FRIDA: HIJA DE LA
REVOLUCIÓN
ILARIA SANTANGELO
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Introduzione
Penso che le figure a cui noi giovani ragazze
possiamo ispirarci siano davvero tante. Inoltre,
soprattutto nella fase adolescenziale in cui da
poco mi trovo, e` necessario se non indispensabile
avere un qualcuno a cui ispirarsi. Dopo aver
approfondito e conosciuto meglio Frida Khalo mi
sento di poter dire che e` questa la figura a cui
volgio ispirarmi. Non tanto per la sua
professione o per cio` che fece nella sua vita, ma
piu` per lo spirito con cui affronto` tutto cio`.
Nonostante la mia breve esperienza della vita ho
gia`affrontato situazioni difficili. E` in questi
determinati momenti che noi adolescenti
dobbiamo prendere a modello qualcuno. Vorrei
riuscire ad avere la capacita` di questa donna di
superare ogni ostacolo, di voltare sempre pagina e
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di sorridere sempre salla vita quando essa
riservava per lei solo porte in faccia e delusioni.
Ilaria
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«E` lecito inventare verbi nuovi? Voglio
regalartene uno: io ti cielo, cosi` che le mie ali
possano distendersi smisuratamente, per amarti
senza confini. »
La vita che visse Magdalena Carmen Frida Khalo
y Calderon non la auguro a nessuno. Era una
donna rivoluzionaria, determinata, sostenitrice
dei pari diritti sociali e abbattitrice delle
differenze tra gli uomini. Attraverso` incidenti,
amori impossibili, traumi, fasi di solitudine,
discriminazioni, incomprensioni e gravi
malattie.
Frieda nacque a Coyoacan, una delegazione di
Citta` del Messico, sabato 6 Luglio 1907. La
giovane pero`, non si era mai sentita realmente
appartenente a quell’anno ma si era sentita
maggiormente parte del 1910. Perche` proprio il
1910? In quell’anno in Messico parti` la
rivoluzione messicana e lei si sentiva figlia della
rivoluzione e del Messico moderno. Diceva di
essere nata nel 1910. Frida era molto legata alla
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sua terra e la ha portata nel suo cuore fino alla
tomba. Suo padre, Guillermo Kahlo Kaufmann, fu
un fotografo tedesco naturalizzato messicano. Era
ebreo e il suo vero nome era Wilhelm, pero` decise
di cambiarlo in Giullermo una volta arrivato in
Messico. Probabilmente ad ispirare
successivamente Frida nella scelta delle pose per i
suoi dipinti fu proprio il padre essendo lui un
abile fotografo. Non essendo egli particolarmente
ricco pratico` diversi lavori nel corso della sua
vita per assicurare un pasto e una casa alla sua
famiglia. Dopo un primo matrimonio da cui
usci` vedovo egli sposo` Matilde Calderón y
González. La donna era nata a Oaxaca, una
antica citta` atzeca, sua madre era messicana e
suo padre un indios. Diventata adulta Frieda
cambio` il suo nome in Frida per contestare la
politica nazista tedesca. Il suo nome derivava da
“Fried” che in tedesco significa “pace”.
“I miei nonni, i miei genitori e io”
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Dipinsi questo quadro nel 1936, mi raffigurai
come una piccola
bambina che stringe fra le mani un nastro rosso
simbolo della discendenza. Nel dipinto sembro
una bambina innocente, e lo
ero realmente. Non sapevo a
cosa sarei andata incontro
nel corso della mia
travagliata e difficile vita. I
miei genitori che dominano l’immagine li ho
rappresentati come in un loro dipinto
matrimoniale che tenevano in camera loro e che
quindi vedevo spesso. In alto a sinistra dipinsi i
miei nonni materni raffigurati nell’apertura di
una roccia vulcanica tipica del paesaggio
messicano a cui sono particolarmente legata.
Nella parte superiore sulla destra ci sono invece i
miei nonni paterni vicino all’oceano per
simboleggiare i loro legami con l’Europa.
