Chi è il norvegeseturco che guida Arcelik e vuole Whirlpool I L CE O BULGURLU di DARIO DI VICO 8 Risparmio:investire eguadagnare conil robot sipuò P O RTAF O GL I di PIEREMILIO GADDA 40 «Le imprese sono la forza dell’Italia (come negli Usa)» M ENSAH(B O FA) di DANIELE MANCA 4 di FERRUCCIO DE BORTOLI di Andrea Bonafede, Francesco Bertolino, Alberto Brambilla, Edoardo De Biasi, Andrea Ducci, Alberto Mingardi, Gabriele Petrucciani, Nicola Saldutti, Massimo Sideri 6, 10, 16, 18, 20, 21, 24, 42 LACRESCITAC’È (MABASTERÀ?) L’INCOGNITA CONTI PUBBLICI ENTRATE FISCALI DA VERIFICARE TITOLI DI STATO PIÙ COSTOSI N o, ancora? Quando si parla di finanza pubblica la reazione più comune è a metà tra la noia e l’intolleranza. Anni di tassi d’interesse bassi se non negativi e il lungo periodo nel quale, causa la pandemia, le regole europee sonostate (giustamente) sospesehanno creato una certa impermeabilità al problema. Quasi una ripulsa. Un’automatica rimozione. Sembra una questione d’altri tempi. Le emergenze sono altre. Le necessità vengono prima della contabilità. In linea di principio, in un mondo ideale, non vi sarebbe alcun dubbio su quali siano le priorità. Ma il periodo che abbiamo vissuto, negli ultimi tre anni, è stato del tutto eccezionale. E ci ha disabituato a fare i conti. Una leggera e apparentemente innocua ebbrezza. La prossima normalità non sarà simile a quella pre Covid. Non si vedono all’orizzonte austerità di bilancio peraltro incompatibili con i traguardi della decarbonizzazione e l’urgenza di aiutare le imprese nella transizione. Ma, nello stesso tempo, sarebbe illusorio (e pericoloso) credere alla possibilità di sopportare a lungounaumentodella spesapubblica ai livelli attuali. CONTINUA A PAGINA 2 Distribuito con il Corriere della Sera, non vendibile separatamente. Poste Italiane Sped. in A.P. D.L. 353/2003 conv. L.46/2004 art. 1, c1 DCB Milano Maddalena Bobba Claudia e Manuela Polli I L GRUPP O P O L L I «Siamo la sesta generazione Avanti in Italia e in Europa Ora ci aspetta l’America» di ENRICA RODDOLO 11 ANNO XXVII - N. 27 economia.corriere.it 10.07.2023 del Risparmio, Mercato,Imprese LUNEDÌ
2 LUNEDÌ 10.07.2023 Economia Politica I C O NT I CHE N O N T O RNAN O In Italia la congiuntura è stata, nel primo trimestre, migliore delle attese Le previsioni di crescita a fine anno (superiori all’1%)sono incoraggianti Ma sarebbe rischioso se il governo Meloni coltivasse l’idea dell’apertura di inaspettati tesoretti fiscali. Anche perché il rallentamento c’è CONTINUA DALLA PRIMA PAGINA «Dall’illusione dell’abbondanza all’economia dell’abbastanza, è l’azzeccato titolo dell’ultimo rapporto del centro Einaudi, curato da MarioDeaglio, che delinea bene il cambiamento di paradigma in atto. Il quesito più importante (e non solo per la tenuta dei conti pubblici) è il seguente: quanto impiegheremo ad accorgerci che il mondo intorno a noi è cambiato e quanto ci costerà questa vischiosità nei comportamenti dei soggetti economici e di chi ci governa? Nel 2024 le politiche di bilancio torneranno ad essere condizionate dalle nuove regole fiscali (e se non vi sarà accordo risorgeranno quelle vecchie), dall’effetto del progressivo disimpegno sui mercati della Bce, dal venire meno delle misure di sostegno che solo nell’Unione monetaria europea sono state, nel periodo 2020-22, circa il 3 per cento del prodotto interno lordo (Pil) dell’area. In Italia la congiuntura è stata, nel primo trimestre, migliore delle attese. Le previsioni di crescita a fine anno (superiori all’1 per cento) sono incoraggianti. Mai gli investimenti sono stati così elevati (il 20 per cento del Pil). Se da un lato l’industria rallenta, le esportazioni continuano ad andare più che bene. E così il turismo. Ciò teoricamente crea una minore pressione sulla finanza pubblica. Ma sarebbeunpeccatononveniale se il governo Meloni coltivasse l’idea dell’apertura di inaspettati tesoretti fiscali. Anche perché il rallentamento c’è tutto. E lo dimostra il bilancio di assestamento al giro di boa di metà anno. I saldi sono confermati ma le entrate fiscali cominciano a soffrire un po’. Colpa della congiuntura ma non solo. Una data significativa sarà quella del 15 luglio che coincide con la scadenza delle autoliquidazioni. A quel punto si capirà di più sulla tenuta dei conti pubblici nel prossimo semestre. Un primo richiamo al realismo e alla prudenza è arrivato da un articolo di Ignazio Angeloni su Il Sole 24 Ore. Forte la preoccupazione dell’economista per l’andamento del fabbisogno di cassa statale nei primi cinque mesi dell’anno più che raddoppiato rispetto allo TRAINTERESSI EBONUS ÈRADDOPPIATO MANONPOSSIAMO PERMETTERCELO stesso periodo del 2022. Ce la faremo a restare nel 4,5 per cento di deficit come è scritto nel Documento di economia e finanza (Def)? Ilrapporto L’ultimo Rapporto di previsione appena pubblicato da Prometeia aggiunge ulteriori elementi di preoccupazione. «Il fabbisogno del settore statale nei primi sei mesi è stato pari a 123 miliardi, superiore di 61 miliardi a quello dell’anno scorso». Cresce più del disavanzo anche per i diversi criteri di contabilizzazione di incentivi e interessi passivi. Una quota rilevante della spesa per i bonus edilizi, Sommario INVE S T E 4 0 0 M I L I O NI di ALESSANDRA PUATO 13 Fulvio, il Bracco del futuro «Più forti in Cina» I NE T W O RK NAZ I O NAL I Mediaset da esportazione La Rai divisa sul canone di A. BACCARO E D. POLIZZI 14 VERS O L ’AS S E M BL EA L’estate calda di Mediobanca e Generali di STEFANO RIGHI 17 SPECIAL E LAZ I O Una start-up rilancerà la regione di VALENTINA MELICIANI 31 Piazza Affari al giro di boa Ecco i titoli su cui puntare di ADRIANO BARRÌ 43 D O P O S E I M E S I DI C O RSA di FERRUCCIO DE BORTOLI DI ECI ANNI DI CRE SCI TA Berkel, un bilancio fatto a fette di ISIDORO TROVATO 23
LUNEDÌ 10.07.2023 3 L’INSIDIA NASCOSTA DEL Inoltre dovremo affrontare il fatto che con la contabilizzazione dei vari incentivi, a cominciare dal 110% per l’edilizia, e con l’aumento delservizio del debito pubblico (causato dal rialzo dei tassi di interesse)in solisei mesi cisaranno oltre 8 miliardi in più da mettere a bilancio. Ecco tutti i numeri da tenere sotto controllo per evitare brutte sorprese in particolare ilfamigerato 110 per cento, è stata registrata per competenza — e non per cassa — nei disavanzi del 2021 e del 2022 (82 miliardi). Per quanto riguarda il fabbisogno, che rileva peril debito, l’effetto contabile compare soltanto all’atto della compensazione sulle imposte dovute. Finora si tratterebbe di appena 8 miliardi. Prometeia calcola «un accumulo di debito negli anni 2023-26 di circa 60 miliardi superiore alla somma degli indebitamenti netti». Il tema Il tema delle compensazioni per tutti i crediti d’imposta è di delicatezza estrema. Lo Stato non ne conosce l’esatta dinamica. Non sa quando e quanto si farà sentire. In altri Paesi, come la Germania, si è optato La crescita Fabbisogno in miliardi di euro Fonte: Mef gen. 2023 feb. 2023 mar. 2023 apr. 2023 mag. 2023 giu. 2023 7 14,7 31,9 11,7 16 13,2 Il peso Rapporto deficit/pil Fonte: Istat 1°trim. 2022 2°trim. 2022 3°trim. 2022 4°trim. 2022 Media 2022 1°trim. 2023 11,3% 3,1% 4,7% 5,6% 12,1% 8% Fonte: Banca d’Italia Debito delle Amministrazioni pubbliche in % del Pil 144,4% 2.762,5 miliardi di euro Al 31/12/2022 150,3% 2.678,1 miliardi di euro Al 31/12/2021 S. A. Giorgia Meloni Presidente del Consiglio sui rimborsi. Il cittadino paga il dovuto e poi riceverà il rimborso. La differenza per il Tesoro è rilevante. Non parliamo di quella politica (di fatto renderebbe lo strumento molto meno appetibile). Ma, aldilàdellaperversionedel costo reale dei bonus (tutt’altro che avvertito nella sua ipoteca per i prossimi anni), quali sono le possibili spiegazioni del forte aumento del fabbisogno rispetto al deficit? Come prima cosa manca alla cassa la terza rata del Pnrr(19 miliardi) mentre nell’aprile dello scorso anno erano già stati versati da Bruxelles 21 miliardi. Avanti di questo passo rischia di saltare, o slittare all’anno prossimo, anche la quarta, di 16 miliardi. In secondo luogo vengono meno i cospicui profitti della Banca d’Italia, ovvero i dividendi sui titoli di Stato acquistati per conto della Bce (1,7 miliardi contro i 5,6 dello scorso anno). Cominciano a essere pagati, più che in passato, interessi passivi sui titoli di Stato legati all’inflazione che comunque favorisce il debitore riducendo il valore reale della sua esposizione. I rendimenti medi all’emissione sono cresciuti di 300 punti base in soli 12 mesi! Inoltre, da quest’anno l’assegno unico universale è pagato mensilmente e ciò ha creato un’incidenza di cassa superiore al previsto. Al 30 giugno circa 8,5 miliardi di uscite. Va considerato poi che il Fisco ha a disposizione due scadenze d’incasso (giugno e novembre) contro le quattro di altri Paesi. Prometeia ipotizza poi, anche per l’aggiornamento all’inflazione, che la spesa supplementare perla previdenza possa pesare sull’anno per circa 20 miliardi in più. Gli effetti di quota 100, cavallo di battaglia della Lega, si fanno sentire. Un contrappasso amaro per un ministro leghista comeGiancarloGiorgetti. La prudenza sui conti pubblici è l’architrave della politica economica del governo. Si escludono per ora emissioni straordinarie di titoli pubblici per coprire eventuali necessità di cassa. Dovendo piazzare sul mercato, nel 2023 secondo le ultime stime, circa 440 miliardi, un certo affanno di bilancio non sfuggirebbe agli osservatori più attenti. Non ce lo possiamo permettere. © RIPRODUZIONE RISERVATA
4 LUNEDÌ 10.07.2023 Finanza I L PERS O NAGGI O B ernard Mensah è ilresponsabile delle attività internazionali di Bank of America dal 2020 ed è il ceo della sua più grande filiale estera, Merrill Lynch International. Considerato uno dei banchieri più esperti a livello internazionale, Mensah ha sempre avuto un’attenzione particolare per l’Italia. Forse dovuta alle radici italiane di Bank of America. Nel 1904 infatti fu Amadeo Pietro Giannini, un emigrante italiano, a fondare la banca a San Francisco. Agli inizi si chiamava addirittura «Bank of Italy». E fu solo nel 1928 che si decise il cambio di nome in «Bank of America». In una situazione così fortemente in movimento, con i Paesi che si fanno concorrenza l’un l’altro all’interno della stessa Europa per attrarre capitali, investimenti dall’estero, il punto di vista di chi si occupa di gestire le attività internazionali di un colosso come Bank of America è prezioso. Sitratta ditentare di comprendere l’atteggiamento di un gigante internazionale del credito nei confronti dell’Italia e dell’andamento delle economie mondali. Abbiamo incontrato Mensah al Corriere della Sera in uno dei suoi frequenti viaggi nel nostro Paese. E lo scambio successivo di mail è diventato un’intervista. Lei viene spesso a Milano, qual è oggi la prospettiva di Bank of America sull’Italia e in generale sullo stato dell’economia europea? È ottimista sul nostro Paese? «Dopo un forte rimbalzo nel 2021, l’economia italiana è cresciuta del 3,7% nel 2022 e ha continuato a crescere nel primo trimestre di quest’anno, sebbene a un ritmo più contenuto. Tuttavia, nonostante sia positivo che l’Ue abbia recentemente alzato le sue stime per il 2023 al +1,2%, i nostri economisti rimangono comprensibilmente cauti sulle prospettive economiche di breve terminedell’Italia edell’areaEuro.Il contesto attuale risulta molto complesso e ricco di insidie, come i prezzi dell’energia e le politiche monetarie e fiscali che, seppure lentamente, presto dovranno cambiare rotta. A ogni modo, ci sono anche sviluppi positivi che andranno a beneficio dell’economia italiana». Cautela che non significa negatività... «In primis, il Paese è riuscito a superare l’inverno passato dimostrando una resilienza nettamente superiore a quanto molti si aspettassero. L’Italia, come il resto dell’Europa, ha saputo adattarsi rapidamente ai nuovi shock. In secondo luogo, il Paese è stato ambizioso nella sua strategia sul Next Generation Eu («Ngeu»), essendo stato il primo a richiedere con successo sia i contributi a fondo perduto che i prestiti per sostenere le proprie riforme. Credo che la piena attuazione di questa strategia possa far progredire significativamente l’Italia e aiutarla a performare al meglio nel lungo termine. In terzo luogo, il naturale orientamento all’export delle imprese italiane, in particolare verso gli StatiUniti, e ilforte slanciodel turismo stanno rappresentando un importante supporto per l’economia del Paese». E sulle aziende … «Alivello personale, sulla base delle mie numerose interazioni con i vertici delle aziende italiane, nutro un forte ottimismo nei confronti delle vostre imprese, che stanno chiaramente beneficiando degli attuali cambiamenti a livello internazionale, tra cui la re-localizzazione delle catene del valore (reshoring). Ho avuto modo di apprezzare di persona un livello di talento e resilienza estremamente rari». Ma sono evidenti le preoccupazioni per l’arrivo di una recessione in Europa. Quali sono le sue principali preoccupazioni? «Stiamo ancora affrontando gli effetti di due grandi choc. I prezzi e la disponibilità di energia stanno pesando in modo rilevante suirisultati finanziari in Europa, e ciò porta a prospettive di crescita molto modeste per i prossimi trimestri. Se a questi sommiamo lapoliticamonetaria e ciò che ci aspettiamodi vedere nei prossimi mesi, allora siamo di fronte a un’economia in grado di crescere a un tasso solo leggermente sopra lo zero, anche considerando l’impatto positivo degli 800 miliardi di euro del Ngeu. Come accennavo,l’energia è certamenteuna delle preoccupazioni principali. Inoltre, con tassi più alti, un bilanciodellaBce inrapida contrazione e un fabbisogno di capitali molto elevato in Europa, c’è ilrischio di stress dei mercati finanziari nel medio termine». Benché la fase peggiore della crisi energetica sia alle nostre spalle, mi pare che si debba essere ancora prudenti… «Sono molto fiducioso che i governi europei abbiano usato, saggiamente, questo periodo per prepararsi alle esigenze dell’inverno, ma solo il tempo ce lo confermerà. L’Italia è riuscita a passare da una forte dipendenza dalla Russia nel 2021 a essere quasi completamente indipendente entro la finedel 2023. I prezzi dell’energia sono scesi ben al di sotto dei picchi, ma rimangono ancora elevati rispetto ai valori pre-crisi e, in generale, sopra quelli che si osservano in molte altre aree del mondo. Dal punto di vista economico, con una così forte dipendenza europea dall’industria pesante, è fondamentale cogliere l’opportunità per orientarsi verso forme di energia rinnovabile meno costose, se si vuole rimanere competitivi con gli Stati Uniti e l’Asia». La Cop 28 è dietro l’angolo e sarà l’occasione per fare il punto su questi temi: quali saranno secondo voi gli assi del dibattito di quest’anno? «Durante l’edizione diGlasgowdel 2021 sono stati assunti molti impegni climatici, mentre l’edizione in Egitto dell’anno scorso è stata descritta come una “Cop di implementazione”. Ora, guardando alla Durante l’edizione di Glasgow del 2021 sono stati assunti molti impeLAFORZA DELL’ITALIA? IL TALENTO DELLE IMPRESE GLIUSA? UN’OPPORTUNITÀ PER CRESCERE BERNARD MENSAH di DANIELE MANCA La piena attuazione della strategia sul Next Generation Ue può portare progressi significativi 2008 L’acquisizione Bank of America acquista Merrill Lynch, tra le più grandi banche d’affari Usa 2023 La scalata BofA è la seconda più grande banca degli Stati Uniti (94,5 miliardi di ricavi) 1904 La nascita Amadeo P. Giannini fonda a San Francisco Bank of Italy (dal 1928 Bank of America) Con tanta industria pesante è fondamentale orientarsi verso l‘energia rinnovabile, meno costosa
LUNEDÌ 10.07.2023 5 gni climatici, mentre l’edizione in Egitto dell’anno scorso è stata descritta come una “Cop di implementazione”. Ora, guardando alla Cop di Dubai, c’è un’aspettativa di azione. Si è discusso molto di combustibili fossili e sappiamo quanto sia importante mitigarne gli effetti, soprattutto per i Paesi più vulnerabili. Mi aspetto che mantenere il limite di 1,5 gradi sarà al centro dei negoziati, soprattutto per gli Stati impegnati in prima linea contro il cambiamento climatico. Gli Emirati arabi hanno dimostrato leadership e impegno peril climate tech e spero che la Cop 28 si dimostri un catalizzatore per ulteriori investimenti. Abbiamo bisogno che tutti i Paesi, compresi quelli a più alte emissioni di CO2 e i maggiori produttori di combustibili fossili, guidino gli sforzi per combattere il cambiamento climatico». La tecnologia sarà fondamentale anche in questo campo e lei, ogni luglio, ospita personalmente una conferenza annuale su quelle più rivoluzionarie. Quale l’ha convinta, di quale è entusiasta? «Abbiamo avviato laBreakthrough Technology Conference per identificare le tecnologie più importanti in grado di trasformare il nostro futuro, che si tratti di calcolo quantistico, intelligenza artificiale (IA) o viaggi nello spazio. Durante l’edizione del 2022, dalle nostre conversazioni è emerso che l’IA era molto più vicina a rivoluzionare molti settori di quanto pensassimo in precedenza. Sarà affascinante ascoltare i progressi fatti dall’IA da allora, dal punto di vista dei maggiori esperti mondiali. Inoltre, quest’anno sono interessato anche ad approfondire temi quali la fusione nucleare e le tecnologie pulite (clean tech), aree critiche con il potenziale per offrire benefici a tutti noi». Tornando però all’Europa, vede una situazione di opportunità? Nel caso specifico dove state investendo nell’Unione? «La discussione sul nuovo assetto delle regole di bilancio pubblico è cruciale: la mancanza di un accordo potrebbe portare l’Europa a ripetere gli errori di politica fiscale commessi nei primi anni 2010.Per quanto riguarda le aree in cui Bank of America sta investendo, la risposta è: ovunque! Abbiamo guadagnato quote di mercato nelle nostre attività di Corporate e Investment banking eGlobal markets: business di successo in Italia e in Europa, sono elementifondamentali della nostra strategia internazionale». Che consiglio darebbe alle aziende italiane che cercano di espandere il proprio volume d’affari in Italia e nel mondo? «La geopolitica ha reso il mondo un luogo più complesso da navigare per le aziende, sia in termini di mercati di sbocco, sia perla pianificazione della loro strategia di supply chain. Perle imprese è, dunque, fondamentale aumentare la propria resilienza, riflettendo sul propriopianoB.Perfarloconsuccesso, è importante relazionarsi con organizzazioni realmente globali, ma allo stesso tempo dotate di una profonda conoscenza dei mercati locali, in grado di aiutare le imprese a riposizionarsi quando necessario. In questo contesto, Bank of America è orgogliosa di rappresentare il partner ideale, date le nostre capacità globali. Infine, vorrei incoraggiare itopmanageritaliani a cogliere le opportunità che si presenteranno quando l’Italia ospiterà il G7 il prossimo anno: l’evento avrà l’attenzione degli occhi del mondo». Quali sonoipuntidiforzadelPaese e quali dovrebbero essere le priorità delle imprese italiane quando si pensa agli Stati Uniti e al loro mercato? «L’Italia è un Paese con grandi multinazionali, alcune delle quali operanti nel settore energetico, che hanno sostenuto il Paese nei momenti difficili della crisi energetica. Ma la grande forza dell’Italia sono i suoi imprenditori e il suo sistema industriale che, negli anni, ha costantemente investito per innovare in molti segmenti. Questa innovazione, insieme alla flessibilità delle imprese, è una risorsa che ha permesso a molte di loro di crescere negli Stati Uniti. Penso che le aziende italianedovrebbero continuare a guardare agli Stati Uniti come un grande mercato in cui investire e dove dimostrare il loro potenziale. Bank ofAmerica è pronta a sostenere questa crescita e ad essere il punto di riferimento per i suoi clienti italiani per qualsiasi esigenza, ovunque ne abbiano bisogno». © RIPRODUZIONE RISERVATA Il profilo Bernard Mensah è responsabile delle attività internazionali di Bank of America e amministratore delegato di Merrill Lynch International, la maggiore filiale estera dell’istituto. Laureatosi nel 1989 all’Università di Bristol, è entrato in Bank of America nel 2010. Prima era stato in Goldman Sachs a Londra, come partner e global head of bank loan and distressed trading Sull’andamento del Pil europeo gli economisti d'Oltreoceano «restano cauti», ma cisono due qualità che ammirano nei nostri imprenditori: «La capacità d’innovazione e la flessibilità». Lo dice il capo delle attività internazionali di Bank of America. Che loda il Paese per «essere stato ambizioso» sul Recovery fund. E sollecita i top manager: al prossimo G7 sarete sotto gli occhi del mondo, cogliete l’occasione LA PIATTAFORMA PER L’ECOSISTEMA DELLA SOSTENIBILITÀ INSIEME PER IMPRESE PIÙ COMPETITIVE E SOSTENIBILI Unisciti all’alleanza Open-es per lo sviluppo del sistema imprenditoriale. Open-es è il luogo dove PMI, grandi imprese, procurement, banche, investitori e istituzioni si connettono per collaborare in un percorso comune di miglioramento in ambito ESG. scopri di più powered by Eni
6 LUNEDÌ 10.07.2023 Il rischio non visto: frenare gli investimenti Q uesto tempo ha visto due variabili, che sembravano fotografie sfocate del passato, tornare cruciali: l’inflazione e l’aumento dei tassi d’interesse. La Banca Centrale europea si prepara a decidere un altro rialzo e contemporaneamente le condizioni di liquidità del sistema e perle imprese stanno cambiando, a cominciaredallaTltro.Il governo,per voce del ministro degli Esteri, Antonio Tajani e del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha espresso i suoi forti dubbi, nel rispetto dell’autonomia di Francoforte per l’accelerazione dell’aumento del costo del denaro. Sono cambi di scenario ai quali le imprese certamente sono abituate e la reattività di quelle italiane è particolarmente forte, però questa è una fase nella quale la trasformazione, da quella digitale a quella della sostenibilità, avrà bisogno di molte risorse. Molti, molti investimenti. E investire in una fase di alti tassi e alta inflazione diventa complicato, in genere si preferisce rinviare aspettando situazioni più stabili. All’assemblea della Abi, il presidente Antonio Patuelli, in un passaggio della relazione ha detto: «Le banche sono impegnate nel garantire cospicui livelli di liquidità anche a medio e lungo termine, sempre più preziosa e costosa dopo le decisioni della Bce, quando stanno esaurendosi i divenuti più onerosi programmi europei di finanziamento Tltro, con rischi - ha avvertito - che le banche combattono, di razionamento del credito». Dunque la liquidità, che sembrava una variabile scontata, non lo è più cosi tanto. E allora? I richiami del governo alla Bce per la politica sui tassi vanno nella direzione di evitare che i segnali direcessione (ormai la Germania è entrata inquesta fase) si allarghino.El’interventoper chiedere l’allungamento delle rate dei mutui perle famiglie, vuole fugare itimoriperle famiglie. Però forse andrebbe fatta un riflessione anche sul fronte delle imprese, quali possono essere le iniziative che agevolino un ecosistema favorevole al credito? Dagli strumenti pubblici che ci sono a un ragionamento non dirigistico con le banche. Certo la priorità è realizzare il PianoNazionalediripresa e resilienza,ma aprire un tavolo su quali possono essere le scelte per accelerare investimenti e crescita, potrebbe essere utile. © RIPRODUZIONE RISERVATA Circa il 24% della popolazione sopra i 65 anni ha quasi la metà della ricchezza nazionale Un patrimonio che potrà generare posti di lavoro con un impatto sul Pil da 350 miliardi Q uanti allarmi eccessivi per l’invecchiamento della popolazione. Eppure, è una buona notizia avere 20 anni in più di vita: un grandissimo regalo. Ma è una grande opportunità anche per la società e per lo Stato. Certo oggi siamo impreparati e i politici si devono impegnare un po’ di più per preparare la transizione demografica più grande di tutti i tempi con programmi precisi: tra questi, prevenzione e screening, nuove protezioni tipo long term care, nuovi contratti di lavoro che permettano di allungare la vita lavorativa, formazione continua e, nel caso, aumento gradualedell’etàdipensionamento.Ma ce la sipuò fare.Invecchiare non è solo un costo per la collettività ma anche un’opportunità economica: il nostro «petrolio» come lo ha definito Roberto Bernabei,tra i massimi esperti di settore. E sì perché quelli che aitempi della riforma Brodolini del 1969 erano ritenuti anziani, quando la speranza di vita era di 65 anni, oggi sono arzilli «giovani anziani», spesso desiderosi di essere utili alla società. Solo una follia come la legge Madia poteva mettere i pensionati in panchina e se lavorano lo possono fare solo per pochi mesi e gratis. Invecchiamo e d’altra parte, se anche oggi ci si mettesse a fare figli a tuttospiano—visto che ilproblema paiono le «culle vuote» e non la totale impreparazione alla transizione demografica — nel momento di picco dell’invecchiamento tra il 204 e il 2050 questi nuovi nati sarebbero ancora su banchi di scuola. Quindi, attrezziamoci per una società che invecchia, che cambia struttura per età della popolazione (più che costruire nuove scuole, forse è meglio prevedere casemiste per giovani e anziani) edove cambia anche la famiglia, sempre più piccola e per un terzo mononucleare. Da qualche tempo siamo entrati nella «silver economy» cioè l’economia dei consumi caratteristici dei 50-65enni (per i nuovi stili di vita) e degli over 65. Le attività per soddisfare questi bisogniriguardano semprepiùpersone. Senel1980 gli over 65 erano il 13,1% della popolazione e gli over 80 soltanto il 2,1%, oggi siamo rispettivamente al 24% e al 7,6% e nel 2050 saremo al 35% e al 4,1%. Già oggi gli over 65 in Italia sono più di 14 milioni. Ma non è solo l’elevato numero di persone a ingrossare questa nuova, grande economia. Ci sono anche i flussi di reddito che dai 55 anni in su sono i più altirispetto alle altre fasce di età.Non solo: in tutte le grandi crisi economiche, da quella del 2008 al Covid, chi ha risentito meno delle difficoltà e ha mantenuto o addirittura incrementato il proprio reddito sono i pensionati e gli over 55. Delresto, sfiora i 300 miliardi il flusso annuo netto delle pensioni edelle assistenze .Che risentonomenodell’inflazione, vista la rivalutazione almeno per le pensioni fino a quattro volte il minimo (poco più di 2100 euro). Non si parla solo dei flussi di reddito annuo. Questi «silver» sono anche tra i detentori principali della ricchezza. Le persone over 65 dispongono di un patrimonio medio mobiliare ed immobiliare che, attualizzato al primo gennaio 2022, è di circa 300 mila euro; moltiplicando questo valore per14,051 milioni di soggetti si arriva a un totale della ricchezza silver pari a 4 mila 173,14 miliardi di euro. Considerando una ricchezza delle famiglie peril 2022 pari a 10 mila 900 miliardi composta anche da un 14%diproprietàdi aziende o imprese eun3%dibenirealiposseduti dagli over 65 come gestione del private banking, si può stimare che il 24% circa della popolazione composto da persone sopra i 65 anni detiene quasi la metà della ricchezza nazionale. Si tratta quindi di una importante patrimonializzazione che nei prossimi 25 anni verrà in parte destinata a incrementare i volumi dei consumi dei silver e per una consistente parte verrà trasferita a figli o parenti (il passaggio generazionale naturale). Che sono per lamaggiorparte gli over 40di oggi e chediventerannoprogressivamente gli over 65 dal 2045 in poi, incrementando ulteriormente il valore complessivo della silver economy italiana. Ma vediamo anche quale è l’impatto che questa economia può generare in Italia in termini di Pil, posti di lavoro aggiunti, nuove attività e startup.Applicando all’Italia il metodo di calcolo adottato dalla Commissione europea per valutare gli impatti e le dimensioni della silver economy nell’Unione, considerando che quasi tutti i redditi degli over 65 saranno spesi in consumi o sostegno ai familiari, possiamo calcolare che questo flusso di risorse genera un’occupazione tra i 4,6 e 5,46 milioni di lavoratori. Sono compresi in questa stima anche le badanti regolari e irregolari, il personale delle Rsa e quello medico e i fornitori di beni e servizi acquistati dal «silver». Il dato più basso è stato calcolato dal Centro studi e ricerche Itinerari previdenziali su fonti relative all’Italia mentre il dato più elevato è ricavato applicando il metodo della Commissione europea. Con lo stesso criterio possiamo calcolare l’impatto sul prodotto interno lordo degli over 65, e quindi dell’intera silver economy, che è stimabile intorno ai 350 miliardidi euro ossia circa il 20%del Pil 2021.Anche inquesto caso, se si ampliasse il perimetro agli over 50 la stima dell’impatto sul Pil salirebbe a circa 583 miliardi di euro (poco meno di un terzo del Pil 2021). Come si vede, la transizione demografica non è solo un rischio ma anche una grande opportunità per l’intera collettività, non solo dal punto di vista economico ma soprattutto da quello sociale, etico. Con il «rallentamento» economico prodotto dalla demografia ci sarà un mutamento degli stili di vita. Probabilmente avremo meno Pil complessivo e forse più Pil pro capite ma anche piùumanità,menopubblicità equindiunmutamentodi valori.Un passaggio da uomo consumatore anche dell’inutile, in un capitalismo sempre più «deviato», a essere umano con il valore deltempo e della crescita personale e sociale.Non una decrescita infelice ma una vita eticamente felice. * Itinerari previdenziali © RIPRODUZIONE RISERVATA OCCASIONIDI STAGIONE COSÌ LASILVER ECONOMY CIAIUTA L’angolo delle idee I C O M M ENT I di NICOLA SALDUTTI Rinnovabili ed energia: la leadership italiana in Europa (da non perdere) L’ ambizione ha sempre fatto difetto al nostro Paese. Facciamo fatica a comprendere che l’Europa ha bisogno dell’Italia. O meglio, ha bisogno che quello che il mondo produttivo sta facendo in questi ultimi anni venga tradotto in una leadership continentale. Non si tratta di bearsi dei risultati di crescita del prodotto interno lordo. Se non altro perché l’andamento del credito nel mese di maggio alle imprese ha visto un decremento rispetto a quanto accade invece in Francia e Germania, cosa che probabilmente avrà ripercussioni su investimenti e quindi crescita. L’Italia ha bisogno di intestarsi una leadership importante, per esempio, in campo energetico. Possiamo farlo. L’Enel sta costruendo il più grosso impianto europeo di produzione di pannelli solari in Sicilia. Vento e sole possono rappresentare una delle eccellenze italiane. La posizione nel Mediterraneo potrà facilitare il nostro essere porta d’accesso a combustili fossili nella fase di transizione alle rinnovabili. Ma a questo proposito c’è da chiedersi se il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec) inviato all’Europa nelle settimane scorse sia sufficientemente all’altezza del ruolo che l’Italia può giocare. Come spiegato nella sua premessa, è evidente che rispetto al 2019 ci sono stati di mezzo una pandemia e l’invasione russa dell’Ucraina. Ma, proprio per questo, tagliare gli obiettivi al 2030 in termini di riduzione delle emissioni o di penetrazione delle rinnovabili rispetto al 2019 potrebbe essere tanto realista quanto, appunto, poco ambizioso. E al tempo stesso non sfidante nei confronti dell’Europa e dei Paesi partner. L’obiettivo non può e non deve essere quello di evitare richiami e avvertimenti ma, grazie a una stabilità politica e una coesione almeno all’apparenza inattesa in Italia, la capacità di superarci. I colli di bottiglia si sa da chi e da cosa sono rappresentati. Un esempio? Quella nave rigassificatrice di Piombino, oggi in funzione, emblema di un’Italia che ama dividersi pur di non risolvere i problemi. daniele_manca © RIPRODUZIONE RISERVATA I L PUNT O di DANIELE MANCA di ALBERTO BRAMBILLA* Con il rallentamento prodotto dalla demografia muteranno gli stili di vita: più umanità e meno capitalismo «deviato»
LUNEDÌ 10.07.2023 L’EUROPA. LAFORZAMOTRICEDELLE TECNOLOGIEPULITE. Che cosa hanno in comune un’economia che gira e un “mercato toro”? Le tecnologie pulite. Quello delle “Clean Tech”, le tecnologie pulite, è il settore d’investimento in più rapida crescita di tutto il continente: solo negli ultimi due anni ha raddoppiato il proprio valore, e si avvia ad affermarsi come motore trainante della crescita pulita. NextGenerationEU, il nostro piano da 800 miliardi di euro, pensato per reinventare la nostra economia, sostiene e incentiva la trasformazione più importante della nostra epoca: l‘azzeramento delle emissioni nette. Unisciti a noi e contribuisci anche tu al futuro delle tecnologie pulite! next-generation-eu.europa.eu
