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Published by lapazienzadiercolino, 2019-06-19 08:47:57

Mai arrendersi

lavoro esame De Luca

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MAI ARRENDERSI

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MEMOIR: LA MIA ESPERIENZA COL KARATE
2013

Anno 2013.
Anno in cui tutto ha inizio. L'anno in cui sono
cambiato,in cui sono cresciuto. Ero in terza
elementare ed era settembre. Ero al parco giochi con
il compagno di mia mamma e mi ricordo che mi
chiese se volessi incominciare karate. Inizialmente
risposi di no perché avevo paura di farmi troppo
male,ma poi ci pensai e accettai. Ricordo che la mia
preoccupazione più grande era quella di farmi male e
tornare a casa con lividi o altro.
Ricordo ancora il mio primo allenamento. Ero agitato
e soprattutto essendo sempre stata una persona
timida all'inizio non parlavo con nessuno. Mi misi il
kimono e iniziai. Appena entrai vidi il mio futuro
maestro,Simone. In lui vedevo molta passione e
soprattutto impegno. Ero agitatissimo,ma soprattutto
avevo paura di fare una brutta figura o qualcosa di
più imbarazzante.
Passarono mesi fino al 15 novembre 2014. Dopo
settimane di allenamenti ero pronto per affrontare la

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mia prima gara di karate. Ricordo ancora che passai
le due notti prima in bianco perché ero troppo
agitato e nervoso. La gara era un momento in cui
potevo vedere se quello che tutta la fatica e il sudore
che avevo versato erano serviti a qualcosa. Non
posso sbagliare. O faccio bene,oppure l'arbitro fa
passare il mio avversario,pensai per tutta la
settimana. Arrivò la mattina. Erano appena le 5 e
mezza e dovevo svegliarmi per andare a Casale
Monferrato, in Piemonte. La sveglia fu molto rapida
anche perché contribuiva la carica ma anche il
nervoso. Mi vestii in fretta e furia e uscii di casa.
Ricordo che feci il vialetto di casa mia tutto correndo
per l'agitazione. Fuori c'era Simone che mi stava
aspettando. Mia madre non poteva venire, ma
sinceramente non ricordo il motivo per il quale non
fosse venuta. Una volta entrato in macchina del mio
maestro feci un respiro profondo e iniziammo ad
incamminarci verso il pullman della società che ci
accompagnava al posto. Il viaggio durò circa
un'oretta e passa ma volò come se niente fosse.
Arrivati al posto ci misi un attimo a realizzare che
fossi veramente lì e mi iniziai a osservare

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attentamente il palazzetto. Era enorme, e da dentro
sentivo già un sacco di genitori con i propri figli
parlare,arbitri che si mettevano d'accordo,ecc...
quando entrai avevo il cuore a mille. Non avevo mai
provato così tante emozioni in un solo momento. Tra
ansia,gioia,paura e soggezione andai a cambiarmi.
Insieme a me c'era anche un mio amico,Lorenzo. A
causa dell'ansia gli chiesi delle informazioni sulle
gare,ma lui mi rispose di non preoccuparmi. Aspettai
tanto prima di andare sul tatami a fare la gara,ma
per "spendere" al meglio decisi di allenarmi.
Ero carico,sapevo di potercela fare,sapevo che tutto
il lavoro che avevo fatto sarebbe stato utile,senza se
e senza ma.
Arrivò il mio turno. Quando chiamarono il mio
gruppo mi venne il batti cuore e mi iniziò a girare la
testa. Ricordo ancore la signora che disse " Si
prepari De Luca Andrea". Mi sistemai il kimono e la
cintura e feci un respiro profondo. Feci tre passi sul
tatami e aspettai che l'arbitro principale mi desse il
via. Non appena mi disse di partire scoppiai. Svolsi
tutto il "kata" con le mie forze e la mia energia
finché non finii. Gli arbitri mi diedero il punteggio e

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andai a sedermi. Ero felice di essermi tolto questo
peso, però speravo che gli arbitri mi chiamassero
ancora per fare la finale. Tutti quelli del mio gruppo
svolsero il "kata" finché non ci fermammo un po'. Gli
arbitri stavano discutendo su chi mandare in finale e
ero più in ansia di prima.
La loro discussione durò circa 10 minuti e per me
furono infiniti. La ragazza venne con dei fogli in
mano.
ANSIA. Ricordo benissimo che quando si avvicinò mi
venne un mal di pancia fortissimo ma soprattutto
avevo il batti cuore e la gamba che non riuscivo a
fermare dall'ansia. Ricordo che disse i nomi dei
ragazzi finalisti. La ragazza fece nome per nome.
Sentii il mio. Ero scombussolato e stupito,tantoché
mi scappò un "EHH?!" di stupore. Ero già felice di
essere andato in finale,però a quel punto mi ero
posto l'obiettivo di vincere. Eravamo quattro ragazzi
compreso io e questa volta facemmo combattimento.
Sicuramente ero meno agitato di prima,però l'ansia
c'era sempre. Svolsi il combattimento con un altro
ragazzo finché la gara finì. Ci dissero di aspettare
perché ci avrebbero chiamati dopo al microfono.

