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Published by Daniele D'Amico, 2023-07-12 07:12:34

IlFattoQuotidiano12Luglio2023

IlFattoQuotidiano12Luglio2023

Mercoledì 12 luglio 2 02 3 – Anno 15 – n° 190 e 2,00 – Arretrati: e 3 ,0 0 Redazione: via di Sant’Erasmo n° 2 – 00184 Roma Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 a2,00 - Arretrati: a3,00 - a14 con il libro "Lucio Battisti. Il genio invisibile" y(7HC0D7*KSTKKQ( +%!"!_!=!$ Sant’Artiglio » Marco Travaglio La fabbrica dei santi dello Stato, molto meno selettiva di quella della Chiesa, ne ha sfornati altri due in un sol giorno. Non bastando San Silvio, pure Arnaldo Forlani e Attilio Fontana. Alle esequie dell’ex premier Dc, monsignor Vincenzo Paglia l’ha descritto come un martire che, dopo la “tempesta giudiziaria”, “bevve la cicuta fino in fondo”. La tempesta è l’indagine sulla più enorme mazzetta vista in Europa prima dell’avvento di Previti: la maxitangente Enimont (140 miliardi di lire), di cui Forlani confessò a Di Pietro di aver concordato una quota per la Dc con Carlo Sama. Dopodiché fu condannato, e ci mancherebbe pure. Quanto alla cicuta, è improbabile che Socrate-Forlani l’abbia bevuta, e fino in fondo: sennò non sarebbe campato fino a 97 anni. L’altro santo è Fontana, presidente della Lombardia, prosciolto anche in appello per lo scandalo dei camici di suo cognato. Il popolare Artiglio ritiene così dimostrata la sua “corre ttezza”, mentre la Santanchè – u n’intenditrice – loda la sua “i nte gri tà” e Salvini chiede addirittura “le scuse” d ai 5S, dal Pd e dai media (Report e il Fatt o) che denunciarono il conflitto d’interessi tra Fontana e il cognato. Spiace deluderli, ma la Corte non dà né può dare patenti di integrità e correttezza, perché non smentisce un solo fatto: conferma il verdetto del gup che escludeva la rilevanza penale della condotta di Fontana. Il quale, smascherato da Report e dal Fat - to, si era affrettato a trasformare in “donazione”il contratto di “for - n it u ra ” da 513mila euro gentilmente offerto senza gara dalla sua Regione al cognato; e poi ad abbuonargli 25mila camici non consegnati e a tentare di rimborsargli metà dei mancati introiti (sui 50mila pezzi già forniti) con 250mila euro bonificati da un suo conto svizzero (quindi il cognato non voleva “donare”un bel nulla). Ma l’operazione fu bloccata dall ’antiriciclaggio: così si scoprì che il presidente aveva conti in Svizzera con la presunta eredità materna di 5,3 milioni tenuti illegalmente su due trust delle Bahamas e fatti rientrare (per finta) in Italia nel 2015 con la vo lunt ary d i s c l o s u re . Né Report né il Fa t t o né i suoi avversari hanno mai parlato di reati: ma evidenziato uno scandalo etico-politico grosso come una casa, per il conflitto d’in - teressi cognatistico, per le tragicomiche bugie e per l’i n d ec e n z a dei conti plurimilionari in Svizzera sempre taciuti agli elettori. Il fatto che in Italia tutto ciò sia lecito allieta comprensibilmente Fontana, ma dovrebbe preoccupare tutti gli altri. Perché qualunque amministratore pubblico sa di poterlo rifare impunemente grazie a una legge sul conflitto d’interessi che grida vendetta. Ecco: siamo noi che aspettiamo le scuse da chi l’ha fatta e da chi continua ad approfittarne. Pnrr: dopo aver negato i ritardi, il governo modifica 10 obiettivi(dall’idrogeno ai nidi) per evitare con la quarta rata il disastro della terza. Complimenti a Fitto Mannelli SCELSE LA SUA PARMA Guareschi: no a Milano, meglio il nostro letame q SOMMI A PAG. 18 SALARI DA FAME Dalle parole ai fatti: poco contro i rincari Italia ultima per stipendi: -7,5% Meloni, card spot e minibonus pL’Ocse mette in guardia il governo: l’infla - zione corre veloce e le buste paga restano indietro. In nessun Paese Ue sono così basse q BRUSINI E ROTUNNO CON UN’ANALISI DI PASQUALE TRIDICO A PAG. 6 - 7 LE NOSTRE FIRME. La cattiveria Non so se il paragone tra la Santanchè ed Enzo Tortora regga. Però la Roccella nella parte del pappagallo è perfetta W W W. FO R U M . S P I N OZ A . I T AL VERTICE DI VILNIUS Nato: Zelensky furioso per il no, missili da Parigi q CALAPÀ A PAG. 8 CASO LEONARDO APACHE La ragazza ai pm: “Sì, La Russa jr. mi ha violentata” q MILOSA A PAG. 15 IN CORSA PER NAPOLI Penalisti, politici e giornali aprono il tiro su Gratteri q MUSOLINO A PAG. 14 » MEDIASET CACCIA D’U RS O Lady Trash, chi di privacy ferisce poi ne perisce » Selvaggia Lucarelli L e mani giunte, il vestito di pizzo nero, l’aria teatrale da prefica salentina, quel profetico posto a sedere tra i banchi della chiesa, accanto a Myrta Merlino: il funerale di Silvio Berlusconi verrà ricordato come il metaforico funerale professionale di Barbara D’Urso. Era difficile sbagliarle tutte, in quei giorni di lutto, ma lei è riuscita nell ’impresa SEGUE A PAG. 16 MELONI CERCA IL COLLE Santanchè: gelo da Chigi e la Srl con l’‘e x’ S allusti q BORZI, DE CAROLIS E MACKINSON A PAG. 4 - 5 NUOVA TAPPA A GENOVA Bombe in Yemen: torna a Talamone la nave della morte q I AC CA R I N O A PAG. 9 • Pa d e l l a r o Il governo ci fa divertire a pag. 3 • BasileLa pace legata al voto in Usa a pag. 11 • Gomez Quei politici da Woody Allen a pag. 11 • Ro b e c c h i La retromarcia su Roma a pag. 11 • Caselli Calderoli, ministro “r e c i d i vo” a pag. 2 • Delbecchi Dopo Raffa, tutti piccoli a pag. 20 S C H I FO R M E ORA HA NEL MIRINO IL CONCORSO ESTERNO IN MAFIA Nordio vuole salvare pure i politici mafiosi q GIARELLI E PACELLI A PAG. 2 D E L L’UTRI, D’ALI&C. I 2 BERLUSCONES, COME COSENTINO, VEDREBBERO SPARIRE LE CONDANNE. MA IL MINISTRO AFFERMA CHE AIUTARE I BOSS È UN DELITTO “E VA N ES C E N T E ” IL MINISTRO A COLLOQUIO COL “FAT TO” Lollobrigida: “Le inchieste hanno un timing sospetto. Morto B., i pm si concentrano su noi di FdI” q SALVINI A PAG. 3


2 l POLITICA IL FATTO QUOTIDIANO Mercoledì 12 Luglio 2023 GIUSTIZIA• NUOVA USCITA DEL GUARDASIGILLI ,UNA DELLE critiche più forti contro il progetto del ministro Roberto Calderoli di “autonomia diffe re n z i a t a ” si impernia sul pericolo che nel nostro Paese aumentino le divisioni e le disuguag l i a n ze . Se davvero fosse così, ed è ben possibile, si dovrebbero fare i conti con il dettato costituzionale (art. 3 cpv) secondo cui “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’u g u aglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. E sarebbe pressoché automatico ricordare che quando il cosiddetto “lodo S c h i fa n i ” fu dichiarato parzialmente incostituzionale, vi fu qualcuno che ebbe a chiedersi – te - stualmente – “chi sono questi quindici signori che alla Consulta osano ribaltare la volontà di 450 rappresentanti del popolo?”. Autore di questa performance, guarda caso, era proprio Roberto Calderoli, allora vicepresidente del Senato. Sarà mica la recidiva di una qualche sindrome allergica alla Carta fondamentale? A pensar male… GIAN CARLO CASELLI AU TO N O M I A : LA RECIDIVA A N T I - CA RTA DI CALDEROLI LO SBERLEFFO Nordio senza freni: ora è il turno del concorso esterno alla mafia »Lorenzo Giarelli e Valeria Pacelli L’ abolizione dell’ab us o d’ufficio e gli interventi sulle intercettazioni sono già nella riforma penale al vaglio del capo dello Stato Sergio Mattarella. C’è poi l’idea, ancora allo stato embrionale, di abolire l’impu - tazione coatta e di secretare l’avviso di garanzia. Esigenze nate dopo i casi Delmastro&Santanchè. Ma qualcosa mancava. Ed ecco che il ministro della Giustizia Carlo Nordio ci ha pensato ieri sulle pagine di Libero. In un’inter vista ha annunciato che, per quanto lo riguarda, neanche il concorso esterno alla mafia resterà intatto, ma andrà “r imo dul ato ”. “La Commissione per la riforma del Codice penale che è stata istituita nel 2002 e che era indegnamente presieduta da me aveva all’unanimità deciso che il reato di concorso esterno in associazione mafiosa fosse un reato evanescente e andava completamente rimodulato secondo i ‘criteri di persona del r e ato’ e quindi, in prospettiva andrà rimodulata”, ha detto il Guardasigilli al quotidiano. Assicurando: “Senza interferire minimamente o ridurre la lotta alla mafia”. SU QUESTO PUNTO però Fratelli d’Italia fa muro anche solo all ’ipotesi di rivedere il reato di concorso esterno: “Non se ne parla neanche”, liquida l’id ea un big del partito. D’al tr on de in FdI hanno già dovuto arginare Nordio quando, parlando di intercettazioni, si disse convinto che “i veri mafiosi” non parlassero al cellulare “perché sanno di essere intercettati”. “Finché governeremo noi, i mafiosi devono avere paura della magistratura”, scandiva un paio di settimane fa il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro sul palco della festa dei giovani del partito. Per trovare qualche sponda, allora, il Guardasigilli dovrà semmai cercare in FI, perché quella contro il concorso esterno è una crociata che coccola gli istinti di qualche berlusconiano: “Ascolteremo le proposte di Nordio e come al solito ne disc uteremo”, è la versione di un esponente di peso del partito. Per un senatore forzista, lo spiega al Fa t t o , “il concorso esterno è un reato molto vago, come il traffico di influenze. Nordio è un giurista esperto e se vuole circoscriverlo fa bene a f a rl o ”. I parlamentari più longevi ricordano che già negli anni d’oro del fu Pdl circolò la proposta di intervenire sul reato, senza però che si arrivasse mai a un testo scritto. Il tema è sensibile: basti pensare a quanto Forza Italia abbia pagato dazio al concorso esterno, vedendo condannato in via definitiva a 7 anni Marcello Dell’Utri, braccio destro di Berlusconi; l’ex sottosegretario Nicola Cosentino per i suoi rapporti con il clan dei Casalesi (10 anni inflitti in Cassazione); e infine anche l’ex senatore Antonio D’Alì, per il quale i giudici della Suprema Corte hanno confermato la condanna a sei anni. Tuttavia per Nordio sarà complicato portare avanti la sua idea, che per il partito di Meloni resta irricevibile. IL CONCORSOesterno è un reato inventato a metà degli anni ’80 da Falcone e Borsellino, i giudici uccisi dalla mafia che Nordio e Meloni non mancano di ricordare spesso. È una fattispecie frutto della combinazione di due distinti articoli del Codice penale, il 110 e il 416 bis (associazione di stampo mafioso), ideata per perseguire tutti coloro che, pur non essendo organici all’or ga n iz za zi on e criminale, ne contribuiscono dall ’esterno all’attività. È un reato negli anni molto discusso e anche criticato, la cui esistenza e applicabilità però si è consolidata nelle sentenze di Cassazione. CHE LO VOLESSE ABOLIRE Nor - dio lo aveva detto anche molti anni fa. Era il 18 luglio 2016 e da procuratore capo di Venezia, sempre a Libero, dichiarava: “Dal punto di vista tecnico e logico considero il concorso esterno un ossimoro. Se si concorre si è dentro. Se non si è dentro, non si concorre. D’al - tronde questo reato non compare nel Codice penale, ma è solo un’interpretazione della giurisprudenza. Ho presieduto una Commissione che ha proposto di espungerlo dal diritto penale e rilegiferare in mate ri a”. Nella Commissione del 2002 si sosteneva: sul tema del concorso di persone nel reato bisogna prevedere che concorrono nel delitto coloro i quali contribuiscono alla sua realizzazione con atti di partecipazione o di esecuzione e bisogna applicare questo principio anche ai reati associativi. Sono passati anni, ma Nordio – nel frattempo diventato ministro –non ha accantonato le sue idee sul concorso esterno. Per il piacere di quanti continuano ad abitare quelle zone grigie dei rapporti che legano la politica, l’imprenditoria e le m a fi e . © RIPRODUZIONE RISERVATA L’ULTIMO ANNUNCIO Via Arenula considera il reato “evanescente” e lo vuole “rimodulare”: FI applaude, ma i meloniani fanno muro RIFORMA A TAPPE Come cambiano in peggio reati e procedure: le norme già pronte e le idee per il futuro • La riforma penale pronta Il disegno di legge Nordio (già approvato in Cdm nei mesi scorsi) è ora al Quirinale per la firma, prima di essere trasmesso al Senato. Ecco cosa prevede la riforma: 1. Abuso d’ufficio Abolito 2. Traffico di influenze Re a t o modificato 3. Misura cautelare A deciderlo non sarà più un solo Gip, ma tre giudici 4. Sentenze di proscioglimento Il pm non potrà più appellarle 5. Intercettazioni Consentita la pubblicazione solo delle intercettazioni riportate in un provvedimento di un giudice. Vietata la trascrizione di intercettazioni di terzi tranne che non siano rilevanti per le indagini 6. Interrogatorio dell’indagato In caso in cui vi sia il solo pericolo di reiterazione di reato, il giudice deve interrogare l’indagato prima della misura cautelare •I piani ancora in corso Dopo i casi Santanchè e Delmastro, la prima indagata a Milano per bancarotta, il secondo al centro di un’imputazione coatta per il caso Cospito, sono iniziate a circolare indiscrezioni sui futuri interventi del governo. Ecco a cosa si sta pensando: 1. Imputazione coatta Abolirla 2. Avviso di garanzia Secretato 3. Punizioni per i procuratori Notizie sui media. Applicare ai procuratori il principio della “responsabilità oggettiva” che viene contestata nelle aziende 4. Multe ai giornalisti Atti di indagine tutti segreti prima della fine dell’i n c h i e st a . Se un giornalista pubblica rischia una multa da 50 a 150mila euro 5. Non intercettare i corrotti I forzisti chiedono di alzare il tetto dei 5 anni di pena entro i quali non si può intercettare. Il rischio, quindi, è quello di tagliare le captazioni per i reati dei colletti bianchi


IL FATTO QUOTIDIANO Mercoledì 12 Luglio 2023 POLITICA l 3 GIUSTIZIA• NUOVA USCITA DEL GUARDASIGILLI “Inchieste, il timing è sospetto: morto B. attaccano noi di FdI” IL COLLOQUIO • L o l l o b r ig id a M i n i s t ro » Giacomo Salvini I l ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, fedelissimo della premier Giorgia Meloni, sa che è un momento difficile per il governo. Le inchieste giudiziarie sulla ministra del Turismo Daniela Santanchè, l’imputazione coatta per il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro e infine l’indagine con l’acc usa di violenza sessuale nei confronti del figlio di Ignazio La Russa, Leonardo Apache, stanno facendo passare sonni agitati alla presidente del Consiglio e ai suoi ministri. “Devo dire che c’è uno scadenzario di inchieste della magistratura piuttosto sospetto...”, dice Lollobrigida evocando una sorta di regia delle toghe nei confronti del governo. Oggi Meloni parlerà al termine del vertice di Vilnius in Lituania e proverà ad abbassare i toni con i magistrati dopo la velina di Palazzo Chigi in cui si attaccavano i pm per fare “opposizione al governo” e di aver “iniziato la campagna elettorale delle Europee”. Una telefonata con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e la mediazione del sottosegretario Alfredo Mantovano hanno convinto la premier a spegnere le polemiche. Ma le parole di Lollobrigida dimostrano che nel governo c’è la convinzione che ci sia un attacco preciso della magistratura per colpire il governo. COSÌ, DOPO av e r presentato la card “Dedicata a te”per acquistare generi alimentari a Palazzo Chigi insieme ai ministri Giancarlo Giorgetti e Maria Elvira Calderone, Lollobrigida si ferma per qualche considerazione sul rapporto tra politica e giustizia. Prima scherza. Ministro che clima c’è nel governo? “Allora – dice dopo un’att e n t a riflessione – il cambio climatico si può affrontare in due modi... c’è chi dice che va ridotto l’uso di plastica, chi invece si concentra sull’energia sostenibile e così via”. Quando facciamo capire al ministro Lollobrigida che non stiamo parlando di ambiente e sostenibilità ma del rapporto tra il governo e i magistrati, però, Lollobrigida si fa più serio: “Ieri sera (lunedì, ndr) in tv ho sentito parlare il giornalista Daniele Capezzone (su Rete 4, ndr) e mi ha convinto molto perché parlava delle inchieste che finiscono in niente”. Il ministro dell’Agricoltura di Fratelli d’Italia poi va all’attacco: “Certo, bisogna rilevare che c’è un certo scadenzario di inchieste da parte della magistratura, che messe in fila tutte insieme sono un po’ sospe tte...”, spiega Lollobrigida pur aggiungendo che da parte sua “c’è piena fiducia nei giudici”. NON SOLO. Nella disputa con i giudici, il ministro dell’Agricoltura aggiunge un elemento politico: “Diciamo che se fino a oggi tutte le energie dei magistrati si erano concentrate per andare a colpire Silvio Berlusconi, adesso che lui non c’è più, quelle energie si sono liberate nei nostri confronti...” conclude Lollobrigida tra il serio e il faceto. Come dire che da quando Berlusconi è scomparso, era il 12 giugno scorso, i magistrati non avevano più modo di colpire giudiziariamente il leader di Forza Italia e quindi adesso hanno scelto un altro bersaglio: Meloni e Fratelli d’It a l i a . Le parole di Lollobrigida dimostrano che nel governo ci sono due linee nel rapporto con la giustizia: c’è quella dei fedelissimi della premier, oltre al ministro dell’Agricoltura Giovanbattista Fazzolari e lo stesso Andrea Delmastro, che vogliono rispondere a muso duro alla magistratura gridando al complotto. Poi, invece, c’è l’ala più moderata rappresentata dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, che in queste ore ha mediato con il Quirinale e con l’A ssociazione Nazionale Magistrati per arrivare a una sorta di pacificazione. Oggi Meloni dovrà provare a tenere insieme entrambe le anime del governo. C O M P LOT TO “LE ENERGIE DEI PM SI LIBERANO CON NOI...” lFRANCO TIRATORE DESTRA: L’ESTATE PIÙ DIVERTENTE (PER I GIORNALISTI) » Antonio Padellaro Grazie davvero ai colleghi del Fatt o , Ferasin e Giarelli, autori del fantasmagorico “Bestiario della destra con tutti gli scappati di casa straparlanti”. E, grazie di cuore al governo Meloni a cui dobbiamo la strepitosa carrellata di mostruosità che movimenta la più spassosa estate giornalistica dai tempi del Bunga Bunga. I bilanci&bugie della ministra Dany Santanchè. Le letture immaginarie del ministro Genny Sangiuliano. Le raffiche di “cazzi”del sottosegretario alla “C u l t u ra”, Vittorio Sgarbi. Il supremo tribunale paterno del vicepresidente del Senato, Ignazio, ego te absolvoApache, La Russa. I fischi alla ministra Roccella che paragona Dany Visibilia a Enzo Tortora. L’invettiva del ministro dello Sport Abodi contro i Gay Pride che “o s t e n t a n o”, forse immaginando i calciatori omosessuali in campo non con i tacchetti, ma con i tacchi a spillo. Senza contare i Facci suoi e i Petrecca loro che squassano i palinsesti Rai. Venghino signori venghino alla fiera della vacuità, tre palle un soldo. Spesso abbiamo scritto del vuoto incolmabile che lasciò nelle nostre pagine Silvio Berlusconi quando, nel memorabile 2011, venne sostituito a Palazzo Chigi da Mario Monti, e allo scatenato Carnevale subentrò la più mesta Quaresima. Addio ai festini hardcore, alle nipotine di Mubarak, alle voraci Olgettine, al ciarpame senza pudore di Veronica Lario e non riuscendo a trastullarci come altri con i loden della famiglia Monti, scivolammo fatalmente nello sbadiglio. Non ci sfuggivano certo i disastri che il Silvio Horror Picture Showaveva inflitto a tutti gli italiani perbene, ma pur tuttavia ci capitava sovente di affogare l’istinto giornalistico gaglioffo nella nostalgia canaglia. Fino a quando, improvvisamente, una mattina il ministro dell’Istruzione Valditara ammaestrò gli studenti con l’elogio dell’umiliazione e nel governo fu subito una pazza corsa a chi la sparava più grossa. Silente la Meloni (che va capita povera donna) i topi ballano mentre, per dirne un paio, i numeri degli immigrati irregolari sono raddoppiati e sulla possibilità di spendere i soldi del Pnrr è buio Fitto. Sì, le copie tornano a cantare ma una risata ci seppellirà. Natangelo P assa in Senato, con 85 sì, 53 no e 5 astenuti, il disegno di legge presentato dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano per punire gli eco-vandali. Il ddl aggrava le sanzioni per chi distrugge, disperde, deteriora monumenti e beni culturali con maxi-multe fino a 60mila euro. Il provvedimento intende sanzionare anche i turisti che danneggiano i beni culturali con incisioni e graffiti. In caso di “danno a siti, teche, custodie e altre strutture adibite all'esposizione, protezione e conservazione di beni culturali esposti in musei, pinacoteche, gallerie e altri luoghi espositivi dello Stato (...) è prevista la pena della reclusione fino a sei mesi”. Una stretta, quella del ddl eco-vandali, che non convince le opposizioni. La senatrice dell’Alleanza Verdi e Sinistra Ilaria Cucchi attacca in Aula: "Stiamo approvando un disegno di legge che interviene, aggravando un sistema sanzionatorio già esistente, nei confronti di gruppi specifici di oppositori che esprimono dissenso attraverso atti non violenti”. Anche la senatrice del Movimento 5 Stelle Ada Lopreiato, capogruppo in commissione Giustizia, nella dichiarazione di voto ha spiegato: “La proposta del governo renderebbe irragionevole, enormemente afflittivo e probabilmente incostituzionale il trattamento sanzionatorio del danneggiamen - to o dell’i mbrat tam en to dei beni cultura l i ”. Il senatore Ivan Scalfarotto ha invece annunciato che il gruppo di Italia Viva si astine dal voto, parlando di “pan - penalismo dilagante”. Dai banchi del Pd, durante la discussione, è spuntato un foglio con scritto "Chiedi Scusa" rivolto al sottosegretario Delmastro, presente in Aula. Si tratta di una protesta che va avanti da quando Delmastro chiese ai dem di spiegare "l'inchino ai mafiosi" durante la visita in carcere dell’anarchico Alfredo Cospito. Ora il testo passa alla Camera. FRA. FER. La legge Passa alla Camera Però per chi imbratta c ’è il carcere: in Senato sì al ddl “ecova ndali” Impunit à La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il ministro Carlo Nordio FOTO ANSA


