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Published by lettere.confalonieri, 2016-10-24 06:31:12

Storia_antica

Storia_antica

APPROFONDIMENTI
SSttoorriiaa ee aarrttee mmiilliittaarree

LE GUERRE TRA ROMA E CARTAGINE: CORVI ED ELEFANTI

CORVI CONTRO CARTAGINE

I soldati romani erano da sempre abituati a combattere su terraferma: potevano sopportare pesantissime marce for-
zate e poi affrontare feroci combattimenti; sapevano battersi in duelli corpo a corpo coraggiosamente, oppure resiste-
re alle frecce dei nemici riparandosi con i loro scudi... Ma in tanti secoli non avevano mai avuto bisogno di navi da
guerra e non sapevano come condurre una battaglia navale.

Eppure, quando si trovarono a combattere contro Cartagine, essi compresero che per sconfiggere la potente nemica
occorreva sfidarla proprio sul mare. Che fare? Non bastava allestire una flotta da guerra: occorreva trasformare la bat-
taglia sull’acqua in uno scontro come sulla terraferma: non era impossibile. Essi trovarono la soluzione installando sul-
le proprie navi speciali ponti di abbordaggio, chiamati “corvi”, che agganciavano le navi nemiche, permettendo alla
fanteria romana di combattere con le spade, sul ponte delle navi, come fossero a terra. Un’idea semplice e al tempo
stesso geniale, che permise ai Romani di battere finalmente i Cartaginesi, a loro volta impreparati al combattimento
corpo a corpo.

ELEFANTI CONTRO ROMA

Protagonista della seconda guerra che oppose Roma e Cartagine fu il grande generale cartaginese Annibale, giunto in
Italia varcando i Pirenei e le Alpi con un esercito che contava ben 260 000 uomini e 21 elefanti. Un’impresa eccezionale
portare quegli enormi animali lungo i sentieri alpini, costringerli a valicare passi impervi e ridiscendere attraverso strade
scoscese... Già quel viaggio dovette rappresentare un’impresa per Annibale, che però era ben consapevole di quale formi-
dabile “macchina da guerra” fossero quegli animali.

I Romani avevano già conosciuto gli elefanti nella guerra contro Taranto, quando si trovarono a combattere contro
l’esercito di Pirro, che era appunto giunto in Italia portando con sé enormi pachidermi. Tuttavia, anche questa secon-
da volta, i legionari si trovarono in difficoltà di fronte agli elefanti, che gettavano davvero nello scompiglio le truppe
nemiche.

Inizialmente le sorti della guerra parvero favorevoli ad Annibale, il quale si diresse
verso Roma e, dopo avere ottenuto diverse vittorie, sbaragliò l’esercito romano nella
drammatica battaglia di Canne (in Puglia). Sconfitta ma decisa a resistere, Roma
arruolò nuove truppe, con le quali, presso il fiume Metauro, respinse i rinfor-
zi destinati ad Annibale, il quale
si trovò debole e isolato, perché
le città italiche erano rimaste
fedeli a Roma.

Costretto a tornare in patria,
fu poi sconfitto definitiva-
mente da Scipione l’Africa-
no. Non si sa che fine
fecero gli elefanti...

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS

ROMA ORGANIZZA I TERRITORI OCCUPATI Per ricordare

Con le città italiche conquistate Roma istituì due diversi tipi di rapporto. Alcune cit- • Quali erano le città allea-
tà strinsero con Roma un patto (foedus) in base al quale esse potevano conservare te di Roma? Quali erano i
autonomia amministrativa e proprie leggi; gli abitanti non godevano della cittadi- diritti e i doveri dei socii?
nanza romana ma diventavano “alleati” (socii). I socii dovevano arruolare ogni anno
contingenti militari che andavano a ingrossare le file dell’esercito romano. Furono • Quali erano le differenze
città federate (cioè alleate) dapprima quelle del Lazio, poi quelle di tutta la penisola tra città alleate e
italica. municipi?

Altre città, dette municipi, godevano, invece, della cittadinanza (anche se inizial- Cittadinanza romana
mente non potevano esercitare diritto di voto), oltre che del diritto di commercio e Riconoscimento dell’apparte-
di matrimonio con i cittadini romani. Esse conservavano inoltre autonomia ammi- nenza alla Repubblica roma-
nistrativa e si governavano con proprie leggi. na, che permetteva di gode-
re dei diritti politici e in par-
PROVINCE E COLONIE te anche civili, in opposizio-
ne a coloro che appartene-
I territori conquistati all’esterno della penisola vennero suddivisi dai Romani in vano ad altri popoli sconfitti
province: le prime furono la Sicilia e la Sardegna. Il loro governo veniva assegnato a e dominati dai Romani.
magistrati (inizialmente pretori, in seguito consoli e pretori uscenti di carica, detti
proconsoli e propretori), i quali imponevano le leggi romane e riscuotevano le Per ricordare
imposte. Spesso i governatori concedevano anche benefici e qualche forma di auto-
nomia, come nel caso delle città della Magna Grecia. • Quali territori conquistati
divennero province
Per rendere stabile il loro dominio nei territori conquistati, i Romani ricorsero anche romane?
alla fondazione di numerose colonie. Inizialmente esse avevano per lo più uno scopo
militare: dovevano infatti garantire la sicurezza della conquista in zone sempre più • Quale funzione avevano
lontane da Roma ed essere eventuali avamposti per la difesa. Per questo motivo, il le colonie romane?
territorio veniva assegnato a cittadini romani, solitamente ex soldati, e le colonie era-
no considerate a tutti gli effetti parte del territorio romano. • Come avveniva la distri-
buzione delle terre ai
Le terre coltivate sottratte alla popolazione vinta (circa un terzo) erano distribuite cittadini romani? In quale
ai Romani durante una cerimonia nella quale veniva celebrata la fondazione della co- proporzione rispetto a
lonia, con riti sacri per propiziare i favori degli dèi. La fondazione di colonie, iniziata quelle che rimanevano
in Età repubblicana, continuò anche durante il periodo imperiale. ai popoli sconfitti?

LE TRASFORMAZIONI DELL’ECONOMIA ROMANA

La conquista di nuovi territori trasformò profondamente la società romana e la Per ricordare
sua economia. L’ampliamento del dominio romano e l’affluire di nuove ricchezze por- • Quali trasformazioni portò
tarono alla formazione di grandi proprietà terriere, i latifondi. Le guerre, inoltre, fe- la conquista di nuovi
cero pervenire a Roma anche molti schiavi, che venivano impiegati in modo massic- territori?
cio e gratuitamente nel lavoro dei campi.
• Che cosa accadeva
Latifondo ed elevato numero di schiavi causarono la scomparsa delle piccole pro- spesso ai piccoli
prietà terriere, che erano sempre state la forza dell’economia agricola romana. I pic- proprietari terrieri?
coli proprietari, a lungo assenti per le guerre, erano spesso costretti a vendere le loro
terre ai latifondisti; molti, ridotti in povertà, migravano a Roma, ingrossando le file • Chi faceva parte del
della parte più umile della plebe. nuovo ceto dei cavalieri?
Quali funzioni erano loro
Si arricchirono, invece, durante le guerre, i cittadini che si erano dedicati all’ap- affidate?
provvigionamento degli eserciti e ai commerci nei territori conquistati. Essi formaro-
no il ceto equestre, o dei cavalieri, che divenne potentissimo nella vita sociale, per- • Come si trasformò
ché ricopriva un ruolo importantissimo nell’organizzazione dell’esercito. Ai cavalieri l’economia romana tra il
il governo della Repubblica delegò la realizzazione di grandi opere pubbliche (perciò III e il II secolo a.C.?
erano detti “pubblicani”) e la riscossione di tasse e imposte.

Nel III e nel II secolo a.C. aumentarono enormemente le attività commerciali e fu-
rono coniate le monete in bronzo e in argento. L’afflusso di ricchezze nella città di
Roma diede grande impulso alle attività manifatturiere, soprattutto alla fabbricazio-
ne di armi, ma anche di prodotti dell’abbigliamento e dell’arredo della casa.

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA 101

APPROFONDIMENTI
SSttoorriiaa ee ccuullttuurraa

Lamina d’oro con testi greci “CONQUISTATI” DAL FASCINO DELLA CULTURA GRECA
misterici risalente al IV sec.
a.C., rinvenuta a Thurii, GRAECIA CAPTA...
una città della Magna Grecia.
Conquistando la Grecia e l’Oriente, Roma venne direttamente
a contatto con il mondo greco-ellenistico e con la sua cultura,
che già aveva conosciuto e ammirato grazie ai rapporti con la
Magna Grecia.

Fu, tuttavia, dal II secolo a.C. che l’influenza culturale greca
divenne così profonda e diffusa da far dire al poeta Orazio (I se-
colo d.C.): Graecia capta ferum victorem cepit, “La Grecia conqui-
stata (militarmente) conquistò (culturalmente) il rozzo vincitore”.

NUOVI STILI ARTISTICI E NUOVI COSTUMI

Dalla Grecia e dall’Oriente affluivano opere d’arte, intere bi-
blioteche e, al loro seguito, artisti, letterati, filosofi, attori e
schiavi greci. Proprio molti schiavi divennero uno dei veicoli
più efficaci per l’affermazione della cultura greca: essi, infatti, passarono al servizio
delle ricche famiglie romane come maestri dei figli, for-
mandone l’educazione alla luce dei nuovi valori.
Divennero di moda il viaggio di studio nelle ca-
pitali della cultura ellenistica (Atene ed Alessan-
dria) e la conoscenza del greco, seconda lingua di
tutti gli uomini colti. La letteratura e l’arte su-
birono il fascino delle opere greche; gli usi,
i costumi e le credenze religiose si apri-
rono a quelli greci ed orientali: si diffu-
sero il lusso nelle case e nell’abbi-
gliamento, i culti religiosi
orientali e i riti misterici.
Ciò scatenò la violenta oppo-
sizione di chi, come Catone il
Censore (234 a.C.-149 a.C.), difende-
va i valori della tradizione romana con-
tro i nuovi valori “greci”, considerati
fonte di corruzione e di consumi.

102 CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA I bronzi ritrovati il 16 agosto 1972 presso Riace
ed ora conservati nel Museo Archeologico di Reg-
gio Calabria. Sull’antica rotta tra la Grecia e Ro-
ma, nel II sec. a.C. incominciò un mercato dell’ar-
te greca, le cui opere andavano ad abbellire i
templi e le case dei ricchi romani. Moltissime ope-
re della statuaria greca furono poi copiate dai Ro-
mani: grazie a queste copie possiamo ammirare
opere il cui originale è andato perduto.

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS

3. La crisi e la fine della Repubblica Per ricordare

I MOTIVI DELLA CRISI • Quali furono i motivi fon-
damentali della crisi che
Nella seconda metà del II secolo a.C. la società romana era in profonda crisi. Tra i colpì Roma nella seconda
motivi più rilevanti del malessere sociale vi erano i seguenti: metà del II secolo a.C.?
• le gravi difficoltà dei piccoli proprietari terrieri, costretti a vendere le proprie terre;
• la formazione dei latifondi, concentrati nelle mani di pochi grandi proprietari di ce-

to senatorio;
• la diminuzione dei soldati provenienti dalle classi più umili; i contadini, più po-

veri e senza terra, infatti, non potevano comprarsi l’armatura e quindi entrare nelle fi-
le dell’esercito;
• il malcontento delle popolazioni italiche (alleati italici), che, pur avendo contribui-
to alle conquiste, non avevano diritti civili e politici pari a quelli dei Romani.

LE RIFORME AGRARIE DI TIBERIO GRACCO Per ricordare

I primi veri tentativi posti in essere per porre rimedio alla crisi che investiva la socie- • Chi tentò di porre rimedio
tà romana furono compiuti da due fratelli della famiglia dei Gracchi, Tiberio e Caio, i alla crisi? In che modo?
quali cercarono di avviare riforme capaci di restituire vigore all’agricoltura.
• Che cosa prevedeva la ri-
Tiberio Gracco, eletto tribuno della plebe nel 133 a.C., propose una riforma agraria forma agraria di Tiberio
secondo la quale i territori conquistati appartenenti alla Repubblica avrebbero dovuto Gracco? Da chi fu ostaco-
essere suddivisi in tanti piccoli lotti da affidare ai contadini ridotti in miseria. Questi lata?
accolsero con favore la proposta di Tiberio, che fu invece
ostacolata dal ceto senatorio e dai latifondisti che si
erano accaparrati le terre. La tensione salì tanto che
Tiberio venne ucciso durante un’assemblea.

La riforma dei Gracchi prevedeva la ridistribuzione delle terre
ai contadini; a destra: l’agrimensore (“misuratore di terreni”)
tracciava i confini delle proprietà.

Cippo che delimitava un appezzamento di terra assegnato
con le leggi dei Gracchi.

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA 103

IL NUOVO TENTATIVO DI CAIO GRACCO Per ricordare

Dieci anni più tardi, nel 123 a.C., divenne tribuno della plebe il fratello di Tiberio, • Quali erano i nuovi ele-
Caio Gracco. Egli ripropose la riforma agraria del fratello, insieme ad altri provvedi- menti proposti da Caio
menti. Tra questi progettò di creare nuove colonie, dove avrebbero potuto insediarsi e Gracco che accompagna-
trovare lavoro i nullatenenti; varò nuove tasse per consentire alla Repubblica di avere a vano la riforma agraria?
disposizione i mezzi economici necessari per le riforme. Infine, propose di estendere i
diritti di cittadinanza a tutti gli Italici, in modo da placarne la protesta. • Quale nuovo provvedi-
mento fu avversato dalla
Quest’ultimo progetto, però, suscitò il dissenso da parte della plebe romana, che plebe romana? Perché?
temeva di perdere i propri privilegi. Caio non fu rieletto e scoppiarono tumulti tra i
suoi sostenitori e gli avversari, al punto che egli dovette fuggire da Roma e in seguito
si suicidò.

LA RIFORMA MILITARE DI CAIO MARIO Soldati romani in equipaggia-
mento da combattimento.
La riforma agraria dei Gracchi era fallita e con essa la ricostituzione del ceto dei pic-
coli proprietari, che tradizionalmente costituivano la parte più importante dell’eserci-
to. Era quindi necessario trovare un altro modo per reclutare nuove forze militari.

Il problema fu risolto da Caio
Mario, il quale arruolò i volontari
nullatenenti offrendo loro una possi-
bilità di sopravvivenza: garantì loro un
compenso in denaro per il servizio
prestato e fece intravvedere il miraggio
di ricchi bottini di guerra.

In questo modo Mario, eletto conso-
le per la prima volta nel 107 a.C., rac-
colse un grande esercito, con il quale
ottenne importanti vittorie in Africa
(105 a.C.) contro Giugurta, re della
Numidia, e contro le tribù germaniche
dei Cimbri e dei Teutoni (101 a.C.),
che minacciavano di invadere la peni-
sola italica.

Per ricordare © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS

• Perché il fallimento della riforma agraria
portò difficoltà all’interno dell’esercito?

• In che modo Caio Mario risolse il pro-
blema della scarsità di soldati?

• Quali furono le vittorie più importanti
ottenute da Caio Mario con il suo nuo-
vo esercito?