8 LUNEDÌ 10.07.2023 Economia Politica LA NU O VA INDUS TRIA DE L BIANC O ILDOPO WHIRLPOOL: RASSICURARE ITALIAE SINDACATI Il gruppo turco, guidato da Hakan Bulgurlu, e le «garanzie» sugli investimenti negli impianti italiani Il nodo sinergie: «Non avranno impatto sui posti di lavoro». E sul golden power attivato dal governo: «Pronti a collaborare» di DARIO DI VICO L’AGENDADIARCELIK H akan Bulgurlu oggi nel mondo italiano del business è sconosciuto ai più, ma è destinato a ricoprire un ruolo importante tra i protagonisti del nostro paesaggio industriale. È il ceo diArcelik, il gruppo turco che dopo lunghe trattative ha siglato un accordo per rilevare le attività in Europa, Africa e Medio Oriente prima possedute dall’americana Whirlpool. E di conseguenza i 4 stabilimentiitaliani(CassinettadiVarese, Fabriano, Melano e Siena) e i 4.700 addetti che facevano capo alla multinazionale Usa. Bulgurlu, 51 anni, ha doppia nazionalità, norvegese e turca, ha studiato da ingegnere meccanico negli States, ha lavorato in Asia per 13 anni e presiede l’associazione di rappresentanza dei produttori di elettrodomestici (Applia Europe). A lui tocca il compito di introdurre Arcelik in Italia dall’ingresso principale edi spiegare allapolitica, allabusiness community, ai sindacati e ai clienti l’identità, i valori e i programmi del gruppo. Che oggi ha in Italia una buona presenza commerciale (il marchio Beko si è affermato nella fascia bassa di prezzo), ma non è certo un player industriale. Tra golden power e sindacati Per adoperarsi a pieno regime in questa missione e iniziare una fitta attività di accreditamento Bulgurlu deve giocoforza aspettare il parere dell’Antitrust europeo che sta giudicandoildeal conWhirlpool e chenon dovrebbe consegnare l’esito dell’istruttoria prima dell’autunno. Ma Bruxelles non è l’unico ostacolo peril Ceo:deve fare i conti conRoma e i vincoli posti dal governo italiano che ha utilizzato (a sorpresa) per l’occasione le prerogative del golden power e, infine, se la vedrà coni sindacatiitaliani che lo aspettano al varco. Timorosi di veder messa in pericolo l’occupazione dei quattro impianti e di dover scrivere un’altra pagina dolorosa della storia dell’industria italiana degli elettrodomestici. Qualche numero su Arcelik intanto può essere utile. Il fatturato anteWhirlpool arriva a 8 miliardi di euro, la capitalizzazione di Borsa supera i 3,6 miliardi, i dipendenti sono 40 mila, gli stabilimenti 30 in 9 Paesi e i brand 12 tra cui i più noti sono Grundig e Beko. Il gruppo è controllato al 57% dal gruppo Koc e oltre la sede di Istanbul ha sviluppato il quartier generale ad Amsterdam, dove perl’appunto risiede Bulgurlu. Il merger con Whirlpool prevede la creazione di una newco in cui i turchi avranno il 75% e gli americani ilrestante 25%. Secondo fonti ufficialinonsonostate versate somme a compensazione degli asset apportati alla newco. Mercati contro Pur essendo molto motivato in quest’operazione di sfondamento europeo e di reale affermazione del gruppo, fonti vicine ad Arcelik non si nascondono che il contesto di mercato non è favorevole, e non solo per la vendita di elettrodomestici. Temono che l’Europapossa cadere inrecessione, vedonocomeneiprincipaliPaesii consumi soffrano e di conseguenza considerano l’inverno 2023-24 come una stagione assai difficile. Non per questo la strategia che Arcelik vuole implementare post-Whirlpool sarà incentrata solo sulla competizione di prezzo. Le stesse fonti assicurano di «voler valorizzare le competenze del made in Italy e dei marchi esistenti», c’è grande rispetto perla nostra tradizione industriale e nessuna intenzione di svalorizzare i prodotti che escono dai 4 impianti tricolori. «C’è il rischio che si affermi una logica da commodity, ma il motivo sta nella grande concorrenza che c’è sul mercato — riferiscono fonti vicine ad Arcelik—noi però siamo ingrado sia di competere sulprezzosiadi aggiungere valore al prodotto.Dipende dai differenti marchi e dal loro posizionamento». Beko serve la fascia mediobassa mentre Grundig e Hitachi sono definiti prodotti premium già oggi. E qualcosa del genere potrebbe avvenire perIndesit, Hotpoint e gli altri prestigiosi brand di nuova entrata. Non ci sono dunque problemi per il gruppo a ottemperare alle richieste del governo italiano che in sede di golden power ha vincolato la fusione con Whirlpool «a specifiche prescrizioni a salvaguardia del patrimonio tecnologico,dellaproduzione equindi dei livelli occupazionali, quali effetti di eventuali sovrapposizioni tra gli stabilimenti del nuovo gruppo». Le fonti vicine al gruppo ostentano ottimismo perché considerano Arcelik già oggi un soggetto industriale votato alla ricerca e sviluppo e capace persino di insidiare la leadership europea in materia di sostenibilità. «Grande rispetto per le decisioni del governo italiano — è il messaggio che arriva —. Non vediamo l’ora di poter collaborare.Investiremomolto, porteremonuovo sangue,nuoviinvestimenti, nuove linee di business». Sinergie La tradizione Arcelik è quella di un gruppo familiare che non guarda ai risultati del trimestre, ma crede negli obiettivi di lungo periodo ed è abituato a piani di sviluppo decennali. Quanto ai sindacati i top manager di Arcelik non li hanno ancora incontrati per rispetto dei tempi di Bruxelles, ma sostengono che anche in questo caso fanno testo le tradizioni del gruppo e la volontà di cooperare. Ma siccome il diavolo si nasconde nei dettagli c’è un numero che preoccupa Fiom-Fim-Uilm ed è quello annunciato in sede di definizione nell’intesa conWhirlpool: 200 milioni di Il gruppo è controllato al 57% da Koc Holding. Oltre alla sede di Istanbul ha sviluppato il quartier generale ad Amsterdam Su L’Economia/1 Nel numero del 23 gennaio scorso, l’articolo di Dario Di Vico sull’operazione tra Arcelik e Whirlpool Su L’Economia/2 Nel numero dell’8 maggio scorso, l’articolo di Dario Di Vico sull’utilizzo del golden power da parte del governo
LUNEDÌ 10.07.2023 9 La struttura I numeri I marchi leader Dati a giugno 2023 Koç Group 57,24% Koç Holding 40,56% Koç Family 8,67% Koç Foundation 5,26% Temel Ticaret 2,75% Burla Group 17,61% Teknosan Büro 12,05% Burla Tic. ve Yat 5,56% Mercato 25,15% Arçelik 10,19% Flottante 14,96% I prodotti principali Elettronica diconsumo 7% Beni diconsumo non deperibili, quali frigoriferi, lavatrici, ecc. 78% Altro 15% Dove commercia Turchia 30% Estero 70% Europa 26% Est Europa 15% Asia/Pacifico 12% Africa 5% Medio Oriente 4% Pakistan 3% Bangladesh 2% Altri 3% Impianti di produzione Paesi di distribuzione Filiali Centri di ricerca e sviluppo per il design Marchi Ingegneri e ricercatori Dipendenti in Gran Bretagna ed Europa in Romania Brevetti in Turchia in Sud Africa 30 80 13 45.000 150 29 2.300 3.000 s.F. euro di sinergie. L’interpretazione di questo “dettaglio” che viene del gruppo suona pressapoco così: «Si tratta di sinergie che saranno realizzate sul fronte degli acquisti, e non avranno impatto sui posti di lavoro. Non saranno frutto dell’eliminazione di doppioni». E il riferimento per i sindacalisti italiani è direttamente collegato alle sovrapposizioni che si potrebberocreare, adesempio,tra gli stabilimentitricolori e quellirumeni. Preoccupazione che per altro in Italia non è dei soli metalmeccanici, ma è condivisa dallo stesso governo Meloni, vista la formulazione delle motivazioni del ricorso al golden power. Inogni casodal gruppofannonotare che Arcelik ha partnership produttive con marchi quali Smeg e che Koc ha avuto in passato business relation con Unicredit, la famiglia Agnelli e Iveco. E attualmente con Stellantis e Cnh, come a dire che conoscono la cultura imprenditoriale italiana e hanno una storia di collaborazioni virtuose. Basteranno queste rassicurazioni a creareunclimadi collaborazione e di dialogo con governo e sindacati italiani?Di sicuro questi ultimi non sono nostalgici delle ricette Whirlpool, anzi. Hanno sempre contrapposto i comportamenti degli americani a quelli dell’Electrolux — l’altro grande del bianco largamente presente in Italia — che non ha lesinato investimenti sugli impianti. Farà lo stesso Arcelik? © RIPRODUZIONE RISERVATA Arcelik vanta collaborazioni virtuose nel nostro Paese: da Unicredit alla famiglia Agnelli, da Stellantis a Cnh Il profilo Hakan Bulgurlu, classe 1972, è amministratore delegato di Arcelik, ruolo che ricopre dal 2015. È entrato nella Koc Holding nel 1994, guidando le operazioni di commercio estero e fornitura in AsiaPacifico per 13 anni. È anche Presidente del Comitato Esecutivo di APPLiA
10 LUNEDÌ 10.07.2023 Finanza Imprese IN EDIC O LA I l tema è salito agli onori delle cronache dopo l’intervista aVogue Italia di Elly Schlein, segretario del Partito Democratico. Ma in realtà l’armocromia è una disciplina che negli ultimi anni ha ottenuto sempre più seguito, prima tra personaggi pubblici e poi anche tra le persone comuni. A contribuire alla sua diffusione nel nostro Paese è stata Rossella Migliaccio, imprenditrice, autrice ed esperta di immagine, che nel 2019 ha pubblicato un libro intitolato proprio «Armocromia», oltre 100mila copie vendute, a cui ne sono seguiti altri due, «Forme» nel 2020 e «Colori» nel 2022. Proprio i primi due libri verranno diffusi in sei numeri in una collana del Corriere della Sera, insieme al quotidiano, a partire da venerdì 14 luglio (il primo numero è gratuito, poi una pubblicazione a settimana). L’iniziativa verràpreceduta, giovedì 13, da una presentazione in Sala Buzzati, in via Balzan 3 a Milano, con la stessa Rossella Migliaccio e con Rossella Aprea, costumista di film e serie tv, tra cui Mare Fuori e Gomorra (prenotazione obbligatoria alla mail: [email protected]). Una nuova pratica Ma che cos’è esattamente l’armocromia? Sitratta di una disciplina che ha lo scopo di trovare la palette cromatica ideale che valorizzi la nostra combinazione pelle-occhi-capelli, per aiutarci a selezionare abiti, accessori, colorazione di capelli e make-up in armonia con i nostri colori naturali. Inizialmente diffusasi nei Paesi anglosassoni, è arrivata in Italia da pochi anni, proprio grazie a Rossella Migliaccio, che dopo la laurea in Bocconi ha conseguito a Londra la certificazione internazionale di Consulente d’Immagine. «Ho creduto fin dall’inizio che l’armocromia potesse avere successo anche nel nostro Paese: molti mi scoraggiavano dall’idea, sostenendo che in Italia ogni persona avesse già un proprio stile preciso—raccontaMigliaccio—.Inrealtà chiricorre all’armocromia non lo fa solo per crearsi un proprio stile da zero, ma anche per confermare colori e forme che già utilizza». L’armocromia all’inizio è nata come elitaria, ma nel corso degli anni è diventata sempre più democratica: «Questa disciplina è nata nel cinema e quindi è stata utilizzata da persone che hanno un’ immagine pubblica, per curare la propria comunicazione — spiega l’imprenditrice —. Negli anni Ottanta in America, e poi anche qui in Italia oggi, si è trasformato in un fenomeno molto pop, anche grazie ai social, attraverso cui si è fatta molta divulgazione». Il metodo e l’istituto Attraverso lo studio e la pratica, Migliaccio ha teorizzato un vero e proprio metodo personale. «Incrociando le diverse caratteristiche cromatiche, come sottotono, caldo-freddo, intensità e contrasto, si possono catalogare quattro macrocategorie di colori, che poi prendono i nomi delle stagioni—spiega l’imprenditrice —. A ogni persona, in base alle proprie peculiarità, si abbinanomeglio i coloridiunadeterminata stagione invece che di un’altra». Migliaccio è oggi una delle consulenti d’immagine più influenti in Italia. Ha mezzo milione difollower sui social, ha condotto nel 2022 un programma tv su Discovery Real Time («Revolution – Scopri i tuoi colori»), ha creato un’app per smartphone («Armocromia»), e ha fondato l’Italian Image Institute, scuola di alta formazione per professionisti del settore. L’istituto offre corsi tra Milano e Roma a professionisti o aspiranti tali e collabora con alcuni dei principali nomi del lusso, come Pomellato, Prada, Valentino, Lvmh, L’Oréal Italia, organizzando attività e progetti ad hoc per le singole aziende. «Nel nostro istituto formiamo circa 1.500 professionisti, specialmente per il mondo del beauty e della moda: ci sono sia persone che partono da zero, sia persone che già lavorano come make up artist e vogliono allargare i servizi che offrono alla clientela», conclude Migliaccio. © RIPRODUZIONE RISERVATA Protagonista Rossella Migliaccio, esperta d’immagine, imprenditrice, autrice e fondatrice dell’Italian Image Institute di ANDREA BONAFEDE L’ARMOCROMIA? ALEZIONEDICOLORI TRASTILEEBUSINESS Da venerdì 14 con il Corriere della Sera,sei volumi con i bestseller di Rossella Migliaccio, pioniera delsettore Alla scoperta di una disciplina nata elitaria e diventata popolare La copertina di uno dei sei volumi
LUNEDÌ 10.07.2023 Finanza Imprese 11 AL I M ENTARE DALLECONSERVEAI PIATTI PRONTI LERAGAZZEPOLLIVANNOINAMERICA L’azienda è alla sesta generazione, tutta femminile con Manuela, Claudia e la cugina Maddalena nel board. «Presto un impianto negli Usa, ilsogno è riaprire le botteghe a Milano». Ricavi a 145 milioni, «ready meal» in cantiere di ENRICA RODDOLO «Sogno di riaprire la storica Bottega Polli, che nell’Ottocento aveva le vetrine affacciate su via Broletto a Milano, a un passo dal Duomo. Intanto ci prepariamo a un grande progetto negli Usa», anticipa a L’Economia Manuela Polli, sesta generazione del gruppo difamiglia F.lli Pollifondato sotto la Madonnina nel 1872 e rimasto sempre orgogliosamente in famiglia. Il grupponacque grazie allospirito imprenditoriale di Fausto Polli che, già prima dell’Unità d’Italia, intuì la grande potenzialità del mercato delle conserve e cominciò a investire sulle coltivazioni e la conservazione del pomodoro. Oggi la F.lli Polli è leader nelle conserve vegetali, presente in 45 Paesi e fa parte del registro dei Marchi storici di interesse nazionale, riconoscimento istituito dal ministero dello Sviluppo economico. «Lanostrapoi èuna sesta generazione tutta femminile, fatto di cui sono molto orgogliosa. Perché con me c’è mia sorella Claudia, che siede anche lei in consiglio d’amministrazione, e un posto in cda l’ha anche mia cugina Maddalena», nota Manuela Polli. Alla guida c’è il padre, Marco,presidente, che conla sorella Margherita rappresenta la quinta generazione Polli in azienda. Come si lavora con un capoazienda «di casa»? «Papà è sempre stato un uomo di visione, moderno nell’affrontare i piani aziendali. Così di comune intesa nel 2015, quando abbiamo iniziatoadaccarezzareunpianodi sviluppo internazionale, abbiamo decisodi affidarci aunmanager esterno che avesse conoscenza dei percorsi di internazionalizzazione. Oggi possiamo quindi contare sul nostro amministratore delegato Marco Fraccaroli. Ha la capacità di gestire le dinamiche di quella che è diventata una piccola multinazionale». Piccola, neppure tanto: dal 1919 Giuseppe Polli, nipote di Fausto, rileva un vecchio sito industriale adibito alla produzione di carni in scatola a Monsummano Terme e fonda il primo stabilimento Polli. Nel 2019 Polli acquisisce i marchi e lo stabilimento diValbona di Lozzo Atestino, in provincia di Padova. Oggi avete diverse sedi estere. «Sì, dalla Francia al Regno Unito: 300 dipendenti in tutto, più di 200 milioni di confezioni vendute. Sono ormai quattro i nostri poli esteri,per ora tuttiinEuropa:inFrancia eRegnoUnito, ma anche inGermania, si tratta di filiali commerciali, in Spagna è una filiale produttiva. E il nostro mercato in tutti questi Paesi sta crescendo malgrado la pandemia prima e l’inflazione poi che hanno messo alla prova anche la nostra azienda. Come impresa alimentare non ci siamo mai fermati durante ilCovid,ma sonostatimesi impegnativi per l’organizzazione. Eppure abbiamo continuato a innovare cercando di assecondare il mercato perché la ricetta è non fermarsi, studiare i consumatori e innovare sempre. Per l’inflazione abbiamo lavorato di concerto con i fornitori in modo da trovare con i clienti soluzioni win win. E il nostro Pesto plant based è stato riconosciuto prodotto dell’anno». Dai sottoli al pesto fino ai sughi pronti che da soli coprono oltre la metà del business (55%). Passando per nuove linee di legumi, una linea di condimenti Plant based per un target più attento e salutista e un’altra di Squeezy Pesti, con la confezione da spremere. Prossimo passo? «Tutto il fresco, a partire daiready meals, dai piatti pronti è una grande opportunità che stiamo valutando, sempre restando fedeli al nostro dna “vegetale”». La sostenibilità èunaltrofaroche guida lo sviluppo del gruppo. Nel 2021la F.lli Polli ottiene la certificazione di Filiera controllata del basilico. Quali progetti avete per il futuro? «La sostenibilità, non solo ambientale ma anche quella a 360 gradi che abbraccia sociale e governance, è un impegno che portiamo avantida sempre.Quest’annoloabbiamo tradotto perla prima volta in un bilancio di sostenibilità che presenteremo a fine anno. Non solo il bilancio però, l’idea è di investire sempre di più in direzione green con un obiettivo Carbon Neutral che ci siamo prefissati di raggiungere entro fine 2024». Con quali investimenti nel piano industriale? «Abbiamo stanziato investimenti pari a 2milioni e 800mila euro tra il 2023 e il 2024». A proposito di numeri, con quanto ha chiuso il 2022? «Con 145 milioni di euro di fatturato per il 75% generato all’estero dove i nostri sughi, il pesto soprattutto, continuano a crescere a doppia cifra». Tempo di allargare lo sguardoOltreoceano? «In effetti nel nuovo piano quinquennale, appena concordato con l’amministratore delegato, abbiamo messo come obiettivo anche l’apertura di una sede commerciale e di un centro produttivo negli Usa. Idealmente sulla Costa Est che ha forse più affinità con il nostro prodotto, la cucina italiana, ma mai dire mai anche per la costa Ovest. È una grande sfida il mercato americano ma siamo pronti per affrontarla». Curiosità: come si lavora al femminile? La vostra è una sesta generazione tutta rosa. «Ci siamo sempre completate molto bene tra noi, io seguo lo sviluppo commerciale estero e in generale corporate strategy e sviluppo, Claudia è più focalizzata sui clienti italiani mentre Maddalena non ha un ruolo operativo in azienda». E quell’idea di ripartire con la Bottega Polli? «È il sogno, di ritornare a vendere con alcune boutique in selezionate città, direttamente ai nostri clienti». © RIPRODUZIONE RISERVATA 1919 Primo stabilimento Il nipote Giuseppe Polli vara il primo impianto Polli a Monsummano Terme 2023 I numeri 145 milioni di euro di fatturato, di cui il 75% viene dall’estero 1872 L’inizio a Milano Fausto Polli apre un negozio di gastronomia e si focalizza sulle conserve di pomodoro Marchi storici La prima vetrina F.lli Polli, in via Broletto a Milano Le vendite dei nostri sughi stanno salendo a doppia cifra, soprattutto il pesto Cresciamo in Francia, Uk, Germania e Spagna Famiglia Da sinistra in senso antiorario, le sorelle Claudia e Manuela Polli con la cugina Maddalena Bobba
LUNEDÌ 10.07.2023
LUNEDÌ 10.07.2023 Finanza Imprese 13 FAR M ACEUT ICA Il nipote di Diana guida Bracco Imaging, la principale controllata del gruppo che contribuisce ai ricavi per il 73% Si espande in Asia e aumenta i prodotti in un settore che è diventato «il pilastro della medicina contemporanea», dice dalla nuova sede a Lambrate. Tutto in asse con la famiglia. «Non cerchiamo soci, abbiamo prospettive internazionali» INVESTIAMO 400 MILIONI E CI RAFFORZIAMO INCINA LADIAGNOSTICACRESCERÀ I n pubblico, chiama la zia Diana «la dottoressa Bracco». Discreto, bocconiano, un passato nell’investment banking di Citibank a Londra, New York e Milano, Fulvio Renoldi Bracco voleva fare il medico. A 58 anni sta traghettando il gruppo farmaceutico verso una nuova fase, quella della diagnostica mondiale di precisione. Non che nel campo Bracco non lavori già, anzi: è tra i leader nella diagnostica per immagini. Suoi, per esempio, il mezzo di contrasto iopamidolo per eseguire la Tac e altri per la risonanza magnetica, le ecografie, iradiofarmaci per la medicina nucleare. Ma l’impegno è adesso lanciare nuovi prodotti e consolidare la presenza oltre che nei classici Stati Uniti ed Europa anche in Cina eGiappone. Restando un’azienda di famiglia: «Non cerchiamo soci e puntiamo a crescere. Abbiamo un business solido e prospettive internazionali», dice Fulvio Renoldi Bracco. È il figlio di Adriana Bracco, sorella di Diana. Ha ereditato il nome dal nonno e se Diana resta presidente e ceo di Braccospa è a lui, come vicepresidente e amministratore delegato della maggiore controllata, Bracco Imaging, che è affidato il futuro del gruppo. Il passaggio ditestimone è stato annunciato da Diana già 12 anni fa, per far comprendere al mercato che la famiglia non aveva intenzione di uscire. Con il piano d’espansione internazionale centrato proprio sull’imaging (la commercializzazione dei farmaci classici, come lo storico Cebion, è cessata dal 2016), la transizione generazionale in affiancamento procede senza scosse. Tre tendenze «Stiamo completando il piano industriale 2023-2028 con 350-400 milioni d’investimenti industriali previsti, che si sommano all’8% dei ricavi investito all’anno in ricerca — dice Fulvio Renoldi Bracco, che è anche vicepresidente di Federchimica —. La diagnostica è uno dei pilastri della medicina contemporanea e per Bracco Imaging c’èunfuturoimportante. Lodiconotre tendenze: l’allungamento della vita media, la crescente estensione e la maggiore accessibilità alle cure da parte dei sistemi sanitari malgrado la carenza di personale, le tecnologie sempre più avanzate.Delresto i servizi sanitari risparmiano con la diagnosi precoce, necessaria per la medicina di precisione. Maggiori sono le informazioni che si ottengono sul paziente, minore è il costo e migliore è la cura». Dal 12 aprile il quartier generale di Bracco è stato trasferito in via Folli 50 a Lambrate. È la sede storica, ristrutturata come un campus con laboratori di genomica, spazi aperti al pubblico ed edifici ecosostenibili. Lavorerannoqui 370 dei 3.700 dipendenti del gruppo (di cui 1.400 in Italia). «Prevediamo l’inaugurazione ufficiale in autunno», dice Fulvio Renoldi Bracco. Un segno di continuità per il gruppo che ormai matura l’88% deiricavi all’estero e vende in più di 100 Paesi. Il trasferimento va in parallelo con il lungo viaggio concluso in giugno dall’imprenditore traUsa,Giappone e Cina, perincontrare distributori e produttori. In Giappone Bracco ha costituito il primo aprile una società, la Bracco Japan, per presidiare meglio il mercato, dove già ha uno dei suoi nove stabilimenti. Ma è la Cina, secondo Paese di sbocco dopo gli Usa (il terzo è l’Italia), l’obiettivo considerato imprescindibile, con nessuna retromarcia. Qui Bracco ha da anni una fabbrica con un socio locale che partecipa al 30%, la Shanghai Pharma. Intende rafforzare l’alleanza. «I cinesi stanno diventando molto forti nella farmaceutica enelladiagnostica—dice l’imprenditore —. Malgrado il raffreddamento generale neirapporti verso la Cina, noi abbiamo approvato in giugno la seconda fase d’investimento con il nostro partner cinese, per circa 20 milioni.Nellostabilimentoampliatoapriremo una seconda linea per produrre anche i flaconcini sterili, oltre ad assemblare i principi attivi che arrivano dall’Italia per i mezzi di contrasto. Il rapporto con la Cina va mantenuto. È un mercato importante, che va presidiato con risorse anche produttive». La scorsa settimana il gruppo fondato 96 anni fa da Elio Bracco ha approvato il bilancio 2022. L’anno si è chiuso per Bracco spa, di cui Fulvio Renoldi Bracco è consigliere, con ricavi a 1,782 milioni, in crescita del 5,4% dal 2021 benché l’impatto dei costi di materie prime ed energia («Lo iodio è aumentato del 70% negli ultimi 12 mesi») abbia portato a «un’erosione significativa» del margine operativo lordo, comunque arrivato a 306,3 milioni. Il 73% dei ricavi vienedaBracco Imaging, il 20% da Bracco Medical Technologies. È la società che produce dispositivi, come gli iniettori per la c o r o n a r o g r a fi a («Era il 18%, è il business che corre di più»). Il 7% viene dal Cdi, il Centro diagnostico italiano. Gli Usa coprono il 47% del giro d’affari, l’Europa il 32%, la Cina l’11%. «L’obiettivo per quest’anno è aumentare i ricavi ancora del 5-6%», arrivando intorno a 1,9 miliardi. Il portafoglio Nei piani ci sono anche i nuovi prodotti, non solo per diagnosticare le malattie, ma anche per curarle. «Abbiamo allargato molto il portafoglio, vogliamo migliorare l’accuratezza di Tac, ultrasonografia, risonanza magnetica e medicina nucleare», dice l’imprenditore: le quattro aree su cui Bracco Imaging lavora. Sette le molecole in fase clinica, di cui «sei diagnostiche e una terapeutica». Due sono in Fase 3 e una di queste è il nuovo tracciante per la medicina nucleare rhPsma: un radiofarmaco perindividuare il tumore alla prostata metastatico, approvato inmaggionegliUsa dall’Fda per l’uso diagnostico. «Consente una diagnosi mirata—dice FulvioRenoldi Bracco — e potrà essere usato con piccole varianti anche per la cura». Questa parte, terapeutica, è ancora allo studio,inFase 1.Ma rivela ciò cheBracco, cheprocede ancheper acquisizioni (l’ultima, nel 2019, è la Blue Earth Diagnostic), vuole diventare. Tra le molecole ce n’è una seconda già approvata in America, lanciata negli ultimi 12 mesi: il gadopiclenolo. È un agente di contrasto per la risonanza magnetica: «La rende più efficace e sicura, vogliamo portarlo in Europa al più presto». Poi ci sonole altre lineediricerca.Una è la chirurgia guidata con la fluorescenza che delinea per il chirurgo lla lesione tumorale. L’altra, le microbolle perimaging molecolare per ecografia, sviluppate al centro di Ginevra del gruppo: «Riconoscono i tessuti dove è incorso unprocessodi angiogenesi, la produzione di nuovi vasi sanguigni associata a formazioni tumorali e infiammazioni croniche». Intanto cresce la quinta generazione. Fulvio Renoldi Bracco ha in cantiere un viaggio inAsia con i due figli di 20 e 23 anni. Uno studia economia, l’altro fisica. Entreranno nell’azienda di famiglia? «Per ora, sono curiosi». © RIPRODUZIONE RISERVATA di ALESSANDRA PUATO DianaBracco, azionista , presidente e amministratrice delegata diBraccospa L’azionariato Bracco spa (in foto, la nuova sede) è della famiglia al 100%. Il 35,64% fa capo a Diana Bracco, il resto al ramo della sorella Gemma e alle famiglie degli eredi dell’altra sorella, Adriana (Fulvio Renoldi Bracco e il fratello Tomaso, morto nel 2022). La capogruppo controlla Bracco Imaging, Bracco Medical Technologies, il Centro diagnostico italiano. Nel 2022 il fatturato è stato di 1,782 miliardi Quarta generazione Fulvio Renoldi Bracco, 58 anni, vicepresidente e amministratore delegato di Bracco Imaging FULVIO BRACCO
14 LUNEDÌ 10.07.2023 RAIINCERCADI SICUREZZA PROSSIMO SCOGLIO: IL CANONE Per Viale Mazzini il ceo Roberto Sergio ha chiesto «risorse adeguate, certe e stabili» Non sarà facile togliere i pagamenti dalle bollette che portano incassi per 1,8 miliardi di ANTONELLA BACCARO C he Rai sarà quella che a maggio scorso ha appena rinnovato i vertici? Il nuovo amministratore delegato Roberto Sergio, subentrato a metà del mandato di Carlo Fuortes, a questo punto ha davanti un altro anno di mandato. Ecco perché i suoi obiettivi si riassumono nello slogan: mettere in sicurezza la Rai. Che vuol dire tre cose: garantirle risorse «adeguate, certe e stabili», dotarla di un piano industriale entro l’anno, chiudere la partita del contratto di servizio in questi giorni. Poi ci sono le strategie a lungo termine che appartengono all’orizzonte del prossimocda che,restandoinsella il governo Meloni, potrebbe essere guidato dall’attuale direttore generaleGiampaolo Rossi, in continuità con Sergio. Il fulcro Ma la strategia del prossimo piano industriale ha già un suo fulcro: trasformare la Rai in una «digital media company». Fare in modo cioè — ha spiegato Rossi — che il «prodotto Rai intercetti il pubblico ovunque si trovi, in ogni momento e su qualsiasi device». Un modo per «raggiungere nuovi pubblici e difsoluzione alternativa e i correlati rischi, individuando preventivamente le misuredimitigazione».Insommadaqualche parte i soldi dovranno entrare. Per quanto riguarda la pubblicità, seconda fonte di finanziamento, i limiti di affollamento sono stati resi più stringenti negli ultimi due anni, per cui, secondo Sergio, «le più ragionevoli aspettative sono declinanti». Sullo sfondo, ma neanche tanto,resta il tema dei costi e dell’indebitamento che ammonta a 580 milioni. La strategia finora emersa comprenderebbe l’internalizzazione di molte produzioni per ridurne i costi e l’uso più razionale delle sedi locali. Mentre resta ancora coperta la carta che verrà giocata sul destino delle torri di proprietà della Rai. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’obiettivo dichiarato dagli attuali vertici è ottenere che nulla cambi se non in meglio. Dunque, canone ancora in bollettama interamente versatoallaRai. Sul punto, in un’intervista al Corriere, Rossi si è detto fiducioso che per il 2024 il canone resterà in bolletta. Poi si costituirà un tavolo che dovrà provvedere peril futuro. In ogni caso, ha avvertito Sergio in Vigilanza, «sarà indispensabile valutare con estrema attenzione l’efficacia della fondere ipropri contenuti senza limitarsi alla distribuzione tradizionale». Ma anche per «facilitare la connessione tra lo spettatore, il territorio e i luoghi creando un forte legame di valore e di investimento culturale». Con questo la Rai non intende abbandonare le piattaforme tradizionali, anzi, uno degli obiettivi sarà quello di potenziare i canali ancillari. Perché il fatto che Mediaset con uno share medio del 35,6% sull’intera giornata tampini la Rai, che si trova al 36,7%, è dovuto anche alle reti specializzate. Che a Mediaset totalizzano un 10,3% di share contro il 6,7 della Rai. La trasformazione di cui si parla dovrà trovare, come si è detto, risorse adeguate e certe. Sarà il ministero dell’Economia a decidere il destino della fonte del 69% delle risorse Rai: il canone. Le cui entrate nel 2021 hanno sfiorato gli 1,82 miliardidi euro, controgli1,72dell’anno prima. Con il passaggio del canone in bolletta il numero dei paganti è aumentato dai 15 milioni ai 21-22 milioni e il tasso di evasione è sceso dal 27% al 3%. Va ricordato però che la quota del canone ordinario che viene incassata dalla Rai è pari a circa l’86% di quanto pagato dall’utente. Vertici Roberto Sergio, amministratore delegato della Rai dal 15 maggio Era direttore di Rai Radio 580 86 Cambiare metodo è un rischio visto che il tasso di evasione è sceso dal 27% al 3%. E la pubblicità cala Milioni di euro L’indebitamento della Rai L’azienda pubblica ha uno share medio del 36,7% contro il 35,6% di Mediaset, che arriva a questa quota anche per le reti specializzate (10,3% di share contro il 6,7% della Rai) Per cento La quota di canone ordinario incassata dalla Rai, su quanto pagato dall’utente. Il direttore generale Giampaolo Rossi si è detto fiducioso che il canone resterà in bolletta Ma interamente versato alla Rai Finanza Imprese I L FUTUR O DE L L ’ E M I T T ENZA
