò alla madre la città e ne fondò per sé un’al-
tra ai piedi del Monte Albano. La chiamò Alba Longa. [...] Attraverso vari discendenti il regno pervenne a Proca, che a sua volta fu pa-
dre di Numitore e di Amulio. Numitore, come figlio maggiore, ebbe il regno. Ma Amulio cacciò il fratello e s’impadronì del potere. E non
si accontentò di questa scelleratezza. Uccise la discendenza maschile del fratello e obbligò la figlia di lui, Rea Silvia, a farsi vestale [...].
Ma Rea Silvia venne amata dal dio Marte e dette alla luce due figli gemelli, Romolo e Remo.
Né gli dèi né gli uomini riuscirono però a salvarla dalla crudeltà dello zio. La sacerdotessa fu gettata in carcere; i neonati, per ordine
del re, avrebbero dovuto essere abbandonati alla corrente del fiume che, fortunatamente, straripò. I servitori, allora, esposero i neonati
nella pozza più vicina.
Narra la tradizione che le acque, ristagnando, lasciarono in secco il cestello in cui i bambini erano stati deposti, e che
una lupa accorse ai loro vagiti. Il guardiano degli armenti del re, il cui nome si tramanda fosse Faustolo, la
trovò che li allattava con grande mansuetudine. Allora raccolse i due fanciullini e li diede da allattare alla
propria moglie, Larenzia. [...] I due gemelli, venuti a conoscenza delle loro vicende e delle malefatte del re
Amulio, diedero l’assalto alla reggia e lo uccisero; la loro azione fu approvata dai pastori, che riconobbe-
ro a Numitore il titolo di re.
Passato a Numitore lo Stato albano, Romolo e Remo vollero fondare una città nel luogo in cui erano sta-
ti abbandonati e allevati. Ma erano gemelli e in quanto all’età non vi erano diritti di precedenza. Af-
finché gli dèi protettori di quei luoghi indicassero con segni augurali chi dei due dovesse dare il nome
alla nuova città e chi regnarvi, per prendere gli auspici Romolo salì sul monte Palatino, Remo sul-
l’Aventino. Ed ecco che a Remo, per primo, apparvero sei avvoltoi; il doppio, invece, ma dopo, a
Romolo. Le rispettive schiere salutarono re l’uno e l’altro, l’uno forte della precedenza, l’altro del
maggior numero degli uccelli. Da qui il violento litigio che vide Remo soccombere.
Altri dicono che Remo, per deridere il fratello, saltò al di là del solco scavato per le nuove mura e
che Romolo, fuori di sé per l’oltraggio, lo uccise, inveendo con queste parole: “Così muoia chiunque
altro osi varcare le mie mura”. In questo modo Romolo ebbe egli solo il potere; la città fondata pre-
se da lui il nome e si chiamò Roma.
da Tito Livio, Annali dalla fondazione della città, I, 3-7
© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA 83
GLI ANNI DELLA MONARCHIA Per ricordare
LEGGENDA E STORIA DEI RE DI ROMA • Quale regime resse la cit-
tà di Roma all’inizio della
Per quasi due secoli, dal 753 a.C. al 509 a.C., Roma fu retta da un regime monarchi- sua storia?
co. Secondo la tradizione, furono sette i re che in quegli anni si succedettero alla guida
della città: dopo il mitico Romolo, si succedettero un re romano (Tullio Ostilio), due • Che cosa, al di là della
sabini (Numa Pompilio, Anco Marzio) e tre re etruschi (Tarquinio Prisco, Servio Tul- leggenda, è storicamente
lio, Tarquinio il Superbo). provato?
Probabilmente nella tradizione dei sette re di Roma vi è molto di leggendario; stori-
camente, però, è certo che inizialmente allo sviluppo di Roma concorsero diversi po-
poli latini e che la prima forma di governo iniziale fu di tipo monarchico.
I RE DI ROMA E LE LORO OPERE Per ricordare
È interessante notare che a ognuno dei sette re è stato attribuito un contributo fon- • Quale valore assegnò la
damentale nel fare di Roma una grande città. Senza nessuna pretesa di carattere stori- tradizione ai sette re di
co, è probabile che la tradizione antica abbia voluto identificare in ognuno dei sovrani Roma?
leggendari una particolare fase dello sviluppo di Roma.
• Quali importanti opere
Il leggendario re Numa Pompilio, per esempio, fu colui che organizzò il culto e ri- sono state attribuite dalla
formò il calendario; a Tullio Ostilio è attribuita la conquista di Alba Longa, mentre tradizione ai sette re di
Anco Marzio promosse importanti opere pubbliche: fece costruire un ponte sul Teve- Roma?
re e circondò la città con una prima vera cinta muraria.
I re etruschi avviarono opere di bonifica, fecero scavare canali per le acque malsa-
ne (tra cui la Cloaca Massima, tuttora esistente). A Servio Tullio, per esempio, oltre al-
la costruzione di nuove possenti mura (le Mura Serviane), è attribuito anche il perfe-
zionamento dell’organizzazione politica romana.
I SETTE RE LE LORO IMPRESE
• Fonda la città
ROMOLO • Stabilisce le istituzioni politiche,
ROMANO
militari, giuridiche
NUMA POMPILIO
SABINO • Organizza il culto
• Riforma il calendario
TULLIO OSTILIO • Conquista Alba Longa Questo cippo è detto Lapis Niger, perché fu rinvenuto sotto una
ROMANO lastra in marmo nero scoperta nel Foro Romano e considerata,
• Promuove varie opere pubbliche: dalla tradizione, il sepolcro di Romolo. Risale al VI sec. a.C. e
ANCO MARZIO - le mura della città testimonia la più antica scrittura alfabetica latina. I Romani ave-
SABINO - il ponte sul Tevere vano appreso l’alfabeto dai Greci attraverso gli Etruschi.