104 CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA

L’IMPORTANZA DELL’ESERCITO E Per ricordare

IL PERICOLO DELLE FAZIONI • Quali furono le conse-
guenze derivate dal
L’esercito di Caio Mario era composto da nuovo tipo di esercito?
soldati di mestiere, fedeli più al generale da
cui dipendeva la loro fortuna che alla Repub- • Quali erano le fazioni
blica. Il legame fortissimo che univa i soldati presenti a Roma alla fine
al loro comandante aumentò a dismisura il pre- del II secolo a.C.?
stigio dei capi militari, con conseguenze spes-
so gravi, perché alcuni di essi approfittavano • Da chi era sostenuto
dell’appoggio dell’esercito per cercare di imporsi Mario? Chi era il suo
anche nella vita politica, provocando scontri o ve- antagonista?
re e proprie guerre civili.
Fazione
Sul finire del II secolo a.C., la vita politica romana Raggruppamento, general-
era caratterizzata dalla presenza di due fazioni: gli mente di tipo politico, ostil-
mente e spesso violentemen-
ottimati, o aristocratici, che difendevano gli inte- te contrapposto a un altro.
ressi del ceto senatorio, e i popolari, che rap-
presentavano vari interessi, da quelli dei cavalie- A sinistra: busto marmoreo
ri a quelli della plebe nullatenente. di Caio Mario.

Mario, che non apparteneva al ceto aristocratico, era appoggiato dai popolari e fu Per ricordare
eletto console per ben sette volte: un fatto mai verificatosi fino ad allora. Il suo anta-
gonista, rappresentante degli aristocratici, era Lucio Cornelio Silla. I due, forti cia- • Perché i socii italici si ri-
scuno di un proprio esercito, si sarebbero presto scontrati, con conseguenze gravissi- bellarono contro Roma?
me per Roma.
• Quali popolazioni italiche
LA RIVOLTA DEI SOCII ITALICI ottennero la cittadinanza
romana?
Nel 90 a.C. i socii italici (da cui l’espressione
“guerra sociale”) si ribellarono contro Roma.

Le città italiche avevano prestato il proprio
aiuto ai Romani fin dal tempo delle guerre
puniche ed erano sempre state fedeli allea-
te, ma non vedevano riconosciuti i loro
diritti; solo ottenendo la cittadinanza ro-
mana sarebbero potute diventare protago-
niste delle scelte politiche ed economiche.
Il rifiuto del Senato alle loro richieste fe-
ce scoppiare una guerra, lunga e aspra, in
cui si distinse Lucio
Cornelio Silla.

Nell’88 a.C., Ro-
ma concesse la cit-
tadinanza romana a
coloro che abitavano il ter-
ritorio confinante a nord con i fiumi Magra e Ru-
bicone e a sud con lo Stretto di Messina.

Sopra: denario con la raffigurazione del giuramento di fedeltà CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA 105
dei confederati italici. Dopo il fallimento della riforma di Caio
Gracco, il malcontento degli Italici sfocerà agli inizi del I sec.
a.C. in una vera e propria guerra per ottenere la cittadinanza
romana.

A destra: denario romano con la raffigurazione simbolica
dell’Italia (a sinistra) che, in segno di pace, stringe la mano a Roma,
rappresentata da un guerriero.

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS

LA GUERRA CIVILE TRA MARIO E SILLA Per ricordare

Dopo il successo ottenuto nella guerra sociale, il Senato affidò a Silla una difficile • Chi era Mitridate? Perché
campagna militare nel Ponto, un piccolo regno che si affacciava sulle coste meridio- Silla fu inviato a combat-
nali del Mar Nero. Il re Mitridate si era ribellato al dominio romano, fomentando tere contro di lui?
la rivolta anche tra altre popolazioni orientali sottomesse a Roma.
• Perché Mario tentò di sol-
La spedizione era di tale importanza che avrebbe permesso al vincitore di diventa- levare Silla dal comando
re il protagonista della scena politica. Proprio per limitare il potere di Silla, Mario della spedizione? Come
chiese che gli fosse tolto il comando della spedizione in Asia. Silla non solo rifiutò, reagì Silla?
ma rispose alla richiesta di Mario occupando Roma con il suo esercito.
• Quale fu la novità rappre-
Lo scontro fra Mario e Silla portò allo scoppio di una guerra civile: per la prima sentata dalla guerra civile
volta i soldati non erano più agli ordini della Repubblica, ma dei loro comandanti e che oppose Mario e Silla?
diventavano strumenti della lotta politica.
• Che cosa accadde mentre
La guerra ebbe fasi alterne, con episodi di estrema violenza. Mentre Silla, che Silla combatteva in Asia?
aveva cacciato Mario e i suoi seguaci da Roma, combatteva in Asia, i soldati di Ma-
rio rientrarono in città e si abbandonarono a feroci vendette.

LA DITTATURA DI SILLA Guerra civile
Si dice di una guerra che vie-
Mario morì di morte naturale nell’86 a.C. e tre anni dopo, nell’83 a.C., Silla tornò ne combattuta tra i cittadini
vincitore dalla guerra in Oriente. Giunto a Roma al culmine della gloria, Silla scate- di uno stesso Stato o tra i
nò tremende rappresaglie contro i sostenitori di Mario. Vennero compilate “liste membri di uno stesso popolo,
di proscrizione” con i nomi degli avversari che dovevano essere uccisi e i cui beni schierati in fazioni opposte a
dovevano essere confiscati. Si combatteva per le strade e cittadini romani uccideva- causa di interessi diversi e
no altri cittadini romani. contrastanti.

Silla si fece nominare dittatore a tempo indeterminato. Era una violazione della Rappresaglia
legge, la quale prevedeva che la carica di dittatore fosse Parola derivante da prehen-
di soli sei mesi e concessa solo in casi di emergenza. dere, “prendere”, che in tem-
Silla, con la sua nomina a dittatore, voleva dimo- pi antichi indicava il diritto di
strare che la stabilità della Repubblica era prendere con la forza quel
messa in grave pericolo dai popolari. che era ritenuto giusto per ri-
Durante gli anni della dittatura, Silla rafforzò parare a un danno subìto. Si
il potere del Senato, ma non volle mutare la tratta di un’azione punitiva –
struttura delle istituzioni repubblicane e, do- talvolta anche di tipo violento
po avere esercitato il potere per quattro anni – attuata per riparare a un
in modo incontrastato, si ritirò a vita privata. presunto torto.

Busto marmoreo Confisca
di Lucio Cornelio Silla. Espropriazione dei beni in fa-
vore dello Stato. General-
Per ricordare mente viene attuata quando
si tratta di beni legati a qual-
• Che cosa accadde quando Silla tornò che tipo di reato, ma può
vincitore dalla campagna militare nel rappresentare anche uno
Ponto? strumento punitivo e di inti-
midazione.
• Che cosa voleva dimostrare Silla facen-
dosi nominare dittatore a tempo inde- Dittatura
terminato? La parola indica il governo
autoritario di una sola perso-
• Che cosa fece Silla durante gli anni del- na che assume tutti i poteri.
la dittatura? A Roma la dittatura era una
magistratura straordinaria, al-
106 CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA la quale si ricorreva in caso di
grave pericolo, affinché si po-
tessero prendere più rapida-
mente le decisioni necessarie
per il bene comune.

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS

LA GUERRA SERVILE Per ricordare

Secondo gli studiosi, tra la fine del II secolo a.C. e il 50 a.C. giunsero in Italia circa • Come erano trattati gli
due milioni di schiavi, quasi tutti prigionieri di guerra. A Roma era sempre esistita schiavi a Roma nel primo
la schiavitù, ma gli schiavi domestici facevano parte della famiglia, pur lavorando periodo repubblicano?
anche duramente nella casa o nei campi. Per particolari meriti o doti, essi potevano
anche essere affrancati e riacquistare la libertà (liberti). • Quali novità portò nei
rapporti con gli schiavi la
La diffusione dei latifondi mutò radicalmente le condizioni degli schiavi, che fu- diffusione del latifondo?
rono sfruttati al massimo. La maggior parte degli schiavi lavorava nei campi e nelle
miniere; i più forti erano destinati alle scuole dei gladiatori, dove erano addestrati • Quale fu la ribellione più
a combattere nel circo tra di loro o con belve feroci, fino alla morte. pericolosa intrapresa da-
gli schiavi?
Delle frequenti ribellioni degli schiavi la più nota è quella
che prese avvio dalla scuola dei gladiatori di Capua, nel 73 • Perché la rivolta degli
a.C., e fu guidata da Spartaco, uno schiavo originario della schiavi divenne nota co-
Tracia. Dalla Campania la rivolta si estese fino a coinvol- me “guerra servile”? Co-
gere 60 000 persone o forse 90 000. me si risolse?

Dopo avere ottenuto alcuni sorprendenti successi, la ri-
volta – trasformatasi in una sorta di guerra tra gli schiavi
e la Repubblica (tanto da essere ricordata come “guerra
servile”) – fu domata dal generale Marco Licinio Crasso,
aiutato da Gneo Pompeo. Spartaco fu ucciso da Crasso e i
circa 6000 schiavi superstiti furono crocifissi lungo la via
Appia come avvertimento ed esempio per gli altri.

Busto marmoreo
di Gneo Pompeo.

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA 107

APPROFONDIMENTI
SSttoorriiaa ee vviittaa qquuoottiiddiiaannaa

COME VESTIVANO I ROMANI

L’indumento più comune, più pratico e diffuso tra uomini e donne, ricchi e poveri, era la tunica; usata dal popolo
come unico abito, per le persone di rango fungeva da sottoveste sulla quale si indossavano altri vestiti. Bianca, di lana
o lino, era costituita da due rettangoli cuciti insieme e da un foro per la testa.

Palla Toga
Era un mantello, senza maniche, Era l’abito romano per eccellenza,
largo e lungo, di stoffa leggera; proprio dell’uomo libero. Indossata
veniva indossato drappeggiandolo sopra la tunica, era solitamente di
intorno al corpo e sul capo, lana bianca, tessuta di un solo pez-
quando la matrona doveva uscire
di casa. zo e di forma ellittica. Indossarla
era alquanto complicato e ciò ne
Stola fece decadere l’uso quotidiano. Esi-
Era la veste vera e propria, stevano vari tipi di toga, tra cui la
indossata sopra la tunica; poteva praetexta, propria dei magistrati,
essere con o senza maniche, lunga ornata con una striscia di porpora.
fino ai piedi ed arricchita da molte
pieghe; solitamente era chiusa al Pettinatura
petto da un fermaglio e fermata in Gli uomini che dapprima portava-
vita da una cintura. no capelli lunghi e barbe incolte,
dalla fine del III sec. a.C. iniziaro-
Acconciatura no a tagliarsi i capelli e a radersi; i
Nel corso dell’età imperiale
le pettinature femminili divennero capelli corti venivano pettinati in
molto elaborate: i capelli venivano avanti e la rasatura divenne per gli
arricciati con un ferro riscaldato
(calamistrum); per au- uomini di alto rango una pratica
mentarne il volume si quotidiana. Successivamente anche
utilizzavano par-
rucche, posticci e le pettinature
toupet, fatti con maschili
capelli veri e tenu- vennero
ti fermi da nastri,
fermagli, dia- impreziosi-
demi, petti- te con ric-
ni e spil-
loni. cioli e
boccoli e
dal II sec.
d.C. ritor-
nò la moda
delle barbe
lunghe e

ricciute.

Cosmetici Calzature

Pettini, spatole per co- Comuni a uomini e donne
smetici e boccette per i erano i calcei, corti stiva-
profumi erano alcuni de- letti di pelle chiusi davan-
gli innumerevoli utensili
per toeletta. Tra i cosme- ti e allacciati con strin-
tici erano diffuse le tintu- ghe, gli unici da usarsi
re per i capelli: la cene- per strada e in pubblico.
re di faggio per ottenere In casa si calzavano i
il biondo, l’assenzio e
l’olio di rosa per ottene- sandali (soleae), fatti
re il nero. con una suola di sughero

o cuoio, sostenuta
da lacci in pelle.

108 CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS

L’ETÀ DI GIULIO CESARE E LA FINE DELLA REPUBBLICA Per ricordare

LA CRISI DEL SISTEMA REPUBBLICANO • Perché il regime repubbli-
cano era ormai inadegua-
Il vecchio regime repubblicano era ormai inadeguato a rispondere alle nuove esigen- to? Quali erano le conse-
ze poste dalla straordinaria espansione territoriale avvenuta in quattro secoli. Per guenze?
mantenere l’ordine e garantire il controllo dei territori conquistati, dopo Silla, altri co-
mandanti cercarono di prendere il potere servendosi dell’esercito e sfruttando i suc- • Chi era Gneo Pompeo?
cessi militari ottenuti. Che cosa fece?

Tra questi vi fu Gneo Pompeo, il quale, dopo avere sedato una rivolta in Spagna, al • Perché il Senato gli era
suo ritorno aveva contribuito a porre fine alla guerra servile. La sua gloria crebbe an- ostile?
che grazie ad altre imprese: riuscì a liberare il Mediterraneo dai pericolosi pirati (67
a.C.) e riportò brillanti vittorie in Asia, al seguito di Silla (66-63 a.C.).

Nonostante questi successi, il Senato, si dimostrò ostile nei suoi confronti, perché te-
meva che Pompeo tentasse di impadronirsi del potere. I senatori arrivarono persino
al punto di negare la distribuzione di terre ai suoi soldati quando furono congedati.

GIULIO CESARE E LA NASCITA DEL PRIMO TRIUMVIRATO Triumvirato
Parola derivante dal latino
Negli stessi anni si andava mettendo in luce un altro personaggio: Caio Giulio Cesa- tres, “tre”, e vir, “uomo”:
re (100-44 a.C.), capo dei popolari, continuatore della politica di Mario. magistratura costituita da tre
persone che esercitano il po-
Nella situazione di forte crisi in cui versava la Repubblica, furono appunto Pompeo, tere politico.
Cesare e Crasso (un ricchissimo cavaliere distintosi nel sedare la guerra servile) a con-
centrare il potere nelle loro mani. Per combattere meglio l’opposizione del Senato, Appalto
giunsero a un accordo privato, chiamato “primo triumvirato”, violando per la prima Pratica ancor oggi molto in
volta in modo aperto le istituzioni romane, che non prevedevano la possibilità di uso, con la quale un’ammini-
una simile intesa. strazione pubblica affida a
un’impresa privata la realizza-
Ognuno dei triumviri, naturalmente, aveva da trarre i propri vantaggi dalla nuova si- zione o la gestione di un’ope-
tuazione: ra di interesse pubblico, sta-
• Pompeo ebbe la possibilità di soddisfare i suoi veterani con generose distribuzioni bilendo un compenso che
renda l’operazione economi-
di terre; camente vantaggiosa per en-
• Crasso ottenne condizioni favorevoli negli appalti pubblici per sé e per altri espo- trambi.

nenti del ceto equestre;
• Cesare fu nominato console e nel 58

a.C. ebbe il comando degli eserciti
impegnati nelle province galliche:
la Gallia Cisalpina, al di qua delle Al-
pi, e la Gallia Narbonense, l’attuale
Francia meridionale. Da questo inca-
rico ebbe inizio la straordinaria ascesa
militare e politica di Cesare.

Spade galliche ritrovate nei pressi di Alesia,
dove, nel 52 a.C., Cesare fece prigioniero
Vercingetorige.

Per ricordare

• Chi era Caio Giulio Cesare?

