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Published by blady, 2018-05-09 05:09:11

Opuscolo 2018

Opuscolo storico

Si elessero anche otto magistrati comunali che presero il nome
di P r i o r i. Nel 1380 fu introdotta la magistratura dei P e n n o n i e r i,
a capo della quale era un Gonfaloniere.
Il Comune provvedeva al pagamento di un medico condotto, di un maestro, di sedici
custodi alle porte e di un custode per l’Ospedale di Santa Maria in Borgo Vecchio.

Statuti: Sono a noi pervenuti quelli del 1332, quelli del 1383 e quelli del 1535. In essi

sono dettagliatamente indicate le norme per le elezioni delle cariche cittadine, e quelle
più generali che regolavano la vita della comunità.

Strutture residue: Non sono molte le strutture di Borgo Marturi e della

Poggibonsi trecentesca sopravvissute fino ai giorni nostri. La più notevole è il
Campanile della Collegiata. I resti di un’altra torre sono visibili all’interno dell’odierno
cinema Garibaldi, nascosti dietro il palcoscenico. Un’altra torretta rotonda è in cima a
via Costantino Marmocchi, e faceva parte della Porta del Poggiarello. Un’altra infine può
vedersi da Piazza Matteotti, incorporata in un edificio più tardo. Forse anche la piccola
torre a fianco del Palazzetto Pretorio faceva parte del Castello di Marturi. Tracce delle
mura sono visibili a fianco del cinema Garibaldi verso la Collegiata, nella via Dietro le
Mura che da esse ha preso il nome, nell’alto edificio prospiciente il Gioco del Pallone
e dietro alle case di via Trento, dal lato adiacente al centro cittadino. Una indiretta
testimonianza è data dal nome dei “Fossi” che designava tutta la zona di via
Trento, evidente riferimento al fossato che cingeva le mura. Anche la Chiesa di
San Lorenzo può riferirsi a tale periodo. La struttura generale del borgo medioevale
è ancora riconoscibile nella pianta del centro storico di Poggibonsi, di forma ellittica
allungata, avente per asse maggiore la Via Maestra. Tale via è affiancata da due strade
minori per lato, che tendono a ricongiungersi alle due opposte estremità. Sporadici
reperti sono visibili in alcuni punti della città, stemmi, alcune belle pietre squadrate,
forse provenienti addirittura dalla distrutta Poggiobonizio, ed utilizzate per la costruzione
di alcuni edifici del piano. Notevole la bella architrave in pietra scolpita a motivi floreali
che sovrasta la porta d’ingresso alla Cappella di San Gregorio, d’incerta datazione,
ma certamente molto antica e quasi sicuramente proveniente dalla contigua pieve.

POGGIBONSI ODIERNA

Ubicazione: Si estende nella pianura attraversata dal torrente Staggia, nei pressi

della confluenza con il fiume Elsa e sulle colline circostanti.

Sviluppo edilizio: Fino all’ultimo conflitto mondiale Poggibonsi si allargava poco

al di fuori della cinta muraria trecentesca: nella zona dei “Fossi”, nella zona del viale
Garibaldi, costruita ai primi del secolo, e con pochi edifici lungo la via Senese ed oltre
la ferrovia. Un nucleo isolato di edifici sorgeva nella zona del Borgaccio.
Dai bombardamenti aerei negli anni 1943 e 1944 venne completamente distrutta tutta
la zona tra la ferrovia e via Trento ed inoltre gravissime distruzioni si ebbero nella zona
posta tra quest’ultima via e la via Maestra, la zona del viale Garibaldi, degli
Orti, di via Pisana. Colpita anche e gravemente danneggiata la chiesa di San
Lorenzo. Distrutti completamente il Teatro Ravvivati Costanti, la scuola di
Avviamento al Lavoro, i Macelli Comunali e moltissimi altri edifici.
Nell’immediato dopoguerra si ebbe un primo sviluppo al di là della ferrovia e parallelamente ad
essa, nella zona di via Redipuglia, via Fiume lungo la via Cassia in direzione del Borgaccio.

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Negli anni successivi si ebbe una saturazione a macchia d’olio di tutta la piana, la
costruzione di edifici isolati sulle colline e la formazione dell’importante insediamento
abitativo-industriale di Bellavista, verso Staggia.
Nella piana dei Foci e verso la bassa valle dell’Elsa, a confine del comune di Barberino
Val d’Elsa, si è avuto un forte sviluppo di insediamenti artigianali ed industriali.

Acquedotti: Sono quattro gli acquedotti di cui si ha notizia.

Il più antico attingeva acqua ad una sorgente posta sul colle della Fortezza, poco
sopra al Poderino e scendeva poi con una canaletta di cui ancora oggi sono visibili le
tracce lungo la strada pedonale per San Lucchese.
Il secondo prendeva acqua da delle gallerie filtranti sotto il Poggio del Poderino, correva
lungo il Vallone sotto l’attuale via San Francesco e portava acqua alla fonte di piazza.
All’altezza della terrazza del Vallone aveva una cupoletta emisferica in mattoni, il cui
basamento è stato sfruttato per realizzare l’attuale fontana. Questo acquedotto, rimesso in
funzione, fu il primo acquedotto a ridare acqua a Poggibonsi nell’immediato dopoguerra,
in attesa che finisse l’emergenza.
Il terzo, costruito intorno agli anni trenta, prendeva acqua da pozzi artesiani in località
Bernino, la pompava in un deposito posto in cima all’erta di San Lucchese da dove
partiva la rete di distribuzione.
Il più recente attinge acqua dal lago artificiale del Cepparello, tra le colline della
Paneretta e di Sornano e sfrutta ancora il deposito in cima all’erta di San Lucchese.

EDIFICI E COSE NOTEVOLI

Chiesa di Santa Maria Assunta

Sorge all’angolo superiore di piazza Cavour, al posto della antica Pieve romanica di
Marturi, demolita nel 1859 in quanto pericolante.
Terminata nel 1863, presenta una facciata di stile
neoclassico. Interno a croce latina a tre navate
divise da colonne e copertura con volte a botte. Nel
transetto destro, notevole Fonte Battesimale
in marmo pregevolmente scolpito e recante la data
1341. Altre opere presenti nella chiesa sono una tela
a forma di lunetta del 1871, rappresentante l’Assunta;
una tela di grandi dimensioni, databile intorno al 1700,
rappresentante la Madonna con Bambino, Sant’Anna,

San Francesco e San Carlo Borromeo, una tela del 1805, di Colignon, rappresentante
la morte di San Lucchese, dove è anche visibile una rappresentazione di Poggibonsi; vi
si trovava una tavola raffigurante la Resurrezione, attribuita a Francesco Botticini (Firenze
1446-1498) della bottega di Botticelli, ora in San Lorenzo; un’urna contenente una scultura in
legno policromo rappresentante Cristo morto, del 1600. In sacrestia, bancone ed armadio
del 1700, ed un Crocifisso in legno policromo della fine del 1500.
Sopra la porta di ingresso, organo a timbro liturgico dolce, montato nel 1790 dai
fratelli Tronci di Pistoia, utilizzando canne in legno e piombo, le più antiche delle quali
risalgono al 1400. La chiesa prende luce da un’ampia vetrata policroma, opera moderna
rappresentante l’Assunzione.

Torre campanaria

A fianco della Collegiata si erge l’alta torre campanaria. È costruita in pietra e presenta, poco
52 sopra il basamento, una originale decorazione ad arcatelle lombardesche. La sommità,

anticamente piramidale come può vedersi in alcune vecchie fotografie, fu rimaneggiata
nel 1896, quando vennero aggiunti: la merlatura, il caratteristico “Gabbione” e l’orologio.
In verità il Gabbione era una protezione, a gabbia, che si trovava attorno alla fontana di
Piazza del Comune, anche se successivamente, una volta smantellata quella struttura, la
denominzione stessa fu data all’incastellatura del campanile. (Mauro Minghi)

Chiesa di San Gregorio

Sorge a fianco della Collegiata, in una piazzetta raggiungibile attraverso un arco ed il
vicolo San Gregorio. La facciata presenta una porta rettangolare i cui stipiti sono formati
da bozze di travertino. Da quelle più elevate sporgono due mensole con modanatura.
Queste sorreggono una bella architrave, probabilmente preromanica, con scolpito un
elegante motivo floreale di stile lucchese.
All’interno si trovavano: un’unica piccola navata coperta da un tetto a capriate, un
bell’altare barocco, una statua policroma raffigurante San Gregorio, racchiusa in
un’urna del 1300 attribuita a Gano di Faggio, (oggi nella Chiesa di San Lorenzo), un
Crocifisso ligneo policromo del 1600, che si trovava posto sull’altare (attualmente
custodito nella cappella presso la sede della Misericordia).

Chiesa di San Lorenzo:

E’ il più importante esempio di architettura religiosa rimasto della Poggibonsi medioevale. Fu
costruita dagli Agostiniani, eremiti di Lecceto, all’inizio del 1300 e consacrata nel 1301, in
forme romanico-gotiche, insieme al convento, di cui non rimane quasi alcuna traccia . Il convento
venne soppresso nel 1652 da Papa Innocenzo X
con la creazione della parrocchia di San Lorenzo,
ripristinato nel 1662 da Papa Alessandro VII ed infine
di nuovo soppresso, insieme alla parrocchia, da Pietro
Leopoldo Granduca di Toscana nel 1783. La parrocchia
venne quindi ripristinata da Leopoldo II nel 1846. La
chiesa fu gravemente danneggiata, nella copertura
ed in una delle cappelle, dai bombardamenti aerei del
1944. Alcune casupole addossate alla facciata, e che
ne deturpavano gravemente l’aspetto, distrutte dai
bombardamenti, non sono state, fortunatamente, ricostruite. Una porta con stipiti a bozze di
pietra e sormontata da una bella architrave monolitica, forse residuo del distrutto convento, è
stata recuperata ed inserita nella ricostruita casa parrocchiale. La semplice facciata in pietra,
verso piazza Savonarola, culmina a capanna, e presenta evidenti tracce di preesistenti portali
ed oculi. In essa si apre l’accesso principale. Sul fianco destro si apre una seconda porta, con
stipiti formati da bozze squadrate di arenaria sui quali poggia l’architrave, tutti decorati da una
bella cornice. Sull’architrave è una lunetta a tutto sesto contornata da un arco decorato con una
modanatura.
L’interno è suddiviso in tre navate da quattro pilastri, due a sezione quadrata e due a sezione
rotonda, e da due mezzi pilastri, collegati longitudinalmente da archi a tutto sesto e sormontati
da capitelli. Capriate a vista sostengono la copertura. Sul fondo, leggermente più basse del
resto della chiesa, si aprono tre cappelle con copertura a volta a crociera.
All’interno, tavola rappresentante San Nicola da Tolentino circondato da pie donne in preghiera,
opera attribuita a Neri di Bicci, una tela raffigurante la Madonna delle Grazie del XVI secolo,
proveniente dall’Oratorio del Piano ed il veneratissimo Crocifisso ligneo del XIV secolo,
attribuito allo scultore senese Giovanni D’Agostino, ritrovato miracolosamente quasi
intatto sotto le macerie della cappella distrutta dai bombardamenti. Ospita inoltre una
tavola raffigurante la Resurrezione attribuita a Francesco Botticini (Firenze 1446-1498) della

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bottega di Botticelli, già posta nella Collegiata.
Da notare anche la bella mensa trecentesca dell’altare maggiore formata da una lastra monoltica
di travertino con decorazioni ad ovuli a dentelli. Una lapide ricorda l’incontro del Savonarola con
Carlo VIII, avvenuto in questa chiesa nel 1495. Sul retro della chiesa si erge l’originale campanile
con copertura a cuspide. Dal 1998 forma un’unica parrocchia con quella della Propositura -
Santa Maria Assunta.

Chiesa di San Giuseppe

Edificata nel 1960 – 1962 su progetto del Professor Carlo Del Zanna. Costruzione linea-
re ed armoniosa, consacrata il 17 marzo 1962, sorse nei nuovi quartieri nei pressi del
Torrente Staggia. Presenta una porta in bronzo, detta “Porta della Pace”, dell’artista pog-
gibonsese Giuseppe Calonaci, autore anche della lunetta in terracotta sopra la porta. Al-
l’interno si trova una Via Crucis e la suggestiva vetrata rappresentante l’Annunciazione.

Chiesa dello Spirito Santo:

Consacrata il 19 Maggio 2002 a Pentecoste, anche se la posa della prima pietra è del 27
Dicembre 1999 e la celebrazione della prima Messa nella notte di Natale del 2001. Sorge
nel quartiere nato a nord della ferrovia nell’ansa occidentale del torrente Staggia. Su progetto
dell’architetto Carlo Fantacci, si presenta all’esterno con una forma squadrata che
all’interno diventa ottagonale. Il centro dell’edificio assume una conformazione
circolare che simboleggia la perfezione divina; è affiancato da un campanile con una

struttura a scala.

Santuario di Santa Maria al Romituzzo

Sorge sulla via Cassia, poco lontano dalla estremità
meridionale di Poggibonsi, sotto il poggio della
Fortezza. In questo luogo, allora solitario e romito,
vivevano di elemosine, in solitudine e preghiera, alcune
pie donne, tenute in gran rispetto da tutti, e che il
popolo chiamava “le romite”, e da questo prese il
nome il luogo. Narra la leggenda che qui venisse
miracolosamente ritrovata, sotto la neve caduta in una
eccezionale nevicata avvenuta ai primi di maggio, una
immagine della Madonna, che fu subito oggetto di culto.
Ad essa venne dapprima dedicato un tabernacolo,
poi intorno al 1460 una chiesa, circondata da un elegante loggiato, dedicata appunto alla
Madonna della Neve.
Verso la metà del 1500 cominciarono ad aversi i primi miracoli della Madonna e le pareti
dell’oratorio cominciarono a ricoprirsi di “ex voto”, riproduzioni di parti del corpo umano in
cartapesta, o piccoli graziosi quadretti dipinti, illustranti la circostanza in cui il fedele, in un
momento di pericolo o di bisogno, si era rivolto alla Madonna chiedendone la protezione;
ingenua ma sincera testimonianza “per grazia ricevuta” di una fede popolare assai profonda e
diffusa. Il santuario fu eretto a parrocchia il 1° Marzo 1967.
Per la festa in onore dell’immagine di Maria SS della Neve era antico costume organizzare
la corsa del Romituzzo, una corsa di barberi ricordata anche da Clemente Casini nel suo
“Repertorio“. Nella seconda metà dell’ 800 essa veniva effettuata sulla distanza di circa un
miglio; partiva dalla Porta delle Chiavi ( odierna piazza Dario Frilli ) e arrivava al Romituzzo. In
alcune occasioni si effettuò sul percorso inverso. Si correva con i cavalli montati a pelo da un
fantino e qualche volta senza fantino. Vi partecipavano anche dei fantini del Palio di Siena.
Oratorio del Piano: Sorgeva nel piano del torrente Staggia, poco lontano dalla “Casa di Chesino” ed
era stato costruito dagli abitanti di Poggiobonizio scesi a valle dopo la distruzione del loro castello nel

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1270, e dedicato alla Madonna delle Grazie. Soppresso nel 1784 e successivamente demolito, se ne

è perduta ogni traccia. Sembra che alcune delle colonne siano andate ad abbellire la chiesa di Cusona.
Palazzo Pretorio

Situato alla estremità superiore di via Maestra, all’angolo di via Costantino Marmocchi, fu la

sede della vita pubblica di Poggibonsi fino alla costruzione dell’attuale Palazzo Comunale. E’

un esempio di buona architettura civile del 1300 ed aveva, fino ai primi del 1800, un loggiato,

successivamente murato. Fu restaurato e riportato in parte alla forme originali, intorno al

1930. La parte inferiore è in pietra, quella superiore in cotto, separate da una cornice in

pietra con modanatura. Un’altra cornice simile è in alto, subito sotto il tetto, assai aggettante

alla maniera fiorentina. Presenta in alto, sulle due facciate una ventina di stemmi degli antichi

Podestà che governarono Poggibonsi nel Seicento. In basso, quasi ad altezza d’uomo, inserita

nella muratura, una formella in pietra scolpita a bassorilievo, raffigurante l’arme del Comune

di Poggibonsi, un leone rampante. Ha ospitato nel passato numerose mostre temporanee,

ed è la sede del Museo di Paleontologia Francesco Costantino Marmocchi, aperto

nel 1987 e diretto dal Dott. Mauro Minghi. Conserva molti reperti paleontologici di notevole

interesse dei quali abbiamo riferito in questo stesso opuscolo. In particolare ci sentiamo in

dovere di aggiungere le notizie passateci dal Dott. Minghi, sulla Balena di Poggibonsi. Se noi

pensiamo a come era la Toscana, e particolarmente la Valdelsa nel Pliocene (da 5 a 1,8 milioni

di anni fa) dobbiamo pensare a un arcipelago, con alcune isole, un mare interno collegato sia

a nord che a est al mare aperto. Un mare, quello “valdelsano”, nel quale scorrazzavano delfini

e orate, razze e dentici, squali e balene! Resti di pesci, denti, placche dentarie, rari otoliti (ossa

delle orecchie), si trovano, anche se con parsimonia, nel nostro territorio; sono abbastanza

frequenti anche reperti fossili di delfini, sirenidi e balenidi.

