ALFA ROMEO
GIULIETTA
SPIDER E
DUETTO
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SULLE
RUOTE DEL
SUCCESSO
Di Eugenio Mosca – Foto Alfa Romeo Heritage
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La Giulietta Spider spopola nel cinema italiano e cattura i
cuori di molti appassionati, guadagnandosi l’appellativo di
“fidanzata d’Italia”, anche negli USA dove apre la strada alla
vettura che ne prenderà il testimone: la Spider “Duetto”,
che grazie al mix di sportività ed eleganza conquista
Hollywood.
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Il “Made in Italy” a livello automobili‐ L’arrivo della Giulie a Sprint, più
s co, sia per quanto riguarda tecnica leggera, agile e quindi con un favore‐
e performance sia in termini di ele‐ vole rapporto peso/potenza, fissa
ganza e fascino, de ava legge già dal nuovi parametri per la guida spor va
dopoguerra, con l’Alfa Romeo in pri‐ ma anche a livello di eleganza, grazie
ma linea sia per quanto riguarda i ad una silhoue e longilinea che
successi spor vi sia per i tan ricono‐ ancora oggi lascia senza fiato. Gli s li‐
scimen o enu nei concorsi d’ele‐ s sono poi riusci a fare un o mo
ganza. Ma dagli anni Sessanta questo lavoro anche nella trasformazione
successo dilaga grazie anche a mo‐ della coupè nella spider, che alla
delli alla portata di un pubblico più spor vità abbina quella voglia di li‐
ampio e decisamente più fruibili co‐ bertà e tocco di glamour piche delle
me guida. L’evoluzione tecnica, macchine aperte. Insomma è un
infa , ha portato alla realizzazione di successo, tanto che la Giulie a viene
ve ure più agili e sca an rispe o definita la “fidanzata d’Italia”. Ma ta‐
alle preceden generazioni del Bi‐ le fascino, spinto anche dalle nume‐
scione, come la 6C ma anche la 1900. rose presenze in importan opere
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cinematografiche dei Maestri Fellini e so Max Edwin, ex pilota da corsa co‐
Antonioni, varca anche l’Oceano stre o dal nazismo a lasciare la na a
conquistando mol cuori sopra u o Austria per gli Sta Uni dove di‐
sulle due coste degli USA. La Giulie a venta l’importatore di riferimento
Spider spiana la strada alla ve ura per le Case automobilis che euro‐
che le succederà, la Due o, che pro‐ pee, che spingerà in prima persona
seguendo la “carriera” cinematografi‐ per realizzare la versione aperta della
ca della Spider arriverà a conquistare Giulie a. Nel secondo Dus n, che
Hollywood. Ma non solo, perché a corre a tu o gas sulle note di Simon
conferma del proprio grande succes‐ & Garfunkel nell’indimen cabile film
so l’Alfa Romeo Due o sarà anche il “Il Laureato” proie ando la Due o
modello più longevo del Biscione, in nel ruolo di star assoluta su qua ro
a vità per 28 anni, a raverso ruote, tanto che da lì in avan sarà
qua ro generazioni, con oltre “scri urata” in cen naia di pellicole.
124.000 unità prodo e. Un cogno‐
me si incrocia con il successo delle
due ve ure: Hoffman. Nel primo ca‐
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Proposta… decente loro proposte. Bertone presentò due
proto pi con leggere differenze tra
Max Hoffman non è un semplice loro, realizza su disegno di Franco
“trader”. Conosce molto bene il Scaglione, dall’aspe o marcatamente
mercato automobilis co americano e spor vo che riprendevano in modo
sa che da quelle par , sopra u o evidente le linee della concept “2000
sulla Pacific Coast in mol , come lui Spor va”, con muso piu osto
stesso, apprezzano le Spider. Inoltre, profilato cara erizzato da fari
dopo il grande successo della carena e pinne posteriori di s le
Giulie a Sprint è talmente convinto americano. La proposta di
che gli americani faranno faville per Pininfarina, firmata da Franco
una versione aperta di tale modello Mar nengo, era invece ispirata alle
che “sos ene” la sua richiesta ai linee sobrie ed elegan di una spider
ver ci del Portello con l’impegno di di grande successo sfornata
acquistarne dire amente almeno dall’atelier torinese, la Lancia Aurelia
2000 unità prima ancora di vederne i B24. Probabilmente i ver ci Alfa
disegni. L’allora dire ore tecnico dei Romeo di allora non se la sen rono
se ori produzione e proge azione di osare con linee troppo
del Portello, Rudolf Hruska, incaricò i avveniris che che si staccavano da
Carrozzieri torinesi Bertone e quelle di “riferimento” della Giulie a,
Pininfarina di sviluppare il design perciò la scelta cadde sul proto po
della nuova ve ura consegnando a firmato Pininfarina per eleganza ed
ciascuno due autotelai da “ves re”, equilibrio classico delle forme.
come si usava fare all’epoca, con le
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La “bella signorina”
La “bella signorina”, come la
definisce Pinin Farina, nasce
con parabrezza panoramico e
vetri laterali a scorrimento.