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Aspettai un quarto d'ora finché la ragazza chiamò
nuovamente i quattro finalisti. Fece il primo
nome,quello al quarto al posto. Niente. Chiamò il
terzo classificato. Ma niente ancora. Chiamò il
secondo classificato. Ero io. Non ci credevo. Ero
proprio felice,ma soprattutto fiero di me stesso.
Avevo raggiunto il mio obiettivo. Raggiunsi il mio
maestro e ricordo ancora il suo sguardo: era anche
lui fiero di me. Mi disse "Bravo Andrea" e mi diede
una pacca sulla spalla. Erano circa le quattro e
dovetti aspettare che la gara finisse perché il
pullman sarebbe arrivato quando i nostri maestri che
facevano gli arbitri avrebbero finito. Nel frattempo
guardai le cinture nere che stavano gareggiando.
Erano anche loro agitati e lo vedevo. Vedevo
passione e impegno. " Cavolo,sono proprio bravi"
dissi dentro di me. Così da quel giorno mi posi come
obiettivo di arrivare al loro livello e oltre,perché
volevo essere una persona che sarebbe diventata
diciamo così "famosa" a causa dell'unico sport che
sapeva fare decentemente e con discreta bravura.

2014
Dopo quella gara iniziai ad allenarmi con ancora più

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impegno. Ero proprio felice,ma soprattutto avevo
uno stimolo per andare avanti. Iniziai a farmi come
si dice oggi il mazzo,tantoché spesso mi fermavo
anche di più. Oltre ad allenarmi due volte alla
settimana decisi di iscrivermi al corso pre-
agonisti,anche perché poco tempo dopo avrei
affrontato la mia seconda gara. Questa volta a
Vercelli. Vercelli è sempre stata una città diavolo per
me,perché ci ho fatto molte gare e la maggior parte
non sono andate bene. Avevo un'adrenalina mai
vista d'ora,ricordo che quando scesi dalla macchina
con mia mamma ero agitatissimo ma anche super
carico.

Passò tempo dopo la gara a Vercelli,però preferisco
evitare di parlarvene. Quando arrivò giugno dovetti
fare l'esame per il passaggio di cintura da gialla-
arancio ad arancio. Non ero tanto emozionato,anche
perché ormai eventi così ne avevo fatti. In questo
periodo provai tante emozioni,come rabbia,gioia e
tristezza. Spesso quando una gara andava male mi
demoralizzavo perché ero convinto di aver deluso gli
altri ma soprattutto ero consapevole di aver deluso

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me stesso. Ogni volta era la stessa storia:andavo in
Piemonte,facevo la gara, ci mettevo tutto me
stesso,ed andava a finire che premiavano quelli del
posto. Per un periodo non feci più gare perché
ritenevo che ormai fossero diventate una perdita di
tempo. Gli ultimi mesi li passai ad allenarmi con poca
voglia e praticamente ogni volta venivo sgridato
perché non mi allenavo bene.

2015 e 2016
Ero in quinta elementare.
La voglia di dare il massimo e di allenarmi era
andata non so dove. Ormai mi allenavo con poca
voglia e ogni gara che facevo la perdevo. Forse era
Vercelli che mi aveva demoralizzato. Forse era il mio
maestro che non mi allenava bene...non lo sapevo
cosa stesse succedendo. Ogni volta era la stessa
storia: mi allenavo senza impegnarmi e facevo le
gare. Le gare andavano male e io mi arrabbiavo.
Sempre la stessa routine. Ormai ritenevo inutile fare
questo sport,anche perché era solo una perdita di
tempo. Volevo fare altro,come per esempio calcio. I
miei non volevano e continuavano ad insistere sul
fatto che io continuassi karate. Ero stufo. Volevo

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cambiare,voltare pagina. Ormai lo praticavo da 4
anni.
Passai due anni sempre a litigare con il mio maestro
perché mi comportavo male e non facevo niente.
Ritenevo che il karate fosse inutile.
ERO STUFO.

2017
Prima media.
Anno nuovo, vita nuova. La prima lezione che feci la
passai tranquillamente. Finalmente iniziai lo sport
che sognavo:calcio. A dir la verità lottai molto per
iniziare questo sport,però grazie a mia zia riuscii a
convincere mia madre a fare calcio. Ormai mi
allenavo solo 1 ora alla settimana e di gare non ne
facevo molte,anzi, non ne facevo proprio.
Ormai il karate non mi dava più emozioni. Tutta la
grinta,tutta la gioia,tutta la rabbia e tante altre
emozioni erano sparite nel nulla senza motivo. Tutta
quella voglia di vincere,di andare avanti,di spaccare
tutto e tutta quella fame di vittoria erano sparite.