LUNEDÌ 10.07.2023 15 prendere posizioni. Ma forse si può fare di più se si uniscono le forze. I contenuti L’altro aspetto riguarda i contenuti nazionali, la cultura locale, di cui ogni mercato è custode geloso e che in passato è stato condizionato dalla percezione di una commistione tra politica e affari del mondo Berlusconi. «Noi lavoriamo a una piattaforma per la tecnologia per avere più forza, ma rispettiamo i prodotti delle tv nazionali», dice il ceo. E precisa: «Faremo sempre più prodotti made in Mediaset». Un passo nell’auspicata integrazione europea è agli atti con la nascita nei giorni scorsi di Mfe Advertising per la raccolta pubblicitaria che parte da Italia e Spagna. Ma il percorso, pur tracciato è ancora lungo. «In Spagna ci guardiamo attorno, per creare un sistema crossmediale». Il gruppo non perde d’occhio le opportunità. Durante la presentazione dei palinsesti della scorsa settimana, Pier Silvio Berlusconi, rispondendo a una domanda, ha detto che «se Prisa decidesse di mettere in vendita le sue radio le guarderemmo». Poiché la sfida è di livello sono in molti a credere che richieda una condivisione del progetto tra i soci. «C’è compattezza, voglio bene a Marina e ai tre fratelli più giovani. Ognuno fa il suo mestiere». La sfida è lanciata. La posta in gioco è alta e ben al di là dei confini nazionali. © RIPRODUZIONE RISERVATA 1,69 100 731,7 SCOMMESSAACOLOGNO LATV MADE INITALY FARÀSCUOLAINEUROPA? La strategia di Mediaset è chiara: esportare il modello italiano anche in Europa contando sull'arretratezza negli altri mercati continentali ma salvaguardando la cultura locale di DANIELA POLIZZI È stata una settimana di emozioni intense e di ricordi appassionati, riaccesi dalla pubblicazione deltestamento lasciato da Silvio Berlusconi e della lettura ai suoi cinque figli. Ma il passaggio di consegne nel capitale proietta immediatamente Fininvest nel futuro, nei nuovi scenari che si aprono già questa settimana. Una questione soprattutto familiare che restituisce un nuovo assetto e il trasferimento del patrimonio personale ai cinque eredi. Il risultato immediato è che il 53% della holding milanese va a Marina e Pier Silvio—che hanno in mano la governance di Fininvest — mentre i tre fratelliBarbara, Luigi edEleonora avranno il 47%. Il resto andrà a tutti in parti uguali. Questoè l’aspettofinanziario.Madietrola successione dell’impero c’è la partita industriale che ruota attorno a Media for Europe-Mediaset. Una sfida di peso che non riguarda solo la società di broadcasting che in Borsa esprime un valore intorno agli 1,7 miliardi (dato del 7 aprile),ma anche ilruolo industriale che l’Italia può avere in Europa nelle televisioni. Grazie a un mercato che sicuramente è tra i più sofisticati al mondo. I competitor Pier Silvio Berlusconi lo sa bene, fin dal 1994 quando il padre lasciò l’azienda per scendere in camponella politica e fondare Forza Italia.Affidòalfigliola sfida:portare avantiinunmercato nazionale non facile la crescita nella televisione di impronta commerciale, quella che lui stesso aveva rivoluzionata. Pier Silvio Berlusconi, amministratoredelegatodiMfe-Mediaset, è andato oltre seguendo i cambiamenti sui mercati — rivoluzionati rispetto a vent’anni fa dall’arrivo di protagonisti come Sky e poi Netflix e le più giovani Prime e Disney — e ha proiettato quella partita su scala Europea aprendo il capitolo in Germania. Una partita che ha il nome di ProSiebenSat.1. «La mancanza è più dell’uomo, più del papà. Non è però una mancanza così forte dal punto di vista professionale», ha detto il ceo che, commosso, ha voluto raccontarsi martedì scorsoaColognoMonzesedovehapresentatoiprogrammi per la nuova stagione. È stato il primo appuntamento pubblico dopo la scomparsa del padre, il 12 giugno. questo andare fuori dai confini. Siamo saliti a ridosso del 30% dell’operatore tedesco per costruire un player paneuropeo. Se c’è qualcuno che può portare a termine la sfida, questo è Mediaset», ha detto Pier Silvio che condivide una grande sintonia con Marina nell’avventura internazionale. Barbara sembra appoggiare il progetto nell’ambito del quale, osserva il mercato, la compattezza familiare è una carta inpiù per supportare questa linea europea. «Solo i conti in attivo garantiscono la crescita, danno solidità e certezze a tutti — ha aggiunto —. Da questo dipendono i lavoratori, i fornitori e gli azionisti. È un periodo difficile ma ilrisultato è importante». E proprio perché questa fase di mercato è complessa bisogna essere arditi e guardare lontano. E in questo l’insegnamento paterno ha contato. Il progetto è impostato, anche se le resistenze tedesche non sono poche. «Siamo azionisti di lungo termine interessati a portare avanti la creazione di un broadcaster europeo. Noi vogliamo portarlo avanti, vedremo come arrivarci», ha detto il ceo, consapevole che c’è più di un ostacolo che incrocia per esempio la strategia che vorrà adottare l’altro azionista, il gruppo ceco Ppf che ha aumentato al 15,04% la propria quota in ProSiebenSat.1. Entrare nel mercato tedesco che dal punto di vista pubblicitario è il più grande in Europa non è facile. Ma forse ora Mfe può avere una carta in più. Le ragioni le ha sintetizzate Pier SilvioBerlusconi:«Crediamoinunbroadcaster europeo, senzaGermania, non esiste e senza di noi la Germania non riesce. Abbiamo una minoranza di blocco, non vedo come altri editori possanoandare avantirimanendolimitatidentro i confini». C’è un tema di sinergie e investimenti che, se messi a fattor comune, moltiplicano l’effetto in un momento in cui bisogna essere più competitivi. E tra quegli investimenti un posto in prima fila lo occupa la tecnologia, spinta dalla gestione dei dati. Lo insegna un modello a cui Cologno ha sempre guardato, quello dell’americana Nbc che ha appena rafforzato la propria piattaforma streaming. ProSiebenSat.1 ha infatti acquisitodaWarnerBrosDiscovery ilrimanente 50% della piattaforma streaming Joyn, joint venture creata con Discovery nel 2017. Insomma, non è stata a guardare gli altri che Eredi Marina e Pier Silvio Berlusconi, figli di Silvio Berlusconi e Carla Dall’Oglio A loro è andato il controllo della Fininvest con il 53% del capitale L’arrivo di player internazionali nuovi impone scelte, anche avventurose e dall’esito non scontato come, appunto, lo sbarco inGermania. «Di fronte a queste tempeste occorre tenere la barra dritta — ha detto Pier Silvio Berlusconi — e sapere dove andare. Mediaset non è mai stata ferma, è il nostro motore. Abbiamo lavorato per allargare raggio d’azione professionale e costruito un sistema crossmediale che arriva al 90 per cento della popolazione.Non c’è nessun altro in Europa che abbia realizzato questo». È l’inizio di una nuova tappa del viaggio delle tv.Ma è anche unanuova eradi unbusiness che è «azienda e famiglia», oltre che una realtà che da tre decenni lascia la sua impronta sulla cultura e gli affari. Perché la Germania? «Bisogna crescere e per Miliardi di euro La capitalizzazione in Borsa Italiana del titolo Mfe-Media for Europe (Mediaset) il 7 luglio scorso Il titolo ha perso il 4% dal 4 al 7 luglio Milioni di euro Il dividendo distribuito da Fininvest, approvato con il bilancio 2022 dall’assemblea del 29 giugno scorso. È in calo dai 150 milioni dell’anno precedente. L’utile è stato di 299,2 milioni (360,2 nel 2021) Milioni di euro L’indebitamento finanziario netto di Mfe-Media for Europe (Mediaset) al 31 marzo 2023. La società ha chiuso il 2022 con 2,8 miliardi di ricavi (da 2,9) e un utile netto di 216,9 milioni (da 374,1)
16 LUNEDÌ 10.07.2023 N aamloze Vennootschap.Queste due parole di difficile pronuncia celano numerose semplificazioni consentite dal diritto societario olandese. La più apprezzata dalle aziende italiane è la facoltà di ricorrere con ampia libertà al voto multiplo, ossia alla moltiplicazione dei diritti di voto per alcune categorie di azioni.Negli ultimi10 anni, così,13 gruppi quotati a Piazza Affari hanno trasferito la sede legale all’estero, perlopiù nei Paesi Bassi. Si tratta di grandi imprese come Campari, Mediaset e Ferrari, che valgono nell’insieme il 22%della capitalizzazione totale di Borsa Italiana e il 27% dell’indice principale Ftse Mib. A loro si unirà presto anche Brembo che ha annunciato l’intenzionedi spostarsi ad Amsterdam. Potrebbe non essere l’ultima «Spa» a trasformarsi in «Nv». Fra i motivi della «migrazione» la maggior parte annoverava l’opportunità di potenziare il voto dei soci di riferimento per agevolare le aggregazioni. La chiave è questa: far crescere le aziende senza allentare troppolapresa. Differenze Superando il principio di democrazia societaria «un’azione un voto», due istitutiriescono a conciliare le due esigenze: il voto plurimo, che è collegato ai titoli e quindi si può trasferire da un socio all’altro con la vendita, e il voto maggiorato, che invece è legato alla lealtà dell’azionista e quindi si potenzia nel tempo, ma si perde in caso di trasferimento dell’azione. Entrambi sono volti a favorire la crescita dell’impresa attraverso acquisizioni o tramite fusioni, ma consentono al contempo la conservazione dell’indirizzo strategico nelle mani della dinastia che è stata artefice del successo. Da qui la forte attrazione degli imprenditori per l’Olanda. Lo spostamento della sede legale all’estero è tutto sommato innocuo dal punto di vista economico fintanto che quella fiscale e di quotazione rimangono in Italia, si dirà. Non è proprio così. «L’operazione trascina spesso con sé tutta una serie di attività ad alto valore aggiunto come i servizi legali,fiscali e di consulenza», avverte Marcello Bianchi, vice direttore generale di Assonime, l’associazione delle società per azioni. Inoltre, aggiunge «rende inapplicabile la legislazione finanziaria italiana che è sotto molti aspetti fra le più avanzate al mondo». Senza contare che,talvolta, iltrasferimentodel quartier generaleprelude all’addio aBorsa Italiana: Exor è già partita da Milano con destinazione Amsterdam e Cnh Industrial si appresta a lasciare Piazza Affari per Wall Street. Questi e altridelistinghanno creatounbucoda 50 miliardi di capitalizzazione nella Borsa, riducendone il peso sull’economia reale. Il rapporto tra il valore delle quotate e il Pil è in Italia circa la metà rispetto a Germania e Spagna, un Finanza M ERCAT I E I M PRE S E NEL «CANTIERE BORSA» INCERCADELSUPERVOTO PEREVITARENUOVEFUGHE Discussione al Senato sul Ddl Capitali: Assonime e Assoholding per l’estensione del voto multiplo alle società già quotate. L’obiettivo:stop alla via olandese e ai delisting. Ventoruzzo: attenti alle minoranze di FRANCESCO BERTOLINO quarto di Regno Unito, Olanda e Francia. La novità Pertappare la falla, amaggioil governohapresentato il Disegno di legge Capitali. La propostaprevede fra l’altrouna riformadelladisciplina del voto multiplo che eleva da 3 a 10 ilfattore dimoltiplicazionedi queste azioni speciali.Tale facoltà è riservata alle aziende che hanno intenzione di quotarsi e ha l’evidente scopo di incoraggiare gli imprenditori ad aprire il capitale, consentendo loro di raccogliere risorse per investimenti senza perciò perdere il comando. L’attuale formulazione del Ddl Capitali non contempla invece alcun potenziamento delle prerogative dei soci di controllo delle aziende già presenti in Borsa. Rischia quindi di non bloccare il travaso di sedi legali verso l’Olanda. In Senato, più esponenti hanno chiesto una modifica in tal senso: Francesco Gaetano Caltagirone, il direttore di Assonime, Stefano Firpo, il presidente di Assoholding, Gaetano de Vito. Martedì toccherà al ceo di Equita, Andrea Vismara. Molti di questi esperti suggeriscono di cogliere l’occasione per riformare anche il voto maggiorato, aumentandone il fattore di moltiplicazione dall’attuale 2 a 10. Sarebbe adottabile per via statutaria anche dalle già quotate e garantirebbe la parità di trattamento fra i soci perché la maggiorazione non è collegata all’identità dell’azionista, ma alla sua fedeltà: un voto in più ogni12 mesi di detenzione ininterrotta del titolo. Un anno, un voto. Poi c’è la tutela del mercato. La Consob ha per esempio rimarcato il pericolo che le azioni a voto multiplo consentano al socio di maggioranza di deliberare autonomamente un aumento di capitale. Oppure il rischio di discriminazione fra detentori di voto plurimo e minoranze nell’ambito di un’Opa. «Conserverei l’attuale impostazionedelDdlCapitali,demandando alla legislazione Ue il ruolo di evitare una competizione alribasso fra ordinamenti», rimarca Marco Ventoruzzo, presidente diAssosim. «Cambiare la qualità delle azioni di aziende già quotate è un esercizio delicato perché modifica il patto sottoscritto fra imprenditore e mercato», osserva. E anche a voler cedere alla realpolitik «eventuali modifiche non devono essere imposte dall’alto ma lasciate agli statuti con forti protezioni per le minoranze». Voto plurimo e maggiorato, conclude «vanno bene ma con giudizio, non possono trasformarsi in una espropriazione da parte di azionisti forti». © RIPRODUZIONE RISERVATA In trasferta Una lista disocietà che hanno scelto l’Olanda per ragioni di governance Ariston Holding Brembo Campari Cementir Holding N.V. Cnh Industrial Exor Ferrari Fiat Chrysler Automob. Iveco Group Mfe-Mediaforeurope TOTALE 2021 2023/2024(1) 2020 2019 2013 2016 2016 2014 2022 2021 Anno trasferimento 1.058 4.748 10.887 1.067 11.159 9.870 10.732 12.402 1.508 2.462 53.654(4) Capitalizzazione al 31/12 anno di trasferimento (milioni di euro) 1.283 4.748 14.183 1.127 16.304 18.716(2) 51.700 45.775 1.895 1.497 157.228 Capitalizzazione al 13 /6/23 (milioni di euro) Sì Sì(1) Sì No Sì Sì Sì Sì Sì Sì Voto plurimo 20 10(1) 10 - 2 9 2 10(3) 2 10 Voti per azione Italia Italia(1) Italia Italia Regno Unito Olanda Regno Unito Regno Unito Regno Unito Italia Sede fiscale Milano Milano Milano Milano New York (dal ‘24) New York (dal ‘22) Milano Milano Milano Milano Mercato principale S. A. Fonte: Assonime 1) In base alle proposte sottoposte all’assemblea straordinaria deisoci del 27/7/23 che delibererà sul progetto di trasferimento della sede legale 2) Dato relativo al mercato regolamentato di Amsterdam 3) Dopo la fusione con Peugeot i voti per azione sono due 4) Sono escluse Ferrari e Iveco che sono state oggetti discorporo da una società già quotata (Fiat e Cnh rispettivamente) IL TESORO Freni: più investitori Ora le regole per le casse «L’auspicio è arrivare all’approvazione entro l’autunno. Il termine perla presentazione degli emendamenti, fissato per il 12 luglio, dovrebbe consentire di rispettare questa scadenza». Parla il “regista” del Ddl Capitali, Federico Freni, sottosegretario al Mef. Il progetto è rivolto alle pmi o mira ad attrarre i grandi gruppi nazionali? «Il disegno di legge non ha l’obiettivo di privilegiare l’una o l’altra categoria, ma di semplificare per stimolare il dinamismo del mercato dei capitali domestico e produrre un impatto positivo sulla crescita. Naturalmente un’attenzione particolare è stata dedicata alle piccole e medie imprese, proprio perché sono tra gli attori più dinamici del nostro sistema produttivo e, probabilmente, la categoria chepiùdi altrepuòbeneficiaredi snellimenti e semplificazionidellanormativa. La storiadi successo di Euronext Growth Milan è un esempio della dinamicità del settore. È un approccio in linea con il principio di proporzionalità privilegiato per le pmi in Europa». È previsto il potenziamento del voto multiplo per le quotande. Come valuta le richieste di estenderlo anche alle già quotate? «Il potenziamento del voto multiplo è un’istanza sentitada alcuni attoridelmercato che hanno l’obiettivo di crescere senza veder diluito eccessivamente il proprio peso in azienda.Almomento, il disegno di legge prevede il rafforzamento del voto plurimo solo per le società di nuova quotazione, ma ci sono istanze per consentire anche alle società quotate di potenziare il voto maggiorato, anche alla luce dei trasferimenti sul listino olandese degli ultimi anni. Qualsiasi proposta di modifica in tal senso dovrà però essere valutata avendo in mente un’adeguata tutela delle minoranze e guardando alla specificità delle aziende del nostro sistema Paese». Come intendete incentivare la partecipazione degli investitori istituzionali? «La costruzione di un ecosistema favorevole alla competitività dei mercati finanziari non può prescindere da uno sviluppo della domanda e quindi da un potenziamento della partecipazione degli investitori, soprattutto quelli istituzionali. Troppo spesso il risparmio italiano si dirige verso i mercatifinanziari di altri Paesi europei o extraeuropei, invece di alimentare la crescita delle società quotate sul mercato domestico. In questo senso l’estensione agli enti previdenziali privati e privatizzati della qualifica di controparti qualificate può rappresentare un buono stimolo, anche alla luce del nuovo regolamento sugli investimenti delle casse in corso di finalizzazione. E ciò soprattutto se letto insieme agli interventi previsti in materia di educazione finanziaria, che favoriranno uno sviluppo della domanda più consapevole anche da parte dei piccoli investitori». F.Ber. © RIPRODUZIONE RISERVATA
LUNEDÌ 10.07.2023 Finanza 17 I GRANDI GRUPPI GENERALI MEDIOBANCA LE SEMPREAMBITE STAVOLTASI TRATTA Filosofie a confronto, quella deisoci forti e quella dei manager. Si riuscirà ad arrivare a una lista del consiglio uscente dove trovino posto tutte le aree? Il gruppo di Del Vecchio può ora salire fino al 20 per cento nel Leone. Ma come precisato dalla finanziaria della famiglia le strategie per ora non cambiano di STEFANO RIGHI S ettantanove giorni. Tanto manca al 27 settembre, data ultima per la presentazione delle liste in vista dell’assemblea di Mediobanca che il 28 ottobre, secondo precisa volontà del fondatore Enrico Cuccia, rinnoverà il consiglio di amministrazione. Più che di liste è però il caso di parlare di lista, al singolare, visto che l’attenzione si concentra su quella che verrà presentata dal cda uscente. Lì, su quei nomi, è iniziato il balletto, fatto di dichiarazioni incrociate e di mute prese di posizione e lì confluiranno tutte le trattative delle prossime undici settimane. Fuochi d’artificio Ifuochi d’artificio sono stati sparati lunedì scorso, tre giorni dopo che l’Ivass, l’Istituto di vigilanza sulle assicurazioni aveva, conla delibera 54, autorizzato Delfin, ovvero la finanziaria del gruppo Del Vecchio, a salire nel capitale delle Assicurazioni Generali oltre il10per centooggi sfioratoe finoal 20. Generali è legata a filo doppio con Mediobanca, che è la prima azionista e ne controlla il 13,10 per cento del capitale, mentre il terzetto composto da Del Vecchio, Caltagirone e Benetton – primari nomi dell’imprenditoria nazionale – mettono assieme più del 21 per cento. Numeri importanti che però nel maggio 2022 non sono stati sufficienti a rovesciare gli equilibri nel cda del Leone. Così oggi, quindici mesi dopo, laBattaglia diTrieste siripropone quattrocento chilometri più a ovest, proprio nel cuore di Milano, in piazzetta Cuccia. Iltema sembra essere il medesimo: ilruolo dell’azionista nel governo della società. Legittimo il desiderio, di chi investe tanto, di contare nel momento di indirizzo dei programmi societari. Solo che questa visione confligge con le tendenze più aggiornate delle governance aziendali, che evolvono rapidamente verso criteri di indipendenza, competenza e rappresentatività di genere. Da una parte ci sono dunque i manager, che guidano l’azienda e dialogano quotidianamente con il mercato. Dall’altra gli azionisti, che hanno investito i loro denari e vorrebbero contare di più nel momento in cui si fissano le strategie societarie. Visione manageriale o visione padronale? Difficile scegliere. A Trieste, un anno fa, hanno vinto nettamente i manager. Ma ora la partita può rigiocarsi. Anche se nessuna delle due parti sembra oggi averinteresse ad arrivare a un nuovo scontro tanto rumoroso. È opinione diffusa che non ci sarà una seconda lista in Mediobanca, se non quella degli investitori istituzionali, che però puntano a ruoli non operativi. Ed è per questo che sono stati sparati i fuochi d’artificio. La delibera dell’Ivass apre le porte a Delfin che può salire al 20 per cento nel capitale delle Generali. Perfarlo però dovrebbe investire circa tre miliardi di euro, che valgono circa il 75 per cento della propria disponibilità liquida. È una cifra rilevante, che si sommerebbe a quanto già impegnato da Leonardo Del Vecchio nella compagnia. Secondo alcuni analisti di mercato, semplicemente troppo. Ci sarebbe una eccessiva concentrazione di rischio con una allocazione delle risorse tanto sbilanciata: principi di diversificazione che fanno parte degli insegnamenti del primo anno in una facoltà economica. È vero però che questa scalata è nei fatti possibile e, anche se improbabile nei termini, la fattibilità dell’operazione consente di operare una pressione psicologica sui manager di Mediobanca. Preclusioni Alberto Nagel, l’amministratore delegato, va ripetendo a ogni occasione che non esistono preclusioni nell’allestimento della lista dei nuovi candidati amministratori, purché le candidature risultino coerenti con il piano industriale presentato nel maggio scorso e ottimamente accolto dal mercato e con le tendenze di governance che vanno nel segno della indipendenza dei manager. Proprio questo valore dell’indipendenza sembrerebbe in qualche modo ostacolare il percorso che porterebbe Vittorio Grilli, ex ministro dell’Economia, a sostituire Renato Pagliaro alla presidenza di Mediobanca. Grilli, che oggi lavora per Jp Morgan, nei giorni scorsi in audizione alla Commissione finanzedel Senatosi è espressocriticamente, come aveva fattoinprecedenza Francesco Gaetano Caltagirone definendole «autocratiche», sulle liste proposte dal cda. Basterà questo a fermare la candidatura di Grilli? Le mosse delle prossime settimane serviranno a chiarirlo. Di certo, è interesse comune arrivare a una sintesi accettabile da entrambe le parti, alfine di evitare il confronto assembleare. Anche perché finora non è accaduto nulla, si sono solo sentiti i rulli dei tamburi e la voce di qualche trombettiere, ma Delfin dopo l’autorizzazione a salire nel capitale del Leone non ha ancora aggiuntouneuro all’investimento effettuato quattro anni fa. E Francesco Milleri, il braccio destro di Leonardo Del Vecchio che dal giugno 2022 è amministratore delegato di EssilorLuxottica, rischia di vedersi bagnare le polveri non solo dal pericolo di concentrazione degli investimenti, ma anche dalle tensioni interne al gruppo, dove tre eredi della dinastia dell’occhiale hanno contestato il testamento di Leonardo Del Vecchio. © RIPRODUZIONE RISERVATA Generali Assicurazioni L’andamento di Borsa dall’1/3/22 in euro Fonte: Borsa Italiana S. A. 1/3/22 17,33 7/7/23 18,32 1/4/22 21,11 12/10/22 13,80 Mediobanca L’andamento di Borsa dall’1/3/22 in euro Fonte: Borsa Italiana S. A. 1/3/22 9,97 17/3/22 8,85 14/6/23 11,31 7/7/23 10,86 EssilorLuxottica L’andamento di Borsa dall’1/3/22 in euro Fonte: Borsa Italiana S. A. 1/3/22 151,2 18/5/23 186,2 14/622 134,4 7/7/23 169,92 Piazzetta Cuccia rinnoverà il board nella assemblea del 28 ottobre Del Vecchio Francesco Milleri, amministratore delegato di EssiLux Generali Philippe Donnet, amministratore delegato della compagnia Mediobanca Alberto Nagel, amministratore delegato del gruppo milanese Caltagirone Francesco Gaetano Caltagirone, leader del gruppo
18 LUNEDÌ 10.07.2023 Finanza CAPI TAL I INVE S T I M ENT I Le aziende sostenibili europee (naturalmente se ben gestite) «avranno tassi di crescita e margini migliori delle altre», dice Nino Tronchetti Provera che con ilsuo fondo ne sta cercando in tutta Europa. Tra isettori: acqua, economia circolare, educational, alimentare. Come Namirial, transizione digitale, o Previero che produce macchine per riciclare la plastica. «Ammiravo Raul Gardini perché aveva capito tutto, forse troppo presto» di EDOARDO DE BIASI frastrutturedipompeperl’acquaper agricoltura,industria e residenziale mettendo insieme due aziende storiche come Caprari e Calpeda. L’Ikea e le vernici green Durante ilCovid,ha investitoanche suNamirial, società numero uno nelle soluzioni software che permettono di digitalizzare i processi organizzativi in modo sicuro. «C’è un leader americano — continua Tronchetti—che èDocusign,noipossiamo costruire il campione europeo». È stata acquisita anche Spaggiari, numero uno nello sviluppodelladigitalizzazionedelle attività scolastiche. Ma questa schematizzazione è riduttiva rispetto al complesso degli asset. Ambienta, per esempio, ha investito in Oskar Nolte (poi rivenduta al family office della famiglia Peter Möhrle) che realizza vernici prive di solventi, puntando su una chimica a base acqua. In questo modo ha conquistato il mondo Ikea: perché usa una tecnica meno inquinante e costa meno. Inoltre, il gruppo ha avuto in portolio Safim, che realizza valvole ingradodiridurre i consumi dei trattori e grazie a questa tecnologia è diventata il fornitore di John Deere. Un altro momento importante è il food. «Abbiamo creato il più grande gruppo europeo di aromi e coloranti naturali per cibi e bevande, aggregando dodici aziende». In Inghilterra, è poi partita l’idea di assembleare un sistema di aziende che sviluppano e distribuiscono prodotti led. Il 20% dell’elettricità viene usato per fare luce e questa tecnologia riduce il consumo di circa il 50%. Infine, nei mesi scorsi è stata lanciata Ambienta Credit. È un’evoluzione naturale della strategia messa a punto anni fa e potrà beneficiare di tutte le sinergie derivanti dal know-how e dalla esperienza maturata sul campo. La società, guidata da Ran Landmann, sifocalizzerà sulle «eccellenze ambientali». Aziende non in vendita ma che il gruppo conosce bene e può quindi finanziare. «La modernità ha fallito. Bisogna costruire un nuovo umanesimo altrimenti il pianeta non si salva», ha detto Albert Einstein. I primi segnali cominciano finalmente a vedersi. © RIPRODUZIONE RISERVATA lano. Inoltre siamo presenti a Londra, Parigi e Monaco di Baviera». Ma come è stata possibile questa crescita? «Ci sono dei macro-numeri che spiegano quello che sta succedendo. Io sono nato nel 1968, all’epoca c’erano 3,5 miliardi di uomini e l’economia valeva due trilioni, oggi esistono 8 miliardi di esseri umani e il prodotto interno lordo globale sta raggiungendo i cento trilioni. Non possiamo pensare di far crescere l’economia a questa velocità senza cambiare il business model». Ma quali sono i settori in cui il gruppo investe maggiormente? «Acqua, digital e circular economy, pensiamo soltanto alla Previero che produce le migliori macchine che riciclano la plastica».Ambienta in Italia sta poi realizzando una delle più grandi in- «L a sostenibilità ambientale è la più grande rivoluzione nella storia dell’economia. Cambierà le dinamiche competitive. Ci saranno aziende — dice Nino Tronchetti Provera — che conquisteranno quote di mercato e altre che le perderanno. Convinti di questa svolta, abbiamo creato ilfondoAmbienta.Abbiamo un data base di circa 5 mila 200 medie aziende, europee, private, attive in tutti i settori con cui vorremmo confrontarci. E siamo convinti che avranno tassi di crescita e profittabilità migliori delle altre imprese. Noi guardiamoalfuturo,nonaibilancidegliultimitre anni». L’asset management di Ambienta è diventato quasi un caso da manuale. Il gruppo vanta un approccio olistico al tema della sostenibilità inteso come un elemento trasversale ai diversi settori e supera la «Nel 1968 l’economia valeva 2 trilioni e ora quasi 100 Va cambiato il modello di business» BUONI PROFITTI AMBIENTASOPRA3 MILIARDI «GLI ECO-CAMPIONI RENDONO» le imprese». E così nel1997Nino lasciò McKinsey. Ha poi lavorato per Camfin-Pirelli e nel gruppo Telecom, in Finsiel e Olivetti. Ma la voglia di essere il protagonista del proprio destino professionale aumentò. In quegli anni,insieme aPolli e aDaniele Ferrero,ha acquisito Venchi. «Era una semplice pasticceria di Cuneo. Oggi ha mille addetti». L’ambiente però restava la sua ossessione imprenditoriale. Il lancio nel 2007 Il grande passo è avvenuto nel 2007, quando venne fondata Ambienta. «È allora che, anche grazie all’appoggio di mia moglie, ho lanciato il fondo con Polli». Qui serve aprire una piccola parentesi. Polli è stato un manager che ha fatto dell’ambiente e dell’innovazione i due pilastri della sua vita professionale. Classe 1940, bocconiano, master alla Wharton School of the University of Pennsylvania, è stato il vero precursore della sostenibilità ambientale. Ma torniamo a Tronchetti. Sposato,tre figlie (Virginia,Camilla eAllegra), ènato e cresciuto a Roma ma ha quasi sempre lavorato a Milano.Nonha la tipica seriositàdiunlombardoma neanche lo scetticismo di un romano perché è maturato alla scuola McKinsey. Ama il suo lavoro. Adesso Ambienta è un asset manager focalizzato su investimenti legati alla sostenibilità e all’efficienza per il controllo dell’inquinamento. Nell’ambito del private equity, sono stati perfezionati 65 investimenti, 87 fabbriche che fatturano in quasi 150 Paesi nel mondo, con 5 mila dipendenti e oltre un miliardo di fatturato. «L’80% del mercato del private equity in Europa sono fondi che vendono ad altri fondi — continua Tronchetti — perché è molto difficile convincere un imprenditore a cedere la propria azienda. Noi siamo sempre entrati in maggioranza in società dove l’industriale ha capito la possibilità di diventare globale». Il gruppo attualmente gestisce attività per oltre tre miliardi. «Siamo l’unico asset managerinternazionale con sede a Mimenti erano lontani dal mondo del business.Anche se qualche industriale aveva già capito l’evoluzione. «Raul Gardini era l’imprenditore che più ammiravo. Un terzo della mia tesi si basa sulle sue visioni. Aveva capito dove andava il mondo, probabilmente l’ha fatto troppo presto». L’idea della tesi funzionò. Nonsolosugli accademicidella facoltà (che lolaurearono «cum laude») ma soprattutto su McKinsey. «Volevo impressionarli — dice Nino Tronchetti —. La società di consulenza scommetteva solo sui laureati con idee disruptive. All’epoca la sede italiana era guidata da Rolando Polli. C’erano Mario Greco, Vittorio Colao,GiorgioRossi Cairo eAldo Bisio. Proposi a Polli difondare la practice ambientale. L’Italia fu, conl’Olanda,laprima inMcKinsey adoccuparsene.Nonandòbene.Nonc’eradomandadapartedelconcezione limitata che ha spinto a concentrare gli investimenti solo sulle emissionidi gas inquinanti o la transizione energetica.Questa visione gli consente di analizzare l’economia nel suo complesso, potendo investire surealtàdove la sostenibilità è anche un vantaggio competitivo. Non è un caso che il primo assunto sia stato un ingegnere, Fabio Ranghino, ora partner e responsabile della strategia. Una parafrasi che piace molto a Tronchetti è la differenza tra what e how. «Per noil’importante è ilwhat—dice —. Questa azienda è in grado di fornire prodotti e servizi in grado di ridurre l’inquinamento, al di là di come viene amministrata. Adesso l’attenzione è sull’how, cioè sulla gestione. In sostanza c’è un trend Esg che guarda se un’azienda è diretta in modo civile, senza distinzione di genere, religione e colore della pelle, in cui le persone meritevoli possono crescere e c’è una buona governance. Ma questo non cambia la competitività. Con una provocazione io potrei controllare la migliore società Esg costrue ndo bombe». Nino Tronchetti è un imprenditore fuori dagli schemitradizionali. Capace di vedere gli sviluppi futuri e anticipare i fenomeni sociali. E lo ha dimostrato sin dagli inizi. Nel 1992 si laureò alla Luiss scegliendo un tema singolare, a quel tempo, per la sua tesi. Il titolo era: «La compatibilità ambientale, un vincolo e un’opportunità perlo sviluppo delle aziende». All’epoca questi argoPortafoglio Nino Tronchetti Provera, fondatore e managing partner di Ambienta «L’importante è il cosa, non il come: per paradosso, altrimenti, si potrebbe controllare la migliore società Esg costruendo bombe» 65 Operazioni Gli investimenti nel private equity di Ambienta che gestisce asset per oltre 3 miliardi 1 Miliardo di euro Il giro d’affari complessivo delle 65 aziende in cui Ambienta ha investito 5.200 Società Il bacino di imprese a cui Ambienta sta guardando in Europa
LUNEDÌ 10.07.2023