- la fondazione di Ostia
TARQUINIO PRISCO © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS
ETRUSCO • Fa costruire il tempio di Giove
Capitolino, il Circo Massimo,
SERVIO TULLIO la Cloaca Massima
ETRUSCO
• Aumenta a 200 il numero dei
TARQUINIO IL SUPERBO senatori
ETRUSCO
• Fa costruire nuove mura
• Aumenta a 300 il numero dei
senatori
• Istituisce i comizi centuriati
• Instaura un regime tirannico
che provoca la reazione
dell’aristocrazia romana
84 CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA
L’ORGANIZZAZIONE POLITICA E SOCIALE: PATRIZI E PLEBEI Per ricordare
La forma di governo presente a Roma durante il periodo della monarchia era quella • Come era organizzato il
tipica delle città-stato etrusche. Il re rappresentava il potere civile, militare e governo della città?
religioso. Con lui collaborava un consiglio, detto Senato, di cui facevano parte i capi
delle famiglie aristocratiche. • Chi erano i patrizi?
• Chi erano i plebei?
Il gruppo degli aristocratici formava il cosiddetto “patriziato”: i patrizi vantavano an- • Che cosa stabilì Servio
tiche e nobili origini e basavano la loro ricchezza sulla proprietà della terra.
Tullio? Perché?
La maggioranza della popolazione era costituita dai plebei: piccoli proprietari, artigia-
ni, commercianti, manovali e stranieri che non godevano dei diritti politici. Senato
Termine derivante dal latino
A partire dal VI secolo a.C., però, lo sviluppo delle attività artigianali e commerciali ac- senex, “anziano”; nell’antica
crebbe la ricchezza di molti plebei e, di conseguenza, la loro rilevanza sul piano politi- Roma era l’assemblea che
co. A quel punto, secondo la tradizione, il re Servio Tullio stabilì che anche i plebei più raccoglieva i capi più anziani
ricchi, in grado di comprarsi un’armatura, potessero entrare a far parte dell’esercito, (da qui il nome) delle fami-
che fino a quel momento era composto da uomini provenienti dal patriziato. In questo glie aristocratiche.
modo, anche molti plebei iniziarono a partecipare più attivamente alla vita della città.
Diritti politici
Riguardano la partecipazio-
ne alla vita politica e stabili-
scono chi può ricoprire le
cariche pubbliche e chi ne è
escluso, chi può votare in
un’assemblea, ecc.
Tratto delle cosiddette
“mura serviane”, costruite per
proteggere Roma e i suoi colli.
In realtà si tratta di mura
costruite più tardi, nel IV sec.
a.C., forse sul tracciato di
quelle serviane.
© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA 85
LA NASCITA DELLA REPUBBLICA Per ricordare
E DELLA CIVILTÀ ROMANA • Che cosa nasconde di vero
la leggenda della cacciata
L’ORGANIZZAZIONE REPUBBLICANA di Tarquinio il Superbo?
Secondo la tradizione, il passaggio dalla monarchia alla repubblica avvenne nel 509 • Chi assunse i poteri un tem-
a.C., quando l’ultimo re, l’etrusco Tarquinio il Superbo, venne cacciato a motivo del po esercitati dai sovrani?
suo comportamento dispotico. Di fatto, la leggenda della cacciata di Tarquinio il Super-
bo allude al fatto che i Romani, diventati più forti, volevano estromettere dal potere • Quali erano gli altri organi
gli Etruschi e diventare del tutto autonomi. Quel che storicamente è certo è che alla fi- di governo della Repub-
ne del VI secolo a.C. a Roma fu istituita la Repubblica. blica?
La nuova forma di governo fu voluta dai patrizi, che desideravano gestire direttamen-
te il potere. Le funzioni che prima erano svolte dal re furono assunte da due consoli,
che restavano in carica per un anno: essi detenevano il supremo potere politico e mi-
litare ed erano aiutati dal Senato, costituito da 300 patrizi ex magistrati.
Vi erano poi le assemblee popolari, chiamate comizi. I più importanti erano i comi-
zi centuriati – composti dai cittadini più ricchi –, che approvavano le leggi e nomina-
vano le cariche maggiori; i comizi tributi, invece, erano costituiti dall’assemblea di tut-
to il popolo diviso per tribù territoriali e nominavano i magistrati minori. Il potere reli-
gioso era affidato al pontefice massimo.
Parola chiave Diritti civili
Sono le norme che regolano
REPUBBLICA i diversi aspetti della vita dei
• Parola derivante dal latino res publica, “cosa pubblica”, che i Romani usarono per in- cittadini, per esempio la
possibilità di contrarre ma-
dicare la forma di governo che si diedero dopo la cacciata dell’ultimo dei sette re e che trimonio liberamente, di
nei secoli successivi, fino a oggi, è generalmente usata per connotare un regime diver- concludere contratti e rice-
so da quello monarchico. Il termine “repubblica”, proprio in riferimento al suo signifi- vere eredità, ecc.
cato letterale, intendeva che le decisioni riguardanti la vita comune della città fossero
prese o controllate da tutto il popolo, riunito in assemblea. In realtà, però, a Roma le Secessione
leve del potere rimasero sempre nelle mani di poche famiglie nobili o ricche. Parola derivante dal latino
Nel corso dei secoli sono sorti regimi repubblicani di tutti i tipi, nei quali il popolo ave- secedere, “allontanarsi”: in-
va più o meno potere e che talvolta nascondevano governi di stampo autoritario, che dica la separazione di una
nulla avevano a che fare con l’ideale di una gestione comune della “cosa pubblica”. componente dall’insieme
Oggi quando si parla di “repubblica” si intende una forma di governo nella quale il po- politico o sociale di cui è
polo prende parte attivamente alla vita politica, attraverso rappresentanti eletti perio- parte.
dicamente e riuniti in un’assemblea chiamata Parlamento.
LE LOTTE TRA PATRIZI E PLEBEI
La Repubblica romana, dominata dai patrizi, era una repubblica aristocratica nella Per ricordare
quale i plebei erano tenuti ai margini della vita politica. Per questo motivo il primo
secolo della storia repubblicana fu caratterizzato dalle lotte tra patrizi e plebei: questi • A che cosa furono dovute
ultimi rivendicavano i diritti civili e una maggiore partecipazione alla vita politica le lotte fra patrizi e ple-
della città. bei?