Nel territorio di Poggibonsi sono stati rinvenuti i resti di un balenide che appartiene al genere

Balaenula astensis. Il genere era noto, finora, per un solo reperto, proveniente dai sedimenti

pliocenici di Asti. Si tratta di una giovane balena, di non grandi dimensioni, la lunghezza è di

circa metri 4,50. Il balenide risale a circa 3 milioni di anni fa, viveva nel mare pliocenico che

occupava buona parte della Toscana tra le colline del Chianti ed il mar Tirreno. I resti ossei

sono conservati presso il Museo di Palazzo Pretorio in cassette: purtroppo non è possibile

il montaggio per la ristrettezza del locale museale. A fianco del Palazzetto Pretorio c’è una

torre, di origine probabilmente precedente, nella parte inferiore della quale è visibile, anche

se rimurato, un arco a sesto acuto in pietra e sopra di questo una finestrella, forse originale.

La torre è coronata da una merlatura ricostruita alla fine del 1800, quando fu demolito il

campanile a vela e la campana donata alla Chiesa di San Lucchese.
Palazzo Comunale

Costruito tra il 1868 ed il 1871 su disegno di Salvatore Guidi, e recentemente

restaurato e ristrutturato, ospita gli uffici di rappresentanza del Comune di Poggibonsi.

All’ultimo piano, nella cosiddetta Sala Quadri, uno spazio dedicato a mostre temporanee

e manifestazioni culturali.
Casa di Chesino

Bella casa colonica settecentesca posta nella piana al margine del viale Marconi presso il

torrente Staggia. E’ il luogo ove Lucchese Fornai, reduce dalle guerre napoleoniche, raccontava

le sue avventure “A veglia da Chesino”. Restaurata e riadattata, ha ospitato fino al 2013 la

Biblioteca comunale Gaetano Pieraccini.

Casa natale di Francesco Costantino Marmocchi

Al n° 21 di via Francesco Costantino Marmocchi si trova la casa natale dello scienzato

ed uomo politico. Presenta un bel portale a bugnato. Una lapide sulla facciata ricorda

l’evento della nascita del grande studioso. 55

Via Maestra

È questo il nome con cui i Poggibonsesi chiamano la via principale del centro storico, che
va da Largo Gramsci a Piazza Cavour, l’attuale Via della Repubblica. Poco lontano
dal suo inizio inferiore, in via XX Settembre al N° 2, è visibile, murata nella facciata di un’abitazione,
una formella proveniente da Poggiobonizio. Poco più in alto, nel luogo sorgeva la porta di Sotto, un
bassorilievo di soggetto sacro è ugualmente murato nella prospiciente facciata. Quasi all’inizio di via
Maestra si trovava la Locanda della Corona, luogo di sosta citato in molti resoconti di viaggio, dove
si fermò anche papa Pio VII, e che successivamente cambiò il nome in Albergo dell’Aquila Imperiale.
Sulla facciata del Palazzo de’ Medici, appartenuto a Antonio de’ Medici posto al N° 15 si possono
vedere alcuni stemmi, uno dei quali della Commenda S.M. Ordine di Malta di cui Antonio de’ Medici
era investito. All’interno, una bella sala con soffitto a cassettoni. Si dice che vi abbia soggiornato
Bianca Cappello. All’angolo con via Sandro Pertini, un’edicola in pietra serena ed immagine della
Madonna in terracotta colorata, datata 1636. E’ questo incrocio che viene chiamato tradizionalmente
“Il Taglio”, per l’allargamento che ne fu fatto tagliando un vicolo coperto preesistente. Poco oltre
l’incrocio, ancora due stemmi sulle facciate degli edifici (al n° 58 quello della famiglia Guicciardini).
Al n° 70, una casa con bella facciata in pietra e finestre con archi, forse residuo di una torre
medioevale. Proprio di fronte, al N° 71, una bella insegna di farmacia, in marmo sagomato con
lettere dorate e fregio inciso, databile ai primi dell’ottocento. Oltre al vicolo Ciaspini, un portoncino
in pietra bugnata e stemma in chiave di arco. Un poco più avanti, sopra l’arco del vicolo Bonanni,
chiamato comunemente “l’arco di Giordano” uno stemma con un riccio, riferibile alla famiglia Ricciardi
che possedeva il palazzo con bel portone con cornice a bugnato visibile in fondo a tale vicolo. Poco
più avanti, un interessante esempio di scarico delle acque piovane formato da docci in terracotta
incastrati uno nell’altro, lasciato volutamente in vista nel corso di un recente rifacimento della facciata.
Superato il Palazzo Pretorio, il Palazzo Comunale e piazza Cavour, proprio di fronte all’arco su cui è
impostato il campanile della Collegiata, c’è Palazzo della Rocca databile alla fine del ‘400, che ha
un portone con cornice a bugnato sormontato da uno stemma in pietra scolpita.

Nucleo antico

Alcuni scorci caratteristici della Poggibonsi trecentesca possono vedersi in Gallurì,
vicolo delle Chiavi, vicolo del Poggiarello, via Della Rocca.

Ex ospedale Pietro Burresi

Costruito a fine ‘800 e successivamente ampliato. nel 2000 l’ospedale è stato
trasferito in località Campostaggia in una nuova struttura. L’edificio, completamente
ristrutturato è stato inaugurato il 26 ottobre 2013 ed ospita vari uffici comunali, la
Scuola Pubblica di Musica e la Biblioteca Comunale “Gaetano Pieraccini” oltre ad ampi
spazi espositivi. Nelle adiacenze è stato costruito un moderno edificio che ospita la
residenza sociale protetta per anziani.

Viale Garibaldi

È la parte più nuova della vecchia Poggibonsi, edificata nei primi anni del ‘900. Mostra alcuni discreti
palazzi e villette. All’inizio la Scuola Media Francesco Costantino Marmocchi, ricostruita nel
dopoguerra al posto di un precedente edificio scolastico distrutto dai bombardamenti. Più avanti la
Scuola Primaria Vittorio Veneto che mostra sulla facciata un bel bassorilievo in bronzo, dedicato
alla memoria dei Caduti della prima guerra mondiale, opera dello scultore senese Ettore Brogi. In
fondo, un’interessante palazzina in stile Liberty. Proseguendo a sinistra in via Bruschettini troviamo in
via Cesare Battisti l’Asilo infantile Umberto I.

Piazza Cavour

È il centro della vecchia Poggibonsi. Su di essa si affacciano il Palazzo Comunale, il Palazzetto Pretorio e
la Collegiata. Al centro sorge la Fontana di Piazza, di modesta rilevanza architettonica, ma molto cara
56 al cuore dei Poggibonsesi. Da essa si diparte la via F.C. Marmocchi al termine della quale può vedersi una

torre rotonda, resto dell’antica porta del Poggiarello, con due stemmi, uno del popolo di Firenze e l’altro del
Comune di Poggibonsi.

Piazza Nagy

È un ampio e tranquillo spazio di aspetto moderno, ricavato al posto di alcuni edifici distrutti dai
bombardamenti e di un mercato coperto che vi era stato successivamente costruito. Viene utilizzata per
spettacoli all’aperto o piccoli mercatini. Sulla facciata di uno degli edifici prospicienti, può vedersi uno
stemma dell’Arcispedale di Santa Maria Nova di Firenze.

Piazza Fratelli Rosselli

Di recente ripavimentata e ristrutturata, su di essa si affaccia il teatro Politeama, nel
2005 ricostruito ex novo al posto del preesistente Politeama dei Ravvivati Costanti.

Piazza Matteotti

È la popolare “Piazza Nova”. Di recente è stata ben sistemata, conservando ed integrando la
preesistente alberatura di tigli ed ippocastani e completandola con una bella pavimentazione a mattoni
con strisce di travertino. Su di essa si affaccia l’edificio del più vecchio ospedale, ma mai stato
ospedale, oggi utilizzato per abitazioni. Di recente è stata inaugurata la bella ed originale “Fontana
dell’Acquerello” di Sarki facente parte del progetto “Arte nell’Arte”, un modo nuovo di arredare le
città con la collaborazione di numerosi artisti di fama internazionale.
Gioco del Pallone: É l’attuale Piazza Berlinguer e viene così popolarmente chiamata perchè in essa
si svolgeva il “Gioco del Pallone o del Bracciale”, un vecchio sport antesignano del tamburello e del
tennis e nel quale i Poggibonsesi dell’inizio del secolo erano molto rinomati. Nell’alto edificio che ne
costeggia uno dei lati più lunghi può riconoscersi il tracciato delle mura di Poggibonsi.

Piazza Mazzini

Ricostruita ed ampliata nell’immediato dopoguerra in occasione della costruzione della nuova stazione
ferroviaria, si presenta in forme moderne con aiuole alberate. In basso, di fronte alla stazione, fontana
adornata da una scultura dedicata alla resistenza opera del maestro Umberto Mastroianni.
In una delle aiuole, cippo in travertino a ricordo delle vittime dei bombardamenti.

Piazza San Giuseppe

Ampio spazio di fronte alla chiesa di San Giuseppe, circondato da moderni edifici. Era da questo punto
che il torrente Staggia, prima della deviazione del 1911, volgeva verso Poggibonsi fino a lambire la
ferrovia nei pressi di Largo Bellucci, per ricongiungersi poi con l’attuale percorso dietro la nuova Pretura.

Piazza 18 Luglio

Modesta piazza alberata nel cuore dei quartieri nati nell’immediato dopoguerra,
intitolata al giorno della Liberazione di Poggibonsi (18 luglio 1944).

Nuovi quartieri

Sono sorti negli ultimi anni lungo il torrente Staggia con moderni edifici talvolta di gradevole
aspetto. Da notare il complesso di Salceto e di Lappeto, il gruppo di edifici intorno a Largo
Usilia nei cui giardini è un busto dedicato ad Alcide De Gasperi, e la nuova Pretura (sede
distaccata del Tribunale di Siena chiusa il 13 settembre 2013). In via del Colombaio, nei pressi
del nuovo cavalcaferrovia è la Porta del Lavoro, suggestiva opera in ferro dello scultore
poggibonsese Giuseppe Calonaci.

Giardini del Vallone

Naturale porta di accesso alla zona monumentale delle Fate, della Fortezza e di San Lucchese,
si presentano come un ampio spazio alberato ed attrezzato tra le vie San Francesco e Fortezza
Medicea. In essi è la fontana del Tempo, opera della scultore poggibonsese Pilade Corsi,
che, con l’aiuto di alcuni volontari, ha intelligentemente utilizzato una struttura residua del
vecchio acquedotto, il basamento di un deposito a cupola in mattoni demolito in occasione della
costruzione della strada, e materiale di recupero, per creare una serie di vasche degradanti. Il
parco è stato completamente risistemato tra il 2010 e 2011 con la demolizione della struttura in

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cemento armato della “terrazza”.

Via San Lucchese

Bella passeggiata pedonale che sale con la ripida “erta” pavimentata a mattoni al colle della
Fortezza e ne costeggia poi le mura, con bella vista sul castello di Badia, San Lucchese e la valle
dell’Elsa fino a Vico e Barberino.

Attrezzature sportive

Sono localizzate in Cimamori, al “Tondo”, popolare denominazione dello Stadio comunale “Stefano
Lotti” con campo di calcio e campi da tennis; al Bernino, dove si trovano campi di calcio, palazzetto
dello sport e piscine coperta e scoperta in gestione alle due associazioni sportive UPP e VIRTUS; al
Palagetto, dove sono ubicati i campi sportivi giovanili della “Virtus”. Negli anni Novanta, a Maltraverso
sono stati costruiti da un privato nuovi impianti, molto frequentati dagli sportivi amatoriali di Poggibonsi.

FONTE DELLE FATE

Origine: Era una delle “bellissime fontane fatte di conci” che sorgevano in Poggiobonizio

e di cui ci dà notizia il cronista nel suo “Fioretto”, attribuendone la costruzione al
maestro Balugano da Crema. Il vero nome sarebbe quello di Fonte di Valle Piatta,
ma è universalmente conosciuta con il più romantico nome di Fonte delle Fate. La sua
costruzione può certamente farsi risalire al XIII secolo.

Ubicazione: È posta nella parte più alta del Vallone, incuneata in una piccola valletta laterale,

proprio sotto al poggio ove sorgeva Poggiobonizio, inclusa nella seconda cerchia muraria
conseguente l’ampliamento successivo al 1260.

Aspetto: Si presenta come una elegante ed al tempo stesso imponente costruzione in

pietra, traforata ed alleggerita da sei archi a sesto acuto con arco doppio, suddivise da
cinque pilastri a sezione rettangolare, traforati in basso da archetti longitudinali. Un basso
muretto delimita la vasca interna, che si spinge sotto la collina, ed è coperta da una volta
a botte. A sinistra la vasca termina con una piattaforma leggermente rialzata rispetto
al fondo, che sostiene due archetti a tutto sesto. Dal vano retrostante ai due archetti,
ricavato nel cuore della collina, si diparte una scala a due rampe che finisce contro un
tombino nel campo soprastante. Nella parete di fondo della vasca, all’altezza di circa due
metri, un breve cunicolo adorno di stalattiti si inoltra per breve tratto nel terreno.
Nel piazzale di fronte alla fontana si apre a livello del terreno una vasca rettangolare, venuta
alla luce durante i lavori di restauro. Il piazzale e la fontana sono racchiusi da una massiccia
struttura muraria, probabile resto delle mura di Poggiobonizio, nella quale si apre un basso
archetto ogivale.
All’esterno, in una nicchia, una piccola fontanella con bacile in pietra. Di fronte, un’altra
fontanella da cui sgorgava acqua sorgiva, è stata sistemata con un beccuccio in bronzo a
forma di conchiglia, opera di Pilade Corsi, ed una vaschetta antistante.

Recupero: Fino all’immediato dopoguerra, di fronte alla fonte si stendeva uno specchio

d’acqua con ninfee e canne palustri, che aveva un suo romantico fascino. Ma con il tempo
lo stagno si era interrato, la vegetazione aveva preso il sopravvento e la fonte, abbandonata
al suo destino, aveva corso il rischio di scomparire per sempre, come tante altre vestigia del
passato. Intorno agli anni ‘80 l’Amministrazione Comunale, sollecitata dall’interessamento di
un gruppo di cittadini, decise l’acquisto della fonte e dell’area circostante per poter dare
inizio al recupero. Sotto la direzione della Sovrintendenza ai Monumenti si provvide al
consolidamento statico delle strutture, alla pavimentazione del piazzale antistante alla
fonte ed alla creazione di un ampio polmone verde con laghetto, fino a dare a tutta la zona

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l’aspetto attuale. Nei primi anni del Duemila, sul pavimento interno della vasca, sono state
inserite alcune statue dette “I Dormienti” opera dello scultore Mimmo Paladino.

FORTEZZA MEDICEA

Origine: Voluta da Lorenzo il Magnifico a difesa

dei confini meridionali dello stato fiorentino, ne

fu decisa la costruzione dal Consiglio Maggiore

di Firenze il 20 Settembre 1488, e se ne iniziò

la costruzione sotto la direzione di Giuliano ed

Antonio da Sangallo. Lorenzo De’ Medici voleva

costruire la “sua città ideale” da costruirsi secondo

i canoni rinascimentali, munita di imponenti mura

urbiche ed una poderosa fortezza.
Ubicazione: È situata sul colle ove un tempo

sorgeva Poggiobonizio e che successivamente

prese il nome di Poggio Imperiale, dominante la sottostante valle del torrente Staggia.
Cortina muraria: Un’imponente cortina a scarpa in mattoni, con cordoli e spigoli in

travertino, si snoda per 1300 metri a fasciare per l’altezza di circa 10 metri la sommità

regolarizzata del colle.

In essa si aprono feritoie, dalla caratteristica forma a buco di serratura, collegate da cunicoli

sotterranei, le “buche di fortezza”, teatro di avventure per generazioni di ragazzi poggibonsesi,

e quattro porte: Porta San Francesco, rivolta verso la Basilica di San Lucchese; Porta

Calcinaia che si apre appunto verso Calcinaia; Porta della Fonte, rivolta verso la Fonte

delle Fate ed infine la Porta del Giglio, rivolta verso Firenze. Una quinta piccola porta che si

apriva su di una piccola sala è andata quasi completamente distrutta da una bomba di aereo

caduta proprio sopra di essa. Le porte, con arco a tutto sesto in conci di travertino, mostrano

ancora interessanti resti dei meccanismi di chiusura, e quelle ancora praticabili si aprono su di

un vano rettangolare coperto da cui, attraversato un altro arco, si può raggiungere il livello del

pianoro sovrastante. La cortina è rimasta incompiuta nel lato settentrionale del colle.