20 LUNEDÌ 10.07.2023 Economia Politica SCI ENZA E PI L LABEFFADELLARICERCA EFFETTOBOLLACOL PNRR Nonostante gli impegni degli ultimi tre governi, la voce «R&S», fondamentale per creare nuove imprese, rischia di crollare dal 2026 Il ruolo della stabilizzazione per rimanere al passo con gli altri Paesi europei di MASSIMO SIDERI U n fosso, come lo scoppio di una bolla.Unabeffa forse anche finale per la ricerca scientifica italiana. Se accadesse non sarebbe certo né il primo né l’unico ma si candiderebbe a divenire uno dei grandi paradossi dell’economia: dopo anni di disattenzioni, promesse mancate, incomprensioni e ritardi, finalmente i tre precedenti governi avevano acceso un faro sugli investimenti in Ricerca e Sviluppo, cronicamente a dieta forzosa rispetto ai grandi Paesi europei di riferimento. A riprova che le crisi possano essere un’occasione — sintesi attribuita a Churchill, come a tanti altri grandi della storia—sembravamo aver capito che c’è una relazione diretta, quasi l’ingranaggio di un motore, tra gli investimenti in conto capitale in scienza e innovazione e la creazione dioccupazione e crescita economica futura. Non che i numeri siano diventati da record, ma certo sia il curioso amalgama dei due governi Conte sia quello più tecnico e chirurgico di Draghi, avevano permesso di muovere questa fondamentale voce di spesa un po’ di più verso la media europea. Parliamo di uno 0,14% aggiuntivo che ha portato la spesa pubblica a risalire ailivellipersi aitempi della crisi Lehman Brothers e dei mutui subprime: dal 2022 possiamo contare difatti sullo 0,65%, e questo non tenendo conto dell’effetto Pnrr.Un dato che si confronta con lo 0,50% toccato nel plateau prima del Covid-19. In totale investiamo ogni anno 12,7miliardi(ilPil èdi circa 1.600 miliardi): soldi importanti che devono essere pesati oltre che essere contati. La base degli investimenti pubblici in R&S, inutile nasconderselo, serve per pagare stipendi e affitti, più che per finanziare nuove infrastrutture di ricerca. C’è una bella differenza. Ora se andiamo a sommare anche i soldi aggiuntivi del Pnrr già abbiamo superato lo 0,65% e possiamo arrivare nel giro di un paio di anni allo 0,75% del Pil, appena sotto la media Ue. La qualità di questi investimenti aggiuntivi, come dicevamo, è rilevante perché potrebbe servire per aprire le porte alle ricerche di frontiera, come per esempio quella dell’Intelligenza artificiale piuttosto che quella del quantum computing e delle biotecnologie. Ricordiamo che per la scienza vale il motto che il personaggio di Leonardo DiCaprio in «The Wolf of Wall Street» usava per truffare i propri investitori: quando lo leggi sulWallStreetJournal è tardi. In contesti fortunatamente del tutto diversi, in realtà la frase non è sbagliata. Pensiamo alla fusione nucleare che ora è sotto la lente di tante società e governi come possibile soluzione per produrre energia pulita e sostenibile di base per tutti. Ne parliamo ora ma a porre le basi di questa ricerca fu una stretta di mano tra Ronald Reagan e Michael Gorbaciov prima della caduta del muro di Berlino. La pazienza è la virtù della ricerca. Ma senza investimenti la pazienza non serve a nulla. In effetti, già sappiamo che un «effetto attenzione dei governi» è chiaramente visibile nell’andamento rete di rinnovamento della ricerca scientifica e in innovazione in Italia. Il piano Amaldi Per questo motivo il piano che ha preso il nome da due dei suoi ambasciatori più prestigiosi, Ugo Amaldi e Luciano Maiani, non può essere dimenticato. I contatti cercati a lungo con il governo Meloni,fin dalle prime fasi del suo operato, hanno mostrato finalmente spiragli concreti. Il dossier sembra che sia stato preso in carico almeno sulle pile delle scrivanie che contano. Basta d’altronde guardare alla dittatura dei numeri. Visto che il 2023 ormai è andato, il piano quinquennale 2023-2027 deve essere sostituito da un piano quadriennale 2024-2o27 con ulteriori 6,4 miliardi di euro perrimanere all’interno della legislatura corrente. Pertenere su con una stampella la spinta del Pnrr e non lasciare che tutto vada in fumo (finanziare dei progetti di ricerca per 4-5 anni per poi farli morire è ottuso: vuole dire accontentarsi di distribuire un po’ di stipendi a ricercatrici e ricercatori che già sanno che il gioco finirà sul più bello. Come dire a un tennista di combattere per Wimbledon aggiungendo: anche se arrivi ai quarti di finale poi devi tornare a casa). Nel migliore dei casi accadrà quello che è già accaduto: gli altri Paesi si prenderanno gli scienziati migliori, ereditando progetti che abbiamo finanziato noi. Certo potremmo anche concludere che è meglio di un calcio negli stinchi. Non vorremo sul serio essere così miopi anche stavolta? © RIPRODUZIOE RISERVATA rebbemiopenonvederle.IlCnr è infase diripensamento e rinnovamento. L’Iit è ormai una realtà consolidata. Lo Human Technopole sta acquisendo la sua personalità.Grazie a un uso intelligente delle risorse europee abbiamo avviato il quarto supercomputer per finalità scientifiche più potente al mondo, il Leonardo presso il Cineca. Alla Fondazione Bruno Kessler, dopo anni di governance positiva da parte di Francesco Profumo, è atterrato un profilo di peso come quello di Ferruccio Resta, ex rettore del Politecnico di Milano. Le altre realtà, come l’Infn, continuano a mantenere un livello altissimo di prestigio internazionale e se tutto va bene, laddove si dovesse riuscire a far ragionare per una volta le comunità locali, in Sardegna partirà l’interferometro perle onde gravitazionali, l’Einstein Telescope. Si stanno venendo a creare delle condizioni positive per costruire una che dopo anni di discesa ha mostrato di rinvigorirsi negli ultimi tre anni, facendo da ottima rampa di lancio per gli ulteriori 6,8 miliardi del Pnrr. Coperta corta Il problema è che essendo voci che già conosciamocipermettono,peruna volta, di «prevedere il futuro». Di questo si è parlato la scorsa settimana in un simposio che si è tenuto all’Accademia dei Lincei anche alla presenza del ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini. In sostanza, senza un piano di supporto che vada oltre le risorse straordinarie del Pnrr, avremo un pesante effetto gobba, come lo scoppio di una bolla. Con il 2025 e il 2026, finito l’effetto«doping»delPiano,la voce scenderà pertornare sotto lo 0,65% del Pil. In soldoni, forzando ma solo un poco, potremmo ritrovarci ad avere risorse per pagare soprattutto gli stipendi e le strutture opocopiù. Verrebbe di nuovo a mancare la farina per la vera innovazione. Anche perché, nonostante tutto, dobbiamo anche riconoscere che negli ultimi anni tante cose sono accadute, saIl volto Ugo Amaldi, fisico e ricercatore al Cern Insieme al padre Edoardo, collaboratore di Fermi, ha formato milioni di studenti Il podcast In «Geni Invisibili» di Massimo Sideri con Roberto Cingolani, i vantaggi degli investimenti in super e quantum computer www.corriere.it/podca st/geni-invisibili/ La spinta del Pnrr L’andamento degli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo in relazione al Pil, prima e dopo gli aiuti europei Fonte: Fondazione TERA 2008 2027 2028 0,80% 0,75% 0,70% 0,65% 0,60% 0,55% 0,50% 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2017 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 2023 2024 2025 2026 Media Ue 2021: 0,77% s.F. Proiezioni 0,65 per cento L’investimento pubblico in R&S in rapporto al Pil raggiunto nel corso del 2022, senza il Pnrr Puntiamo allo 0,75% Senza altri miliardi 6,4 l’innovazione rischia di annullarsi
LUNEDÌ 10.07.2023 Economia Politica 21 L E L IBERAL I Z ZAZ I O NI M ANCAT E L a ripresa del turismo, che ha superato i livello prepandemia, rende ancora più evidente un problema antico: quello dell’offerta di taxi, perlomeno nelle città di Milano eRoma.Il braccio diferro fra auto bianche e autorità è uno spettacolo di repertorio. È dall’inizio degli anni Duemila che si cerca di ampliare la disponibilità di taxi. Gli ultimi sindaci a emettere nuove licenze sono stati però rispettivamenteGabrieleAlbertini eWalterVeltroni. Lepropostedi(relativa)liberalizzazionedel settore a livello nazionale non portano bene ai politici: dalle lenzuolate di Pierluigi Bersani al tentativo abbozzato, nelle ultime settimane di vita, dal governo Draghi. Interessi contrapposti È uncasodi servizio regolamentato (sono iComuni adecidere chi può fornirlo) nel quale interessi di produttori e consumatori sono in patente conflitto. I primi vogliono limitare l’offerta, i secondi vorrebbero taxi economici e disponibili in gran quantità. Ma questi ultimi non prendono iltaxi permestiere, nessuno si identifica come consumatore di questo servizio e c’è il serio dubbio che mai un singolo elettore abbia scelto questo o quel candidato perché prometteva più auto bianche. Al contrario, i tassisti sono ben organizzati, percepiscono di avere interessi abbastanza omogenei, sono pronti a dar battaglia e per giunta, trasportando molte persone, sono visti dalla politica come un interlocutore necessario, un diapason del consenso di cui non si può fare a meno. Se a Milano o Roma trovare un taxi oggi è difficile, è per l’aumento della domanda. C’entra la crescita del turismo ma pure i passi in avanti fatti dalla categoria, che nel giro di alcuni anni è passata dalrifiuto della tecnologia e dal difendere a spada tratta i radiotaxi all’utilizzo di app che consentono di usufruire dei suoi servizi in modo più immediato, a vantaggio delle nuove generazioni e dei turisti. Fino a qualche mese fa i governi municipali negavano il problema, sapendo quanto costosa possa essere una guerra di posizione coi tassisti. Poi si sono tentatirimedi potenzialmente meno sgraditi alla categoria, come la possibilità della doppia guida per aumentare la disponibilità delle automobili facendole circolare più a lungo. Ma itassi di adesione sono stati modesti(a Milano si parladel10%).Per cui adesso sitorna aparlaredinuove licenze. La reazione, c’è da scommettersi, non si farà attendere, anche perché il governo nazionale è amico dei taxi e li considera come una constituency preziosa.Va anche detto che pensare di aumentare oggi il numero delle licenze sembra davvero anacronistico. In molti Paesi del mondo, non solo negli Usa ma anche nei Paesi nordici o in Spagna, il taxi è semplicemente in concorrenza con altri autoservizi pubblici non di linea.Da Uber e Lift alla spagnola Cabify, la tecnologia ha consentito di superare le difficoltà che avevano condotto ai taxi come li conosciamo: macchine chiaramente identificabili (prima gialle poi bianche), legate a una licenza municipale, guidate da personale specializzato. Oggi la disponibilità a offrire un passaggio a pagamento può essere segnalata tramite un’app e anche il percorso più rapido, in assenza di esperienza sul campo e col vantaggio di una visione d’insieme delle dinamiche deltraffico, ce lo indica un’altra app.Negli ultimi anni, il car sharing si è imposto all’attenzione come altro strumento di mobilità sostenibile, votato a erodere parte della domanda di trasporto taxi. È sorprendente, in quest’ambito, che si sia ridotta dopo il Covid l’offerta di automobili facilmente parcheggiabili (come le Smart da cui partì l’avventura di Car-to-go) a vantaggio di vetture più grandi, meno adatte perlla città. Affrontare il problema della penuria di taxi con nuove licenze significa perdere di vista questo scenario: un contesto nel quale chi viene in Italia, e anche chi dall’Italia viaggia per lavoro o diletto altrove, ha imparato a conoscere delle alternative. Non è azzardato immaginare che più tornerà a viaggiare e più in qualche modo le pretenderà, o ne biasimerà l’assenza, innanzi agli amministratori locali. Alternative Non sarà facile per i sindaci «scambiare» l’assenza di Uber con qualche licenza in più, perché i tassisti, comprensibilmente, pensano al valore della propria, di licenza, che ai loro occhi è una specie di grande Tfr.Non è detto nemmeno che risolva il problema, specialmente se la strada presa è quella verso la crescente disincentivazione del mezzo individuale. Che però significa che debbono esserci delle alternative. È vero che il governo Meloni è probabilmente poco propenso a riaprire il file Uber-Ncc. Però forse è anche quello che sitrova nella posizione migliore per farlo: gode di legittimità presso i tassisti, può provare a interpretarne in modo più creativo le istanze e ragionare su strumenti compensativi di un ammodernamento complessivo del comparto. Può finalmente dare valenza nazionale alle licenze Ncc, consentendo così una mobilità del servizio di noleggio con conducente oggi impossibile, e che potrebbe «naturalmente» andare a sanare i buchi più plateali nell’offerta. Ci vorrebbero però buona volontà e voglia di mettere da parte l’uso politico della questione, che tanto ha fruttato in passato. Intanto, siamo destinati a continuare a non riuscire a trovare taxi quando ci servono. Una situazione che non fa bene alla reputazione di nessuno degli attori coinvolti. © RIPRODUZIONE RISERVATA La fotografia I numeri italiani Licenze taxi Roma Milano Napoli Torino Genova Firenze Bologna Palermo Trieste Catania Verona Bari Padova Venezia Cagliari Brescia Messina Modena Parma Pisa Rimini 7.703 4.852 2.365 1.501 868 724 706 319 250 189 177 150 150 120 105 103 102 85 78 72 71 Autorizzazioni Ncc Roma Bologna Milano Genova Torino Sorrento Palermo Napoli Venezia Firenze Verona Olbia Ragusa Cagliari Perugia Fiumicino Como Ferrara Ravenna Bergamo La Spezia 993 245 203 189 169 163 160 154 116 104 94 89 80 65 62 60 55 55 52 47 46 144 Icomuni italiani presi in esame Fonte: Autorità di Regolazione dei Trasporti Pparra Comuni I sindaci Roberto Gualtieri, (Roma) e, sotto, Giuseppe Sala (Milano). Si torna a parlare di nuove licenze ma la reazione dei tassisti non si farà attendere LICENZEOCONSENSO? SINDACI(EGOVERNO)ALBIVIO L’esecutivo Meloni è probabilmente poco propenso a riaprire il file Uber-Ncc, ma da amico delle auto bianche è nella posizione migliore per farlo: può dare valenza nazionale ai permessi di noleggio con conducente,sanando l’offerta di ALBERTO MINGARDI
22 LUNEDÌ 10.07.2023 L E T T ERE DA BRUXE L L E S Guido Scorza, dell’ufficio del Garante per la protezione dei dati personali e Diletta Huyskes, ceo di Immanence. Pem, che crescita IlPrivate equitymonitor,Pem,indica ancora crescita: 194 operazioni annunciate nei primi sei mesi del 2023. Nel 2022 erano state 188 e nel 2021, 169.Diquesta straordinaria resistenza si parlerà nel secondo appuntamento del Pem Talk in calendario mercoledì 12 luglio, alle ore 17, in collegamento online aperto a tutti. I dati del primo semestre dell’Osservatorio Private equity monitor–Pem saranno presentati da Francesco Bollazzi, della Liuc Business School e commentati da Alessia Muzio dell’Aifi, Emidio Cacciapuoti di McDermott Will & Emery, Domenico Di Luccia di Di Luccia & Partners, Gianluca Millozzi di Deloitte e Roberto Travaglino del Fondo Italiano d’Investimento. conta 141 dipendenti in Italia.Nel 2020 è entrata inaziendaAliséeMatta,nipote del fondatore Rodolfo Ferrari. Gentilezza all’Agricole L’approccio etico all’innovazione richiama il concetto di «gentilezza» e di Innovazione Gentile si parlerà giovedì 13 luglio, a Le Village by CréditAgricole Milano, l’hub d’innovazione del gruppo in Corso di Porta Romana. Tra i presenti Layla Pavone del Comune di Milano, Valentina Sorgato ceo di Smau, Silvia Gallitto ceo di Sistech, Chiara Russo ceo di Codemotion, Carmelo Fontana senior counsel di Google, Guido Stratta di Enel, Lorenzo De Michielidell’Iit, che saranno ospitidei padroni di casa Gabriella Scapicchio e Carlo Piana. Il lunch di Orcel Un seminarlunch a porte chiuse, domani a Roma in via Specchi, organizzato da Unicredit per Andrea Orcel che,insieme adalte figure istituzionali parlerà di «Pandemia, guerra e crisi socioeconomica». Gesco con Mansi Gesco, una delle maggiori energy service company (Esco) indipendenti operanti in Italia, con un fatturato di oltre 27 milioni di euro e più di 50 dipendenti, ha cooptato nel proprio consiglio di amministrazione, presieduto dal fondatore e amministratore delegatoAndreaGiannini,Antonella Mansi, ex presidente della Fondazione Monte dei Paschi ed ex vicepresidente di Confindustria, e Andrea Casini, ex co-ceo della commercial banking Italia di Unicredit. © RIPRODUZIONE RISERVATA La Spa iberica Spa, Società prodotti antibiotici, fondata nel 1947 con l’obiettivo di produrreedistribuireunadelleprimepenicillineitalianenell’immediatodopoguerra, ha aperto la filiale spagnola, Spa Farma Ibérica. Spa fattura 32 milioni e a cura di FRANCESCA BASSO [email protected] Sussurri Grida DENTR O E FU O RI I L L I S T IN O DI PIAZ ZA AF FARI G uardate all’America. Perché anche se ledifficoltànonmancano e la concorrenza è a tratti feroce,rimane sempre il Paese del sogno, dove l’economia corre, con i fatti non con le parole. Agli States guarda Bnl Bnp Paribas (inparticolare laDirezione Territoriale Nord Ovest) che per domani,11luglio, aMilanohaorganizzatoRoncucci&partners l’incontroInternational Development, focus Usa (Torre Diamante, via Mike Bongiorno, dalle17).Ilpomeriggioèdedicatoachi inAmerica c’è già, a chi ci sta andando e a chi pensa di andarci. Parteciperanno, tra gli altri, Paolo Vetta, direttore territoriale nord ovest di Bnl eGiuseppe Marino, direttore del mercato corporate & sme nella stessa area. I numeri di Rosa Sono 79 le banche estere operanti in Italia, il 18 per cento delle 438 attive nella Penisola. E sebbene il numero degli sportelli abbia proseguito il trend in diminuzione, fissandosi a 124 unità,menodellametàdiundecennio fa, alla fine del 2022 la quota di mercatodellebanche estere è aumentata, sia neidepositidaresidenti, sianeiprestiti alle imprese,raggiungendo rispettivamente il 9,7% e il 16%. Di questo parlerà Guido Rosa, presidente dell’Aibe, mercoledì 12 a Milano, dove al Westin Palace Hotel in Piazza della Repubblica, dalle 11 l’Aibe, l’Associazione delle banche estere inItalia,riunirà l’assemblea annuale degli associati. Letture da Recordati In calendario l’11 luglio alle 14.30, all’AuditoriumdiCasaRecordatiItalia, a Milano, il primo appuntamento delle Recordati Lectures dal titolo Dati, salute, digitale. Sbloccare il potenziale, proteggere la privacy. Ne parleranno Il Pem, private equity monitor della Liuc,segnala un mercato ancora in crescita nel primo semestre. Doppio colpo di Gesco, nel consiglio Andrea Casini(ex Unicredit) e Antonella Mansi Energy company Antonella Mansi, ex presidente della Fondazione Monte dei Paschi, ora nel cda di Gesco BNL APRE UN PONTE VERSO L’AMERICA AIBE: MENO SPORTELLI, PIÙ BUSINESS Export in Usa Elena Goitini, guida Bnl Bnp Paribas Green Deal, l’incognita delle elezioni sulla presidenza spagnola I l primo luglio la Spagna ha assunto la presidenza di turno dell’Ue. Il primo atto del premier socialista Pedro Sanchez è stato andare a Kiev a confermare il pieno sostegno dell’Unione europea all’Ucraina. Due giorni dopo il collegio dei Commissari, guidato dalla presidente Ursula von der Leyen, ha incontrato l’esecutivo a Madrid per un confronto sulle priorità del semestre. E il giorno prima era stata la volta del presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Apparentemente tutto si è svolto come sempre accade all’inizio di una presidenza, ma questa volta è diverso perché il 23 luglio la Spagna vota alle elezioni politiche e non è detto che la vittoria andrà ai socialisti di Sanchez, anche se i sondaggi parlano di rimonta. Per ora sembra in testa il Partito popolare spagnolo alleato con l’estrema destra di Vox. Il primo effetto della campagna elettorale in corso è che il premier Sanchez non presenterà il programma spagnolo alla plenaria di Strasburgo questa settimana. Comunque vadano le elezioni il sostegno a Kiev non è in discussione. Ma sulle altre priorità qualcosa potrebbe cambiare. Inoltre il fattore tempo è determinante perché siamo a fine legislatura e come ha osservato von der Leyen «la presidenza spagnola del Consiglio Ue arriva in un momento fondamentale» con «molti fascicoli legislativi importanti che devono essere conclusi entro la fine del mandato». Un eventuale cambio di governo potrebbe portare a un rallentamento nell’azione della presidenza, che ha il ruolo di «honest broker» nei negoziati tra gli Stati membri. Madrid ha indicato quattro priorità: reindustrializzare l’Ue e garantire l’autonomia strategica, avanzare nella transizione verde, promuovere una maggiore giustizia sociale ed economica, rafforzare l’unità europea. Se si guarda ai singoli dossier, sotto la presidenza spagnola dovrà essere trovato un accordo su importanti testi legislativi legati al Green Deal, sulla riforma del Patto di stabilità, sul nuovo Patto per la migrazione e l’asilo, sulla revisione del Bilancio dell’Ue. E poi c’è la questione dell’allargamento dell’Unione, che presuppone un ripensamento della governance. Per Sanchez «serve un’Ue più federale». Con un cambio alla Moncloa i dossier più a rischio sono quelli legati al Green Deal. Non è un mistero che i popolari, anche a livello europeo, stiano frenando. Un primo test ci sarà questa settimana a Strasburgo quando la plenaria dovrà decidere se rigettare o meno la proposta di legge della Commissione Ue sul ripristino della natura. © RIPRODUZIONE RISERVATA Alla guida Il premier spagnolo Pedro Sanchez. Il primo luglio Madrid ha assunto la presidenza di turno dell’Ue. Il 23 luglio la Spagna vota alle Politiche a cura di STEFANO RIGHI [email protected] Banche estere Guido Rosa, presiede l’Associazione delle Banche Estere in Italia
LUNEDÌ 10.07.2023 Imprese 23 M ARCHI S T O RICI DESIGN MADE INITALY LASPINTAALLA«ROSSA» CHEAFFETTAILMONDO L’AZIONISTA CosìRovagnati crea il«polodellalama» DalFriuliall’India di ISIDORO TROVATO Nuovo corso La storia del marchio Berkel inizia nel 1898 per mano dell’olandese Wilhelmus Van Berkel che inventò lo strumentoda tagliodell’affettatrice e fondò a Rotterdam la prima fabbrica di affettatrici al mondo. Inizia così il sogno della mitica Volano Rossa, vero e proprio oggetto del desiderio di appassionati e intenditori. In Italia Berkel arriva nel 1924 a Milano e in pochi anni registra una vera e propria crescita esponenziale, fermata solo dall’avvento della seconda guerramondiale: i danni sono ingentima ilmarchiosopravvive eBerkeltorna a crescere durante il miracolo economico italiano. Poi è iniziata la lunga fase in cui le vendite hanno subito flessioni importanti senza tuttavia mai oscurare il brand rimasto sempre iconico e sinonimo di qualità. «Un capitale di credibilità e valore — spiega Jori — che ha permesso il rilancio al nuovo corso. Negli ultimi tre anni poi il rebranding è stato curato da manager di grande professionalità: è stata rilanciata la gamma volano, l’affettatrice più preziosa, quella con il piedistallo, diventata oggetto di design desiderato in tutto il mondo. La nuova versione rivisitata è una limited edition realizzata con metodo artigianale e in pochissimi esemplari sempre molto richiesti». Guardando lontano L’export rappresenta il 70% del fatturato per Berkel ma i margini di crescita sembrano ancora consistenti. «Vogliamo sviluppare il Far East — conferma il managing director — dove il nostro marchio ha un forte appeal, abbiamo filiali inGermania e Usa attraversolequalipossiamoconsolidare la nostra diffusione rispettivamente in Europa e in America con particolare attenzione all’Argentina dove il consumo di carne rende le nostre affettatrici molto adatte al mercato. Inoltre intensificheremo la nostra presenza sui mercati asiatici. La crescitadihotel e ristorantidi stile occidentale in queste regioni offre infatti interessanti opportunità per Berkel, Infine, abbiamo ampliato il team di vendita in Italia per presidiare meglio i mercati del Nord ed Est Europa». Questo in corso rappresenta un anno dedicato all’efficientamento della struttura aziendale, per generare un utile operativo più elevato e accelerare gli investimenti in nuovi progetti.« L’obiettivo è migliorare la sinergia tra le diverse aree aziendali — spiega Jori—affettatrici domestiche e professionali, prodotte per rinomate catene della ristorazione, della grande distribuzione alimentare e del turismo, inclusa l’industria crocieristica. Infine il segmento della coltelleria, che ci consente di essere presenti anche nelle case di chi non ha spazio per un’affettatrice. Inoltre, stiamo valutando. per i pros s imi anni, l’espansione del marchio in altri settori alimentari al di fuori della coltelleria». © RIPRODUZIONE RISERVATA N essuna affettatrice avrebbe motivo di esistere se non esistesse il prosciutto. Sarà per questoche lapiùnota aziendadiprosciutti italiani (Rovagnati) è andata a rilevare la più iconica azienda di affettatrici al mondo (Berkel) rilanciandola e riportandola agli antichi splendori. La seconda vita di Berkel comincia nell’agosto del 2014, proprio quando il marchio viene acquisito dalla VBI (oggi Van Berkel International), azienda del Gruppo Rovagnati.OggiBerkel èunodegli esempi più significativi delle tre F che fanno del made in Italy un successo mondiale: macchinari (Furniture) di lusso (Fashion) al servizio della cucina (Food). «Quando Rovagnati rilevò Berkel — ricorda Francesco Jori, nuovo managing director di Berkel —ilfatturato dell’azienda si aggirava intorno a 1 milione di euro, nel 2021 era di 21 milioni e nel ‘22 ha toccato quota 26 milioni di euro. Il frutto di scelte industriali azzeccate come quella di rilevare la Omas (marchio affettatrici professionali) per potenziare laproduzione epoil’acquisizione in India per produrre la linea entry level, infine l’acquisto della fabbrica di coltelli Del Ben a Magnago (in Friuli), un’eccellenza del distretto italiano delle lame. Un autentico polo che ha premesso all’azienda di aumentare la capacità produttiva e intensificare la proposta dei prodotti alla proprio rete distributiva». Per l’export Il modello Volano, quasi totalmente artigianale, viene realizzato in limited edition ed è destinato ai mercati internazionali Il volto Francesco Jori è il nuovo managing director di Berkel. È arrivato in azienda da otto mesi, dopo le esperienze in Lg, Toshiba, Electrolux, Smeg D ietro il rilancio in grande stile di Berkel c’è un gruppo solido e lungimirante come Rovagnati. Nata nei primi anni Quaranta da un’idea di Angelo Ferruccio Rovagnati e da suo figlio Paolo, attraverso continui miglioramenti ai prodotti, processi, agli impianti e investimenti in innovazione di macchinari, metodi e soluzioni, Rovagnati è oggi leader tra le aziende italiane di produzione di salumi e riconosciuta a livello mondiale, con un fatturato superiore a 337 milioni di euro. Rovagnati, oggi guidata da Claudia Limonta (vedova di Paolo Rovagnati) e dai figli Ferruccio e Lorenzo, ormai conta circa 1.200 lavoratori e 3 impianti di allevamento, una forte spinta all’export che la vede presente in più di 20 paesi in tutto il mondo. I 6 stabilimenti produttivi presenti in Italia sono specializzati per categoria, scelta fatta per garantire specializzazione su area prodotto e l’attenzione ai processi. Dopo l’acquisizione di Berkel, Rovagnati ha creato un «polo della lama» inserendo nel gruppo anche un’azienda produttrice di affettatrici in India, un’azienda di coltelli del distretto di Magnago (in Friuli) e la Omas di Varese (azienda di affettatrici professionali). Nel novembre 2020, seppur anno funestato dalla pandemia, l’azienda ha inaugurato un nuovo impianto produttivo a Vineland (New Jersey, US), dando così inizio a una nuova fase della sua storia all’estero, avviata già da alcuni anni con l’esportazione di prodotti. Una mossa fatta per avere in Usa una base operativa e un primo stabilimento che serva a una distribuzione più capillare nel continente nordamericano. Il piano di sviluppo di Rovagnati poggia su altri due pilastri: la ricerca e sviluppo e la sostenibilità della filiera. Al «RovLab» è affidato il compito di svolgere le analisi chimichenutrizionali e microbiologiche (oltre 60 mila all’anno), in stretta osservanza delle normative UE e internazionali. L’innovazione di prodotto, invece rappresenta un importante asset valoriale per Rovagnati nella ricerca e sperimentazione di nuove soluzioni. Tra gli obiettivi dell’azienda c’è quello di garantire la tracciabilità della filiera, che viene portato avanti attraverso investimenti in tecnologie dedicate. Il presupposto iniziale si chiama «animal welfare» che prevede il rispetto verso animali e consumatori. Per centrare questo obiettivo Rovagnati ha fissato un decalogo di criteri a cui aderire. I. Tro. © RIPRODUZIONE RISERVATA Berkelsi rilancia e continua a crescere: in dieci anni il fatturato è passato da 1 a 26 milioni di euro L’export vale il 70% e adesso si puntano i mercati asiatici
24 LUNEDÌ 10.07.2023 Imprese RE T I S TRAT EGICHE MEDITERRANEO EAMERICHE SPARKLEOLTRE IL MILIARDO L’azienda controllata da Tim e specializzata nel trasferimento dati attraverso cavisottomarini inaugura un data center a Panama. Il ceo Bagnasco: «Ora con Google progettiamo un’infrastruttura che colleghi Milano a Mumbai» di ANDREA DUCCI S enza rete l’Occidente non funziona. A constatarlo è Enrico Bagnasco, dalla fine dello scorso anno amministratore delegato di Sparkle, nel pianeta Tim. La controllata del gruppo guidato da Pietro Labriola, specializzata nel trasferimento di dati attraverso cavi sottomarini, rafforza la sua presenza in centro America inaugurando un nuovo data center. Perchè Sparkle ha investito in un nuovo data center basato a Panama? «Abbiamo scelto Panama perché geograficamente è zionamento strategico. La prima si trova nel corridoio sottomarino che collega l’Europa con il MedioOriente e il Far East, il secondo corridoio cruciale per importanza commerciale è quello che unisce il nord America con il centro e il sud America. Noi siamo il quinto operatore al mondo in termini di volume di traffico trasportato, ma, soprattutto, in sud America siamo il primo in termini di traffico internet trasportato. Abbiamo infrastrutture sottomarine sia sul lato dell’Oceano Atlantico, che collegano New York alle coste del Brasile e dell’Argentina, sia sulla tratta pacifica con un cavo realizzato in collaborazione con Google che si chiama Curie e collega Los Angeles al Cile. Tramite il nostro nuovo data center questo cavo avrà un approdo a Panama, assicurando sicurezza e protezione a questa imponente mole di dati che si muove nel corridoio tra il nord dell’America e il sud del continente». Sparkle è un fornitore di servizi di telecomunicazioniinternazionali,disponediuna retedi 600mila chilometri di fibra e opera in 32 Paesi. Qual è oggi esattamente il vostro mestiere? «Il nostro mestiere principale è trasportare grandi moli di dati internet su lunghe distanze per conto dei principali operatori del mercato. Questo trasferimento di dati da un operatore all’altro e da un paese all’altro avviene tramite cavi sottomarini. Il secondo mestiere è servire le multinazionali, ossia le imprese che operano a livello internazionale e necessitano di una rete globale. C’è poi il lavoro di costruzione delle infrastrutture sia per ampliare la nostra rete, sia per vendere una porzione di queste reti a terzi. Si aggiunga un’ulteriore attività, quella più tradizionale legata al trasporto di servizi voce, mobile e roaming». Nel 2022 i ricavihannosfioratoilmiliardo,l’obiettivo per l’esercizio in corso è superarlo? «Mi consenta di essere scaramantico: l’obiettivo è quello, ma preferisco procedere con prudenza visto che siamo ancora a metà dell’anno. Il nostro resta un mercato duro con un’elevata competizione». Chi sono i vostri concorrenti? «In Europa i francesi di Orange e gli svedesi di Arelion. Poi ci sono i big americani come Verizon e AT&T». Quali sono le principale voci di ricavo per Sparkle? «Nel nostro caso i clienti e i grandi operatori internet valgono l’80% dei ricavi, la voce relativa all’attività enterprise rappresenta il 20%. Per area geografica i paesi Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) generano la metà del giro di affari, l’America il 30% e il resto del mondo il 20%.Alivellodimarginiil 50%è garantitodal grande trasporto di traffico dati, a seguire la parte infrastrutturale e i servizi legati a voce e mobile». Può dire citare i vostri principali clienti? «A lavorare con noi sono, per esempio, le grandi imprese italiane e internazionali come Meta, Bce, Sky, Bloomberg, Tod’s, BnpParibas, Eni, Barclay, Generali, Benetton, mentre sul fronte degli operatori internet sono nostri clienti Telefonica, Verizon, Vodafone, Google, Microsoft, Amazon e Netflix. Serviamo più di 1.500 clienti». Gli addetti ai lavori parlano di «momento storico per l’industry della connettività», qual è il futuro del settore delle telecomunicazioni? «Credo sia vero, partendo da una semplice osservazione: senza una rete efficiente i paesi occidentali non funzionano più. Nel frattempo, ogni tre anni vediamo raddoppiare la necessità di banda pertrasportare dati in giro per il mondo». Avete appena siglato un accordo per una nuova infrastruttura sottomarina che collega la Libia alla Sicilia. A cosa servirà? «Ilmemorandumofunderstanding firmato conla Libia è parte di un programma più ampio che si chiama Blue Raman, realizzato con Google. Si tratta di un’infrastruttura che via cavo collega Milano a Mumbai, passando attraverso il Mediterraneo e il Medio Oriente, lungo un tracciato diverso da quello di altre infrastrutture sottomarine già esistenti. Le cito un paio di elementi che caratterizzano il progetto: il punto di approdoinEuropa continentale èGenova,invecediMarsiglia, il passaggio in prossimità della Sicilia è previsto attraverso lo stretto di Messina, anziché a largo del caunluogo candidatonaturale ad ospitaremolti altri approdi sottomarini.Va ricordato che inostri data center sono come una stazione di arrivo peri cavi sottomarini, oltre che un punto perlo scambio di dati dei nostri clienti.Perquestoabbiamodecisodirealizzare lanuova base di Panama». Quanto è strategica l’area del centro e sud America per voi? «Se guardiamo l’attuale architettura della rete di Sparkle appare evidente chepernoi ci sono inparticolare due aree di grande interesse commerciale e posinale di Sicilia. Sparkle ha un forte interesse sull’area delMediterraneo,inlinea conla strategiadirafforzare il suo ruolo di hub digitale, in questa ottica la Libia è uno dei mercati diriferimento, con più di un punto di approdo sulle coste libiche. La Libia inoltre vuole utilizzare lanostra reteperrealizzareunbackbonenazionale sottomarino». Il contratto di Sparkle con gli emiratini di Kush Investments per un collegamento di Gibuti con l’Europa cosa prevede? «Anche in questo caso si tratta di un contratto collegato al progetto Blue Raman, l’accordo prevede di garantire a Gibuti una porzione dello spettro ottico che sta dentro la fibra per collegamenti sia verso l’India, sia verso l’Europa». La corsadeiprezzi all’indomanidellapandemia e la guerra in Ucraina che effetto hanno avuto per chifa il vostro mestiere? «A valle della pandemia anche noi abbiamo scontato una forte crescita dei prezzi delle materie prime, tra l’altro, nel pieno del nostro programma triennale di investimenti infrastrutturali. Abbiamo dovuto fare i conti con una catena logistica e con fornitori non più ingradodi garantire le consegne.Intuttoquestoè cresciuta la complessità di operare in aree geografiche come il Medio Oriente e il Sud America. La guerra in Ucraina ciha resoillavoropiùcomplicato, coninevitabili spinte al protezionismo e alla tutela delle prerogative territoriali». © RIPRODUZIONE RISERVATA 600 mila I chilometri di fibra di cui dispone la rete di Sparkle. L’azienda opera in 32 Paesi 50 per cento La quota di ricavi generata dall’area Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) «Tra I numeri i nostri principali clienti ci sono Meta, Bloomberg, Sky, Eni, Netflix, Amazon e Microsoft» Enrico Bagnasco Amministratore delegato di Sparkle Elisabetta Romano Dal mese scorso è la nuova presidente di Sparkle
LUNEDÌ 10.07.2023
