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Published by lapazienzadiercolino, 2019-06-20 13:17:26

I ricordi della mia infanzia

I ricordi della mia infanzia

I RICORDI DELLA
MIA INFANZIA



Chiudo gli occhi e ripenso alla mia infanzia, i ricordi
sono quasi inesistenti. Solo un flashback mi riporta
a quei giorni, ormai pressoché finiti, dove quel sole
caldo mi avvolgeva e accarezzava…………

Non ho nessun ricordo della mia nascita, né della
mia famiglia di origine. Sicuramente ho degli zii e
dei cugini perché cosi mi hanno raccontato ma non
posso associarli a nessuna immagine, così come
non so nulla di preciso riguardo alla mia mamma
naturale.

Le prime immagini che mi collegano alla mia nuova
famiglia sono due foto dei miei genitori appese sul
mio lettino nella casa famiglia in cui vivevo. Il
giorno in cui incominciò a cambiare la nostra vita fu
quando la psicologa con felicità ci chiamò e,
mostrandoci le foto ci spiegò che presto mamma e
papà sarebbero arrivati da un posto molto, molto
lontano apposta per noi e ci avrebbero portato
finalmente a casa. Ho ben chiare ancora oggi le
diverse emozioni che provavo la sera prima di

addormentarmi. Felicità, ansia, aspettative,
paure…… tutto questo si concentrava nella mente
mia e di mia sorella. Parlavamo tanto prima di
addormentarci e immaginavamo come sarebbe
stato il nostro futuro. Mia sorella quando mi sentiva
preoccupata mi rassicurava dicendomi che tutto
sarebbe andato bene e che saremmo sempre state
insieme. Prima di chiudere gli occhi, mandavamo un
saluto alle due misteriose foto appese e ci
addormentavamo a volte trasferendo nei sogni i
nostri pensieri. L’ attesa però non è stata breve, è
durata mesi.

Finalmente il giorno tanto atteso arrivò, quella
mattina mi sentivo una principessina: le mamite (le
due signore che si alternavano giorno e notte per
curarci) ci lavarono, ci profumarono, sistemarono i
capelli con una bellissima acconciatura e ci fecero
indossare due bei vestitini e due cappottini il mio
rosso e quello di Gabry azzurro.

Poi mano nella mano, con il cuore che batteva a
mille, ci dirigemmo verso la sala ricreativa dove
sapevamo che mamma e papà in persona finalmente
ci aspettavano.

Che emozione!!!

Dopo un attimo di smarrimento, che pero durò
pochissimo perché la mamma mi prese subito in
braccio e mi baciò, tutto andò bene.
Cominciammo a giocare insieme con i regalini che
ci avevano portato cercando di comprenderci un po’
a parole e, dove non arrivavamo, con i gesti.
Abbiamo giocato e riso tanto. In un battibaleno è
arrivata sera e mamma e papà ci salutarono
promettendoci che sarebbero tornati il mattino
seguente. Eravamo eccitatissime e quella notte il
tempo non scorreva.

Il giorno dopo eravamo in apprensione perché nel
profondo del cuore c’ era il timore che non
tornassero; invece, puntualissimi, eccoli
arrivare…………

Orgogliosi, li portammo subito a conoscere i nostri
amici che, curiosi, si avvicinarono e cominciarono a
fare tante domande. Ricordo che lì provai gelosia:
erano i miei genitori non i loro!!! E li trascinai via.
Passammo una settimana, mattina e pomeriggio a
conoscerci piano piano giocando sul prato del
nostro Hogar. Mostrammo loro la nostra casetta, il
mio asilo e ci divertimmo tanto, tanto.

Quella settimana Gabriella compiva otto anni ed era
il primo compleanno che festeggiava con i nostri
genitori. Quel giorno eravamo tutti emozionatissimi.
Mamma e papà arrivarono con una torta gigantesca,
con patatine, salatini, bibite, palloncini, ……. Fu una
festa per tutti i bambini. Gabriella sembrava una
sposina vestita tutta di bianco. Abbiamo danzato
tantissimo con il mio amico Iker, ballerino provetto,
che ci indicava i passi.
Abbiamo saputo solo dopo che il papà quella sera fu
costretto ad andare in ospedale per il forte mal di
testa a causa della pressione alta; dopotutto
trovarsi a quattromila metri di altezza non è uno

scherzo. Rimase qualche ora sdraiato in un letto
con l’ossigeno e si spaventò a morte quando una
volontaria entrò nella sua stanza a fare il segno
della croce per benedirlo. Pensando che fosse
giunta la sua ora stava saltando giù dal letto e si
tranquillizzò solo quando vide mia mamma ridere a
crepapelle.