• Da chi era composto il primo triumvirato?
Perché rappresentò una violazione delle
istituzioni repubblicane?

• Quali furono i vantaggi per i triumviri?

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA 109

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CAIO GIULIO CESARE, IL CONQUISTATORE

Uno dei protagonisti indiscussi della storia di Roma è senz’altro Caio Giulio Cesa-
re. Nato nel 100 a.C. finì ucciso a pugnalate il 15 marzo (le idi, secondo il calendario
romano) del 44 a.C.

Console nel 58 a.C., dal 58 al 52 a.C. conquistò e assoggettò la Gallia e sbarcò per-
fino in Inghilterra, ma non la occupò.

Sconfitti Pompeo e i suoi seguaci nella guerra civile, nel 45 a.C. egli si proclamò dit-
tatore a vita, cioè capo supremo di Roma e di tutti i territori ad essa sottomessi.

Di seguito proponiamo alcuni passi di documenti e di opere che ci permettono di
delineare la sua personalità.

1. CESARE, IL GRANDE CONDOTTIERO DI ESERCITI

Leggiamo, innanzitutto, il ritratto di Cesare fatto dallo storico romano Sve-
tonio e la descrizione delle sue doti di genio militare.

Si tramanda che fosse di alta statura, di carnagione bianchissima, di
forte corporatura; che avesse il volto alquanto pieno, gli occhi neri e
vivacissimi, una salute di acciaio, tranne negli ultimi tempi, quando im-
provvisamente sveniva e durante il sonno gli capitava di soffrire di incu-
bi. Due volte fu colpito da attacchi epilettici mentre stava lavorando.
Dedicava molta attenzione alla cura della persona, al punto che non solo si
faceva tosare e radere diligentemente, ma persino depilare; per questo alcuni lo bia-
simavano. Non si poteva dar pace della sua calvizie, che era oggetto di scherno per i male-
voli.
Era espertissimo nell’arte militare e sopportava straordinariamente la fatica; quando mar-
ciava con il suo esercito, era sempre davanti, in prima fila, qualche volta a cavallo, più spes-
so a piedi. Faceva viaggi lunghissimi con mirabile rapidità, senza bagagli, in carrozza, per-
correndo fino a cento miglia al giorno: se un fiume gli impediva il transito lo superava a
nuoto o appoggiandosi a otri gonfiati, così che spesso arrivava prima dei suoi messaggeri.
Durante le campagne militari non si può dire se fosse più prudente o più audace. Non con-
dusse mai l’esercito per luoghi insidiosi, se non dopo averne osservato scrupolosamente la
posizione.

da Svetonio, Vita di Cesare

2. CESARE, IL LETTERATO-STORICO

Una delle imprese più importanti a cui è legata la fama di Cesare è certamente la
conquista della Gallia. Egli ha scritto un’opera sulle sue campagne militari di con-
quista: il De bello gallico (La guerra contro i Galli), in cui ci offre, narrata in terza per-
sona, la descrizione del territorio della Gallia, dei costumi dei vari popoli e delle tan-
te battaglie sostenute fino alla vittoria definitiva.

Leggiamo il brano che descrive l’atto finale della conquista della Gallia e la resa del
capo nemico Vercingetorige, nel 52 a.C.

Cesare si affretta per trovarsi presente alla battaglia. Conosciuto il suo arrivo, i ne-
mici attaccano battaglia. Innalzato d’ambo le parti il grido di guerra, risponde un
clamore da tutto il campo trincerato. Ad un tratto si scorge alle spalle la cavalle-
ria; altre coorti si avvicinano. I nemici volgono le spalle; i cavalieri si paran da-
vanti ai fuggiaschi. Si fa una grande carneficina. [...]

110 CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS

1. Gli assediati, avendo veduto dalla città la strage e la fuga dei loro compagni, disperando or-
mai della salvezza, ritirano le truppe dalle fortificazioni. Udito ciò, avviene immediatamente
2. una fuga dagli alloggiamenti dei Galli. Se i soldati non fossero stati stanchi per il frequente ac-
correre in aiuto e per la fatica di tutto il giorno, tutte le truppe nemiche avrebbero potuto es-
3. sere massacrate. [...]
1. Il giorno dopo Vercingetorige convoca in assemblea i suoi uomini e dichiara ch’egli aveva in-
trapreso la guerra non per il suo personale vantaggio ma per la libertà di tutti, e dal momen-
Monete celebrative to che non c’era nulla da fare contro il destino, egli si offriva a loro: o che volessero con la sua
della figura di Cesare morte dar soddisfazione ai Romani o consegnarlo vivo ad essi. Per decidere vengono mandati
come imperator, cioè ambasciatori a Cesare. Egli comanda che gli siano consegnate le armi e che si facciano avan-
comandante in capo (n.1), ti i cittadini rappresentanti. Cesare si siede sulla linea delle fortificazioni davanti ai suoi ac-
come augure e pontefice campamenti: là gli vengono condotti i capi dell’esercito. Vercingetorige è consegnato e le sue
massimo (n.2); l’elefante (n.3) armi gettate ai piedi del vincitore.
era l’emblema e il simbolo di
Cesare. da De bello gallico, VII, 88,89
La moneta accanto (n.4), coniata
dal capo della congiura contro 3. CESARE, IL PADRE ASSASSINATO DAL FIGLIO ADOTTIVO
Cesare (Marco Giunio Bruto),
raffigura la testa della Libertà La fine di Cesare si consuma con una tragedia immane: il 15 marzo del 44 a.C. fu
(in latino libertas). ucciso a pugnalate da cospiratori, fra cui il figlio adottivo Bruto.

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS Nel frattempo i senatori erano già entrati nell’atrio, e gli altri congiurati si erano disposti intor-
no allo scranno di Cesare, come se volessero parlargli. All’ingresso di Cesare l’as-
semblea si alzò in piedi. Egli si sedette, e subito i cospiratori lo circondarono
in gruppo, mandando avanti uno di loro, che presentava una supplica in
favore del fratello esule. In un primo momento egli tentò di respingere le
loro insistenze, poi, visto che non desistevano, volle liberarsi con la for-
za; ma Casca, che gli stava dietro, sguainò la spada per primo e vi-
brò un colpo, non profondo, vicino alla spalla. Cesare afferra l’impu-
gnatura dell’arma e grida ad alta voce, in latino: “Maledetto Casca,
che fai?”. Casca si rivolse, invece, in greco al fratello e gli comandò di
aiutarlo. Mentre molti altri ormai lo colpivano, Cesare volse intorno
lo sguardo in cerca di uno scampo e vide Bruto, che stava per colpirlo
con una spada. Allora lasciò libera la mano di Casca, che teneva ferma,
si coprì il capo con la veste e abbandonò il corpo ai colpi degli assalitori.
Ucciso così Cesare, Bruto avanzò in mezzo alla sala con l’intenzione di par-
lare e trattenere gli altri senatori con qualche frase d’incoraggiamento. Essi, inve-

ce, fuggirono disordinatamente in preda alla paura [...]. Bruto e i suoi compagni salirono al
Campidoglio con le mani ancora insanguinate, agitando le spade nude e invitando i cittadini a
gioire della libertà conservata.

da Plutarco, Vita di Bruto

4.

Questa che abbiamo letto è la versione dell’omicidio di Ce-
sare data dallo storico greco Plutarco nella Vita di Bruto.

Lo storico Svetonio, nella Vita di Cesare, riporta un’ulteriore
annotazione che qui non compare. Questi, quando vide Bru-
to tra i suoi assassini, avrebbe esclamato, in greco: “Anche tu,
figlio?” Questa espressione sarebbe, poi, diventata in latino:
“Tu quoque, Brute, fili mi?” (Anche tu, Bruto, figlio mio?).

Questa domanda è diventata famosa nel tempo, ripresa
da romanzi e da film, e ha dato un tocco di drammatica
umanità alla tragica fine di uno dei protagonisti della storia
romana.

CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA 111

LA CAMPAGNA MILITARE DI CESARE IN GALLIA Per ricordare

Nell’arco di soli sei anni, dal 58 al 52 a.C., Cesare, al comando di un potente esercito, • Quali territori conquistò
riuscì a sconfiggere le tribù galliche e a conquistare il territorio corrispondente attual- Cesare combattendo
mente alla Francia e al Belgio; oltrepassò anche il Canale della Manica per combattere contro i Galli?
i Britanni sulla loro isola, senza però riuscire a oc-
cuparla. • Perché Cesare si fece no-
minare governatore della
Per portare a termine la propria impresa in Gal- Gallia per cinque anni?
lia, Cesare si fece assegnare la carica di governatore
per cinque anni. • Perché i senatori temeva-
no Cesare? Che cosa
Il Senato, però, comprese che Cesare, carico di fecero per contrastare il
gloria e di ricchezze e straordinariamente amato dai suo potere?
suoi soldati, poteva aspirare a ogni tipo di potere
politico. Per contrastarlo, i senatori attribuirono a
Pompeo l’incarico di console unico, violando anco-
ra una volta le leggi repubblicane, che prevedevano
che i consoli dovessero essere due. Cesare comprese
che la mossa era stata compiuta contro di lui e, da
alleati, Pompeo e Cesare divennero rivali.

LA GUERRA CIVILE CONTRO POMPEO

Al termine del suo mandato in Gallia, nel 50 a.C., Cesare avrebbe dovuto lasciare Per ricordare
ogni carica e rientrare a Roma come semplice cittadino. Egli decise, invece, di entrare
in Italia con il suo esercito, consapevole del fatto che se fosse rientrato disarmato sa- • Perché Cesare rientrò in
rebbe stato presto sopraffatto da Pompeo e dal Senato. Italia con l’esercito?

Nel 49 a.C. Cesare varcò il fiume Rubicone, che tracciava il confine “sacro” della Re- • Che cosa rappresentava
pubblica, oltre il quale non si poteva condurre l’esercito senza il consenso del Senato. il fiume Rubicone?
Si trattava, di fatto, di una dichiarazione di guerra, e infatti subito esplose un’altra vio- Che cosa fece Cesare?
lenta guerra civile.
• Come si risolse la guerra
Pompeo, insieme a gran parte dei senatori, abbandonò Roma per preparare la con- civile tra Cesare e Pom-
troffensiva. Cesare, però, non gli lasciò tregua e sconfisse più volte l’esercito e la peo?
flotta di Roma, fino a pervenire alla decisiva vittoria di Farsalo (48 a.C.), nella Peniso-
la Balcanica. • Come morì Pompeo?
Perché Cesare privò del
Pompeo, rifugiatosi in Egitto, fu fatto uccidere dal re Tolomeo, il quale per questo trono Tolomeo?
gesto si attendeva la riconoscenza di Cesare. Questi, invece, ritenendo un insulto verso
Roma il fatto che il re egizio avesse fatto uccidere un console, lo privò del trono e al
suo posto insediò la sorella di lui, Cleopatra.

CESARE DITTATORE A VITA

Sconfitto Pompeo – e poiché Crasso era già morto nel 53 a.C. durante la guerra contro Per ricordare
i Parti –, Cesare rimase solo al potere e si fece proclamare dal Senato dittatore a vita.
• Quale carica Cesare si fe-
Oltre che un eccezionale comandante militare, Cesare si dimostrò anche un uomo ce attribuire dal Senato?
politico assai capace, promuovendo importanti riforme in un clima di pacificazione.
Egli, infatti, evitò vendette contro gli avversari e cercò il consenso di tutti: • Come si comportò Cesare
• in primo luogo riorganizzò le istituzioni della Repubblica; una volta raggiunto il
• provvide ad assegnare terre ai veterani e ai più poveri, con la fondazione di colonie; potere? Quali importanti
• estese la cittadinanza agli abitanti della Gallia Cisalpina; riforme avviò?
• avviò un piano di ricostruzione del centro di Roma e di edificazione di grandi

opere pubbliche.

112 CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS

L’UCCISIONE DI CESARE E LA FINE DELLA REPUBBLICA Per ricordare

L’aristocrazia senatoria era preoccupata del grande potere raggiunto da Cesare, • Perché i senatori erano
al quale in breve tempo aveva dovuto concedere tutte le cariche politiche: console, preoccupati?
tribuno della plebe, dittatore a vita. Circolava inoltre la voce, poi dimostratasi falsa,
che egli aspirasse a diventare re. • Chi ordì la congiura con-
tro Cesare? Quando fu
I timori nei confronti di Cesare giunsero a tal punto che venne ordita contro di lui ucciso?
una congiura, guidata da Marco Giunio Bruto e Caio Longino Cassio e sostenuta da
esponenti della vecchia aristocrazia e da convinti repubblicani. Il 15 marzo (le • Che cosa accadde dopo
idi di marzo, secondo il calendario romano) del 44 a.C., mentre entrava in Senato, la morte di Cesare?
Cesare fu ucciso a pugnalate.
• Chi prevalse nella lotta
Alla morte di Cesare seguirono sanguinose guerre civili. Per riportare ordine, il per il potere?
luogotenente di Cesare, Marco Antonio, e il suo figlio adottivo Caio Ottaviano, in-
sieme al generale Marco Emilio Lepido diedero vita al secondo triumvirato, questa Moneta coniata dal capo della
volta con l’approvazione del Senato. congiura contro Cesare:
Marco Giunio Bruto;
Le lotte per la conquista del potere, però, proseguirono e op-
posero l’uno all’altro i triumviri. Emilio Lepido si tolse presto vi si legge “Idi di Marzo”
dalla competizione, accontentandosi della carica di pontefice (Eidus Martiae), cioè
massimo; Antonio e Ottaviano, invece, continuarono ad af- la data dell’uccisione
frontarsi, finché nel 31 a.C., nella battaglia di Azio, Otta- di Cesare.
viano prevalse sull’avversario e divenne il padrone incon- I pugnali ricordano
trastato di Roma. La Repubblica romana era finita. l’uccisione di Ce-
sare; il berretto
(pileus) è quello
degli schiavi af-
francati (liberti).

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA 113

APPROFONDIMENTI © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS
SSttoorriiaa ee vviittaa qquuoottiiddiiaannaa

IL TRIONFO DEI GENERALI VITTORIOSI

UNA FESTA PER TUTTA ROMA

Dopo una campagna militare particolarmente importante, terminata con la vittoria,
i Romani celebravano il trionfo. Era una cerimonia tipicamente romana: con essa si
esaltavano il comandante e l’esercito vittoriosi, ma insieme la potenza di tutto il po-
polo e si onorava Giove, che aveva concesso la gloria.

Era l’unica occasione in cui il console, o più tardi l’imperatore, potevano entrare in
città con i soldati armati per giungere, attraverso un percorso stabilito (Porta Trionfa-
le, Via Sacra, Foro), al tempio di Giove, sul Campidoglio.

Lungo tutto il percorso, strade, templi, case e palazzi erano festosamente addobba-
ti; una folla ininterrotta faceva ala al corteo, pronta ad entusiasmarsi agli aspetti più
spettacolari di esso.

IL CORTEO DEL VINCITORE

Ad aprire il corteo erano i magistrati e i senatori, che s’erano recati a incontrare il
trionfatore; egli, con una veste di porpora e oro, procedeva su un cocchio tirato da ca-
valli bianchi. Seguivano l’esercito vittorioso, la rievocazione delle imprese e l’esibizio-
ne del bottino.