26 LUNEDÌ 10.07.2023 L’identikit Biorepack è il Consorzio nazionale per il riciclo organico degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile, facente parte del sistema Conai. Istituito nel 2018, rappresenta il primo schema EPR (Responsabilità Estesa del Produttore) a operare in Europa nel settore. Biorepack sigla accordi con l’Associazione Nazionale Comuni Italiani per agevolare la raccolta BIOPLASTICHE UNAFILIERAVIRTUOSA ANCHENELRICICLO Il nostro Paese dà una seconda vita al 60% degli imballi in materiale compostabile, dicono i dati 2022 del consorzio Biorepack. Milano la città più attenta. Ma ilsistema è minacciato dall’aumento di pratiche illegali che erodono i guadagni delle aziende L’ Italia impegnata nel riciclo organico delle bioplastiche compostabili viaggia con otto anni di anticipo rispetto agli obiettivi fissati nel proprio statuto da Biorepack, il consorzio nazionale per il riciclo organico degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile. La quantità di imballaggi riciclati ha infatti superato nel 2022 il 60% dell’immesso al consumo.Dieci punti in più rispetto al traguardo fissato per il 2025 (50%), ma soprattutto cinque punti in più rispetto a quello del 2030 (55%). Non meno rilevanti sono i numeri relativi alle attività di trattamento: i 293 impianti di compostaggio distribuiti nelle diverse regioni italiane hanno trattato 4 milioni di tonnellate di rifiuti organici, cui si aggiungono ulteriori 63 impianti integrati, che hanno lavorato (tramite digestione anaerobica e compostaggio) altri 4,3 milioni di tonnellate. Sono i dati contenuti nella relazione annuale relativa alle attività 2022 di Biorepack, che comprende 218 imprese. L’organismo, che fa parte del sistema Conai, il Consorzio nazionale imballaggi, opera all’interno della più ampia industria delle plastiche biodegradabili e compostabili, rappresentata da 271 aziende — suddivise inproduttoridi chimicadi base e intermedi(5), produttori e distributori di granuli (19), operatori di prima trasformazione (182), operatori di seconda trasformazione (65) — con un volume di 127.950 tonnellatedimanufatti compostabili prodotti, un fatturato complessivo di 1.168 milioni di euro (+10,1% sul 2021) e oltre tremila addetti. Irisultati dei Comuni I Comuni convenzionati con il consorzio sono oltre 3.700 (47,8%deltotale), nei quali risiedono 38 milioni di persone (64% della popolazione nazionale, in crescita di 3 punti sul 2021). Agli enti locali convenzionati sono statiriconosciuti 9,3 milioni di euro (1,8 milioni in più rispetto al 2021), a copertura dei costi diraccolNd: nel 2016 il monitoraggio è stato limitato agli imballaggi, non sono disponibili dati I dati relativi a intermedi e base chemicalssono disponibili dal 2015 +226% var. 2012 2022 +2,1% var. 2021 2022 +218% var. 2012 2022 +10,1% var. 2021 2022 2022 128 2021 125,4 2020 110,7 2019 101 2018 88,5 2017 73 2016 61,1 2015 54,5 2014 43,2 2013 41 2012 39,3 2011 41,6 2022 1.168 2021 1.061 2020 815 2019 745 2018 685 2017 545 2015 474 2014 400 2013 376 2012 367 Evoluzione del fatturato settoriale - Milioni di euro La filiera dei polimeri compostabili Evoluzione della produzione nazionale - Migliaia di tonnellate Fonte: Plastic Consult per Assobioplastiche Pparra Imprese S O S T ENIBI L I TÀ di ELENA COMELLI Alla guida Marco Versari, presidente di Biorepack dal 2018 È anche vicepresidente di Assobioplastiche ta, trasporto e trattamento degli imballaggi conferiti insieme ai rifiuti domestici. A parte Roma, dove manca la raccolta dell’umido, e alcune zone della Campania, l’Italia è tra i Paesi con la maggiore diffusione di impianti per la frazione umida deirifiuti, malgrado ilforte divario fraNord e Sud. Milano, in particolare, è la città che raccoglie più umido pro-capite di tutta Europa. «La bioplastica compostabile va raccolta insieme all’umido. Le due filiere sono indissolubilmente legate», afferma il presidente di Biorepack, Marco Versari. La raccolta della frazione umida diventa obbligatoria per tutti nell’Ue a partire dal 1° gennaio 2024, «ma se ne parla ancora troppo poco — prosegue Versari —. Bruxelles pone dei limiti agli imballaggi, anche di bioplastiche compostabili, ma si dimentica la raccolta dell’umido, su cui l’Italia hamesso inpiedi unsistema molto efficiente, che meriterebbe di essere imitato, visto che qui si fa metà del riciclo organico europeo». Irischi Irisultati, peraltro, sarebbero potuti essere ancorapiùpositivi se gliimballaggi di plastica non fossero terreno di coltura di un’illegalità diffusa. Sebbene la legge che ne vieta l’uso sia in vigore da più di dieci anni, il tasso dei sacchetti illegali è infatti salito dal 22%del 2021 al 28%del 2022. Diverse le forme di illegalità, in primis la circolazione di borse per asporto merci o alimenti prive di qualsiasi requisito di legge. Altre volte vengono riportati falsi e ingannevoli slogan ambientali, oppure compaiono certificazioni di compostabilità su sacchetti privi dei requisiti, ad esempio contenenti percentuali di materia prima di origine rinnovabile inferiore al 60%. E c’è poi il caso dei sacchetti dichiarati compostabili, ma che in realtà contengono quantità più o meno rilevanti di polietilene, materia prima non ammessa per i bioshopper, ma che vieneusataperridurre il costodi produzione. «Tutti questi fenomeni creano danni da molti punti di vista: erodono i margini di crescita delle aziende che operano nella legalità e, cosìfacendo,riducono le loro possibilità di fare investimenti che abbiano ricadute positive sia in termini occupazionali, sia per l’individuazione di soluzioni innovative a ridottoimpattoambientale—spiegaVersari —. Inoltre, creano problemi anche economici aiComuniimpegnati nella raccolta differenziata della frazione organica deirifiuti: una minore qualità della raccolta equivale infatti a minori corrispettivi economici che possiamo garantire loro come consorzio». © RIPRODUZIONE RISERVATA Il presidente Versari: «Le regole sugli imballaggi della Ue dimenticano la raccolta dell’umido»
LUNEDÌ 10.07.2023 27 pa nel retail multibrand di orologi e gioielli. Con nuovi investimenti per i prossimi mesi in relocation e restyling di negozi esistenti o nuove aperture:16nuovinegoziinItalia,per esempio due all’atteso nuovo centro commerciale a Cascina Merlata nell’area Expo di Milano, ma anche 15 nuove aperture in Francia e 4 in Germania dove per esempio già siamo al Terminal 1 e 2 di Francoforte e abbiamo due grandi opening in vista, uno a Ingolstadt e un secondo vicino a Francoforte. Prevediamo di arrivare a circa 655 punti vendita diretti nel 2024, alla chiusura dell’esercizio finanziario a febbraio». Verso quali altri Paesi farete rotta? «Pensoci sianoopportunitàneiPaesi dell’Est Europa, come in Polonia, e poi nell’area del Golfo: abbiamo da poco aperto la filiale Italian Luxury Mea, con sede nel cuore del Design District di Dubai, stesso building di D&G, per servire il Middle East, dall’Arabia Saudita al Qatar». Poi ci sono i brand in licenza: da Maserati a Chiara Ferragni e Trussardi. Primi a giocare la carta della gioielleriachediventamoda,eviceversa,tema oggidi grande attualità con tutte le maison di moda che si allargano alla gioielleria. Che nuovi progetti avete? «Un grande lancio per portare i gioielli di Chiara Ferragni in Cina dove già abbiamo una sede commerciale e dove stiamo preparando peri prossimi mesi un’operazione in grande stile. Con grandi aspettative». Oggi il gruppo conta 4.416 dipendenti nel mondo, l’85% donne. «Ledonne sonoil 50%deltopmanagement, tre su sette in cda. Sanno essere innovative,proprio comeMorellato». Cristina de’ Stefani, sua consorte, è infatti ceo Finance & Corporate Affairs MorellatoGroup, con suo fratello Marco Carraro, ceo Supply Chain del gruppo: family business per definizione, e non sempre reggono al tempo. «Noi siamo fortunati, c’è perfetta intesa». © RIPRODUZIONE RISERVATA lioni,più17%aperimetrocomparabile senza considerare l’impatto di Christ Group, e combinato con quello del gruppo tedesco acquisito vale 780 milioni. Posizione finanziaria netta di 204,6 milioni di euro e tutti i mercati hanno registrato crescite a doppia cifra rispetto all’anno precedente.I consumatoritedeschi,attenti alla qualità intrinseca e al rapporto qualità-prezzo, apprezzano molto il prodotto Christ, ora parte di MorellatoGroup. Perché le sinergie, il nostro controllo dell’intera filiera, permettono di realizzare prodotti migliori a prezzi più competitivi». Eche cosa vuoldire interminidi vetrine? Venezia, dove tutto iniziò in unnegozio affacciato suPiazza San Marco, sotto l’Orologio, resta nel cuoredell’azienda,mail respiroormai è globale.Dove, e quanto, investirete nei prossimi mesi? «Nel 2022, con l’operazione Christ e Pierre Roux, che hanno moltiplicato le insegne, abbiamo investito oltre 250 milioni e continueremo quest’anno a investire altri 40 milioni in nuovi shop. Con l’acquisizione di Christ, le nuove insegne tedesche Christ, Brinckmann&Lange e Valmano insieme alla più importante piattaforma ecommerce europea del settore, si aggiungono alle catene francesi Cleor, Noélie e Pierre Roux e alle insegne italianeBluespirit eD’Amante. In totale 620 vetrine: 260 in Italia, 160 in Francia e 200 inGermania, con una presenza digitale unica in Euroconcorrenti». Qual è la strategia adesso? «Lavorare nella direzione di una grande integrazione di filiera, siamo l’unico gruppo di settore a gestire dalla miniera, alla realizzazione dei gioielli e fino al consumatore. Un plus non solo in termini di sinergie ma anche di tracciabilità e in ultima analisi di sostenibilità: siamo in grado di presentare un bilancio di sostenibilità con gli obiettivi Esg e siamo n e l c u o r e d e l processo di certificazione da parte del Res p o n s i b l e J e w e l l e r y Council, che potrebbe arrivare a fine anno. Senza contare che i gioielli Live Diamond sono realizzati solo in oro 100% riciclato». Primi in Italia, con Live Di amond, avete scommesso anche sui diamanti labgrown, realizzati in laboratorio. ComeDeBears,molochnel settore, con il progetto della sussidiaria Lightbox. Ambiziosi? «Per la verità ci siamo avventurati nei diamanti lab-grown che più che realizzatiinlaboratoriosonocresciuti in laboratorio, partendo da frammenti di gemme naturali, persino prima di De Bears. E anche noi come loro, ci affidiamo a laboratori nel Regno Unito. Abbiamo lanciato con successo anche in Germania i nostri diamanti, rubini, smeraldi e zaffiri lab-grown con certificazione di IGI International gemological Institute. PeroraLiveDiamondvalepochipunti percentuali di fatturato ma è anche tra le aree a più rapida crescita». Fatturato? «Quest’anno ha raggiunto 392,5 miImprese GI O I E L L ERIA «P rossimo passo l’Ai, l’intelligenza artificiale. Anche in gioielleria: in fondo, siamo sempre stati un’azienda innovativa e proprio questo Dna è stata la chiavedel successo», anticipa a L’Economia Massimo Carraro, a chiusura di un anno molto positivo peril gruppo Morellato di cui è presidente e ceo.«È l’innovazione, in fondo, che ci ha resi più competitivi», aggiunge. Il più importante polo italiano di gioielleria e orologeria, leader mondiale nel settore dei cinturini per orologi oggi fattura «780 milioni dopo l’acquisizione del tedesco Christ Group. Il che ci proietta in una dimensione più globale, con un fatturato che ormai viene realizzato per il 71% all’estero. E ci permette di ragionare per grandi sinergie». Dove entra in gioco l’Ai? «Con Christ, fortissimo nell’ecommerce, avremo modo nei prossimi mesi di integrare le piattaforme digitali dei vari brand del gruppo che già operano secondo una logicaomnichannel.Ma abbiamocapito che, avendo a disposizione tanti dati, è utile investire nell’intelligenza artificiale per riuscire a interpretarli. Così, da qui al 2024 punteremo otto milioni sull’integrazione e sull’Ai». Il gruppo vuol dire Morellato ma anche Philip Watch, Sector No Limits, LucienRochat, Favs, LiveDiamond, Oui&Me, La Petite Story, Chronostar, Bluespirit, D’Amante, Christ, Cleor... Si può parlare di un polo della gioielleria, come i poli francesi del lusso? «Ci sono somiglianze anche se preferisco pensare che abbiamo un’idea simile a Luxottica o Calzedonia». PureDamiani in gioielleria, con varie acquisizioni, simuove suunterreno simile... «Vero, ma preferisco non parlare dei di ENRICA RODDOLO Siamo nel cuore del processo di certificazione del Responsible Jewellery Council, che potrebbe arrivare a fine anno Famiglia Massimo Carraro (al centro) con Cristina de’ Stefani e Marco Carraro Green Live Diamond, brillanti sostenibili e oro riciclato L’ETÀGLOBALEDIMORELLATO SPRINTSUESTEROEDIGITALE Carraro, presidente del polo dei preziosi: «Dopo Christ investiamo su Ai e nuovi mercati». Oltre 650 negozi nel 2024. Lancio cinese per i bijoux Ferragni in licenza
28 LUNEDÌ 10.07.2023 Imprese Professioni I L DIBAT T I T O S ono davvero tante le sfide da vincere e i « temi caldi» sultavolo del nuovo presidente dell’Ordine degli avvocati di Milano, Antonino La Lumia: dal processo telematico all’innovazione digitale, dal tribunale dei brevetti all’applicazione della «riforma Cartabia». Altro tema cruciale e quasi prioritario per la nuova guida degli avvocati milanesi è il superamento degli steccati ideologici legati alla comunicazione e promozione in ambito legale. «Sono stato ilpromotorediunamozione all’ultimo congresso forense — ricorda La Lumia—.Un tema delicato e molto sentito dall’avvocatura che si muove nel mondoe che sente l’esigenzadi essere al passo con i tempi. Naturalmente il sentiero tracciato dal nostro codice deontologico è chiaro ed è all’interno di quel quadro che ci muoveremo, ma ritengo importante che ci sia un bagno di contemporaneità». L’iniziativa Va proprio nella direzione della contemporaneità e del progresso evolutivo «Talk to the future Week», la manifestazione che si svolgerà a Palazzo di giustiziadiMilanoda oggi al14 luglio, è ideata e realizzata dall’Ordine degli Avvocati di Milano, con il patrocinio del ministero della Giustizia, del Consiglio Nazionale Forense (CNF) e l’Organismo Congressuale Forense (OCF).In5 giorni,10 eventi e 62 relatori e tra i temi l’ intelligenza artificiale e decisioni umane; etica dell’intelligenza artificiale; il volto umano della tecnologia e il suoruoloper contribuire al superamento delle varie forme di diseguaglianze; le novità che riguardano il processo civile telematico e il processo penale telematico. «Una settimana—spiega La Lumia—che vuol segnare una strada, tracciando un sentiero che risponda alla vocazione milanese di apripista per l’innovazione». Talk to the future siproponedidiventareunappuntamento annuale istituzionale dell’Ordine degli Avvocati di Milano dedicato ai temi del futuro con un impatto sul presente. L’istituzione del tavolo – Intelligenza Artificiale e Giustizia – nasce con un’importante missione: desideriamo approfondire l’impatto dell’intelligenza artificialeperilmondogiustizia: come ne cambierà i paradigmi, con quali conseguenze sui diritti delle persone. Saremo sperimentatori, tracciando nuove strade della nostra professione, senza mai arretrare sulla tutela dei diritti». Il Tub meneghino All’interno della settimana si parlerà anche del Tribunale Unificato dei brevetti: un successo che apre le porte a un’ampia gamma di opportunità per cui anche gli avvocati hanno lavorato in tuttiquesti anni.AMilanoè stata assegnata la terza sede della sezione della divisione centrale del Tribunale Unificato dei Brevetti. Un percorso che nasce da lontano: dal vuoto emerso esattamente all’indomani della Brexit, che di fatto ha reso non più operativa la sede di Londra, ha finalmente trovato una sua definizione. «Un momento di enorme soddisfazione in cui politica e istituzioni possono insieme gioire per l’assegnazione milanese. Finalmente arriva la sfida che Milano è in grado di cogliere – commenta La Lumia – abbiamolavorato con tutte le istituzioni fin dal 2019. Abbiamo seguito tutte le fasi con la Corte d’Appello di Milano, l’Ordine dei Consulenti in proprietà industriale e tutte le istituzioni territoriali e nazionali. Sarà un tribunale totalmente digitale quindi rapido e accessibile anche a chi sta fuori Milano. È arrivato il momento di rendere realtàpiena eoperativaquesta grande opportunità per Milano e per il nostro Paese. Noi siamo pronti. Questa notizia ci riempie di gioia e soddisfazione». Per una «battaglia vinta», una più complicata da portare a termine: la riduzione dei tempi della giustizia, secondo i cambiamentifissati dalla riforma Cartabia. «La velocizzazione della macchina della giustizia — osserva il presidente degli avvocati milanesi — resta la stella polare della riforma ma non basta la trasformazione del rito, serve un investimento tecnologico per la creazione di una piattaforma unica per civile, penale e amministrativo. E poi resta la necessità di nuove risorse umane a sostegno dell’apparato. Non bisogna dimenticare che l’efficientismo è ben diverso dall’efficienza». © RIPRODUZIONE RISERVATA Alla guida Il nuovo presidente dell’Ordine degli avvocati di Milano, Antonino La Lumia di ISIDORO TROVATO AVVOCATI 4.0 BREVETTIEDIGITALE PARTITEAPERTE La Lumia, nuovo presidente dell’Ordine di Milano: processo telematico e tribunale unificato europeo i temi caldi. Se ne parla a Talk to the future Week, da oggi al Palazzo di giustizia meneghino
LUNEDÌ 10.07.2023 Imprese 29 NAVIGAZ I O NE CROCIEREA5 STELLE LEFEBVRE È TORNATO «È IL MOMENTO DEL TURISMODI LUSSO» «Mi mancava il mio vecchio mestiere. Avendo lavorato per più di trent’anni nel settore delle crociere di lusso, dopo la vendita di Silversea, la mia precedente compagnia, ho sempre pensato che ci avrei provato di nuovo». L’occasione è capitata un anno fa, quando Manfredi Lefebvre d’Ov idio ha compr a to il marchio, le navi e il personale della Crystal Cruises. Una compagnia di crociere che apparteneva al gruppo Genting Hong Kong, fallita all’indomani della pandemia. «L’operazione di Crystal nasce già alla vendita di Silversea, da subito ho cominciato a guardarmi intornopertornarenel settore,tantoche — racconta Lefebvre — avevo provato a rilevare Crystal nel 2021, con una prima offerta, rifiutata, da circa 500 milioni di dollari. Anche se a dire il vero avevo tentato senza successo di realizzare una fusione tra Silversea e Crystal molto tempo prima, nel 1998. Lo scorso anno, dopo il fallimento, ho finalmente rilevato la compagnia per circa 140 milioni di dollari, investendo poi sul totale restyling delle due navi». L’obiettivo è rilanciare il marchio Crystal, chenelleprossime settimaneprevede il rientro in servizio sia di Crystal Serenity sia di Crystal Symphony, con l’avvio delle prime crociere. Nei mesi scorsi Fincantieri ha provveduto ai lavori di ristrutturazione, con interventi che hanno ridotto il numero di cabine a bordo (da 500 a circa 300), raddoppiandone così la superficie. Nuovi standard «La metà delle cabine ha ora una dimensione di circa 50 metri quadrati. Questo perché sono convinto che gli standard del lusso siano in continua evoluzione verso l’alto. A testimoniarlo è la scelta di catene a cinque stelle, come Ritz Carlton e Four Seasons, che sono pronte a investire miliardi di dollari per operare nelle crociere di lusso. Ecco il motivo che mi ha spinto a garantire a bordo dellenostrenuovenavi grandi spazi, maggiore abitabilità e una varietàdiopzioni come,per esempio, una decina di diversi ristoranti». Il disegno di Lefebvre punta a replicare il modello Silversea: costruire una compagnia che disponga di più navi, in grado di offrire servizi di elevata qualità a una clientela prevalentemente americana. Una formula che nel 2018 ha consentito di vendere Silversea al gruppo Royal Caribbean, sulla base di una stima che ha valutato la compagnia, fondata negli anni Ottanta dal padre di Manfredi, Antonio Lefebvre, circa 1,2 miliardi di euro. Una parte di queste risorse sono state impiegate pochi mesi dopo nell’acquisto di Abercrombie Kent, società leader, con 50 uffici in cinque continenti, nel settore dei viaggi esclusivi per americani milionari. Tra i clienti che ne hanno utilizzato i servizi Bill Gates, Tom Hanks e Henry Kissinger. «La compagnia Crystal è stata acquistata da Abercrombie Kent che opera da capogruppo, ma tra le due società è stato possibile realizzare buone sinergie di tipo gestionale: significa che c’è una piccola compagnia di nome Sitmar, poi fece costruire le prime tre navi da crociera basate su una concezione all’avanguardia perl’epoca.Da lì sono nati Silversea e un nuovo modo di fare crociere, offrendo ai clienti un’esperienza a bordo unica. I piani di Crystal sono da definire, ma dopo l’entrata in servizio delle due navi su cui ha lavorato Fincantieri avvieremo il percorso per costruirne di nuove. L’obiettivo è costituire una flotta di almenoseinavi, cheopereranno intutto il mondo su tutte le principali rotte. A cominciare dal Mediterraneo e dal Mar Baltico, ossia le tratte che garantiscono le marginalità più elevate». Il bilancio di Abercrombie Kant è, intanto, secondo Lefebvre «fantastico». Dopo lo stop dovuto alla pandemia la richiesta di viaggi di lusso ha registrato una forte accelerazione nel 2022, con una spinta che prosegue nel 2023. «Stiano superando tutti i budget. La domanda di turismo di lusso non ha mai vissuto un’epoca del genere, è un po’ la “golden age” del mercato». Uno scenario che suggerisce a Lefebvre la possibilità di una quotazione del gruppo, una volta creato un polo di attività nel settore dei viaggi e del turismo di lusso che abbia la capacità di generare un’ebitda di almeno 500 milioni di dollari all’anno. «Una realtà che non esiste ma che potrebbe essere realizzata proprio intorno ad Abercrombie Kent. Per me la pensione—constata— si deve tradurre nella riduzione della propensione alrischio, creando un patrimonio meno dipendente dalla mia spinta imprenditoriale e che possa vivere di vita propria». © RIPRODUZIONE RISERVATA 1,2 Miliardi di euro Il prezzo a cui è stata venduta la compagnia Silversea nel 2018 a Royal Caribbean 6 Le navi che dovrebbero costituire la nuova flotta di Crystal. Le prime due crociere sono in partenza I numeri Rinnovate Uno scatto della nuova Crystal Serenity che, insieme alla Symphony, salperà quest’estate L’imprenditore della storica famiglia della Silversea ha acquisito marchio, navi e personale della Crystal Cruises. L’obiettivo è una flotta disei imbarcazioni e un giro d’affari, con la capogruppo Abercrombie Kent, di oltre un miliardo di dollari nel 2024 di ANDREA DUCCI un solo amministratore delegato, un unico direttore finanziario, un capo marketing globale e così via. La sinergia esiste—osserva Lefebvre—anche da un punto di vista operativo, grazie al data base di 1,2 milioni di clienti di Abercrombie Kent, che gestisce il prima e il dopo crociera con voli, trasferimenti, accoglienza e servizi di ogni genere». Il riavvio dell’attività di Crystal dovrebbe, insomma, concorrere alla crescita dei ricavi del gruppo Abercrombie Kent, con un giro di affari che nel 2024 potrebbe superare un miliardo di dollari. «Rientrare nel settore delle crociere è riallacciare il legame con la mia storia personale e familiare. Mio padre nel 1986 ebbe la lungimiranza di acquisire «Rientrare nel settore è riallacciare il legame con la mia storia familiare. Stiamo superando tutti i budget» Armatore Manfredi Lefebvre d’Ovidio, presidente della holding Heritage
LUNEDÌ 10.07.2023
D’ITALIA Oggi alle 18 alla Luiss (e su Corriere.it) Aziende e istituzioni: le sfide di un territorio I l tour de L’Economia d’Italia — il viaggio de L’Economia del Corriere della Sera attraverso i principali distretti industriali e le filiere produttive più performanti del Paese — fa tappa nella Capitale. Quest’oggi, infatti, a partire dalle ore 18, nella cornice del «Dome» dell’Università Luiss Guido Carli (e in diretta su Corriere.it),istituzioni e imprese si confronteranno su temi quali l’innovazione, la crescita economica del Lazio, la collaborazione tra settore pubblico e privato. Il Lazio, delresto, è la seconda Regione italiana per Prodotto interno lordo (dati Istat 2021). A contribuire sono settori noti, come il turismo, l’edilizia, l’enogastronomia, e altri forse meno conosciuti ma che rappresentano delle eccellenzenazionali,tra cui spiccano il chimicofarmaceutico (che da solo contribuisce a oltre un terzo delle esportazioni del territorio), il biotech e l’aerospaziale. Ad aprire i lavori questa sera sarà l’intervista a Stefano Vittorio Kuhn, chief retail and commercial banking di Bper Banca. Seguirà poi la tavola rotonda, in cui ci sarà spazio peril confronto con le imprese. Vi prenderanno parte Luca Gentile, public affairs and communication director di Takeda Italia (azienda biofarmaceutica globale che collabora con gli operatori sanitari e le istituzioni per consentire l’accesso a farmaci innovativi), Giordano Colarullo, direttore generale di Utilitalia (la federazione che riunisce le imprese specialioperantinei servizipubblicidell’acqua,dell’ambiente, dell’energia elettrica e del gas), e Marco Ferrari, supply chain director Southern Europe — Italy, Greece, Spain,PortugaldiDuracell, azienda vincitrice del bando Ecodesign Conai, la «competizione» che premia le soluzioni di packaging più innovative e ecosostenibili immesse sul mercato. A chiudere la serata sarà la consegna del Premio Bper Banca Valore Impresa a tre leader di altrettante aziende. Il riconoscimento ideato dall’istituto, infatti, ha l’obiettivo di valorizzare le storie imprenditoriali della piccola e media impresa italiana, capaci di distinguersi grazie a una concezione profondamente innovativa e sostenibile del fare impresa, e alla capacità di generare sviluppo. Il responsabile della direzione territoriale Centro-Ovest di Bper Banca, Simone Maci, premierà Fabrizio Foglietti, presidente e amministratore delegato di Demas (gruppo che si occupa di distribuzione di farmaci veterinari), Francesco Hausmann, amministratorediHaussman&Co.(azienda attivanel settore dell’alta orologeria e dei gioielli di lusso), e Cristiana Sebastiani, presidente del Cda di Aviation Services (società che offre servizi completi di handling in alcuni dei principali aeroporti italiani). Andrea Bonafede © RIPRODUZIONE RISERVATA LASORPRESADIROMA UNAFABBRICADI STARTUP Il Lazio è la seconda regione in Italia per numero di nuove imprese: 1.738 progetti di innovazione iscritti al Registro Imprese Servizi, edilizia, farmaceutico e avionica isettori dominanti di VALENTINA MELICIANI* L a Banca d’Italia, nel suo focus annuale sulle economie regionali, ha pubblicato a giugno i dati sull’andamento dell’economia del Lazio nel 2022. Il Lazio è un caso interessante in quanto la regione è caratterizzata da diverse specializzazioni produttive: mentre la città metropolitana di Roma ha una forte specializzazione nei servizi e nelle costruzioni, le altre province hanno una vocazione industriale, con una spiccata presenza del settore farmaceutico e biomedicale. Questi comparti sono diversamente esposti agli aumenti dei prezzi dell’energia e delle materie prime, agli andamenti della domanda interna ed estera e beneficiano in modo diverso degli investimenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Non ci sorprende, quindi, osservare che, a fronte di una crescita dell’attività economica regionale del 3,7%, ci siano importanti differenze tra un settore e l’altro, con una crescita particolarmente marcata delle costruzioni, sostenute dagli incentivifiscali perla riqualificazione energetica degli edifici, e dei servizi, trainati dalla crescita dei flussi turistici, soprattutto provenienti dall’estero. Esportazioni Al contrario l’espansione dell’industria in senso stretto, più sensibile al rialzo dei costi dell’energia e delle materie prime, mostra un lieve rallentamento. In questo contesto di crescita differenziata, tirano la volata della ripresa le esportazioni della farmaceutica e della chimica,responsabilidipocopiùdelquaranta per cento dell’incremento delle vendite all’estero.Questi settori, così importanti perl’elevato contenuto tecnologico, giocano un ruolo di primo piano nell’economia laziale, rappresentando quasi la metà delle esportazioni totali della regione. Il Lazio, a sua volta, con la industry del pharma è protagonista delle vendite italiane oltreconfine sempre con una quota che sfiora il 40%. L’immagine cominterventi è importante per potenziare i settori della ricerca e dei servizi che possono trainare la crescita della regione nel medio lungo periodo. Altrettanto importante perla dinamicità delterritorio è la crescita delle start-up innovative. In un recente evento organizzato da StartupItalia in collaborazione con Sace e con Luiss (Sios23 Summer: Insieme) sono stati presentati dati dai qualirisulta che il Lazio occupa il secondo posto, dopo la Lombardia, sul podio delle startup in Italia con 1.738 progetti di innovazione iscritti al Registro delle Imprese. Coerentemente con la specializzazione settoriale della regione, l’87% delle imprese innovative attive in regione opera nell’ambito dei servizi ed è concentrata nella provincia di Roma. La capacità di creare sinergie tra le università e i centri diricerca presenti sul territorio, le grandi e medie imprese e le start-up innovative, anche grazie ai finanziamenti del Pnrr, è la scommessa su cui si basano le prospettive ditenuta della crescita e della capacità di innovazione e di esportazione della regione, anche in una situazione congiunturale difficile. Con una prospettiva di più lungo periodo, è indubbio che il Lazio abbia ancora molte potenzialitàda sfruttareperraggiungere quei tassi di sviluppo che caratterizzano molte regioni urbane in altri Paesi europei.Atalfine la complementarietà tra gli investimenti in infrastrutture sostenibili e in competenze verdi e digitali giocherà un ruolo importante. *Direttrice del Luiss Institute for European Analysis and Policy © RIPRODUZIONE RISERVATA plessiva del Lazio che emerge è, dunque,quelladiunterritorio«effervescente»e che continua a crescerenonostante le pressioni inflazionistiche. Tuttavia, è bene essere cauti sugli andamenti futuri della produzione che potrebbero risentire di un rallentamento dei consumi e degli investimenti a causa dei persistenti aumenti dei prezzi e dei tassi di interesse. Il Rapporto della Banca d’Italia ci fornisce, inoltre, un quadro interessante dell’utilizzo dei fondi del Pnrr e del Piano nazionale per gli investimenti complementari al Prr(Pnc) nel Lazio. Le missioni maggiormente rappresentate all’interno della regione sono gli interventi peristruzione e ricerca (missione 4) e per la rivoluzione verde e la transizione ecologica (missione 2). Sul primo fronte si concentrano 1,8 miliardi di euro per realizzare un sistema integrato delle infrastrutture di ricerca e innovazione e potenziare le strutture di ricerca e sviluppo. Strategicità Strategicoperil settoredelturismonella città capitale è il progetto Caput mundi –NextGenerationEuper grandi eventituristici, che vale 500 milioni di euro e punta alla creazionediunmodelloditurismo sostenibile. Il successo di questi Strategico anche il progetto Caput mundi – Next Generation Eu per grandi eventi turistici sostenibili, che vale 500 milioni di euro +3,7 per cento L’incremento del Pil della Regione Lazio nel 2022 rispetto all’anno precedente Il numero