Cassero:La cortina muraria della fortezza si unisce verso est al Cassero o Rocca,

a regolare pianta pentagonale con contrafforti angolari, in cui è stato voluto vedere

un riferimento antropomorfo. La poderosa struttura, incorporati nella quale possono

riconoscersi ad est gli avanzi di una preesistente costruzione in pietra, (forse una

fortificazione angioina), consiste in quattro imponenti bastioni, con muro a scarpa in

basso, verticale in alto, raccordati da cortine murarie. Nella parte verticale, divisa

dalla sottostante da una cornice aggettante in pietra, si aprono le “troniere”, aperture

per le bocche da fuoco, anch’esse incorniciate in pietra. All’interno dei bastioni si

aprono numerose stanze a più livelli, raccordate da corridoi e scale, e cisterne per

l’approvvigionamento idrico. Sul lato ovest si apre una porta che, attraverso un

lungo corridoio in leggera salita, dava accesso alle stanze del corpo di guardia ed

all’interno del cassero. Al termine del corridoio, resti delle originali porte in legno.

Un’altra graziosa porticina adornata da decorazioni a volute si apre sull’estrema punta

volta verso est e da essa si diparte un corridoio in salita a fondo cieco che si adden

tra nel corpo del cassero. Carlo d’Angiò assedia Poggiobonizio, che è costretta ad

arrendersi per fame dopo lunga ed eroica resistenza. Episodio di Usilia. A

garanzia del giuramento di fedeltà viene edificato il cassero, che non portarono

a compimento, successivamente incorporato nella fortezza medicea. 59

Importanza nella storia delle fortificazioni: Tutta l’opera segna un importante

momento di transizione nell’arte delle fortificazioni, che sono costrette dall’avvento
delle armi da fuoco a modificare le loro tradizionali strutture di difesa per adattarle alla
nuova minaccia, ed al contempo quelle offensive, per poter usare al meglio le nuove
armi. É la Fortezza uno dei primi esempi in tal senso.

Sospensione dei lavori: Caduta la Repubblica di Siena nel 1557, Poggibonsi perse

ogni importanza come punto strategico a difesa dei confini dello stato fiorentino, e
cadde di conseguenza ogni interesse a proseguire i lavori della Fortezza, che furono
definitivamente abbandonati. Per un certo periodo, anche dopo la sospensione
dei lavori, soggiornò nella fortezza una piccola guarnigione che ne utilizzò i locali
come deposito di materiale militare. Tutto il complesso della fortezza venne
ceduto a privati nel Marzo 1760.

Situazione attuale: Il Cassero è stato acquistato dal Comune di Poggibonsi che ne ha

curato il recupero ed il restauro. Dal 27 settembre 2003, giorno della sua inaugurazione
ed apertura al pubblico, viene utilizzato per spettacoli e manifestazioni varie. In esso
hanno trovato spazio un piccolo museo dedicato all’esposizione dei reperti dei vicini scavi
archeologici della Fortezza di Poggio Imperiale, laboratori di studio, spazi espositivi, un
ristorante, un bar e una foresteria; servizi destinati alla migliore fruizione della intera zona da
parte della popolazione. Inoltre vi trovano sede: una sezione distaccata del Dipartimento di
Archeologia Medievale dell’Università di Siena e la Coop Archeoval che dal 1991 conducono
campagne di scavi nell’area della Fortezza. A fine 2013 sono iniziati i lavori di recupero e
valorizzazione delle mura e del Parco della Fortezza Medicea, terminati nel giugno del 2015.

SCAVI DI FORTEZZA

Indagine preliminare: Si è articolata in 6 fasi: Ricognizione sul terreno (Ottobre

1991). Elaborazione al calcolatore delle foto aeree regionali (inverno 1991-1992).
Copertura dell’area con foto scattate da aereo da turismo da 200-300 metri di altezza
(Marzo-Aprile 1992). Copertura dell’area con foto scattate da un pallone dall’altezza di
100 metri e trattamento al calcolatore (Aprile-Maggio 1992). Nuova ricognizione sul
terreno con particolare attenzione a riconoscere quanto evidenziato dalle foto aeree
(Ottobre 1992). Ricognizione delle emergenze in elevato, compresa la Fonte delle Fate
(Ottobre 1991; Marzo-Aprile 1993).

Scavi: Si sono concentrati in tre aree, tutte poste nel campo a nord-est della strada

centrale della Fortezza, la prima nei pressi della porta del Poderino, la seconda a metà
della suddetta strada, e la terza sulla parte più alta della collina, all’estremo ovest del
campo.

Villaggio alto-medievale: Nell’area centrale sono state ritrovate le buche di pali di

numerose capanne databili al VI secolo, il che farebbe presupporre una frequentazione
di tali luoghi in epoca longobarda e carolingia. Gli abitanti avevano un’altezza media di
metri 1,74 per gli uomini, 1,63 per le donne, assai elevata per popolazioni dell’epoca.
Nell’area cimiteriale sono stati scavati i resti di una sessantina di individui.

Poggiobonizio: Tracce di fondazioni di edifici attribuibili al XII e XIII secolo sono state

riscontrate in tutte le aree di scavo.

Il palazzo: E’ localizzabile nella parte centrale degli scavi, e presentava un’estensione

di m 7,25 per 17,50. Mostra almeno cinque livelli di occupazione ed è corredato da

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numerosi annessi, tra cui un silos per le granaglie ed una cisterna.

La grande cisterna: E’ posta nell’area nord degli scavi. Tutta la camera di raccolta

delle acque è rivestita in conci di locale travertino con copertura a cupola e presenta un
diametro di 5,20 metri.

La chiesa di Sant’Agnese: Situata nell’area più alta degli scavi, misura circa 43 metri

in lunghezza per 19 in larghezza, è divisa in tre navate con abside rettangolare. Sul lato
nord dell’edificio si trovava un possente campanile a pianta rettangolare, con muri di
grande spessore (m 1,50) delle dimensioni di metri 4,80 per 3,88. E’ tuttora in fase di
scavo.

La chiesa di Sant’Agostino: Situata nella zona nord della città, affacciata sulla

Piazza Maestra, era la Chiesa pievana, la maggiore della città, le sue dimensioni sono
imponenti, lunga circa 60/65 mt. e larga circa mt.21 raggiungeva quelle dell’allora
Cattedrale di Firenze Santa Reparata.
Al suo interno si riuniva il Consiglio di Poggiobonizio prima della ricostruzione del
Palazzo Comunale. Il suo campanone oggi si trova nel Gabbione sul campanile della
Collegiata di S. Maria Assunta.

Altri edifici: Sono stati idividuati i resti di una macelleria, di una bottega di fabbro,

di una casa a due piani ed di un casalino tutti riferibili al periodo dell’esistenza di
Poggiobonizio.

Le mura: Durante l’ultima campagna di scavi sono venuti alla luce, sul bordo

settentrionale del pianoro, resti di poderose mura, spesse circa due metri, facenti parte
probabilmente della cinta originaria di Poggiobonizio o della tentata ricostruzione ai
tempi di Arrigo VII . Di esse è prevista una accurata ricerca, anche seguendo le tracce
evidenti nelle foto aeree, nelle prossime campagne di scavi.

Monete: Sono state rinvenute monete che coprono un arco di tempo dall’XI al XVII

secolo.

Sigillo di Scotto di Boncompagno: Il sigillo in bronzo, che reca l’iscrizione: “S. SCOTII

BONCOMPAGNI “, è di forma triangolare ed ha le dimensioni di mm 23 per 28. E’ molto
interessante vista la rarità di matrici provenienti da contesti archeologici. Il personaggio
è citato in due documenti: un Giuramento dei Consiglieri di Poggibonsi del 1226 ed un
inventario del 1252.

Parco archeologico: E’ prevista la sistemazione a “Parco archeologico” di tutta la

zona, con prosecuzione degli scavi, restauro delle mura della Fortezza e sistemazioni
varie. Per il momento sono stati apposti a cura dell’”Associazione Amici di Poggibonsi”
alcuni pannelli illustrativi e sono possibili, in particolari occasioni, visite guidate.

L’ARCHEODROMO E I SUOI ABITANTI

Archeodromo: Il progetto dell’Archeodromo di Poggibonsi, è promosso dalla

Fondazione Musei Senesi in collaborazione con il Comune di Poggibonsi, ed è stato
realizzato dall’insegnamento di Archeologia Cristiana e Medievale attivo presso il
dipartimento di Scienze storico e beni culturali dell’Università degli studi di Siena con
Arké Archeologia Sperimentale ed Archeotipo s.r.l.. Ha visto la luce dal 17 ottobre 2014,
sotto la guida del Prof. Valenti, allievo del Prof Riccardo Francovich, insigne archeologo

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ed insegnante.
All’interno del campo storico, la Longhouse, in cui me-enactors in abiti d’epoca
riprodurranno le attività tipiche di un villaggio del IX secolo. Presso l’area archeologica
durante tutto l’anno, attività di reenactment (rievocazione), living history (rivivere la storia)
e archeologia sperimentale, permetteranno di vivere una grande giornata di 1200 anni fa.

Longhouse: La grande capanna, che gli archeologi moderni chiamano longhouse,

è l’abitazione del dominus, signore della curtis, un territorio che si sviluppa intorno al
villaggio abitato da servi e massari.
L’edificio, costruito a partire da un’intelaiatura di legno, ha muri in argilla mista a paglia e
un tetto costituito da fascine di canucce lacustri.
Il grosso edifico, oltre a svolgere la funzione di abitazione, funge anche da deposito
degli attrezzi da lavoro utilizzati dai sevi e dai massari al servizio del dominus, nonchè
da magazzino delle derrate alimentari prodotte nella curtis.

I magazzini.

Circa un terzo della superficie (la parte nord-ovest) è occupata da due ambienti,
delimitati da sottili pareti divisorie, organizzati per funzionare come magazzino.
In particolare, l’ambiente più ad est, la dispensa, è dotato di fosse granarie per la
conservazione dei cereali, di scaffalaure per il posizionamento di contenitori vari e,
appesi alle travi della struttura, si trovano carne essiccata e salumi. Grosse botti
contengono vino e birra.
Nella stanza adiacente, invece, ogni sera artigiani e contadini riportano gli attrezzi e
gli strumenti, di proprietà del dominus, che hanno utilizzato durante le ore di lavoro
del giorno. Gli attrezzi, soprattutto quelli di ferro, sono infatti molto preziosi e devono
essere conservati nel punto più sicuro della curtis.

L’abitazione. Il resto dell’edificio è utilizzato come abitazione. Vi abitano, infatti, la

famiglia del dominus e alcuni servi personali.
Nell’angolo sud ovest c’è un focolare dotato di gancio per il paiolo e di mensole dove
appoggiare la stoviglieria e gli strumenti da cucina. Il fuoco è sempre acceso. Serve per
cucinare, ma non solo, fornisce il calore nei mesi invernali e una debole ma utile luce.
Nei pressi del focolare c’è una macina da grano in pietra che i servi usano per ricavare
farina, elemento alla base dell’alimentazione della gente del villaggio.
Nell’angolo sud-est, strategicamente vicino al focolare, c’è un soppalco in legno sopra
il quale la famiglia del dominus ha il proprio giaciglio. Nell’ambiente sotto il soppalco,
invece, dormono i servi di casa in un pagliericcio.
Nella zona centrale dell’edificio è stato posizionato un tavolo dotato di panche utilizzato
per consumare i pasti e per accogliere gli ospiti.
Tra due dei grossi pali portanti del tetto c’è un telaio verticale dove la moglie del
dominus realizza stoffe decorate a partire dai fili di lana, lino o canapa prodotti dalle
donne del villaggio.
Una parte della parete est è occupata dagli strumenti del mestiere del dominus. Egli è,
infatti, un guerriero e in questo punto della casa si trova la sua armatura (brunia), l’elmo,
le armi e la sella per il cavallo.
Camminando nel villaggio si possono conoscere gli abitanti...il fabbro forgia armi e attrezzi,
il falegname intaglia il legno, il correggiaio lavora il cuoio, il fornaio macina il grano e prepara
il pane, mentre all’interno della casa la tessitrice lavora al telaio i filati colorati nella bottega
62 del tintore e......quando Carlo Magno, lo consente, il Signore rientrato dalla guerra, torna a

sedere alla sua tavola e a raccogliere i frutti della sua terra.
Razo è il dominus del villaggio, vanta tradizioni transalpine ed è costantemente al servizio
del re che gli ha concesso questo possedimento per sostentarsi. Ha un animo generoso, è
un grande guerriero abile con la spada che ama raccontare le sue vicende di fronte al fuoco
pavoneggiandosi con i propri ospiti.
Teupala Fiero del nome che porta e delle sue origini ostrogote è spesso insofferente
all’autorità di Razo, ma ha un animo gentile. E’ un gran lavoratore e coltiva l’orto del signore
oltre a produrre oggetti in cuoio per tutta la comunità. Generalmente schivo, ma gran
bevitore di vino e birra che spesso lo fanno diventare incline alla baruffa.
Johannes è un carpentiere che si occupa di falegnameria, conosce il legno alla perfezione
tanto che costruisce mobilio, tavoli, panche per l’abitazione del dominus. Non di rado
fabbrica manici di coltelli o posate che regala ai bambini del villaggio.
Bodo è un contadino con le mani callose, che si alza per andare a lavorare, ma molto
superstizioso; sposato con Ermetrude, e padre di Wido e Gerberto. Spesso si occupa del
fuoco nella grande casa del dominus Razo ed anche della sua illuminazione.
Ermetrude, specializzata nella tintura, passa il tempo nei boschi a raccogliere le essenze
naturali per la creazione dei pigmenti da usare nel suo lavoro. E’ un’abile cucitrice, conosce
spezie ed erbe, produce perline di pasta vitrea con cui crea meravigliose collane.
Wido e Gerberto sono i figli di Bodo e Ermentrude. Come tutti i monelli scorrazzano per
il villaggio cercando di collaborare a tutte le attività lavorative in atto. Wido ama lavorare al
mantice del fabbro, Gerberto aiutare Teupala alla lavorazione del cuoio.
Ambedue sono orgogliosi di prendere in consegna lo scudo e l’arco del dominus Razo
quando torna dalla guerra. Wido è l’unico che riesce a suonare il suo corno.
Garipaldo si occupa della cucina; sempre accanto al fuoco, in mezzo alle sue batterie
di testi, inzaccherato di farina ed acqua, mentre prepara e cuoce le focacce di cui tutti gli
abitanti del villaggio vanno ghiotti. Famoso è il suo vino concio, molto apprezzato anche
dagli ospiti e dai visitatori.
Lupola
Sorella di Razo, ha passato alcuni anni in convento, dove ha studiato e si è impratichita nella
gestione dei conti. Rimasta vedova, di fronte alla possibilità di tornare in convento, ha scelto
invece di andare a vivere nella casa del fratello ed aiutarlo a gestire la proprietà.
Urso è il servo prediletto del dominus Razo; dissacrante e ironico si mette sempre nei guai
perché estremamente famelico e ghiotto. Ne combina di tutti i colori, ma quando Razo parte
per la guerra, Urso lo accompagna sempre ed è responsabile delle sue armi.


BASILICA DI SAN LUCCHESE

Origine: Nata dall’ampliamento della preesistente

chiesa romanica di Santa Maria a Camaldo, di cui
restano visibili alcune tracce incorporate all’esterno
della parete sinistra, venne dapprima dedicata a
San Francesco e nel 1300 a San Lucchese. Da
un’iscrizione posta sull’esterno della parete sinistra
della chiesa, sembra che l’artefice sia stato un certo
“Magister Nicholettus” che la terminò nel 1252.

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Ubicazione: La basilica è ubicata sul colle dove sorgeva Camaldo, proprio di fronte

alla collina della Fortezza.

Interno: A croce latina, di stile gotico-francescano ad unica navata con copertura a

capriate, e cinque cappelle presbiteriali con copertura a volte a crociera.
A sinistra, un altare con dossale in terracotta policroma di Giovanni della Robbia
del 1517, che presenta al centro la Madonna col Bambino ed ai lati San Francesco
e Sant’Antonio da Padova; nella lunetta Incoronazione della Vergine; nel gradino
Annunciazione e stemmi Segni e Squarcialupi. Più avanti un affresco che rappresenta
un’opera di misericordia di San Nicola di Bari, di Bartolo di Fredi. Nella cappella del
transetto sono conservate le spoglie di San Lucchese. Le pareti dell’imbotte sono
affrescate da Cennino Cennini e Taddeo Gaddi. Altri affreschi di Cennino Cennini sono
al di fuori dell’arco: le quattro virtù cardinali, le storie di Santo Stefano, le tre virtù teologali
e figure di santi, profeti ed apostoli. La cappella venne affrescata nel 1910 da Arturo
Viligiardi con episodi della vita di San Lucchese. La mensa dell’altar maggiore, con fregio
di foglie di acanto, è del ‘300. A destra, una cappella barocca custodisce il corpo di San
Felice martire e la Madonna del Buon Consiglio di Pompeo Batoni. Al centro della parete
destra Martirio di Sant’Andrea di Bartolo di Fredi. In alto, in una lunetta, la Madonna
della Rondine, affresco di ignoto del ‘300. Nel pavimento, pietre tombali scolpite.

Sagrestia: Coperta da un soffitto con archi e volte rinascimentali, in essa sono

conservati armadi e un bancone del 1335 con 17 figure ed altri ornamenti fra intagli
e trafori su tavole di noce, attribuite a Memmo Filippuccio allievo di Duccio Buoninsegna.