«Grazie a mio padre ebbi un’infanzia
meravigliosa, infatti, pur essendo molto malato
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fu per me un magnifico modello di tenerezza,
bravura e soprattutto di comprensione per tutti i
miei problemi».
La ragazza era affetta da spina bifida ma i suoi
genitori e coloro che le stavano attorno la
scambiarono per poliomielite poiche` anche sua
sorella minore presentava questa malattia. Si
pensa che il suo carattere molto forte e spiccato e
il suo desiderio di andare contro ogni
convenzione sociale siano stati generati anche
dalla malattia di Frida da cui era afflitta sin
dalla gioventu`. A sei anni si ammalo` e la sua
gamba e il suo piede destro rimasero deformi. Per
coprire queste sue imperfezioni usava pantaloni e
lunghe gonne messicane. Fu cosi` che i suoi
coetanei cominciarono a prenderla` in giro e a
chiamarla “Frida pata de palo” (gamba di legno.
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“La nascita (o la mia nascita)”
Rappesentai in questa opera
come mi immagino la mia
nascita collegandomi anche
ad uno dei miei vari aborti
che segnarono a mia vita. Il
volto di mia madre e` coperto poiche` nel periodo
in cui dipinsi questo quadro era gia` scomparsa.
L’allattamento di Frida e` stato affidato dopo
pochi mesi dalla sua nascita ad una balia. Dato
che sua sorella Cristina aveva solamente 11 mesi
in meno di differenza da lei, la madre decise di
allattare solo Cristina e di delegare Frida alla
nutrice. Il loro rapporto non e` mai stato buono
e non si sono mai amate. Probabilmente il suo
malessere e` iniziato da questo rifiuto e non,
come si crede, all’inizio della sua malattia.
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“La mia balia ed io (mentre sto poppando)”
Qui mi trovo tra le braccia
della mia balia india. In
primo piano si puo`
vedere me da piccola che
succhio il latte da una
delle mammelle della balia. Non mi sono
rappresentata come una normale bambina di
quell’eta`. Ho un volto adulto e maturo in
contrasto con il mio corpicino da neonata. Ho
rappresentato il viso della balia in modo antico.
Sembra quello di una antica statua indiana. Da
entrambe le mammelle della donna esce del latte.
Sullo sfondo ho scelto di dipingere la vegetazione
tropicale e il cielo grigio in cui compaiono grosse
gocce che richiamano il latte. La mia nutrice e`
come se fosse quasi parte del paesaggio come se fosse
un elemento naturale ad esempio una roccia. Sono
molto legata alla mia terra e anche in questa
opera ho deciso di raffigurarla. Non ho mai amato
quella donna e ha contribuito a farmi sentire
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estranea al mondo.
“Bambina con maschera della morte”
Questa sono io all’eta` di quattro anni mentre
indosso una maschera di quelle che si indossano
durante la celebrazione del giorno dei morti in
Messico. Tra le mani stringo un fiore tagetes
simbolo di questa celebrazione. Infatti questo tipo
di fiore viene portato ai defunti come dono in
questa giornata festiva. Sul
suolo potete vedere una
maschera raffigurante una tigre
simbolo di sacrificio.
La ragazza e` sempre stata
particolarmente legata alla sua
terra: il Messico, essendo il suo paese d’origine e
anche quello di una buona parte dei suoi
antenati. In quasi tutte le sue opere fa riferimenti
alla sua terra natale. E` una parte del suo cuore
il Messico.
“Autoritratto al confine tra Messico e USA”
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Ho rappresentato in questa opera la mia personale
visione dei due paesi Messico e Stati Uniti
d’America. Ho scelto questi due paesi poiche` i
miei parenti provengono da queste nazioni. Mi
trovo su un piedistallo al centro del dipinto tra
le due nazioni. Indosso un abito rosa, dei guanti
di pizzo e una collana di corallo. Almeno nelle
mie opere ho scelto di
rappresentarmi in
maniera elegante e non
sempre indossand uno dei
miei busti rigidi che ero
obbligata a portare giorno e notte. Nella mano
destra ho una sigaretta accesa e nella stessa parte
del quadro c’e` la mia visione degli Stati Uniti.