32 LUNEDÌ 10.07.2023 L’Economia d’Italia LAZ I O LAFILIERADELLOSPAZIOCRESCE DACOLLEFERRO ALL’EUROPA La spinta all’export. Si rafforza il ruolo strategico dell’ecosistema laziale.Venti milioni dalla Regione di GIOVANNI CAPRARA Il sistema bancario Tra aziende pubbliche e private le risorse (da sfruttare) del Pnrr I l Lazio si consolida sempre più come la regione guida del mondo aerospaziale nazionale. Oggi, infatti le 250 imprese distribuite sul territorio sono attive nell’intera gamma delle produzioni, dal singolo componente all’intero satellite o razzo.Nelle aziende laziali infatti si progettano ed integrano satelliti per telecomunicazioni, per la navigazione satellitare (costellazione Galileo) e per l’osservazione ambientale come la costellazione CosmoSkymed consentendo applicazioni nella gestione delle emergenze, nella manutenzione delle infrastrutture, nell’agricoltura di precisione e fornendo un esempio concreto della cosiddetta «transizione gemella», frutto del mix green e digitale. Inoltre si realizzano sistemi per aerei ad ala fissa ed elicotteri,radar ed antenne per la navigazione aerea. Competenze A Colleferro, si costruisce il vettore Vega che assieme adAriane garantisce all’Europa l’accesso autonomo allo spazio. A talfine sono impegnati 23 mila specialisti producendo cinque miliardi di fatturato e garantendo 1,6 miliardi di euro all’esportazione, equivalente quasi alla metà dell’export nazionale. Le aziende sono coordinate dal Distretto tecnologico dell’aerospazio e attraverso il clustertecnologico aerospaziale nazionale si favorisce il dialogo e la somma delle competenze consentendo migliori risultati sia tecnologici che economici. A rafforzare e ad alimentare l’attività industriale secondo uno standard d’avanguardia competitivo, ci sono cinque università, centri di ricerca come il Cnr, l’Istituto nazionale di astrofisica, l’Istituto nazionale di fisica nucleare, l’Enea, il Reparto sperimentale dell’Aeronautica Militare oltre ad ospitare la sede dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) e il Centro Esrin di Frascati dell’Agenzia spaziale europea Esa. Nella regione, quindi, si uniscono sia competenze manifatturiere che gestionali, entrambe preziose soprattutto oggi che lo spazio è diventato un obiettivo prioritario della scena economica nazionale. Il Pnrr ha dedicato 2,2 miliardi di euro al settore spaziale, buona parte dei quali sono legati a programmi condotti dalle aziende laziali coinvolgendo le grandi imprese come Thales Alenia Space, Avio, Leonardo, Telespazio, eGeos e Airbus, ma anche decine di Pmi ad esse legate in vari modi. A tali risorse si sono aggiunti i 3,1 miliardi di euro garantiti dall’Italia ai programmi dell’Esa per i prossimi tre anni (che ritornano alle nostre industrie) e la quota del bilancio annuale dell’Asi con programmi comprendentidalle retidinanosatelliti al ritorno sulla Luna nell’ambito del piano Artemis della Nasa. Disponibilità Da unpunto di vista delle disponibilità finanziarie si sta attraversando quindi un periodo straordinariamente favorevole, mai verificatosi in precedenza. Per incentivare sviluppi tecnologici innovativi la Regione nell’ambito della Smart Specialisation Strategy, nell’aprile scorso chiudeva un bando con il quale metteva disposizione 20 milioni di euro. Il risultato era notevole perché da industrie e centri diricerca erano presentate 77 proposte per un corrispettivo economico quasi tre volte maggiore. Ora è in corso la valutazione per l’assegnazione dei fondi e l’obiettivo è di produrre beni e servizi in base alle necessità espresse dal mercato e non più dalla specifica richiesta di un ente. «Ilterritorio ospita soprattutto una diffusa imprenditoria digitale con aziende dell’Information Technology e della meccanica di precisione – nota Massimo Comparini, amministratore delegato di Thales Alenia Space –.Tutte integrate inuna filiera di pmi contribuiscono ai prodotti sviluppatidalle grandi società». «Importanti players di eccellenza internazionale hanno sede nella nostra regione — sottolinea Roberta Angelilli, vicepresidente e assessore regionale allo Sviluppo economico, commercio, artigianato, industria e internazionalizzazione della Regione Lazio —. Si tratta di un ecosistema che ci permette di competere su tutti gli ambiti strategici della politica industriale europea e nazionale, sostenuti dai programmi approvati dall’Agenzia Spaziale Europea (Esa). Nel primo trimestre del 2023 l’export del comparto aeromobili/aerospazio ha registrato un aumento del 39,7%, secondo i dati Unindustria; numeri che testimoniano la capacità di essere protagonisti nell’attuazionedei grandiprogrammi spaziali. Proprio per questo – conclude - come Regione sosteniamo la capacità della nostra filiera di essere sempre più parte attiva e protagonista del posizionamento del Paese sulla scena globale. Il nostro bando sul riposizionamento competitivo (Rsi) nasce con l’obiettivo di cofinanziare gli sviluppi tecnologici delle nostre imprese nei settori strategicidell’economia laziale, per fare dell’aerospazio un’eccellenza regionale, nazionale ed europea». © RIPRODUZIONE RISERVATA U n’economia estremamente variegata. Un panorama unico, in Italia, per diversificazione e peculiarità caratteristiche. La capitale, prima di tutto, prima città italiana per popolazione, con una economia prettamente votata ai servizi, specie pubblici e con una vocazione istituzionale. Da qui, ci si dirama verso settori economici estremamente diversificati man mano che ci si allontana dal centro, fino ad arrivare alle altre città della regione e ai distretti, dall’aeronautica al polo farmaceutico di Pomezia, fino alle caratteristiche territoriali uniche in ambito agrifood, che vede Viterbo, ad esempio, primeggiare nella produzione di nocciole, tanto da essere, questa provincia, una delle principali fornitrici della Ferrero di Alba. Piazza calda «Dal punto di vista bancario, questa è una delle regioni in cui più elevata è la concorrenza - sottolinea Stefano Vittorio Kuhn, capo della rete commerciale di Bper Banca -.Qui si confrontano tutti i maggiori gruppi nazionali. Unicredit ha solide radici in quello che è stato il territorio elettivo del Banco di Roma prima e di Capitalia poi. Intesa conferma il suo ruolo di leader e anche altre banche, come il Monte dei Paschi di Siena, la popolare di Sondrio, e la Bcc diRoma, che non a caso è la più grande d’Italia tra le banche di credito cooperativo, hanno una radicata presenza su questi territori. Noi però non siamo gli ultimi arrivati, siamo una realtà solida, dinamica, che con 80 sportelli e circa 800 dipendenti, suddivisi in tre aree commerciali, due centri private e un centro dedicato al corporate banking, sa essere con i fatti vicino alle aziende e alle famiglie. Inoltre, a questa presenza, non banale, si affianca poi la presenza autonoma del Banco di Sardegna, da sempre nel Lazio, che è partecipato al 100% nel capitale proprio da Bper». Una recente indagine di Unioncamere, dedicata al posizionamento competitivo delle regioni italiane ha fissato al 5,9% il livello medio nella Penisola. «La provincia di Roma - continua Kuhn - in questo contesto si è invece collocata al 6,3%, dimostrando una attenzione all’impresa che un tempo era praticamente sconosciuta. Ci sono gruppi importanti, penso al settore edilizio, alla meccanica, la chimica e la farmaceutica. Non va sottovalutato, soprattutto per quanto riguarda la capitale, l’apporto del turismo, che fa di Roma un centro di attrazione unico al mondo perla quantità di storia che qui si concentra e per la straordinaria bellezza architettonica della nostra capitale». I fondi per cambiare Guardando avanti, la presenza di Bper si sostanzia soprattutto in funzione dei fondi che deriveranno dal Pnrr, il Piano nazionale diripresa e resilienza. «Nel Lazio - continua Kuhn - dovrebbero Arrivare arrivare 17 miliardi di euro destinati a una quarantina di interventi, soprattutto nell’ambito dell’ammodernamento tecnologico e della sanità, che è un altro settore di grande rilievo in questa regione». Le progettualità legate al Piano nazionale di ripresa e resilienza sono tali da condizionare il futuro prossimo della regione, dove Bper banca conta circa 215 mila clienti nel complesso, di cui 180 mila privati e circa 36 mila imprese. «Siamo molto soddisfatti - conclude Kuhn - dei dati che quotidianamente evidenziano la nostra attività. Al 31 dicembre scorso il prodotto bancario lordo nel Lazio sommava 11 miliardi di euro, e per noi è al tempo stesso un buon risultato e un eccellente punto di partenza. Essere vicini alle imprese è parte delnostroDna e aiutarlenelmettere a terra le straordinarie opportunità che derivano dal Pnrr, a cui si affiancano anche i fondi della regione Lazio, in particolar modo alcuni dedicati alle micro imprese in tema di energia, con tassi zero, è un punto, ne siamo certi, di possibile sviluppo per molte aree che fin qui sono state sottovalutate». Nel complesso, a un centro città fortemente caratterizzata da una vocazione verso il settore terziario, con un impatto importante derivante dall’economia del turismo si affiancano poli di eccellenza in vari settori di attività, che confermano il ruolo propulsivo di questa regione per una ampia fetta d’Italia.Un terreno che verrà fertilizzato dalle risorse del Pnrr, che potranno dare alle aziende del territorio laziale prima l’occasione per investire e poi l’opportunità di un ammodernamento strutturale. © RIPRODUZIONE RISERVATA Reti di imprese Massimo Comparini, amministratore delegato di Thales Alenia Space, uno dei gruppi italiani più impegnati nell’aerospazio +39,7 per cento La crescita delle esportazioni del settore nel primo semestre 2023 2,2 miliardi di euro Previsti dal Pnrr per il settore aerospaziale Impieghi Stefano Vittorio Kuhn, a capo della rete commerciale di Bper Banca: nella regione Lazio sono 80 le filiali del gruppo, con circa 800 dipendenti di STEFANO RIGHI
LUNEDÌ 10.07.2023
34 LUNEDÌ 10.07.2023 N el settore farmaceutico, il Lazio nel 2022 è la prima regione per valore dell’export (12 miliardi, 27% del totale), e tra le prime per incidenza su tutto l’export della regione. Secondo Farmindustria, la Regione è anche la seconda perpresenza farmaceutica, conoltre L’Economia d’Italia LAZ I O PHARMA, 300 MILIONI PER IL POLO E MODERNAPENSAAUNSITO L’export di medicine dalla regione, che vale il 27% del totale, è di nuovo colsegno più di BARBARA MILLUCCI La lista L’export 2022 del Lazio neisettori manifatturieri, in milioni di euro Farmaceutica Trasporti Metallurgica Chimica Informatica Tessile, moda Meccanica Food & beverage Materiale elettrico Coke e petrolio Gomma e plastica Altro manifatturiero Carta e stampa Legno e mobili Fonte: Farmindustria su dati Istat S. A. 12.680 3.176 3.168 2.756 1.277 1.263 1.109 1.070 905 797 732 476 430 163 50 aziende sul territorio, con importanti investimenti innovativi effettuati da imprese multinazionali e a capitale nazionale che ne hanno favorito la competitività, grazie anche alla sempre più crescente attività del Contract Manufacturing. Tra le province che l’Associazione delle imprese del farmaco segnala come quelle in più rapida espansione ci sono Latina e Frosinone, rispettivamente seconda e quarta provincia in Italia per valore dell’export farmaceutico. Gli addetti sono 12 mila, a cui se ne sommano altri 14 mila nell’indotto. Il monitor politecnologici del Lazio redatto da Intesa Sanpaolo ha invece analizzato più nello specifico i dati dell’export. «A trainare le vendite del polo farmaceutico laziale — si legge — sono Belgio e Paesi Bassi ma anche StatiUniti, Svezia, Spagna, Regno Unito, Austria, Irlanda e Australia. Segnali negativi siregistrano invece in Germania e Francia per il terzo anno consecutivo. Le esportazioni, sebbene si siano posizionate su livelli elevati, sono però su valori inferiori al 2019, anno di forte balzo dell’export del polo, trainato dal mercato statunitense». Nel 2022 le esportazioni del polo farmaceutico laziale sono però tornate in territorio positivo dopo due anni di calo. «Il Lazio ha una presenza industriale farmaceutica storica che comprende sia multinazionali importanti che terzisti — afferma il presidente di Farmindustria Marcello Cattani —. Su questa base storica si stanno innestando dei trend molto positivi che riguardano la capacità di essere attrattivi e competitivi, grazie anche alla collaborazione tra Industria Marcello Cattani alla guida di Farmindustria È il ceo di Sanofi Italia e Malta pubblico e privato. Ma a rendere competitivo il Lazio, contribuisce anche un bacino di competenze di alto profilo disponibili (a livello nazionale il 44% degli impiegati nel pharma è donna e il 90% sono laureate odiplomati) che consentedi attirare oltre 300 milioni di investimenti da parte delle aziende del Pharma. Oltre a Sanofi, il terzista internazionale Catalent, c’è anche Moderna (specializzata nella tecnologia mRNAapplicata ai vaccini,) che sta valutando l’apertura di stabilimenti di produzione di farmaci proprio qui (al momento ha solo uffici amministrativi nella Capitale, ndr). I terzisti che producono per conto terzi, sconosciuti al grande pubblico, sono per lo più dislocati tra Latina, Frosinone, Rieti e seguono tutta la filiera, dagli ingredienti attivi ai substrati biologici utili nei processi di fermentazione. Fino ad arrivare alla fase dell’infialamento, aggiunge Cattani. Anche Msd, multinazionale americana, in Italia dal 1956, ha annunciato investimenti per 200 milioni di dollariindieci anninel Lazioinpartnership con BSP Pharmaceuticals Spa, per accelerare la ricerca in area oncologica. © RIPRODUZIONE RISERVATA
LUNEDÌ 10.07.2023 35 luppatori, con 8 milioni di euro; segue Ittinsect, che ha sviluppato un’alternativa sostenibile al mangime per l’acquacoltura con 625 mila euro; oltre un milione di euro sono stati raccolti da Genomeup, grazie alla sua tecnologia che supporta l’identificazione di eventuali varianti patogenetiche del DNA. E ancora 250 mila euro da Navia Yachts che opera nel campo della nautica elettrica; 470 mila da Adamas Biotech che usa ingredienti naturali e biologici per creare cosmetici anti-invecchiamento e integratori alimentari. My Camicia, invece, che punta a realizzare un primo e-shop dotato di una cabina di misurazione digitale ha raccolto124mila euro.L’87%delle imprese innovative attive opera per lo più nell’ambito dei servizi, di cui lametànellaproduzionedi software e consulenza informatica, mentre l’ 8% è attiva nei settori dell’industria manifatturiera e dell’artigianato. La maggior parte è infine di base nella provincia di Roma. Ba.Mill. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’Economia d’Italia LAZ I O ARIETI SI CORRE COL BIOTECH LASCOMMESSADI TAKEDA L’azienda giapponese investe 22 milioni nello stabilimento laziale per aumentare la produzione di farmacisalvavita di BARBARA MILLUCCI Nel semestre raccolta a 10 milioni Dalla prova camicie al Dna Dove osano le nuove imprese I l Lazio resta sulpodiodelle startup in Italia: sono 1.738 i progetti di innovazione iscritti al Registro delle Imprese che mettono la regione al secondo posto dietro solo ai 3.753 della Lombardia. In Regione, vivono e operano il 12% circa di tutte le startup italiane. Complessivamente hanno raccolto nel primo semestre del 2023 oltre 10 milionidi euro,il 2,20%deltotaledel Paese che è pari a 487 milioni con 84 operazioni concluse, dato poco più che dimezzato rispetto al miliardo dei primi seimesi dello scorso anno, ma in linea con la flessione globale. Sono alcuni dei dati del report «Insieme» realizzato da StartupItalia sull’ecosistema delle startup nel nostro Paese presentati alla Luiss di Roma, in occasione di SIOS23 Summer, organizzato con Sace e Luiss Guido Carli che ha riunito perla prima volta nel campus dell’Ateneo, il mondo dell’impresa, quello istituzionale e associativo e l’Accademia per fare il punto sugli investimenti in Italia, le prospettive del settore e i principali trend emergenti. Quello che emerge è un ecosistema laziale che sforna eccellenze nell’edutech, agritech, biotech, nautica e moda digitale e che, anche sul fronte degli investimenti dimostra di avere una buona capacità attrattiva. Sono 6 i round che vedono la regione Lazio protagonista (il 7,2% dei roundtotali).Primaperla raccoltadi investimenti è Codemotion, la più grande community europea di sviUniversità Andrea Prencipe, rettore della Luiss che con Sace ha organizzato il SIOS23 summer Importante collaborare con Stato e privati I l più imponente investimento della storiadiTakeda inItalia,destinatoad aumentare la disponibilità di farmaci plasmaderivati per il trattamento di patologie gravi rare, fa rotta su Rieti. Il polo industriale laziale esiste da 50 anni ed è tra le più importanti realtà produttive biotechdel paese, specializzatonella lavorazione del plasma. La multinazionale giapponese ha deciso di investire nello stabilimento 22 milioni di euro con l’obiettivo di aumentare la disponibilità di farmaci salvavita, in particolare immunoglobuline e albumina. L’investimento (12 milioni finalizzati all’innovazione per aumentare la disponibilità di farmaci salvavita, e gli altri 10 milioni per l’acquisto e l’installazione di nuovi macchinari) rientra nei 320 milioni di euro che l’azienda biotech ha deciso di stanziare entro il 2025 nei suoi due stabilimenti produttivi di Rieti e Pisa. «Il nostro obiettivo è tenere le esigenze dei pazienti al primo posto investendo in innovazione e in primis su digitalizzazione, applicazione dell’IAai processi produttivi e automazione industriale— spiegaAnnarita Egidi, general manager di Takeda —. Il potenziamento dell’impianto industriale di Rieti, che di fatto aumenterà la sua capacità produttiva, va proprio in questa direzione. Un progetto altamente innovativo che, con l’acquisto di nuovi macchinari, consentirà di ricavare un quantitativo maggiore di immunoglobuline e di albumina aumentando l’efficienza degli impianti e riducendo i consumi energetici. Lo stabilimento di Rieti oggi contribuisce peroltre il 70%all’exportdituttoil settore manufatturiero della provincia. Aumentare la sua produzione significa per l’azienda contribuire in modo sempre più significativo all’indotto del Lazio». La storia Attivadaoltre 240 anniinpiùdi 80paesi, con circa 47 mila dipendenti nel mondo e oltre 1.100 in Italia, di cui 650 a Rieti, Takeda con questo investimento consolida ulteriormente la produzione di farmaci plasmaderivati in Italia, di cui detiene una quota di mercato significativa a livello mondiale.Grazie anche all’assegnazione della gara del Ministero della Salute per la lavorazione del plasma nazionale, i due siti produttivi sono coinvolti nella trasformazione in farmaci salvavitadelplasmadonato in5 Regioni italiane (Toscana, Marche, Lazio, Campania, Molise e Ispettorato Generale della Sanità Militare) diventando così partner primari del Sistema Sanitario Italiano nella lotta alle malattie rare. Quanto è importante la collaborazione in campo sanitario tra pubblico e privato? «Per un’azienda globale è fondamentale poter mantenere una dimensione strategica sostenibile, e questo può avvenire solo attraverso una partnership totale dei sistemi pubblico e privato verso la quale destiniamo attenzione e risorse con l’obiettivo comune di accrescere la competitività delnostro sistema-paese», dice Egidi. Regioni e governo, «devono inoltre farsi carico di tutto il tema della salute perché la sua tutela vuol dire occuparsi bene dei pazienti, una buona gestione e organizzazione delle cure e di conseguenza delle terapie. Questo significa modernizzazione delle strutture sanitarie, telemedicina e digitalizzazione della Pa, assistenza decentralizzata e così via. Un ulteriore urgenza è certamente legata anche all’accesso rapido alle cure e ai nuovifarmaci, i cuitempi burocratici di approvazione e disponibilità sul mercatosono oggipoco compatibili conlenecessità dei pazienti», conclude Egidi. © RIPRODUZIONE RISERVATA Numero uno Annarita Egidi, general manager di Takeda, azienda giapponese attiva da 240 anni in più di 80 Paesi, 1100 dipendenti in Italia di cui 650 a Rieti
36 LUNEDÌ 10.07.2023 namento delle materie prime critiche, fondamentali per la transizione energetica. Il corretto riciclo dei Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (circa 360 mila tonnellate raccolte nel 2021) è essenziale per ridurre la dipendenza da Paesi terzi, ma oggi in Italia si raccolgono circa 6 chili per abitante di Raee, contro una media europea di 10 chili per abitante. E non è che gli italiani consumino meno apparecchi elettronici degli altri europei, anzi. Come migliorare? In base a una recente stima di Utilitalia, per rispettare gli obiettivi Ue il fabbisogno impiantistico al 2035 è stimato in 4-5miliardidi europeriltrattamento della frazione organica e per la termovalorizzazione, 1,2 miliardi di euro perl’incremento della raccolta differenziata, 600 milioni di euro per le strutture dedicate al fabbisogno residuale di discarica del 10% e altri 300 milioni per l’implementazione della tariffa puntuale. «Nel complesso, quindi, la stima del fabbisogno di settore al 2035 è pari a 6-7miliardidi euro, ovvero tra i 0,5 e i 0,6 miliardi di euro l’anno», spiega il presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini. I progetti «Il Green Book evidenzia la necessità direalizzare impianti soprattutto al Centro-Sud e l’urgenza di superare le frammentazioni gestionali. Si tratta di elementi fondamentali per la piena affermazione dell’economia circolare. A tal proposito le aziende associate a Utilitalia, grazie anche aifondi del Pnrr, sono adesso impegnate a realizzare impianti innovativi in filiere strategiche come la frazione organica, i Raee e i tessili», precisa Brandolini. Con il 60%destinato alle regioni del Sud e le azioni di riforma messe in campo, il Pnrr potrebbe offrire una spinta importante a colmare il gap Nord-Sud. Attenzione, però: per questi interventi sono stati stanziati solo 2,1 miliardi di euro, a fronte di progetti candidati dalle imprese per circa 7 miliardi di euro: si tratta quindi di risorse che agiscono da propulsore per gli investimenti delle aziende, ma non sufficienti a colmare il fabbisogno nazionale di settore. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’Economia d’Italia LAZ I O RIFIUTI, SERVEUNPIANOAL CENTRO IMPIANTI INNOVATIVI CONIL PNRR Mezzo miliardo l’anno da oggi al 2035 per centrare gli obiettivi Ue,spiega il Green Book di Utilitalia C Con un impegno maggiore tra Roma e il Sud resce il settore della gestione dei rifiuti urbani, arrivato a 13,5miliardidifatturatoe 100 mila occupati, ma continua ad ampliarsi il deficit impiantistico, con pesantiricadute sia in termini di sostenibilità ambientale sia sul portafoglio dei cittadini. A spiegarlo è il Green Book 2023, il nuovo rapporto sui rifiuti urbani promosso da Utilitalia — la federazione basata a Roma che riunisce le aziende operanti nei servizi pubblici di acqua, ambiente, energia elettrica e gas — e realizzato dalla fondazione Utilitatis, quest’anno in collaborazione con Ispra, Enea e Ancitel energia e ambiente. Le cifre Il rapporto evidenzia innanzitutto la necessità di migliorare il sistema di gestione, in particolar modo nel Mezzogiorno, nell’ottica di conseguire ilraggiungimento degli obiettivi comunitari: avvio a riciclo entro il 2025 per almeno il 55% esempio? Si guardi alla frazione organica deirifiuti urbani: a livello nazionale sono circa 1,3 milioni le tonnellate trattate in impianti di Regioni diverse da quelle di produzione. Conilraggiungimentodegliobiettivi europei di economia circolare — riciclo al 65% e discarica massimo al 10% — la stima del fabbisogno impiantistico al 2035 per il trattamento dell’organico mette in rilievo l’autosufficienza del Nord Italia e della Sardegna, mentre Centro, Sud e Sicilia presentano un importante deficit. Ilrecupero Un altro punto debole è il recupero dellematerie prime critiche. La crisi pandemica e l’aggressione russa hanno messo in evidenza la vulnerabilità delle catene di approvvigioUtility Filippo Brandolini, presidente di Utilitalia, la federazione delle aziende di servizi pubblici Il meridione ha la Tari più alta del Paese, con 368 euro per abitante nel 2022, mentre al Nord si pagano 276 euro di ELENA COMELLI 13,5 miliardi Fatturato nazionale gestione rifiuti 100 mila Occupati del settore a livello nazuionale I numeri deirifiutiurbani(60%entro il 2030 e 65% entro il 2035) e smaltimento in discarica fino ad un massimo del 10% entro il 2035. A fronte di una produzione di rifiuti urbani che ormai ha superato la mezza tonnellata pro capite all’anno, infatti, la percentuale di riutilizzo e riciclo in Italia è invece ferma al 48% e lo smaltimento in discarica interessa ancora il 19% dei rifiuti. «Ènecessariodunquemigliorare la qualità della raccolta differenziata e al contempo investire su nuovi impianti», esorta ilrapporto.Proprioil Mezzogiorno continua a presentare un significativo deficit impiantistico, che non consente la corretta chiusura del ciclo dei rifiuti, contribuendo al differenziale di spesa per i servizi di igiene urbana. A causa del maggiore costo sostenuto peril trasporto deirifiuti verso impianti fuori Regione, infatti, il Sud registra la Tari più alta del Paese, con 368 euro per abitante nel 2022, staccando il Centro (335 euro) e il Nord (276 euro). «L’evoluzione industriale del comparto ambientale è un requisito necessario per la transizione verso un modello economico circolare, in grado di assicurare il pieno utilizzo delle materie prime seconde. È altrettanto indispensabile superare il divario nella qualità dei servizi tra Nord e Sud, migliorandolaqualitàdella raccolta differenziata per garantire la chiusura del ciclo», commenta la direttrice della Fondazione Utilitatis, Francesca Mazzarella. Qualche
LUNEDÌ 10.07.2023
38 LUNEDÌ 10.07.2023 (m. tri.) Il genere dei «picchiaduro» è un salto nel passato, quando si giocava al bar, su macchine a gettone dove personaggi fatti di cubetti se la davano di santa ragione. Il sesto capitolo della saga Street Fighter della giapponese Capcom è un punto d’incontro tra passato e futuro, una miscela tra istintivo divertimento e la tecnologia di oggi. Sullo schermo si affrontano i lottatori originali della serie (tra tutti l’iconico Ryu e la bella Chun Li) con nuovi personaggi in infinite modalità di gioco: in solitario come una volta, ma anche sfide online con gli amici; sino alla possibilità di creare un proprio lottatore dalle fattezze personalizzate e allenarlo, sfida dopo sfida, in un tour mondiale che lo porterà ad affrontare ogni altro eroe del gioco, imparandone tecniche e abilità. © RIPRODUZIONE RISERVATA Provati per voi Preparare la valigia è più semplice con l’algortimo MOBILITÀ URBANA Scooter, taxi, monopattino? Il mezzo giusto città per città VIAGGI (m. ga.) Free Now è un’applicazione dell’omonimo gruppo dedicato alla mobilità multi-service, nato da una joint venture tra Bmw e Daimler. È dedicata a quello che in gergo si chiama «viaggio convergente», ovvero la possibilità di scegliere la mobilità giusta in città e così girare nei principali centri europei con il mezzo di trasporto migliore: che può essere un taxi, uno scooter ma anche un monopattino elettrico. Il software è semplice da utilizzare e ha anche funzioni utili. Per esempio, la prenotazione di un taxi sino a quattro giorni d’anticipo. Il pagamento è immediato e, oltre alla carta di credito, si possono usare mezzi più sicuri sulla rete come ApplePay o PayPal. L’unico neo è che per ora in Italia il servizio è disponibile soltanto in sette città: Milano, Napoli, Roma, Torino, Catania, Palermo e Cagliari. © RIPRODUZIONE RISERVATA AUDIO/1 Le cuffie avvolgenti e di design cancellano il rumore La lotta di Ryu e Chun Li diventa una sfida online VIDEOGAME La cassa americana è senza fili e resta in carica otto ore AUDIO/2 (u. tor.) Estate, tempo di feste con musica all’aperto. La nuova cassa acustica Gig-Xl di Kiplisch, prodotta dall’americana Indianapolis che ha oltre 80 anni di esperienza, ha una caratteristica: l’assenza totale di fili, visto che la connessione bluetooth consente di scaricare compilation da computer e telefonino. Interessante la possibilità dell’ingresso microfono (incluso nella confezione), utile se si vuole cantare in compagnia. Le batterie agli ioni di litio garantiscono otto ore di autonomia, poi Gig-Xl va messa in ricarica. Buona la qualità sonora, inclusi i bassi. Il peso complessivo di tre chili e la maniglia superiore rendono semplice il trasporto. Ma i progettisti Usa non hanno previsto il wifi e questo limita l’uso per lo streaming Internet. © RIPRODUZIONE RISERVATA SCRITTURA Con il block notes 2.0 si compongono anche canzoni (u. tor.) Consente di prendere appunti in classe o durante le riunioni di lavoro. Ma anche di disegnare schemi e diagrammi a mano libera, con una capacità di memoria di 50 mila pagine. Smart Paper di Lenovo è il block notes digitale, che dispone di un biblioteca online con due milioni di libri da leggere in vacanza e mentre si viaggia, perché il peso piuma di 40 grammi e lo spessore di cinque millimetri lo rendono ideale per il trasporto. Lo schermo e.ink da 10,3 pollici include la penna stilo, progettata per offrire le stesse sensazioni di scrittura su carta. Per semplificare la raccolta degli appunti, Smart Paper ha due microfoni. Inoltre si trasforma in spartito per comporre musica e canzoni. Sono presenti le connessione wifi e Bluetooth, ma non c’è la webcam per le videochiamate. © RIPRODUZIONE RISERVATA (m. tri.) Preparare i bagagli per le vacanze è meno complicato con PackPoint, app collaudata da milioni di viaggiatori nel mondo. Per stabilire una lista di quanto necessario, Packpoint chiede informazioni: chi viaggia (maschio o femmina), dove va, quando e per quanto tempo, lo scopo del viaggio (se di lavoro o relax) e quali attività verranno svolte durante il soggiorno, inclusi gli sport. In base anche alle previsioni meteo, che l’app consulta in autonomia, l’app costruisce una checklist di tutte le voci da includere nel bagaglio, da spuntare una alla volta. Inclusi, se necessari, oggetti come gli adattatori elettrici, gli ombrelli o le creme solari. Il programma è gratuito se si accetta la presenza di una buona dose di annunci pubblicitari, che possono essere eliminati pagando 2.99 euro una tantum. © RIPRODUZIONE RISERVATA (m. ga.) Sono Max in tutto le AirPods Max, cioè le cuffie circumaulari (che avvolgono le orecchie) di Apple: nelle dimensioni, rispetto alla più note AirPods auricolari; nella qualità della cancellazione del rumore; nel design innovativo e soprattutto nel prezzo. E già, perché 629 euro per cuffie che suonano bene, ma non sono paragonabili a quelle per audiofili, e dunque al top della qualità, sono troppi e sul mercato si trovano dispositivi simili a prezzi inferiori. Peccato, perché sarebbe bastato poco per dotare le cuffie di una qualità realmente superiore. Detto questo, per chi ha un sistema Apple, le Airpods Pro riescono a dare il meglio di sé e a far dimenticare i soldi spesi in più. Ciò che ci è piaciuto di più è l’audio spaziale e la cancellazione del rumore, qualità certamente migliori delle più piccole ed economiche AirPods auricolari. © RIPRODUZIONE RISERVATA MARCA Apple PRODOTTO AirPods Max PREZZO 629 euro Meno rumore, ottimo audio Prezzo alto, qualità media MARCA Klipsch PRODOTTO Gig-Xl PREZZO 249 euro Buona qualità del suono Manca il wifi PRODOTTO Free Now PIATTAFORMA iOs, Android CASA Free Now PREZZO Gratis MARCA Lenovo PRODOTTO Smart Paper PREZZO 499 euro Buona durata della batteria Manca la webcam PRODOTTO PackPoint PIATTAFORMA iOs, Android CASA Wawwo PREZZO Gratis MARCA Capcom PRODOTTO Street Fighter VI PREZZO 74,99 euro Incontro fra passato e futuro Difficoltà variabile Innovazione M EDIA HI T ECH di MARCO GASPERETTI, UMBERTO TORELLI, MASSIMO TRIULZI Progetti olivettiani e politiche per l’occupazione C’ è un’Italia di lavori precari e mal pagati, di cui si parla quando si discute di salario minimo a nove euro l’ora: un miraggio per tanti che lavorano nella logistica, nelle pulizie, nella ristorazione. E c’è un’Italia di buone imprese che rispettano i diritti, applicano le migliori tecnologie, fanno della collaborazione tra le persone la chiave del successo; la cui competitività è un obiettivo che accomuna la proprietà, il management e i dipendenti. Le imprese migliori sono in genere private e di classe internazionale. In casi più rari pubbliche amministrazioni che, grazie a dirigenti illuminati, sanno riorganizzarsi. Ma parliamo comunque di élite. Il nostro è un Paese di organizzazioni ineguali, sostiene l’ultimo, bellissimo libro di Federico Butera, «Disegnare l’Italia», in uscita da Egea. Alla radice dell’insufficiente produttività del sistema c’è una scadente qualità delle organizzazioni e del lavoro. Per ridisegnare l’Italia è necessario un grande lavoro di riorganizzazione che metta al centro le persone e l’uso delle tecnologie più appropriate e condivise, pensate per affiancare e valorizzare il lavoro umano. Con approccio olivettiano, il sociologo propone che le istituzioni, il governo, i rappresentanti dell’economia, delle parti sociali e dell’università assumano la questione organizzativa non come «l’intendenza che seguirà» le decisioni della politica ma come l’oggetto centrale di programmi di sistema, dotati di investimenti e progetti specifici. La storia, scrive Butera, offre esempi eccellenti: Roosevelt con il New Deal, De Gasperi con la ricostruzione postbellica, Schmidt con la mitbestimmung (la cogestione dei lavoratori), Palme con la democrazia industriale, Clinton e Gore con il programma Reinventing Government. Alla base c’era l’idea della partecipazione dei lavoratori alla progettazione del lavoro e della società. Ma c’era anche, pur nelle difficoltà dei vari momenti storici, un clima di «ricostruzione» che univa persone e parti sociali. È questo clima che oggi va ricreato. © RIPRODUZIONE RISERVATA ERE S I E DIGI TAL I di EDOARDO SEGANTINI [email protected] @Segantini
