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Don Enrico Civilini - Parroco di Pioltello - Laorca 25/7/1906 - Pioltello 12/6/2003

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Published by Pecora Nera Adv, 2021-02-20 13:31:44

In ricordo di Don Enrico Pioltello 1906-2003

Don Enrico Civilini - Parroco di Pioltello - Laorca 25/7/1906 - Pioltello 12/6/2003

Keywords: Don Enrico Civilini,Parroco di Pioltello,comunità s.Andrea Pioltello

Cosa fai qui Pioltello?

Febbraio 1984 Se ero riuscito a fare la scalata a spiegazioni son sicuro con la tua as-
Montecitorio, pensai che potevo ten- sistenza di riuscirci e ti dico subito
50 tare anche quella più difficile: arriva- grazie”.
re alla casa del Papa, curiosarvi un Mi presentai al gran “portone” del
po’, incontrarlo per parlargli perso- Palazzo Vaticano col mio autista e
nalmente, dirgli tutta la gioia che con un sorriso sornione dissi: “Posso
provavo. E ci sono riuscito, anche se entrare?”.
sospetterete che sia stato solo uno Le guardie svizzere ci osservarono
dei “sogni”a cui spesso vado sogget- sospettose… “Devo parlare col se-
to. gretario del Santo Padre...è mio pa-
Dunque per andare a Roma meglio in rente!”.
prima classe in treno , mi son procu- La vita del Papa non era in pericolo
rato una macchina da 200 all’ ora come oggi e i controlli allora eran gli
con tanto d’autista – l’uno e l’altra sguardi indagatori delle guardie. E’-
gratuiti – e via deciso per la Città bastato guardarmi, non ero una fac-
eterna. cia sospetta, al più potevo essere in-
E arrivato, subito alla Basilica vati- dividuato come un “martul de…”, ed
cana per procurarmi S. Pietro come il primo lasciapassare fu dato !
protettore. Ed eccoci al secondo controllo: un
“San Pietro fa il bravo, devi aiutarmi, monsignore vero, serio e asciutto, mi
voglio incontrarmi con il tuo succes- chiede: “Desidera?”.”Voglio vedere il
sore Paolo VI. So che ti chiedo una Papa, ho da parlargli!”. Risposta sec-
cosa un po’ azzardata, ma tu sai o ca: “Ma lei scherza? Non si può, era
dovresti sapere che io sono anche ieri il giorno dell’udienza, ha sbaglia-
suo amico: quante volte ci siamo visti to giorno, mi rincresce. Non insista e
e parlati a Pioltello, a Milano e perfi- se ne vada in pace!”.
no a Roma”. Conclusi la mia preghie- Al sentire: “Se ne vada”,dissi fra me
ra “Caro S. Pietro, con tutte queste “Qui ci vuole ancora una piccola bu-
gia, fra le tante che dico non sarà un
gran male”. Tutto compunto e rispet-
toso: “Se è troppo vedere il Papa,
vorrei almeno salutare don Bruno, il
segretario del Papa, è mio cugino;
non mi faccia avere compiuto un
viaggio tanto costoso e faticoso –al-
tra bugia – fino a Roma senza almeno
dare un saluto al cugino”. “Be’”, ri-
spose, “forse fin qui la posso accon-
tentare. Telefono subito negli appar-
tamenti pontifici”. “Don Bruno, c’è
qui suo cugino don Civilini che la vuol
salutare!”Risposta: “Ma io non ho
nessun parente prete, meno che me-
no un cugino!”
“Lei mi vuole ingannare!”mi disse in-
dignato il monsignore. “Ha sentito la
risposta? Se ne vada in pace…”
La battaglia era quasi perduta; spa-
rai le ultime cartucce: “Monsignore,
mi passi per favore il telefono”. “Oh,