Potete distinguere un megafono rosso, pezzi
metallici e cavi che terminano nella terra come
fossero radici. Come sfondo ho raffigurato
l’industria con fumo, metallo, grattacieli e
camini. Il cielo e` grigio e li` ho dipinto la
bandiera americana. Il lato destro dell’opera mi
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trasmette tristezza. Sull’altra meta` e`
raffigurata la mia terra natale: il Messico. Nella
mia mano sinistra stringo una bandiera
messicana. I simboli messicani sono molteplici:
cactus, fiori e germogli, radici, rocce e piante.
Sullo sfondo ci sono due statue, una chiara e una
piu` scura, un teschio, una tipica piramide
messicana e il Sole e la Luna nel cielo limpido e
azzurro. Questa parte invece mi suggerisce gioia e
desiderio di appartenenza alla mia terra
“madre”.
In principio Frida aspirava a diventare un
medico. Dopo aver frequentato il liceo Colegio
Aleman nel 1922 a diciotto anni si iscrisse alla
Escuela Nacional preparatoria. Li` si uni` ai
Cachuchas, studenti sostenitori del socialismo
nazionale che avevano come segno distintivo un
cappellino. Tra di loro Frida era l’unica ragazza.
I giovani sostenevano le idee socialiste-
nazionaliste di José Vasconcelos, da poco
nominato ministro della Pubblica Istruzione.
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Come per gioco dipinse dei ritratti di alcuni dei
suoi compagni di studio e pose principalmente la
sua attenzione su Alejandro Gómez Arias di cui
successivamente si innamoro`.
“Ritratto di Alejandro Gómez Arias”
Il protagonista dell’opera e`
proprio Alejandro, studente
della National Prep school di
Citta` del Messico. Noi due
non eravamo solamente amici;
c’era un legame speciale tra di
noi. Ci conoscemmo nel 1922.
Fino al 1925 fummo inseparabili, in quell’anno
io e Alejandro fummo vittima di un incidente che
cambio` per sempre le nostre vite. Questo dipinto
e` diverso dalle solite opere che dipingo poiche`
non ho inserito le caratteristiche dell’arte naif
che sempre inserisco nei miei dipinti. Alejandro
e` girato in modo da poter guardare l’osservatore
ed e` enfatizzato da uno sfondo scuro. Alejandro
indossa una camicia bianca e una giacca grigia.
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In alto a destra ho scritto: “Alex, ho dipinto il
tuo ritratto con affetto, che è uno dei miei
compagni per sempre. Frida Kahlo, 30 anni
dopo”, ma questo lo sanno in pochi perche` la
dedica e` per lui. Voglio ricordare la bellissima
persona che era per tutta la mia vita.
Il 17 Settembre 1925 Frida aveva 18 anni e si
trovava a Citta` del Messico. Come ogni giorno
era salita su un vecchio autobus affollato insieme
al suo compagno e fidanzato Alejandro. I due
erano appena usciti da scuola e si stavano
dirigendo verso casa loro.Frida era riuscita a
sedersi grazie a un uomo che le aveva ceduto il suo
posto. Lo stesso uomo stringeva tra le mani un
sacchettino colmo di una polverina dorata da
donare alla Vergine di Guadalupe. La giovane
incuriosita si era fatta convincere dal signore a
farsi mettere la polvere dorata in fronte in modo
da proteggerla. L’autobus, proprio in quell’istante,
fini` schiacciato contro un muro a causa di uno
scontro con un tram. Per Frida e Alejandro
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quell’incidente fu fatale.
«Salii sull’autobus con Alejandro. Poco dopo,
l’autobus e un treno della linea di Xochimilco si
urtarono.. Fu uno strano scontro; non violento,
ma sordo, lento e massacrò tutti. Me più degli
altri. È falso dire che ci si rende conto dell’urto,
falso dire che si piange. Non versai alcuna
lacrima. L’urto ci trascinò in avanti e il
corrimano mi attraversò come la spada il toro»
“L’autobus”
Realizzai
questa opera
nel
1929.