Trasportate su appositi carretti o su portantine a mano, si susseguivano ogni ge-
nere di spoglie tolte al nemico (armi, insegne, costumi, opere d’arte, somme di
denaro, ori e argenti), descritte e talvolta “quantificate” in speciali tabelle; insie-
me a pannelli dipinti e perfino a “quadri viventi”, esse servivano a segnalare le
battaglie vinte, le città conquistate, i popoli sottomessi.

I nemici catturati procedevano incatenati e spesso erano uccisi durante
la cerimonia. Particolarmente apprezzate erano le prede
singolari, come gli animali esotici.

Anche noi storici

Conoscere eventi e fenomeni storici VF Attivazioni didattiche

1. Indica se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F).

a. I Celti si insediarono nella Pianura Padana per poi scendere nell’Italia centrale.
b. I Celti si scontrarono con i Galli per il dominio del territorio.
c. I Celti erano abili metallurghi e abili guerrieri.
d. I druidi erano i sacerdoti dei Celti.
e. Il territorio abitato dagli Itali o Vituli era chiamato dai Greci Esperia.
f. I tipi di sepoltura rappresentano un aspetto importante per distinguere culture diverse.
g. La civiltà villanoviana fu alla base della cultura etrusca.

Conoscere eventi e fenomeni storici

2. Completa lo schema storico-cronologico.

a. Gli Etruschi, secondo lo storico greco Erodoto (V sec. a.C.), giunsero in Italia da …………….....…….…………….....…….; se-
condo Dionigi di Alicarnasso (I sec. a.C.) erano originari …………….....………….........……….....…….. .

b. Essi dal secolo IX a.C. abitavano ......................................................................................................................................................... .
c. Nel secolo VII estesero la loro influenza ........................................................................................................................................... .
d. Nel VI secolo a.C. si insediarono ........................................................................................................................................................ .
e. La loro espansione a sud era contrastata da .................................................................................................................................... .
f. Nel V secolo, l’inizio del loro declino fu segnato da ...................................................................................................................... .

Conoscere eventi e fenomeni storici VF

3. Indica se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F).

a. Le città etrusche erano politicamente indipendenti.
b. La società etrusca non presentava rilevanti differenze tra le classi sociali.
c. Il cuore dell’economia etrusca era costituito dal commercio.
d. Il territorio abitato dagli Etruschi era ricco di miniere di rame e ferro.
e. La religione etrusca era monoteista.
f. Àuguri e arùspici erano sacerdoti che interpretavano i segnali inviati dagli dèi.
g. Le necropoli erano anche definite “città dei morti”.

Conoscere eventi e fenomeni storici

4. Indica con X la risposta corretta tra quelle proposte.

a. Gli storici fissarono la data della fondazione di Roma nell’anno

1. 753 a.C. 2. 494 a.C.

b. I re di Roma furono 2. sette.
1. due.

c. I plebei erano
1. la fascia meno abbiente del ceto nobile e aristocratico.
2. artigiani, commercianti, piccoli proprietari che non godevano dei diritti politici.

d. Il Senato era
1. l’assemblea che raccoglieva i capi più anziani delle famiglie aristocratiche.
2. la più alta carica militare.

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 5 - LE CIVILTÀ EUROPEE PRIMA DI ROMA / CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA 115

Comprendere e utilizzare il linguaggio della storia

ttivazioniA didattiche5. Collega i termini alla corretta definizione (riporta accanto il numero corrispondente).

a. Comizi .......... 1. facoltà di bloccare le leggi contrarie agli interessi del popolo
b. Secessione dell’Aventino .......... 2. assemblee popolari
c. Diritto di veto .......... 3. abbandono della città da parte dei plebei, che si rifiutano di lavorare e di prestare
d. Dodici Tavole ..........
e. Diritto pubblico .......... servizio nell’esercito
f. Cursus honorum .......... 4. complesso delle leggi relative all’organizzazione della Repubblica
g. Castra .......... 5. prime leggi scritte
6. accampamento
7. percorso delle cariche

Conoscere eventi e fenomeni storici

6. Completa il testo con le informazioni mancanti.

1. A partire dal .......... secolo i Romani combatterono e sconfissero le città del ............................... .
2. Tra il .......... e il .......... a.C. i Romani combatterono contro i ..................................... .
3. Nel .......... a.C. i Romani sconfissero a Benevento ...................., chiamato da .............................. per difendersi.
4. Le tre guerre ............................... contro ......................................... si protrassero dal .......... al .......... a.C.

[a. 343 - b. V - c. 290 - d. Lazio - e. Sanniti - f. Pirro - g. Taranto - h. 275 - i. 264 - l. 146 - m. Cartagine - n. puniche]

Conoscere eventi e fenomeni storici VF

7. Indica se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F).

a. Tiberio e Caio Gracco cercarono di porre rimedio alla crisi della Repubblica.
b. I latifondisti appoggiarono la riforma agraria di Tiberio Gracco.
c. Caio Gracco propose di estendere i diritti di cittadinanza a tutti gli Italici.
d. La riforma militare di Caio Mario decimò l’esercito.
e. Ottimati e popolari erano fazioni che difendevano interessi contrastanti.
f. Mario e Silla stipularono un’alleanza per sanare la crisi della Repubblica.
g. Il primo triumvirato fu un accordo privato stipulato tra Pompeo, Crasso e Cesare.
h. Nel 49 a.C Cesare varcò il Rubicone col suo esercito, sfidando Pompeo e scatenando una guerra civile.

Ricavare informazioni da un documento storico

8. Leggi il seguente passo tratto dalle Epistole di Cicerone e metti in relazione l’analisi dello scrittore con ciò che hai

studiato di Cesare, Pompeo e Silla, rispondendo alle domande.

Formia, 27 febbraio 49 a.C.
[...] Hai dunque presente dove io miri orientare l’attività di quel capo supremo dello Stato? Ecco cosa faccio dire a Sci-
pione nel mio libro: “Come il pilota deve tendere a rendere sicura la navigazione e il medico a ottenere la guarigione
e il generale la vittoria, così ad un capo dello Stato è affidato il compito di rendere felice ai cittadini la vita, in modo
che sia salda nelle sue forze, larga per le ricchezze, fulgida di gloria, bella per la virtù. Di questa opera, la più grande e
la migliore per l’umanità, io voglio che egli sia l’artefice”. Questo scopo il nostro Gneo (Pompeo) né per il passato né
in questa occasione non si è mai proposto. Egli – come del resto l’altro (Cesare) – ha cercato il potere, ma non si è pre-
occupato di dare alla popolazione felicità o decoro. [...] Fin dal principio Pompeo maturò il progetto di mettere sotto-
sopra tutte le terre e tutti i mari, di scatenare i re barbari, di portare in Italia popoli selvaggi armati, di mettere insieme
grandissimi eserciti. Egli aspira a un potere personale simile a quello di Silla e con lui aspirano ad esso tanti che lo se-
guono. Credi tu che fra quei due non ci sia stata possibilità di un accordo, di mutue concessioni? Anche oggi essa sus-
siste; ma né l’uno né l’altro si propone di darci una vita serena: l’uno e l’altro vogliono regnare.

da Epistole, Ad Attico, VIII, 11, 1-2. Trad. di G. Vitali

a. Di quale carica si era fatto investire Silla? .......................................................................................................................

b. Quali importanti imprese diedero prestigio e gloria a Gneo Pompeo? .........................................................................................

......................................................................................................................................................................................................................

c. Quale scopo si erano prefissi Cesare e Pompeo? ..............................................................................................................................

116 CAPITOLO 5 - LE CIVILTÀ EUROPEE PRIMA DI ROMA / CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS

4. I primi due secoli Per ricordare

dell’Impero romano • Che cosa fece Ottaviano,
pur avendo assunto tutti i
L’ETÀ DI OTTAVIANO AUGUSTO poteri?

OTTAVIANO AUGUSTO PRINCIPE DEL SENATO • Quali cariche furono con-
cesse a vita ad Ottaviano?
Ottaviano, giunto al potere poco più che trentenne, coltivava un progetto poli-
tico ancora più raffinato e ambizioso rispetto a quello di Cesare: egli riuscì a farsi • Quali titoli consacrarono il
conferire tutte le più alte cariche – e quindi ad assumere tutti i poteri – rispet- potere personale di Otta-
tando però sempre formalmente l’ordinamento repubblicano. viano?

Dal Senato gli vennero concessi onori illimitati, sempre comunque già previsti Statua di Augusto loricato,
dalla tradizione repubblicana. Venne proclamato imperatore, titolo che assume- (cioè con la corazza detta
vano i generali vittoriosi, console, tribuno della plebe, censore, pontefice mas- lorica), risalente al 12-8 a.C.
simo: tutte cariche che gli furono concesse a vita. La statua è anche conosciuta
come “Augusto di Prima Porta”,
Il suo potere fu consacrato e sancito dai in quanto fu rinvenuta nel 1863
titoli di principe del Senato e di Augusto, nella Villa di Livia, moglie
attribuitigli nel 27 a.C. In quanto principe di Augusto, a Prima Porta,
del Senato era riconosciuto capo della Re- non lontano da Roma.
pubblica; con il titolo di Augusto, che divenne
parte del suo stesso nome, era riconosciuto su-
periore a tutti, “degno di venerazione”. Egli tutta-
via non era un monarca e nessuno dei suoi titoli era
trasmissibile per via ereditaria ai suoi discendenti.

UN NUOVO ORDINAMENTO: IL PRINCIPATO Per ricordare
• Che cosa fece Ottaviano,
L’eccezionale potere accumulato permetteva a Ottaviano sfruttando il proprio
Augusto di organizzare la Repubblica in un modo del tut- potere?
to particolare, con una struttura che in seguito sarebbe stato
difficile modificare. • Come venne chiamato
il nuovo ordinamento
Nasceva così un nuovo ordinamento, nel quale ogni de- stabilito da Ottaviano
cisione veniva presa dal principe (“il primo dei cittadini”) Augusto?
e che venne chiamato prima “principato” e, con i succes-
sori di Augusto, “impero”. Con il principato di Augusto
iniziava l’Età imperiale e l’assetto che egli diede alle istitu-
zioni politiche di Roma reggerà l’Impero romano per qua-
si cinque secoli.

Parola chiave

IMPERO
• La parola impero deriva dal latino imperium, che indicava anticamente il comando militare: imperator, infatti, era

colui cui era affidata la guida dell’esercito. Più tardi questo termine vide cambiare il proprio significato, fino a indica-
re un insieme di Paesi abitati da popoli di origini e culture diverse, tutti sottoposti a un’unica autorità di tipo mo-
narchico. Imperator divenne perciò il sovrano di un impero, e questo temine, nella nuova accezione, iniziò a essere
utilizzato regolarmente (in alternativa al titolo di Principe o a quello di Cesare o Augusto, usati per designare il sovra-
no romano) quando i comandanti vittoriosi – che avevano il titolo di imperator, appunto – furono acclamati capi po-
litici dell’Impero romano.
Oggi il termine impero è ancora usato per indicare un regno composto da diversi popoli guidato da un monarca,
ma è usato anche per designare, per esempio, una grande organizzazione economica (per esempio, “l’impero media-
tico di Rupert Murdoch”) o, in generale, un organismo che ne comprende molti altri al proprio interno.

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA 117

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OTTAVIANO AUGUSTO, IL PRINCIPE DI ROMA

SUPERIORE AGLI ALTRI MORTALI...

Dopo aver sconfitto Antonio nella battaglia di Azio (31 a.C.), Ottaviano venne accla-
mato Augusto, titolo che può essere tradotto in vari modi, tra i quali anche “superio-
re agli altri mortali”, e che alludeva alle sue qualità, che parevano divine.

L’Età di Augusto rappresenta il periodo più splendido della civiltà romana. Anche le
lettere e le arti ebbero grande sviluppo, a tal punto che Roma divenne il cen-
tro culturale più vivo del mondo: fu lui ad incaricare il poeta Virgilio di can-
tare le origini di Roma nel poema epico dell’Eneide.

...MA MODESTO E SOBRIO

Nonostante la sua grandezza, lo storico romano Svetonio ce lo descrive
come una persona modesta e dai gusti sobri.

Il materiale domestico e l’arredamento della sua casa erano semplicissimi
[...] Dicono che dormisse solo su un letto modesto [...] celebrava i giorni di
festa e le solennità con magnifiche elargizioni e qualche volta con semplici
divertimenti. Per i Saturnali e in altre circostanze qualsiasi, ora faceva di-

stribuire doni, vestiti, oro e argento, ora monete [...] In fatto di cibi era so-
brio [...] Era di rara bellezza e conservò il suo fascino per tutte le fasi della
sua vita; tuttavia trascurò ogni forma di civetteria [...] Il suo viso emanava
calma e serenità. Per tutto il corso della sua vita fu soggetto a numerose ma-
lattie gravi e pericolose; così, il suo organismo debilitato non sopportava fa-
cilmente né il freddo né il caldo. In inverno portava spesso, sotto una toga,
quattro tuniche, una camicia, una maglia di lana e delle fasce intorno alle
cosce e alle gambe. Coltivò l’eloquenza e gli studi liberali dalla prima gio-
vinezza, con passione e con impegno. [...] In seguito non prese mai la paro-
la né in Senato né davanti al popolo né davanti ai soldati, senza avere pri-
ma meditato e scritto il suo discorso, sebbene non gli mancasse la facoltà di
improvvisare nei casi imprevisti.

da Svetonio, Vite dei Cesari, trad. di E. Noseda, Garzanti

Augusto morì nel 14 d.C., a settantasei anni. Lasciò dietro di sé
un impero in pace e il lavoro da lui compiuto durò più di due se-
coli, nonostante le sanguinose guerre condotte da alcuni dei suoi
successori.

118 CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA Ottaviano nelle vesti di pontefice massimo. Proclamato Augusto
(nome con cui sarà poi chiamato), trasformò radicalmente lo
Stato romano, da repubblica oligarchica a principato.

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LA “PACE AUGUSTEA” Per ricordare

I primi obiettivi che Ottaviano Augusto si propose di raggiungere furono quelli di • Quali furono i primi obiet-
appianare i contrasti sociali e di guadagnare il consenso di tutti. Così, egli riuscì tivi che Augusto volle per-
ad allearsi con le classi agiate e, nello stesso tempo, a ottenere i favori della plebe seguire?
romana e dei veterani dell’esercito.
• In che modo Ottaviano ot-
Agli aristocratici il principe offrì onori e posti di responsabilità, cercando co- tenne il consenso degli
stantemente un sapiente accordo con il Senato. Anche ai cavalieri, potenti per la aristocratici, dei cavalieri,
loro ricchezza, concesse nuove possibilità di carriera come funzionari. Per la plebe della plebe e dei veterani?
organizzò elargizioni gratuite di grano e avviò una politica di lavori pubblici gra-
zie alla quale tutti potevano trovare opportunità di occupazione. Ai veterani, anche • Quali risultati ottenne Ot-
a quelli che avevano combattuto contro di lui, distribuì denaro, ma soprattutto taviano?
terre.

Concedendo privilegi ai gruppi che potevano opporsi al suo potere, Augusto raf-
forzava la sua autorità e ristabiliva l’ordine e la pace sociale: la “pace augustea”,
come venne chiamata, per indicare la situazione di rappacificazione raggiunta all’in-
terno dei confini del dominio romano.