4 l POLITICA IL FATTO QUOTIDIANO Mercoledì 12 Luglio 2023 GOVERNO • CASO “PITONE SSA” t GLI AFFARI Dani&Sallusti, il giro di soldi tra le Srl: bruciati 460mila€ » Nicola Borzi e Thomas Mackinson Nel suo curriculum, la ministra del Turismo Daniela Santanchè usa a piene mani la parola “s u c c e sso”. Ma in realtà “Dani” era cattiva pagatrice e non solo verso i dipendenti, a cui non saldava il Tfr, i collaboratori, che attendevano per anni soldi poi decurtati, fornitori, enti previdenziali e Fisco. No: la “Santa”è riuscita nell’impresa paradossale di non restituire nemmeno a se stessa i soldi che si era prestata. Lo attesta l’intreccio tra Visibilia Srl, una delle società del disastrato gruppo quotato editoriale-pubblicitario che fu della senatrice di Fratelli d’Ita - lia, e D1 Partecipazioni, altra Srl che svolgeva il ruolo di “cas - safor te”di Santanchè. Oggi entrambe le società sono in liquidazione, mentre “Dani”, il comFONDI INCROCIATI 2,5 MLN DI VISIBILIA A D1, IN USUFRUTTO AL GIORNALISTA: RESTITUITI SOLO 2 pagno Dimitri Kunz, gli amministratori Fiorella Garnero (sorella della ministra), Massimo Cipriani e Davide Mantegazza dal 5 ottobre sono iscritti tra gli indagati per le ipotesi di reato di falso in bilancio e bancarotta dai pm di Milano Roberto Fontana e Maria Gravina. IL 17 MAGGIO 2013, Visibilia Srl, su carta non intestata firmata dall ’amministratore unico Daniela Santanchè, finanziava D1 Partecipazioni Srl (registrata solo una settimana prima con 10mila euro di capitale in Piazza Duse 2 a Milano) e, come amministratore unico di D1, Santanchè accettava il prestito di 2,45 milioni. Con quei soldi D1 acquistava azioni Bioera, società del biologico che faceva capo a Canio Mazzaro (oggi anc h’essa in difficoltà), che della “Sa nt a ” era parte correlata in forza di un patto di sindacato e del fatto d’essere padre di suo figlio Lorenzo. Santanchè in quel periodo era presidente di Bioera, ne possedeva tramite D1 il 14,9% e aveva il 90% di Visibilia Srl. Proprio Visibilia Srl a luglio 2013 effettuò poi un aumento di capitale sottoscritto per 900mila euro, guarda caso, da Bioera che vi salì al 40%, mentre la quota della “S a n ta ” scendeva dal 90 al 54%. Un bel giro di fondi tra parti correlate. In quel 2013 Bioera, pur avendo chiuso il bilancio in perdita, aveva distribuito un extradividendo in contanti e azioni di Ki Group, altra società del biologico del giro Mazzaro-Santanchè finita male nella quale la ministra ha avuto ruoli manageriali. Poi, il 9 ottobre 2014 “Dani” da Visibilia inviò a Banca Akros l’email “Operaz ione D1 Confidenziale” nella quale “come da intese telefoniche e secondo le modalità concordate verbalmente”, chiedeva “di procedere al piano di dismissioni delle azioni Bioera detenute da D1 Partecipazioni”. MA D1 negli anni ha restituito a Visibilia meno di 2 milioni sui 2,45 ricevuti nel 2013. Nel 2022 Visibilia ha rinunciato ai »Luca De Carolis e Giacomo Salvini Giorgia Meloni vuole e forse deve evitare la guerra totale con i con i pm. E oggi proverà a farlo capire da Vilnius. Ma il caso Santanchè lievita invece di spegnersi, dopo la puntata di lunedì scorso di R ep or t. Pd e 5Stelle invocano le sue dimissioni, perfino un fedelissimo come il ministro ai Rapporti con il Parlmento Ciriani sbotta: “Non possiamo passare l’es tate a parlare dei guai giudiziari che offuscano ciò che di buono sta facendo il governo”. Anche il sottosegretario Alfredo Mantovano, a margine della presentazione di un libro, difende in maniera blanda la ministra: “Dimissioni? Attendiamo le risposte del governo e dell’auto - rità giudiziaria”. COSÌ POTREBBE ESSERE uno snodo l’incontro tra Meloni e il presidente della Repubblica Mattarella, atteso per domani, o al più tardi per il fine settimana, quando la premier dovrebbe salire al Colle. Ufficialmente per partecipare al Consiglio Supremo di Difesa e a margine riferire del vertice Nato. Ma è probabile che i due parlino delle grane giudiziarie nel goverScandalo Santanchè: Meloni è all’a ngolo, va a rapporto al Colle no, alla luce della telefonata già avvenuta dopo il rientro di Mattarella dal Sudamerica. La situazione di Santanchè si fa di ora in ora più difficile. La ministra ieri era molto nervosa dopo la nuova puntata di Repo rt. Non è un caso, ammettono da FdI, che la trasmissione abbia fatto il boom di ascolti con 1,9 milioni di spettatori (l’11, 3%). Meloni è molto in imbarazzo dalla vicenda. Da una parte non vuole mollare una fedelissima, peraltro in una fase di tensione con i pm. Dall’altra sa che non potrà andare avanti a lungo con questo stillicidio quotidiano. La linea del Piave stabilito da Meloni è il rinvio a giudizio per la ministra (che però potrebbe arrivare tra qualche mese). Ma anche la conclusione delle indagini con l’accusa di bancarotta potrebbe spingerla a chiedere a Santanchè di lasciare, vista la debolezza di La Russa che non ha forza per mettere un veto. E la spia del clima nel governo sono le parole di Ciriani, ieri: “Tu tt o questo parlare di guai giudiziari sta mettendo in difficoltà l’esecutivo, speriamo di uscirne pres to”. E la sua difesa di Santanchè non è convinta: “Se la mozione di sfiducia arriverà in Aula, sosterremo la ministra in automatico. Poi, capisco che sia più facile farlo con persone più simpatiche e meno ricche...”. E le bugie? “La parola di Report contro quella della ministra” sostiene il big FdI, che si barcamena: “Siamo nel mezzo, nessuno ha mai fatto mancare la solidarietà ai lavoratori ma neanche a un ministro”. Il Twiga? “Non so dove sia...”. D’A LT RO N D E nella maggioranza in diversi pensano che Santanchè non reggerà: “Durigon si dimise per una frase stupida, qui siamo ai reati”, dice un leghista. E una certa aria l’ha fiutata anche il M5S. Così in mattinata inizia Giuseppe Conte: “Per Santanchè il quadro si aggrava sempre più, emerge che ha mentito quando è venuta al Senato, quindi deve assolutamente dimettersi: Meloni la costringa alle dimissioni”. Nel pomeriggio prosegue il capogruppo del M5S in Senato, Stefano Patuanelli, chiedendo la calendarizzazione della mozione di sfiducia presentata la settimana scorsa. Nella conferenza dei capigruppo gli rispondono con un no, prevedibile ma Ciria ni“Parlare di guai giudiziari non ci fa bene”. La mozione di sfiducia del M5S in Senato non viene calendarizzata: se ne riparlerà martedì prossimo CONTE E SCHLEIN: “HA MENTITO, DEVE LASCIARE” 5STELLE e Pdchiedono le dimissioni di Daniela Santachè. Per il leader del M5S Giuseppe Conte “per la ministra il quadro si aggrava sempre più: ha mentito quando è venuta al Senato: Meloni la costringa alle dimissioni”. Mentre per la segretaria dem Elly Schlein “d ava n t i a fatti ben meno gravi si sono dimessi ministri in Italia e in Europa. Ora Meloni intervenga".


IL FATTO QUOTIDIANO Mercoledì 12 Luglio 2023 POLITICA l 5 GOVERNO • CASO “PITONE SSA” restanti crediti verso D1, anc h’essa in liquidazione, per 463 mila euro, indicandoli come “crediti già integralmente svalutati in sede di situazione iniziale di liquidazione tenuto conto della stima del presumibile valore di realizzo”. Alla fine dei finanziamenti incrociati, “Dani”–che intanto ha lasciato le due società – dunque è stata cattiva pagatrice di se stessa. Ma non basta. Tra il 24 e il 30 dicembre 2014, Visibilia Srl ha provato a cedere pro solutoa D1 Partecipazioni Srl alcuni crediti per 850mila euro nominali al prezzo stracciato di 15mila euro, meno del 2% del valore facciale. Su quelle e altre operazioni a novembre 2015 ci furono lunghi scambi di email tra manager di Visibilia e avvocati dello studio legale Morri Cornelli e Associati (Mca Lex), tra i quali Massimo Gabelli, ora indagato con Santanchè in quanto ex sindaco di Visibilia. La sede dello studio Mca Lex era in piazza Duse 2 a Milano, stesso indirizzo di D1 Partecipazioni Srl. In quelle email si collegavano le cessioni di crediti anche al finanziamento da 2,45 milioni ricevuto nel 2013 da D1 Partecipazioni Srl da Visibilia Srl, sottolineando che al 30 novembre 2015 il credito che Vichiedere formalmente la sfiducia. Non a caso, ieri i dem hanno taciuto sulla mozione. Ma la segretaria Elly Schlein insiste contro la ministra: “Report di - mostra che Santanchè ha mentito, non ci sono alternative alle d im i s si o ni ”. Mentre dal Movimento ricordano che c’è una mozione di sfiducia depositata anche alla Camera, dal capogruppo Francesco Silvestri. Perché la battaglia è ovunque. non categorico. “Il presidente La Russa – spiega poi lo stesso Patuanelli –ci ha detto che se ne potrà parlare la prossima settimana, visto che una capigruppo dovrebbe tenersi martedì”. La partita della mozione insomma rimane aperta, e i 5 Stelle, al di là delle posizioni ufficiali, non hanno fretta di chiuderla con una votazione. E figurarsi Pd e Alleanza Verdi e Sinistra, che erano contrari a In difficoltà La premier Giorgia Meloni e la ministra del Turismo Daniela Santanchè FOTO LAPRESSE “DIMISS IONI”: S U P E R AT E 23MILA FIRME HA GIÀ RAGGIUNTO e superato quota 23.000 firme la petizione lanciata dal Fatto il 7 luglio scorso sulla piattaforma online IoScelgo per chiedere le dimissioni della ministra Daniela Santanchè, che il 5 luglio ha mentito al Parlamento affermando “sul suo onore”di non essere indagata. Da novembre del 2022 è iscritta nel registro degli indagati, con altri, per le ipotesi di reato di falso in bilancio e bancarotta. Si può firmare al link: w w w. i o s c e l g o . o r g /p e t i z i o n i / d a n i e l a - s a n t a n c h e - d eve - d i m e tt e rs i / sibilia Srl vantava nei confronti di D1 ammontava a 680 mila euro circa, perché il resto era stato rimborsato. In quelle email si allegava una “bozza di proposta di contratto di cessione crediti tra Visibilia Srl e il dottor Sallusti”. Alessandro Sallusti, oggi direttore di Libe - roe all’epoca direttore del Gior - nale della famiglia Berlusconi, testata per la quale il gruppo Visibilia raccoglieva pubblicità, era il compagno di Daniela Santanchè. Oggi Sallusti (estraneo alle indagini della Procura di Milano) è usufruttuario del 90% di D1 Partecipazioni Srl che la senatrice Santanchè gli ha concesso il 26 novembre 2015. Pochi giorni fa, il 26 giugno, lo stesso Sallusti tramite un manager di Visibilia ha partecipato all’assemblea di D1 partecipazioni approvandone il bilancio 2022. Gli abbiamo chiesto commenti ma né lui, né Santanchè, i manager e i legali di Visibilia ci hanno risposto. L’ufficio stampa del ministero del Turismo ha laconicamente commentato “rispondiamo a qualsiasi domanda riguardante l’attività del ministro, ma sulla questione Visibilia abbiamo già risposto al Senato”. Intanto su tutte queste vicende indaga però la Procura di Milano. » Carlo Di Foggia Quello di ministro del Pnrr è oggi il mestiere più ingrato del governo e ieri Raffaele Fitto ne ha dato prova. L’uomo a cui Giorgia Meloni ha affidato le sorti del Piano di ripresa, ha tenuto una cabina di regia d’urgenza per approvare dieci modifiche ai progetti e salvare la quarta rata. Un’ora di riunione per incassare il via libera e poi illustrare la cosa in una conferenza stampa dove però ha speso tutto il tempo a negare i ritardi, costretto perfino, non senza ragione, a consegnare ai giornalisti la convocazione inviata lunedì ai ministri per smentire che fosse stata decisa in mattinata dopo la lettura dei giornali, ma solo perché lunedì è arrivato l’ok informale della Commissione europea. DA MESI il governo danza sul filo della figuraccia. La mossa di ieri segnala almeno il tentativo di impostare un cambio di schema. Si è scoperto infatti che il negoziato per rivedere gli obiettivi della quarta rata (27, per un totale di 16 miliardi) è stato avviato a marzo scorso nel pieno dello stallo per la terza rata (55 obiettivi entro fine 2022). Stallo che perdura ancora, visto che il via libera di Bruxelles non è ancora arrivato e Fitto non ha saputo dire quando verranno sbloccati i 19 miliardi attesi da sei mesi. Ormai il nervosismo traspare in ogni dichiarazione. “Se fosse entrata prima sarebbe molto meglio, ma stiamo gestendo la situazione, confidando che questa benedetta rata venga somminis trata”, ha detto ieri il ministro dell ’Economia, Giancarlo Giorgetti. E la quarta? Fitto ha ricordato che il 30 giugno non è una scadenza “o b b l i g at o r i a ”, ma “meramente indicativa”, nel senso che da quel momento si può fare richiesta dei soldi. È però un dato di fatto che a quella data, dei 27 obiettivi, 17 (secondo i dati Openpolis) non sono stati centrati. Di questi, cinque avevano forti criticità secondo il monitoraggio del governo, da qui la scelta di concordare prima con Bruxelles le modifiche evitando il ripetersi della commedia in atto sulla terza rata, dove alcune modifiche sono state chieste dopo aver inviato la domanda. Stavolta prima si concordano le modifiche (inviate ieri a Bruxelles) e poi si chiedono i soldi, cosa che il governo intende fare a breve. Come detto, le modifiche riguardano dieci scadenze, a causa di “errori tecnici” o “circo - stanze oggettive” di cui quattro rientrano tra quelle “critiche”, dagli appalti per l’acquisto di treni alle emissioni zero (rivisti al ribasso), alle centraline di ricarica per le e-car, dove sono arrivate solo domande per le aree urbane e quindi l’Italia ha chiesto di potersi impegnare ad avviare nuovi bandi per quelle extra-urba ne. Rivisti anche gli obiettivi sul sismabonus ed ecobonus: il primo viene di fatto e li mi nato , mentre il secondo potrà applicarsi alle caldaie a gas che sostituiscono quelle di minore efficienza (ballavano circa 15 miliardi già spesi). Vengono riviste anche le scadenze per gli asili nido, dando più tempo per emanare i bandi. Altre modifiche sono più formali, come gli investimenti per gli Studios di Cinecittà (dove cambia il soggetto attuatore), quelli per la tecnologia satellitare e i fondi per i settori cosiddetti “hard to a bate ”, come l’acciaio (dove l’idrogeno non potrà essere solo “verde”, cioè da fonti rinnovabili). Altre revisioni riguardano le imprese femminili e l’idrogeno per la mobilità ferroviaria. In sostanza, l’idea è di ridimensionare gli obiettivi di giugno, che sono intermedi, promettendo di mettersi poi in regola. La speranza di Fitto è che, così facendo, i tempi si accorceranno, ma non ha potuto assicurare che i fondi arriveranno entro il 2023, anche perché entro fine agosto dovrà presentare la revisione del Pnrr (su cui non ha dato nessun dettaglio). La linea generale è sempre la stessa: i progetti non sono i nostri, ma non ci sono ritardi. Le opposizioni parlano di governo “allo sbando”e chiedono che Meloni riferisca in aula. Lei fa sapere che lo farà Fitto, atteso il 18 per illustrare il monitoraggio. “Salvare la 4ª rata” : rivisti i target Pnrr, ma è buio sui tempi In difesa Il ministro del Pnrr, Raffaele Fitto, ieri in conferenza stampa A N SA La mossaModific a te le scadenze intermedie per evitare il disastro visto con la terza tranche Pd&C.: “Premier venga in aula”. La replica: “N o” CA M B I AT I Dieci obiettivi Da l l’idrogeno agli asili nido