don Bruno è vero che non sono suo seguito dei Padri”. Infatti c’era un’u-
cugino, ma non si ricorda di me? dienza privata riservatissima ai Padri
Quest’ estate a Morterone, quando generali degli ordini religiosi dedicati
stanco di ritorno dal Resegone lei mi all’educazione della gioventù. Tenne
ha ospitato nella sua casa di villeg- un discorso lungo e se non era per ri-
giatura e mi ha dato perfino un cic- spetto per il Papa mi sarei addor-
chettino? E non è poi tanto pretende- mentato ancora. Poi venne il turno
re da parte mia di vedere il Papa. E’ d’andare al trono per il bacio della
mio amico da tanti anni, se lei parla mano. Quando gli fui davanti mi chie-
a lui di me, vedrà che mi farà salire e se: “Come mai sei qui?”.
ricevere con gli onori di un amba- “Morivo dalla voglia di rivederla co-
sciatore!” A tanta presentazione chi me Papa, chiederle la sua benedizio-
poteva resistere? Ordine: “Monsigno- ne per me e per i pioltellesi”. E osai
re, lo lasci salire”. Seccato di aver aggiungere: “Santità, quando è venu-
perduto la causa tentò di prendere la to a consacrare la nostra chiesa di
rivincita: “Questo signore” riferendo- Pioltello ci ha portato un calice, ma
si all’autista, “non è un prete: non sa- era “della corsa” e non mi è piaciuto,
rà anche lui un parente o conoscen- ora vorrei un ricordo più bello: un pi-
te! Lui aspetta qui!. viale, un ostensorio, oppure una pia-
“Ma se è per questo - risposi un po’ neta, ma bella, con su il suo stemma:
sfacciato - gli presto il mio soprabito resterà un prezioso ricordo per tutti
da prete e almeno apparentemente lo noi della sua visita!”. Mi rispose: “Fai
diventa!”. Non l’avessi mai detto! Si la domanda, ti accontenterò”. “L’ho
fece serio e ripetè : “Lui si fermi qui!” già in tasca, ma ormai è tutta sciupa-
“Eh no! S’immagini la sua pena: dopo ta, e non oso”. “Ricopiala e falla ave-
avermi portato gratis fin qui, ora non re”. “Grazie, Santità”. Ed il resto del
può fare una salitina in ascensore. O colloquio è qui dentro, non lo dico a
tutti o nessuno!”. nessuno, è proprietà privata. Chi era
Fremente: “Salga anche lui!”. Che dietro di me si meravigliava della mia
vittoria! confidenza col Papa e più tardi mi
Arrivato agli appartamenti del Papa, disse: “Come mai si è presa tanta li-
don Bruno mi venne incontro: “Che bertà?”. Risposta: “Ho voluto imitare
faccia tosta! Però sei stato fortunato, S. Teresina. Quando fu davanti al Pa-
non lascian passare personaggi, sen- pa Leone XIII si inginocchiò e osò
za offenderti, più importanti”. “Ma io chiedere il permesso di entrare in
sono il parroco di Pioltello e come me convento a 14 anni. Anch’io avevo
ce n’è uno solo al mondo”. qualcosa da dirgli e da domandargli.
“Mi accorgo” rispose. “E adesso vuo- Poi deve sapere che io sono un ami-
le andare nello studio del Papa?”. co intimo del Papa”. Mi guardò come
“Oh no, mi verrebbe un infarto per dicesse: “Questo dà i numeri o è un
l’emozione, mi basterà vederlo quan- infiltrato”.
do passerà…”. Così tornai a casa doppiamente feli-
E il Papa, pochi minuti dopo uscendo ce; nessuno dei miei lettori ha mai
dal suo studio mi vede e sorridendo: avuto o mai avrà un privilegio come il
“Cosa fai qui, Pioltello?”. Mi commos- mio e poi c’era anche la promessa di
se essere riconosciuto e mi incorag- un dono pontificio. E’ arrivata la pia-
giò; mi inginocchiai e osai: “Sono feli- neta con su lo stemma: non era come
ce di rivederla vestito di bianco, si ri- la volevo io, ma da educato gli man-
corda che glielo avevo predetto?”. dai un ringraziamento tanto lungo
Sorrise e aggiunse: “Ora puoi venire a quanto poco convinto.