LUNEDÌ 10.07.2023 39 61% Delle grandi imprese italiane ha almeno un progetto di intelligenza artificiale 15% Delle Pmi utilizza almeno un software di AI 300 Milioni di posti di lavoro a rischio entro il 2030* 10mila I dipendenti di British Telecom che dovrebbero essere sostituiti con algoritmi AI, 7.800 quelli di Ibm entro il 2023 10 Investiti da Microsoft sull’intelligenza artificiale miliardi di dollari Fonti: Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano, Goldman Sachs e UniCusano S. A. * Stima stato di 500 milioni di euro il giro di affari sull’Ai; il 61% delle grandi imprese italiane ha almeno un progetto di intelligenza artificiale, le piccole e medie si fermano al15%. Decisivo, per gli esperti, sarà il rapporto imprese -università. Salute e ambiente All’universitàdi Pisa,dovenacquero il primo supercomputer e il primo corso di laurea dedicato ai bit, si sta già lavorando a software più smart. Qualche esempio? Tolife è un progetto sul trattamento di patologie croniche complesse tramite l’Ai, con sensori non invasivi per migliorare la qualità della vita dei pazienti. Score è invece un software esperto per aumentare la resilienza delle città costiere a fronte dell’emergenza climatica. Raccoglie dati ambientali da diverse fonti, quindi valuta ilrischio e l’impatto socio-economico dei cambiamenti climatici sul sistema delle città costiere. Tutto ciò significa che tra poco ognuno avrà un’app intelligente nel telefonino o Mandare la posta elettronica al momento giusto, parlare in 75 lingue, dare visibilità ai marchi. Ma anche resistere al cambiamento climatico. Le novità dell’Aisul cellulare È la deaKalì dell’informatica. Con tante braccia in più rispetto alle quattro della divinità indù, capaci di fare qualunque cosa: progettare, scrivere, disegnare, calcolare, comporre musica, vendere e comperare, organizzare campagne pubblicitarie,resuscitare personaggi, creare mondi virtuali. È l’intelligenza artificiale e le suemani sonole app, spessofacilissime da usare, che nascono quasi ogni giorno. Vediamo le più interessanti. Attori virtuali C’è Dall-E 2 che crea scenari realistici da una semplice descrizione dell’utente e modifica le immagini per poi proiettarle in ogni luogo e situazione. E c’è Runway che fa più o meno le stesse cose con i video, inoltre con un clic del mouse consente di cancellare o aggiungere oggetti e persone. Per chi ama le avventure stile «Il Ritratto di Dorian Gray», ecco FaceApp per diventare giovani (o vecchi) anche se solo in foto. Dedicata a registi e montatori (vi hanno lavorato iricercatori di Stanford), Synthesia permette invece di usare decine di attori virtuali e sincronizzare in una settantina di lingue untesto,pertrasformarlo in un video acchiappa click. L’app Fliki genera quasi mille voci artificiali, ma realistiche, che in 75 lingue narrano che cosa si scrive, usando timbri diversi per simulare le emozioni. Per gli appassionati del marketing via posta elettronica, è stata poi pensata Seventh Sense che decide come e quando inviare le email personalizzando il testo e ottimizzando la frequenza di spedizione secondo le prerogative del ricevente. Nata per conquistare i social, Cortex promette maggiore visibilità al brand e calcola il momento migliore per pubblicare i messaggi. Se poi si decide di scegliere un compagno virtuale con il quale conversare, ecco i chat bot. Il più popolare, anche come app, èOpen ChatGpt, ma in alternativa si possono scegliere Genie o Copy Ai, adatti come ghostwriter benché ancora con limitazioni stilistiche. Negli Stati Uniti, dove l’intelligenza artificiale ènatanel1955dalle intuizionidelprofessor John McCarthy, non esiste ateneo chenonabbiaprogettidi«apppensanti».E non solo perla ricerca pura.Nel 2022 il giro di affari globale ha superato i 64 miliardi di dollari che potrebbero diventare 300 entro il 2026. Secondo l’Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano, lo scorso anno è nello smartwatch? «In realtà ce l’abbiamo già—spiega VincenzoAmbriola, direttore del dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa e tra i massimi esperti di Ai —. Tutti i sistemi di acquisto come Amazon, eBay ma anche altre piattaforme di intrattenimento funzionano con algoritmi di Ai per soddisfare le esigenze dei clienti. Cosa positiva, ma non mancano i problemi. Tra i più insidiosi l’effetto “camera d’eco” cioè la creazione di una bolla che polarizza l’attenzione soltanto su un punto di vista e può facilitare gli “odiatori” e la diffusione di fake news». E il futuro che cosa promette? «Un proliferare di queste app in tutti settori — risponde Ambriola —, ma anche una maggior attenzione e regolamentazione dei rischi». Pericoli che, secondo alcuni Raffaele Ciambrone, docente di Didattica e pedagogia speciale all’Università di Pisa, minacciano bambini e adolescenti. « C’è un allarme impoverimento cognitivo, si pensa sempre meno affidandoci ai bit. Nelle scuole cinesi software e computer sono utilizzati solo dopo i 15 anni ed è un esempio da seguire». © RIPRODUZIONE RISERVATA Innovazione I PR O GRA M M I DI AUT O -APPRENDI M ENT O Fiat Topolino, la «supercar» che rilancia la Dolce Vita Q uando riesci a guidare in Italia, riesci a guidare ovunque. È pieno di ironia e autoironia il film con il quale viene raccontato il lancio internazionale della nuova Fiat Topolino. Con un nome così, anche la comunicazione non può che recuperare il passato e, soprattutto, lo spirito di essere italiana. Fiat Topolino, la nuova Topolino, guarda infatti ai mercati mondiali incarnando lo spirito italiano di Fiat e, con il design accattivante e i dettagli speciali, è la ciliegina sulla torta della Dolce Vita italiana. La campagna di lancio internazionale si compone di diversi video. In ciascuno di essi sono protagonisti alcuni brand iconici italiani famosi in tutto il mondo e la nuova Topolino. Tutto rimanda all’immagine consolidata dell’Italia e degli italiani all’estero. Cosa c’è di meglio che vivere la «Dolce Vita» italiana, guidando la tua supercar o godendoti il sole dal tuo yatch? O ancora, che c’è di più eccitante viaggiare in grande stile, fare shopping in una gioielleria italiana o bere un bicchiere d’acqua frizzante su un’esclusiva spiaggia della Riviera? Tutte esperienze che possono essere ancora più piacevoli ed accessibili grazie alla Fiat Topolino, la nuova soluzione di mobilità cittadina sostenibile del brand. Il formato è ricorrente: una voce fuori campo che racconta l’Italia con grandissima ammirazione, e un certo senso dell’umorismo: «Ah l’Italia – dice una voice over – , Paese di grandi viaggiatori, che viaggiano in grande stile. Certo, in grande, ma sulla loro Topolino». La Topolino diventa così emblema di eleganza, di classe, di stile di vita nazionale, ma anche e soprattutto di praticità. Il claim che chiude la campagna riassume tutte queste caratteristiche: «New Fiat Topolino. Travel Essential», ovvero l’essenziale per viaggiare. La campagna è creata da Leo Burnett, la canzone che fa da colonna sonora, inconfondibile, è «Love in Portofino» di Fred Buscaglione. © RIPRODUZIONE RISERVATA PI T SP O T di ALDO GRASSO [email protected] in collaborazione con Massimo Scaglioni INTELLIGENZAARTIFICIALE IMMAGINI,VOCI,TESTI LE12APPPERESSERESMART di MARCO GASPERETTI Trapocotutti avrannouna applicazione simile aqueste sultelefonino Ma c’è ilrischio diun impoverimento cognitivo
40 LUNEDÌ 10.07.2023 Patrimoni Finanza GL I S TRU M ENT I La mappa L’elenco deiservizi d'investimento digitali, basatisu portafogli modello o gestioni patrimoniali, disponibili in Italia in base all'investimnto minimo, in ordine crescente Le preferenze La percentuale di clienti che preferisce i servizi d’investimento digitali Cosìsi evolveranno i desideri deiclienti rispetto alle modalità di investimento 1) è una linea commerciale di Fideuram ISPB; 2) nell’informativa suicosti, oneri e incentivi il valore indicato varia da 0,28% a 0,49%; 3) apertura automatica di un conto afflussi per la liquidità della GP (no conto corrente ordinario) 4)canoni promozionali 2023; 2 euro al mese è riferito aiclienti al disotto dei 30 anni di età Fonte: Elaborazione L'Economia su dati forniti daisingoli operatori Fonte: EY Global Wealth Research Nome Banca/ Società Nome servizio Tipologia di servizio: gestione patrimoniale o altro Strumenti in portafoglio: fondi attivi /fondi passivi/ etf /altro Invest. minimo (€) Minimo Costi medi strumenti Massimo sottostanti Obbligo apertura conto corrente Credit Agricole italia Tinaba con Banca Profilo Moneyfarm Euclidea sim Fideuram Direct 1 Ing group Banca Ifigest Online Sim Online Sim Banca Ifigest Banca Ifigest Online Sim Euclidea sim Gestione Patrimoniale Gestione Patrimoniale Gestione Patrimoniale Gestione Patrimoniale Gestione Patrimoniale Consulenza finanziaria Gestione Patrimoniale Portafogli modello Portafogli modello Gestione Patrimoniale Consulenza generica - Portafogli modello Robo advisor Gestione Patrimoniale Prevalentemente etf Etf Etf Fondi attivi, fondi passivi, Etf Etf e fondi attivi Fondi attivi Etf Fondi attivi Fondi passivi Fondi attivi Fondi attivi Fondi attivi Fondi attivi, fondi passivi, Etf 1.000 2.000 5.000 5.000 5.000 5.000 20.000 20.000 20.000 20.000 40.000 50.000 250.000 1,00% 0,40% 0,40% 0,60% 0,65% 2€ al mese 0,72% 7€ al mese 2€ al mese4 1,00% 0 0,50% Negoziabil in base a patrimonio 0,25% 0,25% 0,20% 0,19% 0,39%2 nd 0,20% 1,20% 0,20% 0,60% 1,00% 0,90% 0,19% Possibilità dicontattare un consulente finanziario dedicato Si No Sì Assistenza Customer Service Si Si Si No No Si Si No Wealth Manager Dedicato 1,00% 1,00% 1,00% 0,60% 1,00% 4 € al mese 1,20% 7 € al mese 25 € al mese 1,40% 0 0,70% 1,20% Si Si No No Si Si No3 No No No3 No No No Opzione Pac Si Si Sì Si No Si No No No No No No Si Ca Smart Advisory RoboAdvisor Moneyfarm Euclidea Smart Direct Valore + MyMoneyCoach Fundstore Portafogli modello Portafogli modello passivi Fundstore Fundstore Robo Box Euclidea Wealth Commissione di gestione o per il servizio d'investimento 2021 2023 Nei prossimi 3 anni Gestori di fondi 35 % 40 % 27 % Piattaforme di brocheraggio 29 % 21 % 23 % Servizi d’investimento completo 26 % 30 % 36 % Banche commerciali 35 % 23 % 25 % Consulenti indipendenti 6 % 15 % 14 % Private bank 29 % 34 % 31 % Investimenti alternativi 35 % 21 % 19 % Fintech (Robo-advisor, Neobank, ecc.) 8 % 8 % 25 % Cripto valute e trading 0 % 8 % 14 % Family office 9 % 13 % 10 % 2021 12% 2023 46% di PIEREMILIO GADDA Investire (e guada I l mercato deirobo-advisor si sta risvegliando? Dopo anni di sostanziale stallo, segnati da una crescita più lenta rispetto alle attese, il mercatodellepiattaformedigitali cheoffrono servizi di consulenza per gli investimenti, basati su portafogli modello, sembra pronto a evolvere verso una forma più matura. «Da qualche tempo è in atto una metamorfosi a livello globale: si è partiti da portafogli automatizzati basati su etf (fondi d’investimento a replica passiva di un indice, quotati in Borsa ndr) per arrivare a servizi differenziati, in base alla tipologia di cliente, che oggi abbracciano anche pianificazione finanziaria e pensionistica, investimenti sostenibili e strumenti alternativi, fino alle criptovalute», dice GianniAndrea Incarnato, EY Italywealth & am leader. Nei prossimi cinque anni, secondo Statista, il giro d’affari globale dei robo-advisor crescerà del 14% l’anno, fino a superare i 4.600 miliardi di dollariingestione.Intanto,lapercentuale di clienti che preferisce ricevere consulenza tramite i canali digitali è quadruplicata in 2 anni, passando dal 12 al 46%, stima EY. Non è un caso se, anche in Italia, si osserva un certo fermento. Accanto agli operatori che hanno fatto da apripista, come Moneyfarm ed Euclidea, trovano spazio perla prima volta anche alcuni gigantidella finanza tradizionale, come Credit Agricole Italia e Fideuram (vedi tabella). C’è chi, comeChebanca!, preferisce fare unpasso di lato, trasformando il suo Yellow Advice — portafogli modello accessibili, fino a poco fa, in modalità fai da te — in un servizio guidato dal consulente finanziario. E intanto crescono le app perinvestire: un esempio è Gimme5, una soluzione digitale chepermettedi accantonare tramite lo smartphone piccole somme da destinare a fondi comuni. «La tendenza generale è l’evoluzione verso una consulenza ibrida, in cui alla componente “robo”, automatica, si somma quella umana, rappresentata dalla possibilità di accedere, con maggiore o minore frequenza, al supporto di un consulente», osserva Incarnato. Domani, 11 luglio, Fideuram presenterà il nuovo servizio di consulenza a distanza Direct Advisory, che permette di integrare l’approccio digitale all’investimento e la relazione diretta con consulenti dedicati. Secondo un’indagine fatta da L’Economia del Corriere, sono otto gli operatori che oggi offrono servizi di wealth management digitale in Italia (veditabella): oltre ai già citati, si contano Ing, Online sim (Gruppo Ersel), Fundstore (di Banaca Ifigest) e Tinaba (Banca Profilo). Un altro operatore, Scalable Capital, fondato in Germania nel 2014, oggi tra i più grandi robo-advisor in Europa (ha ricevuto finanziamenti per 260 milioni di euro da investitori come BlackRock e Tencent)lancerà il suo servizio di gestione patrimoniale digitale anche in Italia. Chi decide Vale la pena sgomberare il campo da un equivoco: questi servizi sono conosciuti come robo-advisor, ma le decisioni d’investimento vengono sempre prese da professionisti in carne e ossa, quasi sempre con l’aiuto di algoritmi che supportano l’analisi di mercato, l’asset allocation e la selezione degli strumenti più efficienti. La maggior parte delle piattaforme utilizza le gestioni patrimoniali: il cliente delega in toto le scelte di portafoglio a un team di gestori, che periodicamente le aggiorna in base all’evoluzione dei mercati. In altri casi, ci sono i portafogli modello: l’investitore riceve una proposta iniziale d’acquisto, che si compone di diverse operazioni su singoli fondi. Può autorizzarla con un click e con la stessa modalità darà seguito ai suggerimenti per ruotare il portafoglio. Non è così, invece, nel caso del servizio di consulenza generica di Fundstore: Il cliente acquista il «primo» paniere con un click, ma poi esegue inautonomia le operazioni diribilanciamento. Altre differenze tra le varie piattaforme si evidenziano nelle soglie minime d’investimento — da 1.000 a 250mila euro—e nella tipologia di strumenti sottostanti utilizzati per comporre i portafogli: etf, fondi passivi o fondi attivi (vedi i tre box nella pagina a fianco). «L’enfasi su una maggiore trasparenza dei costi contenuti della Retail investment strategy della Commissione europea potrebbero imprimere un’accelerazione allo sviluppo deirobo-advisor e dei servizi di wealth management digitale, che — conclude Incarnato — sono tipicamente più competitivi sul piano commissionale rispetto ai servizi di consulenza finanziaria tradizionale». © RIPRODUZIONE RISERVATA La mappa deiservizi digitali disponibili in Italia che offrono ai clienti ilsupporto dell’intelligenza artificiale oltre al lavoro di professionisti in carne e ossa. L’utilizzo di gestioni e fondi è sempre più tagliato su esigenze specifiche, dalla previdenza alla pianificazione finanziaria per la famiglia. Il vantaggio delle commissioni più contenute rispetto alle opzioni tradizionali. E tra i protagonistispuntano anche le grandi banche Sandra Franchino
LUNEDÌ 10.07.2023 41 gnare) con ilrobot La scelta degli Etf Nessuno batte i «replicanti» in velocità M olti servizi di wealth management digitale hanno puntato fin dagli esordi sugli etf, fondi a replica passiva di un indice, quotati in Borsa, che hanno costi di gestione molto contenuti, attorno allo 0,20%, in media (vedi tabella nella pagina a fianco). «Uno dei vantaggi rispetto ai fondi comuni, attivi o passivi — che non sono quotati — è nella velocità di esecuzione: le operazioni di compravendita necessarie, ad esempio, per ribilanciare un portafoglio possono essere effettuate in qualsiasi momento, durante la seduta di Borsa: utilizzando altri strumenti, i tempi sono più lunghi», ricorda Michele Morra, portfolio manager di Moneyfarm, società di consulenza finanziaria indipendente, con approccio digitale, con oltre 100mila clienti dichiarati. Il comitato d’investimenti periodicamente ribilancia i portafogli, affinché restino coerenti con il profilo dirischio e rendimento stabilito, al mutare delle condizioni di mercato. «Utilizziamo diversi algoritmi, sia come supporto per definire l’allocazione di portafoglio, sia perla selezione degli singoli etf, che avviene sulla base di un’analisi quantitativa, poi integrata da un processo più qualitativo», spiega Marra. «L’investitore, in ogni caso, ha sempre la possibilità di ricevere un consiglio, mettendosi in contatto con i nostri consulenti finanziari». L’azienda ha come soci principali il gruppo Allianz, Poste Italiane, M&G plc, Cabot Square Capital e United Ventures. Complessivamente ha ricevuto oltre 166 milioni di euro di finanziamenti, che le hanno permesso di sviluppare partnership commerciali con Poste Italiane, Banca Sella e Buddybank, la banca per smartphone di Unicredit. L’alleanza tra fintech e operatori tradizionali rappresenta una delle aree più interessanti nello sviluppo dei servizidi consulenza finanziariadigitale. Oggi i robo-advisor a livello globale gestiscono 2.450 miliardi didollari, stima Statista.Nel 2027 si prevede che le masse crescano di altri 2.000 miliardi. P. Gad. © RIPRODUZIONE RISERVATA 2017 190 2018 370 2019 700 2020 1.120 2021 1.860 2022 2.450 2027 Previsioni 4.660 Quanto valgono gli asset gestiti dai robot a livello globale, dati in milioni di dollari Fonte: Statista La crescita La ricetta con i fondi passivi Così si possono evitare i costi di negoziazione U n’alternativa agli etf, utilizzata dai robo-advisor, è quella dei fondi passivi: «noi li preferiamo rispetto agli exchange traded fund, che sono quotati in Borsa, perché hanno costi paragonabili, ma sono più efficienti», dice FedericoOdello, direttore commerciale di Online sim (Gruppo Ersel). «Nel caso di uno switch, un trasferimento di risorse da uno strumento ad un altro — che si realizza, ad esempio, quando occorre ribilanciare un portafoglio—non si pagano commissioni di negoziazione, a differenza degli etf. E c’è un altro costo implicito, che non si paga: il bid-ask spread (differenziale tra prezzo di acquisto e di vendita ndr); per gli etf azionari, può incidere, ad esempio, nella misura dello 0,10/1,5% e non esiste nel caso dei fondi passivi». Online simproponeduediverse soluzioni: ilrobo-advisor classico, un servizio di consulenza finanziaria online che, sulla base degli obiettivi del cliente e della sua propensione al rischio,definisce l’asset allocatione indica i periodici ribilanciamenti del portafoglio investito. Oppure i portafogli modello, che, a loro volta, possono utilizzare fondi attivi o fondi passivi. In questo caso, i prodotti che compongono i singoli portafogli sono scelti direttamente dalle società di gestione del risparmio partner, sulla base di tecniche anche quantitative: si può scegliere tra le soluzioni di Pictet am, Ubs am, Mainstreet Partners o Natixis im. Ci sono linee composte esclusivamente da fondi azionari, oppure 100% obbligazionari, o ancora bilanciati. In alternativa, ci sono panieri focalizzati su uno specifico obiettivo d’investimento sostenibile, come la lotta al cambiamento climatico o l’uguaglianza di genere. Pagando un abbonamento mensile, siricevono le indicazioni su come aggiustare il portafoglio modello, da autorizzare con un click (ma si può sempre scegliere se realizzare l’adeguamento suggerito, oppure no). Il panorama mondiale dei robo-advisor si è popolato, negli ultimi anni, di una pluralità di modelli differenti, in termini di servizio e di prezzo. Le dimensioni medie rimangono però piuttosto basse: il 95% dei player, secondo EY, gestisce meno di un miliardo di dollari. Secondo alcuni esperti, questo potrebbe in molti casi generare problema in termini di profittabilità del business. P. Gad. © RIPRODUZIONE RISERVATA Fonte: EY Global Wealth Research 95% Meno di 1 miliardo di dollari Da 1 a 15 miliardi di dollari 3% Da 15 a 25 miliardi di dollari 1% 1% Più di 25 miliardi di dollari Le dimensioni dei robot advisor: la maggioranza gestisce meno di 1 miliardo di dollari Le taglie Un mix tra portafogli attivi e copie degli indici L’algoritmo insegue il miglior valore aggiunto «N oi utilizziamo sia gli etf che i fondi comuni passivi o attivi: ogni giorno il nostro algoritmo proprietario analizza oltre 140mila prodotti, con tecniche statistiche e applicazioni di intelligenza artificiale. In questo modo, il team di gestione può scegliere gli strumenti che valorizzano l’efficienza di portafoglio», spiega Stefano Rossi, amministratore delegato di Euclidea sim, tra i pionieri in Italia dei servizi di wealth management digitale: grazie a questo metodo, osserva, negli ultimi quattro anni, il costo medio degli strumenti in portafoglio è passato da 0,48% a 0,19%. «I portafogli con un’elevata esposizione ai mercati azionari possono avere una componente più elevatadifondipassivi. Sulla componente obbligazionaria, la gestione attiva può dare più valore, purché il costo medio complessivoditutti gli strumentiinportafoglio resti sotto controllo: i fondi attivi sono scelti dall’algoritmo tra quelli che sono in grado di consegnare valore in modo persistente, e comunque all’interno di barriere di costo che sono piuttosto stringenti». Euclidea propone due tipologie di servizio: smart, accessibile a partire da 5.000 euro oppure wealth, per clienti che investono almeno 250mila euro. Nel primo caso, i clienti hanno accesso al serviziodi customer care, mentre nel secondo possono contare su unwealthmanagerdedicato, che li può supportare non solo nella gestione del portafoglio finanziario, ma anche, per esempio, in attività di consulenza fiscale, protezione del patrimonio e pianificazione successoria. Negli ultimi anni, la propensione ad utilizzare fintech per la gestione del patrimonio è rimasta stabile, attorno all’8%, dice una ricerca condotta da EY su 2.600 clienti wealth in tutto il mondo, compresa l’Italia. La percentuale, però, dice l’indagine, è destinata a triplicare, nei prossimitre anni,raggiungendo il 25%. P. Gad. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’utilizzo di Fintech per la gestione del patrimonio: una ricerca che ha coinvolto 2.600 clienti wealth in tutto il mondo, Italia compresa) Fonte: 2023 EY Global Wealth Research 2021 8% 8% 2023 25% 2026 (stime) L’interesse triplica
42 LUNEDÌ 10.07.2023 Da seguire Una selezione di emissioni a cedola variabile del Tesoro italiano IT0005399230 IT0005218968 IT0005252520 IT0005359846 IT0005311508 IT0005331878 IT0005428617 IT0005451361 IT0005491250 IT0005554982 Isin Cct Cct Cct Cct Cct Cct Cct Cct Cct Cct Emittente 4,43% 3,85% 4,59% 4,66% 4,44% 3,92% 3,99% 4,14% 4,24% 4,64% Cedola lorda 15/12/23 15/02/24 15/10/24 15/01/25 15/04/25 15/09/25 15/04/26 15/04/29 15/10/30 15/10/31 Scadenza BBB BBB BBB BBB BBB BBB BBB BBB BBB BBB Rating 100,34 100,44 101,19 102,82 101,46 100,63 100,64 99,42 98,22 100,16 Prezzo (euro) 3,54% 3,82% 3,98% 3,82% 3,94% 4,05% 4,12% 4,64% 4,92% 5,00% Rendimento lordo 0,55 0,75 1,10 1,85 0,95 0,55 0,50 0,65 0,75 1,15 Maggiorazione su euribor 6 mesi Fonte: elaborazione L’Economia del Corriere S. A. 3,8% Tasso Euribor semestrale 4% Costo del denaro nell’euro C on l’inflazione che rallenta un poco il passo — ma morde sempre parecchio— l’ultima emissione delCct,ilCertificatodi creditodelTesoro agganciato al tasso semestrale Euribor, ha risvegliato l’interesse degli investitori. Perché la sua cedola sale nelle fasi in cui i rendimenti di mercato aumentano, e viceversa.Eper evitare che si attesti a valori troppo bassi, quando il parametro di riferimento con cui calcolare il valore di quella futura tende adiminuire, c’è come sempre una maggiorazione fissa. Un «plus» che verrà sommato al dato che risulta dal parametro di riferimento. In questocaso,l’incrementoè statofissatoa 115 punti su base annua e il rendimento complessivo annuo lordo del titolo oggi balla intornoal5%lordo.IlnuovoCct verrà rimborsato fra otto anni, il 15 ottobre 2031.Anche a fronte ditasso d’inflazione in calo e, di conseguenza, di rendimenti cedenti, la maggiorazione potrebbe offrire, in ogni caso, un flusso cedolare di discreto livello. Non c’è dubbio che la gestione del portafoglio titoli ora debba essere più orientata verso le emissioni a cedola fissa, Btp in primis. Ma la fase crescente deirendimenti non è ancora giunta all’epilogo. Non è da escludere che ancora fino alla prossima primavera, la prospettiva resti incerta.Daunlato,neltimore che il costo della vita fatichi a riportarsi verso l’incremento annuale del 2%, cui le Banche Centrali anelano. Dall’altro nella paura che la rincorsa di un’inflazione comunque elevata risulti difficile. Come muoversi nel portafoglio? Sarebbe opportuno detenere titoli governativi con prevalenza di emissioni a cedola fissa, ma affiancati, seppure in quantità inferiore, da strumenti a tasso indicizzato. Nella tabella viene riportata l’intera gamma dei Cct in circolazione, le cui quotazioni sonorilevatedaBorsaItaliana quotidianamente. Gli scambi che hanno luogo a Piazza Affari sono meno intensi diquantoavvieneperiBtp,piùgettonati. Ma è abbastanza certo, come quasi sempre si verifica, che l’ultima emissione di questa tipologia di strumento, le cui caratteristiche sono state riportate poco sopra, vivràdi scambiintensi per unarco temporale medio lungo. A prescindere da questo aspetto, che fa riferimento ad un nuovo strumento finanziario presente nel mercato, le emissioni di Cct in circolazione prevedono date di rimborso fino a tutto il 2026, per un totale di sette titoli. Per poi passare al 2029, 2030 e al 2031. La parte destinata al comparto obbligazionario può quindi essere integrata dalla presenza dell’emissione governativa a cedola variabile. Le scadenze ottobre 2024e la seguentegennaio2025sonocaratterizzate da una maggiorazione sul tasso Euribor semestrale particolarmente elevata, 1,10 e 1,85 rispettivamente. Il flussocedolare intabella è indicatoconil valore semestrale e risulta essere competitivo anche con altre emissioni governative. Le proporzioni Tatticamente, accanto ad una presenza maggioritaria di Btp, i Cct contribuiscono a bilanciare il rischio tassi, laddove, come potrebbe verificarsi, la strategia della Bce si manifestasse più restrittiva e più «lunga» di quella statunitense. Allo scopodi colmaresia ilgaptemporalecon la Federal Reserve — i primi rialzi di Francoforte sono arrivati dopo circa sei mesidi quelli attuati aWashington—sia di riportare il tasso di crescita del costo della vita a livelli sensibilmente inferiori a quelli attuali. Ilrapporto tra emissioni a cedola fissa e a cedola variabile potrebbe attestarsi ad un livello di 65% contro 35%. Le scadenze dell’emissione a cedola variabile cui affidarsi sonoafine2023,ledueconrimborso 2024 e almeno la prima in scadenza nel 2025. In un’ottica di lungo periodo, considerando possibile un ritorno alla normalità europea post bellica, l’emissione appena collocata potrebbe rappresentare un’opzione interessante. Un non improbabile ritorno ad una crescita economica in Europa di livello medio alto potrebbe riproporre, tra cinque anni circa,tassiufficiali e cedole crescenti.Situazione, questa, che calzerebbe a pennello peril Cct 2031. © RIPRODUZIONE RISERVATA Cct, una «polizza» che rende il 5% peril portafoglio di mezza estate I titoli a cedola fissa, adesso che i tassisi avvicinano alla fine della corsa, possono pesare fino al 65% Ma un 35% va lasciato alle opzioni indicizzate. E il Tesoro ha da poco emesso un certificato variabile... di ANGELO DRUSIANI di GABRIELE PETRUCCIANI C edola o dividendo? Thomas Schuessler, gestore del fondo Dws Invest Top Dividend, ha pochi dubbi al riguardo. La forza di un portafoglio è nel dividendo, anche se la decisione a favore o contro una specifica asset class dipende dalla propensione al rischio degli investitori. «Sebbene una cedola al 4,5%-5% appaia interessante (per esempio, l’ultima emissione del Btp a 10 anni paga il 4,40%, ndr), le azioni continuano a incorporare una maggiore potenzialità di rivalutazione del capitale – spiega Schuessler –. La combinazione di potenziali plusvalenze e di un interessante rendimento da dividendo, dunque, dovrebbe indurre gli investitori a preferire il dividendo. In genere, poi, i titoli che pagano elevati dividendi resistono meglio all’aumento dei tassi d’interesse rispetto ai titoli growth (a crescita elevata, ndr) e quindirendono l’investimento interessante anche e soprattutto in mercati più volatili». E ancora, l’esperto diDws sottolinea come la stabilità e la valutazione siano fattori molto importanti in un contesto come quello attuale, caratterizzato da inflazione elevata e aumento deitassi d’interesse: «oggi, i titoli value (difensivi, ndr) che pagano un buon dividendo sono ancora a buon mercato rispetto a quelli growth–—argomenta Schuessler —. Certo, l’aumento dei tassi d’interesse potrebbe pesare sui prezzi, ma in genere i titoli a dividendo resistono meglio a quelli ad alto tasso di crescita. E non è detto che nel caso di una possibile recessione economica assisteremo automaticamente a una riduzione dei dividendi. Durante la crisi finanziaria del 2008, per esempio, le società del fondo che hanno aumentato i dividendi sono state molto più numerose di quelle che li hanno ridotti». Ma dove si trovano oggi le migliori opportunità d’investimento? «A livello regionale,nelfondoDwsTopDividendabbiamo una netta sovraponderazione in Europa – risponde Schuessler –.Oltre alle valutazioni relativamente favorevoli del mercato azionario, va anche detto che in Europa i dividendi svolgono un ruolo più importante rispetto agli Stati Uniti, dove le società si affidano più a operazioni di buyback (riacquisto di azioni proprie, ndr) che ai dividendi. Di conseguenza, il fondo tende storicamente a impegnarsi meno in America, ancor più da quando, con l’impennata della tecnologia, ititoli statunitensi hanno iniziato a guadagnare peso nell’Msci World». In termini di settori, invece, l’esperto di Dws sottolinea che le società da dividendo più affidabili si trovano in particolare nell’healthcare, nei servizi di pubblica utilità e nel comparto dei consumi non ciclici:«hannoincomune ilfattodi essere relativamente indipendentidagli alti e bassi dell’economia – puntualizza –. Ma nel mirino abbiamo anche altri settori in evoluzione. Negli ultimi anni, per esempio, abbiamo aumentato in modo significativo i titoli delle materie prime e dell’energia, che solitamente sono in grado di resistere a tassi d’inflazione elevati». Entrando poi nel dettaglio, Schuessler spiega come la selezione venga fatta in base a determinati criteri di tipo quantitativo:«ilpiùimportante è ilrendimento da dividendo, che contribuisce al 50% del punteggio finale, e poi guardiamo al payout ratio (la percentuale di utile distribuita agli azionisti, ndr) e alla crescitadeldividendo, che contribuiscono entrambi al 25% del punteggio finale. In particolare,idividendidovrebbero essere coperti in modo sicuro dagli utili; di conseguenza, per mantenere un cuscinetto di sicurezza, il payout ratio tipico dovrebbe essere inferiore al 50% per le societàpiùcicliche e al 70%perle società dei settori difensivi. Il profilo ideale è quello di un titolo che combina un rendimento da dividendo interessante, una crescita sostenibile eunbassopayoutratio. Inoltre – aggiunge ancora –, le società vengono esaminate anche in base a dettagli di tipo fondamentale come il rendimento del free chas flow o l’impegno sui dividendi. Nell’ultima fase del processo d’investimento del DWS Top Dividend, il gestore del portafoglio è l’unico responsabile della costruzione del portafoglio e quindi della sua performance. A oggi, il rendimento medio da dividendo del portafoglio è di circa il 4%», conclude Schuessler. © RIPRODUZIONE RISERVATA La strategia Salute, bollette, lusso: così andiamo a caccia di buoni dividendi Gestore Thomas Schuessler, gestore del fondo Dws Invest Top Dividend: in Europa più attenzione alle cedole Patrimoni Finanza O BBL IGAZ I O NARI O 1,15 per cento La maggiorazione da aggiungere all’Euribor semestrale del nuovo titolo variabile