LA RIORGANIZZAZIONE DELL’IMPERO

Augusto si impegnò a fondo anche nella riorganizzazione dei vasti domìni roma-
ni, a partire dalla penisola italica – i cui abitanti erano ormai cittadini romani a
tutti gli effetti –, che divise in 11 regioni, per lo più coincidenti con le divisioni et-
niche delle popolazioni italiche.

Anche la politica estera era fortemente in-
dirizzata a mantenere la pace necessaria alla
riorganizzazione dell’impero. Augusto, infat-
ti, non si propose grandi conquiste oltre i
confini già raggiunti nei decenni precedenti,
ma volle curare soprattutto la prosperità, la
sicurezza e l’organizzazione delle provin-
ce, cioè dei territori dell’impero al di fuori
della penisola italica. E per fare questo era
necessario mantenere il più possibile la pace.

Politica estera
Scelte che uno Stato compie nei confronti di
altri Stati riguardanti, per esempio, la pace e
la guerra, le alleanze, le cooperazioni
internazionali.

Per ricordare CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA 119

• Come fu riorganizzata la penisola italica?
• Che cosa si propose di fare Augusto riguardo

alla politica estera?

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS

LA DIVISIONE DELLE PROVINCE Per ricordare

Le province furono divise in due categorie: • Quali erano le differenze
• le province imperiali, più vicine ai confini e più esposte agli attacchi dei popoli tra province imperiali e
province senatorie?
stranieri (i cosiddetti “barbari”), dipendevano direttamente dall’imperatore e
avevano un esercito stanziale; • Quali erano i vantaggi
• le province senatorie, più sicure e tranquille, che non avevano bisogno di uno che venivano ad Augusto
stanziamento di truppe, vennero affidate alle cure del Senato. dalla nuova organizzazio-
ne dei territori imperiali?
Questa divisione permetteva ad Augusto di controllare personalmente le regioni
più importanti dell’Impero, senza togliere del tutto l’autorità al Senato. • Perché aumentò l’impor-
Soprattutto, offriva al principe anche la possibilità di avere sempre a disposizione tanza dell’esercito?
l’esercito (di cui era comandante in capo), in larga parte dislocato nelle province
imperiali.

L’esercito, in particolare, assunse sempre più la
funzione militare di difesa del territorio, ma eb-
be pure un forte rilievo di natura culturale e
politica: insieme all’esercito, in tutte le province
dell’impero arrivarono anche la cultura e la civiltà
di Roma.

Leptis Magna (Libia),
area del mercato.
II sec. d.C.

120 CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS

ROMA, “CAPITALE DEL MONDO” Propaganda politica
La parola “propaganda” deriva dal
Anche la stessa città di Roma venne rinnovata con numerosi interventi architet- verbo latino propagare, “diffonde-
tonici, che portarono alla costruzione di grandiosi edifici pubblici, monumenti, re”. La propaganda politica è usa-
vere e proprie opere d’arte che avevano anche un valore di propaganda politica te- ta per diffondere idee e modi di
sa a esaltare la grandezza del Principe. A sottolineare il fervore edilizio, si diceva pensare e può essere usata sia da
che Augusto aveva ricevuto una città di mattoni e l’aveva lasciata di marmo. parte di è chi al potere, sia da par-
te di chi vuole arrivarci. In alcuni
Tra i principali monumenti pubblici, tuttora esistenti, ci sono il Foro, il Teatro casi, però, può diventare anche un
Marcello, l’Ara Pacis. Agrippa, collaboratore dell’imperatore, fece edificare il Pan- potente mezzo di manipolazione
theon, il tempio destinato al culto di tutti gli dèi, che poi fu fatto ricostruire dall’im- della volontà popolare.
peratore Adriano.
Per ricordare
Augusto migliorò anche i servizi pubblici: istituì un corpo di funzionari addetti
alla manutenzione degli edifici e un altro per la vigilanza sulla città; predispose un • Quali interventi furono com-
efficiente servizio postale. piuti a Roma?

Per garantire lo sviluppo dei commerci, curò le vie di comunicazione; fondò il • Quali servizi pubblici furono
porto militare di Classis, presso Ravenna, sede della flotta imperiale; progettò l’am- istituiti?
pliamento del porto commerciale di Ostia (realizzato poi dai suoi successori).
• Quali iniziative vennero prese
per favorire i commerci e le
comunicazioni?

L’Ara Pacis Augustae, cioè l’Altare
della Pace Augustea, è il
monumento celebrativo per
eccellenza del clima di pace
raggiunto all’interno dell’Impero
romano grazie alla politica di
Augusto, che poneva fine a
decenni di guerre civili. La sua
costruzione, decretata dal Senato
nel 13 a.C., venne portata a
termine nel 9 a.C.

LA CULTURA CELEBRA L’IMPERATORE Per ricordare

Augusto fu un cultore appassionato delle lettere; con il fedele amico Mecenate, • Quale compito venne affida-
riunì intorno a sé e protesse artisti e poeti, esortandoli a celebrare le origini e le to ai letterati che godevano
imprese di Roma. L’Età augustea fu, di fatto, un’epoca di eccezionale fioritura let- della stima di Augusto?
teraria: tra i poeti più importanti ci furono Orazio, Ovidio, Tibullo, Properzio.
• Che cosa fece Virgilio?
Il vero e più fedele interprete della cultura e dello spirito che Augusto voleva
diffondere in tutto l’impero fu Virgilio (70-19 a.C.). Nel suo capolavoro, l’Eneide, • Chi furono i più importanti
egli celebrò le origini di Roma collegandole alla stirpe leggendaria di Enea, figlio storici romani?
della dea Afrodite; esaltò le gesta del popolo romano e la Gens Iulia, cui appartene-
va lo stesso Augusto.

Durante l’Età imperiale nacque anche la grande storiografia latina, che ebbe in
Tito Livio e in Tacito i suoi maggiori esponenti: il primo fu storico dell’Età repub-
blicana e ne esaltò i valori; il secondo fu storico del primo secolo dell’Età imperiale.

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA 121

LE PRIME DINASTIE EREDITARIE Per ricordare

LA SUCCESSIONE EREDITARIA • Che cosa aveva fatto
Augusto durante il
Durante tutto il periodo del principato, Augusto aveva mantenuto intatte le istitu- periodo del principato?
zioni repubblicane e, nonostante avesse assunto tutti i poteri, non aveva instaurato Come regolò la propria
una monarchia. Tuttavia, alla sua morte, indicò il suo successore all’interno della pro- successione?
pria famiglia, dando inizio a una successione di carattere ereditario, o dinastico.
• Perché la successione
Dopo Augusto ebbero inizio diverse dinastie imperiali, nelle quali la successione delle dinastie imperiali
non fu sempre pacifica, perché intervennero spesso il Senato, con la sua autorità non fu sempre pacifica?
indiscussa, e l’esercito, che acclamava imperatori i propri
comandanti. • Perché crebbe l’importan-
za dei pretoriani?
Nel clima di tensione e di conflitto che si venne
a creare nella corte durante particolari periodi del- Dinastia
la storia imperiale, poi, assunse grande peso anche Famiglia nella quale i compo-
il corpo delle guardie personali dell’imperatore, i nenti si tramandano il potere
pretoriani, e il loro comandante, il prefetto del da una generazione all’altra.
pretorio.

LA DINASTIA GIULIO-CLAUDIA

Alla morte di Augusto, nel 14 d.C., gli successero Presunto ritratto
prima il figliastro Tiberio, poi il pronipote Caligo- del filosofo Seneca.

la, che presto dimostrò il suo carattere tiranni-

co e cadde vittima di una congiura. Dopo di

lui il Senato riuscì a imporre la scelta – sempre

all’interno della dinastia Giulia – del saggio e Per ricordare
anziano Claudio, che governò l’impero con
grande equilibrio. • Chi furono gli immediati

A Claudio successe Nerone, figlio di sua moglie successori di Augusto?
Agrippina, la quale probabilmente fece assassinare il mari-
Come si comportarono?

to pur di assicurare il trono al figlio ancora giovane. • Chi era Nerone? In che
Nerone era stato educato da un famoso e saggio modo governò nei primi
maestro, il filosofo Seneca, e per un certo pe- anni di regno?
riodo governò seguendo le sue indicazioni,
in modo equilibrato e onesto. • Come si comportò,
successivamente, nel
governo dell’Impero?

In seguito, però, il giovane imperatore di- • Come si concluse il
mostrò tutte le proprie manie di grandez- principato di Nerone?

za e la propria crudeltà: condannò a mor-

te quanti gli si opponevano, compresi i fa-

miliari; incolpò i Cristiani di un disastroso

incendio divampato a Roma e scatenò la pri-

ma persecuzione contro di essi, durante la

quale (nel 64 o nel 67 d.C.) furono uccisi an-

che gli apostoli Pietro e Paolo.

Il governo di Nerone divenne tanto dispoti-
co e insopportabile che parecchie furono le
congiure ordite contro di lui. Alla fine, il Sena-
to lo depose dal trono: abbandonato anche dai
pretoriani si tolse la vita nel 68 d.C.

Testa dell’imperatore Nerone.

122 CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS

LA DINASTIA DEI FLAVI Per ricordare

Nerone non lasciò eredi e con lui terminò la dinastia giulio-claudia. Alla sua • Che cosa accadde dopo
morte seguì un intero anno di scontri violenti tra le legioni dislocate nelle diverse la morte di Nerone?
province dell’impero: un periodo di vera e propria anarchia militare.
• Chi era Flavio Vespasia-
Alla fine si imposero i militari delle legioni orientali i quali, nel 69 d.C., portaro- no? Come divenne impe-
no sul trono il loro comandante: Flavio Vespasiano, un uomo deciso, energico e ri- ratore?
goroso che diede inizio alla dinastia dei Flavi.
• Quali furono i fatti più si-
Uno degli episodi più importanti del principato di Vespasiano fu la rivolta scop- gnificativi del Principato
piata in Palestina, che l’imperatore domò con la forza, inviando il figlio Tito a capo di Vespasiano?
di un potente esercito: Gerusalemme fu saccheggiata e fu distrutto il tempio di Sa-
lomone (70 d.C.). A Vespasiano si deve anche la costruzione, a Roma, dell’Anfitea- • Chi furono i successori di
tro Flavio, che dal Medioevo fu chiamato Colosseo. Vespasiano?

Alla morte di Vespasiano salirono sul trono, uno dopo l’altro, i suoi due figli: Tito Anarchia
e Domiziano. Tito regnò solo per tre anni (morì nell’81 d.C.), ma si dimostrò un Parola greca che letteralmen-
imperatore dotato di grande umanità e nacquero persino leggende sul suo senso te significa “assenza di gover-
della giustizia, tanto che egli fu chiamato “delizia del genere umano”. no” e indica la mancanza di
Suo successore fu il fratello Domiziano, il quale, pur dotato di grandi doti come co- un’autorità riconosciuta a li-
mandante militare, non aveva capacità di governo. Domiziano cadde vittima di vello politico, quindi la conse-
una congiura nel 96 d.C. guente situazione di disordi-
ne e confusione che si viene
a creare.

L’Anfiteatro Flavio (chiamato Colosseo a partire dall’Alto Medioevo, per la vicinanza di un’enorme statua di Nerone) è uno dei monumenti
simbolo della grandezza di Roma imperiale. Realizzato tra il 70 e l’80 d.C. per volere di Vespasiano, questo edificio di forma ellittica ospitò
per secoli giochi e spettacoli gladiatorii, che costituivano uno dei divertimenti prediletti dei cittadini romani.

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA 123

APPROFONDIMENTI

SSttoorriiaa ee vviittaa qquuoottiiddiiaannaa

ITHGÉIOCDHOIRNE EGLÉCRIIRCCAOU:LBT,ELVAEZ, AGTLTAEDRIAATDOELRLIAE.M.. ENDAUVSIA! , 1818

Presso i Romani spettacoli e divertimenti avevano una notevole importanza socia-
le. I governanti, per ingraziarsi la plebe, erano soliti distribuire grano e offrire spetta-
coli: panem et circenses (“pane e giochi circensi”) era la richiesta popolare.

Divertimenti e spettacoli erano di tre tipi:
• giochi circensi;
• combattimenti tra gladiatori e tra gladiatori e animali feroci;
• rappresentazioni teatrali.
Tra i giochi più graditi alla plebe vi erano le corse dei carri, che si svolgevano nel
circo. A Roma il Circo Massimo poteva accogliere 250 000 persone.
I duelli tra gladiatori e tra questi e animali, introdotti come spettacoli funebri, si
svolgevano negli anfiteatri, come il Colosseo. Grandiose manifestazioni che si teneva-
no nel Colosseo erano le battaglie tra vascelli, in occasione delle quali l’anfiteatro ve-
niva riempito d’acqua.

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS

124

LE DINASTIE ADOTTIVE E L’INIZIO DELLA CRISI
IMPERATORI PER ADOZIONE

Estintasi con Domiziano la dinastia dei Flavi, il Senato conferì il titolo di im-
peratore a un anziano e saggio senatore: Cocceio Nerva. Egli si rese conto
che il sistema di successione ereditario non garantiva né la pace all’interno
dell’impero né il consenso da parte del Senato, che più volte si era trovato in
contrasto con gli imperatori.

Nerva, perciò, decise che il titolo di imperatore doveva essere assegnato se-
guendo un altro criterio, quello dell’adozione. L’imperatore sceglieva tra i pro-
pri collaboratori o tra i generali più capaci colui che, essendosi distinto in
campo militare e civile, era considerato il migliore e lo “adottava”, indicandolo
come proprio successore.

Prima di morire, Nerva scelse come proprio successore Traiano, un generale
che, divenuto imperatore (98-117 d.C.), condusse campagne militari in Dacia
(attuale Romania) e portò l’impero alla sua massima espansione territoriale.
Traiano fu il primo imperatore non italico (proveniva dalla penisola iberica),
segno dell’importanza che avevano assunto i territori delle province.

Per ricordare

• Chi era Cocceio Nerva? Qual era il suo punto di vista riguardo alla La Colonna Traiana
successione ereditaria? fu innalzata a

• Quale nuovo sistema di successione venne stabilito? Come funzionava? Roma per celebrare
le imprese militari
• Chi fu il successore di Nerva? Che cosa fece? di Traiano.

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS

LA FINE DEL PRINCIPATO PER ADOZIONE Per ricordare

Traiano “adottò” Adriano, anch’egli iberico, che divenne imperatore nel 117 d.C. Egli • A quali opere si dedicò
consolidò i confini dell’impero a nord – con la costruzione del Vallo di Adriano, tra Adriano?
l’Inghilterra e la Scozia – e in Oriente; governò con saggezza e promosse opere che
esaltavano la grandezza dell’impero, come il nuovo Pantheon e il proprio grandioso • Da che cosa furono carat-
Mausoleo, sul quale fu poi edificato l’attuale Castel Sant’Angelo. terizzati i regni di Antoni-
no Pio e Marco Aurelio?
Anche i successori di Adriano, Antonino Pio e Marco Aurelio, furono imperatori
abili e capaci. Mentre Antonino Pio poté godere di un periodo di relativa tranquillità • In che modo Marco Aure-
e dedicarsi al governo dell’impero, Marco Aurelio, che pur amava la pace, dovette lio divenne famoso? Qua-
combattere contro i popoli che premevano lungo i confini, pronti a invadere i terri- le errore commise?
tori romani.