Dopo circa una settimana giunse finalmente il
momento di vivere con i nostri genitori. Prima però
passammo dal tribunale per ottenere
l’autorizzazione. Per me era la prima volta che
uscivo dall’ Hogar ed ero molto elettrizzata perché
tutto mi era nuovo e facevo tantissime domande su
ogni cosa. Stava iniziando la nostra vita tutti
insieme. L’ albergo in cui alloggiavamo era
bellissimo e avevamo una grande camera solo per
noi. La prima notte però non ci abbiamo dormito
perché abbiamo voluto dormire tutti insieme.
Abbiamo trascorso lì quasi due mesi in attesa della
sentenza definitiva. Sono state giornate piene,
vissute molto all’aperto, in parchi giochi con

altalene e scivoli giganteschi (che ci ricordavano i
nostri giochi dell’Hogar e che in Italia così grandi
non esistono) in cui si divertivano anche mamma e
papà.

Qualche giorno dopo è arrivata dall’Italia un’altra
coppia che mamma e papà avevano già incontrato
durante le riunioni dell’Ente che li aveva seguiti
nelle procedure adottive; erano Enza e Alessio,
arrivati dalle Marche per adottare Ingrid, una nostra
amica dell’Hogar.

Quando non eravamo impegnati a fare documenti, ci
capitava spesso di uscire tutti insieme per visitare il
nostro Paese che alla mamma piaceva tanto…

La Paz l’abbiamo girata in lungo in largo visitando
musei, e piazze etc.……
Abbiamo visitato:

- la Valle de la Luna: un labirinto di canyon molto
suggestivo ma che mi ha fatto molto paura. La cosa

che mi spaventava è che avevo il terrore di cadere,
perché la distanza tra i macigni era grandissima.

- el Mercado de la Hechicherià (mercato della
stregoneria) si tratta di un mercato in cui si trovano
rimedi popolari per tenere lontani gli spiriti maligni.
Si può acquistare un feto di lama da offrire a
Pachamama, la madre terra, per essere protetti.
Passando per tra le bancarelle ci è capitato spesso
di trovare degli stregoni ambulanti che lanciando
delle foglie di coca che ti predicevano il futuro.

- un'altra via che amavamo e in cui tornavamo
spesso era Calle Sagàrnaga. Una via piena di negozi
e bancarelle che vendono tessuti, strumenti
musicali e manufatti Tiahuanaco. La domenica ci
capitava di passeggiare sui marciapiedi di Prado tra
venditori di palloncini, zucchero filato, aquiloni…. È
qui che siamo salite, per la prima volta, sulle
biciclette. Il vero mercato in cui va la gente del
posto è il mercato che si trova a El Alto.

-La gita però più bella fu quella sul lago Titicaca.
Con i nostri amici affittammo un furgoncino. La
strada da La Paz a Copacabana era molta
panoramica perché attraversava tutto il lato piano.
Ad un certo punto mi ricordo che caricammo il
furgoncino su una chiatta che lo portò sulla riva
opposta dello stretto di Tiquina, mentre noi
viaggiammo a bordo di lance. Il lago, gigantesco, si
trova ai piedi della Coldillera Real e viene
considerato un lago magico perché si pensa che la
civiltà Inca sia nata qui. Lo abbiamo navigato
un’intera giornata e abbiamo mangiato su palafitte
galleggianti, la trucha pescata al momento. Mi
ricordo che la sera tardi il papi e Alessio erano
preoccupati vedendo il traghettatore guidare con un
solo piede e di tanto in tanto allungarsi nell’oscurità
per intravedere una luce. La sera poi tornammo a
Copacabana dove dormimmo in un ostello brutto,
freddo e senza acqua. Ma era stata una giornata
così bella che non ci è pesò dormire lì. La mattina
dopo visitammo l’allegra Copacabana e lì, in un

ristorante chicosissimo mangiai la mia prima
pastasciutta, era deliziosa!!!

I due mesi passati tutti insieme in attesa della
sentenza definitiva che per mio padre risultarono
lunghissimi, in realtà sono volati in un batter d’
occhio. Ci sono serviti per conoscerci poco alla
volta anche nelle piccole cose, e a volte non è stato
semplice.

Ormai era giunto il momento di partire; ero
eccitatissima!! Quella notte tutte le luci erano
accese e dall’alto la mia città sembrava un piccolo
presepe. Pian piano ci allontanammo e quelle luci
diventarono sempre meno nitide fino a scomparire.
Quel giorno fu molto faticoso e così mi addormentai
sulle gambe della mamma. Stavo lasciando il mio
paese natale, i miei amici, la mia scuola, le mie
carissime mamite che per me erano una sorte di
mamma. Per me è stato doloroso separarmi da loro
ma accanto a me c’erano Gabriella e i miei genitori.
La persona che, più di tutte, mi dispiacque lasciare

fu la mia migliore amica Maite. Lei era una
bellissima bambina e, se non ricordo male, aveva la
mia stessa età. Aveva una corporatura molto
minuta, capelli a caschetto di colore marrone scuro
quasi quanto la pece e due occhi che brillavano
sotto la luce del sole. Una sua abitudine era quella
di nascondere il cibo sotto il tavolo. Era molto
simile a me, molto curiosa e vivace, una bambina
allegra e spensierata.

