Faralli Filippo
Con il pallone tra
i piedi
È l’89’ minuto della finale del torneo, il risultato è
fisso sullo zero a zero, io e i miei compagni siamo
esausti; ma non dobbiamo assolutamente mollare.
Il nostro avversario è una squadra molto forte, sono
due anni che vincono e questa è la nostra occasione
per uscire vittoriosi da questa partita e non
dobbiamo farcela scappare. Ad un certo punto parte
un lancio lungo dal nostro capitano, la palla arriva
a Nicolò che, dopo un dribbling secco, me la passa;
ora mi trovo solo davanti al portiere, non posso
sbagliare, comincio a correre diretto verso la porta
con un unico obbiettivo: segnare. Mi è già capitato
altre volte, facendo la punta, di trovarmi in
situazioni del genere, ma oggi è diverso; questa è
una partita importantissima.
Correndo mi tornano in mente i discorsi
incoraggianti del mister e dei miei compagni, il
sostegno dei nostri genitori sugli spalti, la gioia nel
vedere la palla che varca la soglia della porta e
tocca la rete bianca come la neve e la felicità di
segnare un goal.
In quella frazione di secondo, che sembra durare
un’eternità, capisci che la vita è come la palla che
hai tra i piedi: è fatta di rischi, come quello di tirarla
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in porta, di fiducia e di scelte, come passarla ai tuoi
compagni e amici.
Ma facciamo un breve tuffo nel passato……
Lunedì, 21 maggio 2018
Oggi è lunedì, mancano ancora cinque giorni
all’attesissimo torneo. Come ogni mattina vado a
scuola, oggi pomeriggio ci saranno gli allenamenti e
sono tesissimo; perché rientro da un infortunio al
ginocchio e ho paura di non essere pronto per
giocare sabato.
Le ore di lezione passano molto in fretta e, quando
terminano, mi reco alla macchina di mia mamma
che attendeva il mio arrivo e torno a casa.
Dopo aver mangiato e aver fatto i compiti vado ad
allenarmi con i miei compagni.
Dal campo, mentre mi riscaldo, guardo l’entrata del
centro sportivo, un cancello verde che si trova
vicino al bar; a quell’ora è sempre aperto per far
entrare i ragazzi. Dopo esserci riuniti tutti al centro
del campo, i mister iniziano a parlarci: “Ragazzi,
come sapete, sabato abbiamo un importantissimo
torneo; durerà tutto il giorno. La nostra squadra
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non lo ha mai vinto, volete essere voi i primi? Ci
sono molte squadre forti che puntano alla vittoria,
ma noi crediamo in voi e sappiamo che potete fare
grandi cose; quindi iniziamo ad allenarci!”.
Dopo questo discorso ci dividiamo in due gruppi e
iniziamo a correre. Poi facciamo un po’ di esercizi
sui passaggi, proviamo gli schemi e, alla fine, arriva
il momento più atteso: la partitella. Questa consiste
nel simulare una partita vera ed è la parte più
divertente della serata.
Al termine degli allenamenti torno a casa e sono
stanchissimo, mangio e mi metto a letto; ma non
dormo, continuo a pensare alla giornata di sabato.
In questo periodo dell’anno partecipiamo a molti
tornei e anche questa settimana abbiamo un
incontro infrasettimanale molto importante.
Mercoledì, 23 Maggio 2018
È mercoledì, quindi lo sapete che significa?
ALLENAMENTI!
Sono contentissimo, mi piace allenarmi. Oggi sarà
la nostra ultima occasione per provare quello da
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fare in partita, perché venerdì c’è un incontro al
torneo che si svolge tutti gli anni a Villasanta, un
paese vicino a Monza, in casa della Cosov; a cui io
non parteciperò perché voglio far riposare il mio
ginocchio per sabato.
Questa sera non faremo grandi sforzi fisici, ma ci
limiteremo a simulare delle azioni offensive e
difensive.
Finita la simulazione, prima di tornare a casa, al
posto della partita, battiamo un rigore a testa;
certamente non sarà come tirarli in partita, con
tutta la pressione addosso, ma provarli aiuta molto
sulla tecnica, come scegliere il lato in cui
indirizzare il pallone ancora prima di tirare.
