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Published by lettere.confalonieri, 2016-12-04 17:19:00

promessi sposi testo integrale

promessi sposi testo integrale

Alessandro Manzoni - I Promessi sposi

rare, per que’ pochi giorni, le ospiti che Dio aveva loro
mandate.

– Oh! sì signore, – rispose la donna, con un tono di
voce e con un viso ch’esprimeva molto più di
quell’asciutta risposta, strozzata dalla vergogna. Ma il
marito, messo in orgasmo dalla presenza d’un tale inter-
rogatore, dal desiderio di farsi onore in un’occasione di
tanta importanza, studiava ansiosamente qualche bella
risposta. Raggrinzò la fronte, torse gli occhi in traverso,
strinse le labbra, tese a tutta forza l’arco dell’intelletto,
cercò, frugò, sentì di dentro un cozzo d’idee monche e
di mezze parole: ma il momento stringeva; il cardinale
accennava già d’avere interpretato il silenzio: il
pover’uomo aprì la bocca, e disse: – si figuri! – Altro
non gli volle venire. Cosa, di cui non solo rimase avvilito
sul momento; ma sempre poi quella rimembranza im-
portuna gli guastava la compiacenza del grand’onore ri-
cevuto. E quante volte, tornandoci sopra, e rimettendosi
col pensiero in quella circostanza, gli venivano in mente,
quasi per dispetto, parole che tutte sarebbero state me-
glio di quell’insulso si figuri! Ma, come dice un antico
proverbio, del senno di poi ne son piene le fosse.

Il cardinale partì, dicendo: – la benedizione del Si-
gnore sia sopra questa casa.

Domandò poi la sera al curato come si sarebbe potu-
to in modo convenevole ricompensare quell’uomo, che
non doveva esser ricco, dell’ospitalità costosa, special-
mente in que’ tempi. Il curato rispose che, per verità, né
i guadagni della professione, né le rendite di certi cam-
picelli, che il buon sarto aveva del suo, non sarebbero
bastate, in quell’annata, a metterlo in istato d’esser libe-
rale con gli altri; ma che, avendo fatto degli avanzi negli
anni addietro, si trovava de’ più agiati del contorno, e
poteva far qualche spesa di più, senza dissesto, come
certo faceva questa volentieri; e che, del rimanente, non

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ci sarebbe stato verso di fargli accettare nessuna ricom-
pensa.

– Avrà probabilmente, – disse il cardinale, – crediti
con gente che non può pagare.

– Pensi, monsignore illustrissimo: questa povera gen-
te paga con quel che le avanza della raccolta: l’anno
scorso, non avanzò nulla; in questo, tutti rimangono in-
dietro del necessario.

– Ebbene, – disse Federigo: – prendo io sopra di me
tutti que’ debiti; e voi mi farete il piacere d’aver da lui la
nota delle partite, e di saldarle.

– Sarà una somma ragionevole.
– Tanto meglio: e avrete pur troppo di quelli ancor
più bisognosi, che non hanno debiti perché non trovan
credenza.
– Eh, pur troppo! Si fa quel che si può; ma come arri-
vare a tutto, in tempi di questa sorte?
– Fate che lui li vesta a mio conto, e pagatelo bene.
Veramente, in quest’anno, mi par rubato tutto ciò che
non va in pane; ma questo è un caso particolare.
Non vogliam però chiudere la storia di quella giorna-
ta, senza raccontar brevemente come la terminasse l’in-
nominato.
Questa volta, la nuova della sua conversione l’aveva
preceduto nella valle; vi s’era subito sparsa, e aveva mes-
so per tutto uno sbalordimento, un’ansietà, un cruccio,
un susurro. Ai primi bravi, o servitori (era tutt’uno) che
vide, accennò che lo seguissero: e così di mano in mano.
Tutti venivan dietro, con una sospensione nuova, e con
la suggezione solita; finché, con un seguito sempre cre-
scente, arrivò al castello. Accennò a quelli che si trova-
van sulla porta, che gli venissero dietro con gli altri; en-
trò nel primo cortile, andò verso il mezzo, e lì, essendo
ancora a cavallo, mise un suo grido tonante: era il segno
usato, al quale accorrevano tutti que’ suoi che l’avessero
sentito. In un momento, quelli ch’erano sparsi per il ca-

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stello, vennero dietro alla voce, e s’univano ai già radu-
nati, guardando tutti il padrone.

– Andate ad aspettarmi nella sala grande, – disse loro;
e dall’alto della sua cavalcatura, gli stava a veder partire.
Ne scese poi, la menò lui stesso alla stalla, e andò
dov’era aspettato. Al suo apparire, cessò subito un gran
bisbiglìo che c’era; tutti si ristrinsero da una parte, la-
sciando voto per lui un grande spazio della sala: poteva-
no essere una trentina.