6 l ECONOMIA IL FATTO QUOTIDIANO Mercoledì 12 Luglio 2023 B erecund uiapsjd aisod Umbraculi agna scor ruras esas dasd asdas, uasd Medusa FOTO ANSA bassa natalità, si fa ricorso regolarmente all ’immigrazione in modo importante. Alla base delle scelte di riproduzione ci sono sicuramente legittime preferenze personali e approcci culturali su cui si può difficilmente incidere nelle democrazie. I Paesi più ricchi, che hanno completato la transizione demografica, hanno raggiunto bassi livelli di mortalità infantile, elevati livelli di istruzione, e tendono in genere ad avere meno figli. In questi Paesi, il fattore trainante la crescita economica, più che il numero di unità di lavoro, è il progresso tecnologico, che sostituisce tecnologia con l av o r o . MA CI SONO anche ragioni di ordine economico e sociale che spiegano il declino demografico, a parità di altre condizioni, su cui certamente si può e si deve intervenire. Queste ragioni sono ess en z i al m e nt e due: il basso tasso di occupazione femminile e lo scarso livello di reddito. Oggi sappiamo con certezza, dall’e videnza dei Paesi avanzati, che laddove le donne lavorano di più, fanno più figli. Il tasso di occupazione in Italia è del 51% per le donne (contro il 69% degli uomini), mentre in Europa in media il tasso di occupazione femminile è del 68% (contro quasi il 79% in media per gli uomini). Lo scarto occupazionale tra uomo e donna, quindi in Italia è di quasi 20 punti percentuali, contro i Energia, bonus rivisti a danno dei più deboli REPORT UPB 202 3 Poco contro i rincari » Chiara Brusini Togliere ai poveri e dare ai ricchi. Si può riassumere così il risultato delle decisioni prese dal governo Meloni su accise, oneri generali di sistema e altri sostegni contro i rincari. Altro che scelte di “giustizia sociale”, come le aveva definite la premier a gennaio per smarcarsi dalle polemiche sulla mancata proroga del taglio delle imposte sui carburanti. A descrivere i risultati della revisione al ribasso degli aiuti introdotti nel 2022 da Draghi è l’Ufficio parlamentare di bilancio, che nel Rapporto annuale dedica un capitolo alle conseguenze dell’in - flazione sulle diverse fasce di reddito. P R E M ESSA : il paniere di consumi della famiglia di un operaio è ben diverso da quello di un manager. Chi guadagna meno spende in proporzione molto di più per alimentari, casa e trasporti. E dunque è più colpito dagli aumenti dell’energia e del “carrello della spesa”, a meno che non ci sia un paracadute pubblico. Ecco: l’analisi dell’organismo indipendente mostra che quest’anno, considerati gli interventi messi in campo finora dall’esecutivo, “l’effetto redistributivo delle politiche di mitigazione osservato nel 2022 viene meno”. La “ricomposizione del mix” degli interventi di sostegno, sommata all’a umento dei prezzi dei beni non energetici, finisce per produrre addirittura “effetti debolmente regressivi sulla spesa”. Tradotto: i nuclei più tartassati sono al momento quelli con redditi più bassi. E infatti, come mostrano i grafici nel documento, chi sta nel primo decile – i meno abbienti – sta vedendo le proprie uscite aumentare del 6,9%, mentre l’onere si ferma al 5,6% per i più benestanti (decimo decile). Il paradosso è che mentre i prezzi dell’ener - gia, molto diminuiti rispetto all’anno prima, contribuiscono a ridurre gli esborsi determinati ora soprattutto dagli altri beni, è la variazione degli sconti tariffari e dei trasferimenti monetari a sottrarre risorse alle famiglie peggiorando la loro situazione. Con un impatto maggiore, in proporzione, per quelle più povere. Insomma, l’inter - vento dello Stato quest’anno sta riducendo il reddito disponibile invece che dare un po’ di respiro. Co m’è stato possibile? Contribuiscono, spiega l’Upb, “l’aumento della spesa energetica determinato dal ridimensionamento delle agevolazioni tariffarie che è maggiore per i decili più b as s i”, il “minore effetto di riduzione dei prezzi energetici, che agisce meno sui decili più poveri”, e “il venire meno della protezione offerta dai trasferimenti monetari sotto forma di indennità una tantum che non è compensato dai nuovi maggiori benefici derivanti dalle misure considerate nel 2023 sullo stesso segmento di popolazione”, cioè il tanto rivendicato incremento della decontribuzione e la rivalutazione delle pensioni. Non basta che sia stato prorogato l’allargamento dei bonus sociali per elettricità e gas, pur con un d é c a l a ge che riserva più benefici alle famiglie con più di quattro figli e Isee più bassi. Chiaro, il graduale ritiro dei sostegni energetici era inevitabile. Il 2022 è stato un anno emergenziale: stando alla relazione annuale dell’a ut ho r it y Arera, senza aiuti pubblici i rincari dell ’elettricità avrebbero toccato il 40% (contro il +13% dell’area euro). Sono servite misure straordinarie che, calcola l’Upb, hanno ridotto l’i m p att o a 2,6 punti per il primo decile contro i 4,9 di maggior spesa subìti dal decimo decile. Ma nel frattempo i rincari hanno “c o n t a g i at o ”tutti i beni di consumo e l’inflazione viaggia ben sopra la media Ue. Un quadro di cui il governo Meloni non sembra aver tenuto del tutto conto. E in autunno la situazione è destinata a peggiorare: con le attuali soglie di accesso, Arera si attende che le famiglie beneficiarie di bonus sociali salgano da 6,2 a 7,5 milioni. Meno aiuti Così salta l’effetto redistributivo e l’inflazione cala molto più lentamente CALO NASCITE E SALARI GIÙ: MELONI IGNORA I DATI IL DOSSIER • La distanza tra governo e realtà I l rapporto dell’Is tat presentato al Parlamento il 7 luglio scorso, certifica lo stato comatoso del mercato del lavoro italiano, negativamente e pesantemente inclinato su un piano. Questo piano inclinato è determinato principalmente da tre fattori: la demografia, i salari in declino e la mancanza di politiche per i giovani. C O M I N CI A M O dalla demografia. Da anni, ormai, il tasso di fecondità nel nostro Paese è intorno a 1,2, l’età media del primo figlio per donna è oltre 32 anni, e il numero di figli negli ultimi anni è stato sotto i 500mila nati all’anno, con il picco più basso raggiunto nel 2022 pari 393mila nati. Sono lontani gli anni Sessanta, quando il numero di nati all ’anno era di circa un milione. Oggi si fanno meno figli innanzitutto perché 15-20 anni fa sono nate meno donne rispetto a 40 anni fa. Lo stesso tasso di fecondità (1,2), ovviamente produce un risultato più basso della metà se la platea interessata si è dimezzata. E per avere un risultato in termini di nati doppio rispetto a quello che abbiamo oggi (393mila) dovremmo avere un tasso di fecondità intorno a 2. Cosa semplicemente impossibile nel breve e medio periodo. La Francia, ad esempio, ha un tasso di fecondità intorno a 1,8, dopo anni di politiche di conciliazione per la famiglia, incentivi alle donne e servizi per i bambini. Sono cose ovvie, ma è bene ricordarlo perché non sembra che i nostri politici al governo le conoscano bene. Non è un caso se in tutti i Paesi ricchi, con »Pasquale Tridico* Sotto pressione Un magazzino Amazon a Torino; sotto, la premier Giorgia Meloni. A destra, i dati FOTO LAPRESSE Prova dei fatti La maggioranza parla e decide senza conoscere: in Europa più figli dove retribuzioni e occupazione fe m m i n i l e sono più alte


IL FATTO QUOTIDIANO Mercoledì 12 Luglio 2023 ECONOMIA l 7 re efficacemente i pochi guadagni di produttività avuti. Inoltre la politica del contenimento dei salari ha favorito, e continua a favorire, scarsi investimenti in tecnologia, sviluppo di settori nei servizi a scarso valore aggiunto a danno della manifattura e a danno di un utilizzo più efficiente di capitali che in altri settori industriali porterebbero maggiore produttività del lavoro e quindi maggiori salari, oltre che più alta crescita. Si verifica quindi un avvitamento negativo che ha fondamento in un’assenza di politica industriale che incentivi a investimenti in settori ad alta tecnologia, trova terreno fertile nei bassi salari e nella eccessiva flessibilità del lavoro (che si traduce in precarietà) su cui fare competizione per consentire alle aziende in questi settori di galleggiare, e si conclude con l’o tt e n i m e n t o di una scarsa produttività nell ’azienda. Questo processo porta a bassi salari e si alimenta di bassi salari. In Germania, ad esempio, il salario viene spesso tenuto a un livello più alto della produttività per favorire continuamente investimenti tecnologici e permettere una rincorsa virtuosa della produttività per agganciarsi alla crescita del salari. Non è un caso che il salario minimo, introdotto in quel Paese nel 2015 poco sotto i 9 euro, viene velocemente portato nel 2022 a 12 euro, e si discute oggi di ulteriori incrementi alla luce degli attuali alti livelli dell’in - flazione. In Italia l’inserimen - to di un salario minimo a 9 euro sarebbe anche uno choc positivo per l’economia, capace non solo di fornire maggiore potere di acquisto ai lavoratori, e quindi maggiori consumi e maggiore domanda per oltre 4,2 milioni di lavoratori, ma interromperebbe anche quel circolo vizioso spiegato prima. I BASSI SALARI i n te r es s an o soprattutto i giovani under 35. Sono infatti il 38% dei giovani ad avere salari sotto i 9 euro lordi l’ora. Il problema della mancanza di opportunità per i giovani rappresenta il terzo fattore che spiega il declino. L’Istat nel suo rapporto certifica la presenza di 1,7 milioni di Neet, ovvero di giovani che non studiano e non lavorano. Questo dato negli ultimi anni, complice anche la pandemia, è stato aggravato da abbandoni scolastici e da emigrazione di giovani verso l’estero, soprattutto dal Sud. Problema che segnala non solo la grande volontà dei nostri giovani di lavorare, ma anche la contraddizione di avere alti livelli di disoccupazione giovanile, e giovani che vengono però attratti da migliori condizioni di lavoro e di salario all ’estero, con uno spreco enorme di investimenti in capitale umano e di risorse umane. Questi problemi sono maggiormente presenti al Sud, ma anche il Centro-Nord non è esente. L’occ upazione giovanile non si crea con maggiore flessibilità o con lavoretti, ma con maggiori investimenti in nuove tecnologie e formazione continua, che sviluppino competenze e nuovi settori produttivi, che per definizione sono quelli più attrattivi per i nuovi lavoratori, ovvero i giovani. Al contrario, abbiamo la più bassa quota di giovani impiegati in settori tecnologicamente avanzati in Ue. Questo è frutto del duplice fallimento: i bassi livelli di istruzione, soprattutto terziaria, e la scarsa capacità di assorbimento da parte di un tessuto produttivo in gran parte poco avanzato, incapace di attrarre anche i (relativamente) pochi laureati a condizioni congrue di lavoro e di salario. *Università Roma Tre, già presidente Inps CALO NASCITE E SALARI GIÙ: MELONI IGNORA I DATI IL DOSSIER • La distanza tra governo e realtà ‘‘ Vogliamo una nazione nella quale essere madri non sia più considerato fuori moda Giorgia Meloni • 27 giugno 2023 t POTERE D’AC Q U I STO Stipendi: l’Italia -7,5%, peggio di tutte le grandi economie Ocse Ora anche l’Ocse mette in guardia il nostro Paese sui ritardi nel rinnovo di buona parte dei contratti collettivi di lavoro: l’inflazione va veloce e le buste paga degli italiani restano indietro. Tanto che in nessuna delle più forti economie europee si è vista una riduzione dei salari reali così marcata come quella dell ’Italia, dove nel primo trimestre 2023 il crollo è stato del 7,5%. Il confronto è impietoso: in Germania la flessione è stata del 3,2%, in Spagna del 4%, negli Usa del 2,3%. In Francia c’è stato addirittura un aumento del salario reale, + 1,5%. I dati dell ’o r g an i zzazione per la coo pera zione e lo sviluppo pubblicati ieri fanno irruzione nel pieno del dibattito sul salario minimo: la scorsa settimana le opposizioni – tranne Renzi – hanno presentato un disegno di legge che propone il minimo di 9 euro l’ora per tutti. Il governo e la maggioranza hanno chiuso la porta a un’ipotesi di questo tipo, sostenendo che è sufficiente la contrattazione collettiva. Ma anche quest’ultima pubblicazione dell ’Ocse, però, contraddice chiaramente il ragionamento della destra. Infatti i nostri accordi collettivi segnano tempi spesso troppo lunghi per i rinnovi: addirittura il 50% dei lavoratori ha un contratto di categoria scaduto da oltre due anni. Nel frattempo l’au - mento dei prezzi al consumo ha divorato gli stipendi, tanto da provocare la sopracitata caduta di oltre il 7%; peggio di noi tra i Paesi Ocse solo Ungheria, Lettonia, Repubblica Ceca, Svezia, Finlandia e Slovacchia. Anche sul tasso di disoccupazione l’Italia presenta la peggiore performance tra le economie principali: 7,6% a maggio 2023, in Europa solo Spagna e Grecia sono messe peggio. In una situazione del genere, ieri il governo ha presentato una nuova misura palliativa: la carta “Dedicata a te”, in realtà prevista già dalla legge di Bilancio e partita in ritardo. Un contributo da 382 euro una tantum per la spesa; si può chiedere con Isee inferiore a 15mila euro. Alla presentazione, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha detto che il governo stima di chiudere il 2023 con inflazione al 6%, con i prezzi degli alimentari che continuano a preoccupare la cittadinanza. ROBERTO ROTUNNO SPOT “CA R D” 380 EURO UNA TANTUM PER CHI HA ISEE SOTTO I 15MILA poco più che 10 punti percentuali in Ue. Il più basso tasso di fecondità in Italia rispetto all ’Ue si spiega fondamentalmente con questo scarto, e quindi è qui che bisognerebbe incidere. Anche perché sappiamo che le donne italiane, intervistate da un’in dagi ne statistica sul numero dei figli desiderati, hanno risposto convintamente che il loro numero desiderato di figli in media è 2, ma nella realtà le condizioni socio-economiche portano poco più che 1 figlio per donna in media. Inoltre, le regioni italiane con più alti tassi di fecondità sono proprio quelle dove le donne lavorano di più e i servizi per la famiglia e per i figli sono maggiormente presenti. Ad esempio, in Trentino-Alto Adige, dove i tassi di occupazione femminile sono vicini a quelli medi europei, i tassi di fecondità sono oltre 1,5; mentre in Calabria, dove i tassi di occupazione femminile sono sotto il 40%, i tassi di fecondità sono inferiori addirittura alla media italiana. Quindi alla base della scarsa natalità si annida anche un forte ge n d e r gap oltre che la mancanza di servizi per la famiglia e la scarsa attrattività di offerte di lavoro per le donne, in termini di bassi salari e basso numero di ore, che fanno spesso optare la donna per non lavorare piuttosto che accettare bassi salari con i quali sarebbe impossibile pagare i servizi necessari per la cura dei figli. E VENIAMO quindi al secondo fattore alla base del declino: i bassi salari. Molti opinionisti argomentano che i bassi salari sono frutto di bassa produttività, il che certamente ha un parziale fondamento, ma non spiega tutto. Innanzitutto la produttività media negli ultimi 20 anni è cresciuta del 12% mentre i salari sono diminuiti del 2%, quindi anche su questo versante il modello di contrattazione sindacale, in media, non è riuscito a distribuiFISCO, IL PD APRE: TASSARE LA RENDITA IL PD con Elly Schlein ieri ha presentato un pacchetto di proposte fiscali alternativo a quello del governo. Si apre a un intervento su “redditi da capitale e delle rendite dove le aliquote sono sensibilmente più basse”, oltre alla lotta all’eva s i o n e fiscale e a un sistema più equo. Tra le proposte Pd c'è anche quella della riforma del catasto.


8 l ESTERI IL FATTO QUOTIDIANO Mercoledì 12 Luglio 2023 t ADESIONE RINVIATA Nato, Zelensky furibondo E Macron gli dà i missili » Giampiero Calapà I ndigesto il primo giorno del vertice Nato di Vilnius per il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky che, ancora prima di vedere chicchessia, capita l’antifo - na, usa i social per comunicare al mondo la sua frustrazione: “Si vuole lasciare l’oppor - tunità per contrattare l’a d esione dell’Ucraina alla Nato in negoziati con la Russia”. Il compromesso trovato nel comunicato finale, che vede comparire la parola “invi - to” nella Nato ma solo “quan - do le condizioni saranno raggiunte” non è accettabile per Zelensky: “L’incertezza è una debolezza. È assurdo che non siano stati fissati tempi certi”. Non lo possono di certo rassicurare le parole del segretario generale Jens Stoltenberg: “Mentre la guerra è in corso non è il momento di fare dell ’Ucraina un membro a pieno titolo dell’Alleanza atlantica”. E ancora in maniera anche più dura e perentoria: “Se l’Ucraina non vince la guerra non ci sarà nessuna adesione di cui discutere”. PER STOLTENBERG, Kiev si dovrebbe accontentare del pacchetto offerto che servirà a portarla ancora più vicino all ’agognata membership: un piano pluriennale per modernizzare le forze armate con 500 milioni di euro annui regalati dall’Occidente, la creazione del Consiglio Nato-Ucraina (che debutterà il 12 luglio) e la rimozione dell’iter burocratico denominato Map in modo da rendere il processo d’ingresso più agile in futuro. Perché “il futuro dell ’Ucraina è nella Nato”, si legge nel comunicato finale dei leader del vertice. Un balletto a cui da Mosca rispondoe Macron annuncia “nuovi missili” in arrivo, gli Scalp a lungo raggio. Per il portavoce del Cremlino Peskov quella francese è “una decisione errata, irta di conseguenze per la parte ucraina: ci costringerà a prendere contromisure”. Biden non ha partecipato alla cena dei leader, giornate troppo impegnative per un ottantenne che oggi sarà impegnato anche nel bilaterale con Zelensky. Se sull’adesione dell ’Ucraina si balla quella della Svezia è ormai cosa fatta, nonostante Erdogan a cui nessuno chiede più conto dei curdi, ovviamente. Di sicuro non la premier Giorgia Meloni, con cui ieri ha amabilmente conversato invitandola ad Ankara per un impegno comune nel Mediterraneo. Dall ’Italia solo Rifondazione comunista ricorda le continue violenze della Turchia dando voce all’appello del Consiglio nazionale curdo: “Denunciano – spiega il segretario Maurizio Acerbo – gravi minacce alla vita e alla salute di Abdullah Ocalan, e chiedono a Onu, Consiglio d’Europa e Unione europea di mandare una missione ispettiva nell’isola-prigione di Imrali. Ocalan, il Nelson Mandela del popolo curdo, è prigioniero in regime di isolamento da 24 anni e dal 2019 non è consentito di visitarlo neanche ai suoi parenti e agli avvocati che vengono perseguiti per terrorismo. In Turchia ci sono 350mila detenuti politici tra cui parlamentari, giornalisti, intellettuali”. no con le parole di Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri: “La Nato non è già in guerra contro di noi? Fornisce a Kiev armi, denaro, mercenari, consiglieri militari e dati di intel - l i ge n c e ”. D’altra parte arsenali e munizioni ucraine “so - no in esaurimento”, ha affermato ieri il segretario di Stato Usa Antony Blinken, per difendere la decisione americana di inviare le cosiddette bombe a grappolo. A cui i russi reagiscono promettendo pan per focaccia: “Se arrivano le useremo anche noi”. Berlino e Parigi, contrarie a quelle armi, rinforzano comunque l’arsenale di Kiev. La Germania promette nuovi armamenti per 700 milioni di euro BIL ATERALI E R D O GA N I N V I TA M E LO N I AD ANKARA IL CASO IL MINISTRO DIFENDE LE MISURE DISCIPLINARI CONTRO IL LEADER DEL NSC CARABINIERI Sindacati militari, stop di Crosetto t D I F ESA » Alessandro Mantovani Acinque anni dalla sentenza della Corte costituzionale n. 120 del 2018, che ha riconosciuto i diritti sindacali dei militari come da tempo imponeva la Corte europea dei diritti umani, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha dichiarato con molta nettezza che quei diritti non esistono ancora. Per quanto siano ormai previsti dalla legge 46 del 2022. Rispondendo a un’inter rogazi one del deputato Calogero Pisano di Noi Moderati, il gruppo di Maurizio Lupi, Crosetto il 6 luglio ha difeso le misure disciplinari adottate dall’Arma dei carabinieri nei confronti di Massimiliano Zetti, sottufficiale del battaglione Toscana e segretario generale del Nuovo sindacato dei carabinieri (Nsc) che dichiara 4.000 iscritti. Per tre volte, tra il febbraio 2022 e il gennaio 2023, Zetti è stato punito con 7 giorni di consegna di rigore. Tutti fatterelli legati all’attività sindacale che gli sono Il ministro della Difesa, Guido Crosetto costati anche una denuncia penale: in un caso l’hanno punito perché voleva partecipare a un incontro tra i militari di Talla (Arezzo) e membri del Cobar, la vecchia rappresentanza militare locale (come il Cocer a livello nazionale). Ovviamente sulle misure disciplinari pendono ricorsi. Tra i probiviri del Nsc c’è l’ex ministra della Difesa del M5S Elisabetta Trenta, Zetti però è di Fratelli d’Italia, vicino a Giovanni Donzelli. È lo stesso partito di Crosetto. È paradossale leggere, nella risposta del ministro, che le associazioni sindacali militari avranno piena operatività solo “quando con decreto del ministro per la Pubblica amministrazione, sentiti i ministri della Difesa e dell ’Economia e delle finanze, saranno riconosciute rappresentative a livello nazionale”. Insomma quando deciderà il governo. L’altro argomento è che “in base al principio della elettività delle cariche sindacali, è ancora in atto l’iter interno che porterà le stesse a dotarsi di proprie strutture”, ovvero Zetti non è ancora un segretario eletto, i congressi sono in corso come in gran parte delle 27 organizzazioni iscritte all ’albo della Difesa. Ma il ministro assicura che “l’amministrazione vigilerà costantemente affinché sia impedita la violazione dei diritti sindacali”. La risposta di Crosetto ha generato preoccupazione nei sindacati militari. Per ora il ministro, al posto dei permessi sindacali, ha concesso licenze straordinarie ritenute insufficienti da gran parte delle associazioni. Alla Difesa ammettono i ritardi e assicurano che entro fine anno i sindacati saranno riconosciuti. “È singolare che ancora si discuta della piena operatività”, osserva il colonnello Antonello Arabia del Sum, Sindacato unico dei militari. Intanto militari di tutti i livelli si contendono le deleghe: all’incontro con Crosetto l’Aspmi (Associazione professionisti militari) schierava un generale di divisione. E l’Aspmi è meno critica: “Il ministro – confida Francesco Gentile – ci sta venendo incontro”. t MA QUALE GOLPE Putin non può fare a meno di Prigozhin in terra d’Afric a Sul tavolo intorno al quale hanno discusso durante l’incontro segreto del 29 giugno scorso, il presidente russo, il fondatore della Wagner, 34 dei suoi comandanti e le alte cariche dei servizi segreti di Mosca, c’era il bottino africano. O almeno, parte di esso: quello della Repubblica Centrafricana, dove è stata dispiegata la compagnia di mercenari al fianco dei soldati del presidente Faustin-Archange Touadéra (impegnato a reprimere nel sangue le rivolte dei ribelli). A Bangui, Prigozhin gestisce miniere d’oro, traffico di legname, controlla perfino parte della produzione della birra. Queste operazioni con profitti da decine di milioni di dollari rimarranno nelle sue mani, hanno assicurato due fonti anonime ieri a Bloomberg. Se non è chiaro che fine farà il cuoco-traditore, né dove si trovi ora, sembra già evidente la sorte della sua creatura, che non ha competitor reali tra le altre compagnie private fondate nella Federazione (rimane in vigore la legge che ne vieta la creazione). La Wagner non è sostituibile nella Repubblica Centrafricana come in Libia o in Siria. “Non preoccupatevi, non ce ne andiamo”. Per recapitare questo messaggio – quattro giorni dopo il tentato ammutinamento di Prigozhin –un emissario del Cremlino ha raggiunto Bengasi per rassicurare Khalifa Haftar: i circa due migliaia di mercenari russi sarebbero rimasti al loro posto. Diversa invece la sorte dei “mu - sicis ti” che si trovavano in Siria, a cui sono stati bloccati i telefoni durante l’ammutinamento per evitare il diffondersi della rivolta. I loro comandanti, nel mirino dell ’esercito russo e della polizia siriana, nelle ore della “ma r ci a della giustizia” sono stati trasferiti nella base militare di Hmeimim. Obbediranno ora alla Difesa di Mosca. Da ieri è noto anche che fine farà parte della galassia militare che seguirà il “t ra d i t o r e ” Prigozhin nel suo esilio bielorusso: addestrerà, ha scritto ieri il ministero della Difesa di Minsk, i soldati del presidente Lukashenko . M AG I WAG N E R IN LIBIA PER HAFTAR, IN BIELORUSSIA A D D EST R ATO R I C O N T R A P P O ST I VO LO DY M Y R ZELENSKY “ Si vuole lasciare l’oppor tunità per contrattare l’i n g r e ss o d e l l’Ucraina nella Nato in negoziati con la Russia JENS STO LT E N B E RG “ Mentre la guerra è in corso, non è il momento di fare d e l l’Ucraina un membro a pieno titolo della Nato MARIA Z A K H A ROVA “ La Nato non è in guerra con noi? Fornisce a Kiev armi, denaro, consiglieri militari e dati di intelligence M a rg i n a l e Nell’immagine dei leader della Nato Meloni in fondo a destra FOTO LAPRESSE