Marco Aurelio era uno studioso: è noto, infatti, come “imperatore filosofo” e di lui ri-
mangono gli scritti in lingua greca. Governò saggiamente, ma commise l’errore di in-
terrompere la consuetudine della successione per adozione, lasciando il trono al pro-
prio figlio Commodo, il quale governò in modo tirannico e fu ucciso da una congiura.

La facciata del Pantheon, il
tempio dedicato al culto di tutte
le divinità, riedificato da
Adriano tra il 118 e il 125 d.C.
sul luogo del primo tempio fatto
costruire dal genero e amico di
Augusto, Marco Agrippa (come
ricorda l’iscrizione dedicatoria).
Nel VII secolo il Pantheon venne
trasformato in una chiesa
cristiana; successivamente fu
adibito anche a tomba di
personaggi illustri (custodisce,
tra le altre, le spoglie di Raffaello)
e dei re d’Italia.

LA DINASTIA DEI SEVERI E LA CRISI DELL’IMPERO

Con l’uccisione di Commodo, l’impero si trovò privo di una guida e precipitò in san- Per ricordare
guinose lotte per il potere, che videro protagoniste le legioni stanziate nelle diverse
province. • Quali caratteristiche ebbe
il governo di Settimio Se-
Tra i tanti comandanti militari che si contendevano il potere, alla fine prevalse Setti- vero?
mio Severo (193-211 d.C.), un generale di origine africana. Il suo governo ebbe i ca-
ratteri di una monarchia militare, basata sulla forza dell’esercito, mentre venne forte- • Quali problemi dovette af-
mente sminuita l’autorità del Senato. frontare Settimio Severo?

Settimio Severo attuò alcune importanti riforme per risolvere i problemi che negli • Quale importanza ebbe la
ultimi anni si erano andati sempre più aggravando: l’economia e la società appariva- concessione della cittadi-
no in crisi e sempre più minacciosi si facevano i popoli germanici che premevano nanza romana a tutti i ma-
lungo i confini settentrionali. schi liberi dell’impero?

A Settimio Severo successe il figlio Caracalla, noto per aver concesso la cittadinanza
romana a tutti i maschi liberi dell’impero (anno 212 d.C.). Fu una scelta significati-
va, che contribuì a rafforzare l’unità di tutti i popoli che facevano parte del territorio
imperiale.

126 CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS

Il sito archeologico dell’antica città di Gerasa (oggi in Giordania) testimonia il processo di romanizzazione del Mediterraneo e del Vicino
Oriente, attraverso la diffusione di opere architettoniche ed urbanistiche tipiche della civiltà romana. L’immagine raffigura il singolare foro
di forma ellittica (detto Piazza Ovale) affiancato dal lungo colonnato (ben 160 colonne!).

LA “ROMANIZZAZIONE” DELL’IMPERO Per ricordare

I primi due secoli dell’Età imperiale servirono a Roma per organizzare gli estesissi- • Che cosa si intende con
mi territori posti sotto il suo dominio, che subirono un rapido processo di “romaniz- il termine “romanizzazio-
zazione”, cioè di assimilazione della cultura romana. ne”?

Nacquero ovunque città e strade sul modello delle vie consolari che percorrevano • Quali elementi contribui-
l’Italia. La lingua latina divenne la lingua ufficiale dell’impero, così come le leggi del rono a realizzare tale
diritto romano furono applicate allo stesso modo in tutte le province. Ovunque sorse- processo?
ro i monumenti tipici della grande architettura romana: anfiteatri, archi di trionfo,
templi e tombe. Alla morte di Alessandro Severo, nel 235 d.C., l’impero era ormai • Come si sviluppò il
completamente “romanizzato”. commercio tra Roma e
le province?
L’economia raggiunse livelli di alta prosperità e si sviluppò, tra Roma e le province
imperiali, un commercio floridissimo. Dai Germani del nord giungevano a Roma pel-
li, pellicce e la preziosa ambra per i gioielli; dall’Africa centrale, pietre preziose, avorio,
legnami pregiati e animali feroci per i giochi del circo; dall’Oriente, le spezie e i profu-
mi. Da ogni parte giungevano schiavi, una delle “merci” più preziose per i Romani.

GLI ELEMENTI COMUNI DELL’EUROPA “ROMANIZZATA”

LEGGI LINGUA ARTE ECONOMIA SISTEMA NUOVE
(DIRITTO) E COSTUMI E COSTRUZIONI STRADALE CITTÀ

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA 127

APPROFONDIMENTI

SSttoorriiaa ee aarrttee

L’URBE E IL FORO

Roma raggiunse il suo splendore durante il periodo imperiale, fi-
no a diventare e rimanere per molti secoli la più importante città
d’Europa.

Cuore della vita civile e religiosa della città era il Foro Romano:
un insieme di piazze porticate, intorno alle quali si svolgevano le più
importanti funzioni cittadine (si amministravano la politica e la giu-
stizia, si praticava il commercio). Venne ampliato a partire da Cesa-
re, dando così vita al complesso dei Fori Imperiali, comprendente
i fori costruiti dai vari imperatori.

Tutt’intorno sorgevano templi, ville, terme, il circo e l’anfiteatro,
come si può vedere dal plastico sotto riprodotto.

A sinistra: il Tempio dei Dioscuri, uno dei luoghi più sacri
dell’antico Foro Romano.

Sotto: una parte del plastico (al Museo della Civiltà Romana)
che ricostruisce Roma imperiale.

Acquedotto
di Claudio

Colosseo Tempio di Claudio

Arco di Palazzi imperiali
Costantino del Palatino

Tempio di Venere Casa di Augusto

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS Foro Boario Circo Massimo
Tempio di Vesta

128

Il Foro
di Traiano

5

3
4

1
62

Terme di Caracalla Il disegno sopra
ricostruisce il
Foro di Traiano,
il più grande e
splendido dei
Fori Imperiali.

1. Basilica Ulpia
2. Colonna Traiana
3. Arco Traiano
4. Statua equestre

di Traiano
5. Mercati Traianei
6. Tempio di Traiano

Acquedotto

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS

129

APPROFONDIMENTI
SSttoorriiaa ee vviittaa qquuoottiiddiiaannaa

LE ABITAZIONI DEI ROMANI

A Roma e nelle regioni dell’impero si affermarono tre tipi principali di abitazione:
l’insula, la domus e la villa. Esse erano espressione delle diverse condizioni economiche
e sociali dei loro abitanti.

L’INSULA di Ercolano e Pompei, così bene conservati da presentare
ancora oggi le statue che le ornavano, i mosaici e le deco-
La casa popolare, abitata dalla gente comune, era solita- razioni parietali ad affresco.
mente a più piani e veniva detta insula (da cui deriva il ter-
mine isolato). Si trattava di costruzioni con piccole stanze, La domus era organizzata intorno a cortili, su cui si apri-
povere di finestre e servite da un ballatoio, che si affacciava- vano i locali di abitazione. Originariamente era presen-
no su un cortile centrale fornito di pozzo (per attingere ac- te un solo cortile; a partire dalla prima Età imperiale (fi-
qua) e latrina (per lo scarico dei rifiuti). Gli edifici delle in- ne del I sec. a.C.) vennero aperti due spazi.
sulae, secondo la testimonianza di Giovenale, vissuto nel II
secolo d.C., potevano arrivare fino a dieci piani. Questi gli ambienti principali della domus:
• il vano d’ingresso, detto vestibulum;
I piani bassi, affacciati sulla strada, erano occupati da • un cortile aperto (atrium), dotato di una vasca per la
negozi e da laboratori artigiani (tabernae).
raccolta dell’acqua piovana (impluvium);
LA DOMUS • una sala da ricevimento, detta tablinum;
• il peristilium, coltivato a giardino e circondato da un
La domus era la casa destinata alle famiglie più bene-
stanti. Possiamo conoscerne i caratteri grazie agli esempi portico colonnato;
• le sale più riservate della casa, come le camere da letto

(cubicula), che si aprivano sul peristilio.

Impluvium (vasca Triclinium Exedra (sala di conversazione, Peristilium (cortile con
di raccolta giardino e porticato a colonne)
dell’acqua piovana) (sala da pranzo) a semicerchio)

Atrium
(cortile aperto)

Cubicula
(camere da letto)

Tablinum
(sala di ricevimento)

130 Biblioteca Cucina Ricostruzione di una domus
romana di tipo pompeiano
Cubiculum
(camera da letto) © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS

Vestibulum
(vano d’ingresso)

Teatro marittimo Cortile delle biblioteche Piazza d’oro

Teatro greco Ricostruzione della
Villa Adriana

Grandi terme

Piccole terme Vestibolo

Pècile

LA VILLA Canòpo

Le ville erano ricche residenze lontane dalla città. Esse derivavano
dal modello della domus, ma erano in molti casi collegate ad un’azienda agricola o,
se vicine al mare, ad attrezzature portuali. Avevano un impianto complesso, articolato
in giardini e spazi aperti.

Tra le ville più sontuose ricordiamo Villa Adriana, fatta erigere dall’imperatore
Adriano a Tivoli, presso Roma, intorno al 135 d.C.

Veduta aerea della Villa Adriana a Tivoli. La villa che l’imperatore Adriano fece costruire sulle colline a nord di Roma riunisce, per la prima
volta, edifici diversi ambientati nella natura. Adriano volle accogliere suggestioni della grande architettura greca, egiziana e orientale, rielabo-
randole con libertà e fantasia.

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA 131

5. Il declino e la fine dell’Impero Per ricordare

LA CRISI DELL’IMPERO ROMANO • Quando si manifestò in
modo evidente la crisi
I PRIMI SEGNALI DEL DECLINO E L’INSTABILITÀ dell’Impero?

Durante il III secolo d.C., dopo anni di grande prosperità, l’Impero romano subì • Quale ruolo ebbero gli
una grave crisi, segnale del vero declino che lo avrebbe portato alla dissoluzione. I eserciti nell’aggravare la
motivi della crisi sono diversi e vale la pena di analizzare in maniera approfondita crisi?
almeno i principali.
Rilievo raffigurante
Un ruolo decisivo, comunque, fu senz’altro giocato dall’accresciuta potenza degli un gruppo di pretoriani.
eserciti, che intervenivano con forza sempre maggiore nelle questioni riguardanti la
successione degli imperatori, imponendo i loro generali e creando una situazione
di grande instabilità politica.

LA PRESSIONE DEI POPOLI OLTRE I CONFINI

Un altro dei motivi della crisi fu la pressione esercitata lungo i confini settentrio-
nali dell’Impero dai Germani – una popolazione divisa in numerosi gruppi: Goti,
Burgundi, Franchi ecc. –, con i quali i Romani già diverse volte si erano scontrati.
Fino al III secolo d.C. queste popolazioni furono tenute sotto controllo grazie al-
l’azione difensiva delle legioni e alla costruzione di nuove fortificazioni. Addirittura,
in molti casi i rapporti erano persino buoni e gli abitanti delle città e dei villaggi
posti lungo i confini avevano con i Germani scambi di tipo commerciale.

Fra il III e il IV secolo d.C., però, la pres-
sione delle tribù germaniche aumentò,
perché esse si trovarono sospinte verso Oc-
cidente dagli Unni, una popolazione che
dall’Asia centro-settentrionale si stava river-
sando in massa verso le regioni europee. In
molti luoghi i Germani superarono i confi-
ni dell’Impero, prima compiendo razzìe e
incursioni, poi insediandosi stabilmente nei
suoi territori.

Per ricordare © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS

• Dove erano stanziate le popolazioni germani-
che? Quali erano stati, fino al III secolo d.C., i
loro rapporti con i Romani?

• Perché la pressione delle tribù germaniche
aumentò fino a trasformarsi in una invasione?

132 CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA

LA CRISI DELL’ECONOMIA E DELLE CITTÀ Per ricordare

Altri elementi che contribuirono ad aggravare la crisi erano di natura economica. • Quali elementi di natura
Le alte spese sostenute per mantenere eserciti, spettacoli pubblici, distribuzioni gra- economica contribuirono
tuite di grano alla plebe romana... spinsero gli imperatori a imporre sempre nuove ad aggravare la crisi?
tasse, creando malcontento e peggiorando le condizioni dell’economia. Le numero-
se guerre, inoltre, avevano causato una diminuzione della popolazione attiva; le • Perché gli schiavi andava-
attività imprenditoriali e commerciali si erano molto ridotte; la gente fuggiva no scomparendo? Chi la-
dalle città, dove la vita era sempre più difficile. vorava nei latifondi?

I ricchi proprietari terrieri si stabilivano nelle ville di campagna, dove aumentò • Quali effetti ebbero le
l’impiego dei coloni, ossia dei contadini liberi ridotti in una condizione di semi- epidemie?
schiavitù. La fine delle guerre di conquista, infatti, aveva posto termine al flusso
dei prigionieri di guerra e gli schiavi andavano scomparendo.

Ad aggravare la situazione di crisi intervenne una serie di gravi epidemie, fra cui
una peste violenta, che decimò, più delle guerre, la popolazione.

UNA PROFONDA INSICUREZZA SPIRITUALE Per ricordare

La crisi economica, sociale e politica generò un senso di insicurezza generale che • Che cosa alimentò la ri-
accelerò la ricerca di nuove esperienze filosofiche e religiose. Grande successo eb- cerca di nuove esperienze
bero soprattutto i culti orientali, che prospettavano una salvezza individuale oltre filosofiche e religiose?
la morte.
• Quali culti ebbero parti-
Si diffuse, per esempio, il culto di Iside e Osiride, proveniente dall’Egitto, quelli colare successo?
del Dio-Sole e di Mitra, di origine mesopotamica. In questo clima anche il Cristia-
nesimo iniziò a diffondersi rapidamente e in breve tempo acquistò una risonanza
travolgente (vedi pagg. 136 e seguenti).

A destra: pittura murale del II-III secolo, raffiguante Mitra che
immola il toro sacro.

Sotto: altare dedicato a Iside.

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA 133

IL TENTATIVO DI RIFORMA DI DIOCLEZIANO Per ricordare

ORIENTE E OCCIDENTE: DUE PARTI DI UN UNICO IMPERO • Chi erano gli imperatori
che si succedettero nella
Nella seconda metà del III secolo d.C. si susseguirono in rapida successione molti prima metà del III secolo
imperatori acclamati dalle legioni stanziate nelle diverse province dell’Impero. Furono d.C.?
tutti imperatori soldati, impegnati a difendere i confini soprattutto dalle incursioni dei
popoli germanici. • Quando salì al trono Dio-
cleziano? Che cosa fece?
Solo nell’anno 284 d.C. fu eletto imperatore un generale dell’Illiria (attuale Dalma-
zia), Diocleziano, che riuscì a conservare il potere e ad avviare una radicale riforma • Chi governò le due parti
politica e amministrativa. Egli mantenne formalmente unito l’Impero, ma per meglio dell’Impero? Quali nuove
difenderlo e governarlo lo divise in due parti: Occidente e Oriente. capitali furono istituite?

