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CLOUD RAT – Qliphoth Like 3 Tweet 1 1
Pubblicato da Luca Pessina - 23 giu 2015 | 0 commenti
Questa volta i Cloud Rat sembrano aver fatto veramente centro. Il
rumore dei precedenti lavori, in confronto a questo concentrato di
sfida e passione, sembra quasi poca cosa; si intuisce come solo
parte di un certo nichilismo si sia riversato in “Qliphoth”, che,
senza dubbio, ci mostra l’apice creativo del gruppo di Detroit. C’è
il solito grindcore, ma stavolta esso è arricchito da sfumature e
melodie più complesse, è suonato da una lineup più ampia
(Brandon Hill è entrato con la sua elettronica) ed è dilaniato da
una voce mai tanto spasmodica. Trame elaborate e fumanti, tra
note ora dinoccolate in raffinati passaggi, ora prepotenti e corrosive, immerse appunto in una
marea hardcore/grind che può ricordare ora Converge, ora Fuck The Facts. L’inizio
fulminante di “Seken” non presagisce un cambio di rotta decisivo, ma basta poco per entrare
in contatto con il nuovo approccio della band, che, con gusto decisamente variegato, riesce a
mantenersi in equilibrio su coordinate che paiono inizialmente concepite distanti: la sezione
ritmica minaccia col suo consueto incedere nervoso, ma la chitarra introduce spesso una
struttura compositiva ricercata che lascia dialogare dissonanze spigolose e tocchi di melodia.
Sorvola il tutto l’interpretazione dell’ispiratissima Madison Marshall, qui appunto all’apice di
disperazione ed espressività. È poco dopo l’inizio del lavoro che si comincia a capire di avere
tra le mani un piccolo gioiello, quando parte con un passo incerto e oscuro uno dei brani più
preziosi; “Raccoon” nasconde dietro la sua struttura iniziale da “ballata”, un’essenza da vera
scheggia impazzita, dalle diverse tinte e, soprattutto, dai dettagli maniacali. Questa, assieme
a “Rusting Belt”, “Thin Vein” e “Chrysalis”, è l’espressione piuttosto ambigua di una band che
ha deciso di stupire su vari fronti; dietro al tessuto musicale fratturato da una voce
nevrastenica si avvertono guizzi e suoni che scombinano la composizione rendendola unica.
Un continuo scavare verso terre capaci di offrire di più che semplice forza distruttiva, il
raggiungimento di una passionalità che sa di lacrime e sangue, frutto di pura urgenza
artistica a metà tra furore e armonia indigesta. Con “Qliphoth” i Cloud Rat si fanno scrupolosi
illustratori di scene di puro disagio quotidiano, segnando in non ultima istanza anche il primo
vero traguardo nel raggiungimento di una notevole maturità artistica.
Voto: 8.0