<< Ehi Cami, svegliati siamo arrivati.>> quella frase
la sentii rimbombare nella mente sempre più forte.
Aprii gli occhi ancora mezza addormentata.
Facemmo scalo a Lima, dove passammo tutta la
giornata in aeroporto. Dopo un paio d’ ore
scoprimmo che il nostro aereo era stato cancellato.
Io mi addormentai ma mia sorella era agitata per
questo inaspettato cambio di programma, così la
mamma insistette per prendere un altro volo. Dopo
qualche minuto il personale del check-in ci informò
che c’era un altro volo diretto ad Amsterdam e poi
in Italia. Insieme a noi venne anche un'altra ragazza

disperata, dicendo che se non fosse tornata a casa
avrebbe perso il posto di lavoro. Nell’ aeroporto di
Amsterdam, mi ricordo che riuscii a perdermi e mi
spaventai molto, ma, per mia fortuna, qualche
minuto dopo ritrovai gli altri. Il papi
preoccupatissimo, mi sgridò e io piansi. Mancava
giusto qualche oretta prima di arrivare in Italia. Noi
non sapevamo che una festa ci stava aspettando….

È già, a casa, i miei nuovi parenti mi accolsero con
un caloroso abbraccio, dei fiori e… un tappeto
rosso…...

Il giorno seguente festeggiammo in un lussuoso
ristorante e lì conobbi anche gli amici più cari dei
miei genitori. La mia prima impressione su di loro fu
ottima. Quel pomeriggio mi divertii un sacco e le
sorprese non erano finite. A casa mi aspettavano
tanti bei regali tutti per me. Il regalo più bello e
ricordo ancora quella sera, fu la mia prima
bicicletta. È stato il papi a insegnarmi ad andarci.
Mi ricordo ancora la mia prima biciclettata senza le

rotelle, tutte le cadute e i pianti per essermi fatta
male.

Ormai l’estate era giunta al termine……

La scuola era alle porte e io ero emozionatissima,
chissà quanti amici avrò? Saranno simpatici o
antipatici? Sarà difficile la scuola?

I primi giorni non facevamo quasi niente e pian
piano ci conoscemmo. La mia prima amica fu
Federica, una bambina piuttosto timida e
impacciata. Mi ricordo che spesso piangeva quando
il padre se ne andava, una volta addirittura arrivò a
scuola in pigiama… In quei cinque anni mi feci molti
amici, però c’era qualcosa che mancava sia a me
che a loro, non so come definirla e tanto meno
spiegarla, ma certamente ero consapevole che
quelle amicizie non erano. Erano simpatici per
carità, ma ogni anno diventavano sempre peggio e
incontrollabili. Non potevamo fare lezione per causa
loro e io, imparavo poco, cosa che mi dispiaceva
assai. L’unica maestra in grado di tenerli un po’ a

bada era la maestra Cristina. Per me fu la maestra
migliore che ho avuto, era molto severa ma brava e
poi insegnava matematica, la mia materia preferita.
Mi ricordo che durante la lezione della maestra
Irene lanciavamo per tutta la classe l’astuccio di
Mohamed (il mio migliore amico), ma un brutto
giorno lei sequestrò l’astuccio e la mamma di
Mohamed è dovuta andare appositamente a scuola
per riprenderlo. Ogni anno la scuola diventava
sempre più difficile, mi ricordo che all’ inizio non
sapevo correttamente parlare in italiano ma non era
stato difficile integrarsi. L’ultimo ostacolo da
superare erano gli Invalsi, avevo un po’ paura, devo
ammetterlo, ma ormai questa è una storia vecchia.
Per mia fortuna superai gli Invalsi con grande
successo ed ero molto contenta. L’ ultimo giorno di
scuola tutti piangevano, me compresa, però ho
cercato di trattenermi, per poi piagnucolare a casa
come un neonato, d’altronde ho passato cinque anni
con loro. L’ ultima festa della scuola è stata

indimenticabile. Ogni piccolo istate di quella
giornata era impresso nella mia mente.