Nel 494 a.C. i plebei si unirono e misero in atto una secessione: abbandonarono la • Che cosa fu la “secessio-
città e si ritirarono sul colle Aventino, rifiutandosi di lavorare e di prestare servizio nel- ne dell’Aventino”? Quali
l’esercito. I patrizi dovettero scendere a patti e, a seguito di quella ribellione, fu isti- furono le conseguenze?
tuita una nuova importante magistratura a difesa dei plebei, i tribuni della plebe.
• Contro quali leggi poteva
I tribuni della plebe avevano la facoltà di bloccare le leggi contrarie agli interessi essere esercitato il diritto
del popolo: il diritto di veto. Con queste nuove regogle acquisiva carattere definitivo di veto?
l’organizzazione delle magistrature romane, che rimase pressoché invariata per tutto il
periodo della Repubblica.
86 CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS
Senato 300 Senatori
Magistrature 2 Consoli • funzione consultiva Dittatore
Assemblee • supremo potere politico nominano • pieni poteri politici e militari
• comando militare
4 Questori 2-10 Tribuni della plebe
• potere giudiziario e legislativo
• amministrazione • tutela della plebe
2 Pretori finanziaria
eleggono
• amministrazione 8 Edili
della giustizia Assemblea
• servizi urbani della plebe
2 Censori • ordine pubblico
• compilazione delle liste eleggono
• vigilanza morale
Comizi
eleggono tributi
Comizi centuriati
• funzioni legislative e giudiziarie
LE DODICI TAVOLE E LE LEGGI PIÙ IMPORTANTI Per ricordare
Nel 450 a.C. circa furono stese le prime leggi scritte, dette delle Dodici Tavole. Il co- • Che cosa erano le Dodici
dice scritto, ancora molto sbilanciato a favore dei patrizi, era importante anche per i Tavole? Perché erano im-
plebei, in quanto stabiliva regole precise la cui applicazione era sottratta all’arbitrio portanti?
dei giudici, che erano ancora scelti tra gli aristocratici.
• Quali altre importanti leg-
Tra il V e il IV secolo a.C. furono approvate altre importanti leggi, come quella che gi furono approvate?
consentiva i matrimoni tra patrizi e plebei, fino a quel momento proibiti (legge Canu-
leia), e quelle che stabilivano la possibilità per i plebei di accedere a tutte le cariche
pubbliche (leggi Licinie-Sestie).
III. Leggi sui rapporti tra IV. Leggi sui rapporti di VIII. Norme di diritto
creditori e debitori. parentela. penale.
“Se il padre “Se qualcuno
avrà avrà rotto un
venduto il arto ad un
figlio per altro e non
tre volte, il viene a patti
figlio non con lui, subi-
sca la legge
sia più del taglione”.
soggetto
alla patria
potestà”.
Tre delle
Dodici Tavole
della legge.
DIRITTO PUBBLICO E DIRITTO PRIVATO Per ricordare
Tutte le leggi emanate durante il periodo della storia romana (repubblicana e imperia- • Qual è l’importanza del
le) andarono costituendo il ricco patrimonio legislativo del diritto romano: un sistema diritto romano?
di leggi che costituisce uno dei maggiori contributi della civiltà romana alla cultura
dell’umanità. • Qual era la differenza tra
diritto pubblico e diritto
I Romani distinsero le proprie leggi in due grandi gruppi: privato presso i Romani?
• il diritto pubblico interessava l’organizzazione della Repubblica e tutto ciò che ri-
guardava la vita comune;
• il diritto privato garantiva invece i diritti dei singoli cittadini. Particolare cura ven-
ne data alla elaborazione delle leggi relative alla famiglia e alla proprietà, che erano
alla base della società romana.
© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA 87
LA FAMIGLIA, BASE DELLA SOCIETÀ Per ricordare
Alla base della società romana stava la famiglia, organizzata in modo patriarcale: • Come era organizzata la
con a capo il pater familias – il padre capofamiglia più anziano –, essa comprendeva famiglia romana?
tutti i discendenti con le rispettive famiglie e anche gli schiavi della casa. Il pater
aveva l’autorità di decidere in merito a ogni questione della vita familiare: ammi- • Qual era la condizione
nistrava il patrimonio, indicava le regole di vita, dirigeva persino le funzioni religio- della donna nella società
se intorno all’altare della casa, dove si svolgeva il culto degli antenati. romana?
La donna, secondo le leggi, era sottomessa all’autorità prima del padre e poi • Tutte le famiglie romane
del marito e non poteva ricoprire cariche politiche. I costumi romani, tuttavia, erano organizzate nello
come quelli etruschi, concedevano una certa libertà alle donne, che non erano re- stesso modo?
legate tra le mura domestiche. Anzi, la loro posizione nella società divenne via via
sempre più attiva. Le donne frequentavano riunioni, partecipavano ai banchetti
insieme al marito e avevano occasione di sviluppare una notevole attività di rela-
zione.
Questa organizzazione rifletteva la situazione delle famiglie di un certo rango:
la maggior parte della popolazione era formata da persone che lavoravano dura-
mente e sottostavano in modo assai blando alle rigide regole familiari tipiche del-
l’aristocrazia romana. Erano, insomma, più libere.
I NOMI DEI ROMANI MARCO PUBLIO
prenome prenome
L’appartenenza a una stirpe, spesso nobile (una gens), di ciascun cit- (individuo)
tadino libero era segnalata dal suo nome, che comprendeva: CORNELIO
TULLIO nome
• il praenomen: il nome personale (corrispondente al nostro nome nome
proprio), solitamente abbreviato (M. = Marcus; C. (G.) = Gaius; (gens) SCIPIONE
Ti. = Tiberius, ecc.); cognome
CICERONE
• il nomen: nome della gens (M. Tullius; C. Iulius ecc.); cognome AFRICANO
(famiglia) appellativo
• il cognomen: nome della famiglia (aggiunto a partire dal I secolo (ricorda la vittoria
a.C.), che prendeva solitamente origine da una caratteristica fisica su Annibale
o morale del capofamiglia (Calvus, Barbatus, Lentulus, Fabius, Sci- in Africa)
pius, ecc.); il cognomen finirà poi per sostituire il nome gentilizio.