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Dal pulpito alla polvere

Dicembre 1985 Correva l’anno 1930 (siamo quasi consultando commentatori, esegeti e
nella preistoria) e s’avvicinava l’Av- perfino Papini nella sua “Vita di Cri-
52 vento. Com’era costume allora nei sto”, e stesi il mio lavoro con diligen-
seminari, i futuri preti novelli dove- za: introduzione, svolgimento e con-
vano dar prova di saper salire su un clusione finale. Lo studiai a memoria
pulpito ed elettrizzare, commuovere, e consegnai il testo ad un amico fida-
illuminare i fedeli in ascolto per la to.
predica domenicale. Eravamo stati Si era alle prime armi, c’era il peri-
preparati dal professore di Eloquen- colo di inciampare o di perdere il filo
za, che quando insegnava diceva 100 della predica, perciò si dava il testo
volte in un minuto “era, era”, infatti ad un suggeritore che, nascosto nel
noi gli avevamo affibbiato il nomigno- pulpito, era pronto all’occasione a ri-
lo “professore Era”. dare il filo, se per commozione o pau-
Avevamo tanta voglia di sentir lui in ra o dimenticanza ci si fermasse.
predica, verificare se anche lassù sul Ero fiero di iniziare per primo l’espe-
“pergamo” così allora pomposamente rimento, dicevo: “Adesso col mio dis-
era chiamato il pulpito, ripetesse corso e la mia sicurezza sbaraglio
“era, era …”. Ma non potemmo fare tutti quelli che verranno dopo di me,
l’esperienza. si sentiranno scoraggiati, mai po-
Per farla breve a me era toccato di trebbero pareggiarmi”.
iniziare la serie delle prediche festi- Ma il diavolo fa solo le pentole, e si
ve. Era la prima domenica d’Avvento, sa invece che il Signore umilia i sa-
tema: “Gesù predica la fine tragica putelli … e ora state a sentire, o me-
della città di Gerusalemme”, prefigu- glio a leggere, quello che mi è capita-
razione di quello che avverrà alla fi- to.
ne del mondo, col relativo giudizio fi- A un certo punto del discorso dovevo
nale per tutti … dire: “Erode il sanguinario fece but-
Mi misi al lavoro con grande lena tar giù dal pinnacolo del Tempio l’a-
postolo Giacomo”.
Qualche giorno prima avevo letto
nella storia della Chiesa che Napo-
leone aveva occupato coi suoi sgher-
ri il palazzo del Papa e nel cuore del-
la notte aveva fatto buttar giù dal let-
to il Papa Pio VI e impacchettato lo
aveva portato esule prigioniero in
Francia.
Questo episodio mi aveva fatto tanta
impressione che il nome “Napoleone
il prepotente, il sacrilego” mi restò
fatalmente impresso.
Al posto di Erode, provando la predi-
ca col suggeritore, mi usciva: “Napo-
leone fece buttar giù dal pinnacolo
del tempio …”. Il suggeritore mi av-
vertì: “Sta attento a non sbagliare, lo
scambio di nome è madornale!”. Ri-
sposi: “E’ vero, starò ben attento”.
Ma lui, il maligno, sicuro che avrei
sbagliato ancora, si fece premura di