I colori accesi e vivaci sono caratteristici come
lo sfondo prospettico e squadrato che ho
utilizzato. Si possono notare una serie di persone
sedute sul pullman con me: l’uomo che teneva in
mano il sacchetto con la polvere dorata, un
bambino che guarda fuori dal finestrino e infine
ci sono io. Sembrera` insignificante rispetto alle
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altre opere realizzate da me ma se non avessi
dipinto questa scena forse non avrei superato il
trauma di quel drammatico incidente
«Da molti anni mio padre teneva una scatola di
colori a olio, un paio di pennelli in un vecchio
bicchiere e una tavolozza. Nel periodo in cui
dovetti rimanere a lungo a letto approfittai
dell’occasione e chiesi a mio padre di darmela.
Mia madre fece preparare un cavalletto, da
applicare al mio letto, perché il busto di gesso non
mi permetteva di stare dritta. Così cominciai a
dipingere il mio primo quadro». L’incidente ebbe
profonde ripercussioni su Frida, sia fisiche che
psicologiche. Oltre al trauma mentale che subi`
la ragazza, ella riporto` numerosi danni sul suo
giovane corpo: le si spezzo` la colonna vertebrale
in tre punti della regione lombare, si frantumo`
il femore e alcune costole, subi` 11 fratture alla
gamba sinistra, si slogo` il piede destro, si
lusso` la spalla sinistra, le si spezzo` l’osso
pelvico in tre punti e un corrimano appartenente
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all’autobus su cui viaggiava le trapasso il corpo
dal fianco e usci` dalla vagina. Le venne
prescritto di portare un busto di gesso per nove
mesi e di passare altri due mesi in assoluto
riposo. In seguito all’accaduto frida fu costretta
a sottoporsi a 32 operazioni chirurgiche e perse la
possibilita` di avere figli.
«Persi la verginità, avevo un rene leso, non
riuscivo a fare la pipì, e la cosa che più mi faceva
male era la colonna vertebrale».
Quell’incidente rappresento` forse la sua
rinascita. Frida comincio` a leggre libri sul
comunismo e a dipingere. I genitori, accortisi
dell’interesse di loro figlia verso la pittura, fecero
costruire un baldacchino sul letto con uno
specchio sul soffitto della ragazza in modo da
poter dipingere anche nelle sue condizioni. Frida
infatti non se la passava molto bene; doveva
rimanere a letto per tutto il giorno ed era costretta
ad indossare un busto. I genitori le regalarono dei
colori e da li` comincio` a dipingere la serie di
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autoritratti per cui e` diventata cosi` tanto
famosa.
«Dipingo me stessa perché passo molto tempo da
sola e sono il soggetto che conosco meglio»
“La colonna rotta”
Realizzai questa opera
attorno al 1944. A causa
delle innumerevoli
sofferenze subite mi
ritrovai a non poter piu`
insegnare all’accademia
dove lavoravo prima e cosi` dovetti rimanere a
letto. Nel dipinto dal mento all’inguine ho
realizzato uno squarcio profondo e il mio corpo
trafitto da una colonna antica di stile ionico. La
colonna presente nel titiolo dell’opera rappresenta
sia la colonna elemento
architettonico che la mia colonna vertebrale
spezzata in seguito all’incidente traumatico che
ho subito. Il paesaggio dietro di me e` desolato a
rappresentazione del mio stato d’animo interiore
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di quel periodo. Mi sentivo veramente distrutta.
Qui il mio corpo e` trafitto su tutta la sua
superficie da chiodi.
«Non sono malata. Sono rotta. Ma sono felice,
fintanto che potro` dipingere. » Fu cosi` che
Frida comincio` a dipingere.
«I miei quadri sono dipinti bene, non con
leggerezza bensì con pazienza. La mia pittura
porta in sé il messaggio del dolore».