Talvolta accanto ai tre nomi se ne aggiungeva un quarto, l’agnomen,
un soprannome attribuito per motivi particolari; per esempio, a Pu-
blius Cornelius Scipio si aggiunse Africanus per la fama ottenuta nel-
le guerre contro Cartagine (vedi pagg. 98-99).
Le donne, infine, erano indicate con il solo nome della gens o del-
la familia, spesso diminutivo (Tullia o Tulliola; Fabiola, ecc.).
LA PARTECIPAZIONE ALLA VITA POLITICA Per ricordare
A Roma coloro che ricoprivano una carica pubblica non erano pagati per il • Chi poteva dedicarsi alla
loro servizio, quindi solo chi poteva permettersi di vivere di rendita (cioè senza vita politica? Perché?
lavorare, o facendo lavorare gli altri) poteva intraprendere la carriera politica: i
patrizi e i plebei più agiati. • Qual era l’organo politico
più importante della Re-
L’organo politico più importante di Roma era il Senato, al quale spettavano le pubblica? Come erano or-
decisioni sulle questioni più importanti e che, come nel periodo monarchico, era ganizzate le altre cariche
composto esclusivamente dai capi delle famiglie aristocratiche del patriziato ro- pubbliche?
mano. Le cariche pubbliche avevano durata annuale ed erano elettive: i magi-
strati, infatti, venivano eletti dai comizi tributi o centuriati. © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS
88 CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA
IL CURSUS HONORUM SENATORIO E LE PREFETTURE Per ricordare
La carriera politica era riservata ai membri del ceto senatorio ed era lunga e diffici- • Chi aveva accesso alla car-
le. Si iniziava come questori, poi, attraverso un percorso scandito da tappe precise (il riera politica? Che cosa era
cosiddetto cursus honorum, “percorso delle cariche”), si assumevano le cariche di edìle, il cursus honorum?
di tribuno e di pretore, fino al gradino più alto, il consolato.
• Quali funzioni svolgevano i
I due consoli, eletti ogni anno, erano capi dell’esercito, proponevano le leggi, con- consoli?
vocavano le riunioni del Senato e le assemblee del popolo, presiedevano alle adu-
nanze. • Quale incarico potevano ri-
coprire i plebei più ricchi?
Accanto alla carriera politica senatoria esisteva quella dei ricchi plebei, che al massi-
mo potevano aspirare alla prefettura. I prefetti avevano diverse mansioni: capi della
polizia, dei pompieri, dell’approvvigionamento della città, comandanti degli eserciti
alleati; il prefetto del pretorio aveva mansioni giudiziarie.
S
L’ESERCITO: CUORE DELL’ORGANIZZAZIONE E DELLA POTENZA DI ROMA
Al di là della complessa struttura politica romana, l’esercito rappresentava di fatto Per ricordare
l’apparato più importante della Repubblica, tanto che si giunse a dire che “Roma non
aveva un esercito, ma era un esercito”. • Quale importanza era ri-
conosciuta all’esercito?
In effetti, non esisteva un esercito permanente, ma in caso di guerra erano arruolati
tutti gli uomini, patrizi e plebei, di età compresa tra i 17 e i 46 anni – e i veterani fi- • Chi ne faceva parte?
no a 60 anni – in grado di provvedere da sé all’acquisto della propria armatura.
LE MACCHINE DA GUERRA
L’onagro poteva Le balestre scagliavano Gli arieti, con la testa in ferro Con le catapulte si poteva lanciare Le torri d’assedio, dotate
scagliare grosse pietre grosse frecce a grande o bronzo, erano costituiti da pietre o materiale infuocato fino di ruote, potevano essere
a 40 m di distanza.
fino a 30 m. distanza. pali lunghi fino a 30 m. alte fino a 50 m.
© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA 89
LE LEGIONI ROMANE Per ricordare
Nel periodo monarchico l’esercito romano era costituito da una legione, che • Come era composto l’eserci-
comprendeva 3000 fanti e 300 cavalieri; in seguito, la legione fu divisa in centurie to romano durante l’Età mo-
di 100 uomini ciascuna e aumentò il totale dei soldati, prima a 4000 e poi a 6000. narchica?
Durante il periodo repubblicano la legione fu sdoppiata, in modo che ciascun • Come cambiò durante il pe-
console potesse avere il comando di 3000 guerrieri. Con il passare del tempo il nu- riodo della Repubblica?
mero dei soldati impegnati in guerra crebbe enormemente e con esso crebbe an-
che il numero delle legioni, distribuite sui vastissimi territori del dominio romano. • Perché si può dire che l’ac-
campamento romano fu una
Quando l’esercito doveva fermarsi per la notte o per breve tempo, i soldati poneva- struttura importante?
no l’accampamento (castra) in poche ore. L’ accampamento romano fu una struttura
tanto importante che persino le città ne assunsero lo schema nel loro impianto ur-
banistico.
L’ACCAMPAMENTO Pretorio (tenda del Porta pretoria
comandante)
Altare (ara)
per i sacrifici
Porta Cardo Alloggi dei legionari
decumana Palizzata
Decumano Torre di guardia
Alloggi dei Fossato
legionari
LO SCHIERAMENTO DELL’ESERCITO
90 CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS
PPrroottaaggoonniissttii
IL LEGIONARIO DELLA REPUBBLICA ROMANA
IL LEGIONARIO Giavellotto UOMINI QUALUNQUE, EROI PER CASO
con punta
Elmo con ad arpione Leggendo un’opera storica, come il resoconto di Giulio Cesare sulla sua
paraguance conquista della Gallia, troviamo ripetutamente i nomi di luogotenenti e pre-
Corazza in tori che hanno avuto un ruolo decisivo nell’impresa. Ci imbattiamo anche,
metallo però, in nomi di persone che sono citate quasi casualmente per un episodio
di valore o per un’impresa singolare, come Tito Pullone e Lucio Voreno.