avvertire alcuni amici sotto promes- 10 confratelli Febbraio 1994
sa di silenzio; essi fecero sapere a giovani e forti
tutti i seminaristi che sarebbero sta-
ti presenti alla predica: “Attenti ami- Don Enrico si sente fortunato perché
ci, a un certo momento della predica pur avviandosi verso gli 88 anni, è
salterà fuori a dire: “ Napoleone fece ancora in forma.
buttar giù ecc.” e così avvenne. Ini- Ma non ne va orgoglioso perché que-
ziai sicuro, con voce da tribuno, il sta longevità non è merito suo ma è
mio discorso, tutto filava liscio, ma dono di Dio. Data l’età però può far
gli uditori sembravano fin troppo at- da maestro.
tenti, quasi impazienti. E “Napoleo- Raccomanda a chi è ( o si crede) in-
ne” saltò fuori preciso e puntuale. Il telligente di non fare il borioso, di
suggeritore uscì dal suo nascondiglio non credersi il primo della classe,
e sbirciò maliziosamente gli uditori non guardi compassionandoli quelli
come a dire: “Ve l’avevo promesso o che non sono alla pari con lui.
no ?” Ma io non me ne accorsi, tutto Che merito ne ha?
immerso nel discorso superlativo. Poteva nascere tarato ed essere con-
Finita la Messa, era mezzodì, tutti finato in un ospizio! Chi invece ha po-
per il pranzo in refettorio: fatta la chi numeri come don Enrico, che col-
preghiera di rito, un grande applau- pa ne ha?
so, un urlo da arrivare alle stelle: “Vi- Non si senta umiliato, stia in pace
va Napoleone, viva Napoleone”. senza invidiare nessuno. Il regno di
“Ahimé” dissi “quel Napoleone è usci- Dio si compie soprattutto negli ulti-
to come al lotto! Ora tutti ridono di mi, sui poveri…
me, ben mi sta per il mio orgoglio, vo- Ora don Enrico coi suoi 10 confratel-
levo innalzarmi e Domine Iddio mi li fa il gruppo dei
caccia giù agli inferi, per la confusio- “giovani e forti”
ne”. Poi ho fatto buona cera a cattivo tutti della sua età
gioco e mi son messo a batter le ma- e tutti ancora atti-
ni con loro come fosse per un altro. vi, alcuni in catte-
E la mia avventura non era ancora fi- dra. Gli altri umili
nita, fui chiamato a rapporto: “Cos’è e modesti!
che mi hai combinato stamattina?”, Don Enrico allon-
mi disse il Rettore tutto severo. “Tu tana il pensiero di
hai fatto apposta, vero? per far diver- rassomigliare ad
tire tutti! Ogni tanto ne combini una, uno stoppino che,
ma questo è troppo, proprio in Chie- quando manda gli
sa hai voluto divertire come sei soli- ultimi guizzi inve-
to i tuoi amici…” ce di luce conti-
“Oh, no! Rettore caro” risposi “son sì nua è segno che
capace di molte birichinate ma que- volge alla fine.
sta me l’ha combinata “Quello lassù” Non è stoppino fi-
per castigarmi della mia presunzio- nito il suo, anche
ne”. “Posso crederti?” Mi guardava se potrebbe spe-
ancora diffidente! “Può credermi, lo gnersi improvvi-
domandi al mio suggeritore che inve- samente.
ce di aiutarmi mi ha tradito…”. I preti sono pochi,
L’avventura finì lì, ma io passai e è bene che lui ri-
passo ancora presso i miei amici co- manga a vivere!
me “il predicatore di Napoleone”. Dio gli perdoni que-
sto suo parlare.

53

Sordo... ma non cieco

Settembre 1993 Don Enrico una mattina ha una brut- so aspettare”. I giorni passano e vie-
ta sorpresa, non ci vede bene, “la vi- ne pure quello desiderato. Al San
sta fa battista”, che succede? ero già Raffaele c’è un posto! Grazia ricevu-
un po’ sordo, se poi divento orbo … ta! Qualche giorno di attesa e di pre-
non mi resta che il ricovero. parazione, m’hanno operato l’occhio
Corro dall’oculista, in via Sauro, subi- sinistro, l’altro può aspettare goden-
sco l’esame, ecco l’esito: “Don Enri- dosi la sua cataratta. Mi han messo il
co, lei ha la cataratta a tutti e due gli cristallino, senza pagamento, e mi
occhi, cataratte già mature per esse- hanno spedito a casa, raccomandan-
re operate. Se ha fretta tiri fuori 3 domi di non leggere e scrivere, il che
milioni e in qualche giorno è guarito, non mi ha persuaso, infatti sto scri-
se no si mette in lista e aspetta qual- vendo se pure con fatica perché gli
che mese …”. appassionati lettori aspettano la mia
“Eh no”, rispondo, “li avrei 3 milioni chiacchierata stavolta breve e perdo-
ma hanno già altra destinazione. Pos- nata.