All’interno della por era non
c’è maniglia: una corda aziona
l’apertura. Solo più tardi arrive‐
ranno un parabrezza tradiziona‐
le, vetri laterali discenden ,
pannelli porta a rezza ,
te uccio ripiegabile, maniglie
esterne e nuovi interni. Un
concept da spor va pura,
confermato da prestazioni
estremamente brillan . La Spi‐
der ado a il motore della Giu‐
lie a: un qua ro cilindri in
linea da 1.290 cm³ di cilindrata,
che eroga 65 CV e spinge l’auto
a 155 km/h. La potenza poi
con nuerà a salire, con le
successive versioni, a par re
dalla Spider Veloce del 1958
che vanta 80 cavalli. Ma so‐
pra u o Giulie a Spider è fles‐
suosa, giovane, sca ante. E
bella. Insomma piace, anche al
cinema: Fellini la fa comparire
in “La Dolce Vita”, Antonioni la
sceglie come auto di Alain De‐
lon in “L’eclisse”. La Giulie a
Spider diventa uno status
symbol, amata da personaggi
famosi, desiderata da tu .
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Tre serie… e mezza
Nel 1956 viene presentata la prima se‐
rie della Giulie a Sprint, denominata
“750D” nella versione normale e
“750F” nella versione “Veloce”, a diffe‐
renza dei qua ro‐cinque proto pi pre‐
serie non ha più il parabrezza
avvolgente né i fin defle ori, così co‐
me i finestrini sono discenden e non
più scorrevoli. Inoltre, le ghiere dei fa‐
nali sono più stre e, la plancia è
sempre in lamiera, con i tre strumen ,
ma la parte superiore è rives ta in si‐
milpelle e il vano portaogge è senza
sportello, il volante è a due razze e le
por ere hanno un rives mento interno
con vi a vista. La versione normale
monta longitudinalmente un motore
qua ro cilindri in linea di 1.290 cc, con
doppio albero a camme in testa e due
valvole per cilindro, che eroga 65 cv
per una velocità massima di 160 km/h,
mentre la versione “Veloce” da 80 CV
raggiungeva i 180 km/h grazie all’ado‐
zione di due carburatori doppio corpo
Weber (invece del singolo doppio
corpo Solex) e all’aumento del
rapporto di compressione. La primissi‐
ma versione, presentata al Salone di
Torino per il mercato americano aveva
il cambio a qua ro marce con leva al
volante, ma per il mercato italiano fu‐
rono subito disponibili le ve ure con la
classica leva posizionata sul tunnel. Co‐
me la sorella “chiusa”, la Spider aveva
sospensioni anteriori a ruote indi‐
penden mentre al posteriore c’era un
ponte rigido che inglobava al centro il
differenziale ed i freni erano a tamburo
sullo qua ro ruote. Con la seconda se‐
rie, introdo a nel 1959, il pianale (e il
passo) vengono aumenta di 50 mm,
modifica che comporta il ridisegno
della capote in tela e del te o rigido
(disponibile come op onal), vengono
inseri dei fin defle ori sui finestrini,
nuovi fanalini maggiora posteriori con
le luci della retromarcia e catari‐
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frangen circolari so o gli stessi, gli per realizzare le classiche versioni
indicatori di direzione laterali, i sedili spor ve e aperte si u lizza una sorta
regolabili e lo sportellino per il vano di escamotage montando, semplice‐
portaogge . Nel 1960 entrambe le mente, la meccanica della nuova
versioni ricevono nuovi motori più berlina 1.6 sulle scocche della Giu‐
prestazionali, mentre l’ul mo lieve lie a Sprint e Spider, con il qua ro ci‐
restyling, l’anno successivo, introduce lindri che eroga 92 cv, solo due in più
fanalini posteriori di dimensioni rispe o al 1.3 “Veloce” ma con una
ancora maggiori con integrato il cata‐ coppia più corposa, quanto basta per
rifrangente, che comportano la lieve raggiungere i 170 km/h. A seguito di
modifica dei parafanghi, la plancia questo trapianto le “nuove” ve ure
imbo ta e una cornice metallica lu‐ vengono denominate Giulia Sprint e
cida che contorna il vano della capo‐ Spider, con l’unica differenza esterna
te. Nel 1962 l’Alfa Romeo lancia una evidente della finta presa d’aria sul
delle automobili più importan della cofano sagomato al centro per ospi‐
sua storia, la Giulia Ti, e dato l’impo‐ tare il motore più alto.