Gladio (spada
in ferro) Cesare ricorda il loro coraggio e il loro altruismo mentre i Galli assalivano
l’accampamento dei Romani con armi incendiarie.
Tunica
Pugnale Vi erano nella legione due eroici combattenti, due centurioni, che stavano per es-
sere promossi al primo grado. Di continuo essi litigavano a chi sarebbe toccata la
Sandali precedenza nella promozione e ogni anno gareggiavano per l’avanzamento, come
di cuoio fieri rivali.
Mentre si combatteva accanitamente alla difesa dell’accampamento, Pullone si
slanciò dove i nemici erano più serrati. Scagliò il giavellotto contro di loro e ne tra-
fisse uno che correva davanti al folto dei combattenti. Quegli cadde esanime; i suoi
lo protessero con gli scudi, scagliarono le lance sul nemico, non permettendo di
avanzare. Lo scudo di Pullone fu passato da parte a parte ed egli non poteva nep-
pure sfoderare la spada. Così, disarmato, fu circondato dai nemici. In suo soccor-
so corse allora il suo rivale, Voreno, e l’aiutò nell’estremo bisogno. Tutta la massa
dei nemici si volse contro Voreno, che combatteva corpo a corpo con la spada. Egli
uccise uno, respinse altri. Fu circondato a sua volta, ma gli venne in aiuto Pullone
e tutt’e due incolumi, dopo aver ucciso molti nemici, coperti di gloria si ritirarono
entro le difese. I due avversari si salvarono la vita a vicenda, senza che si potesse
giudicare quale dei due dovesse essere preferito per il proprio valore.
riduz. da Caio Giulio Cesare, La guerra gallica, V, 44
SOLDATI PER PROFESSIONE
Persone come queste, pur di grande valore, non hanno avuto un posto speciale nel-
la storia romana, ma sono vissute come migliaia di soldati del loro tempo.
Immaginiamo di seguire una vicenda militare, che potrebbe essere la loro.
Essi sono soldati di mestiere, perché da quando Caio Mario ha riformato l’esercito
(107 a.C.), la vita militare non è più riservata ai ceti benestanti.
Probabilmente Pullone e Voreno sono persone che non hanno terre abbastanza am-
pie e redditizie o una professione ben remunerata; probabilmente non sono nemme-
no nati a Roma. Essi hanno scelto di fare i soldati e percepiscono uno stipendio dalla
Repubblica, che provvede al loro equipaggiamento e alla loro armatura. Si sono potu-
ti arruolare a 17 anni e potranno rimanere nell’esercito fino a 60, con un servizio co-
stante (solo al tempo dell’imperatore Augusto, però, il servizio degli arruolati sarà per-
manente per 20 anni).
Nei lunghi anni della milizia i soldati imparano il mestiere delle armi e si devono
adoperare anche per opere civili come, ad esempio, la costruzione di strade ed opere
pubbliche.
A conclusione di questi anni al servizio della Repubblica, anche Pullone e Voreno,
quando saranno congedati da veterani, potranno aspirare a un appezzamento di ter-
ra, in qualche luogo dell’Italia.
© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA 91
UNA DISCIPLINA RIGIDA
La lontananza da casa si fa sentire. I comandanti non vogliono rilasciare congedi
e così si trova testimonianza, negli scritti degli antichi autori, delle numerose ribel-
lioni dei soldati. La disciplina è severa: chi non sta ai regolamenti è sottoposto an-
che a punizioni corporali, come la fustigazione; chi trasgredisce gravemente gli or-
dini può essere condannato a morte, perché il console ha potere anche sulla vita
dei soldati.
Per la durezza delle pratiche utilizzate, lo scrittore Vegezio (IV sec. d.C.) notava
che i contadini erano gli uomini più adatti alla vita militare, perché più abituati alla
fatica, mentre i cittadini più difficilmente e con maggiori sacrifici si adattavano a
ogni genere di lavoro e di privazione.
LA COORTE E LA LEGIONE
Ogni soldato fa parte di una coorte, l’unità militare della formazione base dell’eser-
cito romano: la legione. Egli vive tra altri 600 commilitoni.
Deve seguire e obbedire ai suoi ufficiali nell’accampamento, negli spostamenti e,
soprattutto, in battaglia. Non si può disperdere e deve osservare sempre l’insegna
del suo reparto, che un soldato, il vessillifero, porta. L’insegna è un’asta sormonta-
ta da un’aquila o da un altro animale, in metallo.
Narra lo storico Valerio Massi-
mo (I sec.d.C.) che a Capua, as-
sediata da Annibale, un certo Pe-
diano, un centurione, tenendo la
sua insegna nella destra, gridò:
“Questa insegna sarà con me nel-
l’accampamento nemico: mi segua-
no quelli che non vogliono che se ne
impadroniscano i nemici!”. Quindi
si precipitò tra i Cartaginesi e tut-
ta la legione lo seguì.
Anche le trombe avvertono il
soldato degli spostamenti e, per-
ciò, il soldato deve abituarsi al lo-
ro suono, che, durante la batta-
glia, sovrasta le grida dei combat-
tenti.
92 CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA Un barbaro si sottomette ai
legionari romani. Roma, Museo
Nazionale Romano.
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L’ECONOMIA DI ROMA Per ricordare
L’economia di Roma al tempo della Repubblica era basata sull’agricoltura: attività fa- • Su quale attività si reggeva
vorita sia dalla posizione geografica sia dalla fertilità del suolo. La produzione, legata l’economia romana? Quali
soprattutto alla piccola proprietà terriera, era adeguata a soddisfare i bisogni della caratteristiche aveva?
comunità: ortaggi, frumento, orzo, lino. Nelle grandi fattorie, dove lavoravano anche
schiavi, specialmente dal II sec. a.C., venivano prodotti anche olio e vino, che alimenta- • Perché era fondamentale
rono il commercio. l’allevamento di pecore e
buoi?