Dopo aver tolto il gesso ricomincio` a partecipare
alla vita politica diventando un’attivista del
Partito Comunista. Un giorno decise di
sottoporre le sue opere a Diego Rivera, noto pittore
e critico dell’epoca. Egli era un uomo imponente,
indossava abiti trasandati e scialbi, era di
carattere irruento ed era conosciunto per il suo
essere un donnaiolo e il suo interesse sfrenato
verso il comunismo.
Rivera, sottopostigli i quadri, rimase
impressionato dal talento di Frida e decise di
inserirla nella scena politica e culturale
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messicana dell’epoca. Frida divenne un’attivista
del partito comuniste messicano. Nel mentre
pero`, si innamoro` dell’uomo che ormai era
diventat la sua guida professionale e anche di
vita. Nel 1929 Frida si sposo` con Diego Rivera.
«Aveva una dignità e una sicurezza di sé del tutto
inusuali e negli occhi le brillava uno strano
fuoco».
Per l’uomo quello era gia` il terzo matrimonio,
aveva gia` quattro figli e perlopiu` aveva ventuno
anni in piu` di Frida ( lei ventidue e lui circa
quarantatre ). Nonostante fosse consapevole delle
sofferenze a cui sarebbe andata incontro, ai
tradimenti e alle delusioni, decise lo stesso di
sposarlo. Successivamente anche la donna lo
ripaghera` con tradimenti anche omosessuali e
bisessuali tra cui il rivoluzionario russo Lev
Trotsky ed il poeta André Breton. Frida prende in
giro Rivera essendo lui molto imponente e
massiccio paragonando lui ad un elefante e lei ad
una colomba. I due si sposano il 21 agosto del
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1929. A causa della malformazione pelvica,
dovuta all’incidente, Frida non riesce a
completare la sua gravidanza e cosi` e` costretta
ad abortire per la prima volta. Un anno dopo il
matrimonio, nel 1930, i due sposi si
trasferiscono negli Stati Uniti per ragioni
politiche ed artistiche. In quegli anni al marito
Diego furono commissionati alcuni lavori negli
USA, come il muro all'interno del Rockefeller
Center di New York, e gli affreschi per la
Esposizione universale di Chicago.
“Il mio vestito e` appeso la`”
Questo lavoro è l’unico collage che ho realizzato
durante tutta la mia carriera. Lo realizzai mentre
Diego stava lavorado ad un’opera presso il
Rockefeller Center. A me non piaceva affatto
l’America e sarei tornata
volentieri in Messico ma
Diego non la pensava come
me e cosi` rimanemmo li`.
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L’opera e` colma di elementi simbolo
del capitalismo
americano. In questo mio lavoro non ` presente
un vero e proprio protagonista della scena, e`
tutto posizionato in una grande confusione. Al
centro pero` potete vedere un abito radizionale
Tehuatapec che io adoravo indossare. Quest’abito è
circondato unicamente da un grande caos. Io mi
trovavo fisicamente in America ma la mia anima
e il mio cuore erano rimasti in Messico nella mia
casa azul. Terminato il collage scrissi sul retro
dell’opera una frase: “Ho dipinto questo a New
York, mentre Diego stava dipingendo il murales
al Rockefeller Center”.
Frida rimase incinta una seconda volta ma a
causa delle diverse fratture del bacino subite il
bambino si trovava in una posizione scorretta e
inadeguata. Infatti la maggior parte dei dottori
da cui si fa visitare le cosigliano di terminare la
gravidanza ad eccezione di uno di essi che
sosterra` sempre Frida nelle sue idee. La donna
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decide di portare a termine la gravidanza ma il 4
luglio dovette avere un aborto spontaneo a causa
dei numerosi rischi che il bambino correva.
“Ospedale Henry Ford ( o “Il letto volante” )”
Subito dopo l’aborto
cominciai a realizzare lo
schizzo di quello che in
seguito divenne la vera
opera. La protagonista sono proprio io sdraiata
su un letto molto grande e circondata da sangue.