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Don Enrico non migliora

Ogni anno noi preti siamo invitati ai con le raccomandazioni di esser fede- Agosto 1988
SS. Esercizi spirituali, e se non siamo li agli insegnamenti loro dati in vita,
fedeli ogni tre anni vi siamo costretti l’altro economico per sistemare l’ere-
dall’obbedienza. dità: ne destinano parte alla parroc-
Don Nino che ha un fervore vasto co- chia, alle Missioni, al Seminario
me l’oceano ci va puntuale ogni anno. ecc… Don Enrico di propositi ne ha
Don Enrico che ha un fervore pari al fatti due, uno segreto, l’altro è questo:
laghetto di Redecesio, ci va ogni tre esser meno frettoloso nelle preghie-
anni, e più per obbedienza che per re, e più paziente con la gente. Don
amore. Enrico non ha fatto testamento spiri-
Quest’anno ha dovuto andarci, li ha tuale, non si sente un maestro; ha fat-
vissuti a Somasca presso Lecco, nel- to testamento economico, tre righe su
la casa dei Padri Somaschi. La prima un bigliettino. Non l’ha messo al sicu-
mattina è arrivato in ritardo, il predi- ro, tanto don Nino sa il suo patrimo-
catore aveva già iniziato la sua predi- nio e anche l’Angelina lo potrebbe
ca. “Ma guarda” dissi, “predica con la scovare senza fatica, ma non lo fa,
camiciola a mezza manica, e sì che mi tanto sa che per lei non c’è eredita né
si dice che è il Padre generale degli liquidazione, non val la pena di curio-
agostiniani”. Viene da Roma, ci predi- sare. Pronto a partire per lassù? No,
ca due volte al giorno; il resto della spera e chiede di campare ancora per
giornata è da passare nel silenzio, creare in lui “l’uomo nuovo” del Van-
nella riflessione sulla predica, nella gelo e presentarsi meno timoroso al-
preghiera. Se è vero che peccato con- l’incontro col Signore.
fessato è mezzo perdonato,
mi confesso a Dio e a voi
lettori, che ho osservato
poco il silenzio, con l’inuti-
le scusante di altri confra-
telli che non lo osservavano
molto, e siamo arrivati per-
sino a curiosare il giornale.
Confesso che ho detto stra-
ni Rosari, voi sapete che
non so usare la corona, e
mi affido alla memoria;
quando ho detto tante Ave
Maria, dico il Gloria. E ulti-
mo, confesso che non mi
piacevano le prediche e
perciò non ci pensavo su
molto.
Durante i SS. Esercizi i
preti scrivono i loro propo-
siti per il rinnovamento
della loro vita; quelli che
sono avanti in età e si sen-
tono vicini a sorella morte,
stendono un doppio testa-
mento, uno spirituale, cioè
un saluto ai parrocchiani

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Una stagione ricca di frutti

Dicembre 1986 Grigia e fredda la mattina di domeni- ecc, ne succede un’altra povera…
ca 15 dicembre 1946. Il tram alla povera, così a un parroco di serie A
strada Padana scaricava un centi- un altro di serie C e anche più giù. A
naio di cusanesi che a piedi si incam- farlo apposta è assai sano fisicamen-
minavano verso Pioltello: volevano te e magari resisterà per molti anni”.
partecipare all’ingresso solenne dell Però non avevo colpa per questo, non
loro don Enrico come nuovo parroco avevo trafficato per ottenere la par-
di Pioltello. Don Enrico privilegiato rocchia, non ho fatto regalie o dato
arrivava in macchina ma era più mo- bustarelle, a Pioltello son venuto
gio che festante. Ma perché non c’e- perché mandato, perciò se anche po-
ra in quel giorno un bel sole a parte- tevo essere classificato “insufficien-
cipare alla festa? Una vocina gli dava te” meritavo l’assoluzione “con for-
la spiegazione: “Vedi Enrico, anche il mula piena” per non aver commesso
cielo è triste: a un parroco eccezio- reato. Con questa sentenza liberatri-
nale come don Carrera, pastore ze- ce mi son sentito incoraggiato perché
lantissimo, musico, predicatore, ec- ho avuto la grazia di ottimi consiglie-
cetera… succedi tu giovane, quaran- ri. Poi tre coaudiutori fedeli, genero-
tenne, purtroppo anche inesperto!” si e, “dulcis in fundo”, due perpetue:
Continuava la vocina: “Sono le vicen- l’Antonietta e ora l’Angelina che me-
de della vita. Non tutte le stagioni so- ritano pur esse un “grazie” dalla par-
no fortunate: come a una stagione rocchia. I primi mesi sono stato as-
ricca di frutta, di castagne, di funghi, sieme al carissimo don Mario Pirova-