Incendio del 1944: Nel tardo pomeriggio del 9 Luglio 1944 un intenso

cannoneggiamento alleato appiccò il fuoco al tetto della Basilica ed alle sue capriate
in legno, che crollarono all’interno della chiesa. Nell’incendio, che durò tutta la notte,
andarono distrutte numerose opere d’arte: il “Noli me tangere”, opera eseguita nel
1515 da Raffaellino Carli detto “Raffaellino del Garbo”, ed oggi sostituita da una copia
eseguita dal Prof. Puccioni; il Crocifisso dell’altare maggiore in legno policromo del 1400;
il coro del 1400 con banchi e dossali finemente intarsiati; il trittico dell’altare maggiore
del XIV secolo, attribuito a Taddeo Gaddi, dipinto a tempera con sfondo a sfoglia d’oro;
la Madonna con il Bambino in legno policromo del XV secolo, attribuita a Jacopo della
Quercia; il pulpito in noce del 1400, ricco di finissimi intagli; l’organo del 1690.

Convento: Fondato da San Francesco si sviluppò da due casette donate nel 1213 dal

Comune di Poggiobonizio. Fu tenuto inizialmente dai frati conventuali a cui, nel 1404,
subentrarono i Minori dell’Osservanza che vi restarono fino alla soppressione napoleonica
del 1810. Nel 1814 divenne parrocchia e nel 1925 ritornarono i frati Minori.
Presenta: un chiostro con lunette affrescate nel 1600 da Nicomede Ferrucci. Nel
chiostro si aprono la Sala capitolare con bifore e soffitto a cassettoni e l’antico
refettorio con soffitto a volta ed archi che racchiude la moltiplicazione dei pani,
grande affresco firmato da Gerino da Pistoia, datato 1513; un lavabo quattrocentesco
in pietra con motivi floreali, ed un pulpito.

CASTELLO DI BADIA

Origine: Nacque probabilmente come luogo di difesa

durante le invasioni barbariche. Si trova citato per la prima
volta nell’atto della donazione fatta da Ugo, conte di Toscana,
all’abate Bononio il 25 Luglio 998. Prese da allora il nome di
Badia di San Michele a Poggio Marturi. Il successore di
Ugo, Bonifazio, nel 1009 cacciò l’abate ed i monaci e vi

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stabilì la propria corte. Pentitosi, nel 1018 richiamò i monaci benedettini che vi rimasero
fino al 22 Novembre 1445, quando il papa Eugenio IV la cedette alle monache di Santa
Brigida del convento del Paradiso in Firenze. Esse vi rimasero fino alla soppressione
dell’ordine, avvenuta il 15 Maggio 1734 da parte del Papa Clemente XII. Passò quindi
all’ospedale fiorentino di San Bonifazio e successivamente a privati.

Ubicazione: Sorge sullo sprone della collina che divide il “Vallone” dalla valle del fiume

Elsa, dominando l’odierna Poggibonsi.

Strutture residue: Parte del chiostro dell’antico monastero e forse la parte più bassa

delle mura. L’edificio oggi visibile è il risultato di una massiccia ed un po’ fantasiosa
ricostruzione operata ai primi del ‘900 dall’allora proprietario Marcello Galli-Dunn.

Breviario di Poggibonsi: E’ conosciuto anche sotto il nome di “Salterio di

Poggibonsi”. Si tratta di un bellissimo e prezioso codice miniato dell’ XI secolo che
proviene dalla Badia di San Michele a Marturi. Attualmente è conservato presso la
biblioteca Laurenziana di Firenze. Un secondo prezioso codice è conservato presso la
Biblioteca Vaticana.

LA MAGIONE

Origine: Nasce come luogo di sosta e di assistenza

ai pellegrini ed ai viandanti che percorrevano la Via
Francigena che di qui transitava. Si dice sorta ad
opera dei Cavalieri del Tempio che, oltre alla difesa
dei luoghi santi in Terrasanta, avevano anche quello
di vigilare sulla sicurezza delle vie di comunicazione.
Se ne ha la prima notizia nell’atto di donazione del 5
Settembre 1140 con il quale Gottifredo di Arnolfo e
Arnolfino di Cristofano donano a Rodolfo, abate della
Badia di Poggio Marturi, la chiesa e lo spedale della Magione. Le campane rintracciate
da Clemente Casini attestano che tale Spedale per un periodo di tempo fu dei Templari.
Dopo la soppressione dell’Ordine del Tempio da parte del Re di Francia i beni templari
della zona passarono nel 1308 ai Cavalieri di San Giovanni in Jerusalem, altrimenti detti
Ospedalieri che nel 1309 presero il nome di Cavalieri di Rodi. Cacciati poi dai Turchi,
nonostante l’eroica difesa, divennero cavalieri erranti fino al 1530, anno in cui l’Imperatore
Carlo V concesse loro l’Isola di Malta. Da quel momento assunsero il nome Cavalieri di
Malta. (G.Mantelli) Passata in mani private ed adibita ad usi agricoli, versava in stato di
completo abbandono e degrado finchè i restauri iniziati nel 1980 non le hanno ridato la
primitiva dignità.

Ubicazione: E’ posta sul bordo del torrente Staggia, al margine della Via Francigena,

che in questo luogo attraversava il torrente sul Ponte di Bonizio.

Chiesa di San Giovanni Evangelista alla Magione: E’ il gioiello di arte romanica

che faceva parte integrante del complesso di edifici destinati all’accoglienza ed
all’assistenza dei pellegrini.
La chiesa, la cui costruzione può farsi risalire agli ultimi anni del 1000, si presenta
a pianta rettangolare con unica navata ed abside semicircolare. Le mura delle pareti
sono a filaretto di travertino. Nella facciata si apre una porta rettangolare con stipiti
formati da bozzette ad angolo, ordinate come quelle delle pareti. Dalle due bozzette
più elevate sporgono altrettante mensole, decorate con simboli dei templari, su cui
poggia l’architrave. Su questo gira un archivolto a doppia ghiera, con l’arco interno 65

a tutto sesto rialzato e quello esterno a sesto acuto. Sopra alla porta si apre una
originalissima finestrella a denti di sega con stipiti formati da bozzette a spigolo
retto alternate con altre a smusso poligonale. La facciata è sormontata dai resti di un
campanile a vela. Tutto l’edificio termina con un cornicione formato da un guscio e da
un listello su cui poggia il tetto e dal quale sporgono alcune decorazioni a simbologia
solare. Nelle pareti laterali si aprono altre due porte e due finestrelle a doppio strombo.
L’abside semicircolare presenta all’esterno un coronamento di archetti che si impostano
su mensole di svariate forme. In essa si apre una finestrella a doppio strombo ed un
oculo. L’interno della chiesa è diviso in due parti da un muretto alto circa un metro,
aperto al centro, coronato da una cimasa in pietra e dal quale sporge un’acquasantiera
in pietra con modanature. Lungo le pareti corre un sedile in pietra, parzialmente
ricostruito. L’arco che era all’interno dell’abside è stato tolto perché non era originale.
L’altare è costituito da una massa piena con zoccolo e cimasa. La copertura è a volte
a crociera di influsso borgognone, che sta sotto alla più antica copertura a capriate.
La chiesa è stata riconsacrata il 16 Ottobre 1982.

Borgo medioevale: Tutto il complesso di edifici che costituiva la “Mansio” da cui

derivò il nome di Magione è circondato da un muro di cinta in pietra, contemporaneo
alla chiesa, e che ad essa si raccorda. Si accede alla corte centrale attraverso un
arco ricostruito. Tutto il complesso spedaliero fu fortemente rimaneggiato nel 1700,
quando venne adibito ad abitazione rurale, ed a quell’epoca risalgono sia il loggiato
che la colombaia, costruita sul robusto basamento di una torre medioevale. Gli ultimi
restauri hanno cercato di recuperare le strutture più antiche, liberandole, per quanto
possibile, dalle successive sovrapposizioni, e mettendole in maggiore evidenza, come
ad esempio nella sala del Pellegrinaio ed in altre sale. L’antico “spedale” è ora sede
dell’Ente Morale che si riallaccia alle antiche tradizioni.

STAGGIA SENESE

Origini: Nel X secolo dominavano nella zona

tra il Monte Maggio e la Val d’Elsa i “Lambardi
di Staggia”, una stirpe di origine longobarda
che vi possedeva diversi castelli, tra cui appunto
quello di Staggia. La prima documentazione certa
in cui viene fatta menzione di questo castello è
la donazione del 29 Aprile 994 con la quale
Tegrimo, figlio del fu Ildebrando, cede alla sua
sposa Sinderada la quarta parte dei suoi beni, tra
cui è citato il castello di Staggia, a quell’epoca
evidentemente già esistente. Ildebrando, figlio di
Isafredo è citato in un precedente diploma dei re Berengario e Adalberto del 23 Giugno
953, che gli confermano la proprietà intorno a Monte Maggio. La contessa Ava, figlia
del conte Zenobio e vedova di Ildebrando di Isafredo fondò nel 1001 il monastero di
Badia ad Isola e, secondo la tradizione, molte delle chiese della Montagnola.

Soarzi: Forse discendente della contessa Ava fu quel Soarzo, citato in un documento

del 22 Settembre 1186, da cui derivò la casata dei “Soarzi” che furono signori di
Staggia e di Strove fin verso la fine del 1200.

Franzesi: Era questa una famiglia di mercanti, originaria di Figline Val d’Arno, discendente

66 da Guido della Foresta, soprannominato “Franzese”. ll primogenito di Guido Musciatto,

forse seguendo le orme paterne, come farebbe supporre il nomignolo che poi divenne il
nome della famiglia, aveva fatto fortuna in Francia alla corte di Filippo il Bello, tanto
da chiamare presso di sè anche i fratelli Albizzo e Niccolò. Nel 1291 il sequestro
di tutti i beni dei mercanti, suggerito da Musciatto a Filippo il Bello, attirò sui Franzesi
il risentimento generale, tanto da consigliare ai tre fratelli, intorno al 1295, il ritorno in
patria. Richiesta ed ottenuta in tale anno la cittadinanza senese, trasferirono in questa
città i capitali riportati dalla Francia, investendoli in rendite sicure. Tuttavia gli ingentissimi
prestiti concessi al re gettavano fortissime ombre sul futuro della loro situazione finanziaria.
Riavvicinatosi all’impero, Musciatto ottenne l’investitura dei diritti imperiali su Poggibonsi
e Fucecchio, Albizzo su Staggia, e l’autorizzazione, nel 1298, a ricostruirne il castello.
Intanto era continuata la politica dell’espansione territoriale ed i possedimenti dei Franzesi
circondavano il territorio fiorentino da Sud, da Oriente e da Occidente. Firenze era dilaniata
dalle lotte interne tra Bianchi e Neri e Musciatto pensò di approfittarne per rinnovare nella
città toscana i successi ottenuti alla corte di Francia. Carlo di Valois, ospite dei tre fratelli,
mosse alla volta di Firenze, accompagnato da Musciatto stesso. Il diffondersi della notizia
di una congiura dei Bianchi fu il pretesto per la loro messa al bando e la vittoria della Parte
Nera si trasformò di fatto in un trionfo personale di Musciatto e della sua famiglia.
Ma quando le cose sembravano volgere al meglio per i Franzesi, il fallimento della
compagnia senese dei Bonsignori li scoprì interamente delle garanzie di prestiti
accordati al re francese. Fu la fine del loro impero economico. Perseguitati dai
creditori, sottoposti alla confisca dei beni, Musciatto condannato a morte in contumacia
da un tribunale fiorentino, i Franzesi dovettero rinunciare alle loro mire ambiziose e
ad ogni speranza di ripresa economica. Niccolò, unico sopravvissuto dei tre fratelli,
si ritirò nel castello di Staggia, godendo ancora di un certo prestigio, nonostante
la disastrosa situazione finanziaria in cui versava. Il castello di Staggia fu infine
venduto nel 1361 da Guido, figlio di Niccolò, ai Fiorentini per 18.000 fiorini
d’oro e la cancellazione di tutte le condanne. I Fiorentini ne fecero una roccaforte
contro Siena e nel 1371 ampliarono le già esistenti mura fortificate. Nel 1431, grazie
alla sapiente consulenza di Filippo Brunelleschi, vennero ulteriormente rafforzate,
aggiungendo sei torri quadrate ed una pentagonale.

La Rocca: La Rocca si presenta come un complesso fortificato dotato di un autonomo

circuito murario dotato di due torri cilindriche e diviso, all’interno, da un’alta muraglia
collegata ad una poderosa torre centrale a pianta quadrangolare, che fungeva da cassero.
Nella Rocca possono riconoscersi tre diverse epoche di costruzione, la più antica è
rappresentata dal basamento della torre, caratterizzato da un accurato rivestimento
a filaretti di travertino, residuo del “Castrum” del X secolo. All’epoca del dominio dei
Franzesi è invece attribuibile la costruzione delle mura che guardano a sud e sud-ovest
con i due torrioni cilindrici in esse compresi, in cui può ben riconoscersi l’influenza della
architettura militare francese della fine del duecento. La restante parte della Rocca,
compreso il torrione quadrato, è invece attribuibile al periodo della costruzione della cinta
muraria, intorno al 1370.

Restauro della Rocca di Staggia - Dopo anni di degrado, il lungo recupero

della Rocca di Staggia - dai primi progetti del 1997 alla conclusione dei restauri
nel 2007 - è stato possibile grazie ai notevoli sforzi economici e professionali
emersi dalla collaborazione proficua della Società Koinè Finanziaria srl di Poggibonsi,
dell’Amministrazione Comunale di Poggibonsi, della Sovrintendenza dei Monumenti
di Siena, della Università degli Studi di Siena, e della fondamentale opera del Prof.

67

Arch. Domenico Taddei. Attualmente la Rocca costituisce un polo culturale
capace di attrarre e ospitare manifestazioni espositive, rappresentazioni teatrali e
musicali, momenti d’incontro e dibattiti culturali a carattere medievale e dei generi
più vari proposti e curati dalla “Fondazione La Rocca di Staggia“. La Rocca è aperta
quotidianamente dalle 10 alle 19, per visite guidate e per passeggiate culturali
lungo i numerosi percorsi sulle Vie dei Pellegrini - Via Romea e Via Francigena - che
attraversavano la Valle di Staggia (tel. 336 4792092 – www.laroccadistaggia.it)

Mura e porte: Una prima cinta muraria, di cui si è perduta ogni traccia, venne

costruita dai Senesi nel 1273. La costruzione della cinta muraria attualmente visibile
avvenne ad opera dei Fiorentini negli anni 1371-73, a difesa del borgo a quell’epoca
completamente sguarnito. Esse vennero poi potenziate nel 1431 sotto la direzione di
Filippo Brunelleschi. Incorporano sei torri quadrate ed una pentagonale, ed in esse
si aprono tre porte, la porta Romana, dal lato di Siena, fatta saltare dalle truppe
tedesche in ritirata nell’estate del 1944, la porta Fiorentina dal lato di Poggibonsi,
non più usata, ma ancora esistente tra l’attuale breccia da cui la via Cassia entra nel
borgo, e la porta a Lecchi, adiacente alla Rocca.
Le mura sono state restaurate nel 2008 dal Comune di Poggibonsi.

Statuto: E’ a noi pervenuto quello del 1422, in due copie: una contemporanea alla

compilazione, ed una più tarda, databile intorno alla fine del 1500.
Chiesa di Santa Maria Assunta: E’ la chiesa parrocchiale di Staggia. Sorta forse nel XIII
secolo, è citata in documenti del ‘300. Attualmente, dopo i lavori di ristrutturazione del
1879 e del 1904, si presenta in forme moderne, con pianta a croce latina, una navata
unica con abside dotata di volta a vela. La Chiesa fu inizialmente una suffraganea
della Pieve di Santa Maria a Castello (situata tra Strove e Scorgiano) appartenente alla
Diocesi di Volterra, per poi essere elevata a pieve e successivamente inglobata nella
Diocesi di Colle Val d’ Elsa nel 1592.
Chiesa della Misericordia: Adiacente alla parrocchiale, venne costruita intorno
al 1400 e conserva un Crocifisso ligneo policromo databile intorno al 1600.

Museo parrocchiale ( o Museo della Pala del Pollaiolo):

Adiacente alla Chiesa di Santa Maria Assunta è un piccolo museo che conserva
pregevoli opere d’arte. Tra di esse spicca il dipinto rappresentante Santa Maria
Maddalena trasportata in cielo dagli angeli, noto anche come Assunzione di
Santa Maria Egiziaca, opera del Pollaiolo. Altre opere conservate nel museo sono: una
Epifania, attribuita alla scuola del Ghirlandaio; una tavola della Vergine con Bambino
di scuola senese, databile al XIV seolo; una tela di Arcangelo Salimbeni del 1579; un
Ostensorio medievale di fattura gotica, in rame dorato ed altri arredi sacri.

DINTORNI DI POGGIBONSI

Chiesa di San Pietro a Cedda: Sorge

sulla strada Chiantigiana ed è uno degli edifici
sacri più antichi di Poggibonsi.. E’ di forme
tipicamente romaniche con corpo rettangolare
in pietra affiancato da una massiccia torre
campanaria. Interessanti l’architrave della
porta principale finemente istoriata, e recante
un’iscrizione, e la lunetta, anch’essa finemente
68 decorata. Abside semicircolare con decorazione

di archetti ed una finestrella a strombo con un’originale colonnetta a tortiglione.
Interno ad unica navata con copertura a capriate decorato da cornici e capitelli
con fregi svariatissimi. Conteneva un trittico di scuola fiorentina del XV secolo
raffigurante la Madonna con il bambino, una pala d’altare molto interessante,
purtroppo trafugata e solo in parte recuperata e l’affresco dedicato a San Pietro.