Dalla mia pancia ancora un po’ ingrossata
fuoriescono tre vene collegate a diversi elementi.
Una di esse giunge ad un bambino. L’ho dipinto
pensando al bambino che sarebbe dovuto nascere.
Un’altra conduce ad una lumaca simbolo della
lentezza dell’aborto. Il movimento di questo
animale ricorda anche il ciclo mestruale e di
conseguenza la sessualita` femminile. Sulla
sinistra la vena si collega alla parte finale del
tronco umano mentre quella in basso a destra al
bacino. Questi due elementi sono la causa del
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termine della mia gravidanza. Se vi state
chiedendo cosa sia quell’oggetto in basso e` una
parte dello sterilizzatore a vapore che mi ricorda
tanto il mio corpo malfunzionante.
Quell’orchidea che vedete me la regalo` Diego
durante il mio ricovero. Sulla mia faccia e`
presente una lacrima simbolo della mia enorme
tristezza.
Questo secondo aborto scosse parecchio Frida e
cosi` decise di ritornare in messico con suo
marito Diego. Avendo entrambi un carattere
molto forte preferirono vivere in due case separate
per avere ognuno i suoi spazi artistici e personali
ma di collegarle attraverso un piccolo ponte. Nel
mentre Rivera ebbe esperienze con altre donne tra
cui anche Cristina Khalo, sorella di Frida.
Questo tradimento fu la goccia che fece traboccare
il vaso e i due divorziarono nel 1939.
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“Autoritratto con collana di spine e colibri`”
Questa e` probabilmente la
piu` rappresentativa
delle mie opere. In
questo dipinto
rappresento le mie
emozioni e i miei
sentimenti dopo che quel perfido di Diego Rivera
ed io divorziammo. Ho una collana di spine che
mi ferisce e sanguino, ma neanche questo riesce a
fermare il mio spirito da guerriera e affronto il
dolore impassivamente. Potete vedere anche una
scimmia sulla mia spalla. In molti dicevano che
io e mio marito le abbiamo preso come animali
domestici per “sostituire” i figli che non abbiamo
mai potuto avere, ma erano solo voci di corridoio.
Abbiamo preso quelle scimmie per avere un po’ di
compagnia nelle nostre varie giornate solitarie.
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Nell’immaginario collettivo i colibri` sono
piccoli uccellini colorati, quello raffiguato nel
mio dipinto no: e` nero e senza vita, un po’ come
il mio spirito di quel periodo della mia vita.
Accanto a me si vede anche un gatto nero simbolo
dell’eterna sfortuna che mi ha perseguitata
durante vita. Sulla mia testa ho dipinto delle
farfalle e un foulard viola. Sullo sfondo le foglie
tropicali tipiche della mia terra.
“Autoritratto con i capelli tagliati”
In questo dipinto non indosso
piu` i miei soliti abiti colorati
ed eccentrici ma ne indosso di
diversi. Sono di un modello da
uomo e sono scuri ed ampi. Mi
sono appena tagliata i capelli e
stringo ancore le forbici tra le mie mani. Le
ciocche di capelli tagliati si adagiano sul
pavimento e sul mio corpo. Decisi di sbarazzarmi
di ogni simbolo della mia femminilita` ad
eccezione degli orecchini che scelsi di continuare
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ad indossare. Sulla parte superiore del dipinto ho
scritto una frase tratta da una canzone
messicana che andava parecchio di modo negli
anni Quaranta. Il testo dice: “Vedi se t’amavo era
per i tuoi capelli; adesso che sei rapata non t’amo
più”. Anche se in modo scherzoso questa canzone
ha un grande significato simbolico per me.
Frida comincia ad avere rapporti con altri
uomini e con altre donne. Nel 1936 in Spagna
scoppia la guerra civile e Frida si impegna a
distanza nella lotta per la difesa della Repubblica
Spagnola, organizzando riunioni, scrivendo
lettere, raccogliendo viveri di prima necessità,
pacchi di vestiti e di medicine per inviarli al
fronte.