LUNEDÌ 10.07.2023 Patrimoni Finanza 43 I L L I S T IN O DI CASA PiazzaAffari continuerà a correre? Ecco le azioni su cui puntare Primo semestre con guadagni importanti,soprattutto grazie ai finanziari. E ora c’è chi pensa a una rotazione settoriale. Industria ed energia i comparti favoriti,specie se sostenuti dai premi . Le prospettive di Tenaris, Erg ed Eni di ADRIANO BARRÌ s.F. Una selezione dei migliori e peggiori 15 titoli dell'indice Ftse Mib 40, dati del primo semestre 2023 Le classifiche Fonte: elaborazione L'Economia del Corriere 23,2 3,0 326,9 9,0 1,8 49,7 4,6 13,9 17,6 13,2 11,3 69,1 6,7 12,0 36,7 42.148 4.295 58.967 2.420 5.721 45.033 6.989 15.515 55.664 12.651 6.528 18.674 68.403 10.057 8.235 Prezzo dell’azione a fine semestre 2023 4,6% 4,3% 0,6% 0,0% 5,4% 0,5% 5,4% 0,5% 8,3% 2,9% 1,3% 1,8% 6,5% 6,8% 0,9% Rendimento dei dividendi* 68,8% 51,8% 50,7% 48,5% 42,2% 38,4% 34,8% 34,5% 32,4% 32,1% 30,6% 30,2% 27,1% 22,0% 21,8% Performance primo semestre 2023 4,7 2,4 54,6 13,0 10,5 9,7 8,1 39,5 3,0 37,6 6,7 28,2 20,6 9,4 42,6 Ratio Prezzo/ Utile* Capitaliz. Mercato (mln di euro) UniCredit Bper Banca Ferrari Iveco Group A2A Stmicroelectronics Banco Bpm Davide Campari Stellantis Inwit Leonardo Moncler Enel Mediobanca Amplifon 104,1 13,4 15,0 14,4 29,5 7,8 21,6 14,4 34,4 9,0 5,9 5,2 41,8 3,0 4,9 5.560 8.207 17.674 19.209 4.404 10.282 2.984 47.738 3.921 6.673 4.801 17.562 11.364 4.304 4.938 Prezzo dell’azione a fine semestre 2023 1,2% 4,0% 3,4% 2,7% 3,7% 0,0% 6,6% 6,7% 5,2% 6,0% 5,8% 5,7% 1,6% 4,6% 4,8% Rendimento dei dividendi* -26,0% -17,4% -13,6% -9,3% -3,4% -2,5% 0,8% 2,7% 4,0% 9,5% 10,6% 11,8% 12,2% 12,9% 13,0% Performance primo semestre 2023 25,4 16,6 5,6 8,8 47,6 71,2 6,7 3,5 15,8 10,4 10,4 24,3 18,6 12,2 10,7 Ratio Prezzo/ Utile* Capitaliz. Mercato (mln di euro) DiaSorin FinecoBank Tenaris CNH Industrial ERG Nexi Azimut Holding Eni Banca Generali Banca Mediolanum Italgas Snam Prysmian Hera Pirelli & C *su valori di bilancio 2022 Performance primo semestre 2023 Ftse Mib 18,1% Ftse Italia Star 1,6% Ftse Italia Small Cap -2,6% Unicredit Andrea Orcel, amministratore delegato del gruppo bancario: ha guadagnato quasi il 70 per cento da gennaio Diasorin Carlo Rosa, Chief executive officer del gruppo milanese: da gennaio il titolo ha lasciato sul parterre di Piazza Affari il 26% D opo il giro di boa i mercati puntano verso nuovi traguardi. Il primo semestre 2023 è stato uno dei migliori di sempre perle Borse mondiali. Peril Nasdaq si è trattato del record dal 1983. Un risultato maturato soprattutto nelle prime settimane dell’anno e grazie al contributo di pochi settori, come tecnologia negli Usa e banche in Europa. Per questo gli operatori si interrogano su cosa potrà accadere nella seconda parte dell’anno considerato che lenuvole all’orizzonte non si sono assolutamente diradate: recrudescenza dell’inflazione, recessione alle porte, tensioni geopolitiche. Un mix di fattori che, secondo gli esperti potrebbe portare a una brusca correzione. Movimento favorito dalle valutazioni che nel caso della tecnologia sono ben superiori alla media del listino e a quella storica. Per continuare a correre servirebbe una «sana» rotazione settoriale e in questo caso a salire, dovrebbero essere ititoli che si sono attardati nella prima parte dell’anno: industriali, utility, energetici e la categoria delle midsmall cap.InquestocontestoL’Economia del Corriere della Sera ha messo a confronto le società a maggiore capitalizzazione, ovvero quelle che hanno realizzato la migliore performance nei primi 6 mesi del 2023 e che invece hanno accumulato ritardo rispetto all’indice principale. Sotto iriflettori anche il rendimento del dividendo e il rapporto tra prezzo e utile, variabili che saranno tenute ingrande considerazione dagli operatori in un contesto di riduzione dei tassi di interesse dei titoli di Stato e direcessione. Irisultati sono riportati nella tabella in pagina. Al giro di boa si sono fatte trovare davanti le banche, con Unicredit e Bper Banca che hanno messo a segno rialzi superiori al 50%, molto meglio dell’indice Ftse Mib 40, che con un +20% in sei mesi, è stato comunque il migliore listino d’Europa e tra i primi 3 al mondo. Flessioni Sull’altro lato della medaglia Diasorin, FinecoBank e Tenaris, appartenenti a settori diversi ma che hanno in comune perdite borsistiche a doppia cifra, nonostante fondamentali tutt’altro che negativi.Gli investitori sono quindi ad un bivio: continuare a cavalcare i vincenti, o cambiare cavallo?Una bussola potrebbe arrivare dall’andamento dei più recenti dati macroeconomici che da un lato indicano una blanda recessione, sia inUsa che inEuropa edall’altrouna discesa dell’inflazione meno rapida delle attese, in particolare in Usa. Situazione che induce a guadare con attenzione alle società industriali ed energetiche. In questa lista potrebbero quindi rientrareTenaris edErg. Entrambe ititoli trattano in territorio negativo da inizio anno. Il gruppo produttore di acciaio per l’industria delle tubature è molto esposto all’andamento dei prezzi e produzione di greggio che riflettono le aspettative sull’andamento dell’economia mondiale. Previsioni che ora volgono al bello e sono riflesse sulle quotazioni dell’oro nero balzato del 3% in una settimana e tornato stabilmente sopra la soglia dei 70 dollari. Possibilità di ripresa quindi per Tenaris che nonostante numeri record nel primo trimestre dell’anno tratta ancora di oltre il 20% sotto i massimi da 12 mesi. Una spinta potrebbe arrivare dal flusso di notizie in chiave strategica. Mediobanca Securities ha Outperform dopo l’annuncio che Tenaris ha perfezionamento l’aumento della propria partecipazione nella brasiliana Usinas Siderurgica de Minas Gerais. GiudiziopositivoanchedapartediJefferies che, in vista dei risultati semestrali, che saranno diffusi il prossimo 2 agosto, ha comunicato di avere avviato la copertura sultitolo conungiudizio Buy e un target price di 19 euro. I dati di bilancio potrebbero riaccendere i riflettori anche su FinecoBank che da gennaio ad oggi ha accumulato una perdita di oltre il 17%. Nel mese di giugno la raccolta netta è stata pari a 765 milioni di euro, portando il totale da inizioannoadoltre 5miliardi.Positiva anche l’acquisizione di nuovi clienti con 9.100 nuovi ingressi per un totale che supera 1,5 milioni. Contesto cheha spinto Equita Sima confermare ilrating Buy con target di 17,5 euro. «I dati – spiegano gli esperti - confermano un quadro solido per la piattaforma di Fineco, ancora più importanti perché acquisiti senza politiche commerciali di breve termine e in un mese ancora complicato per i mercati». In ritardo Tra i ritardatari molto interesse anche per le società difensive ma ad alto rendimento. Con l’estate dovrebbero terminare i rialzi del costo del denaro e di conseguenza diventare competitive le cedole azionarie rispetto a quelle dei titoli di Stato. Pensiamo a Italgas e Snam che hanno staccato in dividendo con un rendimento che sfiora il 6% e hanno una buona probabilità di fare altrettanto il prossimo anno. Entrambe i titoli perdono quasi il 10% rispetto alle blue chip. Anche Eni fa parte delle società ad alto rendimento che potrebbero essere riscoperte in caso di rotazione settoriale. Da gennaio ad oggi le quotazioni simuovono intorno alla parità e il titolo tratta su valutazioni molto basse, il riflesso di profitti a livello record nel 2022. Una speranza di ripresa borsistica è legata alla quotazione di Plenitude, la controllata nel campo della produzione e distribuzione di energia che potrebbe avvenire nel 2023 se si dovesse aprire una finestra di mercato favorevole. Notizia cheha spinto Equita Sima confermare il giudizio Buy con target di 19,50 euro. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il rialzo dei tassi sembra aver esaurito la spinta propulsiva: questo dovrebbe rivalutare i titoli con un alto dividendo
44 LUNEDÌ 10.07.2023 Patrimoni Finanza GE S T I O NI GL O BAL I Fineco: «Così leggiamo le esigenze delrisparmiatore italiano» A Dublino, capitale europea del gestito (masse per 6,5 trilioni di euro)sono quattro le maison tricolori Fabio Melisso (Fam): «Dopo cinque anni di innovazione prodotto sfioriamo i 30 miliardi di patrimonio» di STEFANO RIGHI L o sbarco ufficiale avvenne nel luglio 2018. Sottovoce, senza particolari clamori, come nel costume della casa. Da piazza Durante, a Milano, mesi prima era partito per Dublino Fabio Melisso. Era l’ottobre 2017. Sul biglietto da visita c’era scritto ceo di Fineco asset management (Fam), ma in quelle primissime settimane Melisso era solo l’amministratore delegato di sé stesso. L’attività partì da zero. Una stanza all’interno di un affermato studio legale e poco più. Cinque anni dopo Fam ha superato i 29 miliardi di euro di masse gestite e al sesto piano del palazzo sul George’s Quay, al centrodella citydublinese che in meno di trent’anni è diventata la più importante piazza europea nella gestione del risparmio, sono in 71, provenienti da 20 nazioni e cinque continenti, a gestire un patrimonio che irisparmiatori italiani fanno crescere ogni mese. Ricette «Abbiamo toccato con mano come l’Irlanda sia riuscita ad uscire dalla profonda crisi degli anni 80 con una accorta politica industriale -diceMelisso -, chehapuntato su alcuni settori strategici: la tecnologia, il farmaceuticoe la finanza.Inparticolare,la finanza ha fatto diventare Dublino una delle piazze più importanti al mondo. Ed è semplice la spiegazione: seguendo le precise normative che vengono richieste qui si ottieneuna licenza bancaria insettemesi, mentre un nuovo fondo di investimento viene autorizzato a operare sul mercato nell’arco di 4-6 settimane. Fattori questi che rendono unica l’attrattività di Dublino». Non c’è, come si può pensare in maniera superficiale, solo l’aspetto fiscale, che pure è importantissimo. Se ci si basasse solo su quella componente altre piazze europee, come il granducato di Lussemburgo, sarebbero maggiormente attraenti. A Dublino c’è di più. Oltre alla tassazione fissata al 12,5% per i prodotti finanziari c’è un ecosistema di competenze che ha portato in Irlanda 38 mila lavoratori altamente qualificati, che generano uno spill over di competenze unico in Europa. A questi due fattori si somma l’efficienza della Banca centrale e dei suoi controlli, che permette di abbattere i tempi di registrazione e di autorizzazione dei vari prodotti finanziari. Oltre a Fineco le altre italiane oggi presenti a Dublino sono Eurizon, Fideuram e Banca Mediolanum. In pocopiùdi 2 km²,tutte le principali case di investimento al mondo hanno sede e da qui gestiscono asset per un valore complessivo di 6,5 trilioni di euro sui 23 trilioni totali in Europa. Fineco asset management ha un accordo con la Scuola normale superiore di Pisa per gli ambiti di Fisica e Matematica, ma basata ad Dublino può scegliere in un bacino altamente qualificato di competenze tecnico scientifiche, la basedi ogni attuale programma di investimento. «Aver superato i 29,1 miliardi di euro in gestione al 30 giugnoscorso-diceMelisso - è il segnale più evidente della bontà delle nostre politiche di investimento e della forte integrazione con la banca italiana che ci controlla al 100% e, soprattutto, con la sua rete di operatori sulterritorio. La rete è in effetti, per noi, non solo strumento di promozione dei nostri prodotti, ma anche preziosissimo sistema di rilevamento delle esigenze della nostra clientela». Sono 201 le strategie di investimento elaborate in questi anni da Fam e 441 gli Isin che determinano la pienezza della offerta. Il mantra è quello del fare tutto in casa, per avere il maggior controllo possibile sull’intera catena che unisce le varie anime dell’azienda, dal team legale alle analisi di mercato. «Abbiamo sei linee di business che si sostanziano in una ampia offerta di fondi, che va dai fondi di fondi ai cloni - dice Lorenzo Di Pietrantonio, chief investment officer di Fam - e un’unica visione, quella delrisparmiatore italiano, che èdiversada quella del risparmiatore di altri paesi». Intelligenza artificiale L’intelligenza artificiale, che è iltrend alla moda in questo momento anche se si parla di risparmio e investimenti, è al centro di profonde riflessioni anche in Fam. Per ora però le opportunità che derivano dall’utilizzo dell’intelligenza artificiale sono più utili all’azienda, nella sua organizzazione interna, che riflesse nei prodotti che vengono proposti. Il robot advisor ad esempio, dice Melisso, «non risolve da solo il problema chiave dell’investimento, ovvero ilrapporto tra le esigenze del cliente e il programma che esegue le operazioni di investimento. Noi siamo convinti dell’importanza fondamentale della consulenza, soprattutto in ambiti così delicati come quelli che vengono toccati dal risparmio». Proprio l’attenzione agli aspetti culturali del risparmiatore italiano, oggi molto spesso orfano della cedola, hanno portato Fam ad elaborare un paio di nuovi prodotti di investimento che verranno presentati al mercato domani, proprio per celebrare il quinto anniversario della attività irlandese. Si tratta di Smart Defence Single Strategy Fam fund, prodotti che si legano alle performance di Janus Henderson Us forty fund e di Jp Morgan global focus fund, tutelando il capitale investito, che infatti viene garantito a scadenza, con un orizzonte temporale definito: sei anni. All’epoca, Famne avrà compiuti11 aDublino. © RIPRODUZIONE RISERVATA Risparmi & Investimenti Fabio Melisso, amministratore delegato di Fineco Asset Management, la controllata al 100 per cento di Finecobank L’idea È l’ora di puntare su bond un po’ più lunghi I l momento dei Btp. In generale, complice la politica monetaria aggressiva della Bce,tutto il mercato obbligazionario tricolore rappresenta un’opportunità oggi. «Con rendimenti che sulle scadenze medio-lunghe oscillano tra il 3,5% e il 4,5%, e un profilo di rischio e volatilità più basso rispetto al mercato azionario, la cedola oggi appare più attraente rispetto al dividendo – spiega Mauro Valle, responsabile investimenti obbligazionari di Generali Investments –. E il fatto che la Banca centrale europea abbia indicato un obiettivo di inflazione al 2% entro il 2025 è un ulteriore catalizzatore per il mercato del reddito fisso». Ma l’Italia non è l’unico mercato da considerare nella costruzione di un portafoglio obbligazionario. «Il Btp, che paga una delle cedole più alte d’Europa, è solo una parte dell’asset allocation – argomenta Valle –. Oltre ai governativi, in portafoglio andrebbe inserito anche un po’ più di rischio, contenuto, attraverso le emissioni corporate investment grade con scadenze medio-brevi, andandosi così a prendere un rendimento intorno al 4% – puntualizza –. E alzando ancora un po’ l’asticella del rischio, se il proprio profilo lo consente, in un orizzonte di più lungo periodo si potrebbe aggiungere qualche titolo high yield (ad alto rendimento, ndr), che arriva a pagare fino al 6-7 per cento. Anche i subordinati finanziari potrebbero essere un’occasione, ma solo nell’ambito dell’Eurozona, dove le banche godonodi sistemidi controlloediuna solidità di livello superiore». Che si tratti di investment grade, high yield, o subordinati finanziari, comunque, la regola aurea rimane la diversificazione, «magari investendo in prodotti dirisparmio gestito – consiglia Valle –. In ogni caso, l’area di riferimento deve essere l’Europa, per evitare che il rischio cambi eroda parte dei rendimenti. Certo, in un portafoglio ben diversificato potrebbe aver senso inserire un po’ dititoli governativi americani a breve scadenza, visto che il Treasury a un anno paga più del 5 per cento; ma bisogna essere consapevoli che un eventuale apprezzamento del dollaro avrà un impatto negativo sullaperformance».Ese finoa ieriiportafogli obbligazionari sono stati costruiti conuna durationmedio-basso,tra i 3 e i cinque anni, oggi potrebbe aver senso iniziare a lavorare con un’ottica di più ampio respiro. «Per un gestore come noi, che è parte di un gruppo assicurativo, è naturale proiettarsi in un orizzonte di lungo, ma oggi è opportuno anche nella prospettiva di un piccolo investitore. Nella seconda metà del 2023 vedremo se sarà arrivato il momento giusto per cominciare a massimizzare il rendimento e a sfruttare il reddito fisso come opportunità di lungo, nell’ottica che l’inflazione torni su livelli più ragionevoli», conclude Valle. Gabriele Petrucciani © RIPRODUZIONE RISERVATA Money manager Mauro Valle, responsabile investimenti obbligazionari di Generali Investments In sette mesi si riesce a ottenere una licenza bancaria, mentre un nuovo fondo di investimento viene autorizzato in 4-6 settimane La storia Fineco Asset Management (Fam) è la fabbrica prodotti di Finecobank che la controlla al 100 per cento. Fam è stata costituita a Dublino, in Irlanda, nel luglio 2018. Finecobank (nella foto: l’amministratore delegato Alessandro Foti), fondata nel 1999, è quotata alla Borsa di Milano dove capitalizza 7,2 miliardi di euro. Il cda di Fam è composto da tre amministratori indipendenti, il ceo Fabio Melisso e il Risk manager
LUNEDÌ 10.07.2023
46 LUNEDÌ 10.07.2023 Beni Rifugio I L BI LANCI O , GL I APPUNTA M ENT I Bertolami Roma Arte contemporanea Colasanti Roma Dipinti antichi, arredi, sculture e oggetti (anche il 12. Foto: Piano circolare ) Finarte Roma Arte figurativa tra XIX e XX secolo Tajan Parigi Gioielli. Orologi 10 Lug Calendario XIX e XX secolo (online sino al 12) Sotheby’s New York Contemporary Discoveries (online sino a 18) Sotheby’s New York Modern Discoveries (online sino a 19). Libri e manoscritti (online sino a 20) Sotheby’s Parigi Libri e manoscritti (online sino al 18) Wannenes Online Dipinti del realismo sovietico (online sino al 18) Babuino Roma Libri e incisioni (online sino a 19) Christie’s New York First Open: Post-War and Contemporary Art (online sino al 18 luglio). Contemporary Edition (online sino a 19) Farsetti Online Arte moderna, contemporanea e grafica (sino al 12) Sotheby’s Londra Sculture del 11 Lug (lotti a scadenza differita) Blindarte Online Orologi e gioielli 15 Lug (online sino al 19 luglio) Sotheby’s New York Realismo del XXI secolo (online sino a 24) Pandolfini Poggio Bracciolini Firenze Arredi, oggettistica e dipinti dal XVII al XX secolo 14 Lug Aste Bolaffi Torino Libri rari e autografi (anche il 13) Bonhams Londra Arte britannica e irlandese. Arti decorative Christie’s Londra Libri e manoscritti Sotheby’s Hong Kong Diamante da 15,02 carati (online sino al 20 luglio) Sotheby’s Milano The Carrera Collection Wannenes Genova Design e stile italiano (anche il 13) 13 12 Lug Lug Bertolami Roma Bronzetti dal Medioevo all’800 Bonhams Londra Orologi Christie’s Londra La collezione di libri di Norman Bobins Christie’s Londra Arte europea e britannica Finarte Milano Collezione Gavagnin, Villa Correr Pisani Phillips Londra New Now Sotheby’s Londra Importanti stampe giapponesi (online sino al 20) Il principato dell’arte Monte Carlo tutta da vedere Da Marc Chagall a Renoir, dai gioielli fino agli orologi più preziosi: esposizione mondiale di PAOLO MANAZZA E LUCA ZUCCALA A ttraversa tutta Monte Carlo ma non è il circuito di Formula 1. É ilGran Premio dell’arte, che più che una gara assomiglia a un super happening estivo. Archiviata la settimana scorsa la tradizionale Art Week di inizio mese, Monaco si consolida come punto di incontro nevralgico di buyers e collezionisti da tutto il mondo. Per tutta l’estate il Principato simuove sul crinale delmercato, tra arte e «artificazione», vendita ed esposizione. Là dove si muovono due realtà consolidate come Sotheby’s e Christie’s. Ventidue Ventidue opere di Marc Chagall, per esempio, compongono la mostra che Sotheby’s allestisce sino al 15 settembre.Nonunluogo casuale,Monaco,dal momento che l’artista trascorse nel sud della Francia, dipingendo, gli ultimi trent’anni della sua vita. Proprio su questa produzione, dove rintracciamo tutti gli elementi topici del pittore, si concentra l’esposizione. Alla quale la maison affianca una vendita di gioielli, orologi eborse.Inrisaltoalcuni giovani designer, che con il loro gusto hanno dettato nuove linee d’espressione, come Hannah Martin, Silvia Furmanovich, Lola Fenhirst e Mj Jones. Un nucleo di 10 orologi - Rolex, Patek Philippe, Voutilainen - complessivamente stima invece 1,2 milioni di euro. Anche Christie’s punta su una formula simile, con una Selling exhibition (sino al18 luglio) che affianca arte impressionista, moderna, contemporanea e gioielleria. All’interno del Cipriani Monte Carlo, Picasso, Modigliani, Cézanne, Matisse, Monet dialogano con preziosi diademi, anelli e collane. Mentre ilGrimaldi Forum celebra il più noto degli impressionisti - Monet in Full Light - a 140 anni dalla sua prima visita in Riviera,Ward Moretti e Moretti FineArt portano per la prima volta a Monaco una selezione di grandi opere del genere. Tra queste Jeune Fille lisant di Renoir, Madame Vuillard cousant di Vuillard e Fleurs rouges di Bonnard.D’altro stampo la mostra che Hauser & Wirth dedica al gigante della scultura novecentesca John Chamberlain (sino al 2 settembre). Un dialogo didattico che affianca alcune opere seminali, realizzate nel periodo del Black Mountain College (dove i suoi maestri erano Kline e de Kooning), con altre più mature. Lavori dove emerge l’approccio lirico, anche perché spesso accompagnati da componimenti poetici dedicati. Artcurial Immancabile la presenza di una delle regine di casa, Artcurial, che dal 16 al 19 luglio esita una serie d’incanti che seguono quello che ormai è lo spartito della Riviera. Alta gioielleria (rappresentata da un anello con rubino firmato Guillemin & Soulaine, stimato 150-250 mila euro) e orologi di lusso (su tutti un Rolex Daytona, Paul Newman da 400-800 mila. Ma anche borse in edizione limitata (come la Kelly bianco Himalaya di Hermes, stima 100-200 mila) e design dal sapore mediterraneo. Ma soprattutto la Monaco Sculptures, che dissemina opere per tutto il Principato prima di proporle in vendita. Tra queste una pecora e un ariete firmati François-Xavier Lalanne, entrambi stimati 280-380 mila euro. Ma soprattutto l’imponente Himmage à Eiffel assemblato da Cesar e valutato 350-550 mila euro. Il tocco italiano Il 19-20 luglio tocca poi all’italiana Wannenes, che dal suo avamposto nel Principato presenta due aste, ancora dedicate a orologi e gioielli. Nella prima vendita tutte le attenzioni sono per un De Bethune DBD 3/8 in oro bianco, estremamente raro e prezioso. Tanto che la stima è di100-150 mila euro. Tra i gioielli, il più brillante, è invece un anello con diamante. Un’unica grande e luminosa pietra, che porta l’accessorio a valere circa 600-800 mila euro. Sempre di diamanti, ma anche di rubini, si compone il collierfirmato Repossi. Un gioiello da fascino e stima aristocratica: 40-60 mila euro. Ormai i collezionisti lo sanno: l’arte come investimento ha esteso la sua definizione e anche l’ampiezza della sua offerta. © RIPRODUZIONE RISERVATA In asta Di François-Xavier Lalanne, Bélier (a sinistra) e Brebis (a destra), in bronzo e pietra epossidica. In asta da Artcurial a Monte Carlo martedì 18 luglio. Stima: 280 mila-380 mila euro l’una Proposta Di Marc Chagall, Gouache préparatoire pour la lithographie d’interprétation Sirène au poète. Da Sotheby’s a Monaco dal 3 luglio al 15 settembre. Range di prezzo: 5 mila-10 mila euro Mostre e rassegne L’estate del bello, dalle Baleari alle isole greche N on solo il Principato, non solo la Costa Azzurra. Le mete del mercato dell’arte sono molteplici e impreziosiscono le coste del Mediterraneo. Dall’EgeoalleBaleari,dove loscorso giugno ha riapertoIsladelRey,l’isola situatanel porto di Mahon, a Minorca, sede dell’incubatore di arte contemporanea di Hauser & Wirth. L’avamposto spagnolo della mega galleria svizzera ha inaugurato la stagione con la mostra di una delle più quotate artiste contemporanee: Christina Quarles (1985), che nel maggio 2022, a New York, ha passato i 4,5 milioni di dollari in asta con Night FellUponUsUpOnUs. Quella ora in scena è la prima mostra in Spagna della pittrice di LosAngeles, che arriva dopo la partecipazione alla Biennale di Venezia. Come In From An Endless Place raccoglie l’ultima produzione dell’artista, in cui le tele e i disegni mostrano corpi frammentati e polimorfi, i prezzi vanno dai 50 ai 400 mila euro. In concomitanza, sempre in galleria, si può visitare After the Mediterranean, che riunisce sette artisti il cui lavoro affronta le sfide sociali ed ecologiche della regione. Entrambe si possono visitare sino al 29 ottobre. Dalla Spagna alla Grecia. Sulle rive dell’Egeo, come ogni estate, si alza il sipario sulla Deste Foundation, nell’isola di Hydra, di proprietà del super collezionista greco-cipriota Dakis Joannou, una delle uniche figure nel mondo dell’arte a presenziare fin dal 2004 nella lista Power100diArtReview. Suoanche il celebre The Guilty Yacht disegnato da Jeff Koons, dal valore di 40 milioni di dollari. Quest’anno la Fondazione, sino al 30 ottobre, ha inaugurato Dream Machines, una mostra che esplora l’impatto della tecnologia sull’immaginazione umana, con opere di Duchamp, Cattelan, Parreno e molti altri. Il Mare Nostrum torna a essere caput mundi. Almeno per l’arte. P. Man. © RIPRODUZIONE RISERVATA A Minorca Di Christina Quarles, che nel maggio 2022 a New York ha passato in asta i 4,5 milioni, questo Rain Again, sarà in mostra da Hauser & Wirth Artcurial Monte Carlo Gioielli. Orologi 16 Lug
LUNEDÌ 10.07.2023 47 Ho effettuato nel 2022 interventi di efficientamento energetico sulla mia abitazione usufruendo delSuperbonus del110%.Nonavendo capienza Irpefperl’importo totale, ed essendo al momento impossibilitato alla cessione del credito, vorrei sapere se posso portare in detrazione in 10 anni la rimanenza che non posso usufruire in 4 anni. Ho ricevuto risposte discordanti. Lettera firmata — via email Perrispondere compiutamente bisognerebbe sapere se il nostro lettore ha già presentato la dichiarazione relativa airedditi del 2022 perla quale c’è comunque tempo fino al 30 settembre peril 730 o il 30novembre se compila ilmodelloRedditi PF.Questo perché il decreto legge 11/2023 ha modificato le regole sul periodo dirimborso del superbonus specificando che «perle spese sostenute dal1° gennaio al 31 dicembre 2022, la detrazione può essere ripartita, su opzione del contribuente, in dieci quote annuali di pari importo a partire dal periodo d’imposta 2023. L’opzione è irrevocabile ed è esercitata nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta 2023, a condizione che la rata di detrazione relativa al periodo d’imposta 2022 non sia stata indicata nella relativa dichiarazione deiredditi». Quindi se non ha ancora inviato la dichiarazione, o se ha inviato la dichiarazione senza chiedere la detrazione, come sembra dal quesito, potrà spalmare le rate rimanenti in dieci anni a partire dalla dichiarazione dell’anno prossimo. Basterà indicare questa opzione, che sarà irrevocabile,nelmodello 730 oRedditi Pf da presentare nel 2024. Entro il 30 novembre avrà comunque la possibilità di effettuare la cessione del credito(ammessoditrovare chiloacquista) conla cosiddetta«remissione inbonis». Perfarla bisognerà effettuare la comunicazione sulla piattaforma telematica dell’Agenzia delle Entrate e versare un tributo di 250 euro con il modello F24 con elementi identificativi (il cosiddetto modello Elide). Con la consulenza di Gino Pagliuca SUPERBONUS Chi può allungare il rimborso a 10 anni I Gnognosaurs di Andrea Venier Fisco, Risparmio Previdenza LA P O S TA I NOSTRI ESPERTI Ecco i professionisti che ci aiutano ogni settimana a rispondere ai vostri quesiti. DIRITTO E SUCCESSIONI Consiglio nazionale del Notariato FISCO Stefano Poggi Longostrevi, Giorgio Razza (Associazione italiana dottori commercialisti), Raffaele Mauro, Gino Pagliuca) PREVIDENZA Domenico e Leonardo Comegna RENDITE FINANZIARIE Valentino Amendola TASSE LOCALI Cesare Cava TASSE LOCALI Il compromesso non «vale» per l’Imu Ho venduto un appartamento occupato da un inquilino moroso e da un anno sotto sfratto esecutivo. Per problemi vari non ho ancora fatto ilrogito e l’immobile non è utilizzabile da nessuno dei contraenti. Ho versato l’acconto Imu. A rogito completato potrò richiedere il rimborso dell’Imu pagata dalla data del compromesso? Lettera firmata — via email Purtroppo no. Il compromesso non ha rilievo ai fini del versamento dell’Imu. La soggettività passiva deltributo transita all’acquirente solo dalla data dell’atto notarile di compravendita. MUTUI Pro e contro delle rate costanti Per comprare casa mi è stato proposto un mutuo a rate costanti. Si tratta di un buon consiglio? Lettera firmata — via email I mutui a rate costanti sono a tasso variabile, ma mantengono lo stesso costo mensile perché cambia l’ammortamento del capitale. Se gli interessi salgono si restituisce una quota minore di debito e la durata del mutuo si allunga e viceversa. L’esperienza dimostra che possono risultare rischiosi ma, paradossalmente, lo sono molto di più quando partono a tasso basso. Farli oggi è come scommettere su un deciso ribasso dell’Euribor. L’opzione di mutuo a tasso fisso più eventuale surroga, se quando i tassi scenderanno, lascia più tranquilli DICHIARAZIONE REDDITI Il trattamento delle polizze sanitarie In una risposta del 17 marzo si afferma che, dato che i premi per le polizze sanitarienonsono detraibili si può detrarre l’intera spesa, anche se è stata integralmente rimborsata dall’assicurazione. Non è possibile invece detrarre i premi annuali delle polizze nelrigo E/8 del 730, codice 36 ? Lettera firmata — via email Si conferma la risposta fornita. Nelrigo E/8, altri oneri detraibili, il codice 36 riguarda i premi per assicurazioni sulla vita e contro gli infortuni, aventi per oggetto ilrischio di morte o invalidità permanente non inferiore al 5%, che sono detraibili al19%su un premio annuomassimodi 530 euro,manonle polizze sanitarie. La circolare 14/E del 19 giugno 2023 pagina 40, conferma che si considerano rimaste a carico le spese sanitarie rimborsate o direttamente sostenute da assicurazioni, per effetto di premi di polizze sanitarie (per le quali non spetta alcun beneficio) versati dal contribuente. Direttore responsabile LUCIANO FONTANA Vicedirettore vicario BARBARA STEFANELLI Vicedirettori DANIELE MANCA VENANZIO POSTIGLIONE FIORENZA SARZANINI GIAMPAOLO TUCCI RCS MEDIAGROUP S.P.A. Sede legale: via A. Rizzoli, 8 - Milano Registrazione Tribunale di Milano n. 490 del 16 settembre 2003 © 2023 COPYRIGHT RCS MEDIAGROUP S.P.A. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo prodotto può essere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali. Ogni violazione sarà perseguita a norma di legge. REDAZIONE E TIPOGRAFIA Via Solferino, 28 - 20121 Milano Tel. 02-62821 CAIRORCS MEDIA S.P.A. Sede operativa: Via A. Rizzoli, 8 - 20132 Milano Tel. 02-25841 – Fax 02-25846848 Responsabile pubblicità: Andrea Galli ([email protected]) www.cairorcsmedia.it MASSIMO FRACARO (caporedattore) Carlo Cinelli (caporedattore vicario) Francesca Gambarini, Giuditta Marvelli (caposervizio), Alessandra Puato, Stefano Righi (caposervizio), Isidoro Trovato (vice caposervizio) In redazione: Stefano Salvia (grafico) Art Director: BRUNO DELFINO Progetto: redazione grafica a cura di Michele Lovison SUPPLEMENTO DEL Massimo Fracaro Scrivete a: L’Economia Via Solferino 28 20121 Milano [email protected] www.corriere.it LUNEDÌ 10 LUGLIO 2023 ANNO XXVII - NUMERO 27 Le scadenze della settimana L M M G V S D 10 11 12 13 14 15 16 10 lunedì Contributi colf I datori di lavoro domestico devono versare i contributi Inps relativi al 2° trimestre 2023. 15 sabato Fatturazione differita Entro oggi, occorre emettere e registrare le fatture peri beni consegnati o spediti durante il mese precedente. È possibile usufruirne anche perle fatture di servizi, purché questi siano individuabili attraverso idonea documentazione. Commercio al minuto Gli esercenti il commercio al minuto, e i soggetti assimilati, devonoregistrare entrooggiriepilogativamente i corrispettivi delmeseprecedente,purchécertificatidascontrinooricevuta fiscale. I dati vanno trasmessi all’Agenzia delle Entrate in via telematica. L’obbligoditrasmissione telematicaprima limitato alla grande distribuzione riguarda ora tutti gli operatori. 16 domenica (Scadenze prorogate a lunedì17) Dichiarazione redditi: versamenti rateali I contribuenti titolari di partita Iva, che hanno scelto il pagamento rateale delle somme risultanti dalla dichiarazione dei redditi, ehannoeffettuatoilprimoversamentoentroil30giugno, devono corrispondere la seconda rata con applicazione degli interessi nella misura dello 0,18%. Versamenti unificati Entro oggi va eseguito il versamento unificato di imposte,ritenute e contributi. Ecco i principali adempimenti: IVA. I contribuenti mensili devono effettuare il versamento dell’Iva dovuta peril mese di giugno (codice tributo 6006). RITENUTE ALLA FONTE. I sostituti d’imposta devono versare le ritenute operate nel mese precedente suiredditi: di lavorodipendenteeassimilati,dilavoroautonomo,di capitalee sui dividendi. CONTRIBUTI INPS. I datori di lavoro devono versare i contributi sulle retribuzioni dei dipendenti del mese precedente. PARASUBORDINATI.I committenti devono versare alla gestione separata Inps i contributi sui compensipagatinelmese precedenteperirapportidicollaborazionecoordinataecontinuativa e peri lavoratori a progetto. Affitti brevi I soggetti residenti e non residenti, che esercitano attività di intermediazione immobiliare o che gestiscono portali telematici, che nel mese precedente hanno incassato canoni o corrispettivirelativi ai contratti di locazione breve, o che sono intervenutinelpagamento,devonoversare le ritenuteoperate (nella misura del 21%). Codice tributo 1919. Ravvedimento operoso Icontribuentichenonhannoversatoleimposte(ochelehanno versate in misura ridotta) entro la scadenza del 16 giugno, possono farlo entro oggi, pagando anche la sanzione ridotta dell’1,5%,oltreagliinteressialtassolegaleannuo(5%),maturati dalla data della scadenza non rispettata. Le sanzioni e gli interessi vanno evidenziati a parte, in base al codice corrispondente al tipo di omissione commessa. Perle sanzioni i codici sono i seguenti: 8901 per l’Irpef, 8918 per l’Ires, 8904 per l’Iva, 8906 perle ritenute, 8907 perl’Irap, 8902 perl’addizionale regionale, 8926 perl’addizionale comunale, 8911 perle altre violazioni.Pergliinteressi,icodicidiversamentosonoi seguenti: 1989perl’Irpef,1990perl’Ires,1991perl’Iva,1992perleimposte sostitutive, 1993 per l’Irap, 1994 per l’addizionale regionale, 1998perl’addizionalecomunale.Gliinteressiriguardantileritenuteole altreomissionidei sostitutid’imposta si aggiungono all’importo dovuto e quindi i non vanno indicati separatamente. Il ravvedimento può essere fatto anche per l’Imu non versataoversatainmenoentroil16giugno.Sanzionieinteressi si sommano all’imposta dovuta e si barra l’apposita casella. PaoloDubini © RIPRODUZIONE RISERVATA
LUNEDÌ 10.07.2023