È il mio turno: posiziono la palla sul dischetto,
prendo una breve rincorsa, parto, la colpisco e si
insacca nella rete: GOAL! Finiti i rigori faccio la
doccia, torno a casa, mangio e vado a letto: stanco,
ma felice di poter giocare in questa squadra.
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Venerdì, 25 Maggio 2018
Oggi è prevista la partita Gerardiana-Folgore io non
giocherò, ma sono al campo per assistere ai miei
compagni; questo incontro è fondamentale per il
passaggio del turno, a noi basta un pareggio per
terminare il girone come primi, grazie alla vittoria
della partita precedente.
Inizia la sfida, stiamo giocando con un 4-4-2 in
modo da valorizzare la velocità degli esterni e gli
inserimenti delle punte, che sono Pietro, il capitano,
e Samuele, suo vice.
Al decimo minuto Samuele fa uno scatto, intercetta
il pallone e, non vedendo nessun compagno, calcia
dritto verso la porta, un missile che si avvicina alla
rete in una frazione di secondo, tutti ci alziamo in
piedi, ma, ad un certo punto, il portiere si tuffa e,
con un po’ di fortuna respinge il pallone in calcio
d’angolo; l’avversario è stato molto bravo, ma non
dobbiamo abbatterci; mi reco a bordo campo e
continuo a incitare la squadra.
Finisce il primo tempo, risultato 0-0, finora siamo
molto contenti della prestazione dei ragazzi, ma
sappiamo che possiamo fare di più.
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L’arbitro fischia e si riparte, sono molto teso, ho
visto come giocano gli avversari e ho visto quello di
cui sono capaci, non dobbiamo assolutamente
distrarci e dimenticarci il pallone.
Al 56’ il loro attaccante entra in area, crossa in
mezzo e dopo un po’ di confusione c’è un tocco di
mano da parte del nostro difensore, l’arbitro ferma
il gioco: RIGORE! Siamo tutti dispiaciuti, nel
momento migliore della nostra gara, quando
stavamo dominando, viene fischiato un rigore.
Sono teso, il numero 9 posiziona il pallone, prende
la rincorsa, calcia; il tiro è molto forte, la palla
viaggia velocemente, percorre tutta l’area, ma il
portiere intuisce la direzione, si butta e la para, una
grandissima parata! Ci alziamo tutti in piedi ed
esultiamo come se avessimo segnato un goal.
Il direttore di gara fischia la fine della partita e
corriamo in campo per festeggiare la vittoria del
girone; siamo passati.
La gioia è sempre incontenibile, però ora dobbiamo
iniziare a pensare alla partita di domani e a
concentrarci. Dopo aver mangiato qualcosa al
campo con i miei compagni, torno a casa: ci aspetta
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una giornata difficile e dobbiamo recuperare le
forze per poterla affrontare.
Sabato, 26 Maggio 2018
È il grande giorno, quello per cui ci siamo tanto
preparati, mi sveglio presto, non riesco a non
pensare alle partite, faccio colazione, mi lavo, mi
vesto ed esco di casa con mio padre; il ritrovo è
molto presto alle 9.30 al campo, appena arrivo, mi
trovo davanti una sorpresa inaspettata: i miei
vecchi compagni di squadra del CGB si sono
presentati al torneo, ma noi non siamo stati messi
nel girone con loro e l’unico modo per incontrarli è
arrivare in finale.
Hanno portato i loro giocatori migliori, ci sono quasi
tutti quelli con cui giocavo e un paio di facce nuove,
li saluto, anche se ho cambiato squadra non son mai
stato arrabbiato con loro, perché li conosco da
quando sono piccolo ed è li che ho iniziato a giocare
a calcio; però l’anno scorso avevo voglia di
cambiare e, finita la stagione, ho deciso di venire
qua alla Gera, dove mi trovo molto bene; ma anche
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se sono mie amici in campo saremo rivali e loro,
come noi, proveranno a vincere a tutti i costi.
Mi reco negli spogliatoi per cambiarmi e per
attendere il mister che ci dirà come ci disporremo
in campo.
Siamo tutti pronti, i nostri allenatori entrano, ci
salutano e iniziano a indicarci le posizioni:
“Buongiorno ragazzi, come state? Siete pronti?