Castello di Strozzavolpe: Sorge dirimpetto alla collina ove era Poggiobonizio,

dall’altro lato della valle del torrente Staggia. L’edificio orginario si componeva di muri
a scarpa con fossi intorno un ponte levatoio e due torri. Le prime origini risalgono
alla prima metà del XI secolo, ma interventi successivi furono eseguiti nei secoli XV,
, XVI, XVII, mentre i restauri più consistenti risalgono all’Ottocento.Si possono ancora
riconoscere parti della struttura originaria, come i piccolo edifici lungo le mura ed i
sotterranei.
Narra la leggenda che un camminamento sotterraneo lo collegasse a Poggiobonizio.
Citato in documenti dell’undicesimo secolo, fu degli Squarcialupi, degli Alberti,
dei Salimbeni, dei Malavolti, dei Firidolfi e degli Adimari. Uno stemma di questa
famiglia è scolpito su un caminetto. Passò poi ai Rinuccini, ai Ricciardi, ai Franceschi
della Mercanzia, ai … da Cepparello fino agli attuali proprietari. Si possono
ancora riconoscere parti della struttura originaria, anche se mascherate dai molti
rimaneggiamenti e rifacimenti che si sono succeduti nel tempo.

Torre di Luco: Massiccia casa-torre che sorge nei pressi del castello di Strozzavolpe,

delle cui strutture difensive faceva parte. E’ anch’essa molto antica, probabilmente
coeva del castello.

Chiesa di San Martino a Luco: Citata in documenti del X secolo, è a pianta

rettangolare ad unica navata con tetto a capanna sorretto da capriate e paramento
murario a bozze regolari di travertino e tufo. Conserva affreschi di scuola
fiorentina del secolo XV ed un Crocifisso di legno policromo molto più antico .

Chiesa di Sant’Andrea a Papaiano (oggi intitolata a S.Rocco): La Chiesa

di Sant’Andrea a Papaiano, oggi Chiesa di San Rocco, è tra i più antichi edifici
sacri di Poggibonsi: si hanno notizie del monumento già a partire dal 972, quando
venne venduta ala Marchese Ugo di Toscana. Quest’ultimo la donò, con il Castello
di Papaiano, all’Abbazia di Marturi, anche se il suo successore, marchese Bonifacio,
disperse gran parte dei beni e solo nel 1075 potè essere riconsegnata alla Badia
di Marturi. Nel XII secolo la chiesa venne completamente rivista nel suo impianto.
Ulteriori rifacimenti ebbero luogo nel XVII secolo, quando venne ridecorata in stile
barocco e venne realizzato l’altare sul lato destro. Importanti lavori di restauro vennero
effettuati nel XIX secolo (nello stesso periodo è stata realizzata la bifora in facciata).
L’originaria chiesa era costituita da un edificio ad aula unica. La facciata è a capanna
ed è possibile individuare le varie fasi costruttive della struttura. Da vedere all’interno
della Chiesa di Sant’Andrea a Papaiano è l’affresco sull’altare maggiore raffigurante una
Madonna col Bambino. L’affresco è stato realizzato da Filippo di Antonio Filippelli nel
1492. Molto bella è anche una Sacra Famiglia in ceramica policroma del XVIII secolo.

Chiesa di Santa Maria a Talciona: La località Talciona è conosciuta

fin dall’XI secolo quale sede di un castello appartenente prima al contado
senese e successivamente a quello fiorentino. La chiesa è una costruzione
romanica del XIII secolo. Presenta nella facciata un architrave della porta
principale decorato con un basso riliavo rappresentante i Re Magi. L’edificio
presenta un’aula rettangolare coperta a tetto e conclusa da un’abside.

Chiesa di San Michele a Padule: Sulla vecchia strada tra

69

Poggibonsi e San Gimignano, versa oggi in completo abbandono.
Conteneva un trittico del XV secolo, ora presso la Pinacoteca di Siena.

Chiesa di San Bartolomeo a Pini: Sorgeva su di un ramo secondario della Via

Francigena tra Maltraverso e Staggia. Piccola chiesa di puro stile romanico, è crollata
a seguito dell’incuria in cui giaceva da anni.

Chiesa di San Lorenzo in Pian dei Campi: Sorta sui resti di un edificio del V

secolo, è una piccola chiesa romanica che presenta sulla facciata una graticola scolpita
a bassorilievo, simbolo di San Lorenzo. L’altare è abbellito da un affresco della Madonna
con Bambino. Si dice che qui avvenisse l’incontro tra San Francesco e San Lucchese.

Castello della Rocchetta: A metà strada tra Colle e Poggibonsi, sorge su di uno

spuntone roccioso al margine del fiume Elsa.

Chiesa di San Donato a Gavignano: E’ uno degli edifici più antichi della Valdelsa.

E’ significativo, perchè costituisce uno degli esempi più interessanti dell’architettura
romanica, sia per l’ottimo stato di conservazione, che per gli elementi architettonici
della facciata.

Chiesa di San Giorgio: Istituita nel 1650, l’attuale Parrocchia è del 1860. Al suo

interno una Via Crucis del Calonaci e un crocifisso ligneo del 1600.

Villa di Montelonti: In bella posizione su di una collina tra le valli dei Foci e

dell’Elsa si presenta in forma squadrata. Costruita intorno al ‘400 e per lungo tempo
abbandonata, è stata di recente restaurata per uso abitativo.

Villa di San Lucchese: Sorge nei pressi della Basilica. Di aspetto moderno,

incorpora alcune antiche strutture. Restaurata negli anni ‘90 è ora un importante
albergo con ottimo ristorante.

Villa di Montefalconi: Bella villa rinascimentale, presenta un corpo rettangolare

sormontato da una torretta.

Villa di Lecchi: In bella posizione di fronte a Staggia, circondata da un bel parco.

mostra un corpo rettangolare con due torrette alle estremità. All’interno bei saloni
decorati. Anche questa è stata ristrutturata e trasformata in un grande complesso
alberghiero.

VIA FRANCIGENA

Percorso: Univa i paesi del nord Europa con Roma e con i porti della Puglia, ed

era il principale tracciato viario del medioevo, percorso da pellegrini, mercanti, re ed
imperatori.

Tracciato locale: Un primo tracciato univa San Gimignano a Borgo Elsa (l’attuale

Gracciano d’Elsa), Badia a Isola a Siena. In Valdelsa, la via Francigena si suddivideva in
diversi rami che acquisivano maggiore o minore importanza nel tempo a seconda delle
condizioni di percorribilità e di sicurezza. Uno di questi rami, divenuto assai importante
nel XII secolo, transitava appunto da Borgo Marturi e ne provocò il rapido sviluppo.
Secondo un’attendibile ricostruzione, dopo Borgo Marturi, imboccava il Vallone, saliva
alla collina di Camaldo per scendere poi nella valle del torrente Staggia che varcava nei
pressi della Magione, per proseguire poi verso Spedaletto, la Gruccia, Lilliano, Badesse,
Uopini in direzione Siena. Da Camaldo un ramo scendeva in Pian dei Campi, toccava
Maltraverso e per Pini e Staggia si univa nei pressi di Monteriggioni all’altro tracciato
proveniente da Badia a Isola.

Cosa ne resta: Non sono molti i resti oggi visibili nella nostra zona. Ne rimane

memoria nel tessuto viario attuale, in nomi di località quali Torri, Magione, Spedaletto,
70 chiaramente collegabili ad un antico percorso viario, in qualche sporadico avanzo di

selciato medievale, ad esempio quello riportato alla luce a Poggiobonizio nella Via
di Mezzo e quello nella vecchia strada che da San Lucchese scende a Calcinaia, in
tracciati alle pendici di Monte Maggio, nei pressi di Rencine, o in resti di fonti e di altri
antichi edifici.

TESORO DI GALOGNANO

Origine: Dono di Himnigilda e Sivegerna alla Aecclisie Galluniani, la Chiesa di Galognano

che è posta ai margini del Piano del Casone tra Colle e Staggia. Gli oggetti sono
databili all’inizio del VI secolo, ed i nomi delle due donatrici, che non ricorrono tra i nomi
longobardi, fanno pensare a due donne gote.

Consistenza: Il tesoro consiste in quattro calici di misura diversa, una patena ed

un cucchiaino, tutti in argento e del peso complessivo di 1.805 grammi. Uno dei
calici reca la seguente iscrizione: “ + HUNC CALICE PUSUET HIMNIGILDA AECCLISIE
GALLUNIANI “. Sul bordo della patena compare la seguente scritta: “ + SIVEGERNA
PRO ANIMAM SUAM FECIT”.

Ritrovamento: Venne scoperto casualmente nell’autunno del 1963 durante lo scavo

di una fossa in Pian dei Campi, nei pressi della chiesa di San Lorenzo. Tutti gli oggetti
erano impilati uno nell’altro, ed erano seppelliti senza alcuna protezione. Questo fa
pensare che siano stati sepolti in gran fretta, in epoca imprecisata, ma certamente
molto antica, per sottrarli a depredazione Il “tesoro”, in parte involontariamente
danneggiato all’atto del ritrovamento, è attualmente esposto, dopo il restauro, presso
il Museo Civico e d’Arte Sacra di Colle di Val d’Elsa.

PLACITO DI MARTURI

Origine: Il Placito di Marturi fu un’assemblea giudiziale avvenuta nel monastero-castello

di Marturi nell’anno 1076. L’importanza di tale accadimento per la storia del diritto
europeo risiede nel fatto che in tale circostanza fu riproposto il Digesto quale materiale
effettivamente utilizzabile nella prassi giuridica. L’ Abbazia di San Michele nel castello
di Marturi (l’ attuale Castello di Badia) rivendica la proprietà di alcuni beni immobili che
aveva avuto in donazione dal Marchese Ugo di Toscana prima dell’anno 1000. Tali
beni erano stati sottratti dal Marchese Bonifacio tra il 1002 ed il 1012 e posseduti da
tale Sigizo di Firenze. Nonostante che l’ Abbazia ne avesse richiesta la restituzione,
questi non erano stati riconsegnati facendo passare 40 anni di prescrizione per la
restituzione.

Epilogo: il Giudice Gugliemo, assistito da giurista Pepone (Pepone legis doctores- tra i

fondatori dell’ Università di Bologna), pronuncia una sentenza (placitum) con la quale,
richiamandosi al diritto giustinianeo romano, il Digestum vetus, ordina la restituzione
dei beni all’ Abbazia sospendendo il periodo dei 40 anni per l’usucapione dei beni
ecclesiastici che erano stati interrotti dai monaci con varie richieste presentate ai
magistrati, ma mai considerate.
Il Placito di Marturi ricopre un ruolo importantissimo nel diritto italiano
ed europeo in quanto cita fonti del diritto romano (Digestum vetus) dopo

71

la caduta dell’Impero Romano e fino a quell’ epoca dimenticate e non più
adottate.

BREVIARIO DI POGGIBONSI

Origine: Faceva parte dei beni dell’ Abbazia di San Michele a Marturi (oggi Castello

di Badia) ed è attribuibile all’XI secolo. Passò quindi di proprietà alla famiglia Medici
ed è attualmente conservato presso la Biblioteca Laurenziana di Firenze.

Autore: Viene attribuito, anche se con qualche incertezza, al monaco Johannes de

Marturi, che fu abate dell’Abbazia intorno al 1085, anno a cui risale la compilazione del
Breviario.

Miniature: Di fattura eccezionale, rappresentano, la prima, il monaco Giovanni

inginocchiato davanti alla Vergine benedicente, una seconda il Re David, la terza, la più
bella di tutte, Cristo Crocifisso con la Madonna, Giovanni ed angeli.

72

PERSONAGGI ILLUSTRI

San Lucchese

(fine XII sec. - 28.Aprile 1250) - Sembra che sia stato dichiarato Santo per ben due
volte.
La notizia più certa si trova sul documento del canonico F.Pratelli
secondo il quale Lucchese, nato a Gaggiano nel 1181, sposò la
nobile Bonadonna Segni (stemma di famiglia erano 3 rose d’oro) e con
lei visse agiatamente (ebbero dei figli, colpiti da morte in giovane età)
diventando un abile e inclemente mercante. Inclemente perché, pur di
raggiungere i propri scopi di arricchimento, aveva ridotto alla miseria e
alla fame molti mercanti suoi concorrenti contribuendo personalmente
all’aumento del prezzo del grano, (potendo economicamente

permetterselo, aveva comprato e stivato grosse quantità di grano quando costava
poco per rivenderle in tempi di carestia a prezzi notevolmente più alti), e quindi di tutti
gli alimenti di Poggiobonizio e dei borghi confinanti. Nel 1207 vide per la prima volta
San Francesco a Borgo Marturi e cominciò ad avere dei ripensamenti. Pian piano
si convinse che il suo modo di vivere non era giusto e che avrebbe dovuto cambiare
vita, convertendosi alla fede di Gesù, secondo il consiglio del Vangelo ed emulando il
Poverello di Assisi. Ne parlò anche con la moglie e la convinse a seguirlo nella sua opera
caritatevole verso i poveri. Insieme decisero di vendere tutti i loro possedimenti per
aiutare i poveri e trasformarono la propria lussuosa casa in un rifugio per i più bisognosi.
Nel 1213 Lucchese s’incontrò con San Francesco in Pian dei Campi e nel 1221
vestì per primo, nell’antica chiesa di S.Maria a Camaldo, l’abito di penitenza del
Terzo Ordine Francescano. ( …che avrebbe raccolto tutte quelle anime, nobili ed umili,
maschili e femminili, desiderose di bene e carità, con la promessa di una santa istituzione
che doveva essere un regolamento di vita, per il quale, pur vivendo secondo gli obblighi
familiari e nel trambusto del mondo, trovasse ogni consolazione e salvezza …). Per tutto
il resto della sua vita si dedicò, aiutato dalla moglie, alla pratica dei due grandi precetti
“ Amore di Dio e Amore del Prossimo” . San Lucchese morì nel convento di San
Francesco (l’attuale convento di San Lucchese) il 28 aprile 1250, poche ore dopo
il decesso di sua moglie Buonadonna.
(…) Alcuni anni dopo, nel 1273, passando per Poggibonsi il pontefice Gregorio X,
mosso dalla fama dei tanti miracoli che si diceva operati per intercessione del Beato
Lucchese, … volle assicurarsene di persona. Trovandosi nei pressi di Poggibonsi,
chiese di essere condotto alla chiesa di S. Francesco sulla collina di Camaldo. Ivi si
fece portare il teschio del Beato Lucchese e, alla presenza della sua gente,
dei frati francescani e del popolo, lo pose in mezzo alle fiamme di un gran
fuoco. Quella testa se ne venne da se stessa fino ai piedi del Pontefice, senza
ricevere dal fuoco danno alcuno. Egli allora diede il permesso che fosse esposta alla
venerazione del popolo e portata solennemente in processione, come si usa fare coi
corpi dei Santi (…).
Il corpo di San Lucchese, di cui si conservava solo il teschio, fu ritrovato per
puro caso il 19 settembre 1581, nascosto sotto il pavimento del coro dietro l’altare 73

maggiore, forse perché non fosse inviolato come il corpo della beata sua moglie
Buonadonna (che era stato ceduto a dei soldati mercenari in cambio della salvezza del
convento). Il corpo del Santo era conservato in una cassetta di pietra sul cui coperchio
di marmo bianco era incisa la scritta “Corpus Santi Lucchesii”.
(...) Un decreto della “ Sacra Congregazione dei Riti “ del 23 agosto 1883,
approvato dal Pontefice Gregorio XVI, costituiva San Lucchese principale
patrono di Poggibonsi (…).(notizie tratte da “Due Sposi Santi: Lucchese e
Bonadonna” – Titolo originale: “Two Saints in one flesh” di Nicola Benson – ed.
LITOSPAC - 1983)

Guido Grazzini da Staggia - religioso

(1228 ? - 1269) - Fu generale dell’ordine degli Eremitani di Sant’Agostino.

Beato Davanzato - religioso

(fine XII sec. - 7 Luglio 1295) - Seguace di San Lucchese, è Santo Patrono di Barberino
Val d’Elsa. Sul letto di morte è rappresentato in un affresco di Giotto, dove è dipinto con
un giglio in bocca.

Frà Iacopo da Poggiobonizio - religioso

(XIII sec.) - Nel 1240 eresse a Siena il convento e la chiesa dei Servi.

Frà Niccolò da Poggibonsi religioso e scrittore

(XIV sec.) - Scrisse intorno al 1346 il “Libro d’oltremare”, resoconto del suo viaggio in
Terra Santa, importante come documento della lingua del ‘300 e per le notizie minuziose
sui luoghi visitati.

Bastiano da Poggibonsi - laudista

(XIV sec.) - Di lui ci resta solo la “Canzone dei pellegrini”, eseguita in tempi moderni, nel
1927, a Siena e poi ripresa dalla Corale “Del Chiaro” nel 1989 a Poggibonsi.