nente sforzo proge uale e produ vo
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Eredità impegna va Giulia GT disegnata da Giugiaro e rea‐
lizzata dalla Carrozzeria Touring, l’Alfa
A metà anni Sessanta l’evoluzione au‐ Romeo affida a Pininfarina l’incarico
tomobilis ca avviene rapidamente, di disegnare una spider che seppur
perciò al Portello intuiscono che è basata su pianale e meccanica della
giunto il momento di dare un’erede Giulia abbia una propria personalità.
alla Giulie a Spider, in servizio a vo Ba sta Pininfarina, che nel decennio
ormai da quasi dieci anni. Il Presi‐ precedente aveva realizzato una serie
dente Luraghi e il suo team sanno di proposte, con la dream car “Su‐
che non si tra a di un compito perflow” sviluppata in cinque evolu‐
facile, perché non basta fare zioni, per dare uno sbocco produ vo
un’o ma macchina ma bisogna al celebre proto po “Disco Volante”,
ricreare lo stesso carisma. Dopo oltre a me ere all’opera un proprio
lo scarso successo della “GTC”, in gruppo di disegnatori, guida da Aldo
pra ca una “spiderizzazione” della Brovarone e supervisiona da Franco
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Mar nengo, seguì costantemente la Giulia, il proge o sul quale la Casa
realizzazione e lo sviluppo del ma‐ milanese punta molto per il proprio
scherone intervenendo perso‐ futuro, con passo rido o a 2.250
nalmente per apportare molte mm. La meccanica è quella della
modifiche di de aglio che contribui‐ contemporanea Giulia Sprint GT Ve‐
rono al risultato finale davvero loce (evoluzione della Sprint GT),
mozzafiato. Poi, quasi fosse appagato equipaggiata con il qua ro cilindri
del proprio lavoro, il grande bialbero in lega leggera da 108 CV,
Carrozziere torinese mancò alcune che in rapporto al peso inferiore ai
se mane dopo la presentazione 1.000 kg lancia la nuova Spider fino a
della Alfa Romeo Spider 1600, rapi‐ una velocità massima di 185 km/h.
damente soprannominata “Osso di
seppia” per le forme tondeggian , al
Salone di Ginevra 1966. L’Alfa Romeo
Spider 1600 nasce sul pianale della
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Nome conteso appena scomparso. Ma la giuria optò
per la terza denominazione classifi‐
Un piccolo giallo riguarda il nome cata: “Due o”. Ma il nome uffi‐
“Due o”, con il quale la Spider è uni‐ cialmente scelto poté essere usato
versalmente chiamata. Per dare un solo per i primi 190 esemplari co‐
nome alla nuova ve ura fu lanciato strui , perché causa l’omonimia con
un concorso a premi, con le schede il nome di un bisco o al cioccolato
presen in tu i concessionari euro‐ commercializzato all’epoca l’azienda
pei, dal tolo “Spider 1600: dategli il produ rice rivendicò il diri o di u ‐
nome. Diventerà famoso”. In palio lizzo commerciale della denominazio‐
c’era naturalmente una Spider. Ad ne “Due o” o enendo l’uso
Arese arrivarono oltre 140.000 sche‐ esclusivo dal Tribunale di Milano. Ta‐
de, di cui 15.000 dall’estero, dalle le denominazione dove e perciò es‐
quali emerse che i due nomi più sere ufficialmente eliminata ma
ge ona erano “Pininfarina” e “Pi‐ ormai era divenuta di u lizzo comune
nin”, in onore al grande Carrozziere e il “popolo automobilis co” con ‐
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nuò a iden ficare con quel nome
tu e la Spider 1600 costruite,
aggiungendo altri soprannomi per
ciascuna delle qua ro serie prodo e:
“Osso di Seppia”; “Coda Tronca”;
“Aerodinamica”; e la meno fantasiosa
“IV Sere”. La “rivincita” dell’Alfa Ro‐
meo si materializzò nel 1994, quando
la denominazione “Due o” ri‐
comparve ufficialmente sulla
carrozzeria della “Spider Veloce
CE” (acronimo di Commemora ve
Edi on), ul mo alles mento speciale
della 4^ serie realizzato in 190
esemplari per il solo mercato statuni‐
tense.