Una fonte importante di sostentamento era l’allevamento di pecore e buoi, che oltre
ad assicurare il cibo, offrivano lana e pelli per il vestiario. I buoi, inoltre, erano usati • Quale importanza aveva
per il lavoro nei campi. l’allevamento? Da che co-
sa lo si deduce?
Con il tempo, l’allevamento divenne sempre più importante per l’economia romana,
come testimonia lo stesso linguaggio: il denaro era detto, in latino, pecunia, termine che A sinistra: muri di cinta di una
deriva da pecus, “gregge”, “bestiame”, e pare che, già alla metà del V secolo a.C., fosse fattoria romana ad Ansedonia
stata stabilita l’equivalenza tra il valore del bestiame e un pezzo determinato di bronzo. (Grosseto). Le “ville di campa-
gna” o fattorie, inizialmente
L’economia romana si sviluppò rapidamente e mutò notevolmente con l’espansione semplici, in seguito si trasforme-
territoriale. ranno in lussuose residenze.
A destra: un orafo incisore.
LA CENTRALITÀ DELLA RELIGIONE
La religione romana era politeistica e non vi era aspetto della vita quotidiana e poli- Per ricordare
tica che non avesse un dio protettore. Nei tempi più antichi i Romani venerarono gli
dèi della tradizione italica, che aveva a fondamento la natura, le sue manifestazioni e i • Quali erano le caratteristi-
suoi ritmi stagionali. Con le conquiste, però, essi conobbero e assimilarono aspetti di che della religione dei Ro-
altre religioni. mani?
Particolare importanza ebbe l’influenza greca, tanto che, pur con altri nomi di tradi- • Quale tradizione religiosa
zione latina, in Roma si adorarono le stesse divinità dei Greci. Giove (il greco Zeus), fu acquisita dai Romani?
dio del cielo e del fulmine, era considerato il padre degli innumerevoli dèi del cielo,
della terra, del mare e dell’aldilà. Divinità importanti delle origini furono anche Marte • Qual era uno dei tratti più
(dio della guerra) e Quirino (antico dio etrusco-italico che fu identificato con Romolo). caratteristici della religio-
ne romana?
Un posto particolare aveva il culto degli dèi domestici e degli antenati: i Lari, pro-
tettori della casa; i Penati, protettori della famiglia; i Mani, gli spiriti dei defunti. Il cul-
to era considerato una forma di partecipazione alla vita della comunità e quindi rap-
presentava un dovere per tutti i cittadini.
© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA 93
GIOVE GIUNONE MARTE LIBERO MINERVA VULCANO DIANA
(Juppiter) moglie di Giove, dio della guerra, (Bacco o Dioniso) dea della dio del fuoco dea della caccia,
dio del Cielo, regina degli dèi; considerato dio del vino e sapienza, delle e della dei monti e
padre degli dèi; insieme della gioia; arti, ma anche dei boschi;
i suoi simboli protettrice a Giove metallurgia.
erano l’aquila delle donne, il protettore antica divinità ita- della guerra. identificata con
e il fulmine. del parto e dello Stato. lica poi fusa con la Luna.
della famiglia.
Dioniso.
NETTUNO CERERE VENERE MERCURIO VESTA MANI LARI E PENATI
dio dei mari dea delle messi, dea della bellez- dio del dea spiriti divinità
e delle della vegetazione za e dell’amore, commercio, del focolare dei defunti. protettrici
acque. particolarmente dei viaggi e della casa
e della Terra. venerata perché delle strade; collettivo.
madre di Enea, messaggero e della
capostipite dei degli dèi. famiglia.
Romani.
IL CULTO PUBBLICO E I SACERDOTI Per ricordare
All’interno della famiglia i riti religiosi erano presieduti dal capofamiglia. I cul- • Chi presiedeva ai culti
ti pubblici, invece, erano celebrati dai sacerdoti, che erano riuniti in diversi delle divinità familiari e a
gruppi (collegia), tra cui quello dei pontefici, anch’essi considerati magistrati del- quelli pubblici?
lo Stato. Tra loro veniva eletto il pontefice massimo, che era la suprema autorità
religiosa. • Quale ruolo occupavano
le sacerdotesse? Chi era-
Vi erano poi le sacerdotesse, che svolgevano funzioni di minore importanza: no le vestali?
le più note erano le vestali, vergini dedite alla custodia del fuoco sacro nel tem-
pio di Vesta – dea del focolare della città – che doveva rimanere sempre acceso. • Chi erano gli àuguri?
Un evidente ricordo dell’importanza attribuita al fuoco nelle società primitive. In quali casi i Romani face-
vano ricorso agli àuguri?
Secondo una pratica appresa dagli Etruschi, grande importanza era riconosciuta
anche agli àuguri: sacerdoti esperti nel decifrare segnali divini attraverso il volo © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS
degli uccelli, i fulmini, gli eventi insoliti. Essi erano interpellati sia dai cittadini su
questioni private, sia dalle autorità pubbliche circa le questioni riguardanti la
comunità. In particolare, prima di iniziare una guerra o stipulare un’alleanza, i
magistrati erano soliti sentire il parere degli dèi, espresso attraverso le parole dei
sacerdoti: ricevuto l’assenso, si implorava la protezione divina con solenni sacrifici.
94 CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA
LO SVILUPPO DELL’ARCHITETTURA E DEL SISTEMA VIARIO Per ricordare
Fin dai primi tempi della Repubblica, Roma diede inizio a importanti opere di ar- • Quali tecniche architettoni-
chitettura e di ingegneria civile, che rimangono ancor oggi una delle testimonianze che usarono i Romani per co-
più alte della sua civiltà. L’architettura romana raggiunse livelli straordinari grazie al- struire i loro edifici pubblici?
l’adozione di una tecnica edilizia rivoluzionaria, fondata sull’uso dell’arco etrusco a
tutto sesto. Con la tecnica dell’arco i Romani costruirono ponti, acquedotti, archi di • Con quali criteri erano co-
trionfo per celebrare le campagne vittoriose, grandi edifici con cupole e volte. struite le strade?