“Le due Frida”
Ecco un altro dipinto
che realizzai nel periodo
successivo al mio
divorzio con Diego.
L’unica via che avevo per
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esprimere come mi senitivo era dipingere e cosi`
si possono trovare diverse opere legate a quel
drammatico avvenimento. A sinistra mi vedete
vestita di bianco, in un abito che ricorda
l’occidente e le sue tradizioni, a destra invece
indosso un vestito colorato richiamante le
tradizioni messicane. Sno le due versioni di me:
lasciata da Diego e amata da lui. Le due versioni
di me non si guardano. Una vena che connette il
cuore vivo, dal colore rosso acceso, all’altro
impallidito, che sembra ardere ci unisce. La vena
e` recisa nella sua parte finale mediante un paio
di forbici.
«Perché lo chiamo il mio Diego? Mai fu né mai
sarà mio. Appartiene a se stesso». Diego torno`
un anno dopo da Frida dicendole di amarla
ancora e chiedendole di sposarla un’altra volta.
La donna, nonostante fosse rimasta delusa dai
tradimenti di Rivera e dalle sue maniere brusche,
accetto`. Fu cosi` che nel 1940 i due si sposarono
una seconda volta nella citta` di San Francisco.
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In quel periodo Frida aveva deciso di riaffermare
la sua identita` messicana e cosi` comincio` a
dipingere piccoli autoritratti sul modello di
quelli della tradizione precolombiana. In quegli
anni comincio` ad indossare abiti ispirati al
costume delle donne di Tehuantepec note per essere
una societa` matriarcale. Fu attratta dal loro
deridere gli uomini e dal comandare di persona i
mercati locali. Essendo lei una donna
indipendente e rivoluzionaria segui` queste
donne come modello per se` stessa. Inoltre questo
modello di abiti piaceva particolarmente anche a
Diego Rivera.
“Autoritratto come Tehuana”
In questo mio autoritratto mi
rappresento in una mia visione
formale in onore di mio marito
che raffigurai al centro della
mia fronte con le sue spalle sulle
mie sopracciglia. Egli infatti domina i miei
pensieri presenti nell’opera sotto forma di
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filamenti bianchi e neri che si estendono per tutto
il dipinto. In quel periodo indossavo spesso questo
tipo di abito e cosi` scelsi di ritrarmi
indossandolo.
Nel 1943 viene chiamata ad insegnare, assieme ad
altri artisti, alla nuova scuola d’arte della
pedagogia popolare e liberale: l’Esmeralda. Frida,
per ragioni di salute, è presto costretta a tenere le
lezioni nella sua casa. I suoi metodi sono poco
ortodossi. I suoi alunni affermano che non diceva
niente sul modo in cui dovevano dipingere o sullo
stile al contrario di Rivera, lei li stimolava
solamente. «Muchacos, chiusi qui dentro, a
scuola, non possiamo fare niente. Andiamo fuori,
in strada, dipingiamo la vita della strada».
Nel 1950 subi` sette operazioni alla colonna
vertebrale e trascorse nove mesi in ospedale. Dopo
il 1951, a causa dei dolori, non riusci` più
nemmeno a lavorare e dovette ricorrere
all’utilizzo degli antidolorifici. In quel periodo i
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suoi dipinti cominciarono ad essere meno
dettagliati e piu` sbrigativi.
“Natura morta con pappagallo e frutta”
Realizzai questo lavoro
negli anni in cui
cominciava a paggiorare la
mia salute. Cercavo di
realizzare il maggior
numero di quadri poiche` Diego si occupava di
pagare le cure mediche necessarie per curarmi ed
io non volevo essere solamente un peso. Cosi` per
guadagnare qualche soldo in piu` dipingevo piu`
del solito. Gli autoritratti pero` erano lunghi da
dipingere ed io necessitavo di tante opere in poco
tempo. Scelsi di conseguenza di cambiare i soggetti
dei miei lavori. Le nature morte si adattavano
perfettamente alla mia situazione perche` sono
facili e veloci da realizzare. Utilizzai colori
accesi e vivaci e la mia frutta sembra realistica.