IL FATTO QUOTIDIANO Mercoledì 12 Luglio 2023 ESTERI l 9 Bahri e le bombe usate dai sauditi: torna in Italia “la nave della morte” L’INCHIE STA•Carico “top secret”Tappe a Talamone e Genova Ver so l’Eg i t t o Accanto, la nave Bahri a Genova; sotto, il porto di Talamone FOTO ANSA mato la violazione del trattato internazionale sulle armi. Davanti a quel paradosso Francesco Vignarca, di Rete Pace e Disarmo, si è chiesto: “A che servono le norme nazionali e internazionali sull'esportazione di armi, se possono essere ignorate senza conseguenze?” Adesso però a mancare sono pure i divieti. DA QUALCHE MESE laggiù al largo, è bu - siness as usual, affari come al solito, anzi, forse meglio di prima, per i nuovi equilibri internazionali nati dopo l’ini - zio della guerra in Ucraina. Amnesty giudicò un “atto di portata storica” la scelta del governo Conte nel luglio 2019 di revocare le autorizzazioni per l’esportazione di armamenti verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi; mai prima dall'entrata in vigore della Legge 185 erano stati bloccati missili e bombe verso le petromonarchie. Quella decisione che frenò – secondo le ricostruzioni della Rete Italiana Pace e Disarmo –l’arrivo verso le dune di oltre 12mila ordigni è stata però parzialmente modificata dal governo Draghi, poi definitivamente cancellata da quello della Meloni che ha riaperto i canali verso il Golfo. » Michela A. G. Iaccarino All ’alba, tra barche e barchini attraccati lungo il minuscolo porto toscano di Talamone, tra qualche roccia e la sottile lingua di sabbia usata più da pescatori che da turisti, il 7 luglio scorso, si è affacciata la ciclopica nave della Bahri. L’imbarcazione lunga centinaia di metri, di proprietà della compagnia di trasporti saudita, ha sostato solo qualche ora per stivare carichi trasferiti dalle chiatte sotto occhi e controllo delle forze dell’ordine. SIA SUI CAMION usati per il trasporto della merce sia sui quattro container imbarcati sul cargo, provano le foto scattate da volontari e pacifisti, “si vede la targa arancione, quella obbligatoria per il trasporto di esplosivi. Quale tipo di armamenti ha imbarcato la nave della Bahri? Chi li ha prodotti e chi li ha acquistati? Per cosa e dove verranno usati?” c hiede Carlo Tombola, fondatore e presidente di Weapon Watch, associazione impegnata da anni a monitorare il transito illecito di armi che partono dall ’Italia. Se questa volta la Bahri ha scelto il porticciolo di Talamone è perché da mezzo secolo il sito è classificato come adeguato per il movimento di esplosivi; “questo per due ragioni: sia perché siamo lontani dai centri abitati, sia probabilmente perché nell’i m m e d i at o entroterra c’è un crocevia di grandi fabbriche di armi che producono bombe e missili, tra i più distruttivi”, dice Tombola. La gigante della Bahri, che arrivava dagli Stati Uniti, dute e trasportate in violazione dell'Att (Trattato internazionale sul commercio delle armi). Ecchr (Centro europeo per i diritti costituzionali e umani), la Rete Italiana Pace e Disarmo e Mwatana, ong yemenita che rappresentava i familiari delle vittime, ha provato ad ottenere giustizia qui, nel Paese dove sono stati prodotti gli ordigni. “Per le bombe europee sganciate in Yemen sono state fatte cause anche in Francia, Belgio, Gran Bretagna; gli attivisti, pacifisti o associazioni cattoliche hanno tentato azioni per fermare il commercio di armi o, in altri casi, di accertare la responsabilità penale di chi aveva autorizzato il traffico. Purtroppo invano, perché le forniture sono riprese con altri permessi e autorizzazioni” spiega Tombola. Non sempre le azioni legali fanno emergere i traffici, anzi, quasi mai; “rimane solo la coraggiosa obiezione di coscienza dei lavoratori della logistica , come è accaduto a maggio 2019 a Genova con uno sciopero mirato o quando a Ravenna i lavoratori sono riusciti a bloccare le bombe al fosforo che sarebbero state sganciate su Gaza” dice Tombola. Intanto, a marzo scorso, la Corte di Roma che doveva indagare sulla strage yemenita ha deciso di non procedere né contro la fabbrica produttrice delle bombe, né contro l’Ua m a (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento) della Farnesina, ma ha confermano “navi della morte”, fotografando, e qualche volta fermando, i carichi letali contenuti nelle stive, destinati a guerre straniere e lontane, conflitti invisibili nei tg nazionali, che vengono combattuti con bombe prodotte in Italia. NEL VILLAGGIO YEMENITA di Dei al Hajari, a ottobre 2016, sei civili sono rimasti uccisi in una strage provocata dai caccia sauditi, che sganciarono sulle teste delle vittime bombe prodotte in Sardegna. A confermarlo le foto dei resti degli ordigni rimasti dopo il massacro provocato da bombe vennaviga ora verso Alessandria d’Egitto; poi farà rotta a Gedda, nel Mar Rosso, per terminare il suo viaggio nel Golfo Persico, a Damman. Cosa trasporta, dice Tombola, “lo possono sapere solo le autorità portuali che leggono il manifesto e la polizza di carico” m a, racconta, “da sempre, non hanno mai dato alle associazioni l’accesso agli atti per verificare eventuali violazioni di leggi nazionali ed internazionali. La merce imbarcata dall ’Italia ha l’obbligo di rispettare la legge 185 del 1990 (provvedimento che vieta traffici di armi con Paesi “i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani”) ma non abbiamo, ad oggi, nemmeno una dichiarazione sui traffici del 2022”. In quell’anno dai porti italiani sono partiti carichi di armi usate per commettere violazioni dei diritti umani in Yemen, dove a lungo l’Arabia Saudita, insieme agli alleati sunniti, ha lanciato attacchi aerei contro i ribelli sciiti Houthi. “In alcuni casi abbiamo foto e documentazione dettagliata sulle bombe fabbricate in Italia che hanno ucciso civili in quella guerra”, spiega Tombola. Se a Talamone non tornerà presto la gigante d’acciaio, una delle sue cinque gemelle (imbarcazioni sorelle della flotta saudita, varate tra il 2013 e il 2014) è attesa tra qualche settimana al porto di Genova, dove la legge 185 “è stata violata”e le violazioni sono state ripetutamente documentate in passato. Nel sito ligure portuali e attivisti scioperano da anni contro quelle che ormai chiaES P O RTA Z I O N I “LE ARMI VENGONO U SAT E IN YEMEN” MOSCA BLOCCA GLI AIUTI A DAMASCO LA RUSSIA ha posto il veto su una risoluzione d e l l’Onu per estendere di nove mesi il corridoio umanitario per fare arrivare gli aiuti in Siria. L’accordo mediato dalle Nazioni Unite che consente la consegna di beni essenziali via terra dalla Turchia nelle aree del Paese controllate dai ribelli è scaduto ieri. Il segretario generale d e l l’Onu, Antonio Guterres, si è detto “d e l u s o”.


10 l PIAZZA GRANDE IL FATTO QUOTIDIANO Mercoledì 12 Luglio 2023 Inviate le vostre lettere (max 1.200 battute) a: il Fatto Quotidiano 00184 Roma, via di Sant'Erasmo n° 2 - [email protected] NONC’ÈDICHE Delmastro, Santanchè, Sangiuliano, La Russa, Roccella, Abodi: di questo passo la gente finirà per convincersi che il Paese è governato da una manica di trogloditi. Lo stesso Leonardo Apache si chiederà dove cazzo ha preso la laurea in Legge suo padre, quando si renderà conto che la dichiarazione con cui il presidente del Senato ha cercato di difenderlo (“la ragazza era drogata e mio figlio no”), oltre che una vittimizzazione secondaria, è un’aggravante che lo incastra. Per non parlare della figuraccia che gli ha fatto fare con gli altri rapper. Un altro po’, e gli elettori si renderanno conto che la cultura della destra post-fascista – il darwinismo sociale – non è poi così adatta a risolvere i problemi (sanità, economia, ambiente); e che accusare ogni volta le vittime non basta, anche a mettercela tutta (Meloni ai familiari dei migranti morti in mare: “Eravate consapevoli dei rischi legati alle traversate del Mediterraneo?”). E così, dopo aver giocato il jolly berlusconiano (attaccare la stampa e la magistratura, facendo la perseguitata), Giorgia è sparita meticolosamente dai radar. Pare sia piuttosto irritata coi suoi. E si capisce: proprio adesso che gli italiani si erano ormai dimenticati il servizio di Repor t di tre anni fa sul record di arrestati per ’ndrangheta nel suo partito! (t.ly/9qJf ). Così però ha lasciato la patata bollente ai tg meloniani: come riempire la mezz’oretta di propaganda ufficiale evitando le notizie imbarazzanti per il governo, tipo i ritardi sul Pnrr e il calo della produzione industriale? Non è che possono continuare a parlare del caldo e delle vacanze. Per fortuna ci sta così a cuore la concordia nazionale (ben espressa, settimane fa, dalla presenza del presidente Mattarella ai funerali di Berlusconi senza alcun movente) che, certi di fare cosa gradita, siamo lieti di fornire ai giornalisti bisognosi tre notizie mirabolanti: benché farlocche, come riempitivo sono una mano santa che nessun tg omertoso può permettersi di disprezzare, di questi tempi. B olzano.Un geometra ha fatto causa a un lattaio: “L’ho visto mettere il braccio attorno a mia moglie tre volte”. Ma il giudice ha assolto il lattaio: “Nessuno ha un braccio così l u n go ”. Canada . Da sempre, i pescatori bretoni di Terranova catturano i merluzzi grazie a un mezzo ingegnoso, semplicissimo e ignoto ai più, basato sulla seduzione misteriosa che esercita sul merluzzo il suono della fisarmonica. I capitani dei bastimenti da pesca attendono con cura, termometro alla mano, il momento in cui il mare, in inverno, deve gelare. A questo momento preciso, da ogni battello si fa udire una musica deliziosa di fisarmonica e i merluzzi, a migliaia, sollevano la testa fuori dell’acqua. Restano così ad ascoltare e non si accorgono del ghiaccio che si forma alla superficie del mare e che, ben presto, li imprigiona. Allora è un gioco da ragazzi, per i pescatori bretoni, falciare tutte le teste che emergono dal ghiaccio come un semplice campo di biada matura. Non resta che strappare, come si farebbe per una piantagione di barbabietole, i corpi immobilizzati dei merluzzi. Ma una ditta americana sta per lanciare a Terranova una macchina operatrice in grado di compiere contemporaneamente le operazioni di scollettatura, estirpazione e raccolta dei merluzzi. La macchina compie in poche ore su spazi immensi il medesimo lavoro, privando così dal loro guadagno i falciatori bretoni assunti per la stagione: di qui le sommosse di questi giorni. Stati Uniti. Si sono svolti ieri a Los Angeles i funerali di Bernie Fruen, pronipote di William Fruen, l’inventore del distributore automatico di bibite. All’inizio, Bernie è finito nella fossa senza la bara. Al secondo tentativo, due bare sono finite nella fossa, ma senza Bernie. Finalmente, Bernie è finito nella fossa, seguito da 14 bare una sull’a l t ra . Nessuno ha avuto i suoi soldi indietro. Il ruolo della polizia giudiziaria nelle indagini Ho lavorato per anni nella polizia locale di Milano e ho svolto anche qualche attività di polizia giudiziaria. Mi chiedo come mai, nel mondo dell’informa - zione, si diffonda l’idea che sia il magistrato a decidere di indagare o meno su fatti e persone. Le cose non stanno così. La denuncia o la notizia di reato viene trasmessa in procura e assegnata a un pm. Gli ufficiali più prudenti narrano semplicemente i fatti e non inseriscono gli articoli del codice penale, lasciando al pm discrezione. Altri li inseriscono. Altri indicano addirittura i riferimenti delle sentenze della cassazione. Quando un pm ritiene di avviare una indagine, dietro c’è già stata una attività di polizia giudiziaria che ha raccolto elementi utili e concreti. Nell’informazione sembra che tutto scaturisca da iniziative personali dei pm, come se non ci fosse nulla che precede l’indagi - ne. L’attenzione spesso cade su sul magistrato politicizzato che diventa, per assurdo, il vero e unico colpevole da perseguire. È davvero un mondo al contrario. Però continuo insistentemente a chiedermi: è davvero così difficile, per i nostri politici, condurre una vita sobria, eticamente accettabile e restare nella legalità? MASSIMO ARIOLI Mio fratello assassinava nei giorni di permesso Nel 1978 mio fratello stava scontando una pena di quattro mesi nel carcere mandamentale di Maglie (Le). L’agente di custodia di notte lasciava liberi di uscire dei detenuti per compiere dei furti. Una di quelle notti andarono a casa di un’ostetrica che quando aprì la porta si trovò davanti quattro incappucciati. Mio fratello massacrò di botte la povera donna fino a ucciderla. Fu condannato a trent’anni di carcere. Nel 2000 scontava la pena nel carcere di Ferrara. Durante un permesso premio ha ammazzato un’altra donna a Reggio Emilia. Mi chiedo come sia possibile dare un permesso premio a un malvivente che ha rovinato tutte queste vite e che nei giorni di permesso non ha coltivato interessi affettivi, culturali, di reinserimento, di lavoro. Non ha mai provato alcun rimorso. Era un soggetto ormai recuperato e poteva essere reinserito nella società? FRANCO AVANTAGGIATO Bombe a grappolo, punto di svolta nella guerra La guerra ucraina è al vero punto di svolta. L’apertura di Washington alle bombe a grappolo, definite “armi inumane” dall ’Onu, apre due fronti: da un lato è un chiaro riconoscimento dell’inefficacia della controffensiva ucraina. Dall’altro apre una deriva senza ritorno che risponde all ’inquietante quesito: e dopo? L’uso di ordigni tanto umanamente orrendi rappresenterebbe la scusa per l’utilizzo di qualsiasi arma: da quelle batteriologiche a quelle nucleari. Inoltre questa opzione, nel frantumare il fronte anti-Putin nato a seguito della vile invasione russa, fornirebbe a Pechino le motivazioni per scendere in guerra al fianco di Mosca. Siamo sull’orlo del baratro. La saggezza esige segni distensivi come, ad esempio, indicare una guida della Nato meno bellicista del riproposto Stoltenberg. La pace ha bisogno di coraggio, di gesti di disponibilità, non di inutili pugni di ferro. L’Europa ha il dovere morale di porre un veto alle irresponsabili offerte di Biden ed esigere il rispetto delle convenzioni internazionali, visto che questa guerra è nata per imporre alla Russia il rispetto del diritto internazionale. DANIELE MARCHETTI Tornano i vitalizi grazie al contributo del Pd Il Pd, pseudo partito di sinistra, ha colpito ancora: riecco i vitalizi. La Valente non dovrebbe essere espulsa e passare con i renziani? PIETRO LONETTO Credo che preferisca fare la renziana nel Pd, finché glielo permetteranno. M. TRAV. La giustizia sociale passa per la democrazia diretta Amare il popolo non significa fare quello che noi riteniamo bene per il popolo, bensì è fare ciò che vuole il popolo tutto assieme. La democrazia diretta non è solo la possibilità di esprimere la propria opinione, è soprattutto il potere per il popolo d’esercitare la sua sovranità direttamente su ogni esigenza, mediante strumenti realmente idonei di voto e con valore esecutivo, senza limitazioni né quorum (sennò sarebbe democrazia ridotta). Così realizziamo il benessere generale e la giustizia sociale. Gli spacciatori di sacrifici, invece, propinano guerre locali, sfruttamento di terre, sottomissione di popoli per gli interessi di potenti. CARLO MARINIS I NOSTRI ERRORI Nell ’articolo pubblicato ieri “La insospettabile mafia Spa: notai e commercialisti” (pag. 13), ho per errore attribuito all’i mprenditore Giovanni Quartararo l’accusa di associazione mafiosa, quando in realtà è stato arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa. Mi scuso per l’errore con l’interes - sato e con i lettori. SAUL CAIA I PESCATORI DI MERLUZZI, IL LATTAIO DI BOLZANO E L’ADDIO A BERNIE FRUEN Da ex ambasciatore “Gli attacchi a ‘Ipa zia’ ricordano il Ventennio” LO D I C OALFAT TO CARA REDAZIONE, faccio parte del gruppo di ex ambasciatori che, quando si tratta di difendere l’onore del Paese e il benessere comune, si esprimono liberamente, senza condizionamenti reverenziali, o peggio servilismo, verso chi sta in alto nella scala gerarchica e in quella politica. Ritengo che l’attacco concentrico, istigato da talpe interne, della stampa benpensante e di politici ignoranti contro la collega Elena Basile, sia uno strumento per nascondere l’ubbidienza cieca del governo, senza contropartite, verso il grande fratello che pretende tutto senza concedere nulla. Se mi consentite avanzerei un paragone risalente a più di 80 anni fa, quando un diplomatico osò pubblicare sulla rivista di affari esteri un articolo critico verso le direttive di politica estera di Mussolini, che rivestiva anche il ruolo di ministro degli Esteri (1932-36). Benché l’articolo fosse firmato con un nom de plume, i colleghi zelanti del ministero, individuato l’autore, informarono il destinatario delle critiche. Correva l’anno 1935 e il diplomatico, Pietro Quaroni, che si era permesso di manifestare la contrarietà all’avventurismo in politica estera, fu immediatamente allontanato da Roma e confinato in Afghanistan ove rimase isolato fino al 1943, quando il governo Badoglio lo ripescò nominandolo ambasciatore a Mosca con cui erano state riallacciate le relazioni diplomatiche. Nel mio piccolo, mentre ero ambasciatore in Angola, ho criticato severamente l’operato e le offese del ministro Bossi alla bandiera e alla Costituzione italiana, con una lettera indirizzata al sottosegretario agli Esteri Mantica. Non ebbi alcuna risposta: il gesto mi costò la promozione, ma non me ne pentii. Anzi ho continuato a denunciare a testa alta gli errori della politica estera italiana. Con questo messaggio non cerco pubblicità, ma intendo manifestare la solidarietà verso la meritevole firma acquisita dal Fa t t o. TORQUATO CARDILLI Firma del Fatto Elena Basile, ex diplomatica DANIELE LUTTAZZI Centri stampa: Litosud, 00156 Roma, via Carlo Pesenti n°130; Litosud, 20060 Milano, Pessano con Bornago, via Aldo Moro n° 4; Centro Stampa Unione Sarda S. p. A., 09034 Elmas (Ca), via Omodeo; Società Tipografica Siciliana S. p. A., 95030 Catania, strada 5ª n° 35 Pu b b l i c i t à : Concessionaria esclusiva per l’Italia e per l’e s te ro SPORT NETWORK S.r.l., Uffici: Milano 20134, via Messina 38 Tel 02/349621. Roma 00185 – P.zza Indipendenza, 11/B. mail: [email protected], sito: www.sportnetwork.it Distributore per l’Italia: Press-di Distribuzione Stampa e Multimedia S.r.l. - Segrate Resp.le del trattamento dei dati (d. 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IL FATTO QUOTIDIANO Mercoledì 12 Luglio 2023 PIAZZA GRANDE l 11 LA TREGUA KIEV-MOSCA È LEGATA ALLE ELEZIONI USA ELENA BASILE L eggo gli editoriali scritti sul vertice Nato di Vilnius da editorialisti e ricercatori personalmente conosciuti e stimati. Difficile ammettere che quanto illustrano appartenga alle loro lucide menti. Come è possibile fare ricerca e commentare liberamente la politica internazionale mantenendo sempre e in ogni caso l’accordo con le strategie dei Democratici Usa? Vengo tacciata da censori deliranti di collusioni con i servizi segreti di una potenza nemica. L’interconnessione di interessi tra “think tank” italiani che ricevono finanziamenti statunitensi mi sembra un’ipotesi un tantino più realistica. In previsione del vertice Nato i maggiori commentatori sembravano essere d’accordo sui seguenti assunti fideistici, di cui si guardavano bene dall’illustrare i fondamenti razionali. 1) L’Ucraina è un Paese forte che ha dimostrato al mondo una capacità di resistenza e una forte identità nazionalista. L’Ucraina è democratica. Deve essere inserita nella Nato. Le basi concrete vanno poste al vertice di Vilnius. 2) Non ci può essere un’archite ttura di sicurezza europea con la Russia, ma solo contro la Russia. L’Ucraina nella Nato è Paese di frontiera tra il mondo euro-atlantico e quello euro-asiatico. 3) L’Occi - dente deve continuare ad armare l’Ucraina per riprendere almeno il 15% dei territori e negoziare una tregua da posizione di forza. Poi, come la Germania Ovest durante la Guerra fredda, potrà entrare nella Nato. La tregua dovrà avvenire prima delle elezioni negli Usa. La war fatigue non deve influenzare negativamente la campagna elettorale di Biden. È doloroso. Scambiano i loro desiderata per la realtà. Aboliscono la storia nell’i n di ff er e nz a dell ’opinione pubblica e di una i n t el l i g h en t i a a d do r m e n tat a . Sfatiamo con ragionamenti pacati, frenando l’indignazione, questi assunti irrazionali e antistorici. L’Ucraina è sempre stata considerata un Paese non omogeneo, con una identità frammentata. I nostri commentatori hanno quindi deciso di non prendere in considerazione la Crimea, il Donbass e gli altri territori occupati oggi dai russi? Parlano dell’Ucraina occidentale sotto influenza prima anglo-sassone, ora Nato. Negano l’evidenza: la bancarotta, l’abolizione dei partiti di opposizione, la legge marziale. E continuano a raccontare un’Ucraina indipendente e democratica. Perché mentono? Scambiano il risultato delle politiche aggressive di Usa e Russia per la realtà voluta dal destino. Il mondo dev’essere diviso in blocchi l’un contro l’altro armati. Porre le basi a Vilnius per l’ingres - so di Kiev nella Nato suggella la seconda Guerra fredda. Nel 1975 la Csce diede vita all’Atto di Helsinki, esempio raro di diplomazia e mediazione, che mantenne il dialogo con l’Urss e il mondo comunista; e nel 1995 si trasformò in Osce e incluse la Russia. Oggi preferiscono costruire un muro. Malgrado la controffensiva ucraina si sia dimostrata molto debole, gli analisti chiedono un ultimo sforzo. Centinaia di migliaia di vittime ucraine non sono considerate un ostacolo all ’intensificazione dei combattimenti per inseguire l’obiettivo di una riconquista minima di territori e di una tregua che favorisca la campagna elettorale di Biden. Fortuna ci sono le elezioni in Usa! I ragazzi ucraini si salveranno grazie a questa circostanza contingente, l’unica tenuta in conto. Non spreco commenti sul cinismo di queste osservazioni. Ormai non si fa neanche lo sforzo di mascherarlo. Lo si ostenta negli editoriali dei giornali che mantengono alti i valori della libertà e della democrazia occidentali. Ma gli interessi europei e il bene comune sono altrove. È urgente procedere a una mediazione dopo 500 giorni di guerra che hanno portato al massacro di tanti giovani e consolidato le occupazioni russe. La neutralità della Nato è una chiave del negoziato con Mosca. A Vilnius non si sarebbe dovuto renderla inutilizzabile, come vogliono alcuni ambienti Usa. L’interesse dell’Euro - pa è mantenere rapporti economici, energetici, culturali e politici con la Russia, potenza europea che stiamo spingendo nelle braccia della Cina. L’architettura di sicurezza europea va da Lisbona a Vladivostock. Questo rimane l’obiettivo di un’Europa in pace. Sbaglio o il presidente Mattarella ha richiamato di recente il ritorno ai principi dell’Atto di Helsinki? Non dobbiamo nè vogliamo lasciare ai nostri figli un mondo diviso in blocchi, con frontiere fragili e armate. Il nazionalismo, il bellicismo, il riarmo hanno determinato due guerre mondiali. La mediazione, norme internazionali basate su equilibri tra interessi geopolitici contrapposti, l’indivisibilità della sicurezza in Europa, l’autode terminazione dei popoli, l’integrità delle frontiere nazionali, il disarmo, il libero commercio, il dialogo interculturale, la protezione delle minoranze, sono un patrimonio intoccabile, nato dopo la Seconda guerra mondiale. I propagandisti dell ’ultima ora non possono costringerci a cancellarlo. FAT T I CHIARI Ricapitolando: al Senato tornano i vitalizi e quasi nessuno si scandalizza; su grande richiesta dei sindaci di destra, sinistra e centro sta poi per essere abolito l’abuso d’uf - ficio così la prossima volta che un dirigente pubblico trasferisce un suo collaboratore per poterlo sostituire con la propria amante (è successo davvero) gli verrà consegnata una medaglia al posto di una condanna penale; buone notizie anche per corrotti, ladri, truffatori, bancarottieri e per chiunque sia accusato di un reato non violento. La riforma proposta da Carlo Nordio pensa pure a loro: in caso di richiesta di arresto, se si teme che l’indagato continui a delinquere, lo si dovrà avvisare con almeno cinque giorni d’anticipo in modo che lui possa farsi interrogare o, se preferisce, scappare. Ma non basta. Ottime novità ci sono pure per parlamentari ed esponenti di governo. A conferma di come Woody Allen avesse ragione quando affermava “non è vero che i politici non abbiano un’e tica, perché ce l’hanno pure loro ed è una tacca sotto a quella dei maniaci sessuali”, è stata finalmente affrontata e risolta la questione dei conflitti di interessi e delle menzogne pronunciate in Parlamento davanti ai colleghi e al popolo italiano. Se sei imputato di un qualsiasi reato potrai entrare a far parte (tra gli applausi) della Commissione Giustizia. L’avere un dibattimento in corso non spingerà nessuno a pensare che tu possa sponsorizzare emendamenti o leggi in grado di favorirti, ma farà invece presupporre che tu sia una persona particolarmente esperta in processi, inchieste e affini. Il politico giusto al posto giusto. Quello della volpe a guardia del pollaio. Ma non dovrai preoccuparti pure se rischi di essere qualificato come un bugiardo o una bugiarda patologica, perché davanti ai tuoi colleghi senatori e in diretta tv hai sparato balle a raffica sui tuoi emolumenti, i tuoi incarichi professionali e il rapporto con i tuoi dipendenti lasciati a casa senza stipendio. In casi come questi avrai l’obbligo di non dimetterti dagli eventuali incarichi ministeriali in modo che tutti possano apprezzare la differenza tra la nostra nazione patria di poeti, navigatori e santi e Paesi di quar t ’ordine tipo Germania, Francia e Inghilterra dove non solo i bugiardi, ma persino chi ha copiato qualche riga di una tesi si è trovato costretto ad abbandonare sia il ministero che la vita politica. Va detto però che nei prossimi mesi la nuova Italia intende far ancor meglio. Nordio in persona ha annunciato di aver intenzione di rivedere anche il concorso esterno in associazione mafiosa, un reato definito “e vanescente” che oggi purtroppo costringe in carcere l’ex sottosegretario al ministero dell ’Interno Antonio D’Alì, particolarmente legato alla famiglia di Matteo Messina Denaro, e quello alle Finanze, Nicola Cosentino, detto Nick o ’meri - cano dagli amici del clan dei casalesi. I due assieme a molti altri sono in trepida attesa. Le modifiche cui pensa il Guardasigilli garantiranno la loro scarcerazione anticipata? Nessuno può dirlo. Ma un indizio lascia bene sperare. In molti nella maggioranza vogliono dedicare la riforma al povero Silvio Berlusconi, scomparso di recente con un’unica condanna definitiva sulle spalle, ma in nove altri casi salvato dalla prescrizione (anche grazie a una sua legge che ne aveva abbreviato i termini) e in un caso perché il reato di cui era accusato era stato da lui stesso depenalizzato. Spesso in politica si è parlato di valore dell’esempio. Bene, oggi dalle parole finalmente qualcuno passerà ai fatti. Buona estate, cittadini! PETER GOMEZ IL REGISTA PER LUI HANNO L’ETICA UNA TACCA SOTTO A QUELLA DEI MANIACI S ESS UA L I Bugie, reati, vitalizi: Allen ha inquadrato bene questi politici Insomma, eccoli qui, tutti quelli che erano così pronti, gente che, beccata a fare il passo dell’oca, comincia a passeggiare come un f l a n e u r, fischiettando: chi, io? Avete capito male. Il tutto condito da revisionismi ridicoli, Storia reinventata, stupidaggini sesquipedali, errori da matita blu. E con la copertura – tipo il mantello dell’in - visibilità –che nasconde all’occor - renza le vergogne. Per cui, appena gli si fa notare lo scivolone, eccoli dichiararsi “l i b e ra l i ”– quasi sempre liberali coi soldi di tutti, peraltro – o addirittura “ra d i c a l i ”. E quando molte associazioni, partiti e sindacati francesi chiedono di annullare uno spettacolo della direttrice d’orchestra Beatrice Venezi (“è neofascista”) tutti insorgono: uh, ma è illiberale! Gli stessi che applaudono quando si nega a qualche artista russo di esibirsi in pubblico, e lo trovano, questo, abbastanza liberale per i loro gusti. Lo spettacolo continuerà: il problema è avere una base ideologica e culturale di cui ci si vergogna un po’, farla saltar fuori a sorpresa e poi correggere il tiro, cincischiare scuse patetiche, frignare un po’. Ecco per il vittimismo sì, sono pronti. © RIPRODUZIONE RISERVATA F a una certa tenerezza – diciamo spaesata commozione – riguar - dare ora, dieci mesi dopo le elezioni, quei deliziosi manifesti elettorali con cui la destra italiana di ispirazione post-fascista (la tribù meloniana, per intenderci) si dichiarava “pronta” a governare. Per qualche settimana ci siamo beccati tutti la gragnuola volitiva del “siamo pronti”, cioè eccoci, arriviamo, finalmente, abbiamo studiato, lasciate fare a noi, siamo preparati fino al delirio. Un “siamo pronti”che suonava come la dichiarazione di fiducia dell’ultimo somaro della classe prima dell’orale alla maturità. Come ti senti, Gino? Pronto! Quindi ci si perdonerà una certa ridarella nel guardare questi “prontissimi” inanella - re una serie infinita di stupidaggini, gaffe, pensieri dal sen fuggiti, puttanate varie, scivoloni littori, amenità da sala bigliardi e altro ancora. La ministra con la Maserati che non paga i Tfr, il ministro della Scuola che fa l’elogio dell’umiliazione, il ministro della Cultura che si ripromette –come se fosse un compito titanico, ultra-umano – di leggere un libro al mese (ma quelli per cui vota ai premi non li legge), la fascistissima seconda carica dello Stato, collezionista di busti del duce, che “interroga il figlio” e decide che “non c’è nulla di penalmente rilevante”, la ministra della Famiglia che paragona Daniela Santanchè a Enzo Tortora, e altri millemila articoli del campionario, un’enciclo - pedia intera. Pensa se non erano pronti! Come spesso avviene, la teoria e la prassi fanno a cazzotti. Uno, superficialmente, sarebbe portato a pensare, trattandosi di fascisti in vario grado di colorazione orbace, a una maschia e volitiva rivendicazione, a un perenne “noi tireremo d r i tt o ” che gonfia il petto irto di medaglie. Macché, più che la marcia su Roma domina la marcia indietro, la toppa peggio del buco, il rifugio nel sempre meraviglioso “sono stato frainteso”. E dunque intenerisce la flessibilità e la tenera disponibilità all’ “a bbiamo scherzato”, come quando il ministro della scuola dice che sì, ha detto “umiliazio - n e”, ma voleva dire “u m il t à”; o quando il commentatore che scrive una frase schifosa e rischia con quella di giocarsi un posto annunciato in Rai dice che non abbiamo capito, non è il suo stile, siamo cattivi noi, e lui ha scritto un libro “che farà letteralmente storia”. Testuale. Il ridicolo ha rotto gli argini. CHE BEGHE INANELL ANO UNA SERIE DI ST U P I DAG G I N I , GA F F E , PENSIERI DAL SEN FUGGITI ALESSANDRO ROBECCHI Pronti a governare? Più che la marcia su Roma, qui si fa la marcia indietro P I OVO N O PIETRE