Oggi è una giornata molto importante, la prima
partita è contro il Carugate, sono forti, ma non ci
deve spaventare nessuno, dobbiamo essere
consapevoli delle nostre capacità e potenzialità,
crescere e migliorarci sempre. Dobbiamo giocare
questa partita come una finale, sarà tosta, però
crediamo in voi. Andiamo a scaldarci.”
Durante il riscaldamento continuo a pensare alla
partita, sono concentrato al massimo, vedo le facce
dei miei compagni, sono carichi e pronti a lottare
per vincere.
Entriamo in campo, noi siamo la squadra che ospita
il torneo, quindi lo apriamo con la partita di
inaugurazione, questo evento è stato creato dalla
società per cui gioco 25 anni fa e da allora la
Gerardiana non l’ha mai vinto.
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Saremo noi a dare il calcio di inizio, sto per battere,
l’arbitro fischia ed… inizia la partita!
Passo la palla a Pietro, iniziamo a giocare; già dai
primi minuti noto la bravura degli avversari e
capisco quali sono i giocatori ai quali bisogna stare
più attenti; la loro ala destra, il numero 11, è molto
veloce e agile e non bisogna assolutamente farlo
avanzare per molti metri palla al piede, perché con
la sua rapidità potrebbe essere fatale.
Al 20’ minuto scatta con la palla, proprio quello che
non deve succedere, ma io mi fido dei miei
compagni, credo in loro e so che non lo lasceranno
passare molto facilmente; Kurt gli si avvicina
correndo e, con una scivolata molo pulita e senza
fallo, gli ruba il pallone e fa salire la squadra.
Mi arriva la palla, faccio uno stop, mi giro e la crosso
in mezzo, il mio compagno di reparto la intercetta e
tira in porta, ma il portiere fa una parata bellissima.
In quel momento capisco che dobbiamo iniziare a
giocare come sappiamo per poterli battere. Finisce
il primo tempo, il risultato è ancora 0-0, lo
sapevamo che avremmo dovuto mettercela tutta,
ma adesso dobbiamo entrare in campo e giocare
molto meglio rispetto a prima.
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Inizia il secondo tempo e vedo che il ritmo della
partita è cambiato, le loro giocate sono molto più
lente rispetto al primo, stanno facendo girare palla,
forse sono stanchi o forse vogliono farci aprire per
cercare una soluzione lungo le vie centrali del
campo.
Ad un certo punto, il mio centrocampista,
Tommaso, riesce ad intercettare il pallone dopo un
errore difensivo del Carugate, io faccio un
inserimento e lui me la passa, sono davanti al
portiere, tiro: GOAL! Esplodono gli spalti e la
panchina, ma quando mi giro verso l’arbitro e vedo
il braccio alzato capisco che, purtroppo, non è
regolare. In campo si respira aria di delusione, noi
protestiamo, ma è tutto inutile: il goal viene
annullato. Arrivano i tre fischi finali e ci ritiriamo
negli spogliatoi.
Siamo tutti molto arrabbiati, sappiamo che
avremmo potuto giocare meglio, però non
dobbiamo mollare e dobbiamo pensare alla
prossima partita, ricordandoci gli errori di questa e
cercando di non replicarli.
Ci cambiamo e andiamo sugli spalti a vedere gli altri
incontri.
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Ad un certo punto lo speaker ci comunica che una
squadra del girone B non si è presentata, questo
significa che tutte le altre hanno 3 punti e che noi
dobbiamo rientrare subito negli spogliatoi per far
partire il secondo turno.
Ci vestiamo e il mister ci dice che giocheremo con lo
stesso modulo della prima partita, solo con una
piccola variazione, Filippo giocherà dietro le punte,
così da garantire maggiore aggressività nel
pressing.
La partita finisce 1-1, ancora una volta siamo molto
delusi della nostra prestazione, se i Devils non
vincono con il Carugate noi arriviamo ultimi. A
questo punto ci vorrebbe un vero miracolo per
arrivare in finale e l’unica cosa che possiamo fare è
sperare in una partita perfetta dei Diavoli del
Milan. Guardiamo la partita, ma non pensiamo che
il nostro desiderio si possa avverare, perché fino al
70’ il risultato è fisso sullo 0-0, per sbloccare la gara
ci vuole una punizione del numero 5 del Milan che
indirizza la palla nel 7; dove il portiere non può
arrivarci.