I Romani furono anche abilissimi nello scavare gallerie e soprattutto nel costruire • Che cosa erano le pietre mi-
strade. Le strade seguivano per lo più una linea retta e il percorso più breve pos- liari? Quale fu la strada più
sibile, anche se ciò comportava il superamento di ostacoli naturali consistenti, ai antica costruita dai Romani?
quali si rimediava con ponti e gallerie.
Su ogni strada si indicava la distanza progressiva da Roma con pietre dette “mi-
liari”, in quanto venivano poste alla distanza di un miglio (circa un chilometro e
mezzo) l’una dall’altra. La prima strada romana costruita con questa tecnica fu l’Ap-
pia antica (nel IV sec. a.C.) per collegare Roma a Capua.
A sinistra: l’unica arcata rimasta del ponte Emi-
lio all’altezza dell’Isola Tiberina a Roma, il pri-
mo costruito in muratura nel II sec. a.C.
Sotto: il Pont du Gard, l’acquedotto costruito
nel I sec. d.C. per portare l’acqua alla città di
Nîmes, nella Francia meridionale; misura 273
m di lunghezza e 49 m di altezza.
Nel riquadro, schema della struttura di un ac-
quedotto romano.
A destra: una pietra miliare romana.
condotta
dell’acqua
arco
© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA 95
APPROFONDIMENTI
SSttoorriiaa ee tteeccnnoollooggiiaa
LE VIE DI ROMA
COME ERA FATTA UNA STRADA ROMANA?
Una delle imprese storiche più importanti di
Roma fu la costruzione del sistema delle strade.
Costruire una strada non era semplice e richiede-
va non poco tempo.
Una volta scelto il tracciato, veniva scavato il ter-
reno; quindi si formava il piano della strada con
strati sovrapposti di pietrisco di varie dimensioni
(massicciata), sul quale si stendevano grosse pie-
tre (lastricato), leggermente inclinate verso i lati
della strada per consentire lo scolo dell’acqua.
LE VIE CONSOLARI
Le più importanti strade romane furono chia-
mate “vie consolari”, perché prendevano il nome
dal magistrato che ne decideva la costruzione.
Lastricato Massicciata
(strato superficiale (vari strati
di grosse pietre): di pietrisco
dal latino via strata, di dimensioni
cioè “via lastricata”, diverse,
è derivata la parola tenuti insieme
strada. da argilla).
Il fondo della
strada veniva scavato
fin dove il terreno era più
resistente (circa un metro
di profondità).
Erano necessarie per unire la capitale con le
colonie, per spostare rapidamente gli eser-
citi da una zona all’altra del territorio e per
agevolare il commercio di terra. La più an-
tica tra esse era l’Appia (312 a.C.), traccia-
ta in direzione di Capua, per poi raggiunge-
re Brindisi, Reggio e la Sicilia.
La Flaminia (220 a.C.) era invece l’arteria
principale per l’Adriatico, dove, all’altezza
di Rimini, si collegava con l’Aemilia, che
attraversava la Pianura Padana. L’Aurelia
(241 a.C.) costeggiava il Tirreno alla volta
della Liguria.
Per secoli, su queste strade non passarono
solo eserciti e carri, ma i grandi valori della
civiltà romana e latina.
96 CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS
2. L’espansione di Roma Per ricordare
LA CONQUISTA DEL LAZIO • Quale fu la progressione
dell’espansionismo della
Durante il periodo repubblicano Roma affermò la propria egemonia prima sui popoli Repubblica romana?
latini, poi su quelli dell’intera penisola e, infine, su quelli del Mediterraneo.
• Perché lo scontro con Veio
A partire dal V secolo a.C. i Romani combatterono e sconfissero le fu particolarmente duro?
città del Lazio. Particolarmente duro fu lo scontro con la città etru- Che cosa determinò la
sca di Veio, che contendeva a Roma il controllo delle saline. Dopo guerra contro questa città?
un assedio durato un decennio, i Romani riuscirono a espugnare la
città nemica e a porre fine all’egemonia degli Etruschi. • Chi erano i Galli? Perché
si spinsero fino a Roma?
All’inizio del IV secolo a.C. Roma dovette affrontare l’assalto dei
Galli (così i Romani chiamavano i Celti), che la invasero intorno al La divinità di Euffigneix,
390 a.C. I Galli, provenienti dalle regioni settentrionali, non in- uno dei più antichi esempi
tendevano occupare nuove terre, ma solo fare razzie e raccogliere di arte gallica.
bottino: giunti a Roma, si accontentarono quindi di un ricco riscat- Sul petto dell’idolo è
to in oro e si ritirarono. scolpito un cinghiale,
animale sacro presso i Galli.
LA CONQUISTA DELL’ITALIA PENINSULARE
Alla metà del IV secolo a.C. Roma controllava ormai tut-
to il Lazio; era perciò in diretto contatto con i popoli
della Campania, che, con le sue fertili terre e le ricche
città di origine greca o etrusca, era bersaglio delle mire
espansionistiche di molti popoli.
Tra il 343 e il 290 a.C. i Romani combatterono contro i
Sanniti, una popolazione di pastori e di guerrieri che abi-
tavano sull’Appennino campano. Per più di 50 anni so-
stennero scontri molto aspri, con esiti alterni, subendo
anche dure sconfitte.
Per riuscire ad avere ragione dei nemici, i Romani appor-
tarono innovazioni all’esercito, organizzandolo in piccole
unità (i manipoli) in grado di combattere più agilmente
sui monti appenninici: alla fine uscirono nettamente vinci-
tori (battaglia di Sentino, 295 a.C.) sui Sanniti.
Tutta l’Italia centrale, dall’Etruria alla Campania, cade-
va così sotto il dominio di Roma. Il suo territorio confina-
va con quello delle città costiere della Magna Grecia,
spesso in lotta tra loro e con le popolazioni dell’interno.
Queste discordie favorirono l’intervento dei Romani, cui
le città greche chiesero aiuto contro gli attacchi dei popoli
appenninici.