La parte orientale dell’Impero fu governata dallo stesso Diocleziano, il quale, assun- Luogotenente
to il titolo di Augusto, stabilì una nuova capitale a Nicomedia (nell’attuale Turchia); Letteralmente è “colui che
la parte occidentale, invece, venne affidata dall’imperatore a Massimiano, che Diocle- tiene il luogo”, cioè il “po-
ziano associò al trono con il titolo di Augusto e che pose la propria capitale a Milano. sto” di un’altra persona, eser-
citandone i poteri e le funzio-
LA TETRARCHIA ni di governo per un periodo
stabilito o in modo definitivo.
Nel governo dei territori orientali e occidentali, ciascuno dei due Augusti era aiutato
da una persona cui venne attribuito il titolo di Cesare. Si trattava di una sorta di luo- Per ricordare
gotenente al quale era delegato il governo di una parte del territorio.
• Quali funzioni avevano i
Diocleziano nominò come proprio Cesare Galerio, che stabilì la propria residenza a Cesari?
Sirmium (l’attuale Belgrado), mentre il Cesare di Massimiano fu Costanzo, che pose la
propria capitale a Treviri (in Germania). In questo modo, l’Impero risultava suddiviso in • Chi erano i cesari di Dio-
quattro grandi parti, con capitali poste in posizione strategica all’interno del territorio. cleziano e di Massimiano?

Questa forma di governo fu chiamata, con un vocabolo greco, tetrarchia, cioè “gover- • Come risultò organizzato
no a quattro”. Il territorio fu poi organizzato in circoscrizioni o diocesi, a loro volta l’Impero durante il perio-
suddivise in province, amministrate da funzionari numerosi ed efficienti. Per la prima do della tetrarchia?
volta nella sua storia, Roma non era più la capitale dell’Impero.

134 CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS

LE RIFORME ECONOMICHE E SOCIALI Per ricordare

La riforma di Diocleziano interessò anche l’esercito, necessario per la difesa dei • In che modo venne rifor-
confini. Arruolò molti soldati dagli stessi popoli che aveva sconfitto e costrinse i mato l’esercito?
proprietari terrieri a fornire un certo numero di uomini da assegnare al servizio
militare. • Quali riforme di natura
economica vennero intro-
L’imperatore riordinò poi anche il sistema della tassazione per affrontare le spese dotte?
dell’esercito e della burocrazia. Stabilì una tassa valida per tutti, l’annona, in base al
numero dei componenti di ogni famiglia. Inoltre emanò un editto, chiamato “Editto • In che modo Diocleziano
dei prezzi”, con il quale fissò il costo dei prodotti più necessari (come per esem- tentò di porre rimedio alla
pio quelli alimentari), nel tentativo di frenare la perdita di valore del denaro ed fuga dalle campagne?
evitare che le persone più povere mancassero del necessario per vivere.
Burocrazia
Per limitare le fughe dai campi, costrinse i contadini a restare negli appezzamenti Termine che unisce due paro-
dove lavoravano e a tramandare ai figli il loro mestiere. Allo stesso modo, i figli le: una francese, bureau,
degli artigiani dovevano continuare il mestiere dei padri. “ufficio”, e una greca, kratía,
“potere”: indica l’insieme dei
IL CULTO DELL’IMPERATORE E LA PERSECUZIONE DEI CRISTIANI funzionari di uno Stato e le
funzioni amministrative che
Diocleziano si circondò di una corte sfarzosa e incoraggiò il culto attribuito alla essi svolgono.
persona dell’imperatore, esigendo che gli venissero tributati gli onori riservati alle
divinità. Lo scopo era soprattuto quello di attribuirsi maggiore autorità e rafforza- Per ricordare
re il proprio potere. Egli, inoltre, volle restaurare la religione tradizionale, che era • Perché Diocleziano inco-
stata via via sostituita dai culti orientali. raggiò il culto dell’impe-
ratore?
Il culto religioso riservato alla persona dell’imperatore e il ritorno al politeismo • Perché i Cristiani si rifiuta-
non potevano però essere accettati dai Cristiani, che professavano una religione rono di venerare l’impera-
monoteista. Diocleziano interpretò il rifiuto da parte dei Cristiani di venerarlo come tore? Come interpretò
un dio come un atto di disobbedienza e un segno di ribellione contro la sua auto- Diocleziano questo rifiuto
rità. Per questo motivo, nel 303 d.C., egli scatenò contro di essi una violenta perse- e come reagì?
cuzione, che provocò la morte di migliaia di persone in tutto l’Impero.

Cristiani condannati ad leones, cioè ad essere sbranati dai leoni.

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA 135

LA NASCITA E LA DIFFUSIONE DEL CRISTIANESIMO Per ricordare

GESÙ DI NAZARETH • Che cosa accadde in Pale-
stina dopo la morte di
Durante il Principato di Augusto, dopo la morte del re Erode il Grande (4 a.C.), Erode il Grande?
Roma impose il proprio dominio diretto sulla Palestina. La regione fu divisa in va-
rie parti: alcuni regni fantoccio affidati a monarchi locali posti sotto lo stretto con- • Quando iniziò la predica-
trollo imperiale, e la provincia di Giudea, retta dal prefetto Ponzio Pilato. zione di Gesù di Naza-
reth?
Proprio in Palestina, negli anni di Augusto e del suo successore Tiberio, si svolse la
vicenda terrena di Gesù di Nazareth: un uomo che, proclamandosi Figlio di Dio, • Quali erano i princìpi fon-
intorno al 30 d.C. iniziò a predicare una nuova religione – strettamente legata a damentali della predica-
quella ebraica –, percorrendo quasi tutto il territorio palestinese. zione di Gesù?

UN MESSAGGIO RIVOLUZIONARIO • La predicazione di Gesù
ebbe successo? Chi erano
Come ci testimoniano i testi nei quali è raccontata la storia della sua vita (i quattro gli apostoli?
Vangeli di Matteo, Giovanni, Marco e Luca), Gesù propose un messaggio di fede
rivoluzionario, basato sulla concezione di un Dio padre misericordioso, sul prin- Vangelo
cipio dell’uguaglianza di tutti gli uomini dinanzi a Dio e sull’indicazione di una Parola derivante dal greco
morale basata sull’amore verso il prossimo, cioè verso tutti gli altri uomini. eu-anghélion, “buona notizia”,
che indica sia il messaggio
La predicazione di Gesù (chiamato anche “Cristo”, cioè ”unto”, “prescelto” dal Si- stesso di Gesù, che si caratte-
gnore) ebbe largo seguito tra il popolo, richiamato anche dalle guarigioni e dai rizza come la “buona notizia”
numerosi miracoli che egli andava compiendo nelle città e nei villaggi che attraver- della salvezza portata agli uo-
sava. Intorno a lui si raccolse anche un piccolo gruppo di dodici uomini, detti apo- mini, sia i libri attraverso i quali
stoli, che egli istruiva affinché anch’essi potessero a loro volta annunciare il suo essa venne trasmessa alle ge-
messaggio a un numero sempre maggiore di persone. nerazioni di Cristiani che non
avevano conosciuto il Cristo.
LA MORTE DI GESÙ, LA SUA RESURREZIONE E
L’INIZIO DEL CRISTIANESIMO Apostolo
Parola greca (apóstolos) che
Il messaggio di Gesù si scostava in alcuni elementi fondamentali dalla tradizione significa “inviato”. Così sono
religiosa ebraica, dalla quale pure era derivato, ed egli si scontrò con i grandi sa- chiamati nei Vangeli i dodici
cerdoti, gli scribi e i farisei, che osservavano alla lettera l’antica legge trasmessa da uomini che Gesù volle sempre
Mosè (vedi pag. 27). Per questo motivo, agli occhi del Sinedrio (cioè del supremo con sé durante gli anni della
consiglio religioso, politico e giudiziario d’Israele), Gesù apparve come un personag- sua attività pubblica e che,
gio pericoloso, che stava avendo troppo successo tra il popolo e prima di morire, incaricò di
con la sua predicazione avrebbe potuto sia intaccare le an- diffondere il suo messaggio,
tichissime tradizioni ebraiche, sia compromettere i rap- inviandoli in tutto il mondo.
porti fra Ebrei e Romani.
Per ricordare
Il Sinedrio decise così di porre termine alla predicazio-
ne di Gesù, il quale venne accusato di bestemmia (in • Con chi si scontrò Gesù?
quanto si era dichiarato “Figlio di Dio”) e inviato a Ponzio Perché era ritenuto peri-
Pilato affinché fosse giudicato e condannato. Il governa- coloso?
tore non aveva motivi per punirlo ma, sotto la pressione
della folla, sobillata dai sacerdoti, lo condannò a morire • In che modo il Sinedrio
sulla croce: un supplizio riservato ai malfattori comuni. decise di porre fine alla
sua predicazione? Che co-
Secondo i racconti dei Vangeli, però, tre giorni dopo es- sa fece Ponzio Pilato?
sere morto sulla croce, Gesù risorse e apparve agli apo-
stoli, inviandoli a diffondere il suo mes- • Che cosa accadde dopo la
saggio ovunque, non solo agli Ebrei, ma a morte di Gesù, secondo il
tutti gli uomini. Sulla base di questa uni- racconto dei Vangeli?
versalità del messaggio evangelico ebbe
inizio la diffusione del Cristianesimo. Cristo benedicente
con in mano
136 CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA il Vangelo.

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IL CRISTIANESIMO SI DIFFONDE Evangelista
Ciascuno degli autori dei
Le fonti riguardo alla costituzione delle prime comunità di Cristiani (come furono Vangeli.
chiamati coloro che aderirono al messaggio di Gesù Cristo) e alla diffusione del Cri-
stianesimo sono gli Atti degli Apostoli – un’opera scritta dall’evangelista Luca – e le Chiesa
Lettere che gli apostoli Pietro, Giacomo, Giovanni, Giuda Taddeo e Paolo di Tarso Parola derivante dal greco
inviarono alle comunità sorte in varie città. ecclesía, “assemblea”. Venne-
ro chiamate in questo modo
Dopo quella di Gerusalemme, le prime comunità cristiane furono quelle di An- le comunità dei Cristiani;
tiochia, in Siria, e di Alessandria, in Egitto, e poi ancora quelle di Corinto (Grecia) quando il Cristianesimo si dif-
e di Efeso (Asia Minore). Le diverse comunità presero il nome di chiese e in seguito fuse, il termine assunse il si-
la parola Chiesa servì a designare l’insieme di tutte le chiese particolari, con un gnificato di “insieme di tutte
significato universale. le comunità cristiane, guidate
ciascuna da un proprio vesco-
Roma, capitale politica dell’Impero, divenne presto anche il centro della Cristia- vo”. La massima autorità del-
nità. Fin dal 42 d.C. vi è attestata la presenza di una vivace comunità cristiana e la Chiesa universale prese il
dei due personaggi più importanti della Chiesa primitiva: Pietro, il più importante nome di papa, termine che
tra gli apostoli di Gesù e riconosciuto come primo papa, e Paolo, infaticabile mis- significa “padre”.
sionario e fondatore di innumerevoli comunità di credenti in Asia Minore, in Ma-
cedonia, in Grecia, in Italia.

Per ricordare

• Quali sono le fonti che raccontano gli eventi riguardanti le prime comunità cristiane?

• Dove sorsero le prime comunità cristiane? Quali significati ricopre la parola “chiesa”?

• Quale ruolo assunse Roma? Quali personaggi di spicco vissero e morirono nella capitale del-
l’Impero?

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA 137

UN’ESPANSIONE INARRESTABILE Per ricordare

Nonostante le persecuzioni, a partire dal IV secolo d.C. la diffusione delle comu- • In quali territori si diffuse
nità cristiane divenne inarrestabile. Dalle regioni originarie del Mediterraneo il Cristianesimo?
orientale esse si estesero all’Occidente (penisola italica, Gallie, penisola iberica, iso-
le britanniche...), oltre il Danubio, nelle regioni caucasiche (attuali Armenia e Geor- • Che cosa erano le eresie?
gia), nell’Africa settentrionale e fin nella regione attualmente corrispondente al- Quale fu quella più im-
l’Etiopia. portante?

L’organizzazione della Chiesa permise di conservare inalterati i contenuti del Eresia
messaggio cristiano. Sorsero, però, alcuni gruppi che svilupparono interpretazioni Parola derivante dal greco
diverse da quelle ufficiali; esse vennero condannate con il nome di eresie e com- àiresis, “scelta”, con la quale
battute in tutti i modi. La più importante fu l’eresia ariana, fondata dal sacerdote di si intende qualsiasi dottrina
Alessandria d’Egitto, Ario, condannato nel 325 (nel Concilio di Nicea) dalla Chiesa. diversa da quella della Chiesa
Essa negava la divinità di Gesù e fu abbracciata dalla maggior parte dei popoli ger- ufficiale.
manici convertiti al Cristianesimo.

I RAPPORTI TRA CRISTIANESIMO E IMPERO ROMANO Per ricordare

I rapporti tra il Cristianesimo e l’Impero romano conobbero fasi alterne. Tradizio- • Come furono i rapporti
nalmente tolleranti verso ogni tipo di religione, i Romani permisero anche ai Cri- tra i Cristiani e i Romani?
stiani di costituire la loro comunità. Ben presto, tuttavia, nacquero incomprensioni
e opposizioni. Per molti Romani, ad esempio, era difficile accettare la nuova conce- • Dove il Cristianesimo in-
zione cristiana che poneva tutti gli uomini sullo stesso piano di fronte a Dio: contrò le maggiori resi-
secondo questa, ricchi e poveri, padroni e schiavi, Romani e barbari avevano gli stes- stenze?
si diritti e la stessa dignità.
• Quale fu l’atteggiamento
Abbastanza forte fu la resistenza al Cristianesimo tra gli abitanti dei villaggi di degli imperatori nei con-
campagna, detti pagani (da pagus, “villaggio”), assai legati alla religione tradiziona- fronti del Cristianesimo?
le; il termine pagano, in seguito, assunse proprio il significato di “colui che non ade-
risce o è contrario al Cristianesimo”.

Il comportamento degli imperatori fu discontinuo nei confronti della nuova reli-
gione. Talvolta essi furono portati a pensare che i Cristiani mirassero a sovvertire la
loro autorità – per esempio quando si rifiutavano di rendere culto alla loro persona,
come accadde con Diocleziano –; altre volte, come con Traiano e Marco Aurelio, i
rapporti furono pacifici. Ben presto, però, anche gli imperatori presero atto della
forza della nuova religione e dell’importanza sempre crescente che essa andava as-
sumendo all’interno dell’Impero.

L’ASCESA AL TRONO DI COSTANTINO Per ricordare

Il sistema della tetrarchia voluto da Diocleziano, oltre che garantire un’adeguata • Che cosa doveva garantire
amministrazione dell’Impero, aveva anche lo scopo di far sì che la successione avve- il sistema della tetrarchia?
nisse senza traumi e violenze. Così, nel 305 Diocleziano e Massimiano abdicaro-
no, nominando direttamente come loro successori i rispettivi Cesari. • Che cosa accadde dopo
l’abdicazione di Dioclezia-
Contrariamente a quanto Diocleziano aveva previsto, l’autorità dei Cesari non ven- no e Massimiano?
ne riconosciuta dalle legioni, che vollero porre sul trono i loro comandanti, scate-
nando così ancora una volta sanguinose lotte per la conquista del potere. Alla fine, • Dove venne stabilita la
tra i contendenti, prevalse Costantino, che nel 324 riuscì a unire nuovamente tutto nuova capitale? Che cosa
l’Impero sotto la sua autorità. fece Costantino per facili-
tare i commerci?
Costantino stabilì una nuova capitale a Bisanzio – un’antica città greca collocata
sul Bosforo –, che da lui prese il nome di Costantinopoli, e avviò importanti rifor- Abdicazione
me, soprattutto in campo economico: in particolare, per agevolare i commerci, in- Atto con il quale un sovrano o
trodusse una nuova moneta d’oro, valida in tutto l’Impero, il solidus. un pontefice rinuncia al trono.