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“Made in Italy”
Per un adeguato passaggio di tes mone con un auten co mito co‐
me la Giulie a Spider, i ver ci Alfa Romeo decisero che la pre‐
sentazione della nuova Spider 1600 dove essere un vero e proprio
evento. Non solo una cerimonia solenne, ma una sorta di inves ‐
tura, se non di incoronazione. Quindi al Portello pensarono in
grande. Per il lancio in USA, mercato sul quale si puntava molto, fu
organizzata una crociera con la partecipazione dei personaggi più
esclusivi dello spe acolo, dello sport e della moda. Tra i 1.300 VIP
a bordo spiccavano Vi orio Gassman, Rossella Falk e la soprano
Anna Maffo. La turbonave italiana Raffaello viaggiò da Genova a
New York facendo scalo solo a Cannes in occasione del Fes val del
Cinema, e durante tu a la crociera sul ponte della nave fecero
bella mostra tre esemplari della nuova Spider: uno verde, uno
bianco e uno rosso. So olineando così l’italianità del proprio pro‐
do o, Alfa Romeo an cipa di più di un decennio l’intuizione co‐
munica va del “Made in Italy”.
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Des nazione Hollywood Garfunkel nell’indimen cabile film “Il
Laureato”. Immagini che entrano
Nell’estate del 1966 Steve McQueen, nella storia del cinema facendo della
uno che di macchine ne capisce ed è spider italiana un auten co “cult”,
pure un buon pilota, viene invitato da tanto che da lì in poi si calcola che sia
Sport Illustrated a provare la spider apparsa in circa 300 opere tra cinema
italiana insieme ad altre “fast e TV. Questa notorietà ne fa un
friends”. “Bullit” prova una delle pri‐ ogge o del desiderio da parte di
me Alfa Romeo 1600 Spider sbarcate appassiona , persone che vogliono
i USA dopo l’esordio al Salone di Gi‐ dis nguersi dalla massa e celebrità di
nevra di pochi mesi prima. Questo il Hollywood e in generale. Tanto che
suo giudizio: “ “It is a very forgiving anche un’altra leggenda dello sport, il
car. Very pre y, too”. Che coglie l’es‐ campione del mondo dei pesi massi‐
senza Due o e l’unicità Alfa Romeo: mi Muhammad Ali ne vuole una nel
piacere di guida e bellezza allo stato proprio garage, e riprendendo il suo
puro. Insomma, un parere autorevo‐ celebre mo o “float like a bu erfly,
le. Un anno dopo alla guida del s ng like a bee”, la personalizza con
Due o c’è Dus n Hoffman, che corre la targa “Ali Bee”.
a tu o gas sulle note di Simon &
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Qua ro generazioni volta della 1750, costruita in 4.685
unità, a dover lasciare il posto alla più
Al momento del lancio la Spider 1600 performante versione 2000. Lo stesso
1^ serie, che u lizzava il pianale della anno vide il rientro della versione
Giulia con passo accorciato a 2.250 1600, unificata come alles mento
mm, montava il classico bialbero di alla Spider 1300 Junior. Intanto, il
1.570 cc da 109 cv, la versione più 1969 segnò l’arrivo della 2^ serie, de‐
potente della Giulia Sprint GT “Velo‐ nominata “Coda tronca” per il ne o
ce” dotato di due carburatori doppio taglio della coda in linea con le
corpo Weber 40 DCOE o Solex C32. tendenze aerodinamiche dell’epoca.
Ma già nel 1967, per seguire la La 3^ serie, presentata nel 1983 e de‐
tendenza dell’aumento prestazionale nominata “Aerodinamica”, è forse
di tu a la gamma Alfa Romeo, fu quella meno apprezzata ed elegante,
lanciata la versione “1750 Spider Ve‐ cara erizzata dallo spoiler nero in
loce” che montava un motore di materiale sinte co posto sul bordo
1.779 cc da 118 cv, mentre l’anno superiore della coda tronca, mentre
successivo per poter offrire una la “IV serie”, prodo a dal 1989 al
“Due o” più economica fu affiancata 1994 e venduta in tre versioni, oltre
la versione “Spider 1300 Junior” con alla 1600 la 2000 i.e e la 2000 i.e.
motore di 1.290 cc da 89 cv. A fine catalizzata, tornò ad avere linee puli‐
1968 la versione 1600 fu messa fuori te ed elegan .
produzione, mentre nel 1972 fu la
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