Per ricordare
• Perché la Campania era bersaglio delle mire espansionistiche di
diversi popoli?
• Chi erano i Sanniti? Per quanto tempo si prolungò la guerra tra
questo popolo e i Romani?
• Quale innovazione fu necessaria per sconfiggere i Sanniti?
• Quali furono i rapporti tra i Romani e le città della Magna Grecia?
© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA 97
LA GUERRA CONTRO TARANTO E Piatto con la raffigurazione di un elefante da guerra.
Ad Eraclea, per la prima volta, i Romani si trovarono
L’INTERVENTO DI PIRRO di fronte gli elefanti di Pirro.
L’unica città intenzionata a resistere all’espansione di Roma
era Taranto, che, per difendersi, chiese l’aiuto di Pirro, so-
vrano dell’Epiro, un piccolo regno sulla costa balcanica
(corrispondente all’incirca all’attuale Albania). Pirro sbar-
cò con un numeroso esercito e con elefanti, che vennero
utilizzati per scompaginare le armate nemiche e abbatte-
re le palizzate difensive.
I Romani si trovarono in difficoltà contro l’esercito di
Pirro e, inizialmente, subirono pesanti sconfitte. Alla fi-
ne, però, riuscirono a prevalere: nel 275 a.C. i Romani
inflissero una dura sconfitta a Pirro, che si ritirò defini-
tivamente. Il luogo della battaglia era Maleventum, che
fu, per questa vittoria, chiamato Benevento.
Dopo la vittoria contro Taranto, i confini del territorio ro-
mano giunsero fino allo Stretto di Messina, comprendendo
tutte le città continentali della Magna Grecia.
Per ricordare
• Che cosa fece Taranto per tentare di resistere ai Romani?
• In quale luogo si svolse la battaglia decisiva?
• Quali furono le conseguenze della vittoria contro Taranto?
ROMA CONTRO CARTAGINE: UN SECOLO DI GUERRE Per ricordare
L’allargamento del dominio romano ai territori peninsulari della Magna Grecia pose • Perché Roma entrò in
Roma nelle condizioni di diventare una potenza marittima, entrando direttamente in conflitto con Cartagine?
concorrenza, e quindi in conflitto, con Cartagine, l’antica colonia fenicia sorta sulla co-
sta africana, che aveva conquistato l’egemonia commerciale nel Mediterraneo. • Quando ebbero inizio le
Guerre puniche?
A partire dal 264 a.C. Roma e Cartagine furono impegnate in tre violenti conflitti,
noti come Guerre puniche, che si protrassero, con lunghi intervalli, per oltre un seco- • In che modo i Romani riu-
lo, fino al 146 a.C. scirono a prevalere sui
Cartaginesi nella prima
La prima guerra punica si protrasse per più di vent’anni (dal 264 al 241 a.C.), du- guerra punica?
rante i quali nessuna delle due città riuscì a prevalere, finché i Romani,
allestita una potente flotta navale, riuscirono ad avere ragione • Quale fu l’occasione per il
dei nemici nella battaglia delle isole Egadi. Dopo la vittoria, nuovo conflitto tra Roma
i Romani imposero ai Cartaginesi di cedere la Sicilia e, e Cartagine? Come si
pochi anni più tardi, anche la Sardegna e la Corsica. concluse la guerra?
Sconfitti dai Romani, i Cartaginesi rafforzarono Punico
l’esercito e occuparono gran parte della penisola ibe- I Cartaginesi erano chiamati
rica. Proprio durante le guerre per la conquista dei dai Romani Poeni, parola
territori iberici, però, essi si scontrarono con usata per indicare general-
Sagunto, città alleata di Roma, provocando un nuovo mente i Fenici (dal greco
conflitto che durò quasi vent’anni (218-201 a.C.) e Phoìnikes); “punico” era
che si risolse con una nuova vittoria dell’esercito ro- l’aggettivo.
mano che, sotto il comando di Publio Cornelio
Scipione, sconfisse i Cartaginesi guidati da Annibale sul A sinistra: una moneta con il
suolo africano, a Zama. ritratto di Annibale.
98 CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS
IL MEDITERRANEO: MARE NOSTRUM Indennizzo
Somma di denaro da versa-
La pace imposta dai Romani ai Cartaginesi fu ancora una volta durissima: la città re come riparazione di un
africana fu costretta a consegnare la flotta ai vincitori, a pagare un forte indennizzo danno causato.
di guerra e a cedere i possedimenti nella penisola iberica.
Per ricordare
Anche sconfitta e privata di gran parte delle sue colonie, Cartagine esercitava anco-
ra una grande influenza nel Mediterraneo, tanto da preoccupare i Romani, che, • Quali furono le condizioni
nel 149 a.C., le dichiararono nuovamente guerra. Cartagine subì per tre anni un du- per la pace imposte ai
ro assedio, resistendo con grande coraggio, ma nel 146 a.C. la città fu rasa al suolo Cartaginesi?
dal console Publio Cornelio Scipione Emiliano e il suo territorio divenne parte del
dominio romano. • Perché i Romani mossero
ancora guerra contro
Dopo la sconfitta definitiva di Cartagine, i Romani avevano Cartagine del 149 a.C.?
ben ragione di chiamare il Mediterraneo Mare no- Come si risolse il
strum, il “nostro mare”. conflitto?
Nel II secolo a.C., infatti, altre guerre vittoriose
avevano permesso a Roma di estendere il • Perché i Romani potevano
proprio dominio lungo tutte le coste del definire il Mediterraneo
bacino mediterraneo. Oltre alla Gallia Mare nostrum?
Cisalpina (Italia settentrionale, con le coste
liguri), a Oriente erano stati annessi il
Regno di Macedonia e la Grecia, mentre
il piccolo Regno di Pergamo divenne
parte del territorio romano perché lasciato
in eredità a Roma dal suo ultimo re, Attalo
III, nel 133 a.C.
Publio Cornelio Scipione, soprannominato l’Africano
dopo aver condotto alla vittoria l’esercito romano
contro Annibale nella battaglia di Zama.
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