no e che mi ha fatto premuro-
samente conoscere gente e
usanze parrocchiali. Per cin-
que anni lo sostituì don Peppi-
no Sacchi, un pretino intra-
prendente ma desideroso di in-
dipendenza, voleva “mettersi in
proprio” come si usa dire, e co-
me Barnaba lasciò Paolo, per
essere solo e libero, così fece
Peppino: prese il volo per fare
il parroco a Mezzate; aveva im-
parato abbastanza per reggere
una parrocchia.
Il suo posto lo prese subito don
Ercole, e qualche anno dopo,
dato lo sviluppo grande della
Parrocchia e di una Chiesa
nuova, don Giorgio. Confesso
d’aver imparato molto da loro,
aggiornati e attivi: fecero fiori-
re gli oratori, sorsero per ope-
ra loro gruppi giovanili di buo-
na formazione cristiana, una
rete di catechisti preparati e
volenterosi.
Oltre a questo lavoro di forma-
zione cristiana quanto lavoro

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per finire le strutture oratoriane, le piccola piccola che salvasse però la
sedi per gli incontri, la formazione stabilità. Riferisco tutto questo non
cristiana dei gruppi sportivi! Ancora per autolesionismo, ma per amore di
un “grazie” e un augurio per la loro verità e di giustizia. Amici ne ho avu-
missione! Ultimo un grazie e proprio ti tanti, ma voglio ricordare due che
grandissimo è l’aver come parroco la morte ho pianto: l’Angelo Galbiati
del mio rimanere a Pioltello, don Ni- dell’Annetta per tanti lavori in chie-
no. Più paterno, cordiale, premuroso sa, in colonia, in casa, negli oratori e
e paziente di così con me, non po- Peppino Ceriani, silenzioso ma gene-
trebbe esserlo. Un accordo sincero roso collaboratore. Ma in 35 anni co-
vicendevole, anche se la mia coope- me pastore cosa ha fatto questo don
razione non può essere che quella di Enrico? Ha fatto le sue giornate tutte
un 80enne legato a usi, tradizioni in brutta copia; potesse ritornare a
sorpassate. E’ sempre a mia disposi- rifarle in bella copia! Come si vorreb-
zione la sua auto per qualunque de- be ritornare all’inizio per riparare
stinazione; assieme alle gite, assieme errori, chiedere scusa a chi è stato
a mensa anche se qui c’è molta di- “scottato”, a rifare metodo di aposto-
stanza… tra me e lui: la indovinate! lato. Non c’è che riconoscere since-
Sovente devo incoraggiarlo quando è ramente i propri errori. Infatti che
un po’ giù di corda ricordandogli di cosa resterà più vivo del ricordo di
quanto amore e stima gode in par- don Enrico se non i suoi continui di-
rocchia. Devo ripetergli ancora gra- spetti ai piccoli e ai grandi? In casa,
zie per quello che ha fatto per il mio sulla strada e perfino in chiesa? Era
ottantesimo di età e il quarantesimo la pena e il rimprovero di mamma
di parrocchia. Grazie, don Nino. Con Marietta nei suoi brevi periodi pas-
lei ci sto bene, e se questo le com- sati a Pioltello, “Don Enrico - diceva
porta pazienza e comprensione, si - devi essere più serio, più dignitoso,
consoli: ho già ottant’anni e mezzo sei un parroco; devi meritare stima e
e… Mi si da merito delle tre case co- rispetto per la tua carica, come pos-
struite in condomio; ma non ne sarei sono confidarti le cose, se ti vedono
stato in grado se non avessi avuto la giocare come un bambino?”. A questi
consulenza tecnica e legale del ragio- richiami pare non ho dato molto
nier Crippa e l’aiuto di Giacomo Prini ascolto, è una malattia congenita: l’-
e di esperti collaboratori. Mi si da ho forse ereditata dal papà che era
merito per le due colonie, maschile a su per giù come me. Avete ragione
Vedeseta e femminile a Culmine, ma cento volte e lo confesso per ottene-
sono state iniziative del dottor De re, data la mia età, un benevolo sop-
Gaspari. Ha molto brigato per trovar- portare. Ma in fin fine non ho proprio
le e ottenerle e nel seguirne lo svi- nessuna virtù? Sinceramente io non
luppo. Mi si da merito della Chiesa ne trovo! Forse salterà fuori qualco-
nuova, ma quanto ancora il dottor De sa alla mia morte. Si sa che gli uomi-
Gaspari s’è adoperato per trovare il ni son tutti buoni quando muoiono,
costruttore e il benefattore Silvio così chissà se riusciranno a scoprire
Sardi, e lui un bel giorno ha scoperto che sotto sotto tanto grigiore umano
che nel campanile nuovo non s’era ci sia qualche puntino “luminoso”;
fatta una porticina d’ingresso. Una fi- me l’auguro la scoperta, per non es-
guraccia dell’ingegnere costruttore e sere stato qui tanti anni senza aver
una leggerezza di tutti noi che in tan- lasciato un qualche buon ricordo, al-
te volte non ce ne eravamo accorti; meno il richiamo continuo al destino
s’è dovuto rimediare facendone una ultimo e vero dell’uomo.