12 l ZOOM IL FATTO QUOTIDIANO Mercoledì 12 Luglio 2023 I l 54,2% degli elettori spagnoli ritiene che il leader del Pp, Alberto Nunez Feijòo, abbia vinto il duello tv, mentre solo il 45,8% pensa che invece il vincitore sia stato il premier socialista Pedro Sanchez: il sondaggio flash condotto da Sigma Dos è stato pubblicato da El Mu n d o , frutto di 2.091 interviste. In ogni caso quello di martedì sera era l’unico faccia a faccia previsto fino al voto del 23 luglio. I due leader si sono interrotti più volte a vicenda, scambiandosi accuse sulle alleanze che potrebbero scegliere per governare. Feijóo ha ribadito una proposta che aveva già avanzato: un accordo con il Psoe che consenta al partito più votato di governare. Il che significherebbe che, se il Pp arrivasse primo, con l’as tensione del Psoe non avrebbe bisogno dei voti di Vox per governare. Il leader del partito neofascista ha protestato sui social: “L’onorevole Feijóo ha appena offerto a questo pericoloso personaggio un’astensione per poter continuare a governare”. Il faccia a faccia ha ottenuto il 46,5% di share, con un’audience media di oltre 5,9 milioni di spettatori, la più bassa della storia. GUANTANAMO CONTESA Sottomarino Usa in rada. Cuba: “P r ovo c a z i o n e” \/ Israele ancora in piazza contro Netanyahu Haaretz: “Siamo come l’Ungheria di Orbán” » Fabio Scuto Cannoni ad acqua, la polizia a cavallo che disperde i manifestanti nelle principali città d’Israele dopo che il disegno di legge sulla “ragione volezza”ha passato il primo dei tre voti alla Knesset. Sulle principali arterie di Tel Aviv, agli incroci stradali nel nord, ad Haifa, a Gerusalemme, in centinaia di migliaia sono scesi nelle strade di tutto il Paese. Oltre diecimila i manifestanti che hanno invaso l’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv e sono stati affrontati dalla polizia. I turisti (pochi) in arrivo si sono ritrovati davanti nella hall un muro umano che cantava Hatikvah , l’inno nazionale israeliano. Quasi cento gli arresti in tutto il Paese. Israele è a un passo dal caos. Nonostante le più grandi proteste della storia di Israele il governo di ultra destra di Benjamin Netanyahu non si ferma. Netanyahu ha legato la sua sopravvivenza politica a suprematisti ebraici, gruppi di coloni violenti, religiosi ultraortodossi. Lo scontro con la società civile è stato frontale, da 28 settimane le strade sono invase ogni sabato sera dalle proteste contro il governo. I partiti di opposizione sono stati scavalcati dalla rabbia di medici, infermieri, avvocati, insegnanti, ex militari e impiegati dello Stato; persino le spie del Mossad sono tra la folla che chiede a Netanyahu un passo indietro. Si è tentata la via della mediazione con il presidente Isaac Herzog, che non sembra però avere la statura politica per tenere testa a Netanyahu (da cui è sempre stato battuto alle elezioni). Il premier anche se volesse adesso non sarebbe in grado di fermare il treno della “revisione giudiziaria”, come a destra definiscono le riforme, o golpe giudiziario come lo qualifica la folla. Il primo passo del golpe è appunto l’abrogazione dello “standard di ragionevolezza”del tribunale passato in prima lettura. Dopo i tre i voti la nuova legislazione impedirà all ’Alta corte di bloccare le decisioni del governo che ritiene irragionevoli. Come la nomina di ministri pregiudicati. L’altro pezzo del golpe giudiziario riguarda la nomina dei giudici distrettuali designati finora tra otto candidati in cui due erano avvocati. Poiché l’Ordine degli avvocati è stato giudicato dal governo un “organo di sinistra” è stato abolito con una legge. I giudici saranno designati da un Comitato deciso dal ministro della Giustizia che sarà da lui presieduto. Commenta il quotidiano Ha a re t z :“Israele somiglia sempre più all’Ungheria di Orbán”. Cuba, Baia di Guantanamo, località tristemente nota per il centro di detenzione statunitense, enclave in terra “nemica”: arriva e sosta nella base militare un sottomarino a propulsione nucleare. È successo tra il 5 e l’8 luglio. Per il governo cubano di Miguel Dìaz-Canel si tratta “di una provocatoria escalation degli Stati Uniti, di cui non sono noti i motivi politici o strategici”. Come è noto, sostengono i cubani, “la base militare statunitense ha occupato per 121 anni quel territorio di 117 chilometri quadrati contro la volontà del nostro popolo e come residuo coloniale dell’i l l e g i tt i m a occupazione del nostro Paese iniziata nel 1898, dopo l’inter - vento espansionista nella guerra d’indipendenza dei cubani contro il colonialismo spagnolo”. E ancora: “La permanenza militare degli Usa a Guantanamo risponde solo all’obie ttivo politico di cercare di violare i diritti sovrani di Cuba, negli ultimi decenni la base si è ridotta a centro di detenzione, tortura e violazione dei diritti umani di decine di cittadini di vari Paesi. Il territorio di Guantanamo va restituito a Cuba”. CONFRONTO IN SPAGNA Feijòo ha proposto a Pedro Sanchez un patto anti-Vox \/ RIFORMA DELLA GIUSTIZIA