Frà Mauro da Poggibonsi - religioso

(XIV sec.) - Trascrisse in versi il “Tesoro” di Brunetto Latini.

Cecco di Jacopo da Poggibonsi

(XIV sec.) - In occasione del tumulto dei Ciompi a Firenze, nel 1378, Cecco partecipo’,
alla guida di una banda di rivoltosi, ad una serie di ruberie e scorribande. L’azione
più eclatante avvenne al Convento di Santa Maria degli Angeli dove erano riposte
le ricchezze dei nobili e degli aristocratici. Il gruppo ne uscì con un bottino di circa
100.000 fiorini d’oro (1379). Il 20 aprile in occasione di un’altra sommossa, venne
scoperto, arrestato e fatto decapitare come “uomo di mala fama e cattiva vita”.

Jacopo de Sassi di Staggia - cronista

(XIV sec.) - E’ detto anche Sasso Cattano. Di lui ci è pervenuta, in quattro copie
manoscritte seicentesche, una cronaca intitolata “Fioretto della Historia del nobile
castello di Poggio Bonizio”, fonte primaria di tutte le storie sulle origini di
Poggibonsi.

Maestro di San Lucchese - pittore

(fine XIV sec.) - Di lui si conosce una Maestà conservata nella National Gallery di
Edimburgo ed una Deposizione conservata nella City Art Gallery di York, la “Madonna
in trono con bambino” Saint Louis, “Tavola con cuspide”, “Madonna e Santi” ad
Amsterdam, nel museo di Arte Antica. Inoltre altri frammenti di un polittico si trovano nel
museo tedesco di Altemburg, nella galleria di Palazzo Barberini di Roma, nel museo del
Principato di Monaco, nel museo francese di Bayonne, nel museo di Cleveland (USA),

74

nel museo di Utrech in Olanda ed in collezioni private italiane e straniere. (Mauro Minghi)

Francesco da Poggibonsi - intagliatore e intarsiatore

(XV sec.) – Eccelso intagliatore e intarsiatore rinascimentale. L’opera più importante

giunta fino ai nostri giorni è il coro ligneo dietro l’altare maggiore dell’Abbazia di

Vallombrosa. L’attribuzione è certa in quanto in una targa, coeva, si trova scritto

“Francesco de Podiobonitio a. 1444-1446”. L’opera costruita per l’Abbazia di San

Pancrazio a Firenze, fu trasferita nel 1574 nella più importante abbazia vallombrosiana.

Sempre a Vallombrosa troviamo, opera del nostro concittadino, anche un prezioso

leggio di legno. (Mauro Minghi)

Giuliano da Poggibonsi - scultore e incisore

(sec. XV°) - E’ autore di bellissime opere (retablo e bassorilievi) che abbelliscono

la Cattedrale di Valencia in Spagna; alcune statue sono conservate nel Museo

dell’Opera del Duomo di Firenze, mentre a Padova si trova il Reliquario con la lingua

di Sant’Antonio. Recentemente gli è stata attribuita una formella delle porte del

Battistero di Firenze (era stato allievo del Ghiberti)

Giorgio Riesci - grecista

(XV sec.) - Considerato tra i migliori del suo tempo.

Giovanni de Ricci - giureconsulto (XV sec.).
Simone da Poggibonsi - medico (XV sec.).
Giovanni Battista da Poggibonsi - religioso (XV sec.).
Tommaso Ciucci - capitano di ventura

(1501 - 1577) - Combattè con Pietro Strozzi e sotto Cosimo I. Fu podestà di Empoli, San

Gimignano e San Casciano.

Dionigi Lippi - sacerdote e latinista

(1515 - 1598) - Stimato da Alessandro dei Medici.

Menechino Buonanni - politico

(XVI sec.) - (XVI sec.) - Uomo politico, dal 1539 al 1542, castellano comandante del

Forte e della Torre del Marzocco di Livorno.

Fracassini Luigi - capitano di ventura.

(sec. XVI°) - Prima soldato poi con un proprio esercito combattè per i Medici, quindi passò

al soldo del Regno di Napoli. Verso la metà del ‘500 fu Capitano della Fortezza dell’Aquila .

Norchiati Giovanni - letterato

(sec. XVI°) - Tra i fondatori dell’Accademia degli umidi, con il soprannome Il Lacrimoso,

è autore del “Tractato de’ diptonghi toscani”, edito a Venezia nel 1539. Era zio di

Giovann’Angelo Montorsoli.

Simone da Poggibonsi - pittore

(XVI sec.) - Eseguì degli affreschi nel Chiostro Grande di Santa Maria Novella a Firenze.

Alcune sue opere sono conservate nel Museo Diocesano di Colle di Val d’Elsa.

Anton Francesco Grazzini detto il Lasca - speziale e letterato

(1503 - 1584) - Compose poesie burlesche e commedie, e le novelle delle “Cene”.

Nato da genitori di Staggia, visse a Firenze. Fu tra i fondatori dell’Accademia della

Crusca.

Angelo di Michele da Poggibonsi detto Giovanni Montorsoli - scultore ed

architetto

(1507 - 1536) - Nacque a Montorsoli da genitori poggibonsesi. Lavorò con

Michelangelo alle tombe Medicee ed al mausoleo di Giulio II. 75

A Napoli eseguì il monumento funebre del poeta Sannazaro; a Genova il Palazzo Doria e
la fontana del giardino; a Messina le fontane del Nettuno e Orione; a Bologna le statue
che adornano l’altar maggiore della chiesa di Santa Maria dei Servi. Sempre a Messina

progettò le fortificazioni del porto, tuttora esistenti. Varie opere si trovano in molteplici

musei italiani e stranieri: Roma, Firenze, Madrid, Parigi, Berlino, New York, Londra. I

disegni della maggior parte delle sue opere si trovano al Museo del Prado di Madrid.

(Mauro Minghi)

Beato Benedetto da Poggibonsi - religioso

(13 Settembre 1591 - 2 Marzo 1658) - Il suo nome era Matteo Bacci ed era un Frate
Minore. Fu consigliere dei Gonzaga. Tornato a Poggibonsi, visse in umiltà e povertà,

prodigandosi durante le pestilenze del 1630 - 1633. Venne proclamato Beato da Leone

XIII il 16 Giugno 1897.

Giovan Battista Muzzi - medico

(XVIII sec.) - Fu professore alla Università di Pisa e medico presso la corte fiorentina.

Antonio Frilli - medico

(XVIII sec.) - Direttore dell’ospedale di San Gimignano, lasciò al Comune di Poggibonsi
tre doti per fanciulle povere ed una borsa di studio annuale per uno studente meritevole.

Luigi Lombardini - veterinario

(1821 - 1898) - Combattè a Curtatone e Montanara. Istituì la cattedra di Veterinaria a
Pisa. Ha lasciato alcune opere di veterinaria.

Francesco Costantino Marmocchi - scienziato e patriota

(26 Agosto 1805 . 9 Settembre 1858) - Iscritto alla “Giovine Italia” venne arrestato
ed imprigionato per un anno nel Mastio di Volterra. Partecipò ai moti rivoluzionari

del 1848 e fu Ministro dell’Interno del ministero Guerrazzi nel 1849. Ha lasciato

numerose pubblicazioni tra cui il “Prodromo della storia naturale” del

1844 in cui anticipa le teorie darwiniane sull’evoluzione; il “Corso di Geografia
universale”, la sua opera più importante e numerosi altri testi di geografia e
storia naturale. Collaborò a numerosi giornali politici e fondò “L’inflessibile”.

Attilio Ciaspini - dottore in legge e storico

(XIX sec.) - Fece parte della commissione incaricata di introdurre la vaccinazione
antivaiolosa. Nel 1850 pubblicò “Notizie varie per servire alla storia di Poggibonsi”,

il primo testo su questo argomento, ed in versi la “Origine di Poggibonsi”.

Giovan Battista Marzi - medico

(XIX sec.) - Scrisse alcune opere di medicina.

Pietro Burresi - medico

(28 Marzo 1822 - 14 Ottobre 1883) - Fu medico condotto a Poggibonsi,
Professore e poi Rettore dell’Università di Siena, membro del Consiglio Superiore

della Pubblica Istruzione e direttore della clinica medica dell’Istituto di Studi

Superiori di Firenze. Al suo nome era intitolato il vecchio ospedale di Poggibonsi.

Agostino Neri - sacerdote e storico

(28 Agosto 1830 - 5 Maggio 1903) - Nato a Levigliani di Stazzema fu dapprima
nella Diocesi di Volterra, poi Proposto a Poggibonsi. Fondò la nostra Confraternita

della Misericordia e dette un eccezionale impulso alla creazione dell’ospedale.

Autore di poesie di argomento religioso e civile, si era accinto alla raccolta del

materiale documentario per stendere una storia di Poggibonsi, ma la lunga malattia
76

che precedette la morte gli impedì di portare a termine l’opera, degnamente

continuata dal suo devoto discepolo Canonico Francesco Pratelli. Ha lasciato

pregevoli opere storiche sulla chiesa di San Lucchese ed il castello di Badia.

Carlo Iozzi - pittore

(fine 1800 - primi 1900) - Fu esponente del verismo post-romantico. Ci sono
pervenute alcune sue opere tra cui un ritratto di Francesco Costantino Marmocchi
conservato in municipio, il “Ritratto di Garibaldi” ed il passaggio di quest’ultimo

a Poggibonsi, una serie di bozzetti rappresentanti i personaggi di Poggibonsi

ottocentesca ed il Terremoto del 1906, un ex voto conservato a San Lucchese.

Francesco Pratelli - sacerdote e storico

(7 Settembre 1880 - 1950) - Fu parroco a Megognano. Scrisse la “Storia di Poggibonsi”
opera fondamentale per la storiografia cittadina e “Le antiche devozioni di Poggibonsi”.

Cesare Andreuccetti - musicista

(12 Aprile 1854 - 24 Maggio 1939) - Si diplomò maestro di musica e professore di
tromba al Regio Conservatorio Cherubini di Firenze. Fu prima tromba dell’orchestra

del Teatro Cardano e poi della Banda Comunale di Firenze, successivamente fu

direttore della Banda di Poggibonsi. Scrisse opere liriche: Nella e Gli ultimi giorni
di Gerusalemme; varie sinfonie per bande ed alcune composizioni religiose.
Con la marcia funebre Pianto della Regina partecipò al concorso indetto
per la morte della Regina Margherita piazzandosi al secondo posto.

Gaetano Pieraccini - medico ed uomo politico

(23 Dicembre 1864 - 13 Aprile 1957) - Di fede socialista, venne incarcerato durante il
periodo fascista. Fu il primo sindaco di Firenze dopo la liberazione e successivamente

fu eletto Senatore. Ha lasciato numerosi scritti scientifici tra cui la monumentale

opera “La stirpe dei Medici di Cafaggiolo” in cui traccia la storia di questa famiglia
dal punto di vista medico, studiando le leggi dell’ereditarietà. Lasciò tutti i suoi

libri alla Biblioteca comunale di Poggibonsi, che al suo nome è stata intitolata.

Leonetta Pieraccini Cecchi Pittrice e scrittrice

(31 Ottobre 1882 - 1977) - Sorella di Gaetano, visse a lungo a Roma, pur restando
sempre sentimentalmente legata al suo paese d’origine. Sposò lo scrittore

Emilio Cecchi dal quale ebbe Suso Cecchi D’Amico, famosa sceneggiatrice

cinematografica. Allieva di Fattori, ha lasciato numerosi dipinti ed in campo

letterario le “Agendine”, vivaci ritratti di personaggi e bozzetti di fatti di costume.

Alberto Manetti - giornalista

(1887 - 7 Aprile 1941) - Fondò e diresse “Il Brivido”, giornale umoristico fiorentino, ed
“Il Brivido Sportivo”.

Costantino Antichi - insegnante e storico

(19 Ottobre 1920 - 3 Novembre 1978) - Ci ha lasciato numerose opere relative alla
storia antica e recente di Poggibonsi, tra cui fondamentale “Poggibonsi”, un’ampia storia
della nostra città dalle origini all’epoca contemporanea. Fondò e diresse i “Quaderni
poggibonsesi”.

Franco Del Zanna - farmacista e storico

(14 Marzo 27 – 15 Luglio 2008) - Nasce a Poggibonsi da una delle più antiche e

illustri famiglie di “speziali“ poggibonsesi. L’esistenza della “Farmacia Del Zanna“

è documentata fin dal 1713. Seguendo la tradizione familiare, nel 1951 Franco si
77

laurea alla Facoltà di Farmacia di Siena. Compiuto il servizio militare come ufficiale
farmacista, inizia la propria attività collaborando nella farmacia di famiglia. Presidente
dell’Associazione Titolari di Farmacia della Provincia di Siena e Consigliere della Consulta
Regionale degli Ordini dei Farmacisti Toscani. Oltre alla passione per il proprio lavoro
Franco ha numerosi interessi culturali: storia e letteratura, storia dell’arte, geografia
e paleografia, astronomia, teatro, fotografia e cinematografia. Negli anni Cinquanta si
affianca a Costantino Antichi e ad altri amici per fondare i “Quaderni Poggibonsesi “ a
cui collabora con alcuni scritti e curando la veste grafica della pubblicazione. Sempre per
Costantino Antichi cura la parte iconografica del libro “Poggibonsi“. Al Prof. Gaetano
Pieraccini fornisce alcune fotografie per il libro “Le portatrici di pesi sulla testa“.
Nel 1982 il Dottor Franco Del Zanna pubblica “Achtung! Bombengefahr!“ cronaca
poggibonsese degli anni 1943 – 1944 in cui rievoca, ricorrendo ai propri ricordi di
adolescente, le tristi vicende belliche del suo paese natale, integrando i ricordi personali
con accurate ricerche negli archivi militari alleati e tedeschi. Collabora all’allestimento
della mostra commemorativa del primo bombardamento di Poggibonsi promossa dal
Comune e, nel 1993, in collaborazione con lo storico poggibonsese Claudio
Biscarini, cura la pubblicazione POGGIBONSI 1943 – 1944 “. Nel periodo che è stato
Presidente del Consiglio di Circoscrizione “Centro“ collabora con l’Amministrazione
Comunale nella valorizzazione del centro storico di Poggibonsi ed in particolare
per il recupero della Fonte delle Fate e della Fortezza Medicea. E’ socio
fondatore del “Lions Club Valdelsa“ di cui è stato due volte presidente. E’ stato
consigliere della Società Storica della Valdelsa. Nel 1969 è stato tra i fondatori della Pro-
Loco di Poggibonsi. Al suo interessamento si deve il salvataggio dalla cementificazione
delle “Cipressete“, ultima cipresseta naturale europea. Nel 1995 al dott. Franco del
Zanna viene assegnato il “Premio Città di Poggibonsi“ per i suoi meriti in ambito
scientifico, culturale e sociale. Dal 1992 è fondatore e socio dell’Associazione
Amici di Poggibonsi dedicandosi con tanto impegno alla pubblicazione di questo
opuscolo storico che diventerà un prezioso aiuto per i ragazzi iscritti alle cacce
al tesoro dei vari anni. Nel dicembre 2013 la biblioteca comunale si arricchisce del
Fondo antico Del Zanna: libri, registrazioni e altri importanti documenti sono donati
dai figli del Dottor Franco Del Zanna.
Nel dicembre 2016 la Biblioteca Comunale si arricchisce del Fondo antico Franco e
Simone Del Zanna, quest’ultimo purtroppo scomparso improvvisamente in giovane età.
Il Fondo è costituito da libri, registrazioni ed altri importanti documenti originali che la
famiglia ha donato alla comunità fornendo un valido supporto per lo studio e la ricerca.

Attraverso la collaborazione intrapresa nel progetto di Alternanza Scuola – Lavoro fra
l’Associazione Amici di Poggibonsi e l’Istituto Roncalli – Sarrocchi, grazie alla ricerca di
un gruppo di giovani studenti frequentanti la classe quarta dell’indirizzo turistico guidati
dal prof. Alessandro Grassini, docente di Geografia, abbiamo approfondito la conoscenza
di un personaggio poggibonsese, vissuto nel XIV secolo. Un personaggio moderno,
curioso, intaprendente, ma a molti completamente sconosciuto, ma che, grazie a queste
poche righe, vorremmo presentare ai fruitori di queste pagine.

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UN PERSONAGGIO DA RISCOPRIRE...