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Eredità da custodire

L’intera Parrocchia fa tesoro del suo dato prova di essere buon Pastore
ministero zelante di Pastore e della che da la vita per la sua gente.
sua lunga presenza, saggia e amore- Ora don Enrico non presiede più la
vole, sentendosi ancora amata e be- nostra liturgia terrena – egli infatti
nedetta. fa parte della liturgia celeste, dove
Con cuore pieno di riconoscenza lo Dio è contemplato non più attraver-
ricordiamo nella preghiera e lo affi- so i segni, ma faccia a faccia -, ma
diamo alla misericordia di Dio, ab- sentiamo che, come tante volte, egli
braccio trinitario di vita e d’amore: è ancora presente in mezzo a noi con
nel nome del Padre che lo ha creato, il suo spirito, e ancora parlante.
nel Figlio che lo ha redento e nello Egli ancora ci rivolge la sua fraterna
Spirito che lo ha santificato. esortazione al bene. Noi dunque gli
Noi testimoniamo che il nostro don esprimiamo la nostra riconoscenza
Enrico ha anche lui combattuto la decidendo in cuor nostro di far teso-
buona battaglia, ha portato a termi- ro degli insegnamenti che egli ci ha
ne con onore la sua corsa in mezzo a trasmesso attraverso il suo ministe-
mille difficoltà e veloci trasforma- ro tra noi.
zioni, ma sostenuto dalla grazia ha Abbiamo un’eredità da custodire,

abbiamo una figliolanza
spirituale cui far onore
nei giorni a venire, ab-
biamo una testimonianza
da far fruttificare e tra-
smettere, abbiamo un
impegno da mantenere:
cha tanta pastorale dedi-
zione, tanti doni di paro-
la, di grazia, di carità, di
servizio, di esortazione,
di fraterna amicizia di
cui don Enrico ci ha fatto
segno nel suo apostolato
in mezzo a noi, non cada-
no invano, per la nostra
negligenza o scarsa cor-
rispondenza.
Davanti alla figura di
questo Pastore buono e
sollecito che ci ha parla-
to e guidato nel nome di
Gesù noi prendiamo l’im-
pegno della fedeltà, della
consapevole risposta al-
l’iniziativa di Dio di cui il
sacerdote don Enrico è
stato tramite.

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E poi preghiamo. lasciato vuoto con la sua scomparsa.
Preghiamo per lui, perché sia accol- La morte di un sacerdote presenta
to tra i santi pastori della nostra anche questo aspetto, che oggi so-
diocesi ambrosiana (di cui don Enri- prattutto è rilevante: un posto va-
co era il decano). Anche questa è ri- cante in più nella vigna del Signore,
conoscenza, e solo così possiamo ri- dove invece il lavoro è tanto e gli
uscire a sdebitarci di tutto il bene operai sono sempre pochi. Anche in
che disinteressatamente abbiamo ri- questo vogliamo che dalla morte di
cevuto. don Enrico, nascano per noi altre
Preghiamo per noi. Abbiamo bisogno generose vocazioni sacerdotali e re-
di fortezza e di costanza per progre- ligiose che ne continuino l’opera in-
dire nella strada che ci è stata se- stancabile per la salvezza delle ani-
gnata, per corrispondere ai doni di me.
grazia ricevuti. Grazie, don Enrico!
E preghiamo infine perché altri
prendano il posto che don Enrico ha Don Gianni

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