Siamo fortunati, grazie al loro difensore i Devils
vincono 1-0; adesso tocca a noi.
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Andiamo a mangiare al bar, dove le mamme hanno
preparato un menù per il torneo, mentre mangio
guardo i volti dei miei compagni, sono tutti
tranquilli, come se non stanno pensando alla
rimonta che dobbiamo fare. L’unica consapevolezza
che abbiamo è il fatto che nulla è ancora deciso e che
fino a quando l’arbitro non fischierà, la partita non
sarà finita e dovremo continuare a lottare.
Dopo aver mangiato abbiamo due ore di riposo,
perché noi non giocheremo fino alle 15.00.
Così ci sediamo sugli spalti a parlare e pensiamo a
cosa dobbiamo fare per vincere questa partita e
arrivare alla temutissima finale; capiamo che
l’unica soluzione infallibile è essere noi stessi e
giocare come giochiamo di solito, dobbiamo essere
tranquilli, non buttare via la palla e, al termine del
torneo, che vada bene o male, essere consapevoli di
aver dato tutto e di non aver mollato.
In quel momento guardo il campo verde, fatto di fili
d’erba sottili, talmente sottili che da lontano lo
fanno sembrare un tappeto, i palloni lasciati in
quella distesa verde che rotolano spinti dalla brezza
lieve del vento e le linee bianche candide come la
neve. Penso a cosa farebbero i grandi campioni che
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ogni settimana varcano la soglia degli spogliatoi
degli stadi più prestigiosi ed entrano in campo, alle
grandi finali di Champions e di Coppa del Mondo, ai
più importanti campionati e tornei e capisco che
non esiste un torneo più importante di altri, perché
quello più prestigioso è quello che si gioca, che sia
nazionale, regionale, provinciale…. Il più
importante è quello che ci fa vivere emozioni dal
vivo; anche se si è contenti per la vittoria della
propria squadra del cuore, quella felicità non si
vivrà mai in prima persona, ma da dietro uno
schermo; quindi questo incontro noi lo dovremo
giocare bene, senza buttare via tutto il lavoro della
settima.
Veniamo chiamati per entrare in campo, ci
scaldiamo ed inizia la partita.
Al 30’ minuto riusciamo a sbloccare il match, passo
il pallone a Nicolò che lo gira a Samuele che, con un
destro secco al volo segna un goal fenomenale.
Il primo tempo termina con questo risultato, stiamo
giocando proprio come volevamo: senza paura e
rinchiudendoli nella loro metà campo.
Il mister è felice, perché ha visto che stiamo
giocando come una squadra, dove tutti si aiutano e
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non pensano solo a sé stessi. Riparte l’incontro, loro
hanno scelto una sistemazione tattica più offensiva
rispetto alla nostra, hanno deciso di attaccare
molto, noi dobbiamo sfruttare questa loro decisione
a nostro favore, alla prima occasione Pietro scarta
il difensore avversario, vede un varco libero e la
passa a Nicolò che scaglia in rete la sfera. Corriamo
tutti ad abbracciarlo ed a esultare con lui, dagli
spalti tutti sono felici; nell’aria c’è molta felicità e lo
si vede anche dai volti sorridenti dei miei allenatori.
L’arbitro fischia, è finita, siamo in finale, quando
pensavamo che tutto fosse finito abbiamo reso
possibile l’impossibile, corriamo tutti in campo e ci
gettiamo verso gli spalti; adesso avremo una nuova
sfida da superare.
Entriamo negli spogliatoi e festeggiamo, siamo
contentissimi per la vittoria, ci cambiamo e
usciamo per assistere alla finale terzo e quarto
posto, a cui partecipa il CGB.
La partita termina ai rigori e la mia vecchia
squadra perde per 5 -3.
Adesso che manca mezz’ora alla finale siamo
tesissimi, siamo nello spogliatoio, qui dentro non
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vola una mosca, siamo molto concentrati, stiamo
pensando alla partita.
I miei allenatori entrano, e iniziano a parlarci: “Ciao
ragazzi, siete tesi? Anche noi molto, vi vogliamo
ringraziare per le emozioni che ci state regalando
oggi. Comunque vada sappiate che siete stati grandi
e che avete dato tutto”
Usciamo per fare l’ultimo riscaldamento della
giornata, quello più importante, io sono molto
contento di poter giocare una finale.