Fra’ Niccolo’ Da Poggibonsi religioso e scrittore -

E’ stato un francescano italiano vissuto nel XIV secolo, ma soprattutto era ed è un
poggibonsese.
Da Poggibonsi, Fra’ Niccolò, insieme a sette compagni, partì alla volta di Venezia e da lì
si imbarcò per l’isola di Cipro, dove rimase per diversi mesi al servizio del Re Ugo IV.
Successivamente partì per Giaffa, città israeliana, da cui si mosse per visitare iu luoghi
santi di gerusalemme e dell’intera Palestina, viaggiando fino a Damasco nella speranza
di raggiungere Babilonia e la regione Coldea.
S’imbarcò a Beirut per raggiungere l’Egitto, dove visitò le città di Alessandria, Babilonia
d’Egitto, il Cairo ed i luoghi biblici della penisola del Sinai con il celebre ed antichissimo
Monastero di Santa Caterina. Passando per Gaza, tornò in seguito sul delta del Nilo,
a Damietta, da dove si imbarcò per rientrare in Italia. La navigazione si rivelò piena di
sorprese inattese, interessanti avventure, tanto che durò oltre quattro mesi, durante
i quali la nave dovette passare dalle coste turche, fare scalo a Tripoli, in Istria presso
Parenzo, dove fu sequestrato da alcuni briganti e dovette fuggire.
Giunto a Venezia, alla fine dlel 1349, si diresse a Ferrara, dove si fermò e solo nella
primavera del 1350, dopo cinque anni di viaggio, tornò nella nativa Poggibonsi.
A seguito di questo interessante e complicato pellegrinaggio in Terrasanta, ne trasse una
sorta di memoria, che raccolse in un libro dal titolo “Libro d’Oltramare”, in cui racconta
gli anni dal 1345 al 1350.
Nel libro sono descritti in modo molto dettagliato edifici ed intere città, cosa non comune
nei resoconti di pellegrinaggio a Gerusalemme del tardo Medioevo. Egli ebbe modo di
verificare che la casa di Maria, madre di Gesù, era scomparsa, probabilmente abbattuta
dai Musulmani, persi dalla necessità di nascondere o distruggere tutti i simboli del
Cristianesimo a Nazareth.
Per alcuni secoli un estratto della sua opera servì come guida per Pellegrini e “Turisti”.

79

STORIE E LEGGENDE

La tragedia del Sasso Gocciolino

I Romani di Piteccio, dove aveva perduto la vita il capo Catilina, avevano trovato rifugio sulle rive
dell’Elsa, portando con loro Clodia, moglie del loro condottiero, e Citacinzaco, suo figlio. Questi,
crescendo, cominciò a covare pensieri di rivincita, ma la cosa si riseppe a Roma, che inviò Tauro,
apparentemente per trattare con il ribelle, ma col segreto scopo di ucciderlo. Ma Tauro, veduta Clodia
se ne innamorò ed anche Clodia non rimase insensibile al fascino del giovane. Ben presto si decise il
matrimonio, che fu celebrato nonostante l’opposizione di Citacinzaco. Questi allora, vedendo in Tauro
l’usurpatore, decise di vendicare la memoria del padre. In una notte buia si introdusse nella casa della
madre, sorprese i due sposi nel sonno e li colpì selvaggiamente con un affilato pugnale. Il sangue di
Tauro si mischiò a quello di Clodia e gli imbrattò la mano, il petto e il volto. Citacinzaco corse allora
a cercare rifugio in una vicina grotticella sulle rive dell’Elsa, dove gocce d’acqua scorrevano lungo le
stalattiti. Qui giunto, si accasciò a terra, chiuse gli occhi e si immerse profondamente il ferro nel petto.
Il sangue che sgorgava copioso dalla ferita si mischiò con l’acqua che cadeva dall’alto tingendola di
rosso. Il luogo fu chiamato Sasso Gocciolino continuò a narrare nei secoli la tragedia di Citacinzaco,
di Clodia e di Tauro. Le sue stalattiti si colorarono di rosso, come se fossero ancora macchiate dal
sangue sgorgato in quella tragica notte, e dalla grotta cominciò ad uscire un lamento che sembrava un
lamento umano.

Usilia

Era la fine del 1267 e da lunghi mesi le truppe angioine e guelfe cingevano d’assedio
Poggiobonizio, ultimo baluardo della resistenza ghibellina. Il primo giorno di dicembre si riunisce
il Consiglio Generale e Bono Bacinelli propone di porre fine ad una ormai inutile difesa, accettando
la resa che avrebbe posto fine ad un incubo di fame lutti e privazioni. Ma tra la folla che assisteva
muta al Consiglio, si fa largo una giovinetta di diciotto anni che, tra lo stupore dei presenti, si
rivolge al popolo: “Cittadini, la nostra libertà è sacra, non dobbiamo cedere!”, dice “Capisco
lo scoramento, mancano l’acqua ed il grano, è vero, ma quale futuro ci aspetta se cediamo?
Quello di sottomessi, di schiavi! Dove è andato a finire il nostro spirito ghibellino?”. Il popolo
reagisce alle parole di Usilia, era questo il nome della giovine popolana, e grida “Alle armi! Alle
armi”. Usilia chiede allora di formare un manipolo di volontari per tentare una sortita di sorpresa
ed uccidere il re Carlo d’Angiò nella sua tenda. Nella notte, mentre viene simulata una sortita
verso il Vallone come azione diversiva, dalla porta di Santa Maria, Usilia, alla testa di un gruppo
di cavalieri, irrompe nel campo francese gettandovi lo scompiglio e puntando verso la tenda del
re. Il piano sembra funzionare, ma poi la forza del numero ha il sopravvento sull’ardimento ed il
valore: Usilia ed i suoi cadono tutti ad uno ad uno combattendo come leoni. Dopo questo ultimo
disperato tentativo la resa di Poggiobonizio è inevitabile, ma quando il re Carlo sa che il manipolo
di ardimentosi era guidato da una fanciulla sacrificatasi per la libertà del suo popolo, ammirato,
concede la resa con l’onore delle armi, non saccheggia la città, non fa abbattere le mura e si
accontenta del giuramento di fedeltà.

La volpe d’oro

Quando il principe volle costruire il castello, mandò sulla collina i suoi servi, ma questi
ritornarono terrorizzati, raccontando di essere stati messi in fuga da una grossa volpe. Il
principe mandò allora due cavalieri, ma anche questi furono attaccati dalla volpe che fece
80cadere i cavalli. Il principe ordinò allora una grande caccia, ma la volpe sembrava stregata,

ricompariva sempre alle spalle dei cacciatori, attaccava i cani, mordeva i cavalli, e dalla sua
bocca e dai suoi occhi uscivano fuoco e fiamme. Infine la bestia si arrampicò sopra un albero
ed il principe le lanciò attorno al collo un nodo scorsoio. La volpe cadde dal ramo su cui si
era rifugiata, rimanendo strozzata dal cappio.
Il mago di corte, osservando la bestia morente, profetizzò che il castello sarebbe durato
quanto il corpo della volpe e che quando i vermi lo avessero distrutto, anche il castello
sarebbe caduto. Il principe volendo che il corpo della volpe fosse reso eterno, ordinò che
venisse colato nella bocca della bestia dell’oro fuso, in modo da trasformarne il corpo in
indistruttibile oro massiccio, da murare poi nelle fondamenta del castello. Il castello si
chiamò Strozzavolpe.
Passarono i secoli ed un giorno un contadino, lavorando intorno al castello, disseppellì uno
strano oggetto molto pesante. Lo appoggiò sopra il suo aratro, ma dal bosco uscirono tre
cavalieri dalle strane armature, percossero il contadino, s’inchinarono di fronte all’oggetto e
con esso sparirono. Era la Volpe d’oro che i tre cavalieri custodivano per ordine del principe. Si
narra che essa sia stata riportata sotto le fondamenta del castello, ma che, nelle notti di luna

piena, si aggiri ancora nei boschi intorno a Strozzavolpe.

I “Fochi” di San Lucchese

Intorno all’anno Mille venne fondata l’Abbazia di Marturi, l’attuale castello di Badia, che
precedette di circa un secolo la costruzione dell’Abbazia di San Lucchese. La prima affidata
ai cistercensi, l’altra ai francescani, ma ambedue con un’intensa attività di lavoro e preghiera.
Le accomunava anche il rito della questua, che permetteva, insieme ai proventi delle
elemosine, il sostentamento delle strutture e di chi vi abitava. La presenza di due realtà così
simili, ben presto cominciò a creare i primi dissidi e non si fecero attendere nemmeno i primi
dispetti a discapito di uno o dell’altro convento.
Un giorno partendo da Badia, un frate si fermò da un contadino per chiedere un po’ di
grano. Il contadino dopo aver ascoltato la richiesta rispose in modo spazientito, che
aveva già elargito del grano ad un altro frate passato poco prima del suo arrivo, “un frate
vestito di marrone” specificò. Il novizio di Badia riprese con passo svelto il cammino nella
segreta speranza di raggiungere colui che lo aveva anticipato per chiarire una volta per
tutte la questione. Sulla salita di Valcanoro fu esaudito il suo desiderio ed accellerato il
passo, affrontò il francescano intimandogli di lasciare a lui il grano per onorare la nascita
antecedente del convento di Badia.
Il francescano non aveva nessuna intenzione di accondiscendere ad una simile richiesta,
fra l’altro con una giustificazione così strampalata. Il cistercense accortosi della poca
collaborazione del “fratello” lo spinse a terra e si impadronì del sacco, non risparmiando
una discreta dose di botte al malcapitato. Il poveretto un po’ malconcio, rimasto solo, si
incamminò verso il convento di San Lucchese, dove, appena arrivato, mise a conoscenza i
confratelli di quanto era successo. I frati si armarono di tutto punto, con bastoni, pale, forconi
e partirono verso la vicina Abbazia di Marturi. All’altezza della “Sassa”, ecco arrivare anche
i “rivali” cistercensi, che informati delle intenzioni dei francescani, avevano pensato bene di
armarsi a loro volta per redimere la questione. Volarono botte da orbi e alla fine non rimase
che rientrare ognuno al proprio convento, tranne un povero francescano che giaceva esanime
sul viottolo. Papa Callisto III venuto a conoscenza dell’accaduto rimase allibito e sconcertato
ed incaricò Fra Bartolomeo da Colle di ripristinare la calma. Il pontefice aveva chiesto al
frate di impiantare una grande croce a monito nel luogo dell’increscioso episodio e di fare un
fuoco prima dell’una e dell’altra festa dei due conventi come segno di purificazione. All’inizio
del Novecento fu rimossa la croce della “Sassa”, ma ci piace pensare che i “fochi di San
Lucchese” siano rimasti a ricordare quell’episodio.

81

Il Fantasma del Vallone

Tobia, un uomo che aveva appena finito il suo tirocinio per diventare frate, era stato
consacrato Padre dei Frati Francescani. Gli era stato dato l’ordine di passare di casa in casa
a chiedere cibo, vestiti ed elemosine in cambio della sua benedizione.
Un giorno, mentre si avvicinava ad una casa, vide seduta su uno sgabello, una bella giovane
intenta a filare la lana e ne rimase affascinato. Colpito da questa immagine, da quel giorno le
gite del frate si concludevano sempre alla casa di quella bella giovane.
Una mattina di maggio, tra una chiacchiera e l’altra, Padre Tobia, confessò alla ragazza di
volere un suo bacio. I due si incamminarono di nascosto fra i ceppi e le piante del vallone e si
lasciarono andare a quel desiderio. Il Padre Guardiano, che da tempo li spiava segretamente,
apparve davanti ai due giovani all’improvviso e cacciata la ragazza, costrinse Padre Tobia a
tornare al convento, dove lo rinchiuse nella cella più isolata del convento.
Una sera di inizio inverno, una gran nebbia avvolgeva il Vallone, ed ecco apparire tra le
piante, il fantasma di frate Tobia, che lamentandosi si aggirava nel luogo del bacio con la
bella fanciulla.
Qualcuno dice che, ancora oggi, nelle notti nebbiose di luna piena, quando c’è silenzio, ma
silenzio davvero, nel boschetto tra il Vallone e la Fortezza, si senza un flebile lamento, un
dolce sibilo.....provare per credere!!

Il Fantasma di Via Maestra

Nanni di Peo al veder la veneziana Bianca Cappello, prima amante e poi moglie di secondo
letto del Granduca Francesco De’ Medici, l’aiutò a scendere dalla carrozza appena giunta.
La donna, venuta a conoscenza della gravidanza di tale Giovanna di Galluriuzzo, era venuta
a prendere la giovane puerpera e trattenerla a Firenze fino al momento del parto. La
nobildonna in realtà, aveva un turpe progetto...
Comprata con oro la madre della partoriente, al momento della nascita avrebbe fatto credere
al Granduca, suo marito, che fosse nato un figlio dal suo grembo, il frutto del loro amore.
Francesco, innamorato della moglie e convinto della sua sincerità, le credette e lo battezzò
con il nome di Piccardo, assegnandogli un cospicuo patrimonio.
La sorte però, con i due genitori, fu crudele, perchè entrambi morirono in giovane età ed
anche la vera madre del piccolo Piccardo fece una brutta fine, morendo avvelenata.
Nelle notti di luna piena, fra i vicoli di Galluriuzzo, si vede agginarsi una donna, somigliante a
Giovanna, che in preda alla disperazione cerca il figlio, strappatole appena nato.
Dopo la guerra non si sono più registrate apparizioni tanto che si pensa che il fantasma della
giovane sia rimasto sotto le macerie dei bombardamenti che devastarono la nostra città.

L’omaccione delle Fate

Giovanna, una sera in cui la Fonte delle Fate è particolarmente bella, esce di casa dirigendosi
verso le arcate. Nel silenzio della notte, un lieve rumore inaspettato, la impaurisce, ma
intravisto il profilo ben noto del suo innamorato si rasserena.
I due stretti in un forte travolgente abbraccio vedono arrivare un omaccione armato di una
grossa spada. Con un solo colpo il truce omaccione taglia la testa ai due innamorati e con
l’intento di coprire quel folle omicidio, l’assassino le getta nella Fonte e fugge attraverso il
Vallone.
L’acqua della Fonte delle Fate, testimone di un così atroce gesto, divenne torba e da

82

quel momento la rovina di chiunque vi si avvicinasse o ne facesse uso. Nella fonte ormai
abbandonata, spuntarono delle belle ninfee come un dolce ricordo dei due innamorati uccisi.
Secondo la leggenda, fu l’abate di Badia a macchiarsi dell’atroce delitto, accecato dalla
gelosia per la bella Giovanna.

83

CdAAellCbleCoIeddAeiizaViloTinnEiScOditeoRlrlOia
MEDIEVALE

1ª edizione: 7 Giugno 1992

4°-5° Elementari (sq. 44 Pieraccini) Medie (sq. 122 - F.C. Marmocchi)

Fornai Beatrice Corsi Valentina
Nigi Laura Salvestrini Francesco
Stazzoni Tania Marchetti Giada
Mattioli Simona Rossi Jessica

Martini Francesca

2ª edizione: 6 Giugno 1993

4°-5° Elementari (Pieraccini) Medie (F.C. Marmocchi)

Sani Caterina Pieri Elena
Panci Alice De Luca Stefania
Vettori Alessandra Pierantozzi Elisa
Libbra Elisa Giorli Simona
Panebianco Annalisa

3ª edizione: 12 Giugno 1994
n.r.

4ª edizione: 21 Maggio 1995

4°-5° Elementari (sq. 505/5C Pieraccini) Medie (sq. 216/2A F.C. Marmocchi)

Papini Federica Scordino Matteo
Lombardini Sara Lorini Filippo
Mattioli Valentina Pannacci Federico
Bianchini Claudia Salone Maria
Lauceri Grazia Bellacchini Marco

5ª edizione: 19 Maggio 1996

4°-5° Elementari (sq. 527/5C V. Veneto) Medie (sq. 306/3C L. Da Vinci)
Agnorelli Fabio
Ciulli Alessandro
Bucciarelli Luca Lorenzi Tommaso
Maggi Andrea
Morandi Andrea Gregorio Luca
Scialabba Andrea
Ravenni Niccolo’ Agnorelli Federico

Geri Gianluca



84

6ª edizione: 18 Maggio 1997

4°-5° Elementari 1°/2° Medie 3° Medie

(sq. 521 /5A V. Veneto) (sq. 209/2B F.C. Marmocchi) (sq. 316 /3A L. da Vinci)
Marolda Vincenzo Cambi Jacopo Pepi Francesca
Gaggelli Simone Gouhai Hamid Grassini Giovanna
Gemmi Gabriele Campani Tommaso Martini Francesco
Sampognaro Sara Panicali Marco Cambi Stefano
Mecacci Azzurra Guidi Marco
Cappellini Martina

7ª edizione: 17 Maggio 1998

4°-5° Elementari 1°/2° Medie 3° Medie

(sq. 411 /4A D. Milani) (sq. 222/2C F.C. Marmocchi) (sq. 304 /3B F.C. Marmocchi)
Pasquali Riccardo Burresi Giovanni Gonnelli Filippo
Buccianti Mirko Fabbiani Giacomo Fagnani Lorenzo
Pescatori Sara La Rosa Claudio Marzani Nicola
Fontanelli Niccolo’ Mena Martinez John H. Sottile Fabio
Morelli Maurizio Pastore Deidra

8ª edizione: 9 Maggio 1999

Gara non effettuata causa maltempo: vincitori sorteggiati

4°-5° Elementari 1°/2° Medie 3° Medie

(sq. 508 /5B D. Milani) (sq. 204/2D L. Da Vinci) (sq. 312 /3E L. Da Vinci)
Farina Giulia Rizzuto Simone Limberti Andrea
Ancilli Tommaso Rocchi Andrea Filippo Nicola
Farina Marta Carusi Filippo Machetti Giulio
Forzoni Martina Ciufegni Nicola Benocci Marco
Cefaliello Jenny

9ª edizione: 7 Maggio 2000

4°-5° Elementari (sq. 504/ 5B Calamandrei) Medie (sq. 202/ 2A L. Da Vinci)