Questa fu una delle ultime opere che feci ricche di
particolari e di dettagli. Di li` in avanti, a causa
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degli antidolorifici che ero costretta a prendere,
realizzai vari quadri con errori e con pochi
particolari. In piu` le mie opere cominciarono ad
essere spente e caratterizzate da colori poco vividi.
Nel 1953, alla sua prima mostra personale,
allestita da una delle sue amiche fotografe,
partecipo` sdraiata su un letto. Diego ebbe l’idea
di potere il baldacchino di Frida alla mostra.
Furono in molti a partecipare e quello fu uno
degli ultimi momenti gloriosi e felici di Frida.
Nel mese di agosto i medici decisero di amputarle
la gamba destra fino al ginocchio essendo andata
ormai in cancrena. Nel 1954 si ammalo` di
polmonite. Frida mori` per embolia polmonare
la notte del 13 luglio, nella sua Casa Azul, sette
giorni dopo il suo quarantasettesimo
compleanno. La sera prima di morire mentre
diceva «sento che presto ti lascerò», diede a Diego
Rivera il regalo per le loro nozze d’argento. Le
ultime parole che scrisse sul suo diario personale
furono: “Spero che l’uscita sia gioiosa e spero di
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non tornare mai piu`”. Frida fu cremata e le sue
ceneri sono conservate nella casa dove visse per la
maggior parte della sua vita: la casa Azul.
«Ti meriti un amore che ti voglia spettinata, con
tutto e le ragioni che ti fanno alzare in fretta,
con tutto e i demoni che non ti lasciano dormire.
Ti meriti un amore che ti faccia sentire sicura, in
grado di mangiarsi il mondo quando cammina
accanto a te, che senta che i tuoi abbracci sono
perfetti per la sua pelle. Ti meriti un amore che
voglia ballare con te, che trovi il paradiso ogni
volta che guarda nei tuoi occhi, che non si annoi
mai di leggere le tue espressioni. Ti meriti un
amore che ti ascolti quando canti, che ti appoggi
quando fai il ridicolo, che rispetti il tuo essere
libero, che ti accompagni nel tuo volo, che non
abbia paura di cadere. Ti meriti un amore che ti
spazzi via le bugie che ti porti l’illusione, il
caffe`, la poesia.»
«Perche` studi cosi` tanto? Quale segreto vai
cercando? La vita te lo rivelera` presto. Io so gia`
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tutto, senza leggere o scrivere. Poco tempo fa, forse
solo qualche giorno fa, ero una ragazza che
camminava in un mondo di colori, di forme
chiare e tangibili. Tutto era misterioso e qualcosa
si nascondeva; immaginare la sua natura era per
me un gioco. Se tu sapessi com’e` terribile
raggiugere tutta la conoscenza all’improvviso
come se un lampo illuminasse la terra! Ora vivo
in un pianeta di dolore, trasparente come il
ghiaccio. E` come se avessi imparato tutto in una
volta, in pochi secondi. Le mie amiche, le mie
compagne si sono fatte donne lentamente. Io sono
diventata vecchia in pochi istanti e ora tutto e`
inspido e piatto. So che dietro non c’e` niente; se
ci fosse qualcosa lo vedrei. »
Il corpo malato e trasandato di Frida Khalo se ne
e` andato ma la sua anima ribelle e determinata,
le sue opere, il suo diario e le sue idee rimarranno
sempre tra di noi. Questa figura femminile e`
stata ed e` un modello per le donne, le ragazze e
le bambine che vivono nella societa` odierna. Il
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suo carattere e la sua determinazione si riversano
nei suoi dipinti simbolo dell’epoca in cui nacque,
visse e mori`. La vita che visse Magdalena Carmen
Frida Khalo y Calderon di certo non la auguro a
nessuno. Ma auguro a chiunque di amare, di far
sentire la propria voce, di difendere i propri
diritti, e di potersi esprimere liberamente proprio
come questa donna fece.
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