IL FATTO QUOTIDIANO Mercoledì 12 Luglio 2023 ZOOM l 13 STRASCICHI INDIANI Ora FdI arruola il marò Latorre e Monti si infuria \/ “I nsultante e inaccettabile” l’accusa che nel marzo 2013 i due marò siano stati rimandati in India per salvare gli “interessi economici” dell ’Italia. Lo sfogo dell’a ll ora presidente del Consiglio Mario Monti è arrivato ieri mattina durante la presentazione del libro Il sequestro del marò, scritto dall’ex fuciliere della Marina, Massimiliano Latorre, assieme allo scrittore e attivista Mario Capanna. Proprio quest’u l t imo, durante l’incontro, ha stuzzicato Monti parlando di “trattative sulla vendita di elic o tt e r i ”tra i due Paesi e dell’in - capacità dell’Italia di imporsi contro l’estradizione. “Mi vergogno per chi ha pronunciato queste parole”, ha ribattuto irritato l’ex premier. L’evento, organizzato da Fratelli d’Italia, ha visto anche la presenza dei senatori Lucio Malan e Raoul Russo, tutti concordi sulla necessità di istituire una commissione d’inchies ta sul caso dei due militari italiani arrestati in India nel 2012 dopo uno scontro a fuoco con un peschereccio. Un caso giudiziario che si è trascinato per anni, fino al 2021, quando lo Stato italiano ha risarcito quello indiano con un milione e 100mila euro; i due marò sono poi stati assolti dal gip di Roma nel 2022. La presentazione ha avuto tutto il sapore di un arruolamento di Latorre nella maggioranza di destra, con tanto di foto proiettate dell’ex marò abbracciato a Berlusconi. Presente all’incon - tro anche l’ex ministro degli Esteri, Giulio Terzi di Sant’Aga - ta, dimessosi dal governo Monti proprio in dissenso con la gestione di Palazzo Chigi nel caso della Enrica Lexie. FRANCESCO FERASIN REPORTER DA KIEV Andrea Sceresini vince il “P r e m i o l i n o” \/ qLA GIURIA del Premiolino, il più antico e prestigioso riconoscimento dedicato al mondo dell’informazione in Italia, da quest’edizione sostenuto da Pirelli, ha decretato i vincitori della 63ma edizione per l’anno 2023: insieme a Michelangelo Coltelli (Butac), Maurizio Maggiani (La Stampa), Salvatore Merlo (Il Foglio), Mariangela Pira (Sky), Gaia Tortora (La7) è stato premiato anche il giornalista d’in - chiesta freelance Andrea Sceresini che, insieme al collega Andrea Bosco, ha raccontato fin dalle prime battute il conflitto ucraino sulle pagine del Fatto Quotidianoe di Fq M i l l e n n i u m . A inizio febbraio ai due giornalisti è stato ritirato l’accredito stampa per più di venti giorni dalle autorità di Kiev in quanto giornalisti “non graditi”. AL RIESAME DI BOLOGNA Il Pg: “Bellini vuole rifugiarsi in Ucraina” \/ qPAOLO BELLINI potrebbe scappare in Ucraina. L'ultimo risvolto della lunga storia dell'ex “primula nera” emerge da un'intercettazione portata dalla Procura generale di Bologna al tribunale della Libertà, dove si esaminava la richiesta di Bellini di essere scarcerato dopo l’arresto del 29 giugno scorso. Parlando col figlio della sua seconda moglie, di origini ucraine, l'ex Nar ha detto: “Mi devi aiutare a uscire... devo scappare da qui dentro e io te ne sarò grato per tutta la vita”. L'accusa evidenzia un pericolo di fuga concreto considerate anche le difficoltà di istruire una eventuale rogatoria con un paese in guerra. I giudici si sono riservati e decideranno nei prossimi giorni. CORTE APPELLO DI NAPOLI GdF, Mendella assolto da accusa corruzione \/ qLA CORTE d’Appello di Napoli ha assolto "per non aver commesso il fatto" il colonnello della Guardia di finanza Fabio Massimo Mendella per una presunta corruzione relativa al periodo in cui era in servizio a Napoli e, successivamente, a Roma dove comandava il Gruppo territoriale della Capitale. L’uomo accusato di averlo corrotto, Giovanni Pizzicato, da poco arrestato in una nuova indagine della Procura europea, era un imprenditore molto noto in città. Il processo ha avuto inizio nel 2015 e si è concluso dopo 8 anni con la sentenza emessa ieri. Il colonnello Mendella, rimasto sospeso dal servizio per oltre 9 anni, rinunciò alla prescrizione, già maturata oltre due anni fa, per vedere riconosciuta la sua innocenza. Meeting di Rimini, sfila mezzo governo (ma non Meloni): chiuderà Mattarella Aprirà il cardinale Matteo Zuppi, inviato del Vaticano in Ucraina e Russia per la pace; chiuderà il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Nel mezzo, l’edizione 2023 del Meeting di Rimini – prevista dal 20 al 25 agosto – ospiterà mezzo governo, tra cui i due vice-premier Matteo Salvini e Antonio Tajani, ma non la presidente del Consiglio Giorgia Me l o n i . A introdurre il programma della kermesse (quest ’anno intitolata “L’esistenza umana è un’amicizia in e s a u ri b i l e ”) è stato ieri Bernard Scholz, presidente della Fondazione Meeting: “Vogliamo mettere al centro dell’attenzione l’amicizia, i rapporti buoni e creativi, le relazioni positive e costruttive. Siamo convinti che questa attenzione sia urgente in un mondo segnato da individualismo e solitudine esistenziale e con una situazione geopolitica caratterizzata da vecchi e nuovi conflitti, da guerre atroci anche al centro del nostro continente”. Scholz conferma che “un tema principale del Meeting sarà il lavoro” declinato come “fattore decisivo di integrazione dei migranti”. I giorni di dibattiti prevedono la partecipazione di moltissimi ministri: detto di Salvini e Tajani, parleranno Giancarlo Giorgetti, Raffaele Fitto, Giuseppe Valditara, Eugenia Roccella, Orazio Schillaci, Marina Calderone, Adolfo Urso, Gilberto Pichetto Fratin. Annunciata anche la presenza di alcuni esponenti dell’opposizione: l’eurode - putata dem Pina Picierno parlerà di Ue con Fitto; mentre Maria Elena Boschi e Francesco Boccia si confronteranno con il leghista Massimiliano Romeo, il forzista Nazario Pagano e il meloniano Tommaso Foti sulle riforme istituzionali. Al tavolo ci sarà anche il 5stelle Stefano Patuanelli: l’anno scorso nessun esponente del Movimento era stato ospite a Rimini. Come di consueto, la kermesse legata a Comunione e Liberazione prevede poi diversi appuntamenti con i presidenti di Regione, da Michele Emiliano ad Attilio Fontana, anche per riproporre il tema centrale della sussidiarietà (sviluppato anche da Maurizio Lupi, storico riferimento dell’area cattolica in politica). Per quest ’anno niente Meloni; chiuderà invece Mattarella: “Nella storia del Meeting –precisa Scholz –non c’è mai stata una compresenza del presidente della Repubblica e del presidente del Consiglio”. IL PROGRAMMA “UNA CAROGNATA” Caso Orlandi, la famiglia contro le illazioni sullo zio NUOVO CAPITOLO nella storia della scomparsa di Emanuela Orlandi. Il Tg La7 ha mandato in onda un servizio su alcune attenzioni ‘par ticolari’ dello zio di Orlandi nei confronti della sorella, Natalia. Atti trasmessi dal Vaticano alla Procura di Roma. La famiglia della ragazza scomparsa nel 1983 ha convocato ieri una conferenza stampa. “Una carognata. Il Vaticano sta cercando il modo di scaricare ogni responsabilità su altri, in particolare sulla fa m i g l i a ”, ha detto il fratello Pietro, che ha invocato la commissione parlamentare: “Il Vaticano non potrà controllare i parlamentari”. lIL COMMENTO “FORLANI COME SOCRATE”: MONS. PAGLIA, STORICO “FAI-DA-TE” » Gianni Barbacetto “Volle bere la cicuta fino in fo ndo”, Arnaldo Forlani. Così ha detto monsignor Vincenzo Paglia, cardinale arcivescovo presidente della Pontificia accademia per la vita, citando una vecchia dichiarazione dello stesso Forlani, “che non si era sottratto all’azione della magistratur a”pur ritenendosi “ingiustamen - te accusato”. Ai funerali di Stato del leader democristiano, il cardinale lo ha ricordato nell’omelia come “esem - pio di rigore, di serietà e di sobrietà”. Certo, confrontato con i puttanieri della Seconda Repubblica, “Coniglio mannaro”, il “G rande Tem p o re g g ia t o re”, la “Tigre che d o r m e”, appare sobrio. Ma forse paragonarlo a Socrate è un filino esagerato. Anche perché il filosofo greco fu condannato ingiustamente a morte, mentre Forlani è vissuto tranquillo fino a 98 anni e non ha scontato in carcere neppure un giorno della sua condanna a 2 anni e 4 mesi per finanziamento illecito. Fu il tesoriere della Dc Severino Citaristi a confessare che passò a Forlani una parte (8 miliardi di lire) della maxitangente Enimont da lui incassata per conto della Dc. E lo confermò il manager Carlo Sama, l’amministratore delegato di Montedison che pagò e distribuì la mazzettona. Ma ora va di moda la giustizia fai-da-te, le sentenze à la car te, dunque il cardinale ha sottolineato “l’inconsistenza delle accuse che gli sono state rivolte”. E ha affermato che “di certo non si è arricchito con il suo impegno pubblic o”: dimenticando che rubare per il partito è perfino più grave che rubare per sé, perché trucca e scassa le regole della democrazia. La condanna fu, per Sua Eminenza, “effetto amaro del clima devastante di quegli anni”. Devastante fu semmai lo spettacolo dei ladri di Stato. Forlani lo capì, nel 1993, tanto che la sua immagine al processo Cusani, con la bavetta agli angoli della bocca, i suoi silenzi e il suo visibile imbarazzo divennero l’icona della fine della Prima Repubblica. OMELIA PA R A L L E L I S M O A Z Z A R DATO : L’EX DC AMMISE OGNI COSA


14 l CRONACA IL FATTO QUOTIDIANO Mercoledì 12 Luglio 2023 »Lucio Musolino “Osi ama o si odia”. L’es pr ess io ne non è sufficiente a spiegare le fibrillazioni suscitate dall’ipote - si che Nicola Gratteri, il procuratore di Catanzaro, possa a fine mese diventare procuratore di Napoli. In un Paese normale il magistrato originario di Gerace, diventato il simbolo della lotta alla ’ndrangheta e sotto scorta da 34 anni, già nel 2013 sarebbe stato nominato Procuratore di Reggio Calabria. Sarebbe stato il suo “posto naturale” in cui continuare le indagini contro i clan della Locride e della città dello Stretto. E invece no: il Csm nominò Federico Cafiero De Raho e Gratteri, dopo aver “r i s c h i at o ”di diventare ministro della Giustizia (se Renzi non avesse subito il veto del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ndr ), nel 2016 andò a guidare la Procura di Catanzaro. Nel 2022 il Consiglio superiore della magis tratura bocciò di nuovo la sua c a n d i dat u ra , questa volta alla Procura nazionale antimafia, preferendogli l’ex procuratore di Napoli Giovanni Melillo. LA STORIA SI RIPETE e, a distanza di un anno, Gratteri è senza dubbio il fascicolo più delicato di cui dovrà discutere il Plenum nelle prossime settimane. E, neanche a dirlo, sono iniziate le polemiche e gli attacchi contro il magistrato calabrese che paga lo scotto di non aver mai aderito a correnti e di non aver mai strizzato l’occhio alla politica. Il suo leitmotivè sempre lo stesso: “Io non frequento il Csm, non frequento i bar vicino al Csm, non frequento le cene e i pranzi del Csm”. Poche parole che racchiudono tutto il “G ratt er i - p en s i e ro ”: nonostante il vantaggio ottenuto in quinta commissione, la strada è in salita e il suo eventuale futuro a Napoli dipende dai giochetti delle correnti. I suoi quattro voti, contro uno a testa ottenuti dal procuratore di Bologna, Giuseppe D’Amato (Unicost), e dall’aggiunto di Napoli, Rosa Volpe (Area), fanno ben sperare ma non bastano per chiudere la partita e trasformarsi nei 16/17 voti necessari per la nomina. Soprattutto se si andrà al ballottaggio, in cui non è certo l’appoggio delle correnti e dei laici in quota Pd e 5S. Prima di arrivare in aula e scoprire le carte, però, a tenere banco sono le polemiche dentro e fuori i palazzi di giustizia. Si registra, infatti, una certa insofferenza sul nome di Gratteri. Tanto in quella parte di Calabria che non gli ha perdonato le indagini su alcuni “santuari intoccabili della politica” (e non solo), quanto in quella parte di Campania che spera di non rivivere l’incubo vissuto t I N D I G ESTO IN CORSA PER LA PROCURA Il politico di FI Labocetta invoca Mattarella e in Calabria le Camere penali indicono lo sciopero “ad personam” Contro Gratteri a Napoli è già partito il tiro a segno IL CASO Il senatore FdI In commissione Giustizia al Senato Rapani, il collezionista di processi che usa il legittimo impedimento » Marco Franchi S ono entrati (e usciti) da numerose inchieste in giro per l’It a l i a : tangenti, turbativa d’asta, falso in atto pubblico, abuso d’ufficio, corruzione, peculato, falso materiale. Nelle Commissioni Giustizia di Camera e Senato almeno in sette contano nel proprio cur riculum u n’iscri - zione nel registro degli indagati. C’è però chi ha ancora tre processi in corso. Si tratta di Ernesto Rapani, senatore di Fratelli d’Italia di Corigliano-Rossano, in Calabria. Nel 2022 ha strappato il biglietto per Palazzo Madama vincendo di misura sulla candidata 5stelle Maria Saladino. In questi anni, il senatore ha collezionato una serie di grane giudiziarie, a partire dal fallimento dichiarato dal Tribunale di Castrovillari il 2 ottobre 2019 nei confronti della Edil Fratema srl, l’azienda di famiglia di cui era socio, amministratore e liquidatore. E nella lista dei creditori una delle voci più importanti riguarda l’Agenzia delle entrate cui la società – che aveva anche ottenuto un finanziamento di circa 53mila euro dal Mise nel 2013 –doveva quasi 88mila euro. Proprio nelle more di questa vicenda, il 21 febbraio 2022, il gip di Castrovillari ha disposto la sua imputazione coatta per bancarotta semplice documentale, per non aver tenuto le scritture contabili della società posta in liquidazione nel 2016 dopo aver accumulato debiti, oltre che col fisco, anche con dipendenti e fornitori. Contro l’imputazione coatta è stato fatto ricorso in Cassazione che lo ha dichiarato inammissibile il 27 settembre 2022. Ma non è finita qui. Il 22 novembre 2022, infatti, al Tribunale di Castrovillari era prevista la presenza di Rapani in un’a l t ra udienza di un altro processo, questa volta per calunnia. La storia riguarda un assegno bancario di cui il senatore aveva denunciato lo smarrimento, insieme al resto del blocchetto. Ma le indagini dimostrerebbero, invece, che le cose non sono andate esattamente così e da qui il processo. Dovevano essere sentiti dei testimoni di fronte al giudice monocratico, ma Rapani avrebbe avanzato il legittimo impedimento istituzionale per i lavori a Palazzo Madama e la seduta è stata rinviata. Stesso giorno, stesso tricon un altro calabrese, quell’Agostino Cordova che da procuratore di Palmi indagò sulla massoneria e contro il quale la metà dei pm partenopei chiese il trasferimento, mentre l’a l t ra metà si astenne. IERI CORDOVA E OGGI GRATTERI. Napoli sempre nel mezzo: l’aria che si respira all’ombra del Vesuvio fa i conti con il silenzio di chi dovrebbe tifare per lui e le dichiarazioni sopra le righe dell ’ex parlamentare e presidente di “Polo Sud” A m ed e o Laboccetta. Dalle colonne del Dubbio, il giornale degli avvocati, Laboccetta lancia strali: “Negli ultimi 30 anni –dice –la Procura di Napoli è stata guidata da magistrati autorevoli, di buon equilibrio e di ottima preparazione. L’ipotesi che il dottor Nicola Gratteri possa a breve guidare la Procura partenopea non mi convince. A Napoli non c’è bisogno di prime donne, di protagonisti mediatici, di giudici che parlano per verità rivelata. Il capo della Procura più grande d’Europa deve possedere straordinarie doti di serenità e di equilibrio”. Laboccetta va oltre e invoca l’intervento del presidente Mattarella: “In qualità di capo del Csm, spero faccia i passi giusti. Nel frattempo sarei curioso anche di conoscere il parere dell’avvocatura napoletana”. UNA SORTA DI CHIAMATA alle armi contro il procuratore di Catanzaro, già abituato agli attacchi delle camere penali calabresi che “a favore di gabbia”, pure quest’anno, hanno indetto un giorno di astensione per il 20 luglio. Uno sciopero ad personam contro Gratteri e la sua inchiesta “Rinascita Scott”. Anche la stampa nel mirino degli avvocati che parlano di “Calabria giudiziaria”, di “pro - cessi straordinari in cui vengono concentrati presunti innocenti in forza di una interpretazione giuridicamente eccentrica”e di “aule bunker divenute centri di attrazione mediatica”. E ancora: nel “distretto di Catanzaro si assiste alla concreta demolizione dei diritti dei cittadini indagati e imput at i ”. Cittadini che per le camere penali sono stati “sequestra - ti dallo Stato”. Al fianco degli avvocati calabresi c’è la giunta dell ’Unione delle camere penali italiane presieduta da Gian Domenico Caiazza che, però, è anche l’avvocato di Giancarlo Pittelli, l’i mp ut at o di Gratteri. Per dirla con l’Anm, è “l’ennesimo calunnioso e volgare attacco al lavoro della magistratura”. Quella magistratura che deve decidere se Gratteri sarà il prossimo procuratore di Napoli. Re g g e n t e a Catanzaro Nicola Gratteri (65 anni) è tra i candidati a guidare Napoli FOTO ANSA L’elezione Su di lui pende il ricorso della candidata del Movimento 5 Stelle P R EC E D E N T I IL CSM GLI HA VOTATO CONTRO GIÀ DUE VOLTE bunale, Rapani era atteso anche in un altro processo, questa volta per un presunto abuso edilizio rispetto a una lottizzazione nell’area urbana rossanese sottoposta a vincolo paesaggistico nel Comune di Corigliano-Rossano. Anche in questo caso il legittimo impedimento ha fatto slittare il processo. Queste vicende, in particolare quella del fallimento dichiarato della società di Rapani, sono finite anche dentro il ricorso presentato dalla sua sfidante al collegio uninominale, Maria Saladino, candidata per il Movimento 5 Stelle. La Saladino, infatti, ha segnalato la situazione alla Corte d’appello di Catanzaro (Ufficio elettorale circoscrizionale) e all’ufficio elettorale centrale della Cassazione prima della proclamazione ufficiale di Rapani. Secondo la candidata, infatti, andava vagliata la posizione di incandidabilità o ineleggibilità rispetto alla dichiarazione rilasciata e firmata da Rapani all’atto della candidatura in cui non vi sarebbe traccia di carichi pendenti: seppur era ancora in atto il ricorso in Cassazione, respinto il 27 settembre, due giorni dopo le elezioni, Rapani aveva già ricevuto l’imputazione coatta per bancarotta. Ora il ricorso della Saladino è pendente nella giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari di Palazzo Madama.


IL FATTO QUOTIDIANO Mercoledì 12 Luglio 2023 CRONACA l 15 t L’ACCUSA DI STUPRO La ragazza conferma ai pm: “Violentata da La Russa jr” » Davide Milosa MILANO Dopo tre ore di interrogatorio davanti ai pm e al capo della Squadra mobile, la 22enne milanese ha confermato la sua denuncia: sono stata violentata da Leonardo La Russa. Questa la sostanza di un verbale che ieri ha cristallizzato dal punto di vista delle indagini la querela arrivata alla procura di Milano il 29 giugno e che ha fatto partire un fascicolo nel quale il terzogenito del presidente del Senato Ignazio La Russa risulta indagato per violenza sessuale. Non è stato certo facile per la ragazza ripercorrere le lunghe e drammatiche ore tra il 18 e il 19 maggio scorso, a partire dall’arrivo all ’Apophis club di via Merlo fino al suo risveglio in casa La Russa, nuda nel letto con accanto il figlio del presidente che davanti alle domande incredule della ragazza le spiegava di aver avuto con lei un rapporto sessuale sotto effetto di stupefacenti (è risultata positiva a cannabinoidi, cocaina e benzodeazepine) e di averne subito un altro da parte di Nico, l’amico dj di La Russa jr, identificato dagli inquirenti ma al momento non indagato. Un lungo percorso non privo di pause e lacrime, e anche di piccoli buchi che ora dovranno essere riempiti confrontando i verbali delle altre tre ragazze, tutte più o meno testimoni nelle ore della serata al club e interpellate dalla presunta vittima nelle varie chat acquisite dai pm. Un dato che potrebbe richiedere un supplemento di verbale da parte della 22enne. Ieri negli uffici della Mobile si sono presentate, oltre alla presunta vittima, la migliore amica (non presente nel club, ma con la quale ha chattato il 19), una cara amica con la quale si reca in tram alla discoteca e infine una ragazza conosciuta quella sera nel locale. Il riserbo per tutta la giornata di ieri è stato massimo sia da parte degli investigatori sia da parte della Procura, forse anche per come è stata veicolata la notizia venerdì scorso. Comunque sia, il dato rilevante è la conferma in via generale del racconto riassunto in sette pagine di denuncia e in 23 punti. Un dato non di poco conto seppur ancora restino alcuni elementi oscuri. Ad esempio dove siano stati i tre ragazzi (la 22enne, La Russa jr e Nico) dopo che alle tre del 19 maggio lasciano il club per arrivare a casa del presidente del Senato solo alle 6. Tre ore di buco. Confermato in alcune chat tra la 22enne e l’amica presente all’Apo - phis, anticipate ieri su un quotidiano. Scrive l’amica: “Ti volevo portare a casa mia, te l’ho detto più di una volta ma non ragionavi, non eri tu, alle tre ho chiamato un taxi, ti ho anche chiesto se volessi tornare con me, ma dicevi di voler stare con lu i”. A quel punto la 22enne: “Non mi ricordo nulla, sono tornata alle 6”. Orario detto a lei da Leonardo. Ancora l’amica: “Imp oss ibil e, dove siete stati dalle tre alle sei? Poi quando il mio taxi è arrivato tu sei corsa via. Qui erano le tre. Dicevi cose assurde. Tu sei corsa via verso il Duomo”. Dopodiché che succede? Ecco uno dei tanti coni d’ombra da illuminare. Come una domanda, non emersa né in denuncia né dalle prime indagini, ovvero se dal 19 maggio fino al 29 giugno, giorno dell’inv io della querela in Procura, ci siano stati tentativi di avvicinare la ragazza? Nella sua denuncia, confermata ieri, la ragazza dice: “Il giorno successivo mi chiamò Leonardo, utilizzando Instagram, ma io per paura non risposi”. Sempre il 19 maggio, poco dopo le 15, ora in cui assieme alla madre sta andando alla clinica Mangiagalli, la 22enne scrive all’amica: “Vado in ospedale. Sta venendo mia madre a prendermi”. L’altra: “È giusto che denunci la cosa, però stai veramente attenta, suo padre è il presidente del Sen at o ”. Se qualche dubbio ancora resta sulla ricostruzione, l’impian - to generale è stato confermato. Ora c’è da capire i passi dell’in - dagine che di certo puntano sull’amico di La Russa jr e sull’analisi dei telefoni dei vari protagonisti. Se pur ad ora quello dell’unico indagato non è stato sequestrato e questo anche per diverse difficoltà legate alla parentela con il presidente del Senato. Al momento, poi, non sembra per gli inquirenti una priorità interrogare Leonardo Apache La Russa. CONTE: “IL PADRE E N T R ATO A GAMBA TESA” PRIMA che partissero le indagini, La Russa ha voluto entrare a gamba tesa. Ha parlato da avvocato penalista e da presidente del Senato. Lui si incontrerà con il procuratore di Milano e mi dite se questo non può essere un modo per condizionare? Ne può derivare un condizionamento psicologico dalla seconda carica dello Stato. Si tratta di un’uscita non opportuna". Lo ha detto il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte a In Onda su La7 I N DAGATO PER ORA L EO N A R D O NON SARÀ S E N T I TO In arte “L a r u s” Le o n a rd o Apache La Russa, 19 anni in versione t ra p p e r FOTO ANSA CASPERIA (RIETI) IL SINDACO FDI E L’ATTIVISTA CONDANNATO PER GLI ATTACCHI SUI SOCIAL “L’ascia bipenne? Non è fascista” t LA STORIA » Alessandro Mantovani P ortava al collo l’ascia bipenne, perfino su qualche vecchio “san tin o” politico. Ordine nuovo e le trame nere, però, non c’entrano. “Per me no, l’ascia bipenne si trova nelle bancarelle, la usavano gli indiani”, assicura Marco Cossu, 37enne sindaco di Casperia (Rieti), splendido borgo dell’Alto Lazio che gode di una certa notorietà con il quid - dich di Harry Potter e passa per la capitale del S a b i n a s h i re . Gli piacciono gli indiani, come a Ignazio La Russa. Ora però Cossu l’ha tolta l’ascia bipenne. “Non ce l’ho più, crescendo uno si modifica, modifica le idee, i capelli e quello che porta al collo”, spiega. Dai social è sparita anche la foto in cui faceva il saluto romano. “Era di 21 anni fa”. Non c’è più la bandiera della Repubblica di Salò, aquila imperiale e fascio littorio: “Cose da ragazzini, ho intrapreso il percorso nelle istituzioni e ho compreso che non sono conformi”. Cossu, dice Cossu, è solo “di destra”. Guai a dargli del “fa s c i s t a ”, del “raz - Mattia Tombolini e Marco Cossu con l’ascia bipenne zista”o peggio del “co g l i o n e ”. Si offende, ti querela e vince. L’ha sperimentato Mattia Tombolini, un po’ più giovane di lui, attivista di sinistra, autore di un volume insolito su Giangiacomo Feltrinelli (Cambiare il mondo con i libri, Maremosso 2022) e co-fondatore di Momo Edizioni. La giudice Loredana Giannitti di Rieti l’ha condannato in primo grado a quattro mesi (pena sospesa) per diffamazione in danno del sindaco. Per un commento sulla pagina Facebook di un consigliere di opposizione, scritto nel 2019 ricordando un intervento di Cossu a un convegno di associazioni che lavorano con i migranti, ritenuto un po’ pro - vocatorio. “Ma chi quel fascista di Cossu che va alle iniziative dei centri migranti a fare il razzista? Sì sì me lo ricordo. Non è l’unico a fare becera campagna elettorale ma mi pare ovvio essere il più coglione”, aveva scritto Tombolini a pochi giorni dal trionfo di Cossu. “Era venuto a parlare di sostituzione etnica”, raccontano. “Sostituzione etnica? Non ricordo, non c’è la registrazione – replica il sindaco –. Chi parla di un disegno complottistico dice stupidaggini, razzista mi ha fatto arrabbiare perché non me lo ritengo. Non è che se uno non la pensa come la sinistra sull’immigrazione è razzista. Penso che il calo demografico non si vince con l’ac - coglienza senza regole ma aiutando i giovani italiani a mettere su famiglia. La mia carriera politica è solo Alleanza nazionale e Fratelli d’Italia. E non mi faccio dare del coglione su Facebook”. La Cassazione nel 2017 in certi contesti ha escluso la punibilità di “coglio - ne ”. Un’altra parola sgradevole come “p o rc i ” è stata archiviata quando rivolta a politici, ricorda l’avvocato Francesco Romeo che assiste Tombolini e probabilmente impugnerà la sentenza quando avrà letto le motivazioni. Intanto però sui social del sindaco c’è chi ha messo il volto di un giovane nero sulla sua foto da assessore con l’ascia bipenne, per la serie “sostituzione etnica”. E chi gli scrive di avere la tendinite alla spalla: “Fa tendere il braccio destro in maniera tale che non si senta il dolore” N uova tempesta su Paolo Petrecca. E stavolta la redazione gli si è rivoltata contro. L’ultima del direttore meloniano di Rainews riguarda cambiamenti imposti su un servizio sul caso del presunto stupro del figlio di Ignazio La Russa, tanto che la giornalista ha ritirato la firma. Poi ci sono le parole di un cronista a corredo dei servizi sullo scontro tra politica e magistratura. “È bastato che il guardasigilli Nordio annunciasse i capisaldi della riforma che sono scoppiate due nuove vicende: quella di Delmastro e quella di Santanché”, le parole in onda su Rainews, come a sottintendere un nesso causale tra questi avvenimenti. Per questo e altri episodi è arrivato un comunicato di protesta del Cdr a tutela de ll ’autonomia e de ll’imp arzi ali tà della testata. Ieri sera, poi, Petrecca è stato audito in Vigilanza per le ultime vicende e il comizio di Giorgia Meloni a Catania trasmesso per intero e senza intermediazione giornalistica. “In questo anno e mezzo sono stato molto criticato, spesso anche attaccato, per motivi ide olog ici ”, ha replicato il direttore, messo sotto torchio dalla Vigilanza. “Po - lemiche riportate da qualche giornale, spesso da giornalisti pennivendoli più che da seri cronisti”, ha aggiunto. GI. ROS. LA CENSURA R A I N E WS , G I O R N A L I ST I C O N T RO P E T R EC CA