Mentre tiriamo in porta, guardo i posti a sedere che
si affacciano sul campo, era colmi di persone,
parenti, amici, conoscenti e giocatori delle altre
squadre, erano li per gustarsi questa partita di
calcio.
Finito il riscaldamento entriamo in campo,
facciamo l’entrata, il capitano fa testa o croce e si
inizia, i primi a battere saremo noi; il nostro
avversario è il Missaglia, la squadra che ha vinto il
girone B terminandolo a punteggio pieno.
Sono fortissimi, le loro principali caratteristiche
sono attaccanti veloci e agili: dovremo stare molto
attenti.
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La partita inizia, loro partono molto offensivi,
cercano di sfruttare la loro velocità per sottrarci il
pallone e ripartire in contropiede.
Fin dai primi minuti cerchiamo di far girare la palla
e loro ci pressano, ad un certo punto mi arriva un
lancio lungo dal mio difensore, io la intercetto, mi
giro e tiro, la palla finisce sopra la traversa ed il tiro
non ha impensierito il portiere avversario, il quale
non ha provato neanche a tuffarsi; so di aver
sbagliato, mi sono fatto prendere dalla fretta e non
mi sono coordinato bene per calciare.
Durante il primo tempo non ci sono state clamorose
azioni da goal, i mister sono contenti di come stiamo
giocando, ma ci dicono di stare tranquilli e di non
aver paura di sbagliare.
La seconda metà inizia, loro partono subito molto
forte e prendono un palo e una traversa, noi
rispondiamo con un paio di contropiedi che hanno
fatto sporcare i guanti al loro portiere.
Sono i minuti finali, mi arriva un passaggio da
Nicolò, sono solo davanti al portiere e comincio a
correre diretto verso la porta e……. ora so cosa devo
fare, continuo a correre, senza fermarmi, con la
coda dell’occhio intravedo il mio compagno Pietro
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che corre di fianco a me, quando mi si avvicina un
avversario gliela passo; lui si trova davanti al
portiere che esce, colpisce il pallone sulla parte
inferiore, in modo da farlo alzare e fa un pallonetto;
la palla scavalca l’estremo difensore, che può solo
guardarla, in quel millesimo di secondo sono
rimasto con il fiato sospeso fino a quando la palla
non ha varcato la soglia delle porta.
Tutto esplode: la panchina, gli spalti e noi in campo,
tutti iniziano ad esultare, siamo felicissimi:
ABBIAMO FATTO GOAL!
Mentre stavamo festeggiando l’arbitro fischia la
fine della partita, siamo diventati campioni, per la
prima volta nella sua storia la Gerardiana ha vinto
quel torneo.
Corriamo tutti in campo a esultare, la gioia è
incontenibile, sono contentissimo, il duro
allenamento per questa giornata ha portato i suoi
frutti, ora non ci dobbiamo fermare e dobbiamo
continuare a vincere.
Inizia la premiazione: “Quarti classificati CGB, terzi
Carugate, secondi Missaglia e primi…………
GERARDIANA!!!
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Ritiriamo le medaglie e festeggiamo, cantiamo,
saltiamo siamo contentissimi, oggi ho capito che
siamo un gruppo fantastico, non siamo solo
compagni di squadra, siamo amici che si aiutano a
vicenda, vinciamo insieme e perdiamo insieme.
Dopo il torneo torno a casa contentissimo, mi metto
a letto, ma non riesco a dormire, ho troppa
adrenalina; prendo il mio cellulare e riguardo i
video e le foto di quella giornata stupenda. Mi
commuovo ricordando che quando pensavamo
tutto fosse perduto abbiamo trovato la forza per
rialzarci e combattere.
Un grande grazie va ai nostri genitori e famiglie,
presenti sugli spalti per sostenerci e incoraggiarci.
Credo che per una squadra, in qualsiasi sport, i
tifosi giochino un ruolo di primaria importanza. La
loro passione, il loro entusiasmo anche nelle
sconfitte, li rende parte integrante di un gruppo, di
una squadra.
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“Allenati mentre gli altri
dormono,
studia mentre gli altri escono,
resisti mentre gli altri
mollano,
ALLA FINE VIVRAI QUELLO
CHE GLI ALTRI SOGNANO”