Era il 4 Giugno del 2016. Il sole stava quasi
sorgendo e la città era tutta illuminata dai suoi
raggi estremamente accecanti. Ella preannunciava
una straordinaria giornata calda e afosa. La
mamma, come al solito, mi svegliò con un caloroso
e affettuoso bacio e mi sussurrò nell’ orecchio le
medesime parole “Patatina, è ora di svegliarsi, oggi
c’è la festa della scuola, dai che ti diverti.” Giunti a
scuola ci hanno diviso per classe e la squadra che
aveva più punti vinceva. Dopo la competizione tutte
le quinte si sono radunate per lo spettacolo di fine
anno e abbiamo cantato per la festa. Tutto questo è
successo nell’ arco della mattinata fino a
mezzogiorno. Poi io sono andata ai giardinetti a
giocare ai gavettoni. Mi ricordo che quando mia
mamma mi chiamò per andare a casa, io ero
bagnata fradicia. Orami era giunta la fine della suola
primaria di primo grado e come in ogni cammino ne
incomincia un altro. Mi è un po’ dispiaciuto lasciare

i miei vecchi compagni, perché nonostante fossero
dei monelli erano anche molto divertenti. Avevamo
passato dei momenti felici insieme, ma anche tristi.

Il prossimo passo da fare era quello di scegliere in
che scuola andare. Le due scelte erano la Leonardo
da Vinci, perché anche mia sorella era già andata
oppure la Confalonieri. Dopo essere andata agli
open Day, ho confrontato i due istituti e alla fine
scelsi la Confalonieri, perché, non sopportavo l’idea
di ritrovarmi in classe con i miei vecchi compagni e
poi perché sin da subito sentii che era una ottima
scuola. All’ inizio della nuova scuola ero molto
timida perché non conoscevo nessuno, ma grazie
alla mia simpatia e allegria presto riuscii a farmi
tanti amici. Per me la scuola non è soltanto il luogo
dove io imparo ma anche un rifugio. La prima
persona che ho conosciuto è stata la mia compagna
di banco, nonché la mia vecchia migliore amica
Cristina. Ehhhhh già, non sempre le relazioni che
pensiamo possano durare per l’eternità. Però i
cambiamenti ci insegnano a crescere.

Dopo qualche mese io e my sister (Cristina) con la
quale sono rimasta molto legata, abbiamo deciso di
creare una sorta di famiglia: la Llama family. Volevo
sapere come sarebbe stato prendersi cura delle
persone e così il mio ruolo era fare la mamma di
Alice, Viola, Vans e Margherita. Cristina era la mia
sorellina, insieme alle nipotine Irene e Ilaria. Tra noi
c’era questo legame che nessuno poteva
spezzare……

Mentre la vita in cui mi sono buttata mi piaceva e mi
faceva sentire a mio agio, tutte le paure confluivano
nei sogni …. Infatti anche quella mattina mi svegliai
di colpo, respiravo a stento, ed ero ricoperta da
goccioline di sudore; ripensando solo a quel
bruttissimo incubo, mi sentivo come intrappolata
nelle viscere più profonde dell’oscurità. Quel
bruttissimo sogno era una sorta di tormento che mi
seguiva quasi ogni notte. Ogni volta che ci ripenso
le mie lacrime cadono come quando è presente un
acquazzone. La scena era sempre la stessa: io ero
al centro e intorno a me vedevo i miei genitori e i

miei amici; ma tutti mi voltavano la schiena e, senza
dirmi niente, se ne andavano lasciandomi……. sola.
La paura di un secondo abbandono me la sono
portata per tanto tempo e questo mi faceva sentire
debole e insicura. Poi però mi sono lasciata
travolgere dalla mia nuova vita e questo tormento
come d’ incanto è svanito.

Ora i miei incubi peggiori…

sono le verifiche!!!

ED ORA I MOMENTI PIU’ BELLI DELLA MIA
VITA CON LA MIA FAMIGLIA….

Il nostro primo incontro
è stato indimenticabile.
Era come se fosse magia.

Le altalene che c’erano lì
in Bolivia erano
bellissime a confronto di
queste qua in Italia.

Io e mia sorella eravamo
inseparabili.

Finalmente insieme.

Per me la mamma è la
persona più speciale che c’è al
mondo.

Ps: non mi sto dimenticando né di
mia sorella, né di mio papà.

All’inizio, io e il papi non
andavamo d’amore e
d’accordo. Ma ora è diverso.

Io adoro andare sull’
altalena.

Io e mia sorella sembriamo
delle piccole scimmiette.

Il papi è al settimo cielo.

È’ ora dello studio.

Un piccolo bacetto sulla
guancia.

La prossima foto ci
metteremo in posa.

CON I MIEI AMICI DI SCUOLA E ….

DI PALLAVOLO.

ED INFINE I LUOGHI CHE HO VISITATO:

VALLE DE LA LUNA

EL MERCADO DE LA
HECHICERIA




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CALLE SAGARNAGA




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