Sara & Luca
vi presentiamo
la vostra famiglia
Cari Sara e Luca,
vi starete chiedendo, come mai ho voluto raccontarvi questa storia, che è
dei vostri avi ma anche vostra.
È molto semplice:
Gli alberi non possono crescere senza prima aver piantato bene le radici.
Quello che vi dirò è parte di voi, e lo sarà sempre.
Tenetelo caro.
Tutto è iniziato molto tempo fa.
Vi vogliamo bene, mamma e papà
Benvenuti nella Sicilia di fine ‘800, quando ancora non era parte del Regno d’Italia, ma terra profondamente
agricola dove si faticava parecchio per vivere.
I tre quarti della Sicilia erano nelle mani di poche famiglie nobili e la terra non produceva abbastanza per
sfamare la popolazione. C’erano poche industrie e servizi come la ferrovia avanzavano a rilento.
Vi parliamo quindi di un mondo completamente diverso da quello che conoscete oggi ed è qui che nascono
e vivono i vostri trisavoli paterni, ovvero i nonni di vostro nonno Duccio.
Rosa e Salvatore - Trisavoli
Siamo in una piccola cittadina che si trova su un monte tra gli 850
e i 1200 metri. Da qui si vedono monti boscosi e mare, con le isole
Eolie sullo sfondo. Durante l’inverno il paese si copre di neve ed è
ancora più incantevole se pensiamo che si trova in Sicilia.
Ora immaginate Rosa e Salvatore, nati e cresciuti lì, che siconosco-
no, si piacciono e si sposano e danno alla luce ben otto figli.
Una vita di sacrifici, la loro, e di duro lavoro, in un luogo con pochissi-
mi servizi, senza industrie e dove l’unica risorsa era la terra. Infatti,
Salvatore faceva il soprastante dei possedimenti di un nobile dell’e-
poca. Si occupava di sorvegliare e dirigere tutti i lavori e in assenza
del padrone ne faceva le veci. Rosa invece badava alla casa e agli
otto figli. Pensare oggi a una famiglia con otto bocche da sfamare
non è certo facile.Provate quindi a immaginare cosa doveva signi-
ficare a quell’epoca, in un posto tanto bello ma anche isolato, a 146
chilometri da Messina e a 114 da Palermo, senza mezzi se non il
cavallo o il mulo. E poi mettere insieme il pranzo con la cena, come si dice. Impresa non certo facile con la
terra che non bastava per sfamare tutti.
Eppure, Rosa e Salvatore con santa pazienza, benevoli e benvoluti da tutti ce l’hanno fatta con 459 lire
l’anno, due rotoli di pane, un litro di vino al giorno e un cacio al mese.
Riusciremmo noi a farceli bastare un cacio al mese, due rotoli di pane e pochi Euro?
Me lo chiedo ogni volta che ripenso alla loro vita...
... Facciamoci prendere per mano dal nonno, che mi ha raccontato dei vostri trisavoli Lucia e Pietro. Come
per la famiglia di vostra madre, facciamo un salto indietro di due secoli, in luoghi avvolti dalla nebbia e
dall’umidità. Luoghi dove regnava la cultura contadina, come nel piccolo paesino della Sicilia che abbiamo
appena lasciato. Si lavorava nei campi e si campava dei raccolti. Si viveva al ritmo della natura, e gli unici
rumori o suoni che rompevano il silenzio erano quelli delle campane, lo schiamazzare dei bambini, lo scal-
piccio degli zoccoli dei cavalli e il loro nitrire, il rumore delle ruote di carri e carretti trainati, il muggito delle
mucche e il crocchiare delle galline.
Di Lucia si sa poco e niente. Resta la foto che vedete del matrimonio e che trasmette un senso di dignità
profonda. Guardate la vostra trisavola com’è vestita e com’è curata la sua pettinatura. La immagino nel
momento dello scatto, in posa di tre quarti come appare, forse perché usava così o magari per timidezza o
addirittura perché a quei tempi il senso del pudore era talmente alto che uno sguardo diretto poteva signifi-
care sentirsi messi anudo o mancare di rispetto.
Di Lucia, vostro nonno custodisce solo questa fotografia e il ricordo che lei morì prima che potesse cono-
scerla. Invece del trisavolo Pietro, con quei baffi a punta, gli occhialini sottili e
Trisavola Lucia l’espressione seria, di persona che sa il fatto suo, distinta e integerri-
ma, con quel colletto inamidato e rigido poi, nonno conserva
bei ricordi e uno brutto, che lo ha segnato un po’.
Nonno, quando era piccolo, visse con Pietro per un periodo, in una
grande casa. Erano tempi in cui le famiglie stavano insieme per tanto
tempo, in spazi concepiti in modo totalmente diverso da quelli cui
siamo abituati oggi. Si viveva tutti insieme, anche ai figli ormai adul-
ti, addirittura quando questi formavano a loro volta una famiglia. La
cultura era quella, era una consuetudine condividere e sostenersi a
vicenda, mentre oggi molti figli stanno con i genitori tanto tempo solo
per necessità o difficoltà. Ehm... proseguiamo.
Nonno conserva ricordi stupendi di quel periodo, anche perché era
molto affezionato a Pietro, tanto da portargli la cena in camera tutte
le sere. La vita sa essere però crudele, non di rado, e quando aveva
otto anni vostro nonno trovò Pietro privo di vita, nel suo letto. Una
sera, mentre tutto felice gli portava la cena a letto e per lui niente più
sarebbe stato come prima...
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