16 l ITALIA IL FATTO QUOTIDIANO Mercoledì 12 Luglio 2023 TRAMONTO TV Barbara D’Urso paga le mani giunte... TUTTI IN POSA SORRIDENTI AL COMPLEANNO IMMORTAL ATI d u ra n t e la festa di compleanno della giornalista Annalia Venezia, con Barbara D’Urso posa assieme a una ventina di invitati tra cui il suo amico scrittore Jonathan Bazzi. Tutti, divertiti, scimmiottano la posa a mani giunte che la presentatrice tv aveva tenuto pochi giorni prima durante il funerale di Silvio Berlusconi nel Duomo di Milano. Non proprio una dimostrazione di eleganza tanto più che, come prevedibile, alcuni invitati fanno girare quella foto nelle chat e nelle storie di Instagram. SEGUE DALLA PRIMA » Selvaggia Lucarelli Un’intervista a La Stampa in cui ancora una volta ha ricordato come Berlusconi ci avesse provato con lei, un’inter vista fuori dalla chiesa in cui ha ricordato come Berlusconi la chiamasse al telefono sottolineando che era la conduttrice più brava di tutte e poi, come se non bastasse, la foto che ha scatenato comunicati e minacce legali: Barbara D’Urso che al compleanno della giornalista Annalia Venezia posa assieme a una ventina di invitati, tra cui il suo amico scrittore Jonathan Bazzi. Tutti, divertiti, scimmiottano la posa a mani giunte al funerale di Berlusconi. Non proprio una dimostrazione di eleganza tanto più che, come prevedibile, alcuni invitati fanno girare quella foto nelle chat e nelle storie di Instagram, finché la foto non finisce su D a go s pi a ri - presa da Davide Maggio e altre testate. Proprio Dagospia lascia intendere che ai piani alti di Mediaset, nel decidere l’e sc lu si on e dai nuovi palinsesti, quella foto di dubbio gusto abbia avuto un peso. Apriti cielo. Barbara D’Ur - so rilascia un comunicato in cui annuncia che lo scatto era privato, non è stata liquidata da Mediaset per questo e denuncerà i giornalisti che lo hanno pubblicato. Ora, a parte che lo scatto era così privato che ritraeva un personaggio pubblico per strada con 20 persone intente a mimare la sua posa al funerale di una delle figure italiane più note al mondo, la vera questione è: non è forse arrivato il momento per Barbara D’Urso di farsi due domande? DI CHIEDERSI COME MAI, nel giro di una manciata di anni, è passata dal condurre addirittura quattro programmi contemporaneamente in Mediaset a essere accompagnata alla porta come uno dei tanti esclusi dai suoi reality? Perché i motivi sono abbastanza chiari a tutti tranne che a lei, probabilmente, e il fatto che nessun nome di peso la stia difendendo dovrebbe suggerirle qualche indizio. Barbara D’Urso, allontanata in maniera senz’altro sbrigativa dalla sua azienda, si ritrova per la prima volta sola, a fare i conti con quello che ha seminato in questi anni. L’ultimo a essersi speso per lei forse è stato Nicola Zingaretti, e questo forse spiega la parabola di entrambi. E quando parlo di semina e raccolta parlo di quel terreno sterminato in cui ha seminato cattivi rapporti con quasi tutte le sue colleghe conduttrici, per esempio. Salvo poi negare sempre qualsiasi screzio in interviste mielose in cui augurava pace, bene e tanta luce a tutti. E poi anni di comunicati stampa Mediaset in cui si cercava di far passare per successi anche i suoi tonfi, anni di suoi postin cui parlava di picchi d’ascolti e si vantava di battere la concorrenza, concorrenza che alla fine ha (dalle torto) salutato il suo cadavere dalla riva del fiume. Anni di programmi che non erano solo Amen, Lady Trash: chi di privacy ferisce di privacy perisce delle bugiarde alle ex (con la D’Urso in modalità “mi dissocio”), quando invitava i dottor Lemme della situazione per ridurre i problemi di peso a gag in cui volavano insulti e bodysha - mi ng , ma anche gli insulti di Sgarbi a Luxuria a Live - Non è la D’Ur s o (Facevi la prostituta, hai il cazzo o no?) e un’infinità di altri momenti non solo squallidi ma, come dicevo prima, cattivi. Spietati. “Provo dolore e rabbia”, ha dichiarato dopo che Mediaset le ha dato il benservito. E si potrebbe anche empatizzare se non fosse che di sofferenza, in questi anni di tv in cui i suoi ascolti contavano più dei rapporti umani, di ciò che è giusto, di ciò che è rispettoso delle persone e della cronaca, Barbara D’Urso ne ha provocata tanta e senza mai mostrare alcun pentimento. LEI, QUELLA CHE invoca la privacy per una foto a un compleanno, ha sguazzato per anni nella vita degli altri. Questa, per quel che conta, è la mia esperienza personale: circa 12 anni fa sono andata da lei ospite per l’ultima volta. Vivevo un momento personale molto difficile per la mia separazione. Lei sapeva tutto, perché qualche volta ci eravamo viste anche fuori dal programma. Le spiegai fin da subito che non avrei mai parlato in tv di mio figlio e della mia separazione. Poi accadde che un suo programma concorrente iniziò a rovistare nella mia vita privata, a dare informazioni false su mio figlio che era piccolissimo. All’e nn es im a puntata in cui si parlò di me in mia assenza nonostante le diffide, telefonai in diretta per chiedere che si smettesse di parlare in tv di mio figlio minore. Il giorno dopo ero ospite di Barbara D’Ur - so su altri temi. Prima dell’inizio del programma lei si fece trovare in corridoio e mi chiamò con aria di rimprovero “Ehi tu!”. Entrai per la prima volta nel suo camerino in cui mi rimproverò duramente perché ero intervenuta nel programma concorrente e minacciò di invitare da lei la mia controparte. Le spiegai che stava parlando della mia vita, non di show. Non andai mai più ospite nei suoi programmi. Negli anni l’ho osservata da lontano chiamare la sua ambizione sfrenata “s takanovismo”, vantarsi divertita di vivere rinchiusa dentro gli studi Mediaset, camuffare il suo cinismo con la finta melassa dei “col cuore” e “le mie spettatrici che stirano”, scomodare i figli ogni volta che doveva difendersi da accuse di ogni tipo, filtrare in maniera ridicola ogni sua foto per sembrare sempre più giovane e allontanarsi sempre di più dalla realtà. La realtà di una professionista di rara bravura che stava diventando sempre più sola, più feroce, più presuntuosa, convinta com’era che per l’azien - da fosse insostituibile. E che il lavoro contasse più delle persone. E invece, quella che l’ha sostituita era accanto a lei, al funerale di Silvio Berlusconi. Composta, senza mani giunte. Non so se col cuore, ma sicuramente con più l u n g i m i ra n z a . nella squallida vicenda Moric-Corona e il sofferente figlio Carlos, fino alle preghiere in diretta con Salvini. Ed è impossibile dimenticare quando, nonostante le diffide delle vittime, invitò l’ex fidanzato violento di Barbara De Rossi e di altre donne, che si difendeva dalle accuse di stalking dando delle pazze e tras h, erano spietati. Perché quando Barbara D’Urso dice, in questi giorni, che il t ra s h in Mediaset non lo fa solo lei, ha anche ragione. Quello che le sfugge però è la differenza tra il t ra s h va - riopinto, popolato da personaggi n a ï f, rumorosi, sopra le righe e sotto la terza media e quello cattivo, che affonda le radici nelle disgrazie personali, nelle faide familiari, nelle liti per eredità, separazioni, corna, malattie, violenza. La spietatezza di Barbara D’Urso, in questi anni di sua televisione feroce, in cui valeva tutto, dall’invitare un Francesco Nuti mostrato con cinismo impietoso quando la malattia lo aveva già divorato allo sguazzare Primedonne e gossip “c attivo” Barbara D’Urso non è più nei palinsesti Mediaset: al suo posto Myrta Merlino in arrivo da La7 FOTO ANSA Direzione Logistica Industriale Acquisti Tecnici Il Responsabile AVVISO PER ESTRATTO BANDO DI GARA SETTORI SPECIALI FORNITURE - RETTIFICA Con riferimento alla gara a procedura aperta GPA 9738 per l’affidamento della fornitura di “tubi in gomma e tela, tubi per protezione cavi elettrici, tubi flessibili in acciaio inox e tubi flessibili per passaggio liquidi” suddivisa in 7 lotti: Lotto 1 “Tubi di gomma ed inserzione tessile per protezione cavi elettrici” CIG: 9837358C9F, Lotto 2 “Tubi e connessioni flessibili” CIG: 9837359D72, Lotto 3 “Tubi di gomma e tela e connessioni flessibili con ST 373407” CIG: 9837362FEB, Lotto 4 “Tubi in acciaio inox “CIG: 9837364196, Lotto 5 “Tubi e connessioni per impianti pneumatici del freno “CIG: 983736740F, Lotto 6 “Tubi flessibili e manicotti in silicone” CIG: 98373695B5, Lotto 7 “Tubi flessibili per impianto aria soffiata” CIG: 983737175B, valore complessivo stimato € 1.060.000,00 comprensivo di eventuale opzione economica, si comunica che il nuovo termine per il ricevimento delle offerte viene posticipato al giorno 15/09/2023 ore 13:00 e la prima seduta di commissione al 20/09/2023 ore 10:30. Raffaele Pullia Direzione Logistica Industriale Acquisti Tecnici Il Responsabile AVVISO PER ESTRATTO BANDO DI GARA SETTORI SPECIALI FORNITURE - RETTIFICA Con riferimento alla gara a procedura aperta GPA 9744 per l’affidamento della fornitura di “materiale vario per rotabili ferroviari (materiale elettrico ed elettronico)” suddivisa in 4 lotti: Lotto 1: Nuova ventola per convertitore statico mono-tensione – CIG: 98419813A7; Lotto 2: Particolari commerciali a catalogo per impieghi elettrici – CIG: 984198247A; Lotto 3: Particolari commerciali a catalogo per impieghi elettrici ed elettronici – CIG: 984198354D; Lotto 4: Materiale vario per rotabili ferroviari commerciale a catalogo – CIG: 9841984620, valore complessivo stimato € 1.570.904,00 comprensivo di eventuale opzione economica, si comunica che il nuovo termine per il ricevimento delle offerte viene posticipato al giorno 07/09/2023 ore 13:00 e la prima seduta di commissione al 14/09/2023 ore 10:30. Raffaele Pullia ESITO DI GARA RFI S.p.A. informa che è stata aggiudicata la gara a procedura aperta DAC.0035.2022 relativa a lavori di “Progettazione esecutiva ed esecuzione in appalto dei lavori di realizzazione del Collegamento ferroviario con l’Aeroporto di Venezia” - CUP J51H03000170001 - CIG 9229545D77. Il testo integrale dell’esito, pubblicato sulla GUUE 2023/S 125-397236 del 03/07/2023, è visionabile sul sito www.gare.rfi.it canale Esiti – Lavori. Il Responsabile del Procedimento per la fase di affidamento: ing. Luca Lancieri. direzione acquisti


IL FATTO QUOTIDIANO Mercoledì 12 Luglio 2023 SECONDO TEMPO l 17 DI POMPEI I l “Grande Progetto Pompei” è finito ed è tempo di tirare le somme. Il progetto europeo che più d’ogni altro ha tenuto banco nelle pagine, non solo culturali, dei giornali, si sarebbe dovuto chiudere ieri con una solenne cerimonia, nel Foro dell ’area archeologica, alla presenza dei direttori generali avvicendatisi alla guida del Grande Progetto (i generali Giovanni Nistri, Luigi Curatoli e Mauro Cipolletta) e del direttore generale Musei, già direttore generale del Parco Archeologico di Pompei, Massimo Osanna. Anzi si sarebbe dovuto chiudere il 20 giugno. Ma in entrambi i casi la cerimonia è stata rinviata all’ultimo momento, per impegni imprevisti del ministro a Roma. Non c’è dubbio infatti che Gennaro Sangiuliano vorrà esserci, a chiudere il cerchio dei ministri avvicendatisi alla guida del progetto pompeiano: Massimo Bray, Dario Franceschini, Alberto Bonisoli, e poi ancora Franceschini. D’altronde, il progetto è un orgoglio, indicato, dall’Ue, sottolinea il ministero della Cultura “quale modello da perseguire nella gestione dei fondi comunitari e nazionali e concreto esempio di produttiva sinergia tra Commissione europea e governo nazionale”. AVV IATO nel 2012, sull’on da mediatica scatenata da una serie di “cr o l l i”– il più roboante dei quali, del 2010. riguardava la Schola Armaturarum, e portò alle dimissioni dell’allora ministro Sandro Bondi – dove va chiudersi inizialmente entro il dicembre del 2015. Ma, forte dell ’accelerazione post-2013, il governo ottenne una proroga, sulla base di un Piano strategico, arrivando all’oggi, con 105 milioni stanziati sui fondi di coesione Ue. Fondi che Pompei non aveva mai visto prima (e nessun altro sito archeologico in Italia), con un impegno delle risorse per il 98%. I risultati, per il MiC: “76 interventi, messi in sicurezza 2,7 km di fronti di scavo (che costeggiano i 22 ettari di area ancora non scavata), rimosse 30.000 tonnellate di materiale (lapilli, cenere e terreno), salvaguardati 50 km di colmi murari e 10.000 mq di intonaci per complessivi 45 edifici oggetto di restauro, sviluppato un itinerario facilitato di oltre 4 km per persone con ridotta funzionalità motoria, rinvenuti numerosissimi reperti archeologici e monitorate le attività condotte dai 781 operatori economici coinvolti nelle lavorazioni e nei servizi”. Più dei numeri, però, parla il fatto che ormai Pompei finisca con costanza sui giornali nazionali e internazionali con le sue “sco - per te”, tanto da attirare l’atten - zione delle produzioni televisi2013 -2023 Cerimonia chiusura lavori saltata 2 volte L’Arabia tenta pure Pogba Lo juventino sarebbe in procinto di accettare un contratto da 150 mln di euro in tre anni. Sarebbe l’enne simo colpo della ricchissima Saudi League Torna il “Diritti a Baschi” Dal 14 al 16 luglio ci sarà a Baschi (Terni) la sesta edizione del festival sui diritti umani, in collaborazione con Articolo 21 e la Comunità di s. Egidio “The Flash” ha fatto flop Il film è costato più di 350 mln di dollari incassandone 200 in tutto il mondo in tre settimane. Il peggior risultato di sempre per un cinecomics ve internazionali. Con i visitatori che, dai 2 milioni circa del 2009, sono passati a 3,8 milioni nel 2019, con un’accelerazio - ne dal 2014 (salvo il crollo degli anni 2020-2021 a indicare una crescita trainata dal turismo s traniero). Protagonista indiscusso di questa crescita l’attuale dg Musei Massimo Osanna, scelto da Bray e confermato dai successori, dal 2013 prima soprintendente, poi direttore del neonato Parco Archeologico fino al 2020 (l’attuale direttore di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, di Osanna è un allievo). Capace di portare un cambio di passo, attivare meccanismi virtuosi di spesa veloce, con ribassi anche del 50-60% e soldi risparmiati impegnati in altri progetti. E di creare e imporre una comunicazione degli scavi in corso molto più “spinta” di quanto si fosse visto in precedenza, attingendo dal linguaggio cinematografico di stravolgere il modo in cui Pompei veniva raccontata dai media: da area archeologica a luogo di scoperta continua e meraviglia. ORA IL TEMAè il futuro del sito e del “Parco Archeologico” n at o nel 2016. Riprendendo le notazioni che faceva la Corte dei Conti nel 2021, quando ormai il progetto si avviava alla conclusione “adesso occorrerà assicurare un regime ordinario di manutenzione del sito per evitare il ripetersi del degrado e dei crolli”: ogni frammento di Pompei scavato in più, è immediatamente esposto al degrado. Per questo molti affreschi, già dall ’800, sono stati staccati ed esposti al chiuso di un museo. Ancora la Corte dei Conti nel 2021 aveva rilevato che “a fronte del buon esito delle attività riconducibili al Grande Progetto Pompei” risultati “non altrettanto positivi” sono stati raggiunti per “il recupero ambientale e la valorizzazione della cosiddetta buffer zone”inclu - sa nella stessa norma “costitui - ta dalle aree archeologiche comprendenti e circostanti Pompei, Ercolano e Torre Annu nz iata”. I siti archeologici dell ’area non sono riusciti a tenere il ritmo: nel momento in cui scriviamo sono chiusi per ristrutturazioni il museo di Castellammare di Stabia (inaugurato nel 2020), l’Antiquarium di Boscoreale, Villa Arianna a Stabiae: se la fama e i visitatori di Pompei sono cresciuti costantemente, non lo stesso si può dire per l’area vesuviana circostante. Quasi simbolicamente, oggi verrà inaugurato un Frecciarossa diretto Roma-Pompei, che porterà rapidamente i turisti in giornata al sito archeologico e ritorno, senza fermate intermedie, mentre la rete locale di trasporti langue. Tutti vogliono Pompei, per il resto si dovrà attendere. Re c o rd I visitatori dai 2 milioni circa del 2009, sono passati a 3,8 nel 2019 FOTO ANSA Spesi 105 milioni d’euro L’INFINITO CANTIERE »Leonardo Bison A L L’ORIGINE IL “C RO L LO” DEL 2010 IL 6 NOVEMBRE del 2010 il crollo di un muro (non antico) della “Schola A r m a t u ra r u m” a Pompei sollevò un caso politico e mediatico internazionale, rendendo evidente la necessità di più fondi per Pompei. Il ministro Bondi si dimise nel marzo 2011. Il Grande Progetto Pompei è nato su iniziativa del governo italiano a partire dal decreto legge n. 34/2011, su fondi Ue 2000-2006 e 2007-2013, e poi anche 2014-2020