L’innominato alzò la mano, come per mantener quel
silenzio improvviso; alzò la testa, che passava tutte quel-
le della brigata, e disse: – ascoltate tutti, e nessuno parli,
se non è interrogato. Figliuoli! la strada per la quale sia-
mo andati finora, conduce nel fondo dell’inferno. Non è
un rimprovero ch’io voglia farvi, io che sono avanti a
tutti, il peggiore di tutti; ma sentite ciò che v’ho da dire.
Dio misericordioso m’ha chiamato a mutar vita; e io la
muterò, l’ho già mutata: così faccia con tutti voi. Sappia-
te dunque, e tenete per fermo che son risoluto di prima
morire che far più nulla contro la sua santa legge. Levo a
ognun di voi gli ordini scellerati che avete da me; voi
m’intendete; anzi vi comando di non far nulla di ciò che
v’era comandato. E tenete per fermo ugualmente, che
nessuno, da qui avanti, potrà far del male con la mia
protezione, al mio servizio. Chi vuol restare a questi pat-
ti, sarà per me come un figliuolo: e mi troverei contento
alla fine di quel giorno, in cui non avessi mangiato per
satollar l’ultimo di voi, con l’ultimo pane che mi rima-
nesse in casa. Chi non vuole, gli sarà dato quello che gli
è dovuto di salario, e un regalo di più: potrà andarsene;
ma non metta più piede qui: quando non fosse per mu-
tar vita; che per questo sarà sempre ricevuto a braccia
aperte. Pensateci questa notte: domattina vi chiamerò, a
uno a uno, a darmi la risposta; e allora vi darò nuovi or-
dini. Per ora, ritiratevi, ognuno al suo posto. E Dio che

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ha usato con me tanta misericordia, vi mandi il buon
pensiero.

Qui finì, e tutto rimase in silenzio. Per quanto vari e
tumultuosi fossero i pensieri che ribollivano in que’ cer-
vellacci, non ne apparve di fuori nessun segno. Erano
avvezzi a prender la voce del loro signore come la mani-
festazione d’una volontà con la quale non c’era da ripe-
tere: e quella voce, annunziando che la volontà era mu-
tata, non dava punto indizio che fosse indebolita. A
nessuno di loro passò neppur per la mente che, per esser
lui convertito, si potesse prendergli il sopravvento, ri-
spondergli come a un altr’uomo. Vedevano in lui un
santo, ma un di que’ santi che si dipingono con la testa
alta, e con la spada in pugno. Oltre il timore, avevano
anche per lui (principalmente quelli ch’eran nati sul suo,
ed erano una gran parte) un’affezione come d’uomini li-
gi; avevan poi tutti una benevolenza d’ammirazione; e
alla sua presenza sentivano una specie di quella, dirò
pur così, verecondia, che anche gli animi più zotici e più
petulanti provano davanti a una superiorità che hanno
già riconosciuta. Le cose poi che allora avevan sentite da
quella bocca, erano bensì odiose a’ loro orecchi, ma non
false né affatto estranee ai loro intelletti: se mille volte se
n’eran fatti beffe, non era già perché non le credessero,
ma per prevenir con le beffe la paura che gliene sarebbe
venuta, a pensarci sul serio. E ora, a veder l’effetto di
quella paura in un animo come quello del loro padrone,
chi più, chi meno, non ce ne fu uno che non gli se n’at-
taccasse, almeno per qualche tempo. S’aggiunga a tutto
ciò, che quelli tra loro che, trovandosi la mattina fuor
della valle, avevan risaputa per i primi la gran nuova,
avevano insieme veduto, e avevano anche riferito la
gioia, la baldanza della popolazione, l’amore e la venera-
zione per l’innominato, ch’erano entrati in luogo
dell’antico odio e dell’antico terrore. Di maniera che,
nell’uomo che avevan sempre riguardato, per dir così, di

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basso in alto, anche quando loro medesimi erano in gran
parte la sua forza, vedevano ora la maraviglia, l’idolo
d’una moltitudine; lo vedevano al di sopra degli altri,
ben diversamente di prima, ma non meno; sempre fuori
della schiera comune, sempre capo.

Stavano adunque sbalorditi, incerti l’uno dell’altro, e
ognun di sé. Chi si rodeva, chi faceva disegni del dove
sarebbe andato a cercar ricovero e impiego; chi s’esami-
nava se avrebbe potuto adattarsi a diventar galantuomo;
chi anche, tocco da quelle parole, se ne sentiva una certa
inclinazione; chi, senza risolver nulla, proponeva di pro-
metter tutto a buon conto, di rimanere intanto a man-
giare quel pane offerto così di buon cuore, e allora così
scarso, e d’acquistar tempo: nessuno fiatò. E quando
l’innominato, alla fine delle sue parole, alzò di nuovo
quella mano imperiosa per accennar che se n’andassero,
quatti quatti, come un branco di pecore, tutti insieme se
la batterono. Uscì anche lui, dietro a loro, e, piantatosi
prima nel mezzo del cortile, stette a vedere al barlume
come si sbrancassero, e ognuno s’avviasse al suo posto.
Salito poi a prendere una sua lanterna, girò di nuovo i
cortili, i corridoi, le sale, visitò tutte l’entrature, e, quan-
do vide ch’era tutto quieto, andò finalmente a dormire.
Sì, a dormire; perché aveva sonno.

Affari intralciati, e insieme urgenti, per quanto ne fos-
se sempre andato in cerca, non se n’era mai trovati ad-
dosso tanti, in nessuna congiuntura, come allora; eppure
aveva sonno. I rimorsi che gliel avevan levato la notte
avanti, non che essere acquietati, mandavano anzi grida
più alte, più severe, più assolute; eppure aveva sonno.
L’ordine, la specie di governo stabilito là dentro da lui
in tant’anni, con tante cure, con un tanto singolare ac-
coppiamento d’audacia e di perseveranza, ora l’aveva lui
medesimo messo in forse, con poche parole; la dipen-
denza illimitata di que’ suoi, quel loro esser disposti a
tutto, quella fedeltà da masnadieri, sulla quale era avvez-

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