Panti Simone Amadini Corrado
Pini Ylenia Toni Gabriele
Mugelli Gloria Galardi Devid
Tortelli Tania

10ª edizione: 6 Maggio 2001

3° Elementari 4°/5° Elementari Medie

(sq. 1/3A Bernabei) (sq. 521/5A V. Veneto) (sq. 315 /3G L. Da Vinci
Ierardi Andrea D’Abbenigno Francesca
Domenichini Elisa Morganti Elena ex Marmocchi)
Burresi Viola Pucci Francesco
D’Alesio Antonio Fanti Giulia Renzi Alessandro
Gambassi Laura
Strambi Valeria

85

11ª edizione: 12 Maggio 2002

1°-2°-3° Elementari 4°/5° Elementari Medie

(sq. 301 /3A Bernabei) (sq. 516/5B V. Veneto) (sq. 703 /2A L. Da Vinci)
Marcoionni Gianluca Marcocci Elisa Alatassi Omar

Borgianni Jennie Castellaneta Valeria Chiarugi Luca

Vigna Angela De Marco Sofia Zazzeri Matteo

Spatafora Mattia

12ª edizione: 18 Maggio 2003

1°-2°-3° Elementari (sq. 520/5C V. Veneto) Bruni Anna Giulia
Burresi Viola Signori Giulia
(sq. 214 /2B Pieraccini) Morganti Elena
Buonomo Matteo Biagiotti Chiara Di Piazza Chiara
Paolini Niccolò
Rossi Daniele Pedani Carolina

4°/5° Elementari Domenichini Elisa

Medie

(sq. 718 /2F L. Da Vinci)

13ª edizione: 16 Maggio 2004

1°-2°-3° Elementari 4°/5° Elementari Medie

(sq. 103 /1A Calamandrei) (sq. 523/5D Pieraccini) (sq. 817 /3H Marmocchi)
Malquori Ilaria Targi Niccolò Iacomi Niccolò
Balducci Irene Grassi Edoardo Di Muro Simone
Taliani Rebecca Cellesi Gabriele Casprini Marco
Mascagni Filippo

edizione anno 2005: non effetuata

14ª edizione: 14 Maggio 2006

1°-2°-3° Elementari 4°/5° Elementari Medie

(sq. 312/3B Calamandrei) (sq. 532/5C Pieraccini) (sq. 815 /3I Marmocchi)
Meniconi Federico Berni Umberto Salvadori Lorenzo
De Frassini Sabrina Cervelli Alberto Iaquinta Tommaso
Tanzini Federica Marconi Leonardo Tanzini Alessandro
Rossi Daniele Conforti Guido

15ª edizione: 6 Maggio 2007

1°-2°-3° Elementari 4°/5° Elementari Medie

(sq. 217/2F Pieraccini) (sq. 508/5B Pieraccini) (sq. 808 /3D L. Da Vinci)
Funaioli Camilla Lombardi Tommaso Scudiero Lavinia
Cristiani Francesca Giancaspro Michele
Micheli Francesco Viveli Gabriele Testi Fiammetta
Fedeli Alessandro Giornelli Patrik
Nencini Caterina

86

16ª edizione: 18 Maggio 2008

1°-2°-3° Elementari 4°/5° Elementari Medie

(sq. 328/3F Pieraccini) (sq. 518/5A Pieraccini) (sq. 713/2F L. Da Vinci)
Batini Ludovica Petreni Alice Zari Emilia
Arcella Consiglia Cicali Chiara Alfieri Roberto
Micheli Francesco Coppola Rudi Sagliano Ilaria
Costanza Francesco Fusco Matteo Viciani Carlotta

17ª edizione: 17 Maggio 2009

1°-2°-3° Elementari 4°/5° Elementari Medie

(sq.324/3A Pieraccini) (sq.526/5E Pieraccini) (sq.611/1E –L.da Vinci)
Bussagli Camilla Virga Rebecca Rossi Mirko

Fontani Alice Belli Olivia Abate Gabriele

Mazzoni Alyssa Sperduto Veronica Ferraro Giovanni

18ª edizione: 16 Maggio 2010

1°-2°-3° Elementari 4°/5° Elementari Medie

(sq.327/3B Calamandrei) (sq.509/5B Pieraccini) (sq.621/1E –L.da Vinci)
Falorni Francesca Vellini Desiree Ceramelli Emma
Minetto Matilde Barderi Clara Zazzeri Kimberly
Piazzini Ilaria Ceccherini Dina Rossi Melba
Puccetti Vittoria Klyusyk Cristina Del Zanna Marta

19ª edizione: 15 Maggio 2011

Gara non effettuata causa maltempo: vincitori sorteggiati

1°-2°-3° Elementari 4°/5° Elementari Medie

(sq.135/1C Calamandrei) (sq.417/$B Calamandrei) (sq.808/3/F.da Vinci)
Lo Biundo Andrea Puccetti Vittoria Gueye Amet

Battaglio Mattias Piazzini Ilaria Leo Daniele
Mostacci Matteo
Gangi Samuele Minetto Matilde Lo Cheikh

20ª edizione: 20 Maggio 2012

1°-2°-3° Elementari 4°/5° Elementari Medie

(sq.134/1A V. Veneto) (sq.520 /5C Marmocchi) (sq.615 1/F. L. da Vinci)
Organai Chiara Shuani Sabrina Noli Carlotta
Di Ruocco Alessia Guida Valentina
Chiarucci Letizia Sofia D’Amico Samuel Giannini Sofia
Ulivieri Andrea Minetto Arianna
Corsoni Lorenzo

87

21ª edizione: 19 Maggio 2013

1°-2°-3° Elementari 4°/5° Elementari Medie

(sq. 242/2E Pieraccini) (sq. 403/4B Calamandrei) (sq. 705/2D L. Da Vinci)
Vezzaro Alessio Guigliotti Giole Pieri Tommaso
Cervelli Lorenzo Pini Samantha Mori Diego
Agnelli Giulia Bruno Rosa Silei Giovanni
LLana Eris
Agnelli Gaia

22ª edizione: 18 Maggio 2014

1°-2°-3° Elementari 4°/5° Elementari Medie

(sq. 302/3A Pieraccini) (sq. 401/4a Pieraccini) (sq. 610/1E L. Da Vinci)
Bacciottini Nina Finetti Matteo Cardinali Alessio
Rubbino Gaia Cicali Samuele De Biasi Filippo
Bartalini Angelo Chaabane Rayen Tortelli Saverio
Volentieri Tommaso Guglielmucci Gabriele

23ª edizione: 17 Maggio 2015

1°-2°-3° Elementari 4°/5° Elementari Medie

(sq. 201/2B Pieraccini) (sq. 405/4E Pieraccini) (sq. 603/1D Marmocchi)
Tortora Martina Fanti Ciupi Andrea Shyti Juri
Fontani Arianna Agnelli Gaia Vecci Diego
Pampaloni Viola Agnelli Giulia Mannucci Marlon D.
Cacialgi Sofia Shullani Giorgia R. Del Tito Stefano

24ª edizione: 22 Maggio 2016

1°-2°-3° Elementari 4°/5° Elementari Medie

(sq. 328/3B Pieraccini) (sq. 504/5B Calamandrei) (sq. 618/1A L. Da Vinci)
Tortora Martina Fiaschi Theo Calosi Maria
Fontani Arianna Papa Tommaso Mugnaini Noemi
Maffei Elena Signorini Niccolò Ciulli Costantino
Caciagli Sofia Tafuro Alessia.

25ª edizione: 14 e 28 Maggio 2017

1°-2°-3° Primarie 4°/5° Primarie Secondarie 1° Grado

(sq. 318/3c Marmocchi) (sq. 508/5A Pieraccini (sq. 802/3D Marmocchi)
Pacciani Carlotta Carriero Alice Alessi Guglielmo
Nigro Giulia Viti Emma Vecci Diego
Martellina Linda Pasqui Giulia Lonis Jacopo
Mannucci Marlon Dimitri

88

L’ Associazione “AMICI di POGGIBONSI“RINGRAZIA
per la collaborazione l’Associazione Beautiful Mind

TUTTI I RAGAZZI ED I LORO GENITORI
COMUNE di POGGIBONSI

DIRIGENTI SCOLASTICI, PERSONALE DOCENTE e NON DOCENTE delle SCUOLE PRIMARIE e SECONDARIE di
PRIMO GRADO di POGGIBONSI e di STAGGIA
TAP Grafiche S.p.A. omaggio stampa di 800 opuscoli distribuiti agli studenti partecipanti ed ai collaboratori
ed inoltre: Agenzie Viaggi “ Viaggi DOC ” - Agenzia Immobiliare Fusi Claudio s.a.s. - Prof. Marco Valenti,
Dario Ceppatelli ed Archeotipo s.r.l. - Associazione PRO LOCO Poggibonsi - Aurora Cucine SCRL – AVIS
Donatori di Sangue, Poggibonsi - Carabinieri Poggibonsi - C.A.V. s.r.l. (Cooperativa Autotrasporti Valdelsa
– Signor Pizzichi Vincenzo ) - Euro Karting Club Poggibonsi - Fusi Forniture Ufficio Blue Office Store – GAV
Gruppo Aeromodellisti Valdelsani - Misericordia Poggibonsi - Nuova Provvedi s.n.c. ( pneumatici ) - Polizia
di Stato - Polizia Municipale – Pubblica Assistenza Poggibonsi - A.Sto.P. Associazione Storica Poggibonsese
– MCE Gruppo Nazionale STORIA e TERRITORIO Firenze – Tipografia Busini di Colle Valdelsa

UN RINGRAZIAMENTO PARTICOLARE A:

Esperti Storici: Lucia Magni - Giuseppe Mantelli – Mauro Minghi Marcello Pacciani - Marco Panti

Coordinatori: Mauro Bassi – Valdemaro Cavini - Antonio Vignogna

Responsabili stampati e pettorali : Valdemaro Cavini , Mauro Bassi e Simona Midollini (mappe)

Premi e medaglie Mauro Bianchini – Valdemaro Cavini – Mauro Bassi

Commissione garanzia: Flaminio Benvenuti - Marino Corsi - Stefano Verdiani

Elaborazione dati: Valdemaro Cavini – Auro Giotti – Gabriella Corsi

Iscrizioni: Mauro Bianchini- Marino Corsi - Auro Giotti - Laura Martelli-Mary Spinelli-Stefano Verdiani

Responsabili materiale: Marino Corsi - Mario Settefonti

Beautiful Mind: Serena Giolli – Deborah Serusi – Lara Rossi – Serena Fedeli – Massimiliano Gagliardi Marco
Bianchi – Alberto Venturini – Rossano Rossi – Francesca Gazzei – Elisa Manganelli Donatella Marzuoli - Giorgio
Bellucci - Rosella Nidiaci – Alessandro Taddei – Giovanni Tempesti - Andrea Broggi - Tommaso Venturini
- Filippo Petrini – maestra Monica Alessandro Monti – Gregoria Musso – Stefania Mecacci – Gioele Galgani
– Rachele Failli Olivia Rossi – Viola Venturini – Giovanni Gagliardi - Samuele Monti.

e agli altri Collaboratori della 25° caccia tesoro 2017 :
Gianfranco Bacciottini - Greta Bambagioni – Alessandro Bandini – Diego Bardotti - Marco Bardotti - Jessica

Bartolini – Roberta Lisi, Gloria e Laura Bassi – Mirko Battenti - Stefania Becucci – Francesco Belli – Giovanni
Belli - Paolo Bencini – Andrea Betti - Francesca Bettini – Leonardo Bonini – Anna Borri - Fabrizio Bove - Bruno
Bruni - Antonella Bruschettini - Cesare Burresi – Alessia Burroni - David Bussagli – Irene Cambioni - Danj e
Dolly Campolmi – Paolo Capone - Paolo Casamonti - Cinzia Castagnozzi – Leonardo Cenni - Erika Cennini
- Claudio Ceselli – Ornella Chiarini - Civeli Chiara – Danilo Conti – Mauro Corsi - Donatella Dei – M.Rosaria
Di Santo – Francesca, Mattia e Ugo Fedeli - Massimo Fioretti – Roberto Fontani – Graziano Fornai - Linda
Furini - Erica Fusi - Franco Fusi – Paolo Fusi - Matilde Gaggelli - Nicola Gaggelli – Isa Gentili – Anna Ghizzani
- Leonardo Giomi – Manuela Giglioli – Davide Gori - Fausto Grassini – Maria Grosso – Cinzia Guazzini - Serafino
Guazzini - Gabriele Guerrini - Elisa Landi – Lando Landi – Lapi Lucia - Francesca Lazzerini – Gabriella Lenzerini
- Lenzi Alessandro – Roberta Lisi - Antonella Lomonaco – Leonardo e Marco Maestri – Lorenzo Mancini - Elisa
Manganelli - Valentina Martelli - Daniele Marzuoli – Federica Mecacci - Chiara Michelangioli – Filomena
Milazzo - Alessandro Migliorini – Marco Montagnani - Margherita Montagnani – Giorgio Mugelli - Alessandro
Mugnai – Anna Napodano – Rosella Nidiaci - Maria Ortonovi – Davide Pozzolini – Massimo Pucci - Eugenio
Puglia - Clarissa Pupilli - Claudio Pupilli – Corinna Pupilli – Loris Riccarelli ––– Sandra e Roberto Rossi -
Susanna Salvadori – Gianni Sani - Letizia Sani - Gaetano Sciacca - Luigi Sisti - Chiara Taddei – Sofia Taddei
- Sandra Taddei – Sandra Tanzini - Martina e Nicola Toce - Martina e Piero Tozzetti – Stefano Valacchi – Asia
Veltroni –- Andrea, Alice, Massimo e Stefano Verdiani – Marco Vignogna.

Un ringraziamento speciale al Prof. Marco Valenti e alla Sua Equipe di Archeologi: Alessandra Nardini, Dario
Ceppatelli, Luca Isabella, Federico Salzotti ed a Archeotipo s.r.l.

Ringraziamo infine tutti coloro che, pur non menzionati, hanno contribuito alla riuscita della 25° CACCIA AL
TESORO 2017

Notizie storiche tratte principalmente da:

ANTICHI COSTANTINO Poggibonsi
CLAUDIO BISCARINI & F.DEL ZANNA POGGIBONSI 1943 – 1944
IVO CECCARINI Poggibonsi-La ricostruzione e gli anni dello sviluppo edilizio
FRANCO DEL ZANNA ACHTUNG! BOMBENGEFAHR
MANTELLI G. & PACCIANI M. Maria SS della Neve - Corsa del Romituzzo
MINGHI MAURO Poggibonsi
PACCIANI MARCELLO Poggibonsi e dintorni
PRATELLI FRANCESCO Storia di Poggibonsi
RINALDI Il nobile castello di Poggiobonizio
AA.VV. Staggia
AA.VV.

Gli scavi archeologici di Poggio Imperiale

rielaborate ed integrate a cura di : MAURO MINGHI, GIUSEPPE MANTELLI e MARCELLO PACCIANI

ARCHEOTIPO srl - Prof. Marco Valenti

La copertina è stata curata dai ragazzi della IV B indirizzo turistico dell’IIS Roncalli - Sarrocchi di Poggibonsi (
un plauso a Ilaria Landi)
Programma e regolamento della CACCIA AL TESORO – Amici di Poggibonsi

LA PRESENTE PUBBLICAZIONE, ideata da Antonio Vignogna e scritta nella 1° edizione 1994 da FRANCO
DEL ZANNA, è stata aggiornata e curata nell’edizione 2018 da Laura Martelli e Valdemaro Cavini,
dell’ASSOCIAZIONE “ AMICI DI POGGIBONSI “ che ne è l’unica proprietaria

A questa edizione del 2018 hanno collaborato gli studenti dell’ IIS RONCALLI, classe 4B TURISMO, guidati dal
Professore Alessandro Grassini e da Laura Martelli. Gli studenti sono: Anselmi Benedetta, Aquino Caterina,
Caldarulo Sofia, Cornamusini Leandro, D’Anna Gianmarco, Giannini Sofia, Guerriero Marianeve, Gugeanu Adina
Georgiana, Krushev Plamenov, Labbruzzo Alice, Landi Viola, Lorenzoni viola, Magnani Irene, Mancini Soeni,
Marini Camilla, Marini Martina, Meucci Giulia, Morra Santa, Nicoletti paolo, Pilato Niccolò, Poli Serena, Righi
Linda, Roberto Aurora, Rossi Claudia, Torrini Cristina.

NOTA BENE: Chiunque individui degli errori o inesattezze può contattare la
ASSOCIAZIONE AMICI di POGGIBONSI TEL. 327.0521498 –
www.amicidipoggibonsi.it

PUBBLICAZIONE NON IN VENDITA DISTRIBUITA IN OMAGGIO AI RAGAZZI ISCRITTI
ALLA 26^ CACCIA AL TESORO 2018 di POGGIBONSI



Associazione

amici di


Poggibonsi

Tap Grafiche S.p.A. - Sale Fotografiche / Stampa Offset e Tipografica

53036 Poggibonsi (Siena) - Via San Gimignano
Tel. 0577.936.134 r.a. - Fax 0577.936.390 - E-mail: [email protected]


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