18 l SECONDO TEMPO IL FATTO QUOTIDIANO Mercoledì 12 Luglio 2023 Giovannino Guareschi attorno agli anni Sessanta amava sfrecciare su una Fiat 1500 cabriolet, con un vistoso foulard che gli sventolava al collo. Uno spuntino all’aper to con lambrusco e culatello e poi via, ancora a dare gomma alla sua cabrio. L’inventore di Peppone e Don Camillo era già una superstar, i suoi libri vendevano milioni di copie ed era l’autore italiano più tradotto al mondo. Fernandel e Gino Cervi avevano già portato al cinema con enorme successo la saga delle tre voci – sì perché oltre a loro due c’era anche un altro protagonista, il crocifisso parlante. Però rimase un uomo semplice fino alla fine, il successo planetario non gli diede alla testa. Una semplicità che fu anche un po’ la bandiera di Guareschi, come ha ricordato più volte lo studioso Gustavo Marchesi: “Diede sapore di vero, tanto ai suoi scritti, quanto alla sua esistenza, in totale sintonia con la civiltà contadina, la stessa di Verdi, una condizione umana indispensabile alla sua vena di scrittore, a reggere la volontà nel faticato mestiere che, col passare degli anni, tendeva a piegarlo”. Come dire che l’ossigeno alla fantasia gli veniva dal clima, dall ’umidità greve della Bassa padana, che molti giudicano quantomeno irrespirabile. MA CHI è cresciuto in riva al grande fiume, se ne fa una ragione, come hanno raccontato in tanti, uno su tutti Bernardo Bertolucci nel suo No - v ec e n to : la saga animata da Gérard Depardieu e Robert De Niro racconta proprio questo, di rane cacciate nei fossi, di stalle con le mosche, di povertà affievolita da u n’armonica suonata per i figli. Nebbia d’inverno e afa d’estate, zanzare al loro apice, umidità che si taglia a fette, il tutto però condito da magia. Un aneddoto emblematico, sempre Marchesi: “U n’aria nutriente per la terra, deve esserlo anche per l’uomo, per la sua mente”. In proposito il mio carissimo Augusto Lamoretti (per qualche tempo sindaco di Busseto), mi ha lasciato un ricordo ammirevole di Guareschi. Una volta (sicuramente dopo il 1961) il suo editore, l’onnipotente c umendaAngelo Rizzoli, era venuto col figlio Andrea a Roncole di Busseto, per tentare di convincerlo su un “nuovo grande proge tto” di collaborazione. Lamoretti fece l’atto di allontanarsi, per lasciarli soli a conversare senza orecchie indiscrete. Giovannino in modo piuttosto sbrigativo lo pregò di restare. E così, a un tavolino davanti al locale, senza nessuna parvenza di etichetta, i Rizzoli per quasi un pomeriggio si provarono invano a sedurre il loro prezioso campione”. Il momento era particolarmente delicato: in seguito alle pressioni esercitate da alte gerarchie politiche, Guareschi si era dimesso da C a nd i d o , il settimanale da lui fondato per conto della Rizzoli, nel 1945. Il gesto provocò la chiusura del periodico e Guareschi a metà ottobre del 1961 espresse il suo rammarico ad Andrea Rizzoli. “Se avesse saputo che la lettera di dimissioni avrebbe provocato la soppressione della ‘cr eat ura’, si sarebbe rimangiato il proposito dimissionario”. Ma il dado era tratto; fine. Ed ecco le conseguenze: chiuso Candido, i Rizzoli stavano dunque bussando alla porta di colui che aveva suscitato il clamore più indiavolato a favore della loro Casa. LO RIVOLEVANO a Milano, gli offrirono una sistemazione stabile che avrebbe fatto invidia a tutti i suoi colleghi della carta stampata, un incarico dirigenziale all’in te rno dell’editrice, un contratto che Guareschi poteva regolare a piacimento e che, dati i cospicui guadagni, gli alleviavano l’obbligo di scrivere da forzato, con dispendio di energie. Naturalmente avrebbe dovuto trasferirsi di nuovo a Milano. E qui stava il problema. Guareschi si rifiutava di staccarsi da Roncole: a parte che aveva aperto un ristorante, e lontano di lì non riusciva neanche a pensare. Avrebbe mandato gli articoli per ferrovia, con la solita posta fuori sacco, ma lui il treno per Milano non lo prendeva. I Rizzoli, a ogni rifiuto, rilanciavano alzando il valore dell ’offerta. Fu verso il tramonto, quando su tutto il circondario si sparse un irritante effluvio di letame, aggravato dal vapore afoso della tarda estate, che Guareschi lanciò ai suoi interlocutori la stoccata risolutiva, una domanda retorica: “...ma poi sinceramente, dite: ma come farei a vivere, poi? A vivere senza di questo bell’odore di m e r d a? ”. I due ammutoliti si alzarono di scatto, si congedarono e raggiunsero la loro Chevrole t… l’o lez zo dei campi aveva sconfitto quello dei bigliettoni”. Proprio come diceva Louis-Ferdinand Céline: “L’unica cosa che ci dà il senso dell’essere è l’odeur de m e rd e ”. © RIPRODUZIONE RISERVATA CARTOLINA D’AUTORE Il legame fra Giovannino e Parma Ai guadagni di Milano Guareschi preferiva il letame di Roncole IL P E R S O N AG G I O G I OVA N N I N O G UA R ES C H I Nato a Fontanelle di Roccabianca (Parma) nel 1908, è uno degli scrittori italiani più tradotti al mondo, grazie soprattutto alla serie del “Mondo nuovo”con protagonisti Don Camillo e Peppone, poi trasposta in una popolare saga c i n e m a t o g ra f i c a . Cresciuto a Parma, fin da adolescente viene notato dallo sceneggiatore Cesare Zavattini, grazie al quale comincia a scrivere per la “Gazzetta di Parma”, prima di lavorare anche come disegnatore e umorista. Nel ’36 si trasferisce a Milano scrivendo, tra gli altri, anche per “La Domenica del C o r r i e r e”, “Ber toldo”, “La Stampa”, “Corriere della Sera” e“C a n d i d o”, rivista che fonda nel 1945, poco dopo essere uscito dal campo di concentramento d ov ’era stato imprigionato dai tedeschi. Il suo esordio come romanziere risale al ’41 con “La scoperta di Milano”. Il primo libro della sopracitata serie del “Mondo n u ovo” invece è stato pubblicato nel 1948. Muore a Cervia (Ravenna) nel 1968 Don Camillo e Peppone Sopra, uno s p ez zo n e dal film. Sotto, Guare schi FOTO ANSA SNOBBATI Rifiutò Rizzoli: lonta no da casa non riusciva ne m me no a pensare »Luca Sommi


IL FATTO QUOTIDIANO Mercoledì 12 Luglio 2023 SECONDO TEMPO l 19 Super Sinner: prima semifinale a Wimbledon. Ma ora c’è Djokovic » Natale Ciappina Compirà 22 anni il prossimo 16 agosto, quindi il tempo è dalla sua, bisogna avere solo un po’ di pazienza per vedere, facciamo gli scongiuri, chissà che meraviglie. Nel frattempo ieri, con un 6-4 3-6 6-2 6-2 in due ore e 14 minuti, Jannik Sinner ha già raggiunto il miglior risultato a un Grande Slam della sua giovane carriera, battendo ai quarti di finale di Wimbledon il russo Roman Safiullin. È il miglior risultato di un italiano nel più antico torneo tennistico, fatta eccezione per la storica finale raggiunta da Matteo Berrettini nel 2021, battuto da Novak Djokovic dopo quasi quattro ore di battaglia. Per trovare un altro semifinalista italiano a Wimbledon bisogna tornare al 1960, Nicola Pietrangeli battuto dal leggendario Rod Laver in cinque set: un’altra epoca, quando l’era Open doveva ancora cominciare; Sinner, intanto, nella storia c’è già. Fin dal primo set si intuiva il copione della partita, una sensazione rafforzata dalla distanza di posizioni nel ra n ki n g fra i due (ottavo l’italiano, 92esimo Safiullin). Il russo è quasi inscalfibile al servizio, ma basta un b re a k a Sinner per chiudere il primo set con 6-4. Poi, si diceva, arriva lo spavento, o per meglio dire la confusione, con l’italiano che perde lucidità e soprattutto cinque g am e consec utivi dopo essere stato in vantaggio 3-1. Safiullin vince il set e prende coraggio, annulla tre palle b re ak consec utive ma non è abbastanza, perché il servizio dell ’altotesino cresce di livello. Terzo set 6-2 con doppio b reak . A quel punto Sinner è troppo per il russo, che ci prova ma subisce un altro 6-2. Nella semifinale di venerdì l’azzurro troverà Djokovic, una rivincita dei quarti di finale di Wimbledon 2022. L’anno scorso il tennista originario di San Candido andò avanti di due set contro l’allora numero uno al mondo, che pareva sconfitto. Uno svantaggio che solo i grandi campioni riescono a ribaltare; qual è Djokovic, appunto. Rispetto ad allora, questo è un Sinner diverso. Per un atleta così giovane anche un solo anno di esperienza può cambiare molto, ma forse la differenza più evidente sta nel cambio di allenatore, col passaggio dal padre putativo Riccardo Piatti all’aus traliano Darren Cahill; il suo tennis è diventato meno schematico, ora Sinner riesce a prendere il sopravvento sugli avversari. RIVINCITA Ve ne rd ì la sfida col serbo, che nel 2022 vinse in rimonta ai quarti TENNIS L’azzurro batte il russo Safiullin in quattro set (6-4 3-6 6-2 6-2) e diventa il terzo italiano della storia ad arrivare a Londra tra i primi quattro “Fox ” L’altotesino è ottavo nel ranking Atp C O L PA DELSOLE La benedizione del papa in Ungheria: Urbi et Orban di Alberto Graziani 1 23456 7851799 2 10 11 12 5 13 14 3 11 10 4 2 15 2 12 7 13 16 5 6 11 10 17 7 4 4 2 6 7 1 7 6 7 18 5 1 7 13 5 13 6 7 2 18 7 13 16 5 11 13 19 5 16 5 10 12 5 19 17 5 10 4 5 Crucipersonaggio 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 Trait d’union 5 2 1 7 3 8 4 9 6 7 3 6 2 9 4 1 5 8 8 9 4 5 1 6 3 7 2 2 6 7 8 4 1 5 3 9 4 5 3 6 2 9 7 8 1 1 8 9 3 7 5 6 2 4 3 7 8 4 6 2 9 1 5 6 1 5 9 8 7 2 4 3 9 4 2 1 5 3 8 6 7 Quizdokuvip M A T I A B A Z A R V E S D A M O N A T I O P P E P I N O R I T A G L I O L A D A N O E N E D O I O G I R E T T I R Z N O F O R Z A I T A L I A D E E E G U I D O C R O S E T T O I L P E R N I C E G R I G I A P D L C U N E O C R E A T A T R I I O P E N O O N N E O A M A R T E L L A T E E T I R I E M I N I A T U R A S O S P O D F R E D Le soluzioni Crucipersonaggio dell’uscita precedente Abito. Rispondi alle domande inserendo nello schema le lettere evidenziate delle alternative che ritieni giuste nelle caselle con lo stesso numero. Completa poi la frase di Carlo Calenda aiutandoti con il senso e sapendo che a numero uguale corrisponde lettera uguale. Crittodomande Vip Sudoku Ogni riga, colonna e riquadro dello schema deve contenere tutti i numeri da 1 a 9, senza ripetizioni. 5 2 175 3 7 95 561 4 3 5 9 619 71 3 6 873 2 8 1. Il nonno materno di Carlo Calenda è stato un famoso regista: Elio Petri o Luigi Comencini? 5. Il titolo di un suo libro: Aspettando il presente oppure Orizzonti selvaggi? 6. Da europarlamentare nel 2021 aderisce al gruppo: Identità e democrazia o Renew Europe? 10. Nel 2022 Carlo Calenda è stato eletto: alla Camera o al Senato? 15. In passato anche un incarico presso una prestigiosa Casa automobilistica: Ferrari o Maserati? 18. Ha concluso il ciclo di studi universitari con la laurea in: Biologia o Giurisprudenza? ORIZZONTALI VERTICALI 1. Sono attratte dal polline - 5. Un organo che avrebbe voluto abolire con il suo progetto di riforma costituzionale - 8. Ha i palchi a pala - 12. Un libro sacro degli ebrei - 16. Carlo, il leader di Azione con cui si è alleato - 18. Film di fantascienza del 1982 con Jeff Bridges - 20. Un altro nome dell’acciuga - 23. Fregiare con strisce - 25. Fu amata da Zeus - 26. Il quotidiano che dirige da qualche mese - 29. Il simbolo del decimetro - 30. L’allenatore Mancini (iniz.) - 31. Il protagonista del cruciverba - 32. Lo spassoso Teocoli - 33. Un dispositivo d’innesco azionato a distanza - 35. Il Tolstoj meno tosto - 36. La crosticina sui cibi al forno - 38. Una vera sfortuna! - 39. Si accantonano come riserva - 41. Borgo del Friuli semidistrutto dal terremoto del 1976 - 42. Disposta in verticale - 43. Il fi glio di Dedalo - 44. Supera in centro - 47. Un completo di asciugamani - 48. Li ritrovano le rondini - 49. Paolo che gli è succeduto come presidente del Consiglio - 52. Il Beta di Disney - 53. Il modo informale con cui era nota la coalizione di cui ha fatto parte alle elezioni 2022 - 54. Michelangelo, il regista di Zabriskie Point - 55. Il vino nelle parole composte. 1. Protegge le cromature - 2. Andato all’antica - 3. Il Capp fumettista - 4. Liberato dallo sporco - 6. Iniziali della Casalegno - 7. Personaggio dei cartoni ideato da Osvaldo Cavandoli - 8. Rimossi dalla carica - 9. Uno scuretto della fi - nestra - 10. L’argonauta principe di Messene - 11. Dario che ha preso il suo posto di sindaco a Firenze - 13. Lavorano nei villaggi turistici - 14. Maurizio che è stato segretario del Pd dopo di lui - 15. Spalleggiati - 17. Franz, compositore ungherese dell’Ottocento - 19. Comunità nomade - 21. Bradley del fi lm Il lato positivo - 22. Il Flynn divo degli anni Quaranta e Cinquanta - 24. Faccine da WhatsApp - 27. Si parla in Val Gardena - 28. Dayane, modella e showgirl brasiliana - 33. Mese arabo del digiuno - 34. Attivo in tre lettere - 37. L’esecuzione della commedia - 40. Un quarto degli italiani - 42. L’altopiano sopra Bolzano - 44. Gli alberi delle spadone - 45. Il Ferrari di Maranello - 46. Sono belle sagome - 47. Dalla cella si vede a scacchi - 49. Un alto uffi ciale abbreviato - 50. Il “bon” di chi è educato - 51. Articolo per scolaro - 53. Il debutto della Tosca.


20 l ULTIMA PAGINA IL FATTO QUOTIDIANO Mercoledì 12 Luglio 2023 06:35 Rassegna stampa 07:30 Uno Mattina Estate 12:00 Camper in viaggio 12:25 Camper 13:30 Tg1 14:05 Don Matteo 16:10 Sei sorelle 17:10 Estate in diretta 18:45 Reazione a catena 20:00 Tg1 20:30 Techetechetè 21:25 Il sapore del successo 23:20 Il mondo con gli occhi di Overland 00:25 Rai News24 01:00 Sottovoce 01:30 Rai News24 08:45 Radio2 Happy Family 10:10 Tg2 Dossier 11:10 Tg Sport Giorno 11:20 Crociere di nozze 13:00 Tg2 Giorno 14:00 Pomeriggio Sportivo 14:45 Tour de France - 11ª tappa 16:30 Tour all'arrivo 17:30 Tour Replay 18:35 Tg Sport Sera 19:00 Hawaii Five-0 19:40 NCIS 20:30 Tg2 21:20 Delitti in paradiso 12 23:30 Storie di donne al bivio 00:45 I lunatici 02:00 Amore in alto mare 08:00 Agorà Estate 10:00 Elisir - A gentile richiesta 12:00 Tg3 12:15 Quante storie 13:15 Passato e presente 14:20 Tg3 15:10 Alla scoperta del ramo... 15:55 Di là dal fiume e tra gli... 16:50 Overland 17:45 Geo Magazine 19:00 Tg3 20:00 - Blob 20:20 Via dei matti n°0 20:50 Un posto al sole 21:25 Speciale Chi l'ha visto? 23:55 Tg3 Linea Notte Estate 00:20 Chiudi gli occhi 07:40 Kojak 08:45 Agenzia Rockford 09:55 Detective In Corsia 10:55 Carabinieri 11:55 Tg4 12:23 Il Segreto 13:00 La Signora del West 14:00 Lo Sportello di Forum 15:30 Tg4 - Diario del Giorno 16:44 Il Castello di Carte 18:58 Tg4 19:52 Tempesta d'amore 20:30 Controcorrente 21:20 Zona Bianca 00:50 Dalla Parte degli Animali 02:05 Tg4 - Ultim'ora Notte 07:59 Tg5 08:44 Morning News 11:00 Forum - Il Meglio 13:00 Tg5 13:42 Beautiful 14:10 Terra Amara 14:45 La Promessa 15:45 My Home My Destiny 16:45 Un Altro Domani 18:45 Caduta Libera 20:00 Tg5 20:40 Paperissima Sprint 21:21 The Birth of a Nation - Il Risveglio di un Popolo 23:40 Madri - Una vita d'amore 00:50 Tg5 01:25 Paperissima Sprint 06:50 Cartoni animati 08:40 Dr. House 10:30 C.s.i. New York 12:25 Studio Aperto 13:00 Sport Mediaset 14:06 I Simpson 14:50 I Griffin 15:20 Magnum P. I. 17:12 Person Of Interest 18:30 Studio Aperto 19:30 C.s.i. Miami 20:30 Ncis - Unità Anticrimine 21:20 Freedom Oltre il Confine 00:20 La Storia Proibita 01:11 Prodigal Son 02:01 Studio Aperto 07:00 Omnibus 09:40 Coffee Break 11:00 L'Aria Che Tira ESTATE 13:30 Tg La7 14:15 Eden - pianeta da salvare 17:15 C'era una volta... il Novecento 18:10 Padre Brown 20:00 Tg La7 20:35 In Onda ESTATE 21:15 Atlantide 01:00 Tg La7 Notte 01:10 In Onda ESTATE (r) 01:30 LIKE Tutto ciò che piace 02:30 L'Aria Che Tira ESTATE (r) 04:25 Omnibus (r) 19:25 Detective Knight - La notte del giudizio 21:15 Free Guy - Eroe per gioco 23:15 Anche se è amore... 01:00 After Earth - Dopo la fine del mondo 02:45 Detective Knight - Giorni di fuoco 19:15 Cash or Trash 20:20 Don't Forget the Lyrics - Stai sul pezzo 21:25 Una notte al museo 2 01:35 Highway Security: Spagna 05:10 Summer Crime - Amore e altri delitti P RO G R A M M I TV DOPO LA CARRÀ TUTTO È PIÙ PICCOLO IL PEGGIO DELLA DIRETTA ,BASTA ANDARE su Rai Play e vedere lo speciale di Techetechetè Raffaella amore mio per capire quanto il mito della Carrà resista al tempo e all’oblio; anzi, in qualche modo se ne nutra come tutti i miti, Wonder Raffa sempre meno umana e sempre più Avenger. Basta sfruculiare le Teche fior da fiore, meglio del docufilm passato nelle sale, troppo affollato di entusiasmi e di “io la conoscevo bene”. Non ha bisogno di oleografia questo talento, se ce n’è mai stato uno, capace di bastare a se stesso: “Sono un videoclip vivente: quando canto bisogna ascoltarmi, ma anche vedermi”. Raffa la si ascolta con gli occhi più che con le orecchie. Basta uno spezzone d’epoca perché l’epoca sparisca; resta soltanto lei, che sia sola davvero, circondata da ballerini o accompagnata da conduttori. Sola nei duetti e nei balletti, sola con le mute, le paillette, il lurex, le zampe d’elefante, le piume di pavone... La solitudine dei supereroi, potere e maledizione dei numeri primi. Poi l’epoca riappare – è la nos t ra –, sono passati già due anni dalla morte e sgomenta l’assenza di eredi. Raffaella Carrà è stata l’incarnazione dell’e n e rg i a dell’Italia degli anni Settanta e Ottanta, dopo la rivoluzione e prima della restaurazione del costume, quando la politica era una cosa abbastanza seria da non diventare un format televisivo. Ora non c’è più Raffa, non ci sono più quella televisione, quell’Italia, quella politica, tutto si è rimpicciolito negli schermi dei telefonini, è cresciuta solo la nostalgia. La parabola dal sabato sera all’ombelico, al Tuca-Tuca, ai fagioli, alla tv-verità, alla tv-narrazione oggi sarebbe impensabile, mancano gli anelli evolutivi. Oggi sono saltati gli automatismi: la deputata diventa soubrette (ammesso che non lo fosse già), la miss diventa opinionista, un salotto pieno di ospiti vale un barattolo pieno di fagioli. E ora, con l’eggemonia della destra, assistiamo interdetti alla calata dei suoi grisi televisivi. Sgarbi, Morgan, Facci… più che la Rai della Meloni sembra la Rai di Don Rodrigo. Aridatece i radical-chic. NANNI DELBECCHI


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