138 CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS

L’Arco di Costantino, realizzato nel 312-315 d.C., sorge nel cuore di Roma accanto al Colosseo.

IL CRISTIANESIMO, UNICA RELIGIONE UFFICIALE DELL’IMPERO Per ricordare

Uno degli atti storicamente più importanti compiuti da Costantino fu la promulga- • Chi promulgò l’Editto di
zione dell’Editto di Milano, nel 313, con il quale veniva concessa a tutte le religio- Milano? Che cosa stabili-
ni presenti nell’Impero la libertà di praticare apertamente i loro culti. va?

Pur riguardando tutte le religioni, l’Editto di Milano (chiamato anche Editto di tolle- • Quale tipo di legame si
ranza) favorì in modo determinante il Cristianesimo, che da quel momento crebbe instaurò tra l’Impero e il
ulteriormente d’importanza e stabilì solidi legami con l’Impero. Nel Cristianesimo Cristianesimo?
l’Impero cercava una nuova unità culturale, mentre da parte sua la Chiesa ottenne
diversi privilegi, grazie ai quali riuscì a espandersi sempre più. • Che cosa stabiliva l’Editto
di Tessalonica promulgato
Dopo la morte di Costantino, l’Impero attraversò ancora un periodo difficile, fin- da Teodosio?
ché non fu nuovamente riunificato da Teodosio, che regnò dal 379 al 395. Proprio
Teodosio, nel 380, con l’Editto di Tessalonica (l’attuale Salonicco), proclamò il Cri- • In quale senso si può dire
stianesimo religione ufficiale dell’Impero e bandì definitivamente la religione poli- che l’Impero romano di-
teista tradizionale. ventò cristiano?

Con l’Editto di Tessalonica l’Impero diventava cristiano, ma già lo era da tempo
la grande cultura dell’epoca, soprattutto grazie ai “Padri della Chiesa”: uomini co-
me san Gerolamo, che tradusse la Bibbia in latino; sant’Ambrogio, celebre vescovo
di Milano; sant’Agostino, filosofo e teologo di primaria importanza nella storia della
cultura europea e mondiale; san Giovanni Crisostomo, patriarca di Costantinopoli,
lasciarono una traccia indelebile nella cultura antica e moderna, fino a oggi.

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA 139

LA FINE DELL’IMPERO ROMANO Per ricordare

LA DIVISIONE DELL’IMPERO • Quali furono i due imperi
sorti dopo la morte di
Alla morte di Teodosio, nel 395, l’Impero romano fu definitivamente diviso in Teodosio?
due parti, questa volta politicamente indipendenti: Impero romano d’Oriente, con
capitale Costantinopoli, e Impero romano d’Occidente, con capitale Milano e, in • Quale fu il destino dei
seguito, Ravenna. due imperi?

Dal momento della loro separazione, l’Impero romano d’Oriente e l’Impero ro- • Quali popoli invasero e
mano d’Occidente ebbero storie diverse. Il primo riuscì a difendersi dall’avanzata saccheggiarono Roma? In
dei popoli invasori e durò per un millennio quali condizioni si trovava
ancora, fino alla conquista dei Turchi nel l’Impero romano d’Occi-
1453; il secondo, invece, ebbe vita bre- dente?
ve, soprattutto a causa delle devastan-
ti invasioni dei popoli germanici.

Nel 410 i Visigoti, guidati dal
loro re Alarico, invasero Roma e
la sottoposero a saccheggio.
Meno di cinquant’anni dopo, la
città doveva subire un nuovo
saccheggio da parte di un altro
popolo barbaro, i Vandali. Si
trattò di episodi che ebbero un
impatto devastante sui Romani,
perché per la prima volta dopo
secoli la loro città veniva così vio-
lentemente attaccata, ma di fatto il
territorio dell’Impero d’Occidente
ormai da decenni era preda dei di-
versi popoli invasori.

Testa di barbaro.

140 CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS

LA FINE DELL’IMPERO D’OCCIDENTE Per ricordare

Un ultimo sforzo per salvare l’Impero d’Occidente fu compiuto dal generale ro- • Contro chi combatté il
mano Ezio, il quale affrontò gli Unni comandati dal re-condottiero Attila, sopranno- generale romano Ezio?
minato “il flagello di Dio”. Ezio riuscì a vincerlo, nel 451 (ai Campi Catalaunici, in
Gallia), ma l’anno dopo Attila ricomparve, penetrando nella penisola e saccheg- • Che cosa accadde quando
giando numerose città, tra cui Aquileia, Padova, Brescia, Bergamo e Milano. gli Unni invasero nuova-
mente la penisola italica?
L’esercito romano era ormai impotente e l’autorità imperiale, con sede a
Ravenna, era incapace di imporsi e di resistere agli attacchi. Ad avviare trattative • Chi fu l’ultimo imperatore
con gli invasori dovette presentarsi papa Leone I: l’autorità religiosa appariva or- dell’Impero romano d’Oc-
mai l’unica dotata un un vero prestigio e capace di garantire la difesa delle popo- cidente? Da chi fu depo-
lazioni. sto?

Nel 476 venne destituito anche l’ultimo imperatore d’Occidente, che era tale • Quale tappa fondamenta-
solo di nome: un ragazzo di appena 16 anni di nome Romolo, detto scherzosamente le segna per gli storici
Augustolo, “piccolo Augusto”. Egli fu deposto da Odoacre, generale germanico, che l’anno 476?
non volle più nominare nessun altro imperatore né rivendicò il titolo per sé, ma si
accontentò di essere nominato “patrizio” dall’imperatore d’Oriente.

Così finiva anche formalmente l’Impero romano d’Occidente. E con esso, nel
476, per gli storici, ha termine anche il lungo percorso della Storia antica.

Fontana monumentale a Ippona, la città africana di cui Sant’Agostino fu vescovo. È un’immagine simbolica della fine di un’epoca, con la ma-
schera della Gorgona, un mostro della mitologia greco-romana che aveva il potere di pietrificare chiunque la guardasse.

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA 141

PPrroottaaggoonniissttii

SANT’AGOSTINO: ALLE ORIGINI DELLA CULTURA EUROPEA

UN LETTERATO CONVERTITO AL CRISTIANESIMO

Aurelio Agostino nacque nel 354 d.C. in Algeria, da una famiglia di ceto sociale
modesto. Nella sua vita ebbe sempre una grande influenza la madre Monica, donna
dal carattere forte e di fede cristiana; nonostante ciò, durante la sua giovinezza Ago-
stino dimenticò gli insegnamenti religiosi e partecipò alla vita spensierata e scostu-
mata dei suoi amici.

I suoi primi studi si basarono sulla retorica (la disciplina del parlare e dello scrive-
re), la grammatica e i classici. Divenne insegnante con buone possibilità di carriera,
ma attraversò una profonda crisi spirituale che lo avvicinò al Cristianesimo. Nel
391 divenne sacerdote e poi vescovo della città di Ippona.

LA STORIA GOVERNATA DALLA PROVVIDENZA DIVINA

Agostino visse a cavallo fra due epoche: la fine del mondo antico (con la fine del-
l’Impero romano) e l’inizio dell’Età “tardo antica”, una “via di mezzo” fra l’antichità e
il Medioevo.

Proprio la crisi del mondo antico divenne il motivo della composizione di una
delle sue opere più importanti, il De civitate Dei (La Città di Dio). In risposta ai pa-

gani che accusavano il Dio cristiano di non proteggere l’Impero or-
mai decadente, Agostino elabora la sua concezione cristiana della
storia, una storia cioè governata dalla provvidenza (cioè l’azione
di Dio). In questo modo ogni avvenimento, anche quello più nega-
tivo, essendo voluto da Dio, ha una funzione positiva.

DUE CITTÀ: QUELLA DI DIO E QUELLA DEGLI UOMINI

Nella seconda parte della sua opera, Agostino formula la dottrina
delle due città: la città terrena (fondata da Caino, quella dei mal-
vagi, destinata alla pena eterna) e la città celeste (fondata da Abele,
la città dei fedeli che ha come scopo la vita ultraterrena).

Ecco che cosa scrive Agostino:

Il genere umano è da noi diviso in due parti: quella di coloro che vivono secon-
do l’uomo e l’altra di coloro che vivono secondo Dio. In senso mistico, chiamia-
mo tali parti “le due città”, cioè le due società degli uomini, delle quali una è
quella predestinata a regnare in eterno con Dio, l’altra dovrà subire l’eterno
supplizio col diavolo [...] il fine di tutti i nostri beni è la pace che, come già ab-
biamo detto, è la vita eterna [...] La pace, infatti, è un bene tanto grande che,
anche nelle cose terrene e mortali, non si può udire niente di più gradito, nien-
te si desidera più ardentemente, niente di meglio si può trovare.

da Agostino, La Città di Dio, XV, 1 e XIX, 11, Edizioni Paoline

L’IMPRONTA DI AGOSTINO SULLA CULTURA EUROPEA

Fra le sue opere più belle e famose ricordiamo inoltre le Confes-
sioni, scritte verso il 400. Il segno lasciato da Agostino sarà così
profondo che la sua dottrina diverrà il fondamento della vita poli-
tica e sociale dell’Europa del Medioevo.

Sant’Agostino nello studio, da un dipinto murale di Sandro Botticelli (1480).

142 CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS

Anche noi storici

Conoscere eventi e fenomeni storici VF Attivazioni didattiche

1. Indica se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F).

a. Ottaviano si fece conferire solo la carica di imperatore.
b. Il titolo di Augusto significava “degno di ammirazione”.
c. Venne introdotto un nuovo ordinamento del Principato.
d. La “pace augustea” si fondava sulla repressione della plebe.
e. Augusto divise la penisola italica in 11 regioni.
f. Le province senatorie avevano un esercito stanziale.
g. Virgilio fu il più fedele interprete dello spirito e della cultura dell’Età augustea.

Conoscere eventi e fenomeni storici - Orientarsi nel tempo

2. Associa correttamente e in ordine cronologico i nomi degli imperatori alla rispettiva dinastia.

Dinastia giulio-claudia Dinastia dei Flavi

……………………...….………………………. ……………………...….……………………….
……………………...….………………………. ……………………...….……………………….
……………………...….………………………. ……………………...….……………………….
……………………...….………………………. ……………………...….……………………….

[Tito - Claudio - Tiberio - Nerone - Caligola - Domiziano - Vespasiano]

Conoscere eventi e fenomeni storici

3. Elenca almeno sei elementi comuni dell’Europa “romanizzata”.

a. ……………………................….………………………. d. ……………………................….……………………….
b. ……………………................….………………………. e. ……………………................….……………………….
c. ……………………................….………………………. f. ……………………................….……………………….

Comprendere e utilizzare il linguaggio della storia

4. Collega i termini alla corretta definizione.

a. Foro romano 1. cuore della vita civile e religiosa di Roma
b. Insula 2. casa destinata alle famiglie benestanti
c. Domus 3. ricche residenze lontano dalla città
d. Villa 4. casa popolare per la gente comune

Conoscere eventi e fenomeni storici

5. Elenca i quattro motivi principali della crisi che colpì l’Impero romano durante il III sec. a.C.

a. ……………………................….………………………. c. ……………………................….……………………….
b. ……………………................….………………………. d. ……………………................….……………………….

Conoscere eventi e fenomeni storici

6. Completa il testo con le informazioni mancanti.

Nel 284 a.C. l’imperatore …………………. avviò una radicale ………………. politica e amministrativa, dividendo …………….
in due parti: Orientale, da lui stesso governata e con capitale ……………………., e Occidentale, governata da ……......………….
e con capitale ………………… . Nel governo dei territori, ciascuno dei due ………………………. era aiutato da una persona cui
venne attribuito il titoli di ……………… . Questa forma di governo fu chiamata ………………., ovvero “governo a …………….”.

[a. Milano - b. tetrarchia - c. Diocleziano - d. riforma - e. Nicomedia - f. Massimiano - g. Cesare - h. quattro - i. l’Impero -
l. Augusti]

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA (DA AUGUSTO ALLA FINE DELL’IMPERO ROMANO) 143

ttivazioniA didatticheConoscere eventi e fenomeni storici

7. Indica con X la risposta corretta tra quelle proposte.

a. La vicenda terrena di Gesù di Nazareth si svolse
1. a Roma.
2. in Palestina.

b. Il messaggio di Gesù era basato sulla concezione
1. dell’uguaglianza di tutti gli uomini davanti a Dio.
2. del carattere divino degli imperatori.

c. Il Sinedrio
1. era il supremo consiglio religioso, politico e giudiziario di Israele.
2. era il luogo dove in origine Gesù predicava.

d. Il centro della Cristianità fu
1. Roma.
2. Alessandria.

e. L’Editto di Tessalonica, promulgato da Teodosio nel 380
1. sanciva la libertà di culto per ogni religione.
2. proclamava il Cristianesimo religione ufficiale dell’Impero.

Ricavare informazioni da un documento storico

8. Leggi il seguente passo, poi rispondi alle domande.

Io, Costantino Augusto ed anche io, Licinio Augusto, incontratici felicemen-
te presso Milano [nel gennaio-febbraio 313] e trattando di tutto ciò che ri-
guarda il benessere e la sicurezza dello Stato, pensiamo che, tra le altre de-
cisioni utili alla maggior parte degli uomini, bisogna prima di tutto regolare
quelle che riguardano il rispetto dovuto alla divinità e così dare ai Cristiani,
come a tutti, libera possibilità di seguire ciascuno la religione che vuole, af-
finché tutto ciò che è divino nella sua sede celeste possa essere benigno e
propizio verso di noi e verso tutti coloro che sono sotto il nostro potere.
Abbiamo dunque ritenuto di dover prendere questa decisione con salutare e
retta intenzione, che a nessuno si debba negare questa possibilità, sia che uno
abbia dato il suo animo alla religione dei Cristiani, sia a quella che ritiene per
sé la più adatta, affinché la divinità somma, alla quale noi liberamente prestia-
mo ossequio, possa concederci in ogni cosa il favore e la benevolenza consueti
[...].
Inoltre abbiamo creduto di dover fissare nei riguardi dei Cristiani anche questo:
tornino in loro proprietà, senza bisogno di alcuna ammenda in denaro, quei lo-
cali nei quali prima erano soliti radunarsi, e non si trovino scuse e sotterfugi o
sottigliezze legali per sottrarsi a tale obbligo, o che siano stati incamerati dal fisco
imperiale o siano stati acquistati da una qualsiasi altra persona: su ciò a voi
erano già state date istruzioni per lettera [...].

Busto dell’imperatore Costantino.

a. Qual è, per Licinio e Costantino, una delle questioni più importanti per lo Stato? ...................................................................

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b. Che cosa viene stabilito riguardo alla religione? .................................................................................................................................

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c. Quali sono, in particolare, i provvedimenti adottati per i Cristiani? ................................................................................................

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144 CAPITOLO 6 - LA CIVILTÀ DI ROMA (DA AUGUSTO ALLA FINE DELL’IMPERO ROMANO) © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS


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