2018
Penso che questo anno sia l'anno più bello della mia

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vita nel mondo del karate. Fino a gennaio le lezioni
le facevo come sempre,fino a quando un giorno feci
una dimostrazione alle Torri Bianche con la mia
società. Ognuno fece la dimostrazione finché
arrivarono le cinture nere: nella nostra società c'è un
ragazzo di circa vent'anni che fa di cognome
Dell'Orto. Dell'Orto è una persona che ha fatto molte
gare,e spesso anche europee. E la maggior parte
delle gare europee che ha fatto è arrivato sempre tra
i primi 3,diventando campione europeo. Quando fece
il kata lo vidi con molta determinazione. Vedevo che
ci metteva passione come quando ero in terza
elementare. Ci metteva passione,ma soprattutto ho
capito che lui non ha mai mollato. Io avevo mollato,e
in quel momento,quando avevo visto come stava
facendo la dimostrazione, mi venne la voglia di
ricominciare,di tornare ad allenarmi come anni
prima.
Il giorno dopo,lunedì,mi allenai come sempre. Al
termine della mia ora di allenamento decisi di
chiamare mia madre. L'avevo chiamata perché avevo
intenzione di fare un'altra ora. Dopo l'ora di
allenamento c'erano le cinture nere e sinceramente

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non vedevo l'ora. Quando chiesi a mia madre se
potevo fermarmi ancora un'altra ore lei mi rispose
con un tono stupito ma anche pieno di gioia. Lei era
la prima persona a credere in me e soprattutto a
dirmi di continuare questo percorso perché avrei
fatto tante cose che avrebbero potuto ad arrivare a
livelli molto importanti.
Così feci l'altra ora. Conoscevo solo una
persona,Lorenzo ( La persona che era con me nella
mia prima gara). Quando mi allenai mi sentivo bene
e soprattutto mi stavo divertendo. Per la prima
volta,dopo anni,tornai a sudare veramente. Era una
sensazione bellissima sentire le gocce di sudore
scivolare su di me dopo tanto tempo perché faticavo.
Così feci il mio allenamento e tornai a casa.
Quando arrivai vidi mia madre felicissima. La prima
cosa che dissi fu:" Voglio ricominciare e allenarmi
due ore in più"

Il resto del'anno lo passai ad allenarmi con molto
impegno,finché decisi di fare una gara. Dovevo farla
a Vercelli,il posto in cui l'incubo è nato. La mattina
mi svegliai senza problemi,carico più che mai.

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Sentivo che oggi era la volta buona,quella in cui
potevo ripartire da zero. Come sempre feci il mio
riscaldamento e feci la gara. Per arrivare in finale
potevi perdere solo un incontro altrimenti venivi
eliminato. Feci tutti gli incontri vincendoli,arrivando
in finale. Ero fieri di me,e come al solito,eliminai
l'obiettivo di arrivare finale e mi posi quello di
vincere. Sentivo di potercela fare,ormai era da mesi
che mi allenavo con impegno. Quando feci la finale
primo-secondo posto arrivò il momento in cui gli
arbitri dovevano fare l'esito finale. Aspettai 5 minuti
finché gli arbitri ci chiamarono uno a uno. Come
nella mia prima gara:chiamarono il quarto,ma
niente. Chiamarono il terzo,ma niente. Chiamarono il
secondo. Avevo il cuore a mille e mi girava la testa.
Volevo arrivare primo,in quel momento era il mio
sogno. Volevo solo quello. Gli arbitri aspettarono un
attimo finché chiamarono direttamente il primo
classificato. Ero io. Non ci credevo,il mio sogno si era
avverato veramente ed ero proprio felice.
Questa gara per me è stata una lezione di vita:MAI
ARRENDERSI. Quando tutto era al punto di
finire,tutto è riiniziato subito. Questo per me è stato

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un voltare pagina. Mi sentivo meglio.
Oggi il karate lo uso come un metodo di sfogo.
Quando sono arrabbiato,triste,deluso, vado in
palestra e mi sfogo. è una cosa che mi aiuta e che
cercherò di sfruttare sempre. Il karate non è uno
sport,il karate è una disciplina che ti aiuta a
riflettere,che ti aiuta in qualsiasi situazione, se sei
felice, arrabbiato, deluso, triste...
Mi sono reso conto che grazie al karate non sono la
stessa persona.,mi ha migliorato sotto molti aspetti.
Il mio percorso nel mondo del karate è stato come
una giostra,ci sono stati alti e bassi,ma la persona
che sono adesso è solo merito del karate,lo sport che
praticherò per gran parte della mia vita.